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Sommario del 13/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve il presidente brasiliano Lula da Silva. Firmato l'Accordo sullo statuto giuridico della Chiesa
  • Necessario oggi ridefinire il concetto di laicità: così Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di San Marino
  • Altre udienze e nomine
  • La Conferenza Internazionale sulla pastorale nella cura dei bambini malati aperta dal cardinale Lozano Barragán
  • Il cardinale Martino presenta le celebrazioni vaticane per il 60.mo della Dichiarazione dei Diritti umani: non va cambiata, ma rispettata
  • Il cardinale Tauran: i credenti non usino la religione per giustificare la violenza e limitare la libertà di coscienza
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Darfur: il no dell'opposizione armata alla tregua del presidente sudanese
  • Mons. Crepaldi: l'attuale crisi finanziaria è una crisi morale
  • Iniziative a Pavia per l'anniversario della nascita di Sant’Agostino
  • Chiesa e Società

  • Aiuti di emergenza dell'UNICEF a Goma per arginare colera e infezioni respiratorie
  • Numerose le iniziative per portare sostegno ai profughi in fuga dal Nord Kivu
  • L’arte a sostegno dei bambini di Uganda e Sudan
  • L’appello del vescovo di Cuneo in favore della liberazione delle suore rapite in Kenya
  • Ancora violenze contro i cristiani in Iraq, mentre 2000 famiglie fanno rientro a Mossul
  • L’allarme del PAM: un milione di iracheni nell’insicurezza alimentare
  • Iniziativa di preghiera per la pace nella Striscia di Gaza
  • Il cardinale Martino con la Chiesa thailandese nei campi profughi birmani
  • La TV in Cina mostra l’assistenza della comunità cattolica ai terremotati del Si Chuan
  • Filippine: allarme sequestri per i religiosi stranieri a Mindanao
  • Peggiora in Afghanistan la crisi umanitaria tra combattimenti e siccità
  • USA: i vescovi stanno studiando un documento su aborto e questioni etiche
  • Visita del presidente messicano Calderón ai presuli riuniti in assemblea plenaria
  • I vescovi del Paraguay: la Chiesa non amministrerà fondi governativi per la promozione dei contadini
  • Visita in Nicaragua del segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Il vescovo ortodosso russo Jonah è il nuovo metropolita d'America e del Canada
  • La plenaria delle COMECE riflette sulle sfide per l'Europa
  • Leader di tutte le fedi religiose del Regno Unito ad Auschwitz-Birkenau
  • Rapporto ONU: in Africa nel 2030 raddoppieranno gli abitanti delle città
  • Senegal: accordo fra l'università cattolica dell'Africa dell'Ovest e il governo
  • Burkina Faso: 25 anni di attività della Fondazione Giovanni Paolo II
  • Russia: arrestato l'omicida dei due gesuiti a Mosca
  • Vietnam: più distesi i rapporti tra Stato e Chiesa ma nuove tensioni nella diocesi di Hue
  • Indonesia: il declino delle scuole cattoliche al centro della plenaria dei vescovi
  • Portogallo: i vescovi raccomandano gruppi di sostegno per bambini disagiati
  • Iniziativa di evangelizzazione dell’agenzia dei vescovi inglesi per l’Anno Paolino
  • Turchia: in Antiochia una biblioteca specializzata su San Paolo
  • Un anno fa la morte del teologo gesuita Xavier Léon-Dufour
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: 20 civili morti in un attentato kamikaze contro un convoglio USA
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve il presidente brasiliano Lula da Silva. Firmato l'Accordo sullo statuto giuridico della Chiesa

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva. Al termine della visita, è stato firmato l’Accordo tra la Santa Sede ed il Brasile sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel Paese. I cordiali colloqui – si legge nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana - hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni su temi riguardanti l’attuale congiuntura internazionale e regionale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Durante l’incontro, il Papa ed il presidente Lula si sono soffermati “su alcuni aspetti della situazione in Brasile, in particolare sulle politiche sociali” tese a migliorare le condizioni di vita di tante persone che vivono ancora nel disagio e nell’emarginazione e a favorire il ruolo fondamentale della famiglia nella lotta contro la violenza e il degrado sociale”. Si è poi sottolineata la collaborazione tra la Chiesa e lo Stato “in vista della promozione dei valori morali e del bene comune non solo nel Paese, ma in modo speciale in favore dell’Africa”. Dopo aver ricordato la visita che il Santo Padre ha compiuto in Brasile nel maggio 2007, in occasione della V Assemblea Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi ad Aparecida, è stato espresso “compiacimento” per la firma dell’Accordo fra la Santa Sede e il Brasile. L’Accordo difende la personalità giuridica della Chiesa per il pieno svolgimento della sua missione apostolica e pastorale. In occasione della firma dell’Accordo, l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha auspicato che il Trattato oggi sottoscritto “possa contribuire non solo a consolidare i legami tra Santa Sede e Brasile, ma anche a promuovere il progresso spirituale e materiale di tutti gli abitanti del Paese e concorrere, per quanto possibile, alla soluzione dei grandi problemi” che oggi affliggono l’umanità.

    L’incontro tra il Papa e Benedetto XVI è un evento storico sigillato dalla firma dell'Accordo internazionale tra Brasile e Santa Sede. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il nunzio apostolico in Brasile, mons. Lorenzo Baldisseri:

    R. – E’ la prima visita in Vaticano del presidente Lula al Santo Padre, quindi è storica in questo senso. E’ storica poi perché si firma l’accordo, un accordo aspettato e desiderato. E’ anche un’occasione per apprezzare il lavoro del presidente Lula e le relazioni del Brasile con la Santa Sede e con la Chiesa cattolica. Il capo di Stato brasiliano è cresciuto in ambienti cattolici e apprezza profondamente la Chiesa cattolica. In Brasile, attualmente, c’è una stabilità non solo politica ma anche economica e finanziaria. Questo dà fiducia per un benessere che sta crescendo.
     
    D. – Perché questo accordo internazionale tra Santa Sede e Stato del Brasile?
     
    R. – Un accordo tra Santa Sede e Stato brasiliano è necessario perché risponde principalmente ad un’esigenza della Chiesa. Risponde all’esigenza di una certezza giuridica. La Chiesa cattolica è un’istituzione nel Brasile che ha la libertà di espressione. Ha la libertà di compiere la propria missione, ma è retta fino ad oggi soltanto da uno statuto. Uno statuto che deriva da un decreto del 7 gennaio 1890, riferito a tutte le Chiese esistenti in quel tempo, per le quali tale statuto conferisce personalità giuridica. La Chiesa cattolica si è retta da quella data fino ad oggi, con questo decreto. Dopo 118 anni - dopo tanto tempo segnato da richieste e dal desiderio da parte della Chiesa e della Conferenza episcopale di mettere per iscritto molteplici aspetti - possiamo avere la certezza giuridica che la Chiesa cattolica gode della libertà di espressione. La Chiesa ha una personalità giuridica certa. Questo è quello che noi vogliamo stabilire e che i vescovi del Brasile hanno voluto stabilire. L’accordo contempla tutti i temi che si riferiscono all’evangelizzazione, alla missione della Chiesa, in rapporto alla società e in rapporto allo Stato. Dal 2003 abbiamo cominciato a lavorare su questo progetto concreto che oggi si realizza con la firma dell’accordo tra Santa Sede e Stato brasiliano.
     
    D. – Dunque un progetto concreto, basato su nuove certezze giuridiche. Quali ripercussioni ci saranno, nello specifico, nell’ambito soprattutto della sanità e dell’educazione?
     
    R. – Per quello che riguarda l’aspetto sociale, la Chiesa è privilegiata in questo senso perché si occupa soprattutto della società, nei suoi molteplici segmenti. E’ evidente che ha bisogno di avere anche una garanzia per la sua missione pastorale. Con questo accordo, i sacerdoti e tutti gli agenti pastorali potranno avere la libertà - secondo le leggi del dipartimento e dello Stato - di poter entrare in queste strutture: strutture sanitarie, strutture penitenziarie, scolastiche e in tutti gli altri luoghi dove la Chiesa può portare il suo messaggio spirituale. Un messaggio da diffondere per contribuire, naturalmente, alla crescita integrale dell’uomo. Questo lo vediamo soprattutto per quello che riguarda l’insegnamento religioso: sarà sempre un servizio facoltativo, non da parte dello Stato che deve prestare il servizio, ma da parte dell’utente. L’insegnamento religioso è stato contemplato nell’accordo come un insegnamento religioso cattolico e di altre confessioni religiose. Questo vuol dire che si può garantire, a tutta la società - qualsiasi sia la sua cultura, la sua credenza e quindi il suo credo - un insegnamento religioso nelle strutture pubbliche. Con questo accordo, apriamo una porta, non solo per i cattolici ma anche per le altre confessioni religiose. Garantiamo una maggiore espressione, una maggiore libertà per le altre confessioni. Questo, con spirito di libertà religiosa deve essere alla base del nostro convivere umano.
     
    D. – Questa estensione dell’insegnamento religioso costituisce una novità dell’Accordo internazionale. Può dunque questo trattato essere considerato anche un modello di riferimento per futuri sviluppi di accordi tra Santa Sede ed altri Stati?

     
    R. – Io credo che sia una novità nel senso che negli accordi o concordati della Santa Sede, si faceva riferimento soltanto all’insegnamento cattolico. In questo Accordo, noi troviamo una novità: si parla di insegnamento cattolico e di altre confessioni religiose. Questo è estremamente positivo. Vuol dire che come Chiesa cattolica, noi affermiamo prima di tutto la libertà religiosa e affermiamo anche l’obbligo dello Stato ad intervenire e a regolamentare questa materia nel senso positivo della parola. Come oggi si afferma riguardo alla laicità dello Stato che la laicità deve essere positiva, lo Stato non deve essere ideologico. Lo Stato deve essere neutro, cioè deve regolamentare quello che esiste e questa è un’applicazione concreta della laicità positiva: lo Stato garantisce cioè il servizio. Bisogna affermare che la religione è un valore e questo valore deve essere garantito dallo Stato.
     
    D. – Accanto a questi principi universali, come risponde, nello specifico, l’Accordo alle sfide del Brasile?
     
    R. – Ci sono vari aspetti riferiti alle sfide del Brasile. I vescovi si preoccupano di avere uno spazio nelle zone di nuova popolazione, nelle periferie, nelle nuove città che si stanno costruendo. In tali aree non è previsto dai piani urbanistici uno spazio per il servizio religioso. Noi, nell’accordo, abbiamo inserito un articolo nel quale affermiamo, in termini generali, che sia garantito uno spazio, per fini religiosi. E poi c’è da considerare la profonda stratificazione della popolazione brasiliana: è composta da differenti culture, cominciando dagli indigeni. Gli indigeni saranno rispettati nella loro identità. L’indigeno deve anche conoscere le altre culture, avere un mezzo per poter arricchire la propria cultura ed anche la religione è parte di questo. Dovranno conoscere le altre religioni e poi saranno loro a giudicare se accettare o meno. Si deve anche aggiungere che nell’accordo si fa riferimento ai missionari: si prevede che il vescovo possa garantire che i missionari possano entrare. Avere il visto da parte dello Stato dopo il parere positivo del vescovo aiuterà a facilitare l’ingresso dei missionari in Brasile.

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    Necessario oggi ridefinire il concetto di laicità: così Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di San Marino

    ◊   Oggi è necessario “ridefinire” il concetto di una “sana laicità” per sottolineare l’autonomia e nello stesso tempo la comune responsabilità delle diverse componenti della società: è quanto ha affermato oggi il Papa ricevendo il nuovo ambasciatore della Repubblica di San Marino presso la Santa Sede, il dott. Sante Canducci, per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI elogia la piccola ma “antica ed illustre” Repubblica di San Marino per la sua “peculiare identità” segnata “in gran parte dalla fede cristiana” e da un “patrimonio di valori” in cui “primeggia la tutela della famiglia, cellula fondamentale di ogni comunità”. Per il Papa “valorizzare l’eredità greco-romana, arricchita dall’incontro con il cristianesimo” costituisce un’opportunità “per contribuire a rendere l’Europa terra di dialogo e ‘casa comune’ di nazioni con le loro specifiche peculiarità culturali e religiose”. Si tratta di quel “comune ‘alfabeto’ spirituale – ha proseguito il Pontefice - che ha reso possibile nei secoli scorsi” ai popoli europei “di scrivere nobili pagine di storia civile e religiosa” e che “rappresenta una preziosa eredità da non disperdere” e da incrementare con l’apporto delle moderne scoperte della scienza, della tecnica e della comunicazione, poste al servizio del vero bene dell’uomo”.

     
    Il Papa ha sottolineato quindi la proficua collaborazione tra la Chiesa e la Repubblica del Titano. In effetti – ha rilevato – il “reciproco rispetto” e il “costante dialogo” sono “le condizioni di quella laicità ‘sana’ che è indispensabile per costruire una società dove convivano pacificamente tradizioni, culture e religioni diverse. Separare infatti totalmente la vita pubblica da ogni valore delle tradizioni – ha spiegato - significherebbe introdursi in una strada cieca e senza uscita. Ecco perché è necessario ridefinire il senso di una laicità che sottolinei la vera differenza e autonomia tra le diverse componenti della società, ma che conservi anche le specifiche competenze in un contesto di comune responsabilità. Certamente – ha aggiunto il Papa - questa ‘sana’ laicità dello Stato comporta che ogni realtà temporale si regga secondo proprie norme, le quali tuttavia non devono trascurare le fondamentali istanze etiche il cui fondamento risiede nella natura stessa dell’uomo, e che, proprio per questo, rinviano in ultima analisi al Creatore. Quando la Chiesa cattolica, attraverso i suoi legittimi Pastori, fa appello al valore che taluni fondamentali principi etici, radicati nell’eredità cristiana dell’Europa, rivestono per la vita privata, ed ancor più per quella pubblica, è mossa unicamente dal desiderio di garantire e promuovere la inviolabile dignità della persona e l’autentico bene della società”.

     
    Il Papa infine ricorda “con sincera gratitudine” il predecessore del dott. Canducci, il prof. Giovanni Galassi, “che per lunghi anni ha svolto in modo encomiabile il ruolo di rappresentante della Repubblica di San Marino e quello di decano del Corpo Diplomatico” accreditato presso la Santa Sede.

     
    Il nuovo ambasciatore Sante Canducci è nato il 17 giugno 1944. È sposato ed ha due figli. Laureato in Medicina e Chirurgia (Università di Bologna, 1970), ha ottenuto le specializzazioni in Chirurgia generale (1975) ed in Ostetricia e Ginecologia (1980), divenendo primario ostetrico-ginecologo presso l'Ospedale di Stato. Ha ricoperto numerosi incarichi politici e istituzionali nella Repubblica di San Marino.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche alcuni presuli della Conferenza episcopale della Bolivia, in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore di Siviglia (Spagna) mons. Juan José Asenjo Pelegrina, finora vescovo di Cordova. Mons. Juan José Asenjo Pelegrina è nato a Sigüenza, diocesi di Sigüenza-Guadalajara, il 15 ottobre 1945, ed è stato ordinato sacerdote il 21 settembre 1969. Nel 1971 ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Facoltà Teologica di Burgos. Dal 1977 al 1979 ha frequentato i corsi per la Laurea in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma e ha conseguito il Diploma in Archivistica e Biblioteconomia presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e l’Archivio Segreto Vaticano. È stato professore di Ecclesiologia e di Storia della Chiesa nel Seminario di Sigüenza (1971-1974), vicerettore del medesimo Seminario (1974-1977), direttore della residenza universitaria "Ntra. Sra. de la Estrella" a Sigüenza (1979-1988), direttore dell’Archivio Storico Diocesano (1979-1981), delegato diocesano per l’insegnamento (1980-1982), canonico incaricato del patrimonio artistico (1985-1997), delegato diocesano per il patrimonio culturale 1985-1993), vice rettore del santuario di "Ntra. Sra. de la Salud" di Barbatona (1994-1997). Dal 1993 al 1997 ha svolto l’ufficio di vicesegretario della Conferenza episcopale. Nel 1986 ha fondato e diretto la rivista "Abside" ed è autore di varie pubblicazioni. Il 27 febbraio 1997 è stato nominato vescovo titolare di Iziriana ed Ausiliare di Toledo, ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 20 aprile successivo. Nel periodo dal 1998 al 2003 è stato segretario generale della Conferenza episcopale spagnola. Il 28 luglio 2003 è stato trasferito alla diocesi di Cordova.

    Il Papa ha nominato consultore della Congregazione per i Vescovi mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo tit. di Tibica, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    La Conferenza Internazionale sulla pastorale nella cura dei bambini malati aperta dal cardinale Lozano Barragán

    ◊   Sono 43 i relatori previsti nei tre giorni della XXIII Conferenza Internazionale promossa e organizzata dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, sul tema: “La pastorale nella cura dei bambini malati”. Si è aperta questa mattina in Vaticano con l’intervento del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del dicastero e si avvale in particolare del contributo di quanti seguono e sostengono i bambini in situazione di malattia. Ha seguito i lavori stamane Fausta Speranza.

    "Aproximar el niño precisamente al Señor Jesús…"

    Accompagnare il bambino malato alla vicinanza di Dio, far sì che lo Spirito Santo gli sia accanto nel dolore, che la sofferenza sia occasione di scoperta del Vangelo. E’ l’impegno sul quale si è soffermato il cardinale Javier Lozano Barragán. Certamente anche solo parlando di bambini, i problemi da citare sono molti. Il cardinale Barragán ha ricordato le guerre, ma anche le condizioni insalubri per l’inquinamento in cui vivono tanti bimbi in tante parti del mondo e il flagello dell’Aids. Per ribadire che accanto all’impegno di alleviare la sofferenza nel fisico, accanto a sentimenti e azioni di compassione, bisogna pensare all’anima di questi bimbi, confidando in quella che ha definito la forza evangelica. Il pensiero va ai bambini dei Paesi poveri, ma il cardinale Barragán ha raccomandato di tenere presente quella che ha definito "l’allarmante situazione nei Paesi ricchi", dove un bambino su sei vive sotto il livello di povertà e dove - ha affermato - "molte famiglie hanno rinunciato al loro lavoro educativo". Molti bambini adolescenti sono abbandonati – ha aggiunto – e l’ambiente in cui vivono è dominato da Internet e dalla televisione. Ha citato drammatici fenomeni, come il commercio sessuale, la pedofilia, la violenza nelle scuole, crimini e bullismo. C’è stato poi l’intervento del dott. Arcadi De Arquer, pediatra, segretario dell’Associazione Medici Cristiani di Catalogna, in Spagna, che ha tracciato una storia delle cure dei bimbi malati nel mondo, indicando l’obiettivo di un futuro di cure sempre più umane e lanciando un avvertimento:

    “Una sociedad que hace todo lo posible para que existan menos niños...
    A volte la società fa di tutto per avere sempre meno bambini e li cura sempre peggio”.

    Tra tante problematiche, è stato con l’intervento della dott.ssa Marina Cuttini, primario all’ospedale pediatrico Bambin Gesù, che è emerso un dato positivo: la mortalità infantile è passata dai 20 milioni all’anno, di 50 anni fa, a meno di dieci milioni di decessi. Bisogna, però, dire che il 99 per cento riguarda Paesi in via di sviluppo. E la dott.ssa Cuttini, tra l’altro, ha ricordato quanto siamo lontani dal raggiungimento dei cosiddetti obiettivi del millennio. Alcuni dati: 50 mila bambini non vengono registrati alla nascita ogni anno. Viene loro negato, dunque, il primo basilare diritto umano, quello di avere un’identità legale. Questo accade in percentuali diverse nel mondo:

    “Più alta nel sud dell’Asia - 63 per cento – e anche nell’Africa subsahariana. E se prendiamo Paesi meno sviluppati, arriviamo a percentuali del 71 per cento”.

    Ha ricordato, poi, che sono oltre 2 miliardi i bambini nel mondo e che 559 milioni di loro hanno meno di cinque anni. Rappresentano, dunque, il 40 per cento della popolazione mondiale. Per quanto riguarda le nascite, sono 135 milioni all’anno di cui almeno il 90 per cento avvengono in Paesi meno industrializzati, con cifre agghiaccianti sulle donne che muoiono di parto: sono mezzo milione ogni anno. E agghiacciante è anche la disparità delle condizioni di assistenza sanitaria, a partire dalla nascita, tra bimbi ricchi e bimbi poveri, tra maschi e femmine.

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    Il cardinale Martino presenta le celebrazioni vaticane per il 60.mo della Dichiarazione dei Diritti umani: non va cambiata, ma rispettata

    ◊   Un atto commemorativo, la premiazione di personalità distintesi nel campo della solidarietà e un concerto alla presenza del Papa. Sono le iniziative preparate dalla Santa Sede per celebrare solennemente il 60.mo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo. Ad illustrarle ai giornalisti in Sala Stampa vaticana è stato questa mattina il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente di Giustizia e Pace, affiancato dal maestro Inma Shara, che il 10 dicembre dirigerà l’orchestra per il concerto in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo non patisce le “rughe” dell’età, perché i suoi principi restano validi ancora oggi, dopo 60 anni, e ad essi possono riferirsi anche i grandi mutamenti sociali e normativi intercorsi nel frattempo. Il cardinale Renato Raffaele Martino ha risposto così in conferenza stampa ai giornalisti che gli chiedevano un parere rispetto alla corrente di pensiero che vorrebbe aggiornare il documento, approvato il 10 dicembre del 1948. Il “Magistero della Chiesa - ha affermato il presidente di Giustizia e Pace, presentando le celebrazioni vaticane per l’importante anniversario - non ha mancato di valutare positivamente” la Dichiarazione di diritti umani, che Giovanni Paolo II più tardi definì “una vera pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità”:

     
    “La Chiesa ritiene che i diritti umani esprimano la trascendente dignità della persona, unica creatura amata da Dio per se stessa, fine e mai mezzo, e pensa che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948 sia stata un momento di fondamentale importanza nella maturazione, da parte dell’umanità, di una coscienza morale consona alla dignità della persona”.

     
    Tuttavia, ha osservato con realismo il cardinale Martino, in questi sei decenni di vita, la carta ONU sui Diritti umani ha dovuto subire parecchi affronti, molti dei quali constatati con i suoi stessi occhi, in giro per il mondo a nome del Papa:

     
    “Credo che, purtroppo, tanti articoli non sono osservati nel mondo. Vi faccio solamente un esempio: io viaggio continuamente in tutto il mondo e, in moltissimi Paesi, specialmente quando visito questi istituti di pena, vedo e tocco con mano che, per i nostri fratelli carcerati, la Dichiarazione dei diritti umani non è mai esistita”.

     
    In precedenza, il cardinale Martino, presentando le celebrazioni in Vaticano, aveva detto che il 10 dicembre, alle 16, il primo momento ufficiale dell’anniversario sarà sottolineato dall’Atto commemorativo che vedrà i capi dicastero della Curia e il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede riflettere sull’attualità della Dichiarazione grazie al contributo di relatori di prestigio, fra i quali il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del lavoro (ILO), Juan Somavia, e il direttore generale della FAO, Jacques Diouf.

     
    Alle 18 poi, alla presenza di Benedetto XVI, sarà la bacchetta di un giovane e brillante direttore d’orchestra, la spagnola Inma Shara, nativa dei Paesi baschi, a dirigere il concerto della Brandenburrgisches Staatsorchester di Frankfurt. Considerata una delle esponenti migliori della nuova generazione di compositori e direttori d'orchestra, la Shara ha parlato così del suo rapporto con la musica:

     
    “Yo siempre he pensado ...
    Io ho sempre pensato che la musica sia un linguaggio universale tra gli esseri umani, che non conosce differenze e che genera valori assolutamente positivi: genera felicità. E credo positivamente nel messaggio che la musica trasmette. Per me, la musica non è una professione, è un modo di vivere, è un modo di sentire, e attraverso la musica, personalmente, mi è stato lasciato il più grande regalo”.

     
    Inoltre, prima del concerto, verranno assegnati i riconoscimenti per l’edizione 2008 del Premio della Fondazione San Matteo, in memoria del cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân. Uno sarà attribuito a Cornelio Sommaruga, ex presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, mentre altri quattro progetti di solidarietà e assistenza, attivati in varie parti del pianeta, riceveranno un premio di 15 mila euro ciascuno. Riferendosi fra l’altro al porporato vietnamita cui il premio è intitolato, il cardinale Martino ha detto che “non c’è nessun indugio nel processo di Beatificazione” che lo riguarda, aggiungendo che si sta pensando ad una traslazione delle sue spoglie nella chiesa romana di Santa Maria della Scala a Trastevere, della quale il cardinale Van Thuân deteneva il titolo cardinalizio.

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    Il cardinale Tauran: i credenti non usino la religione per giustificare la violenza e limitare la libertà di coscienza

    ◊   “Le Religioni, nonostante le debolezze e le contraddizioni dei loro seguaci, sono messaggere di riconciliazione e di pace” ma “i credenti siano coerenti e credibili”: è quanto ha affermato ieri il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nel corso della prima giornata del vertice promosso dal re dell’Arabia Saudita Abdullah nella sede dell’ONU a New York. All’incontro, che si svolge sul tema “Cultura di pace”, partecipano capi di Stato e di governo di oltre 70 Paesi. Il cardinale Tauran ha ricordato il ruolo delle religioni nel promuovere il bene comune delle società ma nello stesso tempo ha affermato che i credenti “possono utilizzare la religione per limitare la libertà di coscienza, giustificare la violenza, diffondere l'odio e il fanatismo o minare l'autonomia della politica e della religione”. Anche l’ONU, per sua natura e missione – ha proseguito - dovrebbe essere una scuola di pace! Qui, infatti, si deve imparare a pensare e agire, tenendo conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi di tutti. Qui, tutti i Paesi sono uguali in dignità” ma per “far crescere il sentimento di appartenenza ad una medesima famiglia” è necessario “superare la semplice logica dei rapporti di forza per fare spazio alla forza del diritto”.

    Citando Benedetto XVI, il presidente del dicastero vaticano si è detto convinto che "la pace è messa in questione dall’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo" ed è alla base dei “valori comuni a tutti, credenti o no: la sacralità della vita, la dignità della persona umana, il rispetto per la libertà di coscienza e di religione, l'impegno per la libertà responsabile, l’accoglienza delle opinioni nella loro diversità, il retto uso della ragione, l'apprezzamento della vita democratica, l'attenzione alle risorse naturali”. Occorre andare “oltre la semplice tolleranza” e i “compromessi incerti” – ha concluso il porporato – per costruire insieme, senza rinunciare al proprio patrimonio culturale e religioso, un mondo più sicuro e più fraterno. L’incontro si conclude oggi. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Aperti alla ragione senza fondamentalismi: in prima pagina, una riflessione dell’arcivescovo Rino Fisichella in merito al dibattito sulla vita umana

    La firma dell’accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Federativa del Brasile: i discorsi, pronunciati nell’occasione, dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e dal ministro degli Affari Esteri brasiliano, Celso Amorim

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la crisi finanziaria: Paulson corregge il tiro e colpisce le Borse. Escluso l’acquisto dei titoli "tossici" a favore della ricapitalizzazione delle banche

    In cultura, l’anticipazione dell’articolo del notista politico del “Corriere della Sera” Massimo Franco scritto alla vigilia delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti per il bimestrale di geopolitica “Limes” che esce domani

    I mille volti della diversità culturale: Luca Pellegrini intervista Luciano Barisone, curatore del Festival dei popoli di Firenze

    La sintesi della relazione di Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, al convegno, a Roma, su “La Costituzione repubblicana. Fondamenti, principi e valori tra attualità e presente”

    Un estratto dall’intervento del cardinale Tomas Spidlik al simposio “Spiritualità e teologia”, promosso nel cinquantesimo anniversario dell’Istituto di spiritualità della Pontificia Università Gregoriana.

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    Oggi in Primo Piano



    Darfur: il no dell'opposizione armata alla tregua del presidente sudanese

    ◊   Un cessate il fuoco unilaterale in Darfur. E’ quanto annunciato ieri a Khartoum dal presidente sudanese Omar El Bashir, che ha poi chiesto ai ribelli di fare altrettanto; la risposta, però, è stato un 'no' secco di uno dei movimenti. Un annuncio, quello del capo di Stato sudanese, che ha suscitato perplessità nelle cancellerie internazionali e che giunge a sei anni dall'inizio della guerra civile che ha causato nel Paese africano oltre 200.000 morti e più di 2 milioni di profughi. Stefano Leszczynski ha chiesto a Riccardo Noury di Amnesty International – Italia, come mai la notizia sia stata accolta con scetticismo dalla comunità internazionale:

    R. – Perché non si tratta della prima dichiarazione di cessate il fuoco unilaterale. In questi cinque e più anni di conflitto in Darfur ce ne sono state diverse e ciascuna di esse non ha significato molto, se non nulla, nella vita della popolazione del Darfur. Quindi, speriamo che non sia l’ennesima dichiarazione vuota, ma che ci siano miglioramenti concreti nella sicurezza dei darfuriani e che la missione dell’ONU e dell’Unione Africana riesca finalmente a dispiegarsi in maniera completa e a fermare la violenza in tutta la regione.

     
    D. – Una violenza che colpisce soprattutto i civili...

     
    R. – Certo, chi ne fa le spese, come sempre in casi del genere, è la popolazione civile. Alcuni dati è bene ricordarli: in cinque anni e qualcosa di più dall’inizio del conflitto, almeno 300 mila persone, civili, sono stati uccisi; migliaia e migliaia di donne stuprate e milioni di civili costretti alla fuga. E il conflitto via via si è allargato anche al confinante Ciad, investendo anche la parte di questo Paese che confina con il Sudan. In tutto questo, la protezione dei civili non è mai stata considerata una priorità da parte della comunità internazionale. La missione di peace-keeping che è sul posto è fortemente sottodimensionata dal punto di vista del personale ed è anche male equipaggiata.

     
    D. – Quello in Darfur è un conflitto molto complesso, anche perchè è difficile individuare con esattezza le parti che bisognerebbe portare al dialogo...

     
    R. – E’ un po’ un rituale che si verifica nei conflitti, nei quali oltre a divisioni endemiche tra i vari gruppi dell’opposizione, c’è anche una politica del 'divide et impera' da parte del governo centrale, che tenta proprio di non far attribuire legittimità ad una singola parte negoziale. Il risultato è che con l’opposizione che si frantuma in vari gruppi e il governo che favorisce questa divisione, la popolazione civile rimane non rappresentata sul piano negoziale. Quindi, non c’è un interlocutore solo, credibile ed autorevole che possa negoziare la pace. Il Paese rimane in balia di questa frammentazione del territorio che significa ancora più insicurezza.

     
    D. – Questa disponibilità alla tregua da parte del governo sudanese quali vantaggi potrebbe portare al governo sudanese stesso?

     
    R. – Penso che questa dichiarazione sia in parte anche legata al tentativo delle autorità di Karthoum di svincolarsi da pressioni che, sul piano internazionale e della giustizia internazionale, stanno arrivando sempre più massicce. Il vantaggio che ne può derivare è appunto una sospensione delle procedure di incriminazione con il conseguente rischio che ci sia una diffusa impunità per i crimini di guerra che sono stati commessi in questi cinque anni.

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    Mons. Crepaldi: l'attuale crisi finanziaria è una crisi morale

    ◊   Una fase di recessione che durerà a lungo. E’ la fotografia dello stato di salute dell’economia europea fatta dall’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, in vista del G21 - così ridefinito per la partecipazione dell’Olanda – in programma sabato a Washington. Di indebolimento dell’economia europea parla anche la Banca Centrale Europea che evidenzia pure il ristagno della domanda interna ed esterna con previsioni di crescita in netto calo. La Santa Sede continua a seguire con attenzione l’evolversi degli scenari economico-finanziari. Al microfono di Luca Collodi, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, chiede una rinnovata attenzione per i Paesi poveri e un approccio alla crisi che non dimentichi l’aspetto etico:

    R. – Dico che questa crisi che il mondo sta vivendo non è solo una crisi finanziaria e ritengo che la soluzione a questa crisi finanziaria non debba essere solo di carattere finanziario. Perché? Perché ritengo, a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa, che il mercato, anche quello finanziario, abbia bisogno di presupposti che questo mercato non sa produrre, come, per esempio, la fiducia. E la crisi finanziaria in atto mette in evidenza quanto la Dottrina sociale della Chiesa afferma da molto tempo, e afferma questo: quando un sistema economico-finanziario entra in crisi non è mai per motivi economici o finanziari, ma perché a monte è avvenuta una ferita al sistema morale globale. In borsa tutti tendono a vendere e le banche non si concedono più prestiti l’una con l’altra, per timore di fallimenti. La fiducia – tutti parlano della fiducia, tutti parlano di rimettere in moto la fiducia reciproca per risolvere questa crisi – non è prima di tutto un elemento economico-finanziario, ma un atteggiamento etico. Quando il mercato erode questo atteggiamento etico, tutti sappiamo che non è più in grado di ricostruirlo da solo.

     
    D. – E’ prossimo il G21 a Washington e la conferenza di Doha. Cosa deve fare secondo lei la comunità internazionale per aiutare i Paesi poveri? Ci sono dei rischi al riguardo?

     
    R. – Il timore che ho io, un timore un po’ diffuso, è che l’attuale crisi finanziaria vada a minare tutto l’impegno o gli impegni presi dagli Stati e dalla comunità internazionale per finanziare lo sviluppo. Questo credo sarebbe una catastrofe. Bisogna trovare delle soluzioni di carattere sistemico. Spero veramente che il G21 del 15 di novembre sia un evento che va ad integrarsi e che va a collegasi positivamente alla conferenza internazionale di Doha. Qui sappiamo tutti quanto ci tenga la Santa Sede al tema del finanziamento allo sviluppo, perché venga riconfermato e venga assunto con maggiore senso di responsabilità da parte degli Stati, sia – mi preme dirlo – all’aiuto pubblico allo sviluppo, quello 0,7 per cento che ufficialmente gli Stati più ricchi dovrebbero dare ai Paesi più poveri, sia alla ricerca di nuove forme di finanziamento per combattere povertà, per avviare processi di sviluppo e così via.

     
    D. – Mons. Crepaldi, davanti a questa crisi finanziaria tra la gente c’è più voglia della presenza dello Stato in economia?

     
    R. – Questo è inesorabile e inevitabile. Noi veniamo da una stagione che ha enfatizzato in maniera fideistica la capacità autoregolatrice del mercato. Veniamo da una stagione di deregulation di qualsiasi tipo di mercato: del mercato del lavoro, del mercato finanziario e così via. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Allora, io credo, per ritornare alla Dottrina sociale della Chiesa, che bisogna guardare con maggiore saggezza al mercato e al ruolo che il mercato può svolgere. Certamente non saremmo arrivati a questo punto se avessimo trattato il mercato non come un fine, ma come un mezzo. Io credo che dove ha fallito l’economia e la finanza, qua deve intervenire, si apre lo spazio per l’intervento della politica dello Stato. Però cerchiamo di non fare l’altro errore di demonizzare il mercato per beatificare lo Stato. Bisogna anzitutto mantenere un atteggiamento di grande equilibrio e debbono essere tre gli attori che devono giocare la partita: il mercato da una parte, lo Stato dall’altra, ma anche la società civile. E proprio questo per rispondere a quelle che sono le esigenze e le ispirazioni che provengono dal cosiddetto principio di sussidiarietà.

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    Iniziative a Pavia per l'anniversario della nascita di Sant’Agostino

    ◊   “Agostino a scuola”: si chiama così la giornata di studio che oggi la città di Pavia dedica al Padre della Chiesa nel ricordarne la nascita, avvenuta il 13 novembre del 354. L’iniziativa è del Comitato “Pavia città di Sant’Agostino” che promuove eventi e manifestazioni allo scopo di far conoscere meglio la figura del vescovo di Ippona, le cui reliquie sono conservate dall’VIII secolo nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Da diversi anni la cittadina lombarda propone incontri ed organizza avvenimenti culturali dedicati al santo che è tra i più amati da Benedetto XVI, e proprio dopo la visita del Pontefice a Pavia - nell’aprile dello scorso anno - l’interesse verso Sant’Agostino è cresciuto notevolmente. Ma come vedono i ragazzi di oggi questo Padre della Chiesa? Come lo studiano a scuola? Tiziana Campisi lo ha chiesto alla professoressa Anna Turra, docente di latino e greco al liceo classico Ugo Foscolo di Pavia:

    R. – I ragazzi d’oggi incontrano Sant’Agostino nel programma di filosofia della terza superiore, nelle scuole ovviamente in cui fanno filosofia. Come lo vedono? Lo vedono come un pensatore dopo altri pensatori e lo legano forse a Platone, al neoplatonismo, se sono così fortunati da soffermarsi sul neoplatonismo. Come personaggio non so quanto riescano ad incontrarlo dentro alla scuola ed è per questo forse che bisogna preparare questo incontro.

     
    D. – Lei da qualche anno sta portando avanti un programma particolare, per far conoscere meglio la figura di Sant’Agostino agli studenti: ce ne può parlare?

     
    R. – Ho preparato una piccola antologia di testi dalle “Confessioni”, perché mi sembrano il testo agostiniano più facilmente leggibile dagli adolescenti, con particolare interesse per il linguaggio dell’autobiografia agostiniana, dell’autobiografia degli affetti, il linguaggio insomma che dica "l’io" e che insegni anche ai ragazzi a guardarsi dentro e il linguaggio che dica "Dio", ma anche la ricerca di Dio.

     
    D. – Quali pareri ha raccolto dei ragazzi sulla figura di Sant’Agostino?

     
    R. – So per certo che l’hanno sentito come un compagno di viaggio. Per esempio, quando racconta le sue esperienze di adolescente, quando parla di se stesso come enigma, quando descrive la sua infelicità, la sua inquietudine, la sua incapacità di volere o la sua incapacità di potere scegliere. In questo i ragazzi si sentono molto compresi. Poi, in questo suo modo di raccontarsi, in cui trovano le parole per dirsi ed anche per scavare dentro di sé, per leggere dentro di sé.

     
    D. – Pavia, città di Sant’Agostino. Ci sono stati degli echi dopo la visita di Benedetto XVI?

     
    R. – Certamente la visita del Papa a Pavia è stata un momento importantissimo per la città e nelle sue tre meditazioni il Papa ha ricordato, alla città e a noi tutti, la grandezza di questo nostro concittadino. La memoria che il Papa ci ha consegnato è importantissima e sicuramente la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro è diventata patrimonio comune: sono aumentate di molto le visite e i pellegrinaggi alla tomba di sant’Agostino.

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    Chiesa e Società



    Aiuti di emergenza dell'UNICEF a Goma per arginare colera e infezioni respiratorie

    ◊   I primi quattro aerei che trasportano forniture per arginare il colera e le infezioni respiratorie sono arrivati a Goma, capoluogo della regione del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo. Altri sei carichi di aiuti in arrivo nei prossimi giorni saranno distribuiti dai partner dell’UNICEF per decine di migliaia di persone fuggite dalle loro case a causa dei combattimenti nella regione. “Gli aiuti – ha dichiarato Pierrette Vu Thi, rappresentante UNICEF nella Repubblica Democratica del Congo - contribuiranno a contenere la diffusione del colera e la diarrea, malattie estremamente contagiose, in aumento in quasi tutti gli insediamenti di sfollati nel Nord Kivu. “Siamo estremamente grati per questi aiuti e per gli altri che arriveranno a breve, sono fondamentali per contribuire a salvare e migliorare la vita dei bambini coinvolti nel conflitto ". Saranno inoltre distribuiti teli di plastica alle famiglie sfollate per fornire un riparo di emergenza. Migliaia di bambini hanno dormito all'aperto con l’umidità e il clima freddo porta un alto rischio di ammalarsi. Sono in arrivo anche migliaia di coperte e set da cucina. L'UNICEF con i suoi partner continua anche a rafforzare le vaccinazioni di emergenza contro il morbillo, l’assistenza sanitaria gratuita, la protezione dei bambini separati dalle famiglie e l'istruzione d’emergenza. Solo con una pace duratura - si legge in un comunicato dell’UNICEF - la Repubblica Democratica del Congo potrà garantire ai suoi bambini la possibilità di sopravvivere. (A.L.)

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    Numerose le iniziative per portare sostegno ai profughi in fuga dal Nord Kivu

    ◊   Si moltiplicano le iniziative di solidarietà in favore dei profughi congolesi, in fuga dal conflitto che nel Nord Kivu si accompagna a fame, violenze, malattie ed epidemie. Una richiesta di aiuti urgenti giunge dalla Scozia, che vede uniti in questo appello il cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di Saint Andrews e Edimburgo, e l’agenzia per la Chiesa cattolica scozzese per gli aiuti al Terzo Mondo (SCIAF). “I nostri pensieri - ha detto il cardinale O’Brien - sono con coloro che soffrono e con chi continua a lavorare nel nostro nome attraverso SCIAF”. L’organizzazione sottolinea in particolare come uno dei maggiori problemi nel Paese sia quello della violenza sessuale che vede il 70% delle donne vittime di abusi. Da Torino, il card. Severino Poletto, attraverso la Caritas diocesana, “invita le comunità cristiane e l’intera società civile a non rimanere sorde al grido di sofferenza di questa popolazione” e chiede alle parrocchie di prevedere, insieme alla preghiera, una raccolta straordinaria di fondi nelle due prossime domeniche. Inoltre l'Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau), che ha avviato oggi un progetto di emergenza per offrire soccorso immediato a 3 mila sfollati del suo Centro di salute mentale di Goma, lancia un appello per raccogliere fondi. “Le attività – spiega Davide Sacquegna - sono state già avviate con i pochi fondi disponibili, ma sono necessari con la massima urgenza nuovi fondi, indispensabili all'acquisto dei beni di prima necessità che possano garantire la sopravvivenza agli sfollati, soprattutto bambini”. (C.D.L.)

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    L’arte a sostegno dei bambini di Uganda e Sudan

    ◊   Sostenere 20mila bambini sudanesi e ugandesi sfollati a causa della guerra: è l’obiettivo dell’iniziativa promossa dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) insieme alla casa d’aste Sotheby’s. Il progetto intende mettere all’asta opere donate all’Agenzia delle Nazioni Unite ed utilizzarne il ricavato per sostenere l’istruzione primaria dei bambini rifugiati nei distretti di Adjumani e Moyo, nel Nord dell’Uganda, e in particolare negli insediamenti di Pakelle e Palorinya. In queste regioni – riferisce il Sir - oltre 23mila alunni necessitano di istruzione primaria, 43 scuole sono da ricostruire e sono necessari oltre 1.800 banchi per permettere ai bambini di seguire le lezioni. Negli ultimi giorni sarebbero inoltre 10mila i rifugiati congolesi che hanno raggiunto il Paese per fuggire ai conflitti che attraversano la regione del Nord Kivu. Prima della vendita all’asta, che avrà luogo a Milano, presso la sede di Palazzo Brogi, le opere saranno esposte a Roma, a Palazzo Colonna, nell’ambito della mostra “Arte contemporanea per i rifugiati - VII edizione”, in programma dal 14 al 16 novembre. Grazie ai proventi delle passate edizioni è stato possibile realizzare importanti progetti per la fornitura di latte terapeutico a più di 400mila bambini di Guinea, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Zambia, sono stati realizzati pozzi d’acqua per oltre 80mila rifugiati sudanesi in Etiopia, acquistate tende destinate ad oltre 200mila rifugiati nel Darfur e fornite cure mediche e istruzione a favore di 17mila rifugiati colombiani fuggiti in Ecuador. (C.D.L.)

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    L’appello del vescovo di Cuneo in favore della liberazione delle suore rapite in Kenya

    ◊   “Siamo profondamente turbati e scossi dall’incomprensibile rapimento delle due religiose appartenenti al Movimento contemplativo Charles De Foucauld”. Così il vescovo di Cuneo e Fossano, mons. Giuseppe Cavallotto, esprime la propria vicinanza al Movimento missionario cuneese e ai familiari di suor Maria Teresa Olivero e suor Rinuccia Giraudo, rapite a El Wak in Kenya nella notte tra il 9 e il 10 novembre. Nessuna notizia giunge a chiarire il destino delle donne, che fonti locali dicono prigioniere dei rapitori in Somalia. In un “appello” mons. Cavallotto ricorda che le due religiose “si trovano da 36 anni in Kenya, dove hanno svolto con esemplare testimonianza evangelica il loro servizio in una comunità di accoglienza di handicappati e di mamme di bambini denutriti”. Nel messaggio il vescovo invita “le comunità cristiane a una vicinanza spirituale alle due nostre religiose” e a “pregare il Signore affinché illumini i rapitori, protegga la comunità di accoglienza di El Wak, e sostenga nella prova le due religiose” concedendo loro di tornare al più presto libere per continuare la loro testimonianza evangelica”. Sabato 15 novembre, la comunità del Movimento contemplativo missionario terrà una veglia di preghiera nella propria sede. L’invito alla preghiera è stato ribadito anche dal movimento a cui appartengono le due suore. Per la liberazione le autorità italiane collaborano con quelle somale e kenyane, e il ministero degli Esteri italiano ha chiesto particolare riserbo. (C.D.L.)

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    Ancora violenze contro i cristiani in Iraq, mentre 2000 famiglie fanno rientro a Mossul

    ◊   Non c’è tregua in Iraq alle violenze contro i cristiani. Mossul, nel nord del Paese, piange oggi le due sorelle uccise ieri da uomini armati. E’ solo l’ultimo dei numerosi episodi che vedono da mesi i cristiani vittime di aggressioni, minacce e violenze da parte di gruppi estremisti islamici. L’ennesimo dramma che getta un’ombra sulla notizia del rientro a Mosul di almeno 2000 famiglie cristiane, fuggite agli inizi di ottobre dopo una serie di attacchi diretti contro la comunità. Secondo l’alto commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR), che ha diffuso ieri la notizia al termine di una visita nei villaggi dell’area di al-Hamdaniya, le migliaia di famiglie avrebbero “cominciato a far ritorno da una settimana circa grazie alle migliorate condizioni di sicurezza”. Sulle reali motivazioni del rientro emergono tuttavia pareri discordanti. Secondo gli sfollati rimasti nei villaggi della periferia, a favorire il rientro a Mosul non sarebbe stato il miglioramento delle condizioni di sicurezza ma il timore di perdere il lavoro o motivazioni legate all’istruzione. Nei giorni scorsi il primo ministro Nuri al-Maliki, ricevendo il patriarca della Chiesa Assira d’Oriente, Mar Dinkha IV, aveva assicurato l’impegno dello stato dicendo che gli attacchi contro le chiese e le moschee “non colpiscono solo un gruppo religioso, ma tutti gli iracheni”. (C.D.L.)

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    L’allarme del PAM: un milione di iracheni nell’insicurezza alimentare

    ◊   Sono circa un milione gli iracheni che vivono ancora nell’insicurezza alimentare. L’allarme - reso noto dal quotidiano “Avvenire” - è emerso da uno studio del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU (PAM) il cui direttore ha inoltre sottolineato che, nel caso di un mancato intervento da parte del sistema di distribuzione alimentare pubblica statale, altri sei milioni di iracheni rischieranno di diventare vittime dello stesso fenomeno. La situazione, seppure drammatica, si presenta migliore rispetto ai dati del 2005. Attualmente l’agenzia ONU, con il più ampio programma di assistenza alimentare nel mondo, fornisce cibo a 750 mila iracheni. Intanto, nel corso del prossimo fine settimana, il governo iracheno voterà il controverso accordo con gli Stati Uniti destinato a disciplinare la presenza delle truppe Usa nel paese, le loro prerogative, i loro obblighi e le regole d’ingaggio. L’intesa prevede un impegno da parte dei militari ad abbandonare entro il 2009 città e villaggi e a completare il ritiro delle truppe entro il 2011. L’ultima bozza dell’accordo, con le modifiche effettuate una settimana fa dall’amministrazione di Washington in seguito alle richieste della controparte, è attualmente in discussione tra le competenti commissioni americane, irachene e con l’Ufficio del primo ministro al-Maliki e diventerà un testo definitivo tra sabato e domenica prossima. La questione riguardante gli emendamenti è stata comunque motivo di tensioni tra Baghdad e Damasco, soprattutto quando, in seguito all’attacco lanciato il 26 ottobre scorso da forze americane di stanza in Iraq conclusosi con la morte di otto persone, il governo siriano aveva addossato parte della responsabilità a quello iracheno. Il capo della diplomazia di Baghdad, in visita ieri a Damasco, ha assicurato che “l’Iraq non diventerà una base per sferrare raid contro la Siria”. (F.A.)

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    Iniziativa di preghiera per la pace nella Striscia di Gaza

    ◊   Cristiani e musulmani uniti in preghiera per favorire il ritorno della pace nella Striscia di Gaza. E’ la proposta di padre Manawel Musallam, parroco della piccola comunità cristiana della Striscia che sottolinea come i fedeli delle due religioni condividano le stesse sofferenze a causa dell’assedio alla regione. Attraverso l’agenzia Sir il sacerdote lamenta “il silenzio delle istituzioni internazionali” sull’emergenza umanitaria che sta colpendo l’area, dove secondo il Comitato popolare contro l’assedio alla Striscia di Gaza, Israele ha chiuso da giorni i valichi di Erez, Abu Salem, Karni, Beit Hanoun e Sofa, e dove se gli stessi valichi non verranno riaperti la distribuzione di aiuti dell’UNRWA, l’agenzia ONU per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, sarà compromessa. “Gaza deve vivere con dignità. E’ urgente fermare questo assedio per ridarle speranza e libertà” afferma padre Musallam, secondo cui la situazione per la popolazione è ulteriormente aggravata dall’emergenza sanitaria, che vede carenti i medicinali, e da quella igienica, che riduce la disponibilità d’acqua. Il sacerdote denuncia inoltre, la crisi occupazionale e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, che mettono a dura prova soprattutto le fasce più deboli della popolazione ed in particolare i bambini, ed auspica infine l’arrivo sul posto di “vescovi, cardinali, sacerdoti, religiosi e religiose come anche semplici fedeli perché possano rendersi conto di persona di questa grave situazione e darne notizia all’esterno”. (C.D.L.)

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    Il cardinale Martino con la Chiesa thailandese nei campi profughi birmani

    ◊   Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e degli itineranti, ha visitato nei giorni scorsi alcuni dei campi profughi al confine fra Thailandia e Myanmar, dove sono ospitati migliaia di rifugiati birmani. Oltre 1000 – secondo Asianews - le persone che il 9 novembre scorso, nel distretto di Maesod, appartenente alla diocesi di Nakhon Sawan, hanno partecipato alla Messa celebrata dal porporato, che nell’omelia ha ricordato l’invito del Papa a far visita agli stessi campi per dare conforto ai numerosi sfollati. Gratitudine è stata espressa dai partecipanti alla cerimonia che hanno riferito di aver sentito la vicinanza del porporato e della Chiesa. Il dramma dei profughi risale agli anni ’70, quando la guerra in Indocina ha costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare Laos, Cambogia e Vietnam alla volta della Thailandia. Secondo stime ufficiali, negli ultimi 20 anni sarebbero 758mila i profughi accolti nei centri allestiti lungo il confine, ai quali il governo – sostenuto da associazioni e ONG – ha fornito aiuti umanitari e rifugi. Determinante anche il contributo della Chiesa cattolica thailandese che dal 1978 attraverso l’organizzazione umanitaria Coerr porta assistenza umanitaria ai bisognosi, si occupa di igiene, istruzione e agricoltura, e cura in particolare la situazione delle migliaia di bambini orfani. In una situazione di tale difficoltà, ciò che conta, sottolinea padre Phibun Visitnonthachai, direttore del Coerr, è “costruire unità e armonia tra i diversi gruppi etnici, oltre a promuovere la collaborazione con gli enti thailandesi e i responsabili governativi”. Un’esigenza ribadita anche da padre Manas Supphalak, responsabile del campo profughi per i birmani Karen, che sottolinea inoltre come prioritario sia risolvere i problemi che spingono i profughi alla fuga. “La vera ragione – conclude il religioso – è che queste persone non ricevono giustizia dai loro governi, i quali spesso li perseguitano nel tentativo di sterminarne la razza”. (C.D.L.)

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    La TV in Cina mostra l’assistenza della comunità cattolica ai terremotati del Si Chuan

    ◊   Jinde Charities è l’ente cattolico che gestisce gli aiuti della comunità cattolica cinese ed internazionale nella zona terremotata del Si Chuan, colpita da un violento terremoto il 12 maggio scorso. Presente sul luogo fin dal primo momento l’agenzia continua il suo lavoro di assistenza ai bisognosi, cattolici e non. Solo nel mese di novembre ha consegnato: 1.500 coperte, per un valore pari a più di 40 mila euro, che hanno raggiunto le famiglie più povere di 18 villaggi e 7.400 piumini, per un valore totale di 65 mila euro. Secondo la direttrice dell’Ufficio di emergenza di Jinde Charities istruito nella zona terremotata subito dopo la tragedia, “abbiamo ordinato queste coperte e piumini dalla migliore fabbrica, dopo aver fatto un sopralluogo in ben 7 fabbriche. Abbiamo infatti una responsabilitа sia nei confronti dei terremotati che dei donatori, non possiamo trascurare neanche il minimo dettaglio, come durante la distribuzione delle tende, del riso, degli oggetti scolastici, del materiale di aiuto”. Stando a quanto riferito in una nota dell’agenzia Fides, il più importante e famoso programma di approfondimento ed attualità della China Central Television (CCTV), Oriental Horizon” (Orizzonte orientale), ha dedicato un intero programma alla distribuzione, in vista dell’approssimarsi del gelo invernale, degli aiuti umanitari da parte dell’organizzazione caritativa cattolica testimoniando al pubblico il ringraziamento e la commozione dei tanti terremotati. (F.A.)

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    Filippine: allarme sequestri per i religiosi stranieri a Mindanao

    ◊   E' alto l’allarme sequestri per i religiosi stranieri che operano a Mindanao, nel sud delle Filippine, sui quali pende la minaccia di rapimenti da parte di bande armate e gruppi affiliati ad Abu Sayyaf, la cellula locale di al Qaeda. La conferma arriva da padre Sebastiano d’Ambra, missionario del Pime e presidente del movimento per il dialogo interreligioso Sillasilah, il quale all'agenzia AsiaNews conferma che “alcuni preti a Zamboanga del sud, girano con la scorta” per proteggersi contro tentativi di rapimento. La minaccia è ribadita anche dall’esercito filippino, che ha rafforzato le misure di sicurezza per proteggere i religiosi che lavorano in alcune aree definite critiche. Il missionario del Pime lancia un appello ai leader del governo locale perché mettano fine alla pratica dei sequestri: “Non basta condannare. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità”. Da Basilan non si hanno novità sul sequestro di Merlie “Millet” Mendoza, ancora nelle mani dei rapitori. Al-Rasheed Sakalahul, vice-governatore di Basilan e a capo dei negoziati per ottenere il rilascio della volontaria, riferisce di aver affidato ai membri del Fronte islamico Moro (Milf) il compito di ottenere il rilascio della donna; nessuna notizia, invece, in merito al sequestro di Joed Anthony Pilanga, studente di infermieristica all’università dei gesuiti di Zamboanga. I familiari di Merlie Mendoza dicono di aver ricevuto una richiesta di riscatto di un milione e mezzo di dollari Usa, mentre i parenti di Pilanga parlano di una somma che si aggira sui 400mila dollari. (R.P.)

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    Peggiora in Afghanistan la crisi umanitaria tra combattimenti e siccità

    ◊   Cresce l’apprensione per la popolazione afgana per il perdurare dei combattimenti nel Paese e delle condizioni climatiche avverse. Secondo l’ultimo comunicato della Croce rossa internazionale “la situazione di sicurezza nell’ultimo anno e mezzo è peggiorata” perchè “nel corso del 2008 i combattimenti sono stati molto intensi” e “scontri regolari tra gruppi armati e forze nazionali e internazionali sono proseguiti in più della metà del paese”. Dall’inizio del conflitto nel 2001 oltre 4000 persone sarebbero morte a causa degli scontri. L’intensificarsi del conflitto – prosegue la nota del Comitato della Croce rossa internazionale secondo quanto riportato dall’agenzia Misna – ha reso difficili le attività di soccorso nelle zone interessate dai combattimenti, ma nonostante i problemi di sicurezza la Croce Rossa continua ad assistere le popolazioni. Ancora secondo la nota, il governo ha espresso preoccupazione per le disponibilità future di beni alimentari. La siccità ha colpito il nord e l’ovest del Paese, con una riduzione complessiva del raccolto di grano del 36%, e il ministero dell’Agricoltura prevede che nei prossimi sei mesi al paese mancheranno 2 milioni di tonnellate di generi di prima necessità. (C.D.L.)

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    USA: i vescovi stanno studiando un documento su aborto e questioni etiche

    ◊   In vista dell’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, i vescovi americani hanno dato mandato al loro presidente cardinale Francis E. George di stilare una nuova dichiarazione per esporre le loro preoccupazioni in merito a diverse questioni eticamente sensibili su cui sarà chiamata a decidere la nuova Amministrazione. La decisione è stata presa nel corso dei lavori della plenaria che si conclude oggi a Baltimora. A preoccupare in particolare l’episcopato - riferisce l'agenzia Cns - non sono solo le posizioni pro-choice di Barack Obama in materia di aborto, ma anche la volontà annunciata dal nuovo Capo della Casa Bianca di consentire il finanziamento delle ricerche sulle cellule staminali embrionali con fondi federali. Secondo le indicazioni dei presuli, la dichiarazione, che segue la lettera di congratulazioni del 5 novembre, sarebbe focalizzata essenzialmente su cinque punti. Il primo riprenderà le considerazioni svolte dallo stesso card. George all’apertura dei lavori, in cui aveva riconosciuto il carattere storico di questa elezione, ma anche ammonito che “il bene comune non può essere incarnato in una società in cui coloro che attendono di nascere possono essere uccisi legalmente”. I vescovi vogliono poi ribadire la propria disponibilità a collaborare con la nuova Amministrazione su temi quali la giustizia economica, la riforma dell’immigrazione, l’assistenza sanitaria ai poveri, l’educazione, la promozione della libertà religiosa e l’impegno per la pace. Per altro verso, essi confermano la loro unità sulla difesa della vita dal concepimento e quindi la ferma opposizione al Freedom of Choice Act, la proposta di legge appoggiata dal Presidente Barack Obama che vuole liberalizzare l’aborto negli Stati Uniti. I vescovi americani riconoscono inoltre il peso avuto dalla crisi economica nel voto rispetto ad altri temi fondamentali per la Chiesa, come appunto l’aborto. Infine, la dichiarazione esprimerà la profonda gratitudine dell’Episcopato per tutti quei fedeli cattolici impegnati nella difesa della vita dei bambini non nati e dei più vulnerabili e l’auspicio che tutti i cattolici impegnati nella vita pubblica lavorino per il bene comune. Le elezioni americane non sono state l’unico argomento dei lavori della plenaria. Tra le decisioni più importanti vi è stato il conferimento a cinque unità speciali del mandato di attuare le iniziative prioritarie fissate dall’episcopato per il periodo 2009-2011: sono l’unità su “Formazione alla fede e pratica sacramentale”, quella sul “Rafforzamento del matrimonio”, sulla “Vita e dignità della persona umana”, sulla “Diversità culturale nella Chiesa” e sulla “Promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”. L’assemblea ha inoltre eletto diverse cariche direttive, confermando mons. George Murry segretario della USCCB. (L.Z.)

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    Visita del presidente messicano Calderón ai presuli riuniti in assemblea plenaria

    ◊   Il Presidente della Conferenza episcopale messicana, mons. Carlos Aguiar Retes, vescovo di Texcoco, ha dato ieri il benvenuto al Presidente della Repubblica, Felipe Calderón Hinojosa. Il capo di Stato, accompagnato dalla moglie, Margarita Zavala, e alcuni suoi collaboratori, ha fatto visita ai vescovi riuniti nella loro 86.ma Assemblea plenaria incentrata sulla corresponsabilità dei pastori e dei laici nella Missione continentale. Un comunicato stampa dell’episcopato riferisce che durante il cordiale incontro sono state analizzate diverse questioni che preoccupano sia il governo che la Chiesa, come la violenza e l’insicurezza, nonché la gravità del narcotraffico e le sue conseguenze deleterie per il tessuto sociale della nazione. Attenzione è stata posta anche ai temi dell’educazione, la difesa della vita, la povertà e la crisi finanziaria internazionale. Il Presidente ha dato approfondite risposte ai molti quesiti posti dai numerosi vescovi presenti. Sull’educazione, in particolare, si è parlato della necessità di un’ampia alleanza che ne migliori la qualità e il Presidente ha voluto ribadire con forza che i suoi progetti sociali hanno come scopo principale quello di abbattere le iniquità e la povertà nel Paese. Il Capo dello Stato ha sottolineato che a suo avviso una vera lotta contro la disuguaglianza e la miseria ha bisogno di piani educativi integrali e della capacità di favorire e stimolare la crescita della persona umana. Dall’altra parte, ha assicurato Calderòn, tutto ciò sarà di grande aiuto per combattere la disoccupazione ampliando l’orizzonte delle opportunità e della formazione. Infine, il Presidente ha illustrato le iniziative del suo governo nel campo della lotta contro la criminalità e la violenza così come nella delicata questione della salute, in particolare dei diritti di coloro che non entrano nei parametri della sicurezza sociale, spesso famiglie senza la minima copertura economica. Calderòn, conclude il comunicato episcopale, si è congedato dai vescovi sottolineando l’importanza della collaborazione di vescovi e laici per costruire un Messico ove la politica possa essere esercitata con rettitudine e come forma di servizio al prossimo. (L.B.)

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    I vescovi del Paraguay: la Chiesa non amministrerà fondi governativi per la promozione dei contadini

    ◊   In riferimento alle informazioni rese note dai mezzi di comunicazione che assicurano che la Pastorale sociale nazionale della Conferenza Episcopale del Paraguay amministrerà e valuterà l’utilizzo di una parte dei fondi sociali (15 milioni di dollari) previsti dal Piano “Itaipú Binacional”, la presidenza dei vescovi ha precisato in un comunicato di non aver “assunto nessuno impegno” al riguardo. Il Presidente Fernando Lugo, che ha annunciato recentemente un progetto per il sostegno e la promozione della popolazione contadina, chiamato "Piano Itaipú", ha chiesto alla Chiesa cattolica di farsi carico dell'amministrazione e distribuzione di una parte importante dei 15 milioni di dollari del Fondo destinato all'iniziativa. Successivamente alcune interpretazioni giornalistiche di dichiarazioni di mons. Mario Melanio Medina, incaricato della Pastorale sociale, hanno fatto credere che la Chiesa avrebbe dato il suo consenso e approvazione, ma le cose non stanno così. “La Commissione episcopale della pastorale sociale – si legge nel comunicato - è stata invitata dal Presidente della Repubblica a partecipare in una riunione congiunta ove ha ricevuto la proposta di farsi carico della gestione e utilizzo dei fondi sociali disponibili per il corrente esercizio della Finanziaria”. I presuli paraguayani precisano che “tale proposta sarà presentata da parte della Commissione episcopale della pastorale sociale agli organismi corrispondenti della Conferenza episcopale per il suo studio e analisi”. I fondi di cui si parla saranno forniti come sempre dall'Impresa nazionale idroelettrica Itaipú, secondo quanto confermato dal Presidente dell'ente Carlos Mateo Balmelli. Lo scopo del progetto è di finanziare iniziative agricole, stradali, sanitarie e nutrizionali indirizzate soprattutto alle popolazioni contadine più povere ed emarginate. In Paraguay l’iniziativa, avviata dal governo precedente di Nicanor Duarte (2003-2008) e definita dalla stampa "fondi sociali", da molto tempo è al centro di violente polemiche e oggetto di indagini giudiziarie poiché, da più parti, si sostiene che tali fondi siano stati anche fonte di corruzione. Recentemente la stampa ha assicurato che nella gestione di queste somme sarebbero scomparsi almeno due milioni di dollari. (A cura di Luis Badilla)

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    Visita in Nicaragua del segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   “Non può esserci riconciliazione senza trasformazione della società”: è quanto ha affermato il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), il pastore Samuel Kobia, a Managua, durante il suo recente viaggio in Nicaragua. Il pastore Kobia era accompagnato da una piccola delegazione per una visita di solidarietà nel quadro del programma “Lettere viventi”. Queste ultime sono equipe che toccano diversi Paesi del mondo, lì dove i cristiani si sforzano di vincere la violenza. I membri delle equipe hanno il compito di esprimere la solidarietà della comunità del CEC, costituita da 349 denominazioni. Nel programma della visita ecumenica era incluso un Forum teologico sull’ecumenismo e la lotta contro la violenza nell’America centrale. A Managua il pastore Kobia è stato insignito dell’ordine Martin Luther King per la pace, assegnato dall’Istituto Martin Luther King del Politecnico del Nicaragua. L’Istituto Martin Luther King, che quest’anno festeggia 15 anni, ha avuto un ruolo importante nel processo che ha portato alla istituzione, da parte delle Nazioni Unite, dell’Anno internazionale della riconciliazione previsto per il 2009. (T.C.)

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    Il vescovo ortodosso russo Jonah è il nuovo metropolita d'America e del Canada

    ◊   Il vescovo Jonah di Forth Worth è stato eletto oggi arcivescovo di Washington e di New York, metropolita di tutta l’America e del Canada. Ad eleggerlo è stato il 15° Concilio della Chiesa ortodossa russa in America. Il nuovo metropolita - riferisce l'agenzia Sir - il cui nome civile è James Paffhausen, è nato nel 1959 a Chicago. E’ stato battezzato nella chiesa episcopaliana (nome che si dà alla Chiesa anglicana negli Stati Uniti) ed è stato accolto nella Chiesa ortodossa nel 1978 dalla parrocchia “Notre-Dame de Kazan” di San Diego (del Patriarcato di Mosca), nella città in cui ha frequentato l’università. Ha poi continuato gli studi all’Istituto di teologia ortodossa San Vladimiro (sempre negli Stati Uniti) dove ha terminato anche un master di teologia dogmatica nel 1988. Nel ’94 è stato ordinato diacono e poi prete e nel ‘95 ha preso il nome di Jonah. Qualche anno più tardi fonda un monastero in California. Il 4 settembre di quest’anno è stato eletto dai vescovi ortodossi d’America vescovo di Worth e ausiliare per la diocesi del sud. La notizia della sua elezione a metropolita d’America e del Canada appare oggi su tutti i canali informativi della Chiese ortodosse. (R.P.)

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    La plenaria delle COMECE riflette sulle sfide per l'Europa

    ◊   E’ centrata sull’analisi de “Le sfide attuali per l’Europa” la plenaria della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE), che ha aperto ieri i lavori a Bruxelles. Fra i temi in esame – si legge in una nota del Sir - la crisi “costituzionale” seguita al referendum irlandese di giugno, il conflitto Russia – Georgia, la “drammatica crisi finanziaria” e le sue conseguenze economiche, sociali e politiche. Grande attenzione anche alle problematiche relative al cambiamento climatico e alla spirale di attacchi contro i cristiani nel mondo. Sul tema della crisi finanziaria è intervenuto in particolare il presidente della COMECE, mons. Adrianus Van Luyn, che nella sua relazione ha sottolineato come per “recuperare la nostra fiducia nei fondamenti del sistema economico e sociale così gravemente sconvolto” sia necessario dotarsi di “regole e leggi migliori” e di “maggiore competenza a livello europeo e internazionale al fine di prevenire un ulteriore surriscaldamento dei sistemi finanziari collegati a livello globale”. Per mons. Van Luyn “le cause più profonde della crisi finanziaria risiedono in un sistema di valori fuorviante”, in una crisi spirituale e nella distorsione della gerarchia dei valori. Oggi - ha aggiunto il presule - “il senso e il valore del lavoro dell’uomo sono passati in secondo piano nella ricerca generale di profitto” e “le persone e il pianeta sono, in ultima analisi, considerati solo in modo funzionale”, mentre invece è necessario “guardare all’uomo nella sua interezza”. La crisi finanziaria ha concluso il presule “dovrebbe condurci a interrogarsi sul perché oggi non vi siano più persone che riconoscono nel messaggio cristiano di condivisione reciproca e di stile di vita sobrio, la chiave del segreto di una vita buona e in definitiva felice”. Domande – ha detto – a cui non possono rispondere i governi ma che interpellano piuttosto le autorità religiose, chiamate – ha sottolineato – ad impegnarsi “con più zelo e creatività per rendere la fede più accessibile” e per un “coerente esempio di vita vissuta”. (C.D.L.)

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    Leader di tutte le fedi religiose del Regno Unito ad Auschwitz-Birkenau

    ◊   I leader religiosi del Regno Unito, cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, Baha’i, Sikh e Zoroastriani, sono oggi in visita ad Auschwitz-Birkenau, in Polonia. Della delegazione fanno parte anche l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e il Rabbino Capo Jonathan Sacks. “La visita – si legge in un comunicato della Comunione anglicana ripreso dall'agenzia Sir – vuole dimostrare la solidarietà dei leader religiosi di fronte agli estremismi di ostilità e di genocidio che Auschwitz-Birkenau rappresentano e che nei tempi moderni sono rappresentati dalla Cambogia, Bosnia e dal Ruanda". Al viaggio - organizzato dal progetto “Holocaust Educational Trust” - partecipano anche 200 studenti di 16 anni con i loro insegnanti. "Auschwitz, come molti hanno detto, ci riduce al silenzio – dice l’arcivescovo di Canterbury -. Ma dire questo e non di più sarebbe rifuggire dalla sfida che essa rappresenta. Se siamo veramente impegnati, non abbiamo scelta se non quella di crescere nella capacità di individuare dove questi olocausti sono presenti ancora oggi”. La visita culminerà a Birkenau con la cerimonia dell’accensione delle candele e con la lettura di meditazioni da parte degli stessi studenti. “Noi non possiamo cambiare il passato – dice il Rabbino Sacks -, ma ricordando il passato, possiamo cambiare il futuro”. (R.P.)

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    Rapporto ONU: in Africa nel 2030 raddoppieranno gli abitanti delle città

    ◊   Entro il 2030, la popolazione urbana in Africa raddoppierà passando dagli attuali 373 milioni a oltre 759 milioni di persone: lo sostiene l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (Un-Habitat) presentato in Kenya, a Nairobi e ripreso dall'agenzia Misna. In base al rapporto, il continente sta attraversando una fase di profondi cambiamenti demografici anche se permangono forti differenze: l’Africa orientale, attualmente l’area meno urbanizzata del mondo, sta rapidamente cambiando, mentre i tassi di urbanizzazione sono in lieve calo nel nord arabo e nel cono australe già relativamente urbanizzate. “La popolazione, contrariamente alle aspettative – sostiene il rapporto – non si concentrerà nelle attuali metropoli, ma tenderà per almeno due terzi del totale a trasferirsi nelle città di media grandezza che adesso contano non più di 500.000 abitanti”. Il restante terzo sarà invece assorbito da quelle che sono già oggi metropoli a tutti gli effetti: nel 1950, le egiziane Alessandria e il Cairo erano le uniche città africane a superare il milione di abitanti; nel 2005 erano 43 a superare questa soglia con una media di due milioni e mezzo di abitanti e una popolazione totale di 110 milioni di individui; nel 2015 – secondo il rapporto - saranno 53 le città a superare il milione di abitanti, con una media per città di oltre tre milioni di persone e una popolazione totale di circa 168 milioni di abitanti. A crescere saranno anche i tre attuali grandi agglomerati del continente: entro il 2025 Kinshasa (Repubblica democratica del Congo) conterà quasi 17 milioni di abitanti, Lagos (Nigeria) e il Cairo sfioreranno invece i 16 milioni: rispettivamente - è la conclusione del documento di Un-Habitat - occuperanno l’11°, il 12° e il 13° posto nella classifica delle metropoli più popolate del mondo. Tendenze che, secondo Un-Habitat, dovrebbero essere prese in considerazione fin d’ora dai governi africani per assicurare alle attuali città di media grandezza, infrastrutture e adeguati piani di sviluppo e espansione urbanistica. (R.P.)

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    Senegal: accordo fra l'università cattolica dell'Africa dell'Ovest e il governo

    ◊   Il cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar e gran cancelliere dell’Università cattolica dell’Africa dell’Ovest (Ucao), e il ministro degli Affari Esteri senegalese Cheikh Tidiane Gadio hanno firmato lunedì scorso un accordo che permetterà all’Unità universitaria dell’Ucao, che si trova a Ziguinchor, di aprirsi ad una prospettiva internazionale. Per il porporato, attraverso tale accordo, sarà possibile “favorire, da una parte, l’insediamento dell’Ucao in Senegal e, dall’altra parte, di preservare e di internazionalizzare l’Unità universitaria nella regione di Ziguinchor”. Creata nel 2000 dalla Conferenza episcopale regionale dell’Africa dell’Ovest, l’Ucao è una rete di Unità universitarie che si trovano nelle 11 zone della Conferenza episcopale ed è aperta a tutti gli studenti e docenti per l’insegnamento di discipline scientifiche e tecniche. In Senegal, l’Unità universitaria si trova a Coubalan ed offre una preparazione in Scienze Economiche e Gestione. Secondo il cardinale Sarr la presenza dell’Ucao nel Casamance “è un modo per i vescovi della Conferenza episcopale dell’Africa dell’Ovest per contribuire allo sviluppo della regione”, “un solco per l’integrazione regionale”. La struttura offrirà una piattaforma culturale, sportiva e turistica, grazie anche alle attrezzature che vi si trovano, e potrà contribuire inoltre al consolidamento della pace nella regione. (T.C.)

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    Burkina Faso: 25 anni di attività della Fondazione Giovanni Paolo II

    ◊   Presentate a Ougadougou, nel Burkina Faso, le iniziative per i 25 anni della Fondazione Giovanni Paolo II. L’anniversario ricorre il 15 febbraio dell’anno prossimo e per festeggiarlo sarà organizzato un pellegrinaggio nazionale. Al servizio dei popoli del Sahel, l’istituzione lavora al fianco dei più poveri, lotta contro la desertificazione e forma quanti vogliono mettersi a servizio delle comunità più disagiate. Nata dopo la visita di Papa Wojtyla nel Burkina Faso, nel 1980, dopo l’appello lanciato dal pontefice a favore delle popolazioni duramente colpite dalla desertificazione e dalla siccità, con i suoi 25 anni la fondazione, ha detto il presidente del comitato di organizzazione del giubileo, mons. Thomas Kaboré, vescovo di Kaya, “è una bella prodezza di coordinamento di molteplici talenti ed energie a servizio di una causa nobile”. La Fondazione Giovanni Paolo II (www.jp2-sahel.org) ha al suo attivo interventi, oltre che nel Burkina Faso, nel Capo Verde, in Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e Ciad. “Quando si eredita una casa dal proprio padre – ha affermato mons. Kaboré – la si deve mantenere, riparare perché le sue fondamenta restino solide. Noi siamo stati sostenuti, aiutati, sovvenzionati per 25 anni; è tempo adesso che noi saheliani facciamo la nostra parte, che apportiamo la nostra pietra all’edificio. Facciamo in modo che da questo anniversario – ha concluso – possiamo prenderci carico della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel”. (T.C.)

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    Russia: arrestato l'omicida dei due gesuiti a Mosca

    ◊   I mezzi di comunicazione russi hanno diffuso la notizia dell’arresto dell’omicida di due gesuiti, i padri Otto Messmer e Victor Betancourt. L’omicida ha confessato. Si tratta di uno psicopatico, persona già nota alla polizia perché arrestata precedentemente per altri fatti. E’ stato appurato che il duplice assassinio è avvenuto il 27 ottobre, in tempi diversi, con uno scarto di 15/17 ore tra la morte del primo gesuita e quella del secondo. La polizia prosegue le indagini ma al momento alla Compagnia di Gesù non è stato permesso l’accesso agli atti. Come si ricorderà, il 29 ottobre, la Curia Generalizia aveva informato tutta la Compagnia di Gesù dell’uccisione violenta avvenuta a Mosca dei due religiosi. Innumerevoli sono stati i messaggi di cordoglio e di solidarietà ricevuti dalla Curia stessa. Il funerale si è tenuto il 5 novembre scorso a Mosca, alla presenza di circa 250 persone. La cerimonia è stata presieduta da mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca. Con lui hanno concelebrato il nunzio apostolico, arcivescovo Antonio Mennini, l’arcivescovo di Astana in Kazakistan, mons. Tomasz Peta, il vescovo di Saratov, mons. Klemens Pickel, l’Amministratore apostolico del Kirghizistan, mons. Nikolaus Messmer, fratello di uno degli uccisi, e il vescovo di Novosibirsk, mons. Joseph Werth, più altri dieci gesuiti e circa 50 sacerdoti e religiosi di altre congregazioni. Al termine della cerimonia religiosa i corpi dei padri Messmer e Bentacourt sono stati rimpatriati rispettivamente in Germania e in Ecuador. Addolorata per la morte violenta dei due religiosi, la Compagnia di gesù ha rinnovato il proprio sostegno agli altri gesuiti della Regione Russa e all’opera apostolica nella quale sono impegnati. (A.M.)

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    Vietnam: più distesi i rapporti tra Stato e Chiesa ma nuove tensioni nella diocesi di Hue

    ◊   Nonostante le inevitabili frizioni e il persistere di molte restrizioni alla libertà religiosa in Vietnam, i rapporti tra le autorità e la Chiesa sono più distesi di un tempo. Ad affermarlo in un’intervista all’agenzia Églises d’Asie delle Missioni Estere di Parigi (MEP) è mons. Joseph Nguyen Chi Linh, vescovo di Thanh Hoa e vice-presidente della Conferenza episcopale vietnamita. “Evidentemente non siamo del tutto soddisfatti della situazione, ma abbiamo l’impressione che le relazioni tra le due parti siano abbastanza distese e cordiali, pur con le inevitabili frizioni legate alla situazione politica nazionale”, ha detto il presule, intervistato nei giorni scorsi durante un breve soggiorno a Parigi. Mons. Nguyen cita in particolare le minori restrizioni imposte dal regime per le ammissioni ai seminari, non più contingentate come un tempo e nelle ordinazioni dei sacerdoti, sulle quali oggi, di fatto, le autorità lasciano fare senza interferire. Sul piano delle attività pastorali poi, ha detto il presule, “abbiamo abbastanza libertà, nonostante le vecchie disposizioni siano ancora in vigore. Ma le tensioni di una volta sono scomparse. La lunga convivenza ha aumentato la nostra familiarità reciproca”. Per altro verso, mons. Nguyen denuncia l’assenza di libertà di espressione e di stampa ancora oggi monopolio del Partito comunista che controlla tutti i media. Nell’intervista il presule parla anche della controversia sulla restituzione alla Chiesa della ex Delegazione Apostolica di Hanoi e del terreno della parrocchia di Thai Ha: “Il governo – dice - è intervenuto in modo brutale e arbitrario e la soluzione da esso imposta non è per nulla soddisfacente per i fedeli della diocesi di Hanoi e per la Chiesa in Vietnam”. I due casi – ha precisato il vescovo – non sono isolati, perché, anche se i media non ne parlano, analoghi contenziosi ci sono anche in altre diocesi del Paese. La stessa agenzia Églises d’Asie segnala un altro focolare di tensione nella parrocchia di An Bang, nella diocesi di Hue, dove da qualche mese è in atto un braccio di ferro su un terreno sul quale la comunità cattolica locale ha eretto un santuario. Le autorità locali ne pretendono la demolizione, in quanto a loro dire, abusivo e dallo scorso 26 settembre il terreno è presidiato dalle forze dell’ordine. (L.Z.)

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    Indonesia: il declino delle scuole cattoliche al centro della plenaria dei vescovi

    ◊   I vescovi indonesiani sono preoccupati per il declino delle iscrizioni e della qualità delle scuole cattoliche nel Paese. La preoccupazione è emersa dalla loro assemblea plenaria annuale in corso in questi giorni a Giakarta e dedicata appunto al tema “L’istituto educativo cattolico: un mezzo per l’annuncio del Vangelo, che deve distinguersi e stare accanto ai deboli”. La riunione – riferisce l’agenzia Ucan - è stata preceduta da un incontro di studio di due giorni, in cui i vescovi e educatori cattolici hanno cercato di capire le cause e i possibili rimedi alla crisi, che in questi ultimi cinque anni ha portato alla chiusura di diversi istituti. Una recente indagine condotta dalla Commissione per l’educazione della Conferenza episcopale indonesiana su una trentina di scuole primarie e secondarie cattoliche ha rivelato che in quattro anni 19 hanno perso in tutto circa 20mila studenti. Di altri 12 istituti di educazione superiore presi in esame, 10 hanno subìto, nello stesso periodo, un calo complessivo di 17mila studenti. “Il risultato di questo declino – evidenziano le raccomandazioni finali dell’incontro sottoposte poi ai vescovi – è che la Chiesa sta perdendo uno dei luoghi privilegiati in cui annunciare il Vangelo ai giovani”. Tra le cause della crisi il documento segnala insufficienti risorse umane, problemi finanziari e di cattiva gestione, ma anche il declino demografico. Il segretario esecutivo della Commissione episcopale per l’educazione, fratel Heribertus Sumarjo ha evidenziato anche il basso livello di preparazione del corpo insegnante e l’inadeguatezza delle strutture. Tra i rimedi proposti: l’istituzione di scuole di specializzazione per insegnanti, la promozione di corsi di aggiornamento e di formazione alla fede, la ricerca di nuove fonti di finanziamento anche tramite campagne di raccolta fondi e una gestione più di trasparente. È stata inoltre ribadita la necessità di preservare l’identità degli istituti cattolici e di riservare un’attenzione particolare agli studenti più svantaggiati. I vescovi devono ora approvare la versione finale delle proposte che entreranno a fare parte di un nuovo piano educativo nazionale per le scuole cattoliche. (L.Z.)

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    Portogallo: i vescovi raccomandano gruppi di sostegno per bambini disagiati

    ◊   Nel corso dei lavori dell’Assemblea plenaria, che si chiude oggi a Fatima, i vescovi portoghesi (Cep) hanno approvato due documenti: “Tutta la priorità ai bambini” e “La scuola in Portogallo”. Il segretario generale della Cep, padre Manuel Morujão, ha affermato che “la Nota pastorale sull’infanzia rileva la centralità di quest’età evolutiva, ed invita a riservare un’attenzione particolare ai bambini orfani, maltrattati e portatori di handicap: la Cep raccomanda che in ogni parrocchia si organizzi un gruppo di azione sociale che si occupi di loro”. “Il documento, ripreso dall'agenzia Sir, non tratta invece dell’adozione, perché tale problematica richiederebbe un’osservazione più approfondita e specifica”, tuttavia ha osservato che “essa non deve essere considerata un diritto degli adulti, ma un servizio nei confronti di un bambino bisognoso d’aiuto”. Per quanto concerne la scuola padre Morujão ha spiegato che “il documento intende mostrare che non è sufficiente trasmettere conoscenze puramente tecniche, ma che l’educazione scolastica deve fornire una visione della vita, e seguire un progetto globale orientato a radicare precisi ed importanti valori”. Circa la celebrazione dell’Anno Paolino a Fatima (25 gennaio 2009) il segretario della Cep ha annunciato che sarà presieduta da un vescovo siriano: “Damasco è la città nella quale si convertì, e l’offertorio di quel giorno sarà dedicato alla Chiesa di Siria”. (R.P.)

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    Iniziativa di evangelizzazione dell’agenzia dei vescovi inglesi per l’Anno Paolino

    ◊   Un ciclo di giornate di formazione con la distribuzione di sussidi in tutto il Regno Unito per aiutare le parrocchie e i gruppi parrocchiali a rendere più incisiva la loro azione di evangelizzazione. È la nuova iniziativa lanciata dalla CASE, l’agenzia dei vescovi inglesi e gallesi per il sostegno alla nuova evangelizzazione, in occasione dell’Anno Paolino. Il titolo dell’iniziativa, organizzata in collaborazione con i Catholic Evangelisation Services, è “Fanning the Flames” (alla lettera “soffiare sul fuoco”) e prende spunto da uno dei passaggi più significativi della Seconda lettera di San Paolo a Timoteo in cui l’Apostolo delle Genti esorta il discepolo a ravvivare il dono di Dio che è in lui e a fare in modo che si trasformi in testimonianza. “Nell’anno che la Chiesa ha dedicato a San Paolo, non poteva esserci risposta migliore che prendere alla lettera questa chiamata all’evangelizzazione”, spiega Liesel Detemple dei Catholic Evangelisation Services. “Si tratta di una iniziativa inedita per l’Inghilterra e il Galles – ha evidenziato, da parte sua, il direttore della CASE, mons. Keith Baltrop - Non è stato mai proposto un programma di formazione così mirato e su così vasta scala: vogliamo invitare tutti a partecipare, perché tutti possiamo contribuire a soffiare sulla fiamma della fede”. Le giornate saranno ospitate nelle principali città del Regno Unito e molte date sono state già fissate. La speranza degli organizzatori è che ciascuna parrocchia invii almeno quattro rappresentanti a seguire i corsi. (L.Z.)

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    Turchia: in Antiochia una biblioteca specializzata su San Paolo

    ◊   Una biblioteca specializzata su San Paolo, con un Centro studi a disposizione di esperti, religiosi, laici e di tutti coloro che vogliono approfondire la figura dell’apostolo delle genti: è questo il nuovo “Centro culturale S. Paolo” iniziativa lanciata nella città di Antiochia dalla comunità cattolica locale. Il progetto, messo in cantiere dalla comunità francescana dei Frati cappuccini, ha radici italiane: è stato infatti sponsorizzato dal vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, e realizzato grazie alla disponibilità di locali e di risorse umane della chiesa cattolica intitola ai Santi Pietro e Paolo nella città di Antiochia sull’Oronte. La biblioteca - riferisce l'agenzia Sir - conterrà libri sul grande Apostolo ma anche su Antiochia romana e bizantina, sull’inizio del cristianesimo e della Chiesa, estendendo poi le proprie competenze ai rapporti cristianesimo-islam, specialmente in terra turca. Il progetto prende il via durante l’Anno paolino e potrà svilupparsi e arricchirsi negli anni a venire. Il Centro intende diventare un punto di riferimento per tutti i pellegrini che si recano ad Antiochia, per i religiosi e i laici che intendono entrare più a fondo nella storia e nella spiritualità di san Paolo. Nell’Anno paolino la Chiesa cattolica in Turchia sta registrando un notevole aumento dei pellegrinaggi soprattutto nel “luoghi paolini” di Tarso e Antiochia. (R.P.)

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    Un anno fa la morte del teologo gesuita Xavier Léon-Dufour

    ◊   Un anno fa, il 13 novembre 2007, si spegneva padre Xavier Léon-Dufour, sacerdote gesuita e teologo, che fu consultore della Pontifica Commissione Biblica e professore di esegesi biblica. Autore di numerose ed apprezzate pubblicazioni, conferenze e articoli pubblicati su riviste di prestigio, nella sua riflessione si è soffermato molto sul mistero della morte, in relazione al quale ebbe a dire: “la morte rimane un mistero, ma penso che la fede cristiana permetta di capire che cos’è l‘incontro dell’uomo con Dio (…) Quando amo, è Dio che ama in me; e siccome Dio è padrone della morte, egli mi invita immediatamente a credere che l’amore autentico è più forte della morte”. Tra le sue pubblicazioni, di grande rilievo il “Dizionario di Teologia Biblica” tradotto in 32 lingue e diffuso in milioni di copie in tutto il mondo e "La lettura continua del Vangelo di Giovanni", un’opera imponente in quattro volumi, ancora senza equivalenti. Una Messa in ricordo di padre Léon-Dufour è stata celebrata presso la Chiesa del Gesù in Roma, da mons. Francisco Lopez Rivera, rettore del Seminario Internazionale del Gesù. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: 20 civili morti in un attentato kamikaze contro un convoglio USA

    ◊   Nuova escalation di violenza in Afghanistan. Nei pressi di Jalalabad, un attentato kamikaze ha provocato la morte di 20 civili e di un soldato americano oltre a 58 feriti. L’attacco, diretto contro un convoglio statunitense che stava transitando davanti ad un mercato, segue di poche ore altri due attentati suicidi realizzati dai talebani nelle province di Kandahar e Helmand. Intanto, il comando della NATO ha reso noto che due soldati sono morti ieri in un’esplosione nel sud del Paese asiatico.

    Pakistan-Iran
    Un diplomatico iraniano è stato rapito a Peshawar, in Pakistan. Nell’azione ha perso la vita la sua guardia del corpo. Nella città, dove è forte la presenza di fondamentalisti, cresce l’insicurezza: solo ieri, colpi d’arma da fuoco avevano ucciso un operatore umanitario statunitense.

    Repubblica Democratica del Congo
    Nella Repubblica Democratica del Congo non si arresta la marcia dei ribelli dell'ex generale, Laurent Nkunda, che si trovano ora alle porte della città di Kanyabayonga, a 75 km da Goma, snodo di collegamento per il Nord Kivu. Intanto, il governo congolese ha annunciato “tolleranza zero” verso i militari che si sono macchiati di violenze contro i civili.

    Somalia
    Nessuna novità sulla sorte delle due suore italiane rapite, tra domenica e lunedì scorso, in un villaggio kenyota al confine con la Somalia. Sul terreno, cresce la preoccupazione per l'avanzata dei fondamentalisti islamici legati ad Al Qaeda, che ieri - oltre allo strategico porto di Merka - hanno anche preso il controllo di Elasha e delle sue zone limitrofe. Un’area di grande importanza perché comprende i campi profughi e dunque agli sfollati fuggiti da Mogadiscio potrebbero mancare gli aiuti internazionali di cui vivono.

    Algeria-politica
    In Algeria, si registra una svolta a livello politico dopo il "sì" del parlamento per annullare il limite del mandato presidenziale. Per l’attuale capo di Stato, Bouteflika, si prospettano altri 5 anni alla guida del Paese. Il servizio di Amina Belkassem:

    Dopo un mese di attesa e di incertezza politica, i giochi sembrano fatti in Algeria, dove si fa sempre più concreta la possibilità di un terzo mandato per il presidente, Abdelaziz Bouteflika. La nuova Costituzione, approvata ieri dal parlamento, elimina infatti il limite dei due mandati per il capo dello Stato. Bouteflika, in carica ormai da dieci anni, potrà candidarsi alle prossime elezioni che si terranno in aprile e sembra scontata una sua riconferma. In meno di due settimane, ha potuto annunciare e fare approvare in parlamento una riforma costituzionale con un vero plebiscito: 500 voti a favore su 529 votanti. Il “no” è arrivato soltanto dal Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia, di Said Sadi, che ha definito la revisione un colpo di Stato costituzionale. La nuova legge introduce anche la carica di primo ministro che garantirà l’applicazione del programma presidenziale. Alcuni articoli, definiti dalle associazioni femministe "fumo negli occhi" per la scena internazionale, promettono invece una maggiore partecipazione politica alle donne.
     
    Russia-USA-scudo antimissile
    In un’intervista a “Le Figaro”, il capo del Cremlino, Dmitry Medvedev, si è detto disponibile a trattare con il successore di George W. Bush alla Casa Bianca, Barak Obama, sullo scudo antimissile che gli Stati Uniti vogliono collocare in Polonia e Repubblica Ceca. Da parte sua, Mosca è pronta a rinunciare a schierare i missili a Kaliningrad per neutralizzare lo scudo. Medvedev ha offerto un negoziato per arrivare a “un’opzione zero”, ovvero un disarmo sull'esempio di quello proposto da Reagan all’URSS che portò al Trattato del 1987 sulla riduzione dei missili a medio raggio in Europa.

    Italia-Alitalia
    Quarta giornata di ritardi all’aeroporto romano di Fiumicino, dove sono stati cancellati almeno 30 voli, ma si segnalano disagi anche a Linate e Malpensa. Molti cittadini hanno presentato esposti alla Polaria, la Polizia dell’Aria, per avere chiarimenti su quanto sta accadendo e denunciare le difficoltà incontrate. Intanto, il Garante per gli scioperi, Martone, ha definito “illeggittimo” lo sciopero selvaggio di lunedì scorso e quello “bianco” dei dipendenti Alitalia, che stanno applicano alla lettera il manuale operativo, bloccando di fatto arrivi e partenze.

    Italia-sindacati
    E’ rottura tra i sindacati confederali. La CGIL ha convocato uno sciopero generale per il 12 dicembre contro le politiche economiche del governo. Una decisione seguita ad un incontro a casa di Silvio Berlusconi tra Confindustria e CISL, UIL che hanno definito “informale” il colloquio. Intanto, si registra una spaccatura anche sulla riforma dell'università. Confermata l’agitazione di CGIL e UIL per venerdì 14 novembre, revocata invece dalla CISL dopo che ha firmato la proposta del governo su tagli e precariato.

    Italia-Napolitano
    Appello del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, a far cadere “vecchi pregiudizi” verso gli immigrati. “Occorre - ha detto - un clima di apertura e apprezzamento verso gli stranieri che si fanno italiani”. Parlando dell’immigrazione, ha aggiunto che è “un fenomeno non temporaneo” e pertanto deve esserci “una presa di coscienza collettiva” per trarne le naturali conseguenze nello “sviluppo delle politiche di integrazione”.

     
    Taiwan-ex presidente
    E’ in sciopero della fame l’ex presidente di Taiwan, Chen Shui-Bian, arrestato per corruzione. Chen è in carcere da giorni dopo che un tribunale lo ha accusato di essersi appropriato indebitamente di 15 milioni di dollari di Taiwan durante il suo mandato.

    Tibet-Dalai Lama
    Il prossimo 6 dicembre, il capo dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy, presidente di turno dell’Unione Europea, incontrerà il Dalai Lama in Polonia. Nella sua ultima visita in Francia, il leader spirituale tibetano non aveva avuto alcun colloquio con Sarkozy, ma aveva incontrato sua moglie, Carla Bruni, alla cerimonia di inaugurazione di un tempio buddista.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 318

     
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