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Sommario del 09/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Mai più l’orrore dell’antisemitismo nazista: all’Angelus, il Papa ricorda la “Notte dei cristalli” e lancia un accorato appello per la pace nella regione congolese del Nord Kivu
  • Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del crollo di una scuola ad Haiti: almeno 92 i morti e 150 i feriti, la maggior parte bambini
  • Al via a Budapest, un incontro tra rappresentanti della Santa Sede e del Gran Rabbinato d’Israele sulle prospettive cattoliche ed ebraiche nella società civile
  • Le famiglie sono le cellule fondamentali della Chiesa: così, il cardinale Bertone nella Messa per il V anniversario del decreto di riconoscimento dell’associazione “Famiglia Piccola Chiesa”
  • Oggi in Primo Piano

  • Inaugurato, a Roma, alla presenza del cardinale Vallini, l’anno accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater”
  • Contrastare le teorie secondo cui i neonati e i ritardati mentali non sono persone: la riflessione del neonatologo Carlo Bellieni
  • Costruire un futuro migliore per le donne dell’Africa: se ne è discusso ad un convegno in Costa d’Avorio
  • “Dietro l’obiettivo un uomo”: è il titolo del libro di Claudio Speranza, cinereporter che racconta il mondo attraverso i suoi reportage
  • Chiesa e Società

  • "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare": è il tema della Giornata del Ringraziamento, promossa dalla CEI
  • "Legalizzare l'aborto non cambia il male in bene": la riflessione dei vescovi uruguayani su un progetto di legge in materia di sessualità e riproduzione
  • Al via, oggi a Roma, le celebrazioni per il centesimo anniversario della nascita di padre Arrupe
  • Scuola e bambini tra i temi dell'Assemblea plenaria dei vescovi portoghesi, al via domani a Fatima
  • Alla fine del convegno internazionale sulla donazione degli organi, un appello per un'informazione corretta ed equilibrata
  • Si celebra oggi, in diverse città italiane, la Giornata del quotidiano cattolico "Avvenire" e dei media diocesani
  • Al presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering, il premio Colombo per i diritti umani e l'economia sociale
  • Gran Bretagna: Seminario CCEE/SECAM sulle migrazioni e l’accoglienza
  • Arriva a Roma il musical “Pane e Paradiso… come don Guanella”
  • Martedì, incontro sulla libertà religiosa organizzato dalla Fondazione Paolo VI
  • 24 Ore nel Mondo

  • Annuncio di Ban Ki-moon: a Mosca una conferenza sul Medio Oriente
  • Il Papa e la Santa Sede



    Mai più l’orrore dell’antisemitismo nazista: all’Angelus, il Papa ricorda la “Notte dei cristalli” e lancia un accorato appello per la pace nella regione congolese del Nord Kivu

    ◊   All’Angelus domenicale, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha ricordato che, proprio 70 anni fa, si scatenò la furia nazista contro gli ebrei nella cosiddetta “Notte dei cristalli”. Un avvenimento, è stato il richiamo del Pontefice, che non va dimenticato affinché non si ripetano mai più simili orrori. Quindi, ha rivolto un accorato appello per la pace nel Nord Kivu, regione della Repubblica Democratica del Congo, segnata da terribili violenze e devastazioni. Nell’odierna solennità della Dedicazione della Basilica Lateranense, “madre di tutte le Chiese”, Benedetto XVI ha quindi esortato i fedeli ad essere “pietre vive” dell’edificio spirituale costruito da Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Mai più l’orrore nazista, mai più l’orrore dell’antisemitismo. All’Angelus, Benedetto XVI ricorda una delle pagine più tristi della storia, quando nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938 si scatenò la “furia nazista conto gli ebrei”. In quella terribile notte, ha rammentato il Papa, si diede inizio “alla sistematica e violenta persecuzione degli ebrei tedeschi che si concluse nella Shoah”:

     
    “Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione, educando soprattutto le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca. Invito, inoltre, a pregare per le vittime di allora e ad unirvi a me nel manifestare profonda solidarietà al mondo ebraico”.

     
    Il Papa ha poi rivolto il pensiero alle popolazioni della regione congolese del Nord Kivu dalla quale, ha detto, arrivano “inquietanti notizie” di “sanguinosi scontri armati e sistematiche atrocità che hanno provocato e stanno provocando numerose vittime tra i civili innocenti”. Distruzioni e violenze di ogni tipo, ha costatato, hanno costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare anche quel poco che avevano per sopravvivere. Quindi, ha rivolto un accorato appello per la pace nella regione:

     
    “A tutti e a ciascuno di loro desidero esprimere la mia particolare vicinanza, mentre incoraggio e benedico quanti si stanno adoperando per alleviare le loro sofferenze, tra i quali menziono in particolare gli operatori pastorali di quella Chiesa locale. (…) Infine, rinnovo il mio fervido appello affinché tutti collaborino al ripristino della pace in quella terra da troppo tempo martoriata, nel rispetto della legalità e soprattutto della dignità di ogni persona”.

     
    Il Papa non ha poi mancato di ricordare la celebrazione in Italia della Giornata del Ringraziamento, incentrata quest’anno sul tema “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare”:

     
    “Unisco la mia voce a quella dei Vescovi italiani che, a partire da queste parole di Gesù, attirano l’attenzione sul grave e complesso problema della fame, reso più drammatico dall’aumento dei prezzi di alcuni alimenti di base”.

     
    La Chiesa, ha sottolineato, mette in pratica con molteplici iniziative di condivisione “il principio etico fondamentale della destinazione universale dei beni”. Quindi, ha assicurato le sue preghiere per il mondo rurale, specie per i piccoli coltivatori dei Paesi in via di sviluppo ed ha incoraggiato quanti si “impegnano perché a nessuno manchi un’alimentazione sana e adeguata”. “Chi soccorre il povero – ha detto il Papa – soccorre Cristo stesso”. Prima dei suoi appelli contro l’antisemitismo e in favore della pace nella Repubblica Democratica del Congo, il Papa si era soffermato sulla celebrazione della Dedicazione della Basilica Lateranense, “madre di tutte le chiese”. Il Pontefice ha ricordato che proprio questa Basilica fu la prima ad essere costruita dopo l’editto dell’imperatore Costantino che, nel 313, concesse ai cristiani la libertà di praticare la loro religione.

     
    La ricorrenza odierna, ha spiegato, interessò dapprima solo la città di Roma, poi dal 1565 si estese a tutte le Chiese di rito romano, sottolineando la venerazione per la Chiesa di Roma che, come afferma Sant’Ignazio, “presiede alla carità” dell’intera comunione cattolica. In questa solennità, è stata la riflessione del Papa, la Parola di Dio ci richiama ad una verità essenziale: “Il tempio di mattoni è simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che già gli Apostoli Pietro e Paolo intendevano come ‘edificio spirituale’, costruito da Dio con le “pietre vive” che sono i cristiani, sopra l’unico fondamento che è Gesù Cristo”:

     
    “Cari amici, la festa odierna celebra un mistero sempre attuale: che cioè Dio vuole edificarsi nel mondo un tempio spirituale, una comunità che lo adori in spirito e verità (cfr Gv 4,23-24). Ma questa ricorrenza ci ricorda anche l’importanza degli edifici materiali, in cui le comunità si raccolgono per celebrare le lodi di Dio”.

     
    Ogni comunità, ha proseguito, “ha pertanto il dovere di custodire con cura i propri edifici sacri, che costituiscono un prezioso patrimonio religioso e storico”. “La bellezza e l’armonia delle chiese destinate a rendere lode a Dio – ha aggiunto – invita anche noi esseri umani, limitati e peccatori, a convertirci per formare un 'cosmo', una costruzione ben ordinata, in stretta comunione con Gesù che è il vero Santo dei Santi”.

     
    Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in lingua francese, Benedetto XVI ha rammentato che in questi giorni si commemora il 90.mo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale ed ha così assicurato le sue preghiere “per la pace nel mondo e per tutti coloro che lavorano per la giustizia e la fraternità tra gli uomini”. Infine, salutando i pellegrini italiani ha rivolto un pensiero speciale ai partecipanti al Convegno sull’Enciclica “Spe Salvi” e a quanti hanno frequentato il corso CEI di formazione sulla comunicazione sociale.

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    Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del crollo di una scuola ad Haiti: almeno 92 i morti e 150 i feriti, la maggior parte bambini

    ◊   Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del crollo di una scuola nella baraccopoli di Petion-Ville, alla periferia della capitale di Haiti, Port-au-Prince, avvenuto venerdì scorso, mentre centinaia di allievi, forse 700, stavano seguendo le lezioni. Il tragico bilancio è, al momento, di 92 morti e almeno 150 feriti. La maggior parte delle vittime sono bambini.

    In un telegramma, a firma del cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone, indirizzato all’arcivescovo di Port-au-Prince, mons. Joseph Serge Miot, il Papa esprime la propria vicinanza a quanti sono stati colpiti da questa tragedia e assicura le sue preghiere per i famigliari delle vittime. Il Papa chiede al Signore di accogliere nella pace del suo Regno i bambini e tutte le persone che sono morte nel crollo e di confortare quanti sono rimasti feriti. Benedetto XVI incoraggia, infine, il lavoro dei soccorritori e la solidarietà della popolazione.

    Sul luogo proseguono, senza sosta, le operazioni di soccorso: nel tentativo di salvare ancora vite umane - forse cento bambini, secondo alcune fonti locali, sono sotto le macerie - sono al lavoro gli uomini della Croce Rossa, di Medici senza Frontiere, di altre ONG e della missione di pace ONU ad Haiti.

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    Al via a Budapest, un incontro tra rappresentanti della Santa Sede e del Gran Rabbinato d’Israele sulle prospettive cattoliche ed ebraiche nella società civile

    ◊   Una riflessione sul modo in cui ebraismo e cattolicesimo possono incidere nel tessuto sociale dove vivono. A svilupparla saranno i rappresentanti delle due fedi che da oggi, e fino al 12 novembre, prendono parte, a Budapest, all’incontro fra la Commissione della Santa Sede per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo e la delegazione del Gran Rabbinato d’Israele per le Relazioni con la Chiesa Cattolica. Tema: “La società civile e la religione, prospettive cattoliche ed ebraiche”. Sugli obiettivi di questo appuntamento, Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, ha intervistato padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione pontificia presente in Ungheria:

    R. - Abbiamo scelto questo Paese perché è un Paese dell’Europa dell’Est. Noi vogliamo approfondire qual è lo stato del dialogo in questi Paesi: come si sa, qui anche la Chiesa ortodossa è molto importante e quindi collaborare con la Chiesa ortodossa è un obbligo per noi anche su questo punto. Per questo, ci sarà anche un osservatore del Patriarcato ecumenico che parteciperà a questo convegno. Queste sono le mie speranze. Poi, c’è anche un altro aspetto: prima di questo incontro ufficiale, ci sarà un incontro di giovani: sei giovani cattolici ed ebrei. Vogliamo formare gente giovane che possa promuovere il dialogo, perché il futuro del dialogo dipende dalla gioventù.

     
    D. – In alcuni di questi Paesi dell’Est Europa c’è un grande timore di una rinascita dell’antisemitismo …

     
    R. – C’è sempre stato purtroppo l’antisemitismo, in una maniera o nell’altra, in questi Paesi dell’Europa dell’Est. Però, gli ebrei hanno in noi cristiani un alleato per combattere l’antisemitismo. Troviamo già nella Dichiarazione conciliare “Nostra aetate” la condanna dell’antisemitismo: quindi, possono contare su di noi, i nostri fratelli maggiori ebrei, perché l’antisemitismo non è conciliabile con l’etica cristiana.

     
    Come ha ricordato Benedetto XVI all'Angelus, la notte tra il 9 e il 10 novembre di 70 anni fa, la Germania visse una delle peggiori pagine della sua storia. I nazisti aggredirono in massa gli ebrei in tutto il Paese, uccidendone un centinaio e deportandone 30 mila nei campi di concentramento, dopo aver incendiato oltre 260 sinagoghe e devastato migliaia di negozi. Di quella tragica “Notte dei cristalli”, come fu denominata, verrà fatta memoria durante l’incontro di Budapest, come spiega il cardinale arcivescovo di Esztergom-Budapest, Péter Erdő, al microfono di Marta Vertse, incaricata del Programma ungherese della Radio Vaticana:

    R. – La parte ebraica farà menzione del 60.mo anniversario della fondazione dello Stato d’Israele. All’inizio dell’incontro ci sarà anche una commemorazione della "Notte dei cristalli" del Terzo Reich, che portò una ondata di violenza di massa contro gli ebrei della Germania.

     
    D. – L'evento coincide con l’anniversario?

     
    R. – Coincide con l’anniversario e noi dobbiamo ricordare questo triste anniversario per non dimenticare mai, perché atti di violenza razzista o atti di discriminazione e violenza contro gruppi religiosi o etnici non si ripetano più nella storia del mondo. Purtroppo, nel mondo vediamo adesso simili atti anche contro i cristiani. Oltre a prendere atto di questi fenomeni di violenza, cerchiamo anche di protestare insieme con i responsabili della Santa Sede, per difendere i diritti umani dei cristiani in Iraq, in India, in altri Paesi del Medio Oriente.

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    Le famiglie sono le cellule fondamentali della Chiesa: così, il cardinale Bertone nella Messa per il V anniversario del decreto di riconoscimento dell’associazione “Famiglia Piccola Chiesa”

    ◊   “Le cellule fondamentali di questo organismo vivente, che è la Chiesa, sono proprio le famiglie il cui tessuto connettivo è l’amore”. Così, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella Messa celebrata stamani all’Istituto “Regina Mundi” di Roma per il V anniversario del decreto di riconoscimento conferito al Movimento dell’Amore Familiare - “Associazione Famiglia Piccola Chiesa”. Nella sua omelia, il porporato ha sottolineato “l’azione apostolica coraggiosa” del movimento, incoraggiato a proseguire nella sua attività anche dal Papa, specie in una società che registra “una vera emergenza” per la famiglia. Proprio quest’ultima – ha sottolineato il cardinale Bertone - è messa in crisi dalla “compresenza di vari modelli di nuclei familiari”. Sull’impegno del sodalizio, Benedetta Capelli ha intervistato don Stefano Tardani, assistente ecclesiastico del Movimento dell’Amore Familiare:

    R. - Credo che questo sia il nostro impegno: una rinnovata consapevolezza e un nuovo entusiasmo che deve diventare parola culturale, parola di novità per penetrare anche nella mentalità. Quindi essere luce, essere testimonianza, essere anche coraggiosa presenza con delle motivazioni che aiutino gli altri laici nel dialogo sereno, rispettoso e questo è un obiettivo essenziale.

     
    D. – Di fronte alla crisi della famiglia, il cardinale Agostino Vallini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, ha detto in una visita al vostro movimento: “Le famiglie cristiane siano testimoni dell’amore difficile, allo stesso tempo balsamo di consolazione”. Come si può cercare di conciliare questo duplice ruolo?

     
    R. – Il nostro movimento si prefigge proprio questa doppia dimensione: una molto umana e l’altra molto di aiuto e di grazia divina, alla luce della rivelazione cristiana e della Parola di Dio così essenziale per ritrovare se stessi, il significato della vita e il ruolo stesso della famiglia nel mondo. C’è tutto un iter proprio di approfondimento degli aspetti più umani, personali e della coppia dal punto di vista del dialogo e del parlare con Dio attraverso la preghiera in un particolare connubio tra scienza e fede. In questo rapporto, dunque, c’è sia l’aspetto di evangelizzazione sia l’aspetto di guarigione.

     
    D. – Come sviluppare la collaborazione tra la famiglia cristiana, piccola Chiesa domestica, e la famiglia della Chiesa?

     
    R. – Maturando il proprio ruolo all’interno della famiglia e facendo crescere una consapevolezza, una forza maggiore coniugale anche familiare nel rapporto con i figli. Le stesse famiglie e i nostri catechisti missionari per la famiglia diventano testimonianza e segno nella società. Poi, abbiamo anche delle iniziative aperte a tutti e che vogliono in qualche modo sensibilizzare dando un segno più visibile. Ad esempio, le veglie che facciamo a piazza San Pietro, in modo particolare quella di Capodanno, che sarà aperta proprio dal cardinale Tarcisio Bertone. Un’altra iniziativa che realizziamo è per il Santo Padre e per il suo Pontificato, a metà giugno, per indicare anche l’affetto con cui i laici vogliono seguire e seguono, attraverso la preghiera, l’opera e la missione del Santo Padre ma anche per accogliere la preziosità del suo Magistero, del messaggio che porta in sé la rivelazione cristiana con attenzione agli stessi documenti del Magistero proprio nella capacità di coniugare la vita cristiana e la vita nel mondo.

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    Oggi in Primo Piano



    Inaugurato, a Roma, alla presenza del cardinale Vallini, l’anno accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater”

    ◊   La conoscenza al servizio della fede e della cultura: è questo l’obiettivo dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater” della diocesi di Roma, che lo scorso 4 novembre ha inaugurato l’anno accademico alla presenza del cardinale vicario Agostino Vallini. Recentemente, nel giugno scorso, la Congregazione per l’Educazione cattolica ha pubblicato un’Istruzione sugli Istituti superiori di Scienze Religiose, documento di riferimento anche per l’“Ecclesia Mater”. Ma con quale spirito viene svolta l’attività in questa realtà educativa? Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Giuseppe Lorizio, preside dell’Istituto “Ecclesia Mater”:

    R. – Con lo spirito di chi guarda avanti e punta in alto, perché riteniamo che la formazione teologica dei laici debba costituire un impegno di tutta la Chiesa in quanto il luogo in cui si fa la teologia, non è tanto l’università, quanto la comunità credente - quindi, la Chiesa - che vede impegnati nel lavoro sulla riflessione della fede non solo i chierici e coloro che sono destinati al ministero ma anche i laici che magari svolgono altre professioni, attraverso la loro presenza, rendono possibili alla teologia, di uscire dalla cittadella accademica e di incontrare la città, le sue istanze, le sue problematiche, le sue domande di senso.

     
    D. – Il cardinale Vallini, in una lettera che vi ha inviato all’inizio di quest’anno, ricordava come il vostro compito sia quello di educare alla speranza. In che modo?

     
    R. – Educare alla speranza, proprio nel tempo della crisi della speranza: nei momenti nei quali sembra prevalere la paura ed il rischio, dal nostro punto di vista, si tratta di far sì che le persone che si accostano alla teologia, allo studio anche delle Scritture - alle quali il recente Sinodo ci ha richiamati - abbiano la possibilità di intravedere, anche nei momenti bui, attraverso la luce nella fede, il fatto che Dio non abbandona l’uomo, che abbiamo ragionevoli motivi per ritenere che l’uomo, nel momento in cui riflette su se stesso e custodisce ciò che di più autentico c’è nella propria natura - per esempio la vita, la legge naturale, il diritto naturale - ha la possibilità di superare le crisi storiche e di aprirsi al futuro metastorico e soprannaturale.

     
    D. – Sottolineando l’importanza del ruolo del vostro Istituto superiore di Scienze Religiose, che è l’unico della diocesi di Roma, all’inaugurazione dell’anno accademico, nei giorni scorsi, il cardinale Vallini ha voluto ricordare che oggi non si può più presupporre la fede come un dato acquisito. E’ tempo di evangelizzare, prima ancora che di catechizzare. In che senso, mons. Lorizio?

     
    R. – Nel senso, appunto, in cui il cardinale Vallini rilevava come non possiamo dare per presupposto l’appartenenza credente nei nostri interlocutori, ma ci si chiede l’impegno dell’annuncio e della prima evangelizzazione. Ora, questo impegno, tuttavia, va svolto in una società complessa, pluralistica, dalle molteplici possibilità, soprattutto culturali, e quindi non può essere un annuncio semplicemente ingenuo o immediato ma deve avere, alle sue spalle, un’adeguata preparazione biblica, teologica, morale e culturale. In questo senso, allora, diventa importante per noi, assumere l’invito del Sinodo a lavorare nei centri di formazione perché la cultura biblica, che è poi la cultura che sta alla base dell’annuncio, possa sempre più diffondersi fra i nostri laici.

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    Contrastare le teorie secondo cui i neonati e i ritardati mentali non sono persone: la riflessione del neonatologo Carlo Bellieni

    ◊   Ha destato scalpore la dichiarazione del neonatologo Gianfranco Vazzoler secondo cui “i feti, i neonati prematuri e i ritardati mentali gravi non sono persone”. Affermazioni espresse, nei giorni scorsi, durante un convegno a Firenze sulle sfide della neonatologia alla bioetica e alla società. Tuttavia, il pensiero espresso dal dottor Vazzoler non è purtroppo così isolato come si potrebbe pensare. E’ quanto sottolinea il prof. Carlo Bellieni, direttore di neonatologia del Policlinico universitario “Le Scotte” di Siena, intervistato da Emanuela Campanile:

    R. - Purtroppo è un pensiero molto diffuso, che apparentemente sembra debba generare orrore, ma purtroppo devo dire che leggendo la letteratura bioetica in tantissime riviste internazionali, questo ormai è quasi un dato scontato, cioè che il termine “persona” riguardi non tutti gli esseri umani, ma riguardi soltanto alcuni, in particolare, per la linea più in voga, quelli che hanno la cosiddetta “autocoscienza” o “autonomia; sono due cose un po’ diverse, ma insomma significa che hanno una certa capacità di essere ligi a se stessi, cioè di potersi gestire, di poter avere una certa libertà d’azione e di riflessione, e questo ci lascia molto perplessi, anche un po’ atterriti. Adesso è successo che si vuole distinguere e dire: “Siamo tutti esseri umani”, anche gli embrioni vengono detti esseri umani, ma non sono persone. I disabili gravi sono sì esseri umani, ma non sono persone.

     
    D. – Ma a che pro queste teorie?

     
    R. – Ci sono due possibili risposte. Una possibile risposta è di tipo egoistico: cioè, meglio essere in pochi per potersi dividere i beni della Terra. Tutto sommato, questa è una risposta un po’ banale, però la cosa interessante è che c’è questa erosione; si è iniziato a dire prima il bambino che non è nato chiamiamolo feto, in maniera da stigmatizzarlo ancora di più, ma già il feto non è persona, e questo, all’inizio, era un grosso scandalo e adesso purtroppo è diventato "pane quotidiano". Ma da lì, si è estesa la cosa: il bambino dopo la nascita. Ci sono diversi filosofi che spiegano che il bambino non ancora nato non è una persona; il problema è che poi addirittura altri filosofi spiegano che, non essendoci autocoscienza - e quindi non essendo delle persone - i bambini, almeno fino al primo anno di vita, nemmeno sentono dolore. Ora, se questo lo diciamo a qualunque mamma resta a bocca aperta, perché contrasta con l’osservazione e l’esperienza di chiunque. Il problema è che questi filosofi, e anche tanti altri, non sono gli ultimi arrivati, persone stravaganti che vengono tenute ai margini della discussione, ma sono al centro della discussione bioetica e filosofica, oggi, e questo ci crea molti problemi. Il fatto che i neonati non vengano considerati persone è un problema molto grave, prima di tutto perché negli ultimi anni si è fatto tanto, ma veramente tanto, per i diritti dei bambini, e adesso invece si stanno, per l’appunto, erodendo i diritti di questi soggetti. Nel periodo neonatale, ormai in tantissimi protocolli medici, all’estero, e purtroppo anche in Italia, si sostiene che si possano sospendere le cure ai bambini neonati molto, molto piccoli e, se andiamo a ben vedere, con criteri assolutamente diversi dai criteri che si userebbero per gli adulti. Proprio per questo, perché non si considera il bambino neonato alla stessa stregua della persona; magari non l’affermano tutti in maniera così plateale che il bambino non è persona, ma la conseguenza è questa: non si tratta come una persona.

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    Costruire un futuro migliore per le donne dell’Africa: se ne è discusso ad un convegno in Costa d’Avorio

    ◊   Il ruolo delle donne in Africa occidentale: questo il tema di un convegno tenutosi in questi giorni ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Un tema che vede l’Italia particolarmente impegnata, fin dai tempi della Conferenza internazionale di Bamako del marzo 2007. Fu quella l’occasione per lanciare un’azione coordinata a favore del terzo obiettivo del Millennio che, appunto, prevede il raggiungimento di un’effettiva uguaglianza tra i sessi, in particolare nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Ma quale segno ha lasciato la conferenza di Bamako? Lucas Dùran lo ha chiesto a Serena Fogaroli, sociologa e coordinatrice del programma regionale promosso dalla Cooperazione italiana:

    R. - Alla conferenza di Bamako sono state identificate delle linee di intervento e di delimitazione e, insieme a più di mille donne dell’Africa Occidentale che hanno partecipato, sono stati identificati dei programmi da realizzare nell’area, tra cui il programma “Seguiti di Bamako and empowerment delle donne in Africa occidentale”. Questo programma coinvolge tre Paesi - il Burkina Faso, la Costa d’Avorio e il Niger - e prevede l’identificazione delle priorità d’azione del programma stesso, tramite una consultazione di tutti gli attori locali, in primis le donne che si ritengono fondamentali. L’obiettivo è quello di rinforzare le iniziative locali, di rinforzare le loro iniziative in vista dell’empowerment delle donne e della formazione dell’uguaglianza di genere. Per cui, il programma prevede di accogliere delle proposte di progetto presentate dalle associazioni locali e di finanziarle con i criteri di selezione che vengono proprio identificati attraverso questa consultazione degli attori locali.

     
    D. – Questo tipo di evento ha lasciato un segno positivo?

     
    R. – L’appuntamento di Bamako ha lasciato il segno nel momento in cui sì è tradotto in programmi di sussidi completi. Il fatto che siano nati otto programmi da Bamako che adesso sono in fase di avvio e di realizzazione nell’area e che questi programmi riprendono le conclusioni tratte dai partecipanti a Bamako, penso che sia la cosa più importante per dare, per così dire, un’eco a Bamako. Non a caso, il programma si chiama “Seguiti di Bamako”. Il seminario è considerato il proseguimento, a livello nazionale, della conferenza internazionale di Bamako, in cui, ovviamente, gli attori che hanno potuto partecipare sono limitati per delle questioni logistiche, economiche. In un seminario mondiale si può avere un coinvolgimento più massiccio anche dell’associazionismo femminile locale, dei responsabili governativi delle “Institutional Machinery”, ecc., è vero che la cosa si può diffondere e può veramente coinvolgere le donne locali in un modo diverso.

     
    D. – Rispetto ad uno dei punti principali individuati proprio a Bamako, in un Paese come la Costa d’Avorio che sappiamo ha vissuto, e continua a vivere, una situazione di difficoltà e di incertezza politica, quale può essere il ruolo delle donne in vista di una pacificazione effettiva del Paese?

     
    R. – Io penso che le donne portino la pace, portino la vita. Penso che ci voglia un reale coinvolgimento delle donne nella ricostruzione del Paese, giacché le donne vogliono proteggere i loro figli, vogliono proteggere le loro famiglie, vogliono garantire la sopravvivenza anche delle loro popolazioni. Ritengo che se venissero coinvolte attivamente - quindi se ci fosse un coinvolgimento dell’associazionismo femminile, se ci fosse un sostegno anche alla promozione della sicurezza alimentare che è diventato un problema qui, in Costa d’Avorio, in cui le donne hanno un ruolo fondamentale perché sono poi loro che hanno in mano l’agricoltura di sussistenza – penso che tramite un coinvolgimento maggiore delle donne nei processi e anche nella Governance a livello locale e nazionale, questo sarebbe già un buon punto di partenza.

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    “Dietro l’obiettivo un uomo”: è il titolo del libro di Claudio Speranza, cinereporter che racconta il mondo attraverso i suoi reportage

    ◊   “Dietro l’obiettivo un uomo”: si intitola così il libro, della “Foschi Editore”, in cui il cinereporter e giornalista della RAI, Claudio Speranza, racconta una vita professionale in prima linea. Nella prefazione di Sergio Zavoli c’è il ricordo di tanti anni di appassionato giornalismo della televisione di Stato. Il servizio di Fausta Speranza:

    40 anni dietro la cinepresa, 2.000 ore di volo, 153 Paesi visitati: è la storia professionale di Claudio Speranza, operatore del TG1 della RAI che, per l’efficacia e il valore documentale dei suoi reportage d’immagini, è entrato nell’Ordine dei giornalisti. In prima linea con la cinepresa, ha filmato momenti di tutte le guerre che sono intercorse in 40 anni. Nei momenti di riposo, con la penna ha preso appunti che ha messo insieme ora in un libro voluto perché i proventi vadano ad un ospedale in Africa. La riflessione del giornalista Italo Moretti:

     
    “Il libro rievoca, con la partecipazione umana del testimone e la puntualità del cronista – avendo ricoperto entrambi i ruoli – vicende spesso ignote ai più giovani, naturalmente, e forse un po’ annebbiate anche nella memoria degli adulti”.

     
    Una giovane donna sul letto di ospedale in Uganda strappa la promessa di una lunga lettera per raccontarle il mondo che non ha mai conosciuto oltre il dramma del suo Paese. A lei, che non c’è più da anni, è dedicato innanzitutto il volume che racconta, per appunti e immagini, non solo conflitti. Momenti istituzionali e terrorismo, massimi eventi sportivi mondiali – a partire dalle riprese per il leggendario "Processo alla tappa" di Sergio Zavoli. E poi, scenari naturali d’eccezione, come l’Antartide, ma anche le favolose nozze, nel 1969, dello scià di Persia. Attenzione e cura per la verità dei contenuti, ma anche per la verità della persona umana, che aborrisce la spettacolarizzazione gratuita del dolore. Anche per questo, racconta l’inviato speciale del TG1, Paolo Giani, Claudio Speranza si è fatto un nome:

     
    “Quando ci siamo visti con Claudio non ho detto: ‘Piacere, Claudio – piacere, Paolo’, ho detto: ‘Ah, quello è Claudio Speranza!?”, cioè, c’era prima il nome, c’era ‘Claudio Speranza’. Claudio appartiene a quella generazione di operatori che riuscivano a creare delle immagini, a creare poesia, che non avevano bisogno di un testo. E questo credo che dica tutto su Claudio”.

     
    I contenuti dei reportage e del libro sono i contenuti dell’inchiesta, genere giornalistico che purtroppo va scomparendo, come spiega lo stesso Paolo Giani:

     
    “Era un’età nella quale se si doveva fare un’inchiesta televisiva, l’inchiesta era un’inchiesta, nel senso che si poteva fare con quella serietà, con quella pignoleria, con quella cura, con quel tempo a disposizione per cui tu potevi andare a dire alla gente: ‘Questa è un’inchiesta’. Adesso ci sono dei signori, giustamente, che – a torto o a ragione, i cosiddetti ‘amministrativi’: non me ne voglia nessuno! – hanno come dovere primario quello di tagliare, tagliare, tagliare. E spesso ci sentiamo dire che dobbiamo fare un’inchiesta e chiediamo: ‘Quanto abbiamo?’ – ‘Bé, due-tre giorni’. Al ché, uno non sa se piangere, ridere, se ti stanno prendendo in giro o no. Però, purtroppo, i tempi sono questi. Ecco: diciamo che Claudio rappresenta per noi una RAI che ormai, purtroppo, forse non ci sarà più”.

     
    A questo proposito, la riflessione dello studioso di comunicazione Enrico Menduni, docente di culture e formati della televisione e della radio all’Università Roma Tre:

     
    “Noi siamo di fronte anche ad una zona grigia che non si sa bene se è produrre o fare informazione, dove anche la qualifica professionale di coloro che lo svolgono non è quella di essere un giornalista iscritto all’Albo, ma di un generico operatore dell’informazione. Quindi, uno statuto dell’operatore dell’informazione che rende oggettivamente molto difficile, anche, avere quei margini di indipendenza, quei margini di contrattualità anche nei confronti della stessa committenza, che renda poi rigoroso il lavoro del giornalista”.

     
    Il libro si intitola “Dietro l’obiettivo, un uomo”, perché non è vero che alla professionalità del cronista bisogna sacrificare l’umanità. Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa:

     
    “Una professionalità che, tra l’altro, non dimentica anche – ed è un aspetto che non trovo secondario nel libro – l’attenzione ad un’altra parola-chiave per noi giornalisti – o almeno, vorremmo che fosse parola-chiave: il tema della deontologia. Mi piacciono le occasioni in cui Claudio – e ce n’è più d’una nel libro – si ferma, perché c’era una soglia che da giornalista non riteneva lecito varcare”.

     
    Del suo impegno professionale e di come sia nato il libro, l’autore stesso, Claudio Speranza, dice:

     
    “E’ vera una cosa: che ho sempre lavorato con grande amore e questo lo dico ai ragazzi, ai giovani che si apprestano a fare questo mestiere; perché per farlo discretamente bene bisogna amarlo. Non ho mai avuto la presunzione di scrivere un libro. Nel corso degli anni ho sempre preso degli appunti, durante le mie trasferte. Se non avessi avuto i miei appunti, difficilmente avrei potuto raccontare la verità così come l’ho vissuta. E’ vera una cosa: che nel libro ci sono alcune pagine, come 'quella della paura' che ho citato, che io ho scritto a caldo, all’‘Holiday Inn’ mentre eravamo in pieno bombardamento (a Baghdad, n.d.r.)”.

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    Chiesa e Società



    "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare": è il tema della Giornata del Ringraziamento, promossa dalla CEI

    ◊   “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (Mt, 25-35). Questo, come ha ricordato stamani Benedetto XVI all’Angelus, il tema dell’odierna Giornata del Ringraziamento, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, con la collaborazione di ACLI Terra, di Coldiretti, di FAI CISL e di altri soggetti del settore agricolo. L’iniziativa, che ha la sua origine agli inizi degli anni '50, viene collocata per tradizione a conclusione dell'annata agraria, nella seconda domenica di novembre, ed è il momento in cui il mondo agricolo, attraverso manifestazioni religiose e civili, esprime gratitudine al Creatore per i doni della terra e del lavoro. Per l’occasione, quest’anno la Coldiretti ha lanciato un allarme, sulle previsioni della FAO, ricordando la situazione critica in cui versano molti produttori, soprattutto nel Paesi meno sviluppati, a causa della crisi finanziaria globale: gli aumenti dei costi di sementi, fertilizzanti e degli altri fattori della produzione sta causando, infatti, la riduzione delle semine di grano e degli altri cereali, processo che contribuisce ad accrescere la fame nel mondo. Stamani, alle 11, la ricorrenza è stata celebrata a Roma con una Messa del cardinale vicario Agostino Vallini, nella Basilica di San Giovanni. (S.G.)

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    "Legalizzare l'aborto non cambia il male in bene": la riflessione dei vescovi uruguayani su un progetto di legge in materia di sessualità e riproduzione

    ◊   Riuniti dal 5 al 12 novembre in Assemblea plenaria, i vescovi dell’Uruguay hanno diffuso il 7 novembre un comunicato stampa sul progetto di legge sulla salute sessuale e riproduttiva in esame al Parlamento. “Legalizzare l’aborto – affermano i presuli ribadendo quanto dichiarato nel loro documento del 12 novembre 2007 ‘Difendendo la vita umana vinciamo tutti’ – non cambia il male in bene. Si perde una vita umana. La madre rimane con ferite che non si rimarginano facilmente. Il medico va contro l’essenza della sua nobile professione”. “Il valore della vita umana – si legge nel comunicato – è un bene per ciascuno e per la società”. E ancora: “Nessuna legge onesta può giustificare l’eliminazione di un essere indifeso che ha diritto alla vita e a nascere”. I vescovi richiamano l’attenzione su quelle posizioni che in proposito “manipolano e oscurano la verità fondamentale del diritto alla vita anteponendo altri interessi o situazioni, senza considerare nè la scienza nè la coscienza etica”. “Relativamente ai fedeli cattolici che promuovono o votano una legge a favore dell’aborto – si legge poi nel comunicato – ricordiamo che chi agisce in questo modo rompe il vincolo che lo unisce a Cristo nella Chiesa. Finchè non cambia la propria condotta non potrà accostarsi alla Comunione eucaristica (Codice di Diritto Canonico, can. 1341 e 1398). I vescovi concludono sottolineando che in una situazione come quella attuale in cui “emigrazione ed inverno demografico compromettono il futuro”, gli uruguayani hanno bisogno di segnali di tutela della vita umana. “Siamo favorevoli – concludono i presuli – allo sviluppo integrale della persona, che come vescovi cattolici guardiamo nella prospettiva di Gesù Cristo, che è venuto nel mondo per portare una vita dignitosa e abbondante”. (T.C.)

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    Al via, oggi a Roma, le celebrazioni per il centesimo anniversario della nascita di padre Arrupe

    ◊   Si aprono stasera le celebrazioni per il centesimo anniversario della nascita di padre Pedro Arrupe, padre generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983 e fondatore del servizio dei Gesuiti dedicato ai Rifugiati (JRS). La Santa Messa commemorativa verrà concelebrata alle 19 presso la Chiesa romana del Gesù da padre Adolfo Nicolás, preposito generale della congregazione, da padre Peter Balleis, direttore dell’Ufficio internazionale del JRS, e da padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli (JRS Italia). A seguire, l’inaugurazione della mostra fotografica “L’amore di un uomo. Un omaggio alla visione di padre Arrupe”, che intende ricordare l’opera del gesuita, nato il 14 novembre 1907 e scomparso il 5 febbraio del 1991, a favore dei rifugiati. Risale al 1980, la fondazione, da lui promossa, del “Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati”, che in quasi trent’anni, è diventato un’organizzazione umanitaria internazionale al fianco di circa 500mila tra rifugiati e migranti, con progetti in tutto il mondo. La mostra, allestita presso la Chiesa romana del Gesù, resterà aperta al pubblico fino al 28 novembre. Padre Artrupe, ricorda oggi "L’Osservatore Romano", visse in Giappone prima come missionario e, in seguito, come provinciale gesuita. Nell’agosto del ’45, tra l’altro, subito dopo l’esplosione della bomba atomica, si servì delle sue competenze mediche per curare i feriti. (S.G.)

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    Scuola e bambini tra i temi dell'Assemblea plenaria dei vescovi portoghesi, al via domani a Fatima

    ◊   La scuola in Portogallo e la priorità dei bambini sono gli argomenti principali che verranno trattati dall’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale portoghese (CEP), in programma a Fatima da domani a mercoledì prossimo. Nel corso dei lavori, che si terranno nella "Casa das Dores", i vescovi portoghesi si confronteranno anche sui rapporti presentati dalle diverse Commissioni episcopali, sul rinnovamento dei servizi centrali della CEP, sulla celebrazione dell’Anno Paolino a Fatima (prevista per il 25 gennaio 2009), e ancora sull’analisi e l’approvazione del preventivo del Segretariato generale per l’anno 2009. Per quanto concerne le linee prioritarie del suo secondo mandato di presidenza della CEP, in un’intervista riportata dal SIR, mons. Jorge Ferreira da Costa Ortiga ha anticipato che esse riguarderanno “le modalità di trasmissione della fede, la riorganizzazione delle comunità dei fedeli, la comunione ecclesiale, la formazione permanente, e una rinnovata e speciale attenzione per le problematiche sociali”. “Dobbiamo continuare a difendere le nostre strutture socio-assistenziali e a riflettere sul loro funzionamento, poiché nell’epoca della globalizzazione è necessario rimanere sempre attenti e - ha concluso il presidente della CEP - avvicinarsi il più possibile alla realtà quotidiana, fornendo una pastorale di risposta ai problemi sociali concreti e non solo ancorata alla tradizione”. (V.V.)

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    Alla fine del convegno internazionale sulla donazione degli organi, un appello per un'informazione corretta ed equilibrata

    ◊   Un’alleanza etica tra comunicazione e mondo dei trapianti. È l’appello lanciato alla terza e ultima giornata del convegno internazionale "Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazione di organi", organizzato dalla Pontificia accademia per la Vita, dalla Federazione delle associazioni mediche cattoliche (FIAC) e dal Centro nazionale trapianti. Tutti gli esperti di comunicazione intervenuti hanno sottolineato come, nel rapporto tra media e mondo della trapiantologia, si confrontano - e a volte scontrano - interessi diversi: le testate che cercano la notizia con una certa inclinazione a creare il caso e lo scandalo, gli operatori sanitari che hanno bisogno di sensibilizzare l'opinione pubblica, i cittadini che cercano garanzie di informazione. Interessi non sempre coincidenti che richiedono, dunque, una sinergia etica, perché i comunicatori creino un’informazione non superficiale e scevra da sensazionalismi. La comunicazione, comunque, ha evidentemente contribuito alla crescita della cultura della donazione, grazie ovviamente anche ai progressi dell’organizzazione. Oggi, ricorda il quotidiano "Avvenire", l’Italia, con 20,9 donatori per milione di abitanti (dati 2007), supera di cinque punti la media europea. Più virtuose la Francia (24,7) e la Spagna (32,3). In quindici anni il numero di trapianti si è triplicato, passando dai 1.083 del 1992 ai 3.043 del 2007. Soprattutto rene (1.585) e fegato (1.041), poi cuore (311), polmone (112), pancreas (77). Successi che non annullano però le problematiche legate alle liste d’attesa: al 31 agosto 2008 erano 9.915 i pazienti bisognosi di un organo. (S.G.)

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    Si celebra oggi, in diverse città italiane, la Giornata del quotidiano cattolico "Avvenire" e dei media diocesani

    ◊   “Avvenire”, il principale organo di stampa della Conferenza episcopale italiana, festeggia oggi i 40 anni della sua fondazione. Per l’occasione, si celebra oggi a Roma e in altre città della Penisola, la Giornata del quotidiano cattolico e dei mass media diocesani. Ad illustrare lo spirito e gli obiettivi dell’evento, una lettera, inviata ai parroci della diocesi capitolina, dal cardinale vicario Agostino Vallini che definisce il giornale della CEI il “frutto di una felice intuizione di Papa Paolo VI” e ribadisce l’importanza di sostenere e incoraggiare la sua diffusione. “Il quotidiano dei cattolici italiani – scrive il porporato – è cresciuto in autorevolezza e credibilità, ha saputo rispondere alle sfide della modernità con intelligenza e creatività senza stancarsi di riproporre con forza i valori dell’identità cristiana”. Mercoledì scorso, si legge oggi sullo stesso "Avvenire", è stata inoltre inaugurata al Palazzo Lateranense, la mostra “40 anni di Avvenire. Una storia piena di futuro”, esposizione itinerante che in 26 pannelli intreccia le vicende del pianeta, del Paese e della Chiesa dal 1968, anno di nascita del quotidiano, ad oggi.  La mostra rimarrà aperta al pubblico fino a mercoledì e può essere visitata ogni giorno dalle 9 alle 18. (S.G.)

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    Al presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering, il premio Colombo per i diritti umani e l'economia sociale

    ◊   Mettere in luce chi si distingue per la difesa dei valori autentici della politica, diretta alla solidarietà e alla collaborazione fra i popoli: è questo l’obiettivo del Premio Vittorino Colombo che è stato assegnato quest’anno a Hans-Gert Pöttering, presidente dell'Europarlamento, in una cerimonia tenutasi stamane nella villa Campiello di Albiate, in provincia di Milano, paese natale del senatore Colombo, di fronte a personalità istituzionali di livello nazionale ed europeo. Secondo la giuria, Pöttering “ha lottato e lotta per far comprendere come il rispetto di diritti umani, democrazia, Stato di diritto e economia sociale di mercato debbano diventare sempre più le autentiche basi di un'Europa che sappia superare di slancio la 'crisi esistenziale' in cui versa e possa sempre più, elaborando una coscienza comune, affrontare le complessità del XXI secolo”. Dopo personaggi come Boutros Ghali e Vaclav Havel, ma anche il cardinale Agostino Casaroli, il cardinale Roger Etchegaray e il cardinale Angelo Sodano, questa dodicesima edizione ha premiato il tedesco Hans-Gert Pöttering, che è membro del Parlamento Europeo dalle prime elezioni nel 1979. Da gennaio 2007 ne è il presidente. Nel ricevere il Premio, Pottering ha ricordato che già un altro presidente del Parlamento Europeo, Emilio Colombo, è stato insignito dello stesso riconoscimento, a conferma di un impegno costante dell’UE per la pace. In particolare, ha parlato della sfida dell’incontro sempre più in primo piano tra culture e religioni diverse, ribadendo che l’Europa, difendendo i propri valori, deve sempre impegnarsi in un dialogo quanto più possibile attivo e costruttivo con le altre culture, a partire da quella islamica. L’obiettivo è “la coesistenza pacifica tra culture in Europa, in particolare nel Mediterraneo e in Medio Oriente e nel resto del mondo”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Gran Bretagna: Seminario CCEE/SECAM sulle migrazioni e l’accoglienza

    ◊   “Ero straniero e mi avete accolto. Le migrazioni, nuovo spazio di evangelizzazione e solidarietà”: è il titolo del seminario organizzato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SECAM) che si terrà dal 19 al 23 novembre a Liverpool, capitale europea 2008 della cultura, su invito dell’arcivescovo Patrick Kelly. Una nota, citata dall'agenzia SIR, spiega che l’incontro “si inserisce nell’ambito del progetto quadriennale CCEE-SECAM lanciato a Roma in occasione del primo simposio nel 2004”. Obiettivo: “Promuovere la collaborazione tra vescovi d’Europa e d’Africa e l’approfondimento delle loro comuni responsabilità in materia di evangelizzazione e promozione umana”. Fra i temi affrontati dai circa 40 partecipanti - rappresentanti delle Conferenze episcopali dei due continenti, dei dicasteri vaticani e delle organizzazioni di solidarietà – la prospettiva biblico-teologica dell’accoglienza degli stranieri; le migrazioni Africa-Europa nel contesto globale; le politiche europea e africana in materia; le nuove schiavitù e la pastorale dei rifugiati. All’incontro interverranno, tra gli altri, mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio dei migranti e degli itineranti; l’arcivescovo di Accra, Charles Gabriel Palmer-Buckle (Ghana), e il cardinale Theodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar (Senegal). (M.G.)

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    Arriva a Roma il musical “Pane e Paradiso… come don Guanella”

    ◊   Tappa a Roma del musical "Pane e Paradiso... come don Guanella". Lo spettacolo approderà nella capitale il 22 novembre presso il Centro Congressi Pie Discepole, in via Portuense 741, alle ore 20,30. Dopo la prima, il 24 ottobre al Teatro sociale di Como, la compagnia "In cammino per Betlemme", composta quasi esclusivamente da volontari guidati dal regista Giuseppe Spazzino, presenterà lo spettacolo ispirato alla spiritualità e missione del Beato Luigi Guanella. "La storia che il musical propone – si legge in una nota di presentazione, riportata dall'agenzia SIR - è un frammento del grande progetto che don Guanella creò e che tuttora è vivo in tutto il mondo". Nato da un’idea di Nando Bonini, per oltre 10 anni primo chitarrista di Vasco Rossi, coautore di "Francesco il musical" e oggi terziario francescano, lo spettacolo "è ispirato a don Guanella, ed è la storia di don Gigi, giovane sacerdote guanelliano dei nostri tempi che porta avanti insieme a sette compagni l’opera del Fondatore e della sua Congregazione". "Pane e Paradiso" è il motto che ha ispirato don Guanella e che don Gigi e i suoi collaboratori prendono come ispirazione per portare avanti l'evangelizzazione tra la gente del mondo. (V.V.)

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    Martedì, incontro sulla libertà religiosa organizzato dalla Fondazione Paolo VI

    ◊   Sarà il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia e fondatore del Centro internazionale di studi e ricerche “Oasis”, ad inaugurare martedì prossimo le attività del nuovo anno sociale di Villa Cagnola di Gazzada (Varese), intervenendo al convegno promosso dall’Istituto superiore di studi religiosi e dalla Fondazione Ambrosiana Paolo VI su “Libertà religiosa e verità: l’educazione alla libertà”. Si tratta, si legge in una nota di presentazione pubblicata dall'agenzia SIR, della “terza tappa di un itinerario di riflessione sul tema della libertà religiosa, pietra miliare della nuova Europa”, avviato lo scorso autunno alla presenza del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, e proseguito durante l’estate con il seminario sull’Islam, “nella prospettiva della costruzione della «casa comune europea»”. “La libertà religiosa – affermano i promotori - si radica nella dignità della persona umana”. In tal senso “il rapporto libertà-verità risulta decisivo” e “il profilo educativo diventa determinante”. Al convegno, moderato da mons. Luigi Mistò, direttore di Villa Cagnola, il patriarca Scola offrirà una riflessione sul tema che dà il titolo all’incontro, mentre Francesco Botturi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, terrà una relazione su “La libertà religiosa e la sfida del relativismo”. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Annuncio di Ban Ki-moon: a Mosca una conferenza sul Medio Oriente

    ◊   Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ha annunciato a Sharm El Sheikh che si terrà a Mosca una nuova conferenza sul Medio Oriente, ma non ha dato indicazioni sulla data. La decisione è stata presa dai componenti del Quartetto (ONU, UE, USA e Russia). E il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, ha dichiarato: “Riconosciamo la necessità di uno Stato palestinese, a condizione che non sia uno Stato terroristico”. Sia Livni che il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Abbas, hanno dunque riaffermato il loro impegno per proseguire sulla strada della pace.

    Nuovi scontri nella Repubblica Democratica del Congo
    Non si fermano le violenze nella Repubblica Democratica del Congo, ricordate anche dal Papa nell’Angelus. Nuovi combattimenti sono scoppiati questa mattina tra l'esercito congolese e i ribelli a Ngungu, nell'est del Paese, al limite tra le due province del Nord e Sud Kivu. Il servizio di Virginia Volpe:

    Sono in corso scontri con armi pesanti tra le forze armate e il CNDP (Congresso nazionale per la difesa del popolo) dalle 5 di questa mattina”, ha detto il tenente colonnello Jean-Paul Dietrich portavoce della missione ONU nel Paese. Era da venerdì sera che non venivano segnalati combattimenti. Ngungu, situata a 60 chilometri a ovest di Goma, la capitale della provincia del Nord Kivu, “è la porta per il sud Kivu”, ha aggiunto Dietrich. Migliaia di persone sono arrivate alla base della missione ONU a Ngungu per cercare rifugio. Il capo della missione delle Nazioni Unite, Alan Doss, ha accusato sia i ribelli tutsi di Laurent Nkunda sia le milizie filogovernative "Mai Mai" di crimini di guerra nel Nord Kivu, in particolare nella città di Kiwanja, dove molti civili sono stati trovati uccisi. “Quando la gente muore, bisogna intervenire immediatamente”, ha sottolineato l'arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya. Secondo l'arcivescovo, riferisce l'agenzia MISNA, nella regione circa un milione e 600 mila sfollati sono "alle mercé della soldataglia"; considerate le difficoltà della missione delle Nazioni Unite in Congo, ha concluso, "l'Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero pensare di inviare una forza di dissuasione”.

    Russia
    Sei marinai e 14 tecnici russi sono morti e 22 sono rimasti feriti a bordo di un sottomarino a propulsione nucleare della Flotta del Pacifico quando si è attivato per errore il sistema antincendio. Il sommergibile stava effettuando un viaggio di prova nel Mar del Giappone: la causa della strage è stata la fuoruscita di gas freon. Le autorità russe hanno assicurato che non c'è stata fuga radioattiva. Sul sommergibile si trovavano 208 persone, fra cui 81 marinai e ingegneri ed operai dei cantieri navali dell'Amur dove era stato costruito.

    G20
    Sono ripresi a San Paolo, in Brasile, i lavori della riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20, il gruppo dei Paesi maggiormente industrializzati e dei grandi Paesi emergenti, che sta discutendo da ieri sulla crisi finanziaria mondiale con l'obiettivo di preparare il terreno al Vertice dei capi di Stato del G20 in programma la prossima settimana a Washington. Ieri, i Paesi emergenti guidati dal Brasile avevano chiesto una riforma del sistema finanziario che dia loro un peso maggiore nella governance dell'economia mondiale.

     
    Afghanistan
    Un attentatore suicida ha colpito un convoglio dell'ISAF composto da militari spagnoli in Afghanistan. Due soldati sono morti, e tre sono rimasti feriti. Il kamikaze a bordo di un'autobomba si è fatto esplodere contro un mezzo dell'ISAF a circa 100 km da Herat. Un secondo attentatore sarebbe stato catturato. Intanto, un'inchiesta congiunta compiuta dalle autorità afghane e dai militari americani ha concluso che, la scorsa settimana, 37 civili sono stati uccisi ed altri 35 feriti in un attacco aereo americano su un villaggio nel Sud dell’Afghanistan.

    Stati Uniti
    Un attentato contro gli Stati Uniti "che supera di molto quello dell'11 settembre". È la nuova minaccia della rete terroristica Al Qaeda all'America, apparsa sul quotidiano arabo "Al Quds Al Arabi", quattro giorni dopo l'elezione alla Casa Bianca di Barack Obama. Frattanto il presidente eletto degli Stati Uniti continua a contattare i leader mondiali. Il Cremlino ha fatto sapere che Obama ha telefonato al presidente russo Dmitry Medvedev e i due hanno convenuto sulla necessità di incontrarsi presto. Un consigliere ha smentito che Obama abbia preso impegni sullo scudo antimissile in Europa, come aveva dichiarato il presidente polacco Kaczynski.

    Nicaragua
    Tre milioni e 800mila nicaraguensi sono chiamati oggi a dare un volto nuovo al profilo politico nazionale, oppure a confermare quello esistente dopo l’elezione del presidente Daniel Ortega, eleggendo le nuove autorità di 146 municipi che, in una nazione con il 43 per cento di popolazione rurale, rivestono una particolare importanza. Il servizio di Luis Badilla:

    In gioco, secondo le opposizioni il cui motto elettorale è stato “Tutti contro Ortega”, un giudizio sul governo in carica; una “conferma del cammino intrapreso” secondo la risposta del Fronte sandinista al governo. In pratica un referendum. I toni piuttosto violenti della campagna così come la forte polarizzazione degli schieramenti prelude una grande affluenza alle urne. Paradigma dello scontro politico è l’elezione del sindaco della capitale, Managua, dove secondo i sondaggi è difficile prevedere il risultato tra il candidato Eduardo Montealegre, del Partito liberale costituzionale, ex candidato alla presidenza sconfitto da Daniel Ortega nel 2006 e l’aspirante governativo Alexis Argüello. Intanto i vescovi, a più riprese, hanno chiamato a votare ritenendo che “la prima forma di partecipazione ai destini del Paese è la scelta dei governanti” e, inoltre, hanno chiesto con forza al Tribunale supremo elettorale “efficienza, onestà e trasparenza”.

     
    Somalia
    Un altro operatore umanitario è stato assassinato in Somalia: si tratta di Mohamud Sakow, responsabile locale della fondazione benefica americana “Mercy Corps”. È stato aggredito e crivellato di proiettili da individui armati mentre stava tornando a casa a piedi nella cittadina di Jamame, poco a nord di Chisimaio, roccaforte dei miliziani fedeli alle deposte Corti islamiche. In ottobre, sono stati 24 gli operatori umanitari uccisi, di cui 20 di nazionalità somala.

    Tanzania
    Quattro turisti italiani, due uomini e due donne, sono morti ieri mattina in Tanzania quando il piccolo "Cessna 206" a sei posti che avevano noleggiato in Kenya si è schiantato a 4.300 metri di altezza sul Kilimanjaro, sulla vetta di Mawenzi. Il pilota del "Cessna", di nazionalità keniana, è sopravvissuto, ed è ricoverato in condizioni molto gravi presso l'ospedale di Moshi, piccola località ai piedi della montagna. Non sono chiare, al momento, le cause dell'incidente.

    Italia
    Una coppia di anziani è morta questa mattina a Vermicino, vicino a Roma, nel crollo della palazzina dove i due, marito e moglie, abitavano. Secondo i primi accertamenti, il crollo potrebbe essere stato provocato da un'esplosione per una fuga di gas.

    Lampedusa
    Altri due sbarchi a Lampedusa. In nottata una imbarcazione con 51 migranti è stata soccorsa a 7 miglia a sud dall'isola da una motovedetta della Guardia costiera. Questa mattina un gommone con una sessantina di extracomunitari è stata avvistata da un motopesca a 20 miglia dalla costa. Ieri sera erano giunti sull'isola altre 199 persone, tra cui 21 donne, intercettate su un barcone a 40 miglia dall'isola. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 314

     
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