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Sommario del 10/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi della Bolivia: in un periodo segnato da difficoltà e incertezze, la Chiesa lavori per ravvivare la fede e promuovere dialogo e pace
  • Il Papa assiste alla proiezione del film della RAI su Paolo VI
  • Benedetto XVI in visita all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede il prossimo 13 dicembre
  • Il cardinale Kasper: cattolici ed ebrei affrontino insieme le sfide della libertà, dei diritti umani e dello sviluppo
  • Conferenza internazionale in Vaticano sulla pastorale nella cura dei bambini malati: intervista con il cardinale Lozano Barragán
  • Mons. Bruguès a Norimberga: più sforzi per liberare l'uomo dagli spettri del razzismo e della xenofobia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Due suore italiane rapite in Kenya e trasferite in Somalia
  • Si estendono gli scontri nel Kivu
  • Padre Pizzaballa: uno scandalo, la rissa tra cristiani al Santo Sepolcro
  • Ricerca di Migrantes sullo stereotipo della "zingara rapitrice"
  • La Chiesa ricorda San Leone Magno
  • Chiesa e Società

  • Il Kerala festeggia, con il cardinale Sandri, suor Alfonsa, prima santa indiana
  • E' morto il più anziano vescovo della Cina Continentale
  • Nord Corea: un sacerdote cattolico gestirà un centro sociale a Pyongyang
  • Le ONG: situazione drammatica in Congo
  • Uruguay: i vescovi condannano l’aborto e lanciano la missione continentale
  • El Salvador: appello dell’arcivescovo per un processo elettorale pacifico
  • Partono i lavori della plenaria d’autunno per i vescovi degli Stati Uniti
  • Nuova Zelanda: appello dei leader cristiani al nuovo premier per la lotta alla povertà
  • Cina: successo per la Giornata della Missione nella diocesi di Hen Shui
  • India: il contributo della Conferenza dei religiosi per la difesa dell’ambiente
  • Lettera di intenti del Consiglio d’Europa sulla memoria dell’Olocausto
  • Plenaria d’autunno della COMECE a Bruxelles
  • Il battesimo al centro di un convegno a Vienna tra protestanti e ortodossi
  • Una Fondazione per diffondere lo studio della teologia "nello spirito di Joseph Ratzinger”
  • L’insegnamento della religione cattolica scelto dalla maggioranza degli alunni italiani
  • Il cardinale Ruini chiude il seminario di studi “Giovani e Cultura”
  • Il cardinale Sepe sul social network Facebook
  • Lutto nel mondo della musica per il decesso della cantante Miriam Makeba
  • 24 Ore nel Mondo

  • Secondo la stampa USA, Obama medita decisioni a breve su staminali, aborto e clima
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi della Bolivia: in un periodo segnato da difficoltà e incertezze, la Chiesa lavori per ravvivare la fede e promuovere dialogo e pace

    ◊   La Chiesa della Bolivia è chiamata a ravvivare la fede del suo popolo, a sostenere i più bisognosi e a promuovere il dialogo e la riconciliazione: così, Benedetto XVI ai vescovi della Bolivia ricevuti stamani in Vaticano, in occasione della visita “ad Limina”. Il Papa ha sottolineato che tale compito è ancor più urgente oggi, in un momento di profondi cambiamenti e nuove difficoltà per il popolo boliviano. Situazione di incertezza che è stata evidenziata - nel suo indirizzo d’omaggio al Papa - anche dal cardinale arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, Julio Terrazas Sandoval, presidente dell’episcopato di Bolivia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI ha espresso parole di incoraggiamento ai presuli della Bolivia per il loro generoso servizio volto a custodire ed alimentare la fede del popolo di Dio, specie in una situazione di incertezza economica e politica come quella che sta vivendo la Bolivia:

     
    Conozco bien las difficile circunstancias…
    “Conosco bene – ha detto il Papa – le difficili circostanze che affliggono i fedeli e i cittadini del vostro Paese da un po’ di tempo e che in questo momento sembrano acuirsi”. Certamente, ha proseguito, sono "motivo di preoccupazione e di speciale sollecitudine pastorale da parte della Chiesa che ha saputo accompagnare molto da vicino tutti i boliviani in situazioni delicate con l’unica finalità di mantenere la speranza, ravvivare la fede, promuovere l’unità, esortare alla riconciliazione e salvaguardare la pace”.

     
    De la escucha dócil de la Palabra divina...
    “Dal docile ascolto della Parola di Dio – ha sottolineato – nasce l’amore per il prossimo” e con esso “il servizio disinteressato ai fratelli, un aspetto che occupa un posto molto rilevante nell’azione pastorale in Bolivia, di fronte alla situazione di povertà, emarginazione e abbandono di buona parte della popolazione”. La comunità ecclesiale, ha rilevato, “ha mostrato di avere, come il Buon Samaritano, un ‘cuore che vede’ il fratello in difficoltà, attraverso innumerevoli opere e progetti” di aiuto, consapevoli che “l'amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare”. Ha così messo l’accento su altre importanti sfide per l’episcopato boliviano:

     
    La fe plantada en la tierra boliviana…
    “La fede radicata nella terra boliviana – è stata la sua esortazione – necessita sempre di alimentarsi e rafforzarsi, soprattutto quando si percepiscono segni di un certo indebolimento della vita cristiana a causa di fattori di origine diversa”. Il Papa ha indicato "la diffusa incoerenza tra la fede professata e i comportamenti della vita personale e sociale" e ancora "una formazione superficiale" che espone i battezzati all’influsso di promesse vacue. Per affrontare questa situazione, ha affermato, la Chiesa della Bolivia può contare su una realtà importante come la devozione popolare. D’altro canto, ha avvertito, serve “una catechesi sistematica, generalizzata e penetrante che insegni chiaramente e in modo integrale la fede cattolica”. Un ausilio, ha detto, può venire anche dall’Anno Paolino, quale occasione per dare nuovo vigore all’evangelizzazione e alla missionarietà.

     
    Tambièn una educación general de calidad...
    “Al tempo stesso – ha proseguito il Pontefice – un’educazione generale di qualità, che comprenda la dimensione spirituale e religiosa della persona, contribuisce fortemente a porre della basi salde per la crescita della fede”. E qui il Papa ha ricordato il ruolo delle tante e prestigiose istituzioni educative rette dalla Chiesa cattolica. Scuole, ha ribadito, che vanno seguite con attenzione affinché ne venga rispettata e mantenuta la propria identità. Non ha poi mancato di elogiare gli sforzi dei vescovi boliviani per offrire ai seminaristi una solida formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale. Richiamando infine il recente Sinodo sulla Parola di Dio, Benedetto XVI ha esortato i pastori della Bolivia a mettere al centro le Sacre Scritture, perchè è qui che il Popolo di Dio incontra la sua “ragione di essere, la sua vocazione ed identità”. Dal canto suo, il cardinale Julio Terrazas Sandoval, presidente dell’episcopato boliviano, ha sottolineato il momento difficile, segnato da "profondi cambiamenti", che si vive in Bolivia:

     
    Se proyecta refundar Bolivia para convertirla…
    “Si progetta – ha detto il porporato – di rifondare la Bolivia trasformandola in una terra senza povertà”, in cui abbiano fine “le ingiustizie, la discriminazione e l’esclusione sociale”. E tuttavia, ha notato, “i mezzi politici e i meccanismi giuridici messi in atto fino ad oggi non sembrano sufficienti né adeguati per costruire assieme una Bolivia per tutti”. In particolare, ha proseguito, “preoccupa che questo processo di cambiamento” non tenga conto del “valore e della ricchezza spirituale di tutto il popolo” boliviano.

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    Il Papa assiste alla proiezione del film della RAI su Paolo VI

    ◊   Ieri pomeriggio, Benedetto XVI ha assistito in forma privata alla proiezione di una sintesi dello sceneggiato televisivo dedicato a Paolo VI, prodotto da RaiFiction e dalla Lux Vide in occasione del 30.mo della morte di Papa Montini. Lo sceneggiato, in due puntate, sarà prossimamente trasmesso dalla RAI. La regia è di Fabrizio Costa e Paolo VI è interpretato da Fabrizio Gifuni.

    La proiezione è avvenuta nell’apposita sala del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali nel Palazzo San Carlo. Erano presenti il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e diversi altri cardinali e personalità della Curia, il presidente della RAI, Claudio Petruccioli, Giancarlo Leone, Fabrizio Del Noce, Ettore Bernabei con i figli Matilde e Luca, il regista e l’attore protagonista.

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    Benedetto XVI in visita all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede il prossimo 13 dicembre

    ◊   L’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede ha reso noto che il prossimo 13 dicembre Benedetto XVI effettuerà una visita alla rappresentanza diplomatica. Sarà la quarta volta di un Papa a Palazzo Borromeo: Pio XII vi si recò nel 1951, Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1986. Il Santo Padre sarà ricevuto dal ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, oltre che dall’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi.

    La visita si situa a due mesi dall’incontro di Benedetto XVI con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale e due mesi prima dei colloqui che si tengono annualmente in occasione del ricevimento per i Patti Lateranensi e per l’Accordo di Modifica del Concordato, di cui nel 2009 ricorrono rispettivamente l’80.mo e il 25.mo anniversario. L’evento, che sottolinea dunque ancora una volta lo specialissimo rapporto fra Italia e Santa Sede - rileva una nota dell'ambasciata - avviene in coincidenza con il completamento dei lavori di radicale restauro della Cappella del palazzo, dedicata a San Carlo Borromeo, dove il Papa incontrerà il personale dell’ambasciata con il familiari. In seguito, il Pontefice riceverà il saluto dei membri del governo presenti e si intratterrà con le personalità convenute a Palazzo Borromeo per l’occasione.

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    Il cardinale Kasper: cattolici ed ebrei affrontino insieme le sfide della libertà, dei diritti umani e dello sviluppo

    ◊   E’ iniziato ieri a Budapest l’incontro fra la Commissione della Santa Sede per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo e la delegazione del Gran Rabbinato d’Israele per le Relazioni con la Chiesa Cattolica sul tema “La società civile e la religione, prospettive cattoliche ed ebraiche”. L’incontro si è svolto nella cornice delle cerimonie per ricordare il 70.mo anniversario della “Notte dei cristalli”. Il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate di Ungheria, ha ricordato che nelle violenze antisemite del 1938 in Germania e Austria più di 8000 negozi furono distrutti, 1.400 sinagoghe bruciate e danneggiate, molte persone uccise e migliaia deportate: “ma il mondo – ha detto - non ha reagito”. “Se questa cosa è successa una volta – ha aggiunto - può succedere ancora”. Ma sull’incontro di Budapest ascoltiamo il cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, al microfono di Marta Vertse:

     
    R. - Abbiamo cominciato con una conferenza del cardinale McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, e abbiamo constatato che cattolici ed ebrei hanno gli stessi o simili valori. E poiché abbiamo oggi nella società moderna anche le stesse sfide, la nostra intenzione è che si debba affrontarle insieme.

     
    D. – Quale sono i campi in cui si potrà collaborare in modo più intenso?

     
    R. – In particolare nel campo dei diritti umani e della libertà e poi nella lotta contro la povertà e la miseria nel mondo. Altro settore importante è quello educativo.

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    Conferenza internazionale in Vaticano sulla pastorale nella cura dei bambini malati: intervista con il cardinale Lozano Barragán

    ◊   Domani mattina sarà presentata, nella Sala Stampa della Santa Sede, la XXIII Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, sul tema: “La pastorale nella cura dei bambini malati”, che si svolgerà in Vaticano dal 13 al 15 novembre prossimi. Obiettivo della Conferenza è quello di disegnare un futuro di speranza per tanti piccoli, vittime della malattia nei primi anni di vita. In particolare si affronterà la questione della mortalità infantile: ancora oggi, ogni anno 4 milioni di neonati muoiono a meno di 26 giorni di vita. Ma era già stato affrontato altre volte questo tema? Ascoltiamo il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, al microfono di Romilda Ferrauto:

    R. – In una maniera così precisa, non era mai stato affrontato; era stato affrontato genericamente, fra altri temi, per esempio quello dell’AIDS, quello della depressione, per esempio anche quello del nesso tra malattia ed economia … Tutto questo è stato affrontato nelle Conferenze internazionali precedenti. Siccome ogni anno se ne svolge una, certamente ci sono sempre state attinenze a questo tema. Però, in maniera concreta, soltanto in questa occasione abbiamo trattato questo argomento, perché questo argomento è stato scelto dal Santo Padre: lui personalmente, ci ha chiesto di trattare specificamente il tema della pastorale nella cura dei bambini malati. Abbiamo infatti alcuni milioni di bambini malati: due milioni e mezzo sono i bambini malati di AIDS trasmesso dai genitori, e poi ci sono tante altre malattie. Non parliamo di come curare i malati: questo spetta ai medici; bensì di come fare la cura pastorale, come evangelizzare il bambino malato. Questo è un problema urgente.

     
    D. – Parteciperanno specialisti del mondo intero, grandi specialisti. Quali sono stati i criteri per lascelta dei partecipanti e dei temi dei loro interventi? C’è qualche priorità per il dicastero?

     
    R. – E’ la realtà, il pensiero e l’azione: sono tre spazi che dobbiamo coprire intensamente. Qual è la realtà dei bambini malati e la pastorale che si svolge con loro? Che cosa ci dice la Parola di Dio su questo argomento? E che cosa dobbiamo fare? Nel senso che non è direttamente il Dicastero ad agire: infatti, noi siamo una specie di “braccio lungo” del Santo Padre per quanto riguarda l’orientamento, il coordinamento e la promozione della evangelizzazione. E’ quindi necessario che ci siano specialisti nella realtà, nel pensiero e nell’azione. Noi mettiamo a disposizione quanto di meglio si trovi, nel momento attuale, su questi argomenti.

     
    D. – C’è qualche aspetto particolare di questo tema sul quale desiderate esprimervi specialmente? C’è qualcosa che vi tocca in particolare, che vorreste far passare come messaggio?

     
    R. – Quello che mi sta a cuore è l’evangelizzazione, cioè non soltanto l’assistenza: vogliamo capire come fare concretamente una sorta di cura della felicità e della salute che poi sboccia nella salvezza eterna. Cioè, come lasciare che i bambini si avvicinino al Signore Gesù e non impedirglielo. Glielo si può impedire, per esempio, attraverso la psicologia: la psicologia ci aiuta tanto a comprendere l’età evolutiva, a comprendere il bambino, sì. Però, a volte, nei presupposti della psicologia, ci si allontana da Cristo. E allora: “Lasciate che i bambini vengano a me!”. Questo è quello che maggiormente mi interessa.

     
    D. – Si sa che la Chiesa – le strutture della Chiesa – sono in prima linea nell’assistenza ai malati, che siano bambini o adulti. Ma a volte si ha la sensazione che non tutta l’opinione pubblica sia cosciente di quanto l’azione della Chiesa sia capillare, anche in alcune malattie come l’AIDS. Lei pensa che forse sarebbe necessario che fosse meglio conosciuta l’azione della Chiesa?

     
    R. – Sì, è necessario che sia meglio conosciuta; però, io ho l’esperienza di alcuni Paesi, dove si avversa la Chiesa, nel senso che non si vuole riconoscere e nemmeno si vuole che l’opinione pubblica conosca quello che sta facendo la Chiesa. Faccio un esempio: l’AIDS. Noi abbiamo nel mondo il 27 per cento di tutti i centri per la cura dei malati, contro il 44 per cento dei centri tenuti dai governi e poi, ad una distanza considerevole, ci sono altre organizzazioni, come le ONG con l’11 per cento, e altre denominazioni religiose con l’8 per cento. I cattolici, quindi, gestiscono il 27 per cento di questi centri per la cura dell'AIDS, ma questo lo si vuole sempre nascondere. Io faccio del mio meglio perché ciò sia reso noto: abbiamo anche pubblicato degli opuscoli con questi dati … Ma queste entità non lo vogliono conoscere. Dicono soltanto, per quanto riguarda l’AIDS, che la Chiesa è co-responsabile dell’AIDS perché si oppone all’uso del profilattico. Il motivo è sempre lo stesso: ci sono entità a cui per varie ragioni, forse anche per interesse, non conviene che si sappia quanto la Chiesa stia facendo contro l'AIDS. La Chiesa è il partner principale di tutti i governi del mondo: bisogna pensare che, soltanto per quanto riguarda l'AIDS, la Chiesa nel mondo ha circa 114 mila centri di assistenza sanitaria.

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    Mons. Bruguès a Norimberga: più sforzi per liberare l'uomo dagli spettri del razzismo e della xenofobia

    ◊   “Raddoppiare gli sforzi per liberare l’uomo dagli spettri del razzismo, dell’emarginazione, della xenofobia”. E’ uno dei passaggi dell’intervento di mons. Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, nel corso del IV seminario del Consiglio d’Europa dei ministri dell’Educazione dei Paesi firmatari della Convenzione Culturale Europea. La riunione, il cui tema è stato “Insegnare la memoria: per vivere in un’Europa di libertà e di diritto”, si è svolta a Norimberga e Dachau dal 5 al 7 novembre scorso. Ci riferisce Benedetta Capelli:

    Il valore e il dovere della memoria sono stati al centro del discorso di mons. Bruguès tenuto a Norimberga, luogo simbolo di eventi drammatici come "i grandi raduni nazisti, ma anche il processo a quanti si macchiarono di gravi delitti contro l’umanità". “Fatti – ha detto il presule – che ci parlano del dramma di un’epoca, in cui furono negate libertà e giustizia” in cui venne “calpestata la dignità dell’uomo”. Per questo la Santa Sede esprime il proprio apprezzamento per le iniziative che ricordano quelle “vicende tenebrose”, “una chiamata alla responsabilità nel costruire l’oggi e il domani” dell’Europa. Proprio “il diritto e la libertà – ha sottolineato il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica - sono essenziali per evitare ricadute totalitarie non rispettose dell’uomo”. Un rischio possibile se dovesse mancare “la passione per la giustizia e la libertà” e senza un impegno per ricordare quanto accaduto a “milioni di figli del popolo ebraico”. Pertanto, ha detto mons. Bruguès, bisogna raddoppiare gli sforzi per liberare l’uomo dagli spettri del razzismo, dell’esclusione, dell’emarginazione, dell’asservimento, della xenofobia. Mali che minano le “fondamenta della pacifica convivenza umana”. “Il dovere della memoria deve così continuare a scuotere il nostro cuore e la nostra mente – ha proseguito - a portare la ragione a riconoscere il male e a rifiutarlo, a suscitare in noi il coraggio del bene e della resistenza contro il male”. Un compito che si esprime nel “rendere sempre più umano l’uomo” e contribuire così alla “costruzione di un’Europa più solidale e democratica, rispettosa delle diversità e consapevole della sua identità”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La notte del pogrom: in prima pagina, un articolo di Anna Foa sulla Notte dei cristalli, settant'anni fa. In cultura, su quel drammatico avvenimento, punto di non ritorno verso la Shoah, un articolo di Gaetano Vallini.

    Insegnare la memoria per vivere in un'Europa di libertà e di diritto: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede, a Norimberga, al seminario del Consiglio d'Europa dei ministri dell'Educazione dei Paesi firmatari della Convenzione culturale europea.

    Stralci dalla relazione di Alberto Latorre al convegno, a Verona, su "Israel Zolli: un semitista tra religioni e storia".

    Piero Viotto ricorda, a cinquant'anni dalla morte, Georges Rouault, espressionista cristiano.

    La cronaca di Alberto Manzoni del convegno "Cattolici a Milano. Cent'anni di cultura".

    Nell'informazione religiosa, parti dell'omelia del cardinale Tarcisio Bertone durante la concelebrazione eucaristica presieduta - all'istituto "Regina Mundi" a Roma - per il quinto anniversario del Decreto di riconoscimento all'"Associazione famiglia piccola Chiesa-Movimento dell'amore familiare".

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    Oggi in Primo Piano



    Due suore italiane rapite in Kenya e trasferite in Somalia

    ◊   Due suore cattoliche italiane sono state rapite in una zona di confine nel nord est del Kenya: si tratta di suor Caterina Giraudo e Maria Teresa Oliviero del "Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld", di Cuneo. Uomini armati le avrebbero prelevate nella notte e portate in Somalia. Le due religiose si trovavano nella zona di Elwak, colpita da alcuni mesi da una grave siccità. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Cuneo don Pino Isoardi, responsabile del "Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld":

    R. – Quello che sappiamo è che non sono stati lì per cercare soldi o altro, ma sono andati proprio a prendere queste persone. Non sappiamo se ci siano motivazioni politiche o altri motivi.

     
    D. – I rapitori hanno preso contatto con voi?

     
    R. – Fino adesso non c’è nessun contatto; invece, sappiamo che gli anziani locali, l’autorità locale si sta muovendo per cercare eventuali sentieri di collegamento.

     
    D. – Suor Teresa e suor Caterina, cosa fanno in Kenya?

     
    R. – Lì, come in tutte le nostre fraternità, c’è uno stile di condivisione con i poveri e quindi non ci sono grandi strutture: accogliamo malati, anziani, persone che magari sono provate dalla carestia, dalla malnutrizione, però “in famiglia”, non a livello di grandi strutture.

     
    D. – Qual è l’auspicio, a questo punto?

     
    R. – Che gli anziani, che comunque hanno un’autorevolezza in quei luoghi, riescano a contattare queste persone, in qualche modo, e a trattare.

     
    Intanto sul fronte internazionale, l’Unione Europea hanno dato il via libera alla prima missione navale dell’UE contro la pirateria nel Golfo di Aden. L’operazione partirà a dicembre, sotto il comando della Gran Bretagna. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’ambasciatore Silvio Fagiolo, professore di Relazioni internazionali presso l’università LUISS di Roma:

    R. – E’ un fatto molto significativo, è un indice della crescita dell’Unione Europea anche come istituzione capace di un’azione militare. Un passaggio importante in questo momento in cui l’Europa è ancora un po’ sospesa, perché il Trattato di Lisbona non è stato ancora ratificato da tutti. Quindi, questo anticipare, questo muoversi, mi sembra un segno di vitalità dell’Europa, che si aggiunge a quegli altri che abbiamo visto in materia di crisi economica e finanziaria.

     
    D. – Nel tratto di mare che separa lo Yemen dalla Somalia, i pirati, comunque, sembrano essere i padroni, nonostante i vari pattugliamenti, anche della NATO …

     
    R. – Mi sembra che lì si accumulino fattori di instabilità, riconducibili soprattutto alla Somalia come modello di "Stato fallito", non più in grado di ricomporsi, di ridarsi un struttura statuale, e quindi all’origine di fenomeni destabilizzanti, di difficile controllo.

     
    D. – Il pattugliamento dell’Unione Europea inizierà a dicembre: ma può bastare questa iniziativa per riportare l’ordine nell’area?

     
    R. – Direi di no, il pattugliamento è soltanto un tampone; a più lungo termine sarà solo un processo politico di ricomposizione al livello degli stessi Paesi africani, sollecitati e sorretti anche dagli europei. Ma è soprattutto da loro e dal loro interno che dovrebbe nascere una spinta a ritrovare qualche equilibrio.

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    Si estendono gli scontri nel Kivu

    ◊   La preoccupazione del Papa, che ieri all’Angelus si è pronunciato nuovamente per una soluzione del conflitto nella regione congolese del Nord Kivu, viene rivolta all’intera comunità internazionale: “Rinnovo il mio fervido appello – ha detto con forza il Pontefice – affinché tutti collaborino al ripristino della pace, nel rispetto della legalità e della dignità di ogni persona”. Ma per ora nel Nord Kivu sono i combattimenti ad essere protagonisti. Ieri le violenze si sono estese alla zona di confine tra le due province del Nord e Sud Kivu. Gli scontri hanno opposto i ribelli, guidati dall’ex generale tutsi Laurent Nkunda, la guerriglia Mai Mai, la milizia rwandese hutu e le forze governative. Una situazione tragicamente caotica, dalla quale centinaia di migliaia di persone sono in fuga. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Simona Venturoli, del Servizio Progetti all’estero dell’AIFO, l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, attualmente presente in Nord Kivu con diversi progetti umanitari:

    R. – Purtroppo, le notizie che ci giungono direttamente da Goma confermano la situazione drammatica che in questi giorni si è presentata dai mass media internazionali. Abbiamo ricevuto questa mattina un messaggio da suor Giovanna Gallicani, una Piccola Figlia dei Santissimi Cuori di Gesù e Maria, che collabora con noi sul nostro progetto a Goma e che ci dice: “Abbiamo passato due giorni terribili: l’armata nazionale e i ribelli hanno saccheggiato, ucciso e commesso violazioni di ogni genere. Rimane l’incertezza, la paura. Preghiamo perché la guerra finisca”. Ecco: in effetti, la cifra di due milioni di sfollati che nei giorni precedenti sembrava eccessiva, è invece ormai purtroppo confermata. Sono persone che sono costrette ad abbandonare i loro villaggi, quasi sempre dati alle fiamme, e giungono nella capitale nella speranza di trovare un rifugio. In realtà, trovano una città che non è più in grado di sostenere e di accogliere tutta questa popolazione, di soddisfare i loro bisogni principali. Mancano cibo, acqua, medicine; continuano le vessazioni e le violazioni e le violenze di ogni tipo su civili inermi. E in questi giorni stanno scoppiando anche epidemie di colera nella periferia della capitale.

     
    D. – In che modo l’AIFO cerca di alleviare questa che sta diventando una tragedia immane?

     
    R. – L’AIFO è presente a Goma dal 2004 con un progetto di sostegno ad un Centro di salute mentale, in stretta collaborazione con i Fratelli della carità che ogni anno assistono e curano 750 bambini con problemi neuropsichiatrici o comportamentali legati proprio ai traumi da guerra. In questi giorni, come potrete immaginare, i bambini che stanno affluendo al centro sono triplicati e quindi anche il Centro di salute sta vivendo gli stessi drammi di tutta la città. Manca cibo, acqua e soprattutto mancano le medicine e questo rende molto difficile continuare i trattamenti anche dei bambini che erano già in cura. Cercheremo di fare arrivare al Centro di salute mentale un convoglio di cibo, medicine, acqua e farmaci in modo da aiutarli in questo momento veramente drammatico. Comunque, maggiori informazioni si possono trovare sul nostro sito www.aifo.it oppure attraverso il nostro numero verde 800 55 03 03.

     
    D. – Il Papa è tornato a parlare della tragedia del Nord Kivu con un accorato appello. Come è stato accolto da voi operatori umanitari, ma anche dalla gente che è lì?

     
    R. – Sicuramente l’appello del Papa è arrivato e tutti noi ringraziamo il Papa. E' importante quanto ha detto perché è giunto il momento che l’Europa faccia sentire la voce, che ci alziamo uniti per dichiarare il nostro “no” a quello che secondo noi è un ennesimo sterminio di massa coperto in realtà da interessi economici e di potere. Tutti noi operatori umanitari stiamo cercando di fare comunque il meglio per essere al fianco di questa popolazione che in questo momento nessuno sembra in grado di poter aiutare.

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    Padre Pizzaballa: uno scandalo, la rissa tra cristiani al Santo Sepolcro

    ◊   Resta teso il clima a Gerusalemme dopo le tensioni tra monaci armeni e greco-ortodossi degenerate ieri in rissa nella Basilica del Santo Sepolcro. Lo scontro è avvenuto durante la cerimonia annuale del ritrovamento della Croce di Gesù, portata in processione dai monaci armeni bloccati poi, davanti all’Edicola, da un monaco ortodosso. Un’atmosfera che è il segno di una difficile convivenza. Al microfono di Benedetta Capelli il commento di padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:

     
    R. – Noi siamo purtroppo un po’ abituati a queste situazioni ma ogni volta creano un senso di sconcerto e disagio profondo per quanto sta accadendo, che è anacronistico, però succede. E’ vero che a Gerusalemme il passato non passa mai, però c’è un limite a tutto e questo è stato abbondantemente superato.

     
    D. – Molti vivono come uno scandalo quanto accaduto in un luogo santo che dovrebbe essere proprio un luogo di unità…

     
    R. – Sì, è uno scandalo, dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. Oggi i conflitti, le incomprensioni, che sono inevitabili nel nostro ambiente, non possono essere superate con la violenza, assolutamente. Che credibilità avremmo, soprattutto noi cristiani, quando invitiamo tutte le parti soprattutto israeliani e palestinesi ad un dialogo e poi facciamo queste cose? Detto questo, bisogna anche comprendere che le culture qui sono molto diverse ed è anche vero che l’unità è una realtà alla quale aspiriamo ma che purtroppo ancora non c’è.

     
    D. – Come mai ogni turbamento dello status quo è poi così carico di tensione?

     
    R. – Diciamo che, soprattutto negli ultimi due anni, tra la comunità greco-ortodossa e armeno-ortodossa, c’è una sorta di incomprensione su tutto ma che è più che altro sentimentale e viscerale che ragionevole e razionale. Così tutte le cose anche i più piccoli fraintendimenti vengono esagerati e degenerano soprattutto quando ci sono di mezzo questi giovanotti seminaristi un po’ focosi. Ormai sono quattro o cinque mesi che succede sempre qualcosa. Mi auguro che, dopo quest’ultimo episodio così scandaloso, tutti facciamo un passo indietro. Il nostro compito è anche quello di aiutare in questo.

     
    D. – Come è strutturato e diviso il Santo Sepolcro?

     
    R. – Le confessioni principali sono tre: sono la greco-ortodossa, la cattolica con i francescani e l’armeno ortodossa. Poi ci sono altre tre chiese: i copti, i siriani e gli etiopi che però hanno minori diritti, diciamo così, almeno secondo la terminologia dello status quo. La Chiesa è divisa, è frazionata ma generalmente nelle proprie zone non accade nulla. I problemi ci sono nelle zone comuni come l’Edicola, la Rotonda che sono gestite insieme, i problemi sorgono anche quando ci sono le liturgie, su chi deve fare cosa e dove. Lo status quo non è una legge scritta ma un insieme di consuetudini che, ultimamente almeno, vengono interpretate in maniera diversa tra queste due comunità.

     
    D. – Qual è il ruolo della custodia francescana, anche rispetto a quanto accaduto ieri?

     
    R. – Noi, grazie a Dio, siamo fuori da questa contesa, abbiamo anche noi i nostri fraintendimenti che però risolviamo in maniera diversa. Il nostro ruolo adesso è quello di mediare in questo caso tra l’uno e l’altro, incontrarli, aiutarli a ricomporre il dissidio. Ho in programma un incontro con il Patriarca greco ortodosso, poi vedremo cosa potremo fare con gli armeni. E’ chiaro che, dopo questi episodi, bisogna continuare; la vita è più forte di tutto, si deve ricominciare a vivere insieme.

     
    D. – Quale il suo auspicio?

     
    R. – Il mio auspicio è che, con sano realismo cristiano come lo chiamo io, i dissidi si risolvano parlando insieme e non con la forza.

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    Ricerca di Migrantes sullo stereotipo della "zingara rapitrice"

    ◊   “La Zingara rapitrice”: si intitola così una ricerca commissionata dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana al Dipartimento di Psicologia e Antropologia culturale dell’Università degli Studi di Verona, sui presunti tentati rapimenti, addebitati ai rom nell’arco di tempo che va dal 1986 al 2007 in Italia. I casi sono stati individuati e analizzati partendo dalle notizie fornite dalla stampa nazionale e esaminati attraverso la consultazione dei fascicoli nei diversi tribunali italiani. Dallo studio emerge che “non esiste alcun caso in cui viene commesso un rapimento. Anche laddove si apre un processo, il fatto contestato viene sempre qualificato come delitto tentato e non commesso”. Paolo Ondarza ne ha parlato con la curatrice Sabrina Tosi Cambini dell’Università degli Studi di Siena:

    R. – Non esiste nessun rapimento oggettivo da parte di rom o sinti nei confronti di un minore italiano. Quello che possiamo riscontrare nei nostri casi analizzati, che sono circa 40, è che si ripete un “canovaccio” di elementi – donne contro donne, luoghi affollati - ma non c’è mai un testimone … Poi, in tribunale, il fatto contestato è sempre legato al delitto tentato. Quindi, non stiamo mai a discutere di un fatto oggettivamente accaduto.

     
    D. – E il tentativo non viene mai dimostrato?

     
    R. – Sì, ci sono due condanne. Una per un caso di Desenzano del Garda e l’altro qui, di Roma.

     
    D. – Ecco, la parte significativa di questa ricerca riguarda le responsabilità della stampa …

     
    R. – Sì. Cosa avviene? Subito la stampa dà la notizia come se fosse accaduto realmente qualcosa. Quindi, subito “rom” o “zingaro” o “nomade tenta di rapire bambino”. Ovviamente, questo ha un forte impatto. Quando le forze dell’ordine fanno i dovuti controlli e viene fuori che si tratta di un equivoco, non se ne parla, non fa scalpore! Ecco, io direi che la dimensione etica del giornalista dovrebbe essere sempre messa in primo piano rispetto al fare notizia.

     
    D. – Perché c’è un terreno tanto fertile quando un giornale riporta la notizia del rapimento? Perché c’è un pregiudizio di fondo? Perché a volte dei casi singoli di condotta non proprio esemplare da parte proprio delle comunità rom e sinti possono aver dato adito a queste interpretazioni?

     
    R. – Ma, in realtà – secondo me – c’è una generalizzazione: cioè, su rom e sinti c’è proprio questo pregiudizio, questo luogo comune del 'bambino rubato dalla zingara'. Quindi, lì si lavora su uno stereotipo che esiste da moltissimo!

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    La Chiesa ricorda San Leone Magno

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Leone Magno, il grande Pontefice vissuto nel quinto secolo, in un tempo di grandi rivolgimenti politici e sociali che di lì a poco avrebbero portato alla caduta dell’Impero Romano. Il Papa gli ha dedicato un’udienza generale il 5 marzo scorso. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    “La Croce di Cristo è sorgente di tutte le benedizioni e causa di tutte le grazie”: è quanto affermava San Leone Magno che sulla fede in Gesù abbandonato e crocifisso fondò tutta la sua opera di Pontefice. Originario della Tuscia, fu consacrato Successore di Pietro il 29 settembre del 440. Il suo papato – afferma Benedetto XVI – è stato uno dei più importanti della storia:

     
    “Quelli in cui visse Papa Leone erano tempi molto difficili: il ripetersi delle invasioni barbariche, il progressivo indebolirsi in Occidente dell’autorità imperiale e una lunga crisi sociale avevano imposto al Vescovo di Roma – come sarebbe accaduto con evidenza ancora maggiore un secolo e mezzo più tardi, durante il pontificato di Gregorio Magno – di assumere un ruolo rilevante anche nelle vicende civili e politiche. Ciò non mancò, ovviamente, di accrescere l’importanza e il prestigio della Sede romana”.

     
    Leone Magno riuscì a fermare Attila, incontrandolo con coraggio a Mantova nel 452 dopo che i suoi Unni avevano devastato le regioni nordorientali dell’Italia. E nel 455 riuscì a mitigare il sacco di Roma dei Vandali di Genserico, impedendo che incendiassero la città e facessero strage della popolazione. Costantemente sollecito della comunione tra le diverse Chiese fu sostenitore instancabile del primato romano, esercitando la responsabilità del Successore di Pietro in Oriente come in Occidente con prudenza e fermezza:

     
    “Mostrava in questo modo come l’esercizio del primato romano fosse necessario allora, come lo è oggi, per servire efficacemente la comunione, caratteristica dell’unica Chiesa di Cristo”.

     
    “Consapevole del momento storico in cui viveva e del passaggio che stava avvenendo – in un periodo di profonda crisi – dalla Roma pagana a quella cristiana, Leone Magno seppe essere vicino al popolo e ai fedeli con l’azione pastorale e la predicazione”:

     
    “Animò la carità in una Roma provata dalle carestie, dall’afflusso dei profughi, dalle ingiustizie e dalla povertà. Contrastò le superstizioni pagane e l’azione dei gruppi manichei. Legò la liturgia alla vita quotidiana dei cristiani: per esempio, unendo la pratica del digiuno alla carità e all’elemosina”.

     
    “In particolare – ha ricordato Benedetto XVI - Leone Magno insegnò ai suoi fedeli – e ancora oggi le sue parole valgono per noi – che la liturgia cristiana non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione di realtà invisibili che agiscono nella vita di ognuno”. Nelle difficoltà della vita lo sosteneva la fede in Cristo “vero Dio e vero uomo” come aveva ribadito nel 451 il Concilio di Calcedonia da lui convocato:

     
    “Nella forza di questa fede cristologica egli fu un grande portatore di pace e di amore. Ci mostra così la via: nella fede impariamo la carità. Impariamo quindi con san Leone Magno a credere in Cristo, vero Dio e  vero Uomo, e a realizzare questa fede ogni giorno nell'azione per la pace e nell'amore per il prossimo”.

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    Chiesa e Società



    Il Kerala festeggia, con il cardinale Sandri, suor Alfonsa, prima santa indiana

    ◊   Oltre 100mila persone hanno preso parte a Bharananganam in Kerala, ai festeggiamenti per la proclamazione della prima santa indiana, la religiosa clarissa Alfonsa dell'Immacolata Concezione, canonizzata lo scorso 12 ottobre da Benedetto XVI. A caratterizzare la giornata di ieri, l’ultima delle nove dedicate ai festeggiamenti, sono state le presenze del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e dell’ex presidente indiano Abul Kalam. La grande funzione si è svolta alla chiesa di St. Mary a Bharananganam, - riferisce l'agenzia Asianews - dove santa Alfonsa è sepolta. Vi hanno preso parte oltre cinquanta vescovi insieme a numerosi presuli di altre denominazioni e Chiese sorelle. Hanno partecipato anche personaggi politici nazionali, come il leader dell’opposizione Ommen Chandi e ministri dello Stato. Tra i presuli erano presenti il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei siro-malabresi, l’arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi, Moran Baselio Cleemis ed il nunzio apostolico in India monsignor Pedro Lopez Quintana. Rivolgendosi ai presenti, l’ex presidente Kalam ha affermato che” il più grande onore che possiamo dare alla memoria di sant’Alfonsa è quello di imitare gli ideali di amore e compassione per cui lei ha vissuto la sua breve vita di sofferenze, pene e preghiera”. “Ognuno di noi deve far voto di operare almeno una volta al mese per alleviare le pene degli ultimi, come sant’Alfonsa ci ha mostrato con il suo esempio” ha detto Kalam. L’ex presidente ha poi letto una sua breve poesia in onore della religiosa, nella quale ha invocato la benedizione “della terra dove sant’Alfonsa ha camminato con noi” e ricordato come essa “abbia desiderato le più grandi altezze e così realizzato le cose più grandi”. Dal canto suo il cardinale Sandri, giunto in India il 5 novembre scorso, ha preso parte a diverse iniziative dedicate alla religiosa clarissa e presieduto la messa celebrata ieri, secondo l’intenzione di preservare la libertà religiosa in questa “terra di non violenza”. Indicando la non violenza come unica strada per combattere la violenza, il cardinale ha ricordato le brutalità commesse nell’Orissa a danno della locale comunità cristiana. Degli avvenimenti che da fine agosto hanno registrato oltre 100 morti e una drammatica escalation di atti disumani, il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali aveva parlato anche il 6 novembre con il cardinale Varkey Vithyathil. Nell’occasione aveva detto all’arcivescovo siro-malabrese che “Orissa è un nome vivo nei nostri cuori e sulle nostre labbra come per tutto il popolo europeo; siamo con la chiesa perseguitata. Chiediamo le libertà religiosa - ha detto il porporato - per vivere liberamente ed in pace”. (R.P.)

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    E' morto il più anziano vescovo della Cina Continentale

    ◊   Lutto nella Chiesa cattolica. Il 22 ottobre scorso è deceduto, in ospedale, mons. Giuseppe Sun Zhibin, vescovo della prefettura apostolica di Iduhsien (Yiduxian), nella provincia dello Shandong (Cina Continentale). Aveva 97 anni ed era considerato il più anziano dei vescovi cinesi viventi. Il presule era nato in una famiglia cattolica nel 1911, anno in cui venne stabilita la Repubblica di Cina che poneva fine a secoli di governo imperiale. Nel 1923 inizia gli studi nel seminario minore ed è ordinato sacerdote nel 1939. Nel 1953 è condannato a quattro anni di prigione a causa della sua fede cattolica. Arrestato nuovamente durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976), è condannato ai lavori forzati in una fabbrica di scarpe. Nel 1980, in seguito alla maggiore tolleranza verso la religione, riprende apertamente l’attività pastorale nella prefettura apostolica e dedica tutte le sue energie a far rinascere la vita della Chiesa. E’ consacrato Vescovo per Yiduxian nel 1988. Mons. Sun aveva una robusta costituzione fisica: ha sempre goduto di buona salute e non ha conosciuto malattie serie. È stato lucido di mente e capace di accudire a se stesso fino all’ultimo. In seguito ad un attacco d’influenza, all’inizio dello scorso mese di ottobre era stato ricoverato in ospedale, dove i sacerdoti e le religiose della prefettura sono rimasti al suo fianco nella preghiera fino al momento del suo ritorno alla casa del Padre. Ai solenni funerali, svoltisi il 29 ottobre scorso nella cattedrale di Yidu, hanno partecipato, insieme ai sacerdoti, alle religiose e ai fedeli della prefettura apostolica, anche autorità civili. Durante il rito l’anziano presule è stato ricordato da tutti come un pastore umile e amabile, saldo nella fede in tempi difficili per tutta la Chiesa cattolica in Cina. I suoi resti mortali saranno sistemati nel nuovo santuario, che è in costruzione a 50 chilometri da Yidu. La prefettura apostolica di Iduhsien conta circa 12.000 cattolici, sparsi nelle campagne, sei giovani sacerdoti e dieci giovani suore, che vivono nel convento dell’Immacolata Concezione, costruito quattro anni fa da mons. Sun. Negli ultimi vent’anni la prefettura apostolica ha costruito ben 32 chiese e cappelle, mentre molte delle vecchie chiese, confiscate dal governo, non sono ancora state restituite alla comunità ecclesiale. (S.C.)

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    Nord Corea: un sacerdote cattolico gestirà un centro sociale a Pyongyang

    ◊   Per la prima volta in oltre 60 anni, un prete cattolico andrà in missione in Corea del Nord: si tratta di padre Paul Kim Kwon-soon, dell’ordine dei Frati minori, che si trasferirà a Pyongyang alla fine di novembre e si occuperà dei lavoratori di una fabbrica realizzata grazie a un progetto comune fra le due Coree. Al rientro da un sopralluogo in Nord Corea, padre Kim riferisce all’agenzia Uca News che si occuperà di un centro sociale della capitale, che fornirà cure mediche, cibo e un bagno pubblico con il benestare del governo comunista anche se “sanno che sono un prete cattolico”. Egli potrà beneficiare di un visto turistico da rinnovare ogni due mesi. Dal 29 ottobre al primo novembre una delegazione formata da 260 sud-coreani ha visitato la Corea del Nord per celebrare la fine dei lavori di costruzione del primo progetto inter-coreano: si tratta di un'azienda che si occupa della produzione di salviette, calzini e coperte. Un progetto co-finanziato dai due Paesi – ancora in attesa di firmare un trattato di pace dalla fine della guerra civile del 1950 – con un investimento di 30 milioni di dollari ciascuno. Il 30 ottobre mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejon – cittadina al centro della Corea del Sud – ha presieduto all’inaugurazione ufficiale del complesso. Padre Kim sottolinea che il nuovo centro sociale, costruito su tre piani e affidato alla sua cura, è situato negli spazi adiacenti la fabbrica e fornirà agli operai check-up medici, pasti caldi e taglio dei capelli. Esso può garantire cibo per 1500 lavoratori al giorno. “Il centro rappresenta una svolta epocale – afferma il religioso – per quanto concerne gli interventi umanitari per il nord”. In passato era concesso inviare “solo aiuti umanitari”, mentre ora è possibile “fornire un servizio diretto sul posto”. Una conquista raggiunta grazie ad uno “sforzo enorme” di mediazione e dialogo messo in campo dall’Ordine dei frati minori con la controparte nord-coreana, durato oltre tre anni prima di giungere a compimento. Il primo di novembre, poco prima di rientrare nella Corea del Sud, mons. You ha celebrato una messa alla chiesa di Changchung, la sola chiesa cattolica presente nel Nord, per ringraziare Dio dell’apertura del centro. Alla funzione religiosa hanno partecipato 50 cattolici sud-coreani, fra cui otto preti e quattro religiosi; nessuna presenza, invece, di parte nord-coreana, dove permane il ferreo divieto di praticare la religione. Secondo fonti della Chiesa riprese dall'agenzia AsiaNews, in Nord Corea vi sono 3000 cattolici che praticano la loro fede “in luoghi di culto all’interno di abitazioni private” sparsi in tutto il Paese, senza preti o suore permanenti. Tra il 1949 e il 1950, in seguito alla presa di potere dei comunisti guidati da Kim Il-Sung, tutti i preti e le suore sono stati uccisi o fatti sparire. (R.P.)

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    Le ONG: situazione drammatica in Congo

    ◊   “La situazione umanitaria è drammatica perché i combattimenti spingono sempre più persone verso Goma” dice all'agenzia Fides Giulia Pigliucci, dell'ufficio stampa del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), organizzazione non governativa promossa dal Centro Nazionale Opere Salesiane, che è appena rientrata da Goma, capoluogo del nord Kivu, nell'est della Repubblica Democratica del Congo. La situazione umanitaria è resa ancora più drammatica dal fatto che si è nel pieno delle stagioni delle piogge e di notte fa molto freddo. “Il campo di accoglienza per sfollati Don Bosco, gestito dal VIS, è l'unico che si trova nel centro di Goma” - dice Giulia Gigliucci - “attualmente accoglie 1.100 persone registrate, tutte donne e bambini”. Le organizzazioni umanitarie internazionali hanno lanciato l'allarme per i casi di colera registrati a Goma. La responsabile del VIS afferma che “nel centro Don Bosco vi sono una cinquantina di persone colpite dal colera”. Il VIS a Goma collabora con Medici senza Frontiere. Claudia Lodesani, coordinatore medico dell’organizzazione nel Nord Kivu ha dichiarato: “L’ospedale di MSF a Rutshuru è pieno di sfollati. Negli ultimi due giorni le nostre équipe mediche hanno curato 43 feriti di guerra, e altri stanno ancora giungendo”. Con 52 operatori internazionali e oltre 700 operatori congolesi, in tutta la regione del Nord Kivu MSF cura i feriti, le persone colpite dal colera e fornisce agli sfollati e ai residenti cure mediche, acqua potabile e generi di prima necessità. E Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace esprime oggi “forte preoccupazione per la situazione che sta generando sofferenze e distruzioni” e si associa agli organismi che finora hanno levato la propria voce “perché la comunità internazionale, nelle sue diverse articolazioni, non resti indifferente diventando complice”. Le diverse realtà cattoliche e laiche chiedono, tra l’altro, di “organizzare con urgenza l'azione umanitaria per rispondere all'emergenza; partire dagli accordi firmati tra le parti”. Le organizzazioni e i missionari italiani sottolineano soprattutto la necessità di “ribadire il mandato, unificando le regole di ingaggio dei contingenti delle Nazioni Unite presenti nel Kivu, perché possano svolgere il compito che è loro assegnato, cioè quello di far rispettare gli accordi e proteggere la popolazione. (V.V.)

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    Uruguay: i vescovi condannano l’aborto e lanciano la missione continentale

    ◊   “Il valore della vita umana è un bene per ciascuno e per la società” e “nessuna legge onesta può giustificare l’eliminazione di un essere indifeso che ha diritto alla vita e a nascere”. Così, ancora una volta i vescovi dell’Uruguay che concluderanno la loro Assemblea plenaria mercoledì hanno voluto sottolineare gli insegnamenti della Chiesa in merito al progetto di legge sulla “salute sessuale e riproduttiva” che, dopo l’approvazione dei deputati con lo scarto di un solo voto, dovrà essere sottoposto ai senatori. Com’è ben noto, il Presidente dell’Uruguay Tabaré Vázquez, medico e leader di una coalizione di centro-sinistra, ha annunciato il suo veto agli articoli che potrebbero depenalizzare l’aborto entro la 12.ma settimana. I vescovi richiamano l’attenzione su quelle posizioni che “manipolano e oscurano la verità fondamentale del diritto alla vita, anteponendo altri interessi o situazioni, senza considerare ne’ la scienza ne’ la coscienza etica”. “Relativamente ai fedeli cattolici che promuovono o votano una legge a favore dell’aborto – si legge nel comunicato – ricordiamo che chi agisce in questo modo rompe il vincolo che lo unisce a Cristo nella Chiesa”. Ieri, nel corso del pellegrinaggio nazionale al santuario della Patrona dell’Uruguay la “Virgen de los Treinta y Tres”, durante la concelebrazione eucaristica, è stato dato l’avvio alla Missione continentale voluta dalla V Conferenza degli episcopati latinoamericani e caraibici nel maggio 2007, in Aparecida, e trasformata in un piano pastorale organico annunciato lo scorso 15 agosto a chiusura del terzo Congresso Americano Missionario (CAM3). Più o meno in quei giorni i vescovi uruguayani si sono rivolti ai cattolici tramite una lettera per rilevare che durante la festa nazionale della Madonna sarebbero state affidate “al cuore di Maria le intenzioni missionarie” e che essi avrebbero “chiesto la grazia necessaria per aprirsi allo Spirito, lasciandosi illuminare nel cammino di discepoli e missionari di Gesù Cristo affinché i popoli abbiano la vita”. Ieri, la Santa Messa è stata presieduta da mons. Martín Pablo Pérez Scremini, vescovo di Florida e concelebrata con i presuli delle altre nove diocesi del Paese. Mons. Orlando Romero Cabrera, vescovo di Canelones e rappresentante dell’episcopato uruguayano nel CAM3 nella sua omelia ha sottolineato la portata dell’essere missionari oggi: “Siamo missionari non solo nelle nostre parrocchie o nelle nostre diocesi, ha detto, siamo missionari nel mondo poiché Gesù, che è venuto tra noi come missionario del Padre, è missionario del mondo". "Noi vogliamo avere gli stessi sentimenti di Gesù - ha continuato - e vogliamo essere missionari nel mondo all’interno delle nostre frontiere ma anche oltre le frontiere per dare sostegno anche, con la preghiera, a coloro che lavorano fuori”. Al riguardo mons. Romero ha ricordato che la chiesa uruguayana ha molti missionari in diversi Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. (L.B.)

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    El Salvador: appello dell’arcivescovo per un processo elettorale pacifico

    ◊   Il popolo salvadoregno da alcune settimane è impegnato in una campagna elettorale molto intensa anche se ancora non aperta ufficialmente. Alla vigilia dell’apertura del lungo processo elettorale, l’arcivescovo della capitale San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, nella sua tradizionale conferenza stampa dopo la Messa della domenica ha chiesto, ieri, “ai politici, partiti e candidati, tutti gli sforzi necessari per essere protagonisti di un dibattito basato nel rispetto reciproco e nella pace autentica”. Al riguardo il presule ha sottolineato l’importanza del cosiddetto “patto di non aggressione” firmato da tutti con la mediazione del Procuratore generale per i diritti umani. “È un impegno solenne e fondamentale che va rispettato sempre”, ha rilevato mons. Sáenz, che poi ha aggiunto: “Sarebbe una cosa buona per tutti, darebbe pace a tutti, e ovviamente sarebbe un beneficio per l’intero Paese che ne ha tanto bisogno”. Commentando un primo serio incidente elettorale di venerdì scorso in cui sono stati coinvolti militanti dell’ex guerriglia, oggi partito “Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale” che, secondo la stampa locale, hanno attaccato una carovana del candidato presidenziale della “Alianza Republicana Nacionalista (ARENA), l’arcivescovo ha rinnovato un accorato appello a “non intraprendere il cammino dello scontro e della violenza”. Infine, l’arcivescovo di San Salvador ha molto insistito sulla necessità che i partiti e i loro candidati “trasmettano ai propri sostenitori sentimenti e comportamenti democratici” e ciò non solo come garanzie di pace e rispetto ma anche come condizioni “per sviluppare un dibattito elettorale basato sulle idee, i progetti e l’uso della ragione”. In Salvador il prossimo 18 gennaio ci saranno le consultazioni per eleggere 84 deputati dell’Assemblea nazionale e 20 rappresentanti presso il Parlamento Centroamericano (PARLACEN). Allo stesso tempo dovranno essere eletti i sindaci di 262 municipi. Si tratta però solo della prima sessione di votazioni poiché, il 15 marzo, i salvadoregni torneranno a votare per eleggere il Presidente della repubblica. Per ora nel complesso quadro politico salvadoregno, le correnti d’opinioni più importanti si canalizzano o tramite l’Alleanza repubblicana nazionalista (ARENA), che governa il Paese da diversi decenni, oppure attraverso l’opposizione del “Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale”, organizzazione politica nata dopo la fine del conflitto interno e con la firma degli Accordi di pace nel gennaio 1992. (A cura di Luis Badilla)

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    Partono i lavori della plenaria d’autunno per i vescovi degli Stati Uniti

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti iniziano oggi a Baltimore la loro plenaria d’autunno, ponendo al centro dell’agenda il voto sulle mete e gli obiettivi che impegneranno il lavoro di cinque “unità ad hoc”, con il compito di attuare le iniziative prioritarie dell’Episcopato americano per il periodo 2009-2011. L’unità su “Formazione alla fede e pratica sacramentale” imposterà l’impegno sulla proposta di un rapporto con il Signore nel contesto di una fede viva, attraverso una formazione catechetica sulla natura dell’identità cristiana e una rinnovata consapevolezza del dono dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia, nell’accoglienza e apprezzamento della diversità culturale. Si individueranno dunque le migliori pratiche per il coinvolgimento dei cattolici “lontani”, con attenzione alle comunità immigrate e culturalmente distinte; natura e finalità della Nuova Evangelizzazione verranno spiegate mediante un unico sussidio in uso alle parrocchie, basato sul magistero pontificio (Evangelii Nuntiandi, Redemptoris Missio, Tertio Millennio Adveniente, Ecclesia in America, Novo Millennio Ineunte) e con il documento finale di Aparecida. Il compito pastorale della Nuova Evangelizzazione verrà inoltre collegato a momenti fondamentali della vita sacramentale, in particolare alla preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana e al matrimonio. Le iniziative proposte includono programmi di catechesi per giovani in età scolare e per giovani adulti, sussidi omiletici per sacerdoti e diaconi in cui trovino spazio il Lezionario, la Liturgia e il Catechismo della Chiesa Cattolica e strumenti formativi per i catechisti. Verranno anche elaborate risorse catechetiche destinate a sacerdoti, diaconi e ministri straordinari dell’Eucaristia, in vista dell’introduzione nella comunità cattolica degli Stati Uniti della nuova traduzione del Missale Romanum, editio typica tertia. Molti i gruppi di lavoro: tra essi quello sul “Rafforzamento del matrimonio”, sulla “Vita e dignità della persona umana”, sulla “Diversità culturale nella Chiesa” e sulla “Promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”. (V.V.)

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    Nuova Zelanda: appello dei leader cristiani al nuovo premier per la lotta alla povertà

    ◊   Dopo nove anni di governo ininterrotto dei laburisti, la Nuova Zelanda ha scelto il suo nuovo premier: il conservatore John Key, eletto con il 45% dei voti, contro il 33% del partito laburista guidato dalla Premier uscente Helen Clark. Il neo-premier ha incontrato gli alleati per formare una coalizione di governo, dato che, per avere la maggioranza in Parlamento, il suo partito ha bisogno di almeno altri cinque seggi, che potranno essere quelli del Partito d’Azione o del partito centrista “Futuro Unito”. Alla vigilia del voto - riferisce l'agenzia Fides - i leader cristiani della Nuova Zelanda, riuniti in un forum ecumenico, hanno inviato un Lettera aperta ai futuri governanti, invitando a mettere fra le priorità della politica nazionale la lotta alla povertà, soprattutto quella che interessa le famiglie con numerosi bambini, gli anziani a corto di servizi sociali, i disoccupati e i senza tetto.Tali questioni, sottolineano i leader cristiani, non hanno colore politico e sono un dovere a cui il governo è chiamato a provvedere, per garantire il rispetto della dignità e il benessere di tutti i cittadini. La lettera espone al nuovo governo cinque questioni ritenute cruciali: utilizzare la prosperità nazionale per eliminare la povertà; sostenere le famiglie e proteggere i bambini; fornire agli anziani i servizi assistenziali basilari come l’assistenza medica; garantire a ciascuno il diritto alla casa; sostenere le comunità locali nell’offerta dei servizi sociali. (R.P.)

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    Cina: successo per la Giornata della Missione nella diocesi di Hen Shui

    ◊   “Penso, faccio ed evangelizzo” è stato lo slogan ed il tema della IV Giornata diocesana della Missione, celebrata ieri con grande successo dalla diocesi di Hen Shui. In realtà la celebrazione è durata 3 giorni, dal 6 al 9 novembre, con l’incontro dei responsabili dei gruppi missionari con i parrocchiani ed il congresso dei fedeli della diocesi per mettere a punto il lavoro missionario, valutando il passato e progettando il futuro. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, nella “Giornata della Missione”, ieri tutta la comunità si è mobilitata fin dalla prima mattinata. Circa 500 fedeli hanno partecipato alla solenne Eucaristia presieduta da mons. Feng Xin Mao e concelebrata da 8 sacerdoti diocesani, in cattedrale. In seguito sono cominciate diverse iniziative missionarie: la recita del Rosario per le missioni da parte degli anziani, lo spettacolo missionario dei giovani di diversi gruppi. Un seminarista di Shang Hai, che è arrivato in diocesi attraversando diverse province cinesi con la sua bicicletta per uno speciale “pellegrinaggio missionario” destinato alla sensibilizzazione missionaria, ha partecipato alla Giornata cantando insieme ai giovani e condividendo la sua esperienza di “missione in bicicletta”. I fedeli, dopo aver assistito allo spettacolo dedicato all’evangelizzazione ed aver partecipato alla celebrazione presieduta dal vescovo, sono tornati nelle loro parrocchie per iniziare la fase parrocchiale della Giornata Missionaria diocesana, per “portare avanti la missione insieme a Gesù”. (R.P.)

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    India: il contributo della Conferenza dei religiosi per la difesa dell’ambiente

    ◊   Anche la Conferenza dei religiosi e delle religiose indiani (CRI) vuole fare la sua parte per la salvaguardia del pianeta, incoraggiando i suoi membri a cambiare abitudini e promuovendo programmi di informazione e sensibilizzazione su questo tema. È l’impegno scaturito da un recente convegno cui hanno partecipato una cinquantina di membri dell’associazione, che riunisce 822 superiori e superiore maggiori in rappresentanza di 334 congregazioni religiose e di 125mila consacrati dell’India. Ad organizzarlo è stato “Tarumitra” un centro cattolico indiano impegnato nella difesa dell’ambiente con sede a Patna, nello Stato del Bihar. Nella dichiarazione finale i delegati della CRI rilevano come l’attuale crisi ecologica globale riguardi tutta l’umanità, ma che le prime vittime sono i poveri. “Il grido della Terra – si legge nel testo ripreso dall'agenzia Ucan - è anche il grido dei poveri”. Ad essere minacciate, già adesso, sono le risorse vitali come l’acqua sempre più scarsa, le foreste distrutte dalla deforestazione, la terra sempre più inquinata, mentre il surriscaldamento globale provocato dall’emissione dei gas serra ha aumentato il numero e l’intensità dei fenomeni meteorologici estremi e l’inquinamento mette a repentaglio la salute di milioni di persone soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Per salvare il pianeta – è il messaggio della Conferenza dei religiosi indiani - tutti nel loro piccolo possono fare qualcosa e i religiosi e le religiose indiane non possono essere da meno. Per questo l’associazione intende spronare i suoi membri a compiere piccoli gesti che possono aiutare: dalla scelta di un abbigliamento eco-compatibile, all’uso, dove possibile, di mezzi di trasporto ecologici, all’impiego di lampadine a basso consumo energetico, al riciclo delle buste e degli imballaggi, all’uso dell’energia solare. Il documento propone anche varie iniziative su più vasta scala per sensibilizzare religiosi e fedeli: l’inserimento dell’ecologia tra le materie di insegnamento nei seminari, la promozione di gruppi di servizio di pastorale dell’ambiente e di programmi di eco-spiritualità, campagne di informazione sui media, una più stretta collaborazione con le organizzazioni ambientaliste e con le popolazioni aborigene, più sensibili a questo tema. (L.Z.)

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    Lettera di intenti del Consiglio d’Europa sulla memoria dell’Olocausto

    ◊   La piaga dell’antisemitismo imperversa ancora oggi, a distanza di settant’anni dalla notte dei cristalli, dal pogrom condotto dai nazisti in Germania ed in Austria che ha causato la morte di 91 ebrei e condannato più di altri 30.000 a perire nei campi di concentramento, saccheggiato appartamenti e negozi appartenenti agli stessi e distrutto centinaia di sinagoghe. Per onorare la memoria di coloro che hanno pagato con la vita il dilagare di tanto odio e lottare contro l'antisemitismo nella forma in cui quest’ultimo si presenta oggi, il segretario generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis, ha firmato oggi una lettera di intenti, a Vienna (Austria), per stringere nuovi legami tra la Task Force per la cooperazione internazionale in materia di educazione, memoria e ricerca sull’Olocausto (ITF) ed il Consiglio d'Europa, forte dei suoi 47 stati membri, che si impegna a promuovere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. Alla cerimonia della firma sono seguite diverse riunioni, presso il Palazzo di Hofburg di Vienna sul tema “Imparata la lezione? – Memoria dell'Olocausto e lotta contro l'antisemitismo nel 2008”. La lettera di intenti confermerà la volontà del segretario generale, Terry Davis, e del presidente della ITF, Ferdinand Trauttmansdorff, di elaborare un “memorandum di intesa” bilaterale che preciserà i settori ed i meccanismi di funzionamento della futura cooperazione tra la ITF ed il Consiglio d'Europa. Nata su iniziativa del primo ministro svedese, Göran Persson, nel 1998, la ITF è composta attualmente da 25 stati membri ai quali si aggiungono diverse organizzazioni governative e non governative provenienti da tutto il mondo. Il suo scopo è quello di sensibilizzare i leader politici e sociali sulla necessità di promuovere l'educazione, la memoria e la ricerca sull'Olocausto, sia a livello nazionale che internazionale. (V.V.)

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    Plenaria d’autunno della COMECE a Bruxelles

    ◊   “Le sfide attuali per l’Europa”. Questo il tema sul quale si discuterà durante l’assemblea plenaria d’autunno della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) che si svolgerà da mercoledì a venerdì prossimi a Bruxelles. All’ordine del giorno, il rapporto sul cambiamento climatico e lo stile di vita cristiano; la domenica come giorno festivo nella Direttiva sui tempi del lavoro; il Trattato di Lisbona; la crisi finanziaria; i rifugiati cristiani nel mondo; il partenariato dell’UE con la Russia dopo la crisi georgiana. Previsti gli interventi di Jacek Saryusz-Wolski, deputato europeo, presidente della Commissione affari esteri del PE; Bobby McDonagh, ambasciatore straordinario e plenipotenziario, rappresentante permanente dell’Irlanda presso l’UE; Norbert Walter, capoeconomista della Deutsche Bank ; Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione europea ; Jean-Pascal Van Ypersele, vicepresidente del Panel intergovernativo di esperti sull’evoluzione del clima (IPCC), membro del Gruppo di esperti della COMECE sul cambiamento climatico. I lavori si svolgeranno, rende noto il Sir, nella nuova sede della COMECE, a Square de Meeûs 19. Venerdì alle ore 14 si terrà una conferenza stampa con il presidente COMECE mons. Adrianus Herman van Luyn e i vicepresidenti mons. Piotr Jarecki e mons. Diarmuid Martin. (V.V.)

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    Il battesimo al centro di un convegno a Vienna tra protestanti e ortodossi

    ◊   Protestati e ortodossi a confronto sul battesimo. Su questo tema si è tenuto a Vienna, nei giorni scorsi, un incontro tra protestanti e ortodossi, promosso dalla Conference of European Churches e della Community of Protestant Churches in Europe. Al termine della riunione è stato diramato un comunicato congiunto nel quale si afferma che “l’importanza del tema, ossia che il battesimo ha un ruolo centrale nella vita della Chiesa, è stata confermata”. “Entrambe le parti – continua il documento – hanno sostenuto l’opinione che il battesimo con l’acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non può essere ripetuto. C’è accordo tra le due tradizioni sulla natura del battesimo. Parimenti è stata sostenuta la visione che il battesimo, come norma, viene amministrato dalle persone ordinate.” È inoltre ribadito che la ricca diversità delle forma liturgiche non divide, ma può essere arricchimento. Il comunicato conclude osservando che “Entrambe le tradizioni portano buoni argomenti per il riconoscimento reciproco del battesimo”. (V.V.)

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    Una Fondazione per diffondere lo studio della teologia "nello spirito di Joseph Ratzinger”

    ◊   La Fondazione Joseph Ratzinger/Papa Benedetto XVI sarà lanciata pubblicamente mercoledì prossimo presso l'Accademia Cattolica di Monaco di Baviera, in Germania. Un comunicato stampa diffuso da Zenit ricorda che la Fondazione è un'iniziativa degli ex allievi di dottorato e post-dottorato del Pontefice, che si incontrano ogni anno con lui per un colloquio di un fine settimana al termine delle vacanze estive. Dopo l'elezione di Joseph Ratzinger al pontificato, si è pensato di realizzare un progetto accarezzato a lungo, ovvero la costituzione di una Fondazione per diffondere il suo pensiero. Nel corso dell'ultimo incontro, gli statuti dell'organizzazione hanno ricevuto l'approvazione definitiva. Nel frattempo, l'obiettivo della Fondazione è stato ampliato per includere la promozione dello studio della teologia "nello spirito di Joseph Ratzinger", con un'enfasi speciale sulle Scritture, i Padri della Chiesa e la Teologia Fondamentale, e per incoraggiare lo studio del suo contributo originale alla teologia. Il Consiglio d'Amministrazione, i cui membri sono ex allievi di Germania, Portogallo, Irlanda, Benin e Stati Uniti, riflette il carattere internazionale dei Ratzinger Schülerkreis (Circolo degli Studenti di Ratzinger) e della Fondazione. Il presidente di quest'ultima è il professore emerito Stephan Otto Horn, uno degli assistenti del professor Ratzinger a Ratisbona. La sede ufficiale della Fondazione è a Monaco di Baviera. Il comitato è sotto la guida dell'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn. Alle 11.30 di mercoledì, presso l'Accademia Cattolica di Monaco, si svolgerà una conferenza stampa per spiegare le origini e gli obiettivi della Fondazione. La cerimonia del lancio ufficiale inizierà con i Vespri cantati nella cappella dell'Accademia. (V.V.)

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    L’insegnamento della religione cattolica scelto dalla maggioranza degli alunni italiani

    ◊   “In una società sempre più connotata in senso multietnico e multiculturale”, l’insegnamento della religione cattolica “può essere anche un utile spazio di integrazione, aiutando gli stranieri presenti nel nostro Paese ad accostare valori e tradizioni che sono largamente segnati dalla presenza di uno specifico patrimonio storico e artistico, permeato profondamente dallo spirito cristiano”. È quanto si legge nel messaggio della CEI per l’insegnamento delle religione cattolica (IRC) relativo all’anno scolastico 2009-2010, diffuso oggi dal Sir. Nel 2008, stando ai dati CEI, l’IRC è stato scelto da una larga maggioranza, cioè dal 91,1% delle famiglie e degli alunni. Tale dato sale al 91,8% se si tiene conto anche di quanti frequentano scuole cattoliche. Secondo i vescovi italiani, a scuola si decide “in larga misura il destino personale di ciascuno”: di qui l’impegno della CEI, “nel favorire l’educazione delle giovani generazioni, come punto fermo di ogni autentico sviluppo sociale e culturale”. In tale contesto, per i vescovi “si inserisce a pieno titolo l’insegnamento della religione cattolica, che favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale”. Ciò è possibile, si legge nel messaggio, “perché tale insegnamento pone al centro la persona umana e la sua insopprimibile dignità, lasciandosi illuminare dalla vicenda unica di Gesù di Nazaret”. L’insegnamento della religione cattolica, per la CEI, “risveglia il coraggio delle decisioni definitive, al di là dell’erosione dei valori e della figura stessa dell’uomo, ambiguamente divulgata da non poche correnti del pensiero contemporaneo. Attraverso il suo percorso didattico, secondo le finalità tipiche della scuola – la conclusione del messaggio - l’IRC non minimizza la fatica del conoscere e si inserisce attivamente nell’impegno della scuola italiana a far fronte alle esigenze delle nuove generazioni”. (V.V.)

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    Il cardinale Ruini chiude il seminario di studi “Giovani e Cultura”

    ◊   “Possiamo affermare che il rapporto tra fede e cultura ha cominciato ad esistere prima ancora di essere pensato come tale… La Chiesa e il progetto culturale in senso cristiano (nato ufficialmente nel 1994) in questi 14 anni si sono confrontati con due fondamentali linee di sviluppo, che rappresentano al tempo stesso una sfida e un’opportunità: la nuova questione antropologica e l’educazione dei giovani”. Ad affermarlo, ieri a Roma, il cardinale Camillo Ruini (“padre fondatore” del progetto culturale) a chiusura del seminario di studio “Giovani e Cultura” proposto dal Servizio nazionale di pastorale giovanile e dal Servizio per il progetto culturale della CEI. Da venerdì a domenica un centinaio di partecipanti da tutta Italia, riferisce il Sir, si è confrontato su come “pensare e comunicare la fede nelle agorà di oggi”. Il cardinale ha ricordato come è giusto che la Chiesa “faccia cultura, proponendo stili di vita che orientino soprattutto i giovani”. E affinché la cultura non si trasformi in un “monumento”, è indispensabile una “costante elaborazione, perché – ha incalzato – la cultura deve essere necessariamente pensata e incarnata nel contesto storico in cui si vive, sottoposto a continui e veloci cambiamenti”. Poiché la visione dell’uomo è il fulcro di ogni cultura ecco che la “nuova questione antropologica assume un ruolo centrale”. Ma cosa è cambiato, in questi anni, nella visione dell’uomo? “I vescovi – ha affermato il cardinale rivolgendosi ai giovani – sempre più hanno preso coscienza del fatto che c’è un nuovo modo di agire sull’uomo. Lo sviluppo tecnologico ora è direttamente applicato all’uomo, per cui le biotecnologie intervengono sia sul corpo che sulla mente”. “Le due encicliche di Benedetto XVI sono punti di riferimento irrinunciabili – ha continuato - che permettono di aprire gli orizzonti della razionalità, facendo vedere la pienezza dell’amore cristiano, che sa declinarsi in ogni aspetto, dall’affettività alla carità”. L’importante è che “la nostra pastorale affronti le sfide culturali più impegnative, senza dare per scontato che alcuni temi già si conoscano e non interessino”. Ma da educatori cosa fare se i giovani proprio non vogliono ascoltare? “È difficile – ha concluso il cardinale – ma dobbiamo essere noi i primi a credere fermamente in quello che annunciamo e testimoniamo”. (V.V.)

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    Il cardinale Sepe sul social network Facebook

    ◊   “La rete è un importante strumento, un validissimo mezzo per stringere amicizia, per scambiarsi idee, soprattutto per diffondere, con la Parola di Dio, la speranza di cui ho scritto nel mio libro e che tanti di voi hanno commentato. Ho letto uno per uno i vostri messaggi, le vostre attestazioni di stima che mi danno una grande energia”. Lo scrive l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, nella sua prima risposta su Facebook, uno dei più affermati siti di social network. Il profilo del cardinale in una settimana ha raggiunto i 5000 contatti, massimo numero previsto da Facebook. È stato predisposto un gruppo del cardinale per accogliere le ulteriori richieste che arrivano (circa 200 al giorno). “L’idea di iscrivermi a Facebook - rivela il porporato al Sir - è nata una sera dopo che un mio amico mi spiegò di cosa si trattava… Pensai subito che mi veniva offerta la possibilità di parlare a tutti e di conoscere tante nuove persone. Soprattutto di stare accanto a chi è in difficoltà, a chi vive nella sofferenza, a chi affronta la malattia, il disagio, la povertà”. A chi si è stupito dell’iniziativa, il cardinale ricorda che “la Chiesa si apre alle nuove tecnologie perché diventano mezzo per l’apostolato e la diocesi di Napoli si sta dotando di un sito per ogni parrocchia, di un indirizzo mail per tutti i sacerdoti”. (V.V.)

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    Lutto nel mondo della musica per il decesso della cantante Miriam Makeba

    ◊   La cantante sudafricana Miriam Makeba è morta questa notte per una crisi cardiaca nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno. L’artista era stata trasportata all’ospedale dopo essere stata colta da un malore, al termine della sua esibizione al concerto anticamorra e contro il razzismo dedicato allo scrittore Roberto Saviano, tenutosi a Baia Verde di Castel Volturno. L’artista, da sempre in prima linea contro le discriminazioni razziali, aveva 76 anni, era nata a Johannesburg il 4 marzo 1932. Sul palco di Baia Verde ha cantato scalza per circa mezz'ora, con una notevole intensità e partecipazione, finendo il suo intervento tra gli applausi del pubblico. In nottata sono giunti nella clinica diversi rappresentanti della folta comunità africana che vive in zona. L’arcivescovo di Capua, mons. Bruno Schettino ha reso omaggio questa mattina alla salma della cantante. “Il suo nobile ricordo resterà vivo per sempre. Era venuta qui a parlare, col canto di giustizia, a rendere ragione a quanti vogliono l'integrazione e vogliono lottare la camorra”, ha detto mons. Schettino. “Abbiamo recitato qualche preghiera ed ho provato a dare conforto alle persone presenti'”, ha aggiunto l’arcivescovo, ricordando che Makeba resterà “un altro simbolo del riscatto di questa terra”. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Secondo la stampa USA, Obama medita decisioni a breve su staminali, aborto e clima

    ◊   Secondo la stampa USA, Barack Obama che sarà in carica alla Casa Bianca dal 20 gennaio prossimo sta già valutando circa 200 temi su cui George W. Bush ha fatto scelte politiche che il nuovo presidente non condivide. Il servizio di Fausta Speranza:

    Priorità del nuovo leader americano è l'economia, ma ci vorrà tempo e collaborazione del Congresso. Dal suo primo giorno di lavoro, invece, Obama ha a disposizione gli ordini esecutivi: non richiedono il passaggio al Congresso e sono sufficienti a ribaltare decisioni prese dal presidente uscente Bush nei suoi otto anni di mandato. Si va dalla ricerca sulle staminali, all'aborto e al clima. In cima alla lista ci sarebbe l’abolizione della limitazione del finanziamento federale nella ricerca sulle cellule staminali embrionali. No dunque alle restrizioni annunciate da Bush nell'agosto 2001 che però non sono mai state tradotte in legge. Ci sarebbe poi la questione aborto. Clinton nel 1993 aveva cancellato le restrizioni di Reagan che vietavano alle organizzazioni internazionali che ricevono fondi federali americani di proporre in altri Paesi l'aborto come metodo di pianificazione familiare. Bush reimpose le restrizioni e ora Obama dovrebbe tornare sulla linea clintoniana. C’è poi il settore energia e tutela del clima, temi su cui il premio Nobel per la pace Al Gore, sul "New York Times", ha esortato Obama ad agire in fretta. Il nuovo presidente potrebbe bloccare subito le trivellazioni petrolifere ordinate da Bush in Utah e dare il via libera al piano della California (bloccato dall'attuale amministrazione) di rendere obbligatorio un taglio del 30% delle emissioni di anidride carbonica da parte dei veicoli tra il 2009 e il 2016. Quel che è certo è che gli uomini di Obama non hanno atteso il 4 novembre per mettersi a lavorare allo studio dei dossier. Il capo del team di Obama, Podesta, peraltro, conferma di aver ottenuto mesi fa i lasciapassare per 100 collaboratori per accedere a documentazione governativa riservata. Secondo Podesta, la collaborazione con la Casa Bianca finora è stata “eccellente” e Bush da domani comincerà a passare di persona le consegne a Obama. Ma c’è chi avverte che nelle prossime settimane i repubblicani potrebbero cercare di varare iniziative per blindare le scelte di Bush e rendere difficile il ricorso di Obama agli ordini esecutivi.

     
    Dal "New York Times" rivelazioni sulle operazioni militari USA all’estero dal 2004
    Dal 2004, il Pentagono ha usato un potere ampio e segreto per attuare circa 12 attacchi contro Al Qaeda e altre organizzazioni in Siria, Pakistan e altrove. Lo rivela il "New York Times" sul suo sito web. Citando ufficiali delle forze armate e dell'intelligence e alti funzionari dell'amministrazione, il giornale scrive di operazioni militari autorizzate da un ordine classificato firmato dall'ex segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, con l'approvazione del presidente Bush. In base alla disposizione, i militari avevano la possibilità di colpire la rete di Al Qaeda ovunque nel mondo ed un ampio mandato per condurre operazioni in Paesi non in guerra con gli Stati Uniti. Ogni missione però richiedeva un’approvazione governativa di alto livello e molte proposte sono state bocciate perchè troppo pericolose. Si parla di 15 o 20 Paesi, compresi Siria, Pakistan, Yemen, Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, dove si riteneva ci fossero militanti di Al Qaeda. E si parla di attacchi segreti in Siria, Pakistan e altri Paesi, ma non in Iran.

    Iraq-attentati: almeno 28 persone morte a Baghdad e 4 a Baquba
    Mattinata di sangue a Baghdad: un attentato multiplo è stato messo a segno nel quartiere a maggioranza sunnita al Adhamaiya e il bilancio delle vittime è il più pesante da mesi: almeno 28 morti e una settantina di feriti. La dinamica ancora non è chiara, anche se sembra avere tutte le caratteristiche di un attacco da parte di Al Qaeda. Dopo la prima esplosione, nel momento in cui si era raccolta più gente per prestare soccorso c’è stata un’altra esplosione e forse anche una terza. Intanto, kamikaze in azione anche a Baquba: una donna ha provocato la morte di quattro persone e il ferimento di una quindicina di altre, facendo detonare la cintura esplosiva che indossava sotto le lunghe vesti nere, ad un posto di blocco dei cosiddetti "Consigli del Risveglio" (Sahwa), le milizie tribali che si battono contro il terrorismo e in particolare contro Al Qaeda. Il fenomeno delle attentatrici suicide ha registrato quest'anno un notevole incremento in Iraq, in particolare nella provincia di Diyala, di cui Baquba è il capoluogo, e ha indotto le forze di sicurezza a reclutare centinaia di donne da impiegare ai posti di blocco per procedere alle perquisizioni femminili.

    Medio Oriente
    Un razzo Qassam, sparato dalla Striscia di Gaza da miliziani palestinesi, è esploso in prossimità della città israeliana di Sderot (Neghev) senza provocare vittime. Lo ha riferito la radio militare. In mattinata da Gaza erano stati sparati un altro razzo (esploso per un difetto all'interno della Striscia) e alcuni colpi di mortaio. Il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, ha deciso che in seguito al ripetersi degli incidenti di confine resteranno chiusi fino a nuovo ordine tutti i valichi di transito con la Striscia. Barak ha anche deciso la sospensione delle forniture di combustibile da Israele verso la striscia di Gaza.

    Nicaragua
    Almeno 33 persone sono state arrestate e due leggermente ferite nel corso di incidenti avvenuti nel corso delle elezioni municipali di ieri in Nicaragua. I conservatori denunciano brogli, negati dal governo. Il Fronte sandinista di liberazione nazionale (FSLN), il partito di sinistra del presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, è in testa secondo i primi risultati ufficiali. Due persone sono rimaste leggermente ferite a Leon, 90 chilometri a nord-ovest di Managua. La polizia è intervenuta a seguito delle proteste dei militanti del principale partito di opposizione, il Partito liberale costituzionalista (PLC), che non erano stati autorizzati a sedere nei seggi. I 33 arresti sono stati fatti in diversi seggi di Managua. La maggior parte degli arrestati sono accusati di turbativa dell'ordine pubblico e saranno liberati nelle prossime ore. L'opposizione conservatrice ha dato a queste elezioni municipali un carattere di test per il presidente di sinistra Daniel Ortega, tornato al potere nel 2006 dopo aver guidato il Paese dal '79 al '90.

    Cina - Tibet
    I colloqui tra i rappresentanti del governo del Pechino e gli inviati del Dalai Lama non hanno fatto registrare progressi. Lo ha affermato Zhu Weiqun, uno dei dirigenti cinesi responsabili dei contatti, in conferenza stampa a Pechino. Zhu ha confermato che i rappresentanti del leader tibetano, che vive in esilio dal 1959, hanno presentato un piano per la “genuina autonomia” del Tibet, che dal 1951 è sotto il controllo della Cina. Zhu ha aggiunto che la Cina "non permetterà mai una secessione su base etnica". "Le autorità centrali - ha proseguito il responsabile cinese - hanno sempre detto che la porta per il ritorno del Dalai Lama ad un atteggiamento patriottico è sempre stata e rimarrà aperta", mentre resterà chiusa la porta per "l’indipendenza, la mezza indipendenza o l’indipendenza mascherata" del Tibet.

    La Cina annulla le missioni a Taiwan dopo le proteste dei giorni scorsi
    Tre delegazioni ufficiali della Cina popolare hanno cancellato i propri piani per visitare Taiwan per motivi di sicurezza, a causa delle violente proteste politiche della scorsa settimana contro la visita del principale negoziatore di Pechino con l'isola. Lo ha reso noto il portavoce del Partito nazionalista (KMT) al governo, Chen Shu-jung. Dopo il miglioramento dei rapporti fra la Cina popolare e Taiwan a seguito dell'elezione a Taipei del presidente Ma Ying-jeou, il negoziatore di Pechino Chen Yunlin ha visitato la scorsa settimana l'isola: la missione a più alto livello del governo di Pechino in sessant'anni. La visita è stata tormentata però da continue contestazioni dei nazionalisti taiwanesi (ora all'opposizione). Di qui la decisione delle tre delegazioni che dovevano seguire Chen di annullare le loro missioni.

    Georgia
    Due poliziotti georgiani sono morti per l'esplosione di una bomba avvenuta vicino all'Ossezia del sud. È quanto ha annunciato senza altri dettagli il Ministero dell'interno georgiano a Tbilisi.

    UE-Russia
    L'alto rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza della UE, Javier Solana, “spera molto fortemente” che si possano riprendere i negoziati UE-Russia sull'accordo di partnership strategica. Solana ha parlato al suo arrivo al consiglio dei ministri degli Esteri della UE che deve discutere se e come regolarizzare le relazioni con Mosca dopo il raffreddamento seguito al conflitto Russia-Georgia. Per Solana, “è meglio per la UE avere una relazione con la Russia in una cornice chiara che avere una relazione senza questa cornice”. La maggioranza dei Paesi europei condividono la linea della ripresa dei negoziati con Mosca, ma alcuni Stati, in particolare dell'ex blocco comunista (Polonia e Lituania), si oppongono. Le discussioni di oggi dovranno pervenire ad una posizione comune in vista del Vertice UE-Russia di venerdì prossimo a Nizza, alla presenza del presidente francese Nicolas Sarkozy e del presidente russo Dmitri Medvedev.

    Nuova Zelanda
    La Nuova Zelanda entra in una nuova era conservatrice dopo le elezioni di sabato e 9 anni di governi laburisti, con il premier eletto John Key che promette una linea moderata, ma fa temere arretramenti nei programmi in materia di riscaldamento globale e diritti della popolazione indigena. Il Partito nazionale, guidato da Key da appena due anni, ha ottenuto 59 seggi contro i 43 dei laburisti nel parlamento monocamerale di 122 deputati. Key, che in campagna elettorale ha offerto la sua esperienza di ricco banchiere d'investimenti come credenziale per affrontare l'impatto della crisi finanziaria, non intende perdere tempo. Oggi stesso ha iniziato i colloqui con i due piccoli partiti di destra con cui formare la coalizione di governo, e mentre si profila un'altra ondata di cattive notizie per l'economia si prepara ad attuare una serie di provvedimenti, fra cui sgravi fiscali entro Natale. Il neo-premier ha indicato come prima priorità la formazione di un governo stabile. Fra le riforme promesse, snellimento della burocrazia, un'iniezione di miliardi di dollari nell'economia per infrastrutture, sgravi fiscali alle imprese e linea dura contro il crimine. La Nuova Zelanda è in recessione e la disoccupazione, al 4,2%, è la più alta in cinque anni. I 4,3 milioni di abitanti sentono il peso della crisi economica e della siccità.
     Sbarchi d'immigrati sulle coste italianeNuovo maxisbarco a Lampedusa: dopo i 247 migranti, tra cui 18 donne, approdati all'alba, un secondo barcone in legno con altri 273 extracomunitari, tra cui sei donne, è stato intercettato a un miglio dalla costa dalle motovedette della Guardia costiera. L'imbarcazione è stata scortata in porto dalle unità delle Capitanerie. Gli oltre 500 immigrati giunti nelle ultime ore sono già stati trasferiti nel centro di prima accoglienza dell'isola. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 315

     
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