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Sommario del 11/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Appello del nunzio in Kenya, mons. Lebeaupin: i rapitori liberino le religiose italiane sequestrate al confine con la Somalia
  • Nomine
  • Alla presentazione della 23.ma Conferenza sulla pastorale sanitaria, il cardinale Barragán ribadisce il "no" alla ricerca sulle staminali embrionali
  • Il bilancio del primo Seminario cattolico-islamico nelle parole di padre Samir Khalil Samir
  • La testimonianza di una delle uditrici al Sinodo sulla Parola di Dio: Silvia Sanchini, presidente nazionale femminile della FUCI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il rabbino Rosen all'incontro ebraico-cattolico di Budapest: costruiamo insieme società fondate su valori esistenziali
  • A Roma la mostra dedicata alla pittura dei maestri fiamminghi del Seicento
  • Chiesa e Società

  • Storica la scelta di Obama alla Casa Bianca, ma "nessun assegno in bianco" sui temi etici: così i vescovi americani riuniti a Baltimora
  • In una lettera i vescovi indiani chiedono alle autorità dell'Orissa di ricostruire le chiese per Natale
  • L'arcivescovo di Bukavu chiede alle grandi potenze di cessare le interferenze in Congo
  • Dubbi delle comunità religiose sulla difesa delle minoranze in Iraq
  • Appello della Chiesa colombiana per una legge a sostegno delle vittime delle violenza
  • Aperta in Messico l'86.ma Assemblea plenaria dei vescovi
  • La Cina annuncia massimo impegno a sei mesi dal terremoto nel Sichuan
  • La Chiesa delle Filippine chiede più interventi della polizia contro i rapimenti
  • La Chiesa pakistana contro la pena di morte per i terroristi telematici
  • Conclusa la plenaria dei vescovi francesi con l’invito a “far vivere le Chiese”
  • L'Università cattolica di Dublino ricorda oggi il suo antico rettore, il cardinale Newman
  • Inaugurata a Gerusalemme la Facoltà di Scienze bibliche e Archeologia
  • Una bambola di Natale per aiutare i “meninos de rua” di padre Chiera
  • Intitolata una scuola a don Andrea Santoro a Priverno, suo paese natale
  • Nasce il breviario elettronico su iPhone e iPod
  • 24 Ore nel Mondo

  • Prima volta di Obama alla Casa Bianca. Al centro del colloquio con Bush le guerre in Iraq e Afghanistan e la crisi finanziaria mondiale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Appello del nunzio in Kenya, mons. Lebeaupin: i rapitori liberino le religiose italiane sequestrate al confine con la Somalia

    ◊   Ancora nessuna novità sulla sorte delle due missionarie italiane, suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero, rapite l’altro ieri in un villaggio al confine tra Kenya e Somalia. L’evolversi della situazione viene seguito da vicino in Vaticano e con grande partecipazione al “Movimento Contemplativo Missionario Padre Foucauld” di Cuneo, del quale fanno parte le due religiose. Intanto, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul sequestro. Sul modo in cui la Chiesa keniana sta vivendo questa vicenda, Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del nunzio apostolico in Kenya, mons. Alain Paul Lebeaupin, raggiunto telefonicamente a Nairobi:

    R. - C’è una grande preoccupazione, perché questo non era mai successo prima in Kenya. Non abbiamo molte notizie, purtroppo. Almeno per quanto è di mia conoscenza, non abbiamo notizie ad eccezione di come sono state rapite. Conosco un po’ la spiritualità delle suore: erano in una zona principalmente musulmana, ma non abbiamo mai avuto problemi con la comunità musulmana. Lì, le suore testimoniavano la presenza di Gesù Cristo secondo la spiritualità del Beato Charles de Foucauld. Questo vuol dire una presenza forte di testimonianza. C’era una presenza anche caritatevole, molto discreta, tutta basata sull’essere accanto alla gente. Dunque, c’è una grande preoccupazione perché non vogliamo affatto che tutto questo ci porti a considerare che c’è un problema con il mondo dell’islam: questo è importante dirlo. Tutti in Kenya sanno del rapimento, tutti sono costernati per il quanto accaduto e dunque c’è una vera partecipazione della Chiesa. Stamattina, ho parlato io stesso con il vescovo della zona, con la superiora regionale delle suore, che vedo anche molto serene perché sono suore che hanno vissuto a lungo - più di 20 anni - nella regione: conoscono la gente, parlano bene la loro lingua.

     
    D. - La speranza è di un rilascio immediato, anche sicuramente la sua speranza: un suo appello in questo senso…

     
    R. - Tutti speriamo che, il più rapidamente possibile, siano rilasciate le suore. La loro testimonianza risalta maggiormente in questa vicenda. Ovviamente tutti chiediamo, preghiamo per il rilascio delle suore. In questa situazione, le suore sono l’elemento che fa notizia oggi: però, nello stesso momento, sappiamo che c’è gente che nella zona soffre per una tale situazione, anche e non solo per il rapimento delle suore. E’ utile che preghiamo e speriamo che il cuore di chi le ha rapite capisca che questo non è la strada giusta.

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    Nomine

    ◊   In Australia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bathurst, presentata da mons. Patrick Dougherty per sopraggiunti limiti d’età.

    Nella Repubblica Democratica del Congo, il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Matadi mons. Daniel Nlandu Mavi, finora vescovo titolare di Cataquas e ausiliare dell’arcidiocesi di Kinshasa.

    Benedetto XVI ha nominato membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze il prof. Govind Swarup, professore di Astrofisica al Tata Institute of Fundamental Research del National Centre for Radio Astrophysics di Mumbai (India) e il prof. Stanislas Dehaene, professore di psicologia cognitiva sperimentale al Collège de France, Parigi, e direttore all’INSERM-CEA Cognitive Neuroimaging Unit, Orsay (Francia).

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    Alla presentazione della 23.ma Conferenza sulla pastorale sanitaria, il cardinale Barragán ribadisce il "no" alla ricerca sulle staminali embrionali

    ◊   Nella sala stampa della Santa Sede è stata presentata stamani la XXIII Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, in programma da giovedì a sabato prossimi in Vaticano. Alla presentazione della Conferenza, incentrata sul tema voluto da Benedetto XVI “La Pastorale nella cura dei bambini malati”, ha partecipato tra gli altri anche il presidente del dicastero, il cardinale Lozano Barragán. Il porporato ha ricordato che ogni anno sono oltre quattro milioni i neonati che muoiono nei primi 26 giorni di vita. Il compito pastorale - ha aggiunto il cardinale - è quello di sostenere spiritualmente, con i sacramenti e le preghiere, i minori infermi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Orientare la Parola di Dio verso un’adeguata pastorale nella cura dei bambini malati significa innanzitutto - ha affermato il cardinale Barragán - comprendere le cause di profonde sofferenze. I conflitti armati, in particolare, hanno provocato nello scorso decennio la morte di oltre due milioni di bambini. Più di 6 milioni sono rimasti invalidi e, recentemente, sono stati reclutati almeno 300 mila bambini-soldato. Un altro flagello è quello della povertà, che resta la principale causa delle malattie dell’infanzia: in un mondo dove sono un miliardo e duecento milioni le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, sono oltre 4 milioni e 300 mila i bambini morti di AIDS. Più di 14 milioni sono gli orfani a causa di questa malattia ed ogni giorno, solo in Africa, settemila sono colpiti dal virus. C’è comunque da sottolineare - ha spiegato il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari - che la mortalità infantile è passata dai 20 milioni annui di 50 anni fa agli attuali 9,7 milioni di decessi all’anno. Dall’analisi della situazione si deve poi passare all’azione. Di fronte al dramma dei bambini malati, la Chiesa ha la responsabilità non solo di assistere, ma anche di formare nella fede i minori infermi. Una responsabilità che sarà al centro della riflessione durante la Conferenza internazionale. L’obiettivo - ha osservato il cardinale Barragán - è di rendere sempre più efficace l’azione di missionari, congregazioni e diocesi:

     
    “Desideriamo vivamente che la nostra Conferenza internazionale disegni un futuro pieno di speranza per tanti bambini. Curando il bambino malato, salviamo la sua vita e lo rendiamo capace di edificare un mondo migliore, pieno delle meraviglie che il Signore ci regala”.

     
    La situazione è allarmante anche nei Paesi ricchi, dove un bambino su sei vive sotto il livello della povertà. In diversi Stati, molte famiglie hanno rinunciato al loro dovere educativo: molti bambini e adolescenti sono abbandonati e l’ambiente in cui vivono - ha fatto notare il cardinale Barragán - è dominato da Internet e dalla televisione. Il commercio sessuale, la pedofilia, la violenza nelle scuole, i crimini e le bande organizzate sono fenomeni sempre più in espansione. Il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ha poi fatto riferimento a questioni di stretta attualità. Rispondendo in particolare ad una giornalista - che chiedeva un commento alle ultime dichiarazioni del neopresidente americano, Barack Obama, a proposito di finanziamenti alla ricerca sulle staminali - il cardinale Barragán ha ricordato che la Chiesa è contraria all’utilizzo di cellule embrionali. E’ favorevole invece alla ricerca su cellule staminali adulte:

     
    “Ancora non è stato scritto tutto sulle cellule staminali, che sono una promessa molto grande. Quando si tratta di un ‘trapianto’ di cellule staminali che non metta in pericolo né il donatore né il ricevente, tutto diventa ben accetto e non c’è alcuna questione”.

     
    Durante la conferenza stampa, è stato diffuso anche il Decalogo di assistenza integrale del bambino malato, che sottolinea come il principale e primo dovere sia la cura integrale del bambino: il nostro amore e la nostra opinione - si legge nel documento - si devono sottomettere alla verità scientifica. “Di fronte al bambino malato non esistono condizionamenti derivati da razza, nazionalità o religione”. Negli ospedali pediatrici - ha sottolineato mons. José Redrado, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari - è necessario consolidare la nuova evangelizzazione e non lasciarsi vincere dalle ‘malattie del corpo’ che possono frenare l’entusiasmo evangelizzatore e ancor meno, lasciarsi vincere dalle ‘malattie dello spirito'. Occorre esercitarsi piuttosto nei doni dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. 

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    Il bilancio del primo Seminario cattolico-islamico nelle parole di padre Samir Khalil Samir

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al primo seminario del Forum cattolico islamico e la Dichiarazione finale, firmata giovedì scorso dai rappresentanti di entrambe le religioni, dovrebbero essere tradotti in più lingue e diffusi il più possibile attraverso i mezzi di comunicazione. Solo così potrebbero davvero dare buoni frutti. E’ l’opinione del gesuita padre Samir Khalil Samir, che nella sua veste di islamologo ha partecipato al seminario. Al microfono di Fabio Colagrande, padre Samir descrive l’atmosfera di questi due giorni di dialogo e ne commenta i risultati:

    R. - Il clima era veramente molto sereno e positivo. Si vedeva che tutti quanti volevano superare le difficoltà senza negare le differenze. Non era un atteggiamento di "buonismo", oppure di diplomazia cortese. Era molto di più: era un’amicizia che cresceva anche con gli incontri, con le pause. L’atmosfera era positiva, fraterna, seria, e il livello era molto alto.

     
    D. - Padre Samir, lei è soddisfatto dei risultati concreti raggiunti da questo seminario?

     
    R. - La risposta è chiaramente sì. Certo, potrebbe deludere chi non conosce i problemi del dialogo interreligioso, chi si aspetta dei risultati immediati tangibili: primo punto, costruiremo moschee qui e costruiremo delle chiese là; secondo, d’ora in poi si farà questo e quest'altro. Non è possibile e non è pensabile: ciò potrà avvenire solo dopo anni di dialogo. Il tema era spirituale e, in parte, astratto, però tutti si sono sforzati di concretizzarlo e ci sono state anche alcune conclusioni molto pratiche, ma in un primo incontro era difficile andare più avanti. E’ stato difficilissimo scrivere il rapporto finale, perchè dovevamo essere d’accordo su tutto. Ogni punto, dunque, ha sollevato delle discussioni. Siamo arrivati, però, anche a parlare di cose difficili, come per esempio del problema della conversione: tutti sanno che è uno dei problemi più delicati, perché considerato parte integrante della sharia, per cui l’apostata deve essere ucciso. Ci siamo arrivati però e abbiamo affermato il principio della libertà nel concreto. Ognuno ha il diritto di vivere e praticare la propria religione in privato come in pubblico.

     
    D. - A leggere la dichiarazione conclusiva sembra ci siano punti molto impegnativi per il mondo islamico...

     
    R. - Sì, è vero, e sono questi punti che hanno creato difficoltà. Ma la soluzione è stata data anche da loro stessi, in particolare dal Gran Muftì di Bosnia, il quale ha detto: “Questi principi sono già riconosciuti da gran parte dei Paesi islamici dal 1948, dalla Dichiarazione universale dei Diritti Umani”. Non c’è problema dunque in teoria. Tocca a noi promuovere questi principi, ognuno nel suo Paese e con i suoi mezzi. C’era una volontà di andare avanti, malgrado le difficoltà, sapendo che molti di noi, tornando in patria, saranno criticati: “Come mai avete firmato un tale documento?”. E’ stato detto: “Dobbiamo andare avanti”.

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    La testimonianza di una delle uditrici al Sinodo sulla Parola di Dio: Silvia Sanchini, presidente nazionale femminile della FUCI

    ◊   A due settimane dalla fine del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, mentre la Chiesa si prepara a misurarsi con quanto emerso dall'assise episcopale, risuona tuttora forte l'eco di questo importante evento in chi ha potuto prendervi parte direttamente, come è accaduto, in veste di uditrice, a Silvia Sanchini, presidente nazionale femminile della FUCI, la Federazione universitaria cattolica italiana. L'ha intervistata Fabio Colagrande:

    R. - Per me che sono così giovane, e per la prima volta partecipo ad un’assise così importante, è stata un’emozione grandissima. E’ stata un’esperienza molto faticosa, molto impegnativa, ma straordinariamente arricchente soprattutto per la possibilità di avere un dialogo ed un confronto aperto con i vescovi provenienti da ogni parte del mondo, da ogni continente e da culture molto differenti dalla nostra.

     
    D. - Presidente Sanchini, le proposizioni finali danno alla donna un ruolo importante nell’avvicinamento del popolo di Dio alla Bibbia. Un suo commento...

     
    R. - E’ un ruolo che dovrebbe essere ormai consolidato e dato per scontato, probabilmente. Però, visto che non sempre lo è, non sempre è così esplicito e così riconosciuto, mi sembra un bel segnale che i Padri sinodali abbiano voluto dedicare uno spazio preciso alla valorizzazione del ruolo della donna come annunciatrice della Parola. Viene esplicitato nelle famiglie, nella scuola, nelle catechesi. Ma io penso che le donne possano essere annunciatrici della Parola in ogni ambito della vita, nella loro professione, nella loro vita privata. E la possibilità di incentivare il ministero del Lettorato anche per le donne mi sembra una buona occasione per rilanciare il loro impegno missionario ed evangelizzatore, perché penso che l’apporto femminile possa essere specifico ed importante e vada sempre più valorizzato, incentivato e promosso.

     
    D. - Come presidente nazionale della FUCI, lei pensa ci sia ancora molto da fare per avvicinare i giovani alla Bibbia? In particolare, voi sentite il bisogno di avere operatori pastorali che sappiano condurre una Lectio divina dedicata proprio ai giovani?

     
    R. - Io aggiungerei che sono tre volte coinvolta dalle proposizioni: come giovane, come donna e come laica. Quindi, mi piace ribadire questi tre aspetti fondamentali. come i giovani, le donne e i laici possano essere annunciatori della Parola, in maniera forte, specifica e significativa, nei loro ambienti di vita. In questo caso, per i giovani è fondamentale riscoprire un rapporto diretto con la Parola e mi piace che sia valorizzato il ruolo sia della lettura personale che comunitaria, e quindi la necessità di figure autorevoli, capaci, che testimonino l’importanza di un contatto diretto con la Parola. Non si può essere soltanto bravi oratori, nelle omelie o nella spiegazione della Parola, bravi esegeti, se poi non si fa corrispondere a questo aspetto anche una testimonianza di vita vissuta, perché i giovani hanno bisogno di Parole ma anche di testimoni, di maestri che sappiano appunto dimostrare come un rapporto, un legame tra Parola e vita, sia possibile.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Migrazione, sviluppo e diritti umani: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede al secondo Forum di Manila.

    In rilievo la Repubblica Democratica del Congo: l’Unione Europea frena sull’ipotesi di inviare truppe nel Nord Kivu.

    In cultura, ampi stralci dalla relazione di mons Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, al convegno, a Sofia, sul tema “Globalization and the management of information”.

    Dalla sapienza medievale i quattro sensi delle Scritture: mons. Inos Biffi sull’esegesi biblica alla scuola dei Padri.

    La cronaca di Sandra Isetta del convegno, a Imperia, su “... E la ‘Parola’ si fece film”: quando il cinema racconta il messaggio cristiano.

    Basta con la violenza, si rispetti la libertà religiosa: nell’informazione religiosa, l’appello del cardinale Leonardo Sandri durante la visita in India.

    Un fermo no a ogni atteggiamento antisemita e anticristiano: la sintesi dell’intervento del cardinale Walter Kasper all’incontro di Budapest tra ebrei e cattolici.

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    Oggi in Primo Piano



    Il rabbino Rosen all'incontro ebraico-cattolico di Budapest: costruiamo insieme società fondate su valori esistenziali

    ◊   "Un incontro fiducioso e amichevole. Ci conosciamo ormai da anni e in questi anni certamente è cresciuta la fiducia. Ora vogliamo andare avanti. Non c’è stata nessuna polemica e controversia”. Il cardinale Walter Kasper, che presiede la Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, ha commentato con queste parole all'agenzia SIR l'andamento dell’incontro del Comitato internazionale per il collegamento ebraico-cattolico in corso a Budapest fino a domani. Un appuntamento che quest'anno ha inteso verificare lo stato dei rapporti tra le due religioni nei Paesi dell'Europa orientale e, in particolare, la loro capacità di intervenire nella società civile. Su questi argomenti si sofferma il rabbino David Rosen, presidente dell'International Jewish Committee for Inter-religious Consultations e tra i partecipanti all'incontro, che sottolinea anche l'importante commemorazione celebrata ieri per il 70.mo della "Notte dei cristalli", ovvero l'inizio del pogrom antisemita in Germania. Ascoltiamolo al microfono di Marta Vertse, incaricata del Programma Ungherese della nostra emittente:

    R. - We can indeed, we can say it’s a historic event for a number of reasons…
    Veramente, possiamo dire che si tratta di un evento storico per una serie di ragioni. Intanto, la commemorazione della “Notte dei cristalli” di 70 anni fa. La natura stessa di questa commemorazione, che la Chiesa cattolica e la comunità ebraica fanno insieme, è un evento unico ed è anche dimostrazione della strada che abbiamo fatto per cercare di trasformare la tragedia del passato in una memoria condivisa, per ricordare ed imparare. E’ un evento storico, però, anche perché questa è la prima volta, dalla caduta del comunismo, che ci incontriamo nell’Europa centrale dell’Est. Stiamo cercando strade che ci coinvolgano non soltanto in responsabilità vicendevoli, ma anche in responsabilità condivise nella costruzione di nuove società sane, che non siano più fondate unicamente su fattori di materialismo secolare, ma che abbiano anche una visione e propositi esistenziali.

     
    D. - Qual è la sua esperienza in merito alla collaborazione tra ebrei e cattolici nei Paesi dell’Europa dell’Est?

     
    R. - I think it is very difficult to generalize, because it varies from one Country…
    Credo sia molto difficile generalizzare, perché questa collaborazione varia molto da Paese a Paese. La mia sensazione è che, pur rilevando conquiste significative, c’è ancora molta strada da fare. Parte dei motivi per cui c’è ancora tanta strada da fare risiedono nel fatto che ciascuna comunità tende, comprensibilmente, ad occuparsi sostanzialmente delle proprie sfide particolari, che non necessariamente sono quelle delle altre comunità. Per questo, l’argomento delle relazioni ebraico-cattoliche non è sempre prioritario per le singole comunità, come dovrebbe essere.

     
    L'incontro di Budapest sta ponendo attenzione ai giovani per ciò che riguarda la loro formazione al dialogo interreligioso. Lo conferma al microfono di Marta Vertse, padre Norbert Hofmann, segretario dela Commissione Pontificia presente in Ungheria:

    R. - Una delle nostre intenzioni è stata dall’inizio quella di coinvolgere la giovani generazioni. Qui a Budapest, abbiamo 12 ragazzi di un’età tra i 20 e i 30 anni pronti a dialogare guardando sul futuro. Il consiglio è dunque quello di coinvolgere con maggiore intensità la generazione più giovane. Poi ci sarà, l’anno prossimo, un convegno che includerà i musulmani: sul come organizzarlo ne parleremo domani. Nei Paesi dell’Europa dell’est, ci sono anche delle comunità cristiane e ortodosse, che qualche volta sono in maggioranza. Un'altra prospettiva, allora, riguarda il coinvolgimento dei cristiani ortodossi, quali altri passi fare verso questo dialogo.

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    A Roma la mostra dedicata alla pittura dei maestri fiamminghi del Seicento

    ◊   Al via oggi, al Museo del Corso di Roma, la mostra: “Da Rembrandt a Vermeer, valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ‘600”. L’esposizione, aperta fino al 15 febbraio 2009, è organizzata da Fondazione Roma e MondoMostre ed è stata curata da Bernd Lindemann. Alla presentazione, c’era per noi Giada Aquilino:

    (musica)

     
    Arriva a Roma il Secolo d’Oro dell’arte fiamminga e olandese. E lo fa con 55 capolavori del Seicento, per la prima volta in Italia, appartenenti alla collezione della Gemäldegalerie di Berlino. Il cambiavalute di Rembrandt e la Ragazza col filo di perle di Vermeer sono accompagnati da opere di Rubens, del suo discepolo Van Dyck, di Steen e di altri pittori, artefici di una vasta produzione che in cento anni - si stima - generò in Olanda ben 5 milioni di quadri, perlopiù perduti. A tracciare le finalità del variegato panorama artistico riprodotto all’esposizione del Museo del Corso è il curatore della mostra, il prof. Bernd Lindemann:

     
    R. - Die Bedeutung dieser Ausstellung ist…
    L’obiettivo della mostra è presentare la gran varietà che abbiamo nella pittura olandese di quell’epoca, che riesce a portare avanti ad esempio il paesaggio, che diventa un genere.

     
    D. - Ci sono quadri che racchiudono bene il senso della mostra?

     
    R. - Das "Mädchen mit dem Perlenhalsband” con Vermeer…
    Uno è sicuramente la “Ragazza col filo di perle” di Vermeer, poi la “Hendrickje Stoffels” di Rembrandt e ancora due opere di Jan Steen, che sono “Il battesimo del bambino” e “La rissa di giocatori di carte”. Con Vermeer abbiamo una qualità nella pittura di genere dove il tempo sembra stare fermo e abbiamo una grande magia di luce. Per quanto riguarda Rembrandt, abbiamo un’opera tarda di questo autore. Jan Steen, infine, ci dà l’altro lato di ciò che ammiriamo normalmente nei quadri, facendo vedere un altro aspetto dei comportamenti umani.

     
    Si tratta dunque dell’impegno di artisti che, attraverso le loro opere, vogliono indagare anche lo sviluppo del genere degli interni domestici dedicati alla vita familiare, testimonianza di un contesto sociale in continuo movimento. Ce ne parla il prof. Claudio Strinati, soprintendente per il Polo museale romano e co-curatore dell’esposizione:

     
    R. - Sono i più grandi pittori dei Paesi Bassi nel Seicento. C’è tutta una serie di artisti che erano specialisti nelle rappresentazioni di interni - interno della casa, dello studio, dell’ufficio - che sono interessanti perché danno un’idea di grande modernità: si vedono cioè rappresentazioni di persone che vivono, abitano, lavorano in modo molto analogo al nostro attuale.

     
    D. - Lei ha parlato di dialogo tra essere umano e luce, per Vermeer. Come avviene?

    R. - Vermeer è uno dei primi artisti che pare abbia studiato - lo dicono le testimonianze dell’epoca - la rappresentazione con la camera ottica: invece di rappresentare le cose direttamente guardandole, usava uno strumento, un po’ primordiale, che era un embrione di ciò che poi sarà la macchina fotografica. Dunque, lui metteva le immagini in modo tale che fosse possibile vederle riflesse nella camera oscura e, in essa, vedeva la luce che entrava e andava verso il personaggio.
     (musica)

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    Chiesa e Società



    Storica la scelta di Obama alla Casa Bianca, ma "nessun assegno in bianco" sui temi etici: così i vescovi americani riuniti a Baltimora

    ◊   “Storico” il valore dell’elezione di un afro-americano alla Casa Bianca. E’ quanto ha detto il cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale statunitense, nel discorso di apertura dell’Assemblea plenaria che si svolge a Baltimora. Simbolicamente, questo è un momento che tocca la nostra storia. Un Paese che includeva la schiavitù razziale nel suo ordinamento costituzionale è arrivato ad eleggere un afro-americano alla presidenza”. E’ l’apprezzamento del cardinale George per il presidente eletto Barack Obama. Il porporato ha ricordato il “duro lavoro" fatto nelle riforme razziale da "alcune figure eroiche” come Martin Luther King e come i sacerdoti cattolici, le religiose, i vescovi e i laici. “La coscienza sociale del nostro Paese - ha detto l’arcivescovo di Chicago - ha fatto sì che ad Obama non venga chiesto di rinunciare alla sua eredità razziale per essere presidente come in effetti avvenne con John Kennedy, al quale venne chiesto di promettere che la sua fede cattolica non avrebbe influenzato la sua prospettiva e le sue decisioni da presidente”. Poi un appunto sulla stretta attualità, quando il cardinale George ha affermato che i cattolici non sono ancora considerati partner a pieno titolo della vita pubblica americana, lo sono solo nella misura in cui siano disposti a “mettere da parte gli insegnamenti cattolici sulla giusta morale e l’ordine pubblico”. Dunque la fiducia riposta da tanti cattolici americani in Obama non è “un assegno in bianco” soprattutto sui temi etici, i vescovi USA assicurano pieno appoggio sulla giustizia razziale, “pilastro della dottrina sociale della Chiesa, e sulla giustizia economica “specialmente nei confronti dei più poveri”, ma “il bene comune non può essere incarnato in una società in cui coloro che attendono di nascere possono essere uccisi legalmente”. Un concetto ancora di più rafforzato quando l’arcivescovo di Chicago ha affermato che “un terreno comune non può essere trovato se si distrugge il bene comune”. Infine i vescovi hanno assicurato le loro preghiere per rispondere alle “sfide straordinarie” della presidenza Obama chiamata a fronteggiare il tracollo economico, l’incertezza politica e la sofferenza di molti nel mondo”. (A cura di Benedetta Capelli)

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    In una lettera i vescovi indiani chiedono alle autorità dell'Orissa di ricostruire le chiese per Natale

    ◊   I vescovi di tre diocesi dell’Orissa hanno consegnato una lettera a Naveen Patnaik, primo ministro dello Stato, in cui denunciano il diffuso terrore che grava sui cristiani, da mesi attaccati da gruppi radicali indù. Per fermare l’emorragia dei cristiani dalla regione – molti sono emigrati negli Stati vicini – i vescovi chiedono al governo di procedere presto alla ricostruzione delle chiese distrutte (circa 180) possibilmente entro il prossimo Natale. Nonostante le assicurazioni del governo che la calma è tornata, i pastori affermano che i loro fedeli non possono ritornare ai loro villaggi perché su di loro pendono ancora minacce di morte o di riconversione all’induismo; gli aiuti promessi dal governo per la ricostruzione dei villaggi e delle chiese non arrivano ed i cristiani non hanno il coraggio di andare a mietere i loro raccolti, perdendo fonti di sostentamento. Mons. Thomas Thiruthalil, presidente del Consiglio dei vescovi cattolici dell’Orissa, ieri mattina ha incontrato Naveen Patnaik accompagnato da mons.Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, da mons. Sarat Nayak di Berhampur e da altri leader cristiani, fra cui Asit Mohanty, del Global Council of Indian Christians. Parlando all'agenzia AsiaNews, mons. Thiruthalil, ha detto che l’incontro con il primo ministro “è stato cordiale e ci ha assicurato cooperazione per ristabilire la normalità nel distretto di Kandhamal”, la zona più colpita dagli attacchi indù. Il presule ricorda anche che in passato nel distretto di Kandhamal la gente cristiana e indù viveva in pace: “Kandhamal era un luogo di tolleranza religiosa e di collaborazione reciproca. La gente si aiutava l’un l’altro nel lavoro dei campi e perfino le feste religiose erano celebrate insieme da cristiani e indù”. “Purtroppo – continua il vescovo – i fondamentalisti sono riusciti a seminare e propagandare l’odio e il sospetto nelle menti degli indù contro i cristiani”. I pastori sospettano che gli attacchi abbiano fini politici: il rafforzamento del nazionalismo indù (a spese dei cristiani), sarebbe a favore delle forze politiche dell’opposizione (il Bharatiya Janata Party) che sperano in un buon risultato elettorale nelle votazioni nazionali che si terranno il prossimo 9 aprile. Proprio per questo, nella lettera, i vescovi chiedono che le Forze speciali dell’esercito, inviate da Delhi per garantire sicurezza, rimangano nell’Orissa almeno fino ad elezioni avvenute. (R.P.)

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    L'arcivescovo di Bukavu chiede alle grandi potenze di cessare le interferenze in Congo

    ◊   Non si fermano i combattimenti nell'est della Repubblica Democratica del Congo, dove la situazione umanitaria rimane molto grave. La scorsa settimana il neo premier congolese Adolphe Muzito si è recato nel nord e sud Kivu per confortare la popolazione e affermare l'impegno del governo di Kinshasa; in proposito mons. François-Xavier Maroy Rusengo, arcivescovo di Bukavu, capoluogo del sud Kivu, gli ha scritto una lettera aperta, ripresa dall'agenzia Fides, nella quale afferma che il “dramma congolese ha delle implicazioni economiche e politiche a livello internazionale, nazionale e locale”. Quelle internazionali, ricorda l'arcivescovo, vanno ben oltre il contesto africano, al punto che mons. Rusengo fa appello alle grandi potenze affinchè cessino le loro interferenze che alimentano la tensione nella Regione. Il presule si chiede poi se non è possibile organizzare un vertice “tra gli USA, l'Unione Europea e alcuni Paesi asiatici per armonizzare i loro interesse geostrategici, economici e persino fondiari che alimentano le tensioni mortali della nostra regione in generale e della Repubblica Democratica del Congo in particolare”. Questa mattina la Sezione italiana di Amnesty international, ha scritto al ministro degli esteri Franco Frattini, paventando il rischio che “la già drammatica situazione della regione orientale della Repubblica Democratica del Congo si trasformi in una catastrofe umanitaria se la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceverà rinforzi adeguati per la protezione dei civili”. Amnesty chiede ai membri del Consiglio di sicurezza, quindi anche all’Italia, che nella riunione del 26 novembre venga deciso un più forte impegno del Consiglio di sicurezza e della comunità internazionale per porre fine alle innumerevoli violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nel martoriato Paese africano. (R.P.)

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    Dubbi delle comunità religiose sulla difesa delle minoranze in Iraq

    ◊   Perplessità è stata espressa in un documento pubblicato dopo un incontro, avvenuto domenica a Baghdad, tra i capi delle comunità religiose cattoliche e ortodosse in merito alla riduzione del numero dei seggi assegnati alle minoranze alle prossime elezioni per il consiglio provinciale in Iraq. Come riporta l’Osservatore Romano, per mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, questa legge è “un’altra sfida”. Il presule ha affermato che sono giunte rassicurazioni sul numero dei seggi, per il momento sei, e che la norma ha un carattere transitorio fino a quando non sarà fatto un nuovo censimento della popolazione. “Tutte le parti politiche – ha detto mons. Warduni – hanno sempre dichiarato e sottolineato come i cristiani siano gli abitanti originari del Paese e in quanto tali continueremo a chiedere i nostri diritti”. Nel dibattito si sono inserite anche altre voci come quella dello sceicco Satar Jabar Alhalu, leader della comunità mandea, che ha caldeggiato la proposta di Staffan de Mistura, rappresentante speciale dell’ONU in Iraq, che prevedeva 12 seggi per le minoranze. (B.C.)

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    Appello della Chiesa colombiana per una legge a sostegno delle vittime delle violenza

    ◊   Di fronte al progetto di legge per le vittime della violenza che da diversi mesi è in discussione nel Congresso colombiano e che oggi conoscerà il suo penultimo passaggio legislativo, mons. Héctor Fabio Henao, presidente della Commissione episcopale della pastorale sociale e della Caritas del Paese, ha chiesto ancora una volta che non sia applicato alcun “criterio discriminatorio”. “La vera riconciliazione – ha precisato il presule parlando davanti ad una commissione del Parlamento - ci chiama ad ascoltare il clamore di tutte le vittime e dunque va fatto ogni sforzo per evitare iniquità nel trattamento di queste persone. È una questione etica”. La Colombia, in questi ultimi 40 anni, ha attraversato diversi momenti caratterizzati da violenze indiscriminate che hanno visto coinvolti gli apparati repressivi dello Stato da un lato e, dall’altro, formazioni politiche irregolari di destra e sinistra nonché le bande locali e regionali del narcotraffico. Molte volte non è stato possibile distinguere la rivendicazione politica delle violenze da quella puramente criminale. I risultati, ha ricordato mons. Fabio Henao, sono sotto gli occhi di tutti: oltre 3.100 persone sequestrate e ancora “disperse”; quasi 4 milioni di sfollati e decine di omicidi al giorno provocati per l’85% dei casi dalla delinquenza comune. Dunque a nessuno sfugge che il dovere di dare sostegno alle vittime non è una cosa facile e immediata, ma proprio perché le cose stanno così occorre “non discriminare, non escludere, non introdurre criteri che possono portare a configurare vittime di prima, terza o quarta categoria” ha ricordato il presidente della Caritas. Seppure la prospettiva suggerita dalla Chiesa fin dall’inizio del percorso legislativo del progetto - “sostenere le vittime della violenza come parte della riconciliazione nazionale” - sia ampiamente condivisa e accettata, oggi l’ostacolo maggiore riguarda le cosiddette “vittime della violenza dello Stato”. Le posizioni dei parlamentari e del presidente della Repubblica Alvaro Uribe sono più articolate. Il governo accetta d’includere tra i beneficiari le “vittime della violenza dello Stato” ma solo dopo un verdetto giudiziale e non tramite la via amministrativa. Le opposizioni contestano e promettono battaglia e ostruzionismo. Mons. Héctor Fabio Henao ha detto di ritenere rischioso il criterio della via giudiziaria anche perché si tratta di procedure molto lente che potrebbero finire “con causare una discriminazione nei fatti”. Dall’altra parte, il presidente della Caritas ha molto insistito sulla natura degli eventuali risarcimenti quando la legge sarà una realtà e perciò ha parlato della restituzione delle terre agli sfollati; terre che si sono visti contendere o sottrarre dalle guerriglie o da altri poteri forti. “Parliamo però soprattutto della dignità di queste persone”, ha rilevato mons. Héctor Fabio Henao, ricordando che “si tratta di una questione di responsabilità e di solidarietà al contempo”. Ecco perché la Chiesa colombiana, ha concluso, è “da sempre molto interessata nell’accompagnare questo processo, convinta che faccia parte del processo di pace e di riconciliazione”. (L.B.)

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    Aperta in Messico l'86.ma Assemblea plenaria dei vescovi

    ◊   “La sproporzione tra le nostre forze e la portata del compito al quale siamo chiamati come evangelizzare la cultura, la politica, l’economia e le comunicazioni sociali, è gigantesca e abissale anche perché a ciò dobbiamo aggiungere l’esistenza di un contesto avverso prodotto da inerzie storiche e pregiudizi che a volte sembrano imbattibili”. Così, ieri, mons. Carlos Aguiar, vescovo di Texcoco e presidente della Conferenza episcopale messicana, che con una solenne concelebrazione eucaristica presso il Santuario della Madonna di Guadalupe, ha aperto i lavori della sua 86.ma Assemblea plenaria. Nella sua omelia mons. Aguiar ha aggiunto che “il Paese ha sete di giustizia, esige equità economica e più opportunità nell’educazione nonché posti di lavoro. Esige anche più etica e più morale quali antidoti contro la disintegrazione sociale poiché desidera la vita e non la morte, pensa al futuro e ha speranza”. “I valori evangelici – ha proseguito - sono la risposta: Cristo è il cammino, la verità e la vita. Noi, nella fede, abbiamo l’eredità migliore per ciascuno e per ogni nostro fratello, per tutti i figli di questa patria. Ora dobbiamo organizzare i nostri sforzi in comunione mettendo a disposizione le nostre capacità per fare del Vangelo la buona notizia di cui ha bisogno il Messico”. Il presidente dell’Episcopato messicano ha incentrato le sue riflessioni sulla figura di Paolo, “servitore di Dio e discepolo di Gesù Cristo”, capace di scoprire il “momento opportuno della promessa del Padre”, consapevole della sua missione che è quella di continuare la predicazione del Figlio. Questi tre elementi: “momento opportuno, coscienza della vocazione e missione”, ha rilevato mons. Aguiar, “sono le linee-guida di questa 86.ma Plenaria il cui scopo sarà di chiarire, rinvigorire e rinforzare, alla luce di Aparecida e della nostra lettera pastorale del 2000, la missione specifica e propria dei laici” quali protagonisti “del lancio della Missione continentale in Messico”. I laici che prenderanno parte ai lavori della Plenaria così come tutti i laici messicani, ha proseguito il presule, sono consapevoli che la loro “missione nel mondo non è per niente facile”. Le sfide sono gigantesche. “Viviamo in un ambiente anticlericale e secolarizzante che pretende di ridurre e limitare la missione della Chiesa alla sola sua dimensione cultuale”. Ogni tentativo di portare il lievito del Vangelo alla cultura, alla politica, all’economia e ai mass-media spesso viene rifiutato o squalificato con luoghi comuni come: «la Chiesa cerca il potere», «la Chiesa violenta lo stato laico» oppure la «la Chiesa frena la modernità». Invitando tutti i cattolici, in primo luogo i pastori e in particolare i vescovi, “maestri di fede”, mons. Carlos Aguiar ha voluto ricordare, a conclusione della sua omelia, la necessità di “prendere coscienza del momento storico che si vive”; a prendere coscienza del fatto di essere, come l’Apostolo Paolo, “servitori di Dio e apostoli di Gesù Cristo”. “Siamo chiamati, ha concluso mons. Carlos Aguiar, a vedere la promessa compiuta nella nostra missione e alla quale siamo stati chiamati dalla Grazia. Questa missione non è nostra, è di Dio; suo è il progetto, noi siamo solo servitori, collaboratori, appunto apostoli”. I lavori della Plenaria episcopale messicana si concluderanno venerdì 14 e come è stato anticipato, i presuli pubblicheranno un documento riassuntivo delle loro riflessioni e degli orientamenti pastorali, in particolare quelli sul lancio della Missione continentale.(A cura di Luis Badilla)

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    La Cina annuncia massimo impegno a sei mesi dal terremoto nel Sichuan

    ◊   Cento miliardi di euro in tre anni per ricostruire le zone distrutte dal terremoto del 12 maggio scorso in Sichuan, Gansu e Shaanxi che uccise oltre 88mila persone, distrusse interi centri abitati, provocando 5 milioni di senzatetto. E’ quanto ha annunciato, secondo Asianews, il governo cinese promettendo massimo impegno per realizzare “scuole più solide e sicure, ospedali e altre strutture pubbliche”, servizi, centri commerciali, “un nuovo sistema agricolo e ambientale”. Finora, secondo i dati ufficiali, Pechino ha sborsato 7,37 miliardi di euro per aiuti e ricostruzione. Le donazioni dal Paese ed estere, sono state di oltre 6,75 miliardi. Nel Sichuan però la situazione resta preoccupante, sono centinaia di migliaia le persone che ancora vivono in tende e che dovranno affrontare un inverno gelido. Il governo ha chiesto agli sfollati di tornare e ha promesso prestiti fino a 50mila yuan e sussidi tra i 16 e i 22mila yuan per ricostruire le case, ma ha dato solo un sussidio giornaliero di 10 yuan (un euro) e mezzo chilo di grano per appena 3 mesi. Solo a ottobre sono state ripristinate energia e telecomunicazioni. (B.C.)

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    La Chiesa delle Filippine chiede più interventi della polizia contro i rapimenti

    ◊   Un’azione più incisiva delle forze dell’ordine per neutralizzare i gruppi terroristici che operano a Mindanao. E’ la richiesta del vescovo di Isabela, mons. Martin Jumoad, di fronte alla piaga dei sequestri nelle Filippine. Il presule – riporta l’Osservatore Romano – ha invitato le autorità non solo a “eliminare i crimini” ma anche a “creare un’armonia tra le popolazioni e le istituzioni”. In particolare ha criticato un movimento terrorista che si è assunto la paternità di molti sequestri nonostante gli appelli di leader cristiani e musulmani. Nell’isola di Mindanao, i rapimenti sono assai frequenti e si realizzano anche a danno di missionari e i volontari di associazioni umanitarie. (B.C.)

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    La Chiesa pakistana contro la pena di morte per i terroristi telematici

    ◊   E’ forte la posizione della Chiesa pakistana dopo la decisione del governo, approvata senza consultazione parlamentare, di applicare la pena di morte per i terroristi via Internet. Una norma che ha ricevuto il via libera il 6 novembre scorso dal presidente Zardari. Per la Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana, come si legge sull’Osservatore Romano, non è questa la strada per fermare la criminalità. “Non riusciamo a capire – ha detto il segretario della Commissione – la mentalità e la strategia del governo. Prima condanna la pena di morte e firma i documenti dell’ONU poi la impone”. Pertanto si chiede la sospensione della legge e che “ai prigionieri condannati all’esecuzione venga commutata la pena”. (B.C.)

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    Conclusa la plenaria dei vescovi francesi con l’invito a “far vivere le Chiese”

    ◊   Più acutezza e coraggio di fronte al pluralismo religioso e culturale che contraddistingue la Francia. E’ uno dei passaggi dell’intervento del cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, a conclusione della plenaria dei vescovi francesi svoltasi a Lourdes dal 4 al 9 novembre. Il porporato, come riporta l’Osservatore Romano, ha ribadito l’importanza per ogni cattolico “di far vivere le nostre chiese” perché “non si è eredi di una religione” ma “attori viventi della fecondità attuale” di questo patrimonio. Pertanto ha invitato ad abitarle “della nostra vita e delle nostre preghiere” dato che esse sono “la casa dove si riuniscono i cristiani per l’incontro con Dio”. Il cardinale ha poi ricordato la missione alla quale si è chiamati cioè “mettere in luce la ricchezza del Vangelo”, sulla scia di quanto il Papa ha sottolineato sia nel suo viaggio in Francia a settembre che al Sinodo dei vescovi in ottobre: “essere operai per la messe”. Infine ha esortato la Chiesa locale a lavorare per il “ricambio” degli animatori delle comunità diocesane mentre sul tema della bioetica, affrontato nella plenaria, l’arcivescovo di Parigi ha parlato della “nostra speranza radicata nella fede cristiana” nell’uomo capace di “addomesticare il mondo e la natura” perché diventi “una possibilità di crescita nella libertà personale e nell’amore dei nostri simili”. (B.C.)

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    L'Università cattolica di Dublino ricorda oggi il suo antico rettore, il cardinale Newman

    ◊   Verrà celebrata questa sera, nella cappella dell’Università cattolica di Dublino, una speciale Messa di commemorazione per ricordare il card. John Henry Newman, nel 150°anniversario della conclusione del suo mandato di rettore dell’Università Cattolica d’Irlanda. A presiedere la concelebrazione sarà mons. Leo O’Reilly, vescovo di Kilmore e presidente della Commissione per l’istruzione della Conferenza episcopale irlandese. Già leader del Movimento di Oxford nella Chiesa anglicana, Newman - scrive l'agenzia Sir - si convertì al cattolicesimo nel 1845 e nel novembre 1851 fu nominato dai vescovi irlandesi rettore dell’Università cattolica, incarico che mantenne fino al novembre 1858. Memorabili le sue lezioni sulla formazione universitaria, che vennero pubblicate per la prima volta nel 1852. Il card. Newman è stato dichiarato Venerabile il 22 gennaio 1991. (R.P.)

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    Inaugurata a Gerusalemme la Facoltà di Scienze bibliche e Archeologia

    ◊   E’ stato inaugurato sabato scorso a Gerusalemme l’anno accademico della Facoltà di Scienze bibliche e Archeologia, lo Studium Theologicum Jerosolymitanum e lo Studium Biblicum Franciscanum. Professori, studenti e personale non docente, riferisce il sito www.custodia.org, si sono ritrovati nell’auditorium di San Salvatore. Ogni anno, l’inaugurazione ha luogo in occasione della festa del beato Duns Scot, del quale quest’anno ricorre il settimo centenario della morte. “La nostra è o dovrebbe essere una ‘teologia in ginocchio’, per usare la nota espressione di von Balthasar – ha detto nella sua lectio magistralis su "San Francesco d’Assisi e la fede: attualità di una esperienza cristiana", padre Paolo Martinelli, preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum – proprio per questo desidera essere ancora più seria con lo studio stesso … Non si può studiare la Parola nelle parole se non si è rapiti dalla Parola”. “La condizione postmoderna – ha proseguito padre Martinelli – ci pone dinnanzi ad una sorta di uomo ‘crocifisso’ tra istanza di libertà e liberazione ed esigenza di compimento e di approdo al definitivo. La possibilità della fede oggi, sta a mio parere nel rispondere a questa problematica. A noi sembra – ha aggiunto – che nella prospettiva di una riscoperta della relazione tra la verità di Dio, che si dona, e la libertà dell’uomo, un ruolo particolare gioca una comprensione della rivelazione trinitaria che sappia assumere in tutta la sua profondità lo scandalo della kenosi di Dio, quella follia della croce che in realtà sta al cuore della esperienza di Francesco d’Assisi. Da qui l’imporsi della sua attualità”. Tra gli interventi quello di fra Frédéric Manns, che ha partecipato al Sinodo dei vescovi come esperto. Parlando della sua esperienza il frate francescano ha sottolineato quanto si è discusso nell’assise ricordando l’esigenza di “superare il dualismo tra esegesi e teologia”, perché “non di rado un’improduttiva separazione tra esegesi e teologia avviene anche ai livelli accademici più alti” e “una conseguenza preoccupante è l’incertezza e la poca solidità nel cammino formativo intellettuale anche di alcuni futuri candidati ai ministeri ecclesiali”. Il religioso ha citato in proposito quanto affermato da Benedetto XVI il 14 ottobre: “Dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l’anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento”. Domenica scorsa, al Getsemani ha avuto luogo invece la Messa solenne presieduta dal ministro generale, fra José Rodriguez Carballo che nella sua omelia ha ricordato come il beato Duns Scot sia stato in grado, grazie allo studio, di alimentare il dialogo tra la conoscenza e la devozione, la contemplazione e la ricerca, la scienza e la carità. (T.C.)

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    Una bambola di Natale per aiutare i “meninos de rua” di padre Chiera

    ◊   L’associazione “L’Aquilone Farigliano”, che si prodiga nella raccolta di fondi per i “meninos de rua” brasiliani di padre Renato Chiera, ha deciso di realizzare per Natale una particolarissima bambola, chiamata appunto “Menina di Natale”. Questa bambola verrà proposta come regalo solidale in occasione delle prossime festività natalizie devolvendone il ricavato a favore delle adozioni a distanza e per progetti specifici di aiuto per i bambini delle “favelas”. Questa iniziativa ha coinvolto anche gli ospiti della residenza comunale per anziani di Farigliano, che hanno messo al servizio degli amici dell’Aquilone la loro bravura. Dall’inizio dell’anno, tra le altre iniziative di animazione e di riabilitazione psico-fisica, è partita un’attività di laboratorio tre volte a settimana. La “Menina di Natale”, essendo completamente assemblata artigianalmente, è in numero limitato e viene donata a fronte di un’offerta minima di 12 euro. Chi intende prenotarla può farlo telefonicamente al numero 0173/376523 oppure via mail all’indirizzo info@aquilonefarigliano.org (A.G.)

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    Intitolata una scuola a don Andrea Santoro a Priverno, suo paese natale

    ◊   E' stata intitolata oggi a don Andrea Santoro una scuola di Priverno (in provincia di Latina), suo paese natale. La cerimonia - riferisce l'agenzia Sir - si è tenuta nell’istituto di via Matteotti. Erano presenti, tra gli altri, i familiari del sacerdote ucciso il 5 febbraio 2006 a Trabzon (Turchia), il sindaco di Priverno, Umberto Macci, e il parroco della concattedrale di Santa Maria, don Giovanni Gallinari. A scoprire la targa è stata la madre di don Andrea, Maria Polselli. Subito dopo la figura del sacerdote – nato a Priverno il 7 settembre del 1945 – è stata ricordata in un convegno dallo zio Antonio Polselli, autore del libro “Don Andrea Santoro. Le eredità” (Città Nuova) e dal maestro Arnaldo Carfagna. Per l’occasione è stato proiettato il video “Vita e opere di don Andrea”. Santoro visse nella località dei monti Lepini fino a 11 anni. Nel 1956 la famiglia, infatti, si trasferì a Roma. Due anni dopo entrò nel seminario romano minore. Ordinato sacerdote il 18 ottobre del 1970, divenne parroco nel quartiere periferico di Verderocca e poi della chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio. Dopo numerosi soggiorni in Medio Oriente, nel 2000 si trasferì definitivamente in Turchia. (R.P.)

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    Nasce il breviario elettronico su iPhone e iPod

    ◊   Si chiama iBreviary l'applicazione ideata da don Paolo Padrini e sviluppata da Dimitri Giani che permette di pregare in mobilità. “Un contributo alla nostra cultura europea – si legge su Zenit - radicata in secoli di esperienza religiosa per ogni persona desiderosa di uno spazio di spiritualità e di meditazione”. L'applicazione, di 800 Kb, scarica tramite la connessione dell'iPhone o iPod Touch le preghiere del giorno salvandole nel dispositivo e rendendole disponibili ad ogni utente. Basta avviare il programma e in modo automatico questo si accorge se è disponibile la connessione e subito scarica i nuovi dati. Se la connessione non è disponibile, mostra le preghiere registrate l'ultima volta. iBreviary si proporrà di portare, attraverso futuri upgrade, altre preghiere nonché di integrare il Breviario con versioni multilingua in inglese, spagnolo e latino anche attraverso l'inserimento di audio da poter ascoltare insieme o in alternativa alla preghiera recitata. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Prima volta di Obama alla Casa Bianca. Al centro del colloquio con Bush le guerre in Iraq e Afghanistan e la crisi finanziaria mondiale

    ◊   Primo vertice alla Casa Bianca per il passaggio di consegne tra George W. Bush e il presidente eletto Barack Obama. Al centro dei colloqui: la crisi economica e le due guerre in corso in Iraq e Afghanistan. Il servizio di Elena Molinari:

    Obama è entrato per la prima volta nell’ufficio ovale della Casa Bianca, ieri sera, e c’è stato per un’ora a discutere con George W. Bush in merito ai maggiori problemi che l’America deve fronteggiare, in particolare la crisi economica e le guerre in Iraq e in Afghanistan. Successivamente, Bush ed Obama si sono trasferiti nella residenza privata dei presidenti, dove si trovavano già le mogli Laura e Michelle per una visita all’appartamento privato. Una visita che entrambi hanno definito produttiva e cordiale, anche se è difficile dimenticare che Obama, negli ultimi due anni, non ha perduto occasione per sottolineare il fallimento delle politiche del suo predecessore. D'altro canto, Obama ha già fatto sapere di voler rovesciare al più presto alcune delle decisioni prese da George Bush. La gravità dei problemi che l’America deve affrontare ha imposto un incontro anticipato rispetto alla tradizione. Era stato lo stesso Bush ad insistere perché la prima visita di Obama alla Casa Bianca avvenisse quanto prima. Bush ha, infatti, sottolineato che questa è la prima volta in quattro decenni che il passaggio di consegna avviene in tempo di guerra.

     
    Congo: conflitto in Nord Kivu
    Nella regione congolese del Nord Kivu, continua il confronto armato tra i ribelli e le truppe governative. Quest’ultime, secondo quanto denuncia oggi la missione ONU, avrebbero recuperato qualche posizione e, da ieri sera, starebbero compiendo, insieme miliziani "Mai Mai" loro alleati, efferati saccheggi ai danni della popolazione nella regione di Kanyabayonga, a Nord di Goma. Intanto, sui 250 mila profughi del conflitto rischia di abbattersi anche il flagello del colera. L’allarme è stato lanciato da "Medici senza Frontiere", che ha già riscontrato circa 80 casi nei dintorni di Goma. Di fronte a questo scenario i ministri degli Esteri dell’Unione Europea, riuniti ieri in consiglio, hanno confermato che non saranno inviati per il momento soldati nella Repubblica Democratica del Congo. L'UE ha chiesto però un rafforzamento dei poteri della MONUC, la forza dispiegata dall'ONU per il mantenimento della pace.

    Somalia
    Non si fermano gli assalti dei pirati somali nelle acque del Golfo di Aden. Ieri, è caduta nelle loro mani una nave cisterna filippina che trasporta materiale chimico. A bordo del cargo 23 membri dell’equipaggio. Nel corso dell'ultimo anno, sono state prese d'assalto 83 imbarcazioni a largo del Corno d'Africa. Almeno una decina rimangono nelle mani dei pirati, con almeno 200 uomini d'equipaggio. Per fronteggiare questa piaga l’Unione Europea ha dato il via libera ieri alla sua prima missione navale della storia contro la pirateria. L’Operazione "Atalanta", come è stata chiamata ministri della Difesa dei Ventisette, partirà a dicembre, sotto comando britannico.

    Palestina: quarto anniversario della morte di Arafat
    Diverse migliaia di palestinesi si sono recati oggi al quartier generale dell’Autorità nazionale palestinese a Ramallah, in Cisgiordania, per partecipare alle commemorazioni del quarto anniversario della morte di Yasser Arafat. La cerimonia principale avrà luogo del mausoleo dello storico leader palestinese, alla presenza del presidente dell'ANP, Abu Mazen, che leggerà un discorso alla nazione. Non sono previste celebrazioni invece nella Strisca di Gaza controllata da Hamas, dove un anno fa le manifestazioni per la ricorrenza degenerarono in disordini in cui diverse persone rimasero uccise.

    Israele
    Urne aperte oggi in 150 località israeliane per le elezioni amministrative. Al voto anche la città di Gerusalemme dove si contendono la poltrona da sindaco il miliardario indipendente Nir Barkat, laico e sostenuto dalla sinistra, e il candidato ultraortodosso e attuale vice sindaco, Meir Porush. Le elezioni municipali di oggi sono considerate un test importante in vista del voto politico anticipato fissato per il 10 febbraio prossimo.

    Iraq
    Ennesima giornata di violenze in Iraq. Tre persone sono state uccise e altre 17 sono rimaste ferite stamani dall'esplosione quasi simultanea di due ordigni a Baghdad. L’attentato segue di appena 24 ore la sanguinosa catena di attentati condotta con autobombe che, nella capitale, ha lasciato sul terreno oltre 30 morti oltre 70 feriti.

    Afghanistan
    In Afghanistan, un giornalista americano del "New York Times" e due suoi collaboratori afghani sarebbero stati rapiti ieri nella provincia di Logar, 60 chilometri a sud di Kabul. Lo riferisce un portavoce dell'amministrazione provinciale citato dall'agenzia "Nuova Cina". Lo stesso portavoce ha riferito che l'intenzione del reporter era quella di intervistare alcuni combattenti talebani. Al momento il rapimento non è stato rivendicato da alcun gruppo, né confermato dalle autorità statunitensi.

    Pakistan
    Ancora violenza in Pakistan, dove un’esplosione nei pressi dello stadio della città di Peshawar ha causato un numero ancora imprecisato di vittime. Un ufficiale della polizia locale ha riferito che la deflagrazione è avvenuta al termine della cerimonia di chiusura dei giochi interprovinciali.

    Taiwan
    Dopo aver dato le dimissioni lo scorso maggio in seguito ad alcuni scandali, l'ex leader politico di Taiwan Chen Shui-bian, presidente per due mandati, dal 2000 al 2008, è stato arrestato oggi con l'accusa di corruzione e di riciclaggio di denaro. Già dal 2006 risultava essere coinvolto in una vasta inchiesta per corruzione riguardante il presunto storno di 14,8 milioni di dollari taiwanesi (circa 345.000 euro) di fondi pubblici. Dal canto suo, l’ex presidente ha negato ogni addebito sostenendo di essere in realtà vittima di una "persecuzione politica”.

    Guatemala
    I corpi di sedici nicaraguensi sono stati trovati carbonizzati sui sedili di un autobus incendiato domenica mattina nel Sud-Est del Guatemala, a Fragua, 140 chilometri a Est della capitale. Secondo le autorità di Managua si tratterebbe di un omicidio; il quotidiano “Prensa libre” riporta che sarebbero state trovate tracce di benzina anche intorno al veicolo. Gli assassini ''avevano dirottato il veicolo sul quale le vittime arrivavano da Chinandega, vicino alla frontiera con l'Honduras'', ha spiegato l'ambasciatore nicaraguense in Guatemala. Al momento non è chiara l’identità delle vittime. Si pensa possa trattarsi di commercianti o turisti.

    Groenlandia: bomba atomica smarrita
    Nel 1968, in seguito ad un incidente aereo avvenuto a pochi chilometri dalla base militare di Thule, sulla costa nord-occidentale della Groenlandia, gli Stati Uniti persero quattro ordigni nucleari, dei quali solo tre furono recuperati. Dopo quaranta anni di silenzio, questa mattina la BBC ha reso pubblico il fatto sulla base di documenti declassificati grazie al "Freedom of Information Act", legge americana sulla libertà di informazione. All’epoca, la conclusione degli americani fu che il materiale radioattivo si era dissolto nella grande massa d'acqua e di fatto era diventato innocuo.

    Alitalia
    Dopo lo sciopero improvviso di ieri messo in atto dai dipendenti dell’Alitalia, la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo e procede contro ignoti. I reati ipotizzati sono due: interruzione di pubblico servizio e inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. Intanto, malgrado la precettazione del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, prosegue lo sciopero dei gruppi autonomi di piloti e assistenti di voli con decine di voli cancellati in diversi scali italiani. Sull’intera vicenda Alitalia-CAI e sulla legittimità del prestito ponte si attende poi il pronunciamento della Commissione europea di domani. Il vicepresidente della Commissione europea e commissario UE ai Trasporti, Antonio Tajani, ha detto che "per quanto riguarda i contenuti non possiamo essere favorevoli, come UE, ad una proposta di nazionalizzazione perché questo è in contrasto con le normative comunitarie e perché l'Italia ha preso già un impegno a non nazionalizzare la compagnia aerea". (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Federica Andolfi)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 316

     
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