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Sommario del 07/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI sui trapianti: il traffico di organi è abominevole, la donazione una forma di carità
  • L'Europa coltivi la memoria della sua storia per prosperare nel presente: così il Papa al nuovo ambasciatore lituano
  • Rispetto della dignità umana e delle minoranze nella Dichiarazione finale del Seminario organizzato dal Forum cattolico musulmano
  • Il cardinale Martino ha inaugurato a Bangkok il Congresso sulla pastorale dei migranti in Asia
  • A Gerusalemme, riunione della Commissione bilaterale Israele-Santa Sede
  • A Roma, l'incontro sul ruolo della diplomazia come "arte della speranza"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Presentata l'edizione 2008 del Meeting "Uomini e religioni". Si terrà Cipro dal 15 al 18 del mese
  • La lotta alle sette sataniche, fenomeno in crescita che adesca milioni di persone
  • Il tradizionale pellegrinaggio ad Assisi degli universitari promosso dal Vicariato di Roma
  • Chiesa e Società

  • A 50 anni dalla morte di Papa Pacelli, continua il convegno sul Pontificato di Pio XII
  • Iraq: il premier al Maliki ribadisce l’impegno del governo per la sicurezza dei cristiani
  • Nord Kivu: Medici Senza Frontiere denuncia i rischi di manipolazione per i convogli umanitari
  • Paraguay: messaggio dei vescovi al termine della plenaria. In visita il presidente Lugo
  • Nicaragua al voto domenica prossima. L’appello della Chiesa al rispetto reciproco
  • Appello della FAO a Obama per un vertice mondiale sull’alimentazione
  • Nuovi aiuti dall’ONU ai Paesi in via di sviluppo per i cambiamenti climatici
  • Il governo cinese annuncia il primo Piano d'azione per la tutela dei diritti umani
  • La COMECE al parlamento europeo: includere il riposo domenicale nella nuova "Direttiva sul tempo del lavoro"
  • Il cardinale Rodé ai religiosi: esercitare l'autorità sul modello di San Paolo e San Benedetto
  • Cina: il 2 novembre nel ricordo dei missionari e dei sacerdoti defunti nel Paese
  • Le suore Figlie della Croce celebrano la loro presenza in Pakistan
  • Cile: l'arcidiocesi di Santiago elabora il Piano pastorale alla luce di Aparecida
  • Namibia: debellata la poliomelite dopo una vasta campagna di vaccinazioni
  • Domani sera a Liegi l'incontro dei giovani con Frere Alois di Taizè
  • Inghilterra: iniziativa educativa per i giovani detenuti
  • Una chiesa per quattro fedi in una nuova città irlandese
  • Intervento del cardinale Scola al convegno CEI su architettura e liturgia
  • Radio Vaticana: da lunedì trasmissiome settimanale della FOCSIV sulla cooperazione internazionale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Minacce agli Stati Uniti nel messaggio di Al Qaeda dopo le presidenzali USA
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI sui trapianti: il traffico di organi è abominevole, la donazione una forma di carità

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza i partecipanti al Congresso internazionale “Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazione di organi”, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita. “I trapianti di tessuti e di organi - ha detto il Papa - rappresentano una grande conquista della scienza medica e sono certamente un segno di speranza per tante persone che versano in gravi e a volte estreme situazioni cliniche”. I trapianti - ha aggiunto il Papa - devono essere sempre gratuiti ed eventuali logiche di compravendita di organi sono “pratiche inaccettabili”, “atti moralmente illeciti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “Solamente colui che dona la propria vita potrà salvarla”. Ricordando questo insegnamento di Gesù, il Papa indica una responsabilità: quella dell’amore che impegna a fare della propria vita un dono per gli altri, se si vuole veramente realizzare se stessi”. L’atto d’amore del dono degli organi - aggiunge - è una genuina “testimonianza di carità che sa guardare al di là della morte perché vinca sempre la vita”:
     
    “La donazione di organi è una forma peculiare di testimonianza della carità. In un periodo come il nostro, spesso segnato da diverse forme di egoismo, diventa sempre più urgente comprendere quanto sia determinante per una corretta concezione della vita entrare nella logica della gratuità”.

     
    La logica della gratuità si contrappone a quella del mercato: non avvenga - avverte il Papa - che “il moltiplicarsi delle richieste di trapianto abbia a sovvertire i principi etici che ne stanno alla base”. Eventuali logiche di compravendita degli organi, come pure l’adozione di criteri discriminatori o utilitaristici, striderebbero talmente con il significato del dono, qualificandosi come atti moralmente illeciti:
     
    “Gli abusi nei trapianti e il loro traffico, che spesso toccano persone innocenti quali i bambini, devono trovare la comunità scientifica e medica prontamente unite nel rifiutarli come pratiche inaccettabili. Esse pertanto vanno decisamente condannate come abominevoli".

     
    Lo stesso principio etico va ribadito quando si vuole giungere alla creazione e distruzione di embrioni umani destinati a scopo terapeutico:

     
    “La semplice idea di considerare l'embrione come ‘materiale terapeutico’ contraddice le basi culturali, civili ed etiche su cui poggia la dignità della persona”.

     
    Per quanto riguarda la tecnica del trapianto di organi - fa notare il Pontefice - “si può donare solamente se non è mai posto in essere un serio pericolo per la propria salute e la propria identità e sempre per un motivo moralmente valido e proporzionato”. Il consenso informato è “condizione previa di libertà perché il trapianto abbia la caratteristica di un dono”. Benedetto XVI sottolinea anche gli ulteriori progressi della scienza nell’accertare la morte del paziente: “è bene quindi - precisa il Papa - che i risultati raggiunti ricevano il consenso dall’intera comunità scientifica così da favorire la ricerca di soluzioni che diano certezza a tutti”. Il corpo - spiega poi il Santo Padre - non potrà mai essere considerato un mero oggetto”:
     
    “Il corpo di ogni persona, insieme con lo spirito che è dato ad ognuno singolarmente, costituisce un'unità inscindibile in cui è impressa l'immagine di Dio stesso. Prescindere da questa dimensione conduce verso prospettive incapaci di cogliere la totalità del mistero presente in ognuno”.

     
    Una medicina dei trapianti corrispondente a un’etica della donazione esige da parte di tutti “l’impegno per investire ogni possibile sforzo nella formazione e nell’informazione”, fugando se necessario pregiudizi e malintesi. “La via maestra da seguire - conclude il Papa - dovrà essere la formazione la diffusione di una cultura della solidarietà che si apra a tutti”.

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    L'Europa coltivi la memoria della sua storia per prosperare nel presente: così il Papa al nuovo ambasciatore lituano

    ◊   Una società che rinneghi il Creatore inevitabilmente comincia a perdere il senso della bellezza, della verità e del bene. Sono parole del discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede, Vytautas Alisauskas, in occasione della presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “E’ un paradosso e una tragedia dell’era della globalizzazione: quando ci sono più possibilità di comunicazione e di interazione, così tante persone si sentono isolate e tagliate fuori le une dalle altre”. Lo mette in luce il Papa parlando dei “rischi che corre la società di oggi che, sebbene in regime di libertà, soffre sempre più per la frammentazione e per la confusione morale”. Benedetto XVI, parlando in particolare della Lituania, ricorda quella che definisce la “lunga e nobile storia cristiana” e la “fede che ha sostenuto il popolo lituano attraverso il lungo periodo della dominazione straniera e dell’oppressione”. A questo proposito, ricorda l’esperienza personale di Papa Giovanni Paolo II sotto il regime comunista, sottolineando come “la fede sia una eccezionale risorsa di forza e di unità nel pieno delle avversità”. E il Papa afferma che “le comunità che hanno vissuto simili circostanze acquisiscono una consapevolezza profonda che la vera felicità può essere trovata solo in Dio”. Sanno - sottolinea il Papa - che “qualunque società rinneghi Dio, inevitabilmente perde il senso della bellezza, della verità e del bene della vita umana”.

     
    Con lo sguardo allargato, Benedetto XVI afferma che “è di vitale importanza che la Lituania e davvero tutta l’Europa coltivi la memoria della storia che ha vissuto, per preservare la propria vera identità e dunque per sopravvivere e prosperare nel mondo del ventunesimo secolo”. Il Papa ricorda il ruolo vitale della Chiesa: del suo messaggio di speranza, della sua attitudine alla solidarietà, della sua determinazione al bene comune e alla responsabilità nei confronti dei più deboli. E Benedetto XVI invita esplicitamente il mondo politico lituano a lavorare insieme alla Chiesa per contribuire a dare vita a un’Europa nella quale sia data priorità alla difesa del matrimonio e della famiglia, alla protezione della vita umana dal concepimento alla morte naturale, alla promozione di pratiche mediche e scientifiche ispirate da principi etici. E assicura anche che vari settori della Curia romana sono sempre pronti a offrire aiuto e supporto.

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    Rispetto della dignità umana e delle minoranze nella Dichiarazione finale del Seminario organizzato dal Forum cattolico musulmano

    ◊   Il valore della vita, l’impegno contro il terrorismo ed il rispetto delle minoranze. Sono questi alcuni dei temi al centro della Dichiarazione conclusiva presentata ieri pomeriggio al termine del primo Seminario organizzato a Roma dal Forum cattolico musulmano. In precedenza, i partecipanti al Seminario - rappresentanti cattolici e musulmani - erano stati ricevuti da Benedetto XVI che ha esortato leader politici e religiosi ad assicurare la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, in particolare della libertà di religione. Un diritto, questo, sottolineato anche nella Dichiarazione finale resa nota nella sede della Pontificia Università Gregoriana, dove c'era per noi Amedeo Lomonaco:

    La Dichiarazione finale poggia su un pilastro imprescindibile: “Dio è amore”. Per i cristiani, “la fonte e l’esempio dell’amore di Dio e del prossimo è l’amore di Dio per suo Padre, per l’umanità e per ogni persona”. Per i musulmani, l’amore è una forza trascendente ed imperitura, che guida e trasforma il rispetto umano reciproco. L’amore è il compimento di una conoscenza basata su un dialogo autentico. Un principio, questo, che orienta anche il dialogo tra cristiani e musulmani come sottolinea il cardinale Jean-Louis Touran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso:

    "Durante questi giorni il dialogo ha fatto grandi progressi, senza confusione ma con grande lealtà. Quando uno fa lo sforzo di conoscere e di ascoltare l’altro, è possibile andare al di là del consenso. E’ possibile dialogare, riconoscersi ed amarsi".

    L’amore autentico del prossimo implica “il rispetto della persona delle sue scelte in questioni di coscienza e di religione”. Ed include il diritto di individui e comunità a praticare la propria religione in privato e in pubblico. Le minoranze religiose hanno il diritto di essere rispettate: le loro figure e i loro simboli fondanti considerati sacri non dovrebbero subire alcuna forma di scherno o di derisione. Nessuna religione - si legge poi nel documento - dovrebbe essere esclusa dalla società: tutti possono contribuire al bene della collettività. Tutti sono chiamati a rispettare l’altro, come ricorda l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako:

    "Abbiamo fatto questa Dichiarazione, che è ottima. Ci vuole pazienza, aiuto. Accettare l’altro, rispettare l’altro come è e come vuole essere, vuol dire anche non imporre la nostra mentalità, i nostri concetti e anche la religione: questo ci aiuterà tanto".

     
    Nella Dichiarazione finale, si afferma anche che la vita umana, “dono preziosissimo di Dio ad ogni persona”, dovrebbe essere sempre preservata. Cattolici e musulmani - si legge poi nel testo - sono chiamati ad essere strumenti di amore e di armonia tra i credenti e per tutta l’umanità, rinunciando a qualsiasi oppressione, violenza aggressiva e atti terroristici, in particolare quelli perpetrati in nome della religione. Una strada di armonia, questa, da imboccare facendo riferimento anche ai frutti del Seminario. E’ quanto sottolinea Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica italiana.

    "Abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria, soprattutto per quanto riguarda la schiettezza, l’onestà intellettuale, la profondità delle sensibilità e delle competenze dottrinali. Abbiamo fatto esperienza della grande generosità di ospitalità da parte vaticana e della chiarezza di una nuova responsabilità. Da credenti, dobbiamo dare priorità a questa dimensione di amore per Dio, che è il nostro comune Signore. Il mezzo migliore per poterci avvicinare a questa conoscenza di Colui che ci dà l’amore, che è amore e che è Dio, è proprio quello di passare tramite la conoscenza e il rispetto del prossimo. E' anche un’ascesi, una possibilità di rispettare, conoscere e amare l’altro, per poi riuscire anche a riconoscere la presenza di Dio nell’altro e in se stessi".

    Il primo Seminario organizzato dal Forum cattolico musulmano è stato dedicato al tema “Amore di Dio; amore del prossimo”. I partecipanti sono stati ricevuti ieri in udienza dal Papa. Il Santo Padre ha affermato che cristiani e musulmani devono agire insieme per difendere e promuovere valori morali. “Il nome di Dio - ha aggiunto il Pontefice - può essere solo un nome di pace e fraternità, giustizia e amore”. Il Forum è stato istituito dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e da esponenti islamici in seguito alla lettera indirizzata il 13 ottobre del 2007 al Papa da 138 personalità musulmane e alla risposta del 19 novembre 2007, a nome del Santo Padre, del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. In quest’ultimo documento, il Papa riafferma l’importanza del dialogo basato sul rispetto effettivo della dignità della persona, sull’oggettiva conoscenza della religione dell’altro e sulla condivisione dell’esperienza religiosa.

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    Il cardinale Martino ha inaugurato a Bangkok il Congresso sulla pastorale dei migranti in Asia

    ◊   "La composizione delle attuali migrazioni così come lo sviluppo dell'ecumenismo, richiede una visione ecumenica anche di questo fenomeno, per la presenza in aree tradizionalmente cattoliche di migranti cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica". Il cardinale Renato Raffaele Martino ha reso questa affermazione ieri in apertura del Congresso internazionale promosso a Bangkok dal suo dicastero, il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, per affrontare la questione della mobilità umana in Asia. Proponendo l'Istruzione Erga migrantes caritas Christi, pubblicata nel 2004, come "risposta ecclesiale ai nuovi bisogni pastorali anche per i migranti" del continente asiatico, il cardinale ha riproposto per sommi capi il magistero ecclesiale in materia di migranti a partire dall'Exsul famiglia, la Costituzione Apostolica pubblicata da Pio XII nel 1952, considerata la "magna charta" magisteriale sulla migrazione.

    Esaminando la situazione dei nostri tempi il cardinale Martino ha sottolineato che "il fenomeno delle migrazioni attuali rappresenta il movimento più grande di persone di tutta la storia. Negli ultimi decenni, questo fenomeno, che riguarda oltre duecento milioni di persone, è divenuto un evento che influisce sulla struttura della nostra società e comprende realtà complesse sociali, culturali, politiche, economiche, religiose e pastorali". Tuttavia, ha osservato ancora, l'Ergas migrantes caritas Christi continua a rappresentare "una concreta risposta alle situazioni più disparate che riguardano il mondo della mobilità umana". Tra gli aspetti più significativi il cardinale ha voluto sottolineare l'invito al dialogo contenuto già nell'Istruzione. "Il dialogo tra le religioni - ha detto - è anch'esso chiamato in gioco, per il crescente numero di immigrati che appartengono ad altre religioni, in particolare musulmani". Gli incontri tra popoli e gruppi "che storicamente sono vissuti lontani inevitabilmente crea problemi che rendono dunque necessario costruire i presupposti per una nuova vita insieme. Il dialogo - ha affermato il porporato - è l'elemento indispensabile in questo progetto, e anzi un requisito non negoziabile, poiché le migrazioni richiedono un'interazione di profondo spessore umano, religioso e culturale con persone e gruppi".

    Infine, il cardinale Martino ha ricordato la necessità di cercare un nuovo ordine economico internazionale nel quale, ha auspicato, "i beni del mondo siano distribuiti in maniera più equa, e in cui la comunità globale venga vista come una famiglia di popoli e nella quale venga applicato il diritto internazionale a tutti". (A cura di Alessandro De Carolis)

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    A Gerusalemme, riunione della Commissione bilaterale Israele-Santa Sede

    ◊   Si è riunita ieri, a Gerusalemme, la Commissione bilaterale permanente tra Stato di Israele e Santa Sede per proseguire i negoziati sull’accordo economico riguardanti questioni fiscali e di proprietà. Al termine dei lavori, secondo quanto riferisce oggi un comunicato, è stata diffusa una nota congiunta nella quale si afferma che “l’incontro si è svolto in uno spirito di grande cordialità e cooperazione. Le delegazioni hanno portato avanti il loro lavoro, fiduciose nel conseguimento del loro impegno comune per accelerare i progressi verso un accordo. A livello lavorativo - conclude la nota - il prossimo incontro della Commissione si terrà il 17 dicembre 2008. Il 18 dicembre seguirà la riunione della Commissione plenaria presso il Ministero degli Affari esteri”.

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    A Roma, l'incontro sul ruolo della diplomazia come "arte della speranza"

    ◊   “La diplomazia si impegna attraverso il dialogo e la discussione razionale a cercare vie di incontro fra le parti e così a trovare soluzioni ai problemi. Essa fa appello a ciò che è razionale, positivo, costruttivo per aprire prospettive future". E’ uno dei passaggi dell’intervento di mons. Pietro Parolin, sottosegretario della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati, all’incontro organizzato nei giorni scorsi a Roma dall’Associazione internazionale di diritto pontificio “Carità politica”. L’appuntamento, dedicato al ciclo di approfondimento dell’Enciclica di Benedetto XVI Spe salvi, ha visto anche la presenza e l’intervento dell’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy. Spunto di riflessione, le parole del Papa nell’udienza al Corpo diplomatico di inizio anno e in particolare l’affermazione secondo la quale la diplomazia “è l’arte della speranza”. Una meta ideale raggiungibile, ha affermato mons. Parolin “solo se viene usata per il bene di tutti coloro che essa coinvolge”. Purtroppo, ha proseguito, “non sempre è così, e nell'opinione pubblica circola talvolta una considerazione critica e negativa della diplomazia”, anche perché è più spesso considerata come “arte del riuscire” a qualsiasi costo, come affermò nel 1951 l’allora sostituto della segreteria di Stato Giovanni Battista Montini. Per riuscire - disse con parole ancora attuali il futuro Paolo VI - per la diplomazia “ogni mezzo spesso diventa inavvertitamente buono e perciò rappresenta una forma d'azione in cui la morale riporta facilmente delle ferite”.

    Per Israele, “l’arte di conservare la memoria della speranza religiosa” in un contesto secolare è un processo antico di almeno duemila anni. L'ambasciatore Lewy lo ha sottolineato nel suo discorso affermando che "la natura di questa speranza ebraica risale alla distruzione del secondo tempio nell’anno 70 dell'era cristiana e alla diaspora degli ebrei dalla terra promessa nel 135. Essi - ha osservato - diventarono il punto focale di un'autentica tecnica di memorizzazione ebraica per conservare la speranza della redenzione collettiva, la ragion d'essere dello sviluppo di una tradizione di copiare, leggere e pregare la Bibbia”. In questa visuale, ha soggiunto Lewy, il sionismo “non è solo una secolare utopia che sublima le speranze religiose degli ebrei. È la versione ebraica della diplomazia come arte della speranza”.

    Da un punto di vista cristiano, aveva detto in precedenza mons. Parolin, l'esercizio della virtù della speranza offre a chi opera nella diplomazia “un supplemento di forza, di ottimismo, di fiducia, fondato sulla certezza dell'avvento definitivo del Regno di Dio”. In un diplomatico credente, specie in un diplomatico pontificio, ha concluso, sperare “la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla” approfondisce il significato e il valore della definizione della diplomazia come "arte della  speranza". (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nessun arbitrio o incertezza nell’accertare la morte: così Benedetto XVI ai partecipanti al congresso internazionale sul tema della donazione di organi promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione in Congo: ancora atrocità in Nord Kivu, mentre a Nairobi si riuniscono i leader dei Paesi della regione africana dei Grandi Laghi per fronteggiare la crisi

    Una sinagoga bifronte nella città del Bauhaus: l’architetto Mario Botta racconta com’è nato il progetto del tempio Cymbalista a Tel Aviv

    Le belle lettere del continente più giovane e più antico: Pierluigi Natalia intervista Giuliano Soria, fondatore e presidente del Premio Grinzane

    L’antropologo dalle domande facili: Lucetta Scaraffia sui cento anni di Claude Lévi Strauss, padre dello strutturalismo

    Un articolo sui lavori del primo congresso asiatico sulla pastorale per i migranti e per i rifugiati

    Religiosi dell’India a difesa dell’ambiente: Alessandro Trentin su un meeting promosso per esortare a stili di vita più sobri

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    Oggi in Primo Piano



    Presentata l'edizione 2008 del Meeting "Uomini e religioni". Si terrà Cipro dal 15 al 18 del mese

    ◊   Prenderà il via tra pochi giorni, dal 15 al 18 novembre, sull’isola di Cipro l’annuale incontro internazionale di preghiera "Uomini e religioni", organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Un appuntamento che si ripete da 22 anni e che vede uomini e donne di culture e religioni diverse incontrarsi per dar vita a momenti di dialogo e di preghiera per la pace. Cipro ospiterà alcune centinaia di personalità provenienti da ogni parte del mondo, rappresentanti del mondo religioso, culturale e politico che daranno vita a una ventina di tavole rotonde. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    E’ all’insegna di una profonda collaborazione con la Chiesa di Cipro, realtà significativa del mondo ortodosso, l’edizione 2008 dell’incontro promosso da Sant’Egidio. Un appuntamento che la Comunità organizza dal 1987 per ribadire che il dialogo tra religioni e culture diverse è fondamentale per avviare un percorso di pace e che le religioni non possono divenire veicoli di odio. Quest’anno sarà quindi Cipro - separata in due dal 1974 dopo l’intervento militare turco, luogo di difficile convivenza tra turchi e greco-ciprioti - la culla degli incontri su Medio Oriente, America Latina, Africa e Asia: si parlerà di violenza e dell’insicurezza nelle città, della questione immigrazione. Per la prima volta, una tavola rotonda sarà dedicata all’eredità di Giovanni Paolo II e allo "spirito di Assisi". A Cipro, peseranno alcune assenze come quella del Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Fondamentale resta comunque la collaborazione con la Chiesa di Cipro, sottolinea Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio:

     
    R. - Stiamo vivendo un’esperienza di grandissima collaborazione e crediamo che possa essere un modo di far crescere l’ecumenismo - che è l’ecumenismo dell’amicizia, della famiglia teologica - e le tante cose che accomunano i cristiani ortodossi ai cattolici, ma in un modo che è vissuto nella storia e anche nelle difficoltà concrete della vita. Quindi, direi che è una grande esperienza di collaborazione che ci auguriamo possa portare dei frutti proprio nel dialogo, anche con Mosca, con il mondo della Grecia, con il mondo-Roma e il grande mondo ortodosso.

     
    D. - Da Cipro, uno sguardo a quelle che sono le realtà del Mediterraneo, spesso dilaniate da guerra e violenza, Iraq, Libano e Terra Santa...

     
    R. - Il dialogo non ignora le difficoltà, ma parte dal conflitto. Il dialogo è una grande proposta spirituale, religiosa e anche concreta per cercare le vie di una convivenza che sembra a volte impossibile. Noi abbiamo nel cuore le sofferenze dei cristiani, quella zona del Medio-Oriente, ma anche la necessità di risolvere questa guerra permanente, che da oltre 50 anni umilia il mondo, per trovare le vie di un mondo che, nella crisi, può forse trovare finalmente l’energia per immaginare quello di cui non è stato ancora capace. Allora, se avremo un governo stabile in Israele, noi speriamo fortemente in una soluzione del problema - per esempio con la Siria - che aiuti fortemente la soluzione definitiva del problema in Libano, e che quindi aiuti tutto il mondo a trovare le ragioni per cui israeliani e palestinesi non possono che vivere insieme, in pace. La fine della guerra in Iraq dovrà corrispondere, se possibile, anche alla sicurezza della vita per tutti. Noi crediamo che il nervo scoperto del mondo sia ancora il Medio Oriente: non siamo noi ad avere le chiavi delle soluzioni in mano, ma sicuramente da Cipro viene una proposta umana, spirituale, culturale, civile, forse anche politica.

     
    D. - Quindi questa tappa dove la collocate?

     
    R. - Noi la collochiamo nello "spirito di Assisi", com’è stato disegnato da Papa Benedetto XVI. Quindi, il dialogo come necessità storica e come unica via per il mondo, al tempo stesso a Cipro. Noi ci auguriamo che questo si inserisca in un processo di incontro tra turchi e greci per reinventare, anche a Cipro, una soluzione che riporti tutta l’isola pienamente dentro l’Europa.

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    La lotta alle sette sataniche, fenomeno in crescita che adesca milioni di persone

    ◊   Esoterismo, satanismo: almeno 12 milioni di italiani cadono ogni anno nella rete di chi "vende" speranze e risposte esistenziali ispirate a pratiche di occultismo. E il numero è in rapidissmo umento, come dimostrano i dati diffusi da Telefono Antiplagio. In dieci anni, gruppi esoterici e sette sataniche da poche decine sono diventati oltre 600 e la loro proliferazione ha trovato in Internet possibilità di comunicazione e contatto prima insperate. Sull'opera di contrasto condotto anzitutto dalla Chiesa in questo campo, in particolare nei riguardi dei giovani, Antonella Palermo ha sentito don Alessandro Olivieri Pennesi, responsabile del settore Sette e nuovi culti dell'Ufficio per l'ecumenismo della diocesi di Roma:

    R. - C’è, senz’altro, una certa cultura che favorisce un avvicinamento a questi fenomeni attraverso un certo tipo di musica giovanile, una cultura che si diffonde attraverso forme estreme, e, diciamo, anche un vuoto ecclesiale che si è creato in questi anni. Quindi, dietro ciò c'è un invito anche a ripensare al nostro modo di raggiungere i giovani, forse puntando su strategie ad hoc: andare ad incontrarli là nei luoghi dove loro si incontrano, dove vivono. Ci sono delle esperienze anche in diocesi di questo tentativo di intercettare la domanda, la ricerca di senso di questi giovani. Faccio l’esempio di esperienze nelle discoteche: alcuni sacerdoti si sono impegnati proprio di essere presenti anche in questi luoghi, ad offrire uno spazio di ascolto.

    Il satanismo e l'occultismo in genere non hanno età per quanto riguarda la loro capacità di attrazione rispetto a varie categorie scoiali e anagrafiche. Lo conferma la psicoterapeuta, Cristina Cacace, autrice del volume "Il libro nero del satanismo. Abusi, rituali e crimini", edito dalla San Paolo. L'intervista è di Antonella Palermo:

    R. - Noi abbiamo delle sette più radicali che tendono a rifiutare il mondo, quindi il capo della setta aiuta i membri a diventare "puri" attraverso il distacco dal mondo e l’entrata nella comunità. Poi, ci sono sette che si propongono di costruire in terra il regno della salvezza, oppure sette che si ispirano a modelli di spiritualità orientale, quindi più sincretiche, dove vengono utilizzate le tecniche ascetiche per vivere esperienze mistiche. Ci sono anche sette terapeutiche, il cui capo possiede poteri di guarigione sia fisica che psichica e gli adepti seguono un cammino di iniziazione. Questa, chiaramente, è una classificazione teorica, per semplificare un po’ il fenomeno. Si tende a classificarlo ma poi, in realtà, si è visto che nelle sette si tendono a confondere e a mischiare, molto spesso, tutti questi livelli.

     
    D. - Quali fasce di età colpisce di più il fenomeno settario?

     
    R. - Inizialmente - quindi dagli Anni Sessanta agli Anni ottanta del secolo scorso - era un fenomeno molto più diffuso nelle fasce di età adulta, gli adulti che per trasgredire si aggregavano, fondavano delle sette. Adesso invece - soprattutto con Internet, con certi programmi televisivi, con una serie di messaggi presenti anche nei cartoni animati - il fenomeno si sta diffondendo tantissimo tra i giovani e pure fra gli adolescenti, che sono la categoria più a rischio. E inoltre, si diffonde anche là dove esistono delle problematiche gravi: persone che presentano o disturbi mentali, oppure problemi di salute, problemi di inserimento sociale. In una parola, problematiche di tipo esistenziale.

    Parlare di sette sataniche vuol dire parlare non di rado di episodi di violenza commessi da persone soggiogate dagli influssi di questi gruppi. La cronaca più recente ricorda l'accoltellamento subito dal parroco della chiesa romana di Santa Marcella all'Aventino, lo scorso settembre, ad opera di un giovane trovato in possesso di simboli riferiti al satanismo. Anche Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, dedita al recupero di varie forme di disagio sociale, ha corso il rischio di restare vittima di una aggressione da parte di una ragazza, come racconta al microfono di Antonella Palermo:

    R. - Ha chiamato dicendo che aveva bisogno di parlare con me, e quindi l’ho invitata a pranzo, e, nel momento che lei è arrivata, io le sono andata incontro e l’ho abbracciata, come spesso facevo con chi veniva a trovarci perché aveva bisogno di aiuto. Lei racconta sempre che quell'abbraccio è stato l’abbraccio di una madre, di una sorella, di un’amica che lei non aveva mai avuto, perché è una ragazza che era stata abbandonata da piccolina e quindi non aveva neanche conosciuto i genitori. Quando poi racconta un pochino la sua storia e tutto il suo cambiamento, dice che questo sentirsi abbracciata, voluta bene da qualcuno che neanche la conosceva, è stato per lei una svolta e l’inizio di una scoperta: ovvero, del fatto che qualcuno poteva volerle bene gratuitamente. Dunque, essendo venuta con la scusa di fare volontariato da noi, ma in realtà perché voleva uccidermi, ha poi compiuto un percorso per cui realmente è uscita dalla setta e adesso, ormai da anni, è impegnata a tempo pieno nell’aiutare altri giovani in questo cammino di resurrezione.

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    Il tradizionale pellegrinaggio ad Assisi degli universitari promosso dal Vicariato di Roma

    ◊   “Quello che voi adorate senza conoscere io ve lo annuncio”. Saranno proprio le parole pronunciate da S. Paolo all’areopago di Atene il tema conduttore del sesto Pellegrinaggio degli universitari e accoglienza delle matricole ad Assisi, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, che si svolgerà domani. L’evento, sarà guidato dal cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini, che presiederà alla celebrazione eucaristica di apertura del pellegrinaggio presso la basilica di S. Maria degli Angeli. Il servizio di Marina Tomarro:

    Da Roma ad Assisi per affidare il nuovo anno accademico nelle mani di San Francesco. Questo sarà il fine dei circa 4000 i giovani universitari che domani si recheranno nella cittadina umbra per pregare davanti la tomba del Santo, Patrono d’ Italia. Ma cosa cercano questi giovani nel Poverello di Assisi? Don Paolo Morocutti, tra gli organizzatori del pellegrinaggio:

     
    “C’è scritto, nel cuore di questi ragazzi, un grande bisogno di stabilità. Assisi rappresenta un luogo di stabilità attraverso la figura di Francesco, amico da sempre dei giovani, che si propone come un modello anche di vita stabile. Non solo vengono ragazzi che hanno fatto un’esperienza di fede nei Movimenti, nelle proprie parrocchie, ma anche tanti ragazzi che non sono propriamente vicini alla fede ma che sono aperti anche a questa ricerca. Noi diamo loro la possibilità di incontrare ciò che cercano nella persona concreta del Signore Gesù”.

     
    E la figura di San Francesco si rivela una guida molto importante per i giovani universitari. Ancora don Paolo Morocutti:

     
    “Francesco è una guida per tutti i giovani, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Una figura che ispira una grande simpatia, una grande fiducia e quindi aiuta proprio anche ad immergersi in un clima di ricerca e di incontro”.

     
    Ma perché tanti giovani decidono di partecipare a questa esperienza ad Assisi? Ascoltiamo la testimonianza di Francesco Palmieri, studente di architettura all'Università "La Sapienza" di Roma:

     
    “Secondo me, moltissimi giovani decidono di andare ad Assisi soprattutto perché è un momento di incontro, un momento di accoglienza. E' un punto iniziale per il loro cammino universitario ed anche per il loro cammino di fede per quell’anno, un momento in cui c’è la possibilità di fare raccoglimento in maniera seria, ragionata, ed anche perché, con la semplicità di Francesco d’Assisi e Chiara, si riesce ad uscire un po’ da quella che è la vita caotica di ogni giorno. Quindi, è un momento molto importante di riflessione anche per iniziare”.

     
    E le emozioni di questa giornata non si esauriscono al termine del pellegrinaggio, ma restano a lungo nel cuore dei partecipanti. Ascoltiamo ancora Francesco Palmieri:

     
    “Le emozioni che uno vive ad Assisi restano nel cuore e aiutano anche in tutto il percorso sia universitario, sia anche nel cammino di fede che uno fa durante l’anno. Per questo molti giovani ci ritornano. Per me, questa è la quinta volta ad Assisi: ed è un’esperienza sempre nuova, sempre diversa, importante”.

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    Chiesa e Società



    A 50 anni dalla morte di Papa Pacelli, continua il convegno sul Pontificato di Pio XII

    ◊   "Eredità del Magistero di Pio XII" è il titolo del convegno per i 50 anni dalla morte di papa Pacelli che si è aperto ieri a Roma. Gli interventi del primo giorno di lavori – ripresi dal Sir - che si svolgono all'Università Gregoriana, hanno contribuito a tratteggiare la figura di un Pontefice che ha saputo guidare la chiesa in uno dei periodi più drammatici della recente storia dell’umanità. Lo storico Andrea Riccardi ha voluto subito sgobrare il campo dagli equivoci creati ad arte dalla “leggenda nera” su Papa Pio XII: “E’ un problema perché Pio XII è stato un Papa di grandissima popolarità tra i cattolici, ha suscitato un largo entusiasmo nelle masse che si raccoglievano in San Pietro per le sue udienze, ma è poi stato progressivamente descritto come ‘figura esecrabile’ e ‘collaboratore del nazifascismo’”. Secondo Riccardi, oltre che dagli ambienti del comunismo internazionale, tale immagine negativa è stata diffusa e accreditata anche da parte di cattolici del dissenso, specie negli anni ’60 e ’70 all’epoca delle contestazioni studentesche. Lo storico ha poi sottolineato che a fronte delle cruente persecuzioni del regime sovietico “nel secondo dopoguerra Pacelli è convinto che con il comunismo ci sia poco da fare e poco da negoziare” e con “l’evolversi dello scenario dei due blocchi giunse a scomunicare i comunisti”. Significativo anche l’intervento del teologo Lubomir Zak, docente all'Università Lateranense, che ha proposto una relazione sulla teologia dell'evangelizzazione di Pio XII e la sua ricezione conciliare. Secondo padre Zak "Pio XII ha gettato il seme del coinvolgimento dei laicato nell'attività apostolica che il Concilio Vaticano II ha più tardi assunto e sviluppato”. Il teologo ha poi ribadito la difficile fase storica in cui Papa Pacelli si trovato ad esercitare il suo Magistero: “Aveva davanti a sé, appena superato lo spettro del nazismo violento e idolatra, quello del comunismo ateo e materialista. Ancora una volta il mondo veniva spaccato in due e il Papa in vari discorsi parlò di 'ora grave', di 'smarrimento spirituale', di 'notte profonda'. Per questo faceva appello a tutti i credenti, in particolare ai fedeli laici, per un impegno di annuncio del Vangelo per vincere la sfida del male e dell'ostilità a Dio". Degno di nota anche il contributo di mons. Dario Edoardo Viganò, docente all'Università Lateranense e presidente dell'Ente dello Spettacolo, che messo l’accento sulla straordinaria sensibilità di Pio XII per i mezzi di comunicazione. “Si è occupato ed ha utilizzato tutti e quattro i 'media' che hanno segnato la storia della comunicazione sociale del secolo scorso: stampa, radio, cinema e televisione”, ha spiegato il presule ricordando il suo sostegno al L'Osservatore Romano, che nel periodo fascista di fatto rimase "l'unico organo di stampa veramente libero nel panorama dell'informazione imbavagliata". Analogo discorso per la Radio Vaticana, potenziata e utilizzata da Pio XII con i suoi famosissimi radiomessaggi. Questa mattina, alla ripresa dei lavori convegno, padre William Henn, religioso cappuccino e docente all'Università Gregoriana è tornato sulla volontà di Pio XII di coinvolgere anche i laici nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo, “anticipando il messaggio del Concilio Vaticano II". "Benché nella visione di Pio XII – ha proseguito – ci sia l'assoluta necessità della gerarchia per la vita della Chiesa, lo stesso pontefice in numerosi pronunciamenti ha anche sottolineato che l'attiva partecipazione dei fedeli costituisce una parte integrante del dinamismo ecclesiale". Infine, secondo Brunero Gherardini, docente emerito dell'Università Lateranense, intervenuto per commentare l'enciclica "Mystici corporis", "Papa Pacelli ebbe il merito di fare chiarezza nella Chiesa degli anni '40 e '50, quando la presenza di vari movimenti (liturgico, ecumenico, mariano ecc.) dava quasi l'impressione di uno 'stato confusionario' nella comunità ecclesiale”.(M.G.)

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    Iraq: il premier al Maliki ribadisce l’impegno del governo per la sicurezza dei cristiani

    ◊   Gli attacchi contro le chiese e le moschee non colpiscono solo un gruppo religioso ma “tutti gli iracheni”. Così il primo ministro iracheno Nuri al Maliki nel incontro con il patriarca della Chiesa Assira d’Oriente, Mar Dinkha IV, che ha chiesto protezione contro le violenze. Il premier, ripreso dalla Misna, ha poi elencato i tratti salienti di coloro che compio queste aggressioni: “Sono banditi, criminali, ed esponenti del vecchio regime”. Infine al Maliki ha annunciato un ulteriore impegno delle forze di sicurezza garantendo l’invio di nuove truppe per il controllo nelle aree più a rischio e la permanenza delle forze dell’ordine già dispiegate. L’impegno dell’esercito iracheno sta intanto dando i primi risultati nella turbolenta città di Musul, nel nord del Paese, teatro delle cruente persecuzioni anticristiane dello scorso mese di ottobre. Circa 400 famiglie (2400 persone) sono tornate alle loro case. “I cristiani non fuggono più dalla città. Anzi, sono più quelli che tornano, soprattutto quando sentono che chi è tornato non viene più minacciato e ha ripreso la sua vita quotidiana” ha detto Jawdat Ismaiel, responsabile dell’ufficio migrazione della provincia di Ninive. Nei giorni scorsi, intervenendo a un incontro sul dialogo interreligioso a Baghdad, al Maliki aveva ribadito che “i cristiani sono un elemento fondante della società irachena” e che il governo è impegnato “a garantire che la loro libertà di culto e di parola siano onorate e rispettate”. Nuove speranze per la martoriata terra irachena vengono alimentate in questi giorni anche dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Il vescovo ausiliare di Baghdad, monsignor Shleiman Warduni, si rivolto direttamente al nuovo inquilino della Casa Bianca, auspicandosi che governi “guardando al bene di tutti i popoli della terra", un invito poi esteso "a tutti gli altri leader mondiali". "Non lavori solo per vincere una guerra – ha proseguito il presule citato da Asianews -, ma per procurare una pace stabile e duratura, che è la vera conquista, non solo in Iraq ma in tutti i luoghi in cui si verifica un conflitto". Monsignor Warduni ha anche criticato duramente la decisione del Parlamento iracheno, lunedì 3 novembre, di limitare la rappresentazione delle minoranze, anche se, ricorda, sia il Presidente Al-Maliki che i principali leader musulmani avevano accettato "la reintroduzione nella legge elettorale dell'articolo 50, che riconosce gli stessi diritti a tutti gli Iracheni". Il vescovo ha definito la misura un' "elemosina" e ha affermato che non si è disposti ad accettarla. "Non è giusto continuare a parlare di minoranze, perché facciamo tutti parte di un unico Iraq; dobbiamo collaborare per trasformare il desiderio di democrazia in un progetto concreto", ha aggiunto. In questo senso, ha sottolineato che la comunità cristiana ha svolto un "importante lavoro" a livello di diffusione di "cultura, educazione, assistenza sociale e sanitaria", nonostante "pericoli, minacce e persecuzioni". Dopo aver confermato il miglioramento delle condizioni della sicurezza a Mosul il presule ha infine denunciato che la causa delle persecuzioni è stata anche "il silenzio dell'Unione Europea, degli Stati Uniti, del Parlamento e della comunità internazionale, che per troppo tempo non hanno mosso un dito". (M.G.)

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    Nord Kivu: Medici Senza Frontiere denuncia i rischi di manipolazione per i convogli umanitari

    ◊   La scorta militare ai convogli umanitari destinati alle aree colpite dal conflitto in Nord Kivu rischia di confondere la distinzione tra l’assistenza umanitaria e l’azione politico-militare. La denuncia, ripresa dal SIR, arriva dall’organizzazione internazionale di soccorso medico Medici Senza Frontiere, secondo cui “c’è il pericolo che l’aiuto umanitario sia manipolato da attori politici o militari e che gli operatori umanitari siano percepiti come una parte in conflitto”. Fra l’altro secondo l’organizzazione umanitaria “i convogli umanitari scortati dai militari possono anche avere come obiettivo quello di facilitare l’accesso da parte delle organizzazioni umanitarie, ma di fatto rischiano di ridurre l’accesso alle popolazioni in pericolo”. “MSF negozia con tutte le parti in conflitto per ottenere accesso alle popolazioni in pericolo e fornire loro assistenza medica gratuita di qualità” ha spiegato Anne Taylor, capo missione di MSF a Goma . “Grazie alla nostra neutralità – ha proseguito -, le equipe di MSF possono recarsi dove le persone hanno bisogno della nostra assistenza e non dove ci viene ordinato di andare”. (M.G.)

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    Paraguay: messaggio dei vescovi al termine della plenaria. In visita il presidente Lugo

    ◊   A conclusione ieri della 183.ma Plenaria i vescovi del Paraguay, che poco prima del termine dei lavori, avevano ricevuto la visita del Presidente della Repubblica Fernando Lugo, in un singolare messaggio hanno ricordato di aver chiesto ai cristiani paraguyani, prima della loro partenza per Roma, nel settembre scorso, delle preghiere per il successo della loro quinquennale visita “ad Limina Apostolorum”. Ora, aggiungono, “vogliamo ringraziare queste preghiere” e perciò affermano di “condividere con tutti quanto disse loro, l’11 settembre, Benedetto XVI nel messaggio con il quale si sono chiuse le molteplici attività della visita ad Limina”. In questo contesto i presuli, nel documento, trascrivono testualmente quasi l’intero messaggio del Papa, cosa abbastanza inedita nel caso delle dichiarazioni episcopali a conclusione delle Plenarie, con lo scopo di far conoscere ampiamente al Paese il magistero di Benedetto XVI. In particolare, ricordano che il Santo Padre ha affermato: “Il messaggio cristiano, per poter giungere fino all'ultimo angolo del mondo, ha bisogno dell'indispensabile collaborazione dei fedeli laici. La loro vocazione specifica consiste nel pervadere di spirito cristiano l'ordine temporale e trasformarlo secondo il disegno divino (cfr. Lumen gentium, n. 31). A loro volta, i pastori hanno il dovere di offrire loro tutti i mezzi spirituali e formativi necessari (cfr. Ibidem, n. 37), affinché, vivendo coerentemente la propria fede cristiana, siano vera luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5, 13). Un aspetto significativo della missione propria dei laici è il servizio alla società con l'esercizio della politica. Secondo il patrimonio dottrinale della Chiesa "il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici" (Deus caritas est, n. 29)”. I vescovi concludono il loro messaggio dopo queste ampie citazioni ricordando di aver invitato il Papa a far visita al Paraguay, alla sua Chiesa e al suo popolo, e rinnovano l’importanza delle parole del Santo Padre sul ruolo e la missione dei laici "nel momento storico che vive la società". Come già detto, ieri i presuli hanno avuto un incontro con il Presidente Fernando Lugo, che si è recato nella sede della Conferenza episcopale accompagnato dal suo Ministro degli Interni Rafael Filizola e dal Ministro di Economia Dinisio Borda. Lugo ha illustrato ai presuli i suoi piani di governo nel campo sociale, con particolare riferimento alla riforma agraria e ai conflitti sociali in corso. Al riguardo si è soffermato sulle diverse azioni e piani in corso e al tempo stesso sul recupero delle terre acquisite fuori dalla legge. Da parte sua la Chiesa ha ribadito al Governo il bisogno di continuare la politica del dialogo con i diversi settori del Paese, così come avevano già sottolineato in un breve comunicato riferito ai conflitti tra lo Stato ed i contadini nell’ambito della riforma agraria annunciata. Per i presuli "è legittimo manifestare, ma nella cornice del rispetto al diritto di terzi ed in maniera pacifica". I vescovi si dichiarano amareggiati per gli scontri tra le forze di polizia e i contadini che si sono verificati mercoledì scorso, con un bilancio di vari feriti gravi. Ribadendo che "la violenza genera più violenza" l’Episcopato chiede che si ricorra "al dialogo e alle negoziazioni come strada che può condurre a risolvere i conflitti”. "È legittimo sollecitare le autorità – si ricorda- ma per questo si deve ricorrere ai meccanismi istituzionali previsti dalle leggi della Repubblica. È anche legittimo manifestare ed esprimersi attraverso proteste. Tuttavia è necessario farlo nella cornice del rispetto al diritto dei terzi ed in maniera pacifica". Alle autorità i vescovi chiedono infine "il rispetto dei diritti umani e la dovuta attenzione ai programmi dei settori sociali". (A cura di Luis Balilla)

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    Nicaragua al voto domenica prossima. L’appello della Chiesa al rispetto reciproco

    ◊   “Occorre andare a votare con tranquillità e con lo spirito della pace nell’animo. Dobbiamo saper perdonare coloro che ci offendono e dobbiamo rifiutare l’odio e la vendetta”. Così, in una dichiarazione alla stampa locale, l’arcivescovo di Managua mons. Leopoldo Brenes è tornato a ribadire quanto da lui già detto e precedentemente chiesto in una dichiarazione della Conferenza episcopale nicaraguense in merito alle elezioni municipali di domenica. Il presule ha sentito il bisogno di rinnovare quest’appello, poiché nelle ultime ore prima della chiusura ieri della campagna elettorale, si sono moltiplicati nel Paese gli atti di violenza, intolleranza e scontro, in particolare tra i sostenitori del Presidente Daniel Ortega, leader del Fronte sandinista e quelli dell’oppositore Partito liberale costituzionalista. Domenica prossima 3 milioni 800mila nicaraguensi sono chiamati ad eleggere le autorità territoriali di 146 municipi che, in un Paese ancora fortemente rurale e contadino, hanno un’importanza fondamentale. La dialettica elettorale si è polarizzata attorno alla figura del presidente e in molte circostanze si ha avuto l’impressione che per molti le elezioni sono una sorta di referendum sull’operato da parte del governante. Dall’altra parte la decisione ultima del governo che nonostante ciò che aveva detto in un primo momento ha deciso di vietare la presenza di osservatori internazionali ha contribuito a polarizzare ancora gli animi e i contenuti della propaganda. Questo scontro ha trovato un’espressione fortemente polemica e antagonistica negli aspiranti a sindaco della capitale: Alexis Argüello, 54 anni, esponente del “sandinismo” ed Eduardo Montealegre, di 53 anni, del Partito liberale costituzionale, ex candidato alla presidenza sconfitto da Daniel Ortega. Mentre il primo sottolinea le realizzazioni del governo, il secondo teme l’autoritarismo e perciò chiede: “Tutti contro Ortega”. Per queste ragioni i vescovi, e mons. Brenes a più riprese negli ultimi giorni, hanno chiesto la massima serenità e l’arcivescovo della capitale ha molto insistito perché “nessun partito o gruppo politico si lasci tentare dal proclamare la propria vittoria prima che tale verdetto arrivi dal Tribunale supremo elettorale”. L'episcopato, alla fine del mese d'agosto, in un documento sulla situazione del Paese ha sottolineato che votare sia una prima e fondamentale forma di partecipazione che può facilitare altri modi, più articolati e incisivi di partecipazione, in tal senso, ricordò ai candidati il loro dovere nei confronti della verità e, dunque, "l’uso di un linguaggio sereno che favorisca il dialogo e la proposta di programmi elettorali onesti e non demagogici”. “Agiscano con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”, dicono i vescovi citando la Gaudium et spes. Alle autorità dello Stato così come a quelle preposte al controllo dei processi elettorali, in un momento in cui da più parti sorgono dei “dubbi sulla trasparenza del voto”, i vescovi indirizzano un forte appello affinché fin d’ora facciano il possibile per diradare questi interrogativi e perplessità per recuperare una totale credibilità”. (A cura di Luis Balilla)

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    Appello della FAO a Obama per un vertice mondiale sull’alimentazione

    ◊   Nella girandola di auguri e appelli al nuovo presidente degli Statu Uniti, Barack Obama, si segnala quello del direttore generale della FAO, Jacques Diouf, che ha avanzato la richiesta di ospitare un vertice mondiale sull’alimentazione entro la prima metà del prossimo anno. Diouf si è quindi auspicato che “l'eliminazione della fame nel mondo sia una priorità del programma politico del nuovo inquilino della Casa Bianca”. Secondo il direttore della agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, l'accresciuta consapevolezza sul dramma di 923 milioni di persone che soffrono la fame in conseguenza della crisi alimentare e finanziaria mondiale in corso ha creato “una nuova opportunità per un'iniziativa di questo tipo”. “Il Vertice deve trovare 30 miliardi di dollari su base annua per costruire e sviluppare le infrastrutture rurali ed incrementare la produttività agricola nei paesi in via di sviluppo – ha precisato al Sir Diouf -, in particolare nei paesi a basso reddito con deficit alimentare, con l'obiettivo di raddoppiare la produzione e garantire la sicurezza alimentare per una popolazione mondiale che si prevede raggiungerà i 9 miliardi di persone nell'anno 2050”. Il Vertice dovrebbe anche “gettare le basi per un nuovo sistema di commercio agricolo che offra ai contadini, sia dei Paesi sviluppati che di quelli in via di sviluppo, l'opportunità di guadagnarsi da vivere decentemente”. (M.G.)

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    Nuovi aiuti dall’ONU ai Paesi in via di sviluppo per i cambiamenti climatici

    ◊   Sostegno ai governi nazionali e locali per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici. È questo l’obiettivo della nuova iniziativa lanciata dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e presentata nel corso del Vertice Mondiale delle Regioni sul Cambiamento Climatico tenuto a St.Malo, Francia. In una nota diffusa alla stampa si spiega che i Paesi in via di sviluppo e le economie emergenti riceveranno risorse straordinarie per affrontare i cambiamenti climatici, utilizzando i proventi derivanti da meccanismi legati alla produzione e alla penetrazione di emissioni. Christophe Nuttall, direttore di UNDP’s HUB per partenariati innovativi ha affermato che l’attuale approccio per affrontare le sfide del cambiamento climatico ha favorito la moltiplicazione di numerosi, piccoli e frammentari progetti. Nuttall ha poi spiegato che con questa iniziativa si vuole creare un quadro complementare ma esaustivo di strategie locali mirate capaci di coinvolgere i governi locali nella ricerca di soluzioni”. “Le autorita’ locali devono prevedere controlli volti alla tutela ambientale durante la pianificazione di politiche – ha proseguito - capaci di trasformare le economie locali in potenti strumenti di sviluppo ”. Yannick Glemarec, direttore UNDP per la finanza ambientale, ha affermato che la nuova iniziativa aiuterà le comunità più povere nei paesi in via di sviluppo a ottenere accesso a nuove fonti di finanziamento, come ad esempio per progetti finalizzati alla riduzione dei gas serra, all’ottenimento di speciali regimi di assicurazioni e fondi innovative finalizzati all’adeguamento. “Tali fondi saranno quindi messi a disposizione delle comunità e serviranno da strumenti per progetti pubblici per ridurre povertà, migliorare qualità della vita e fungeranno da stimolo per lo sviluppo economico” ha poi concluso Glemarec. (M.G.)

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    Il governo cinese annuncia il primo Piano d'azione per la tutela dei diritti umani

    ◊   Passo di portata storica in Cina, dove Il governo ha annunciato l'elaborazione del primo piano d'azione per la tutela dei diritti umani, anche se al momento non sono state date indicazioni dettagliate sui tempi e le modalità di attuazione dell'importante progetto. Il piano di azione sarà stilato da una commissione composta da esponenti dell'Ufficio per l'Informazione, da funzionari del Ministero degli esteri di Pechino, insieme a rappresentanti di una cinquantina di dipartimenti, associazioni pubbliche e organizzazioni non governative, coinvolgendo anche la Corte suprema, la Procura nazionale e la Commissione di Stato per lo sviluppo e le riforme. Inoltre, sarà predisposto un gruppo consultivo di dieci esperti di diritti umani delle università e degli istituti accademici più prestigiosi del Paese asiatico. Il progetto - secondo quanto pubblicato dal quotidiano "China Daily" - dovrebbe guidare la Cina nello sviluppo dei diritti umani. "Si tratta del primo piano di questo genere e avrà in futuro un ruolo importante per i diritti umani nel Paese", ha commentato Dong Yunhu, vicepresidente e segretario generale della China Society for Human Rights Studies, facendo notare come l'annuncio coincida con il trentesimo anniversario - quest'anno - dell'avvio delle politiche di riforma. Il primo documento che descriveva la situazione dei diritti umani nella Cina, riconoscendone così il concetto stesso, fu redatto nel 1991; da allora, sono seguiti altri quaranta documenti analoghi, ma nessun piano di azione nazionale. In questa cornice si inserisce l'undicesima tavola rotonda sui diritti umani e lo stato di diritto, tenutasi giorni scorsi a Pechino, che da dieci anni circa ha avviato la cooperazione, in termini di scambio e di informazione, tra le autorità governative della Cina e della Norvegia. All'incontro hanno partecipato una sessantina tra funzionari e rappresentanti provenienti dalla Corte suprema, dalla Procura nazionale, dal Ministero della giustizia, dall'Associazione degli avvocati e dai vari sindacati. I colloqui sono stati tutti incentrati sui temi dei diritti umani, diritti dei lavoratori, dei prigionieri e delle minoranze etniche. (M.G.)

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    La COMECE al parlamento europeo: includere il riposo domenicale nella nuova "Direttiva sul tempo del lavoro"

    ◊   È grande lo sconforto e la delusione di padre Piotr Mazurkiewicz, segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (COMECE), per il rifiuto di includere la domenica come giorno di riposo nella nuova “Direttiva sul tempo del lavoro” dell'Unione Europea. Secondo quanto riferisce il Sir, il presidente della Commissione lavoro e affari sociali del Parlamento Europeo, motivato da ragioni di procedura, ha infatti voluto mettere ai voti alcuni emendamenti proposti da sette eurodeputati di diversi schieramenti, volti a includere la domenica come giorno di riposo nella nuova “Direttiva sul tempo del lavoro”, attualmente all’esame dell’aula di Strasburgo. Di fatto, spiega una nota della COMECE, “essi integrerebbero l’art. 5 della direttiva con un secondo paragrafo secondo il quale ‘il periodo minimo di riposo settimanale deve in linea di principio comprendere la domenica’”. A questo si aggiunge la proposta di “sottolineare l’importanza della domenica festiva per la protezione della salute dei lavoratori”. “Se il Parlamento europeo prende sul serio l’obiettivo espresso in modo esplicito” nella direttiva “di conciliare vita professionale e vita familiare – commenta la COMECE – sarebbe logico che esso completasse il testo attuale con una disposizione sulla domenica come giorno di riposo settimanale”. Di qui “l’incoraggiamento agli europarlamentari a fare il possibile affinché nella discussione in plenaria del prossimo 16 dicembre” venga inserito “il dibattito e il voto sulla domenica festiva, pilastro del modello sociale europeo”. (M.G.)

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    Il cardinale Rodé ai religiosi: esercitare l'autorità sul modello di San Paolo e San Benedetto

    ◊   Due modelli per quanti esercitano l’autorità nelle comunità religiose: sono San Paolo e San Benedetto, e a indicarli è stato ieri il cardinale Franc Rodé. Il prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata ha infatti partecipato alla 48.ma Assemblea generale della CISM, la Conferenza dei superiori maggiori d’Italia, che si è chiusa a Napoli dopo cinque giorni di dibattito sul tema dell’obbedienza e dell’autorità. Da Paolo, ha sottolineato, possiamo imparare che “un’autorità obbediente è un’autorità che condivide e rende partecipi”. Da Benedetto, ha aggiunto, “apprendiamo il principio secondo cui il superiore cerchi di essere amato, più che temuto”. Ciò non toglie, tuttavia, che all’occorrenza questo ministero debba essere esercitato anche “esortando, richiamando, rimproverando e correggendo”. In definitiva, ha spiegato il prefetto, bisogna “farsi imitatori di Gesù, il che suppone che l’autorità sia esercitata non solo con parole e insegnamenti, ma anzitutto con l’esempio e la vita concreta”. Da questa assemblea, ha detto poi don Alberto Lorenzelli, presidente della CISM, nelle sue conclusioni, “abbiamo ricevuto la consapevolezza che autorità e obbedienza sono le due facce della stessa medaglia, cioè la ricerca della volontà di Dio”. (Da Napoli, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    Cina: il 2 novembre nel ricordo dei missionari e dei sacerdoti defunti nel Paese

    ◊   In comunione con la Chiesa universale, anche la comunità cattolica cinese ha celebrato solennemente la Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Oltre alla tradizionale Santa Messa di suffragio e alla preghiera per i defunti, tante comunità cattoliche hanno preso spunto da questa celebrazione, molto sentita dal mondo cinese, per rilanciare la missione dell’evangelizzazione. Tra le tante iniziative, di cui sono pervenute notizie all’agenzia Fides, la parrocchia di Lin Zi della diocesi di Zhou Cun, nella provincia di Shan Dong, ha scelto di commemorare in questa giornata in modo particolare il missionario francese padre Ai Tian Li, mettendo in rilievo la sua vita spesa per la missione. Padre Ai, arrivato nella parrocchia nel 1934, diede vita a questa vivace comunità cattolica con la scuola, i corsi di catechismo, tante attività. Il 22 novembre 1945 è morto per malattia e i parrocchiani lo hanno seppellito nel giardino della chiesa. Secondo l’attuale parroco, don Meng Fan Qiu, “oggi abbiamo potuto avere una nuova esperienza che ci incoraggia ad imitare l’esempio dei missionari per testimoniare a tutti l’Amore di Cristo”. I fedeli della parrocchia di Hai Ping hanno visitato la tomba di tutti i sacerdoti e dei religiosi che sono stati al servizio della parrocchia lungo la sua storia. Hanno riflettuto insieme sul senso della vita e della morte, sottolineando l’importanza della preparazione, durante questo pellegrinaggio nel mondo, per fare ritorno alla casa del Padre. La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù della diocesi di Hai Men, nella provincia di Jiang Su, ha celebrato la Santa Messa in suffragio di tutti i defunti in lingua cinese. Secondo la testimonianza di alcuni degli oltre 200 fedeli che vi hanno partecipato, “per la prima volta abbiamo seguito la Messa di suffragio in cinese, finalmente abbiamo capito il significato della preghiera per i defunti”. (R.P.)

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    Le suore Figlie della Croce celebrano la loro presenza in Pakistan

    ◊   Evangelizzare e testimoniare la fede cristiana in Pakistan è a volte difficile: i credenti in Cristo sono spesso discriminati o finiscono nelle mire di gruppi integralisti islamici che vorrebbero eliminare le minoranze religiose dal paese. Ma, nonostante le situazioni di dolore e sofferenza, la coraggiosa testimonianza della vita consacrata in Pakistan continua a donare speranza alla popolazione cristiana. E’ questo il senso della presenza delle suore Figlie della Croce, congregazione religiosa femminile fondata in Belgio, che ha celebrato i 175 della sua fondazione (avvenuta nel 1833) e i 146 anni di presenza a servizio della Chiesa pakistana. In una solenne celebrazione Eucaristica tenutasi nella cattedrale della città di Karachi - riferisce l'agenzia Fides - le religiose hanno ricordato la loro fondazione e il cammino percorso a partire dal 1862, quando le prime sorelle misero piede in terra pakistana. Sono stati illustrati i diversi passi compiuti: la creazione di scuole e collegi per garantire un servizio di istruzione a cristiani e musulmani; le attività in ospedali, dispensari e centri sociali per assistere poveri e ammalati; il servizio catechistico in parrocchie e scuole per insegnare i contenuti della fede e formare bambini e giovani; l’assistenza umanitaria, materiale e spirituale, ai carcerati nelle prigioni e agli sfollati nei campi profughi; la consulenza psicologica famigliare a coppie in difficoltà; lo zelo nel preparare i sacramenti e venire incontro a tutte le esigenze del popolo di Dio; l’instancabile testimonianza e l’ardore per la missione, che aiuta la Chiesa locale ad aprire i propri orizzonti verso il mondo intero. Nella celebrazione per ricordare l’anniversario della Congregazione – a cui ha partecipato una folla di sacerdoti, religiosi e laici – le suore sono state elogiate in particolare per il loro servizio nell’istruzione dei gruppi tribali, con la traduzione di brani della bibbia nel dialetto tribale kholi bholi, che ha permesso la loro cristianizzazione. Un'altra opera è degna di nota in modo speciale: quella per il recupero di orfani e ragazzi di strada, compiuta in una casa che ospita oltre 120 ragazzi. Oggi la congregazione ha 112 case sparse in tutto il mondo e continua la sua opera con oltre 850 religiose. (R.P.)

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    Cile: l'arcidiocesi di Santiago elabora il Piano pastorale alla luce di Aparecida

    ◊   Alla luce di Aparecida e degli Orientamenti Pastorali 2008-2012 della Conferenza Episcopale del Cile, la Chiesa di Santiago ha elaborato il piano pastorale per il prossimo anno durante un incontro di lavoro svoltosi a Punta di Tralca. L'incontro è stato presieduto dal cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile, ed ha contato sulla partecipazione dei vescovi ausiliari, di tutti i vicari, i segretari pastorali e i direttori dei Dipartimenti e delle Aree. La riflessione è stata centrata sulle sfide che il Documento di Aparecida e gli Orientamenti Pastorali 2008-2012 della Conferenza Episcopale del Cile presentano per l'Arcidiocesi, con particolare riguardo per la Missione Continentale. I lavori sono iniziati con una presentazione del contesto socioculturale del Cile, a cura del professor Andrés Biehl, dell'Istituto di Sociologia della Pontificia Università Cattolica del Cile. Secondo il docente, i giovani, gli anziani e le donne sono i settori sociali che maggiormente hanno sofferto le ripercussioni dei grandi cambiamenti sociali e culturali vissuti dal paese negli ultimi anni. "La grande sfida della Chiesa è dare senso alla vita dei settori esclusi dalla società" ha segnalato. Il Cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa ha affermato che il grande invito di Aparecida è quello di tornare all'incontro con Gesù Cristo. "Incontro per stare con Lui, per seguirlo, per annunciarlo a quanti sono lontani o a chi non lo conosce". Ha anche ricordato che è necessario "alimentare il nostro incontro con il Signore attraverso la preghiera, la riflessione e vivendo la Sua Parola." Secondo il vicario generale della pastorale, Padre Rafael Hernández, - riferisce l'agenzia Fides - la maggiore sfida come Chiesa "è riuscire ad andare avanti nel rinnovamento pastorale alla luce di Aparecida. I Vescovi dell'America Latina e dei Caraibi ci presentano la dimensione missionaria come cambiamento profondo, quindi occorre fare in modo che tutta la Chiesa si impegni affinché altre persone conoscano il Signore, Gesù, ed anche loro si trasformino in discepoli missionari. La grande sfida è la conversione pastorale, il rinnovamento missionario della Chiesa, questo è l'obiettivo centrale ed è quello che il piano pastorale vuole assumere e sostenere".

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    Namibia: debellata la poliomelite dopo una vasta campagna di vaccinazioni

    ◊   La Namibia ha vinto la sua lotta contro la poliomelite. Ad annunciarlo , è stato il ministro della Sanità Richard Kamwi che ha reso noto lo studio e le decisioni di una speciale commissione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) impegnata proprio nella lotta contro la malattia infettiva che può danneggiare il sistema nervoso e causare paralisi. Secondo quanto riferisce la Misna, nel Paese africano, la poliomelite era ricomparsa due anni fa dopo 10 anni di completa assenza; tuttavia, le misure messe in atto per contrastarne il ritorno hanno funzionato e al paese è bastato un biennio per tornare nel novero delle nazioni africane, 24 in tutto, che hanno sconfitto la poliomielite. “Ogni anno – ha detto il ministro Kamwi – organizziamo due turni di vaccinazione supplementare per i bambini minori di cinque anni di età, in concomitanza con analoghe campagne in Angola; una misura studiata per accelerare l’immunizzazione della popolazione”. Tra le altre iniziative che sono state prese a partire dal 2006 e che resteranno in piazza c’è inoltre un sistema di monitoraggio designato a identificare le cause di paralisi riscontrate nei minori di 15 anni. Il ministro ha aggiunto che le forze messe in campo in questi due anni e i provvedimenti adottati resteranno attivi per ridurre al minimo la possibilità di eventuali passi indietro. (M.G.)

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    Domani sera a Liegi l'incontro dei giovani con Frere Alois di Taizè

    ◊   Frère Alois, priore della Comunità di Taizé, con alcuni confratelli sarà domani pomeriggio a Liegi su invito del vescovo mons. Jousten, per un momento di riflessione e condivisione e una serata di preghiera con i giovani, sullo stile di Taizé, nella cattedrale di Saint Paul. Liegi diventa così “una tappa del ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ per scoprire i segni di speranza, aprirsi alla bellezza della vita interiore e pregare insieme attraverso il canto e il silenzio con i giovani di tutta la regione” si legge in una nota della diocesi ripresa dall'agenzia Sir. Situata in Borgogna, e sempre più punto di incontro di migliaia di giovani da tutta l’Europa, la Comunità di Taizé organizza alla fine di ogni anno un grande incontro in una città europea. Quest’anno il raduno si terrà a Bruxelles dal 29 dicembre al 2 gennaio 2009. I confratelli della Comunità sono già all’opera per organizzare l’accoglienza dei circa 40mila giovani previsti e per sensibilizzare la comunità cristiane e l’opinione pubblica sull’importanza dell’evento. Per questo, in occasione della sua visita a Liegi, domani frère Alois incontrerà anche la stampa presso il seminario vescovile, alla presenza di mons. Jousten. (R.P.)

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    Inghilterra: iniziativa educativa per i giovani detenuti

    ◊   La possibilità di concentrarsi su qualcosa di positivo che allontani, almeno con la mente, dalla dura vita nella prigione, la strada verso un lavoro che garantisca normalità senza bisogno di ricorrere al crimine, lo spazio per imparare ad essere genitori lasciandosi alle spalle gli sbagli del passato. Sono alcune delle opportunità offerte ai carcerati del Regno Unito dal "Prisoners' Education Trust", una charity che aiuta chi è in prigione a studiare con corsi a distanza per raggiungere una laurea o qualifiche equivalenti che possano essere utili nel mondo del lavoro. Quasi la metà dei detenuti non sono andati a scuola, e quasi i tre quarti delle donne recluse non ha nessuna qualifica. Il "Prisoners' Education Trust" - riferisce l'agenzia Sir - opera dal 1990 e garantisce fondi per oltre 2300 prigionieri all'anno che così possono studiare e qualificarsi in oltre 150 materie. Ad altrettanti l'organizzazione è costretta a dire di no per mancanza di finanziamenti. Ora con un progetto intitolato "Young Offender Institutions" il Prisoners' Trust offre a carcerati più giovani, informazioni sui corsi per corrispondenza, su come ottenere fondi per autofinanziarsi e su come avere aiuto negli studi. Un corso è stato anche messo a punto per permettere ai detenuti che hanno studiato con successo, di aiutare altri loro colleghi a fare altrettanto. Al momento il progetto è attivo in quattro carceri minorili e ci sono dodici detenuti che aiutano i loro compagni a studiare per corrispondenza. (R.P.)

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    Una chiesa per quattro fedi in una nuova città irlandese

    ◊   Una chiesa sarà al centro di una sorta di nuova città irlandese costruita dal nulla ad ovest di Dublino. Adamstown è il nome del nuovo agglomerato urbano dove, per la prima volta nella storia della Repubblica irlandese, la chiesa verrà condivisa dalle quattro più importanti fedi cristiane dell'Irlanda: vale a dire, la cattolica, l' anglicana "Church of Ireland", la presbiteriana e quella metodista. A riferirlo è il settimanale cattolico inglese "The Universe" - ripreso dall'agenzia Sir - secondo il quale il nuovo esperimento è possibile per gli ottimi rapporti che esistono in questo quartiere nella parte occidentale di Dublino dove vivono molti immigrati. Secondo don John Hassett, responsabile della parrocchia di Esker/Dodsboro della quale Adamstown fa parte e che si occuperà dei servizi pastorali della nuova città, "si tratta di un nuovo modello di sviluppo urbano che garantisce lo spazio alle quattro denominazioni per vedere come possiamo integrarci, collaborare e dare una testimonianza comune". Nella parrocchia di Esker esiste già una chiesa cattolica con ottocento posti. La città è in via di costruzione dal 2005 e vi sono in progetto diecimila nuove case per una popolazione che dovrebbe essere di trentamila persone. La nuova chiesa avrà 220 posti a sedere, un oratorio ed alcune stanze. Mentre le funzioni religiose delle quattro denominazioni si svolgeranno secondo le diverse liturgie, i rappresentanti delle Chiese lavoreranno insieme su temi condivisi quali la giustizia sociale, la connivenza, i problemi del territorio. (A.M.)

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    Intervento del cardinale Scola al convegno CEI su architettura e liturgia

    ◊   “Non si può progettare una chiesa senza immergersi nella vita della comunità che questa chiesa ‘agisce’ in maniera attiva tutte le domeniche e quotidianamente”: il suggerimento agli architetti è del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, intervenuto oggi al VI convegno internazionale su “Arte, architettura, liturgia. Esperienze europee a confronto” promosso da Cei, Patriarcato e Museo diocesano di Venezia. “Il tempio cristiano - ha osservato - non è innanzitutto un edificio ma è l'essere convocati da Gesù in vista di una partecipazione che culmina nel mangiare il suo Corpo. Nella storia della chiesa - riferisce l'agenzia Sir - il tempio materiale è sempre subordinato a questa ‘ecclesìa’ e da questo punto di vista il tempio cristiano è qualitativamente diverso rispetto al tempio di ogni altra liturgia”. Riferendosi alle “celebrazioni occasionali”, i grandi incontri con il Papa o nei luoghi di vacanza, il cardinale ha affermato che “questi mostrano la vera natura del tempio di mattoni: essere il luogo in cui si ospita la presenza ineffabile del mistero del Dio”. Più delicata la questione delle celebrazioni nei centri commerciali: senza escluderne “a priori la bontà”, ha spiegato, “bisogna vedere come l'autocoscienza personale e comunitaria del soggetto che vive quel gesto si manifesta in quei luoghi. La liturgia non è un correre dietro alle persone perché prendano la messa dovunque e comunque”. (R.P.)

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    Radio Vaticana: da lunedì trasmissiome settimanale della FOCSIV sulla cooperazione internazionale

    ◊   Un ciclo di puntate “per sensibilizzare sui temi legati alla povertà e all’ingiustizia mondiale” attraverso “la voce degli attori principali della cooperazione, i volontari, e l’eco delle loro esperienze nei Paesi in via di sviluppo”. È lo scopo de “L’Eco dal mondo”, trasmissione realizzata da Volontari nel mondo-Focsiv con il contributo del Ministero italiano degli affari esteri, che andrà in onda ogni lunedì, dal prossimo 10 novembre, sulla Radio Vaticana, all’interno di “One o five live” (ore 11.05, con replica alle 16.30). I venti minuti di ogni puntata serviranno ad “esplorare il mondo del volontariato e fare insieme il punto sugli otto obiettivi di sviluppo del millennio”, da raggiungere entro il 2015. “Scopo di questi obiettivi – spiega il direttore generale di Volontari nel mondo-Focsiv, Sergio Marelli – è costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti. Ebbene, in qualità di cittadini mondiali attivi e solidali tutti abbiamo la responsabilità di ricordare la scadenza del 2015 per il loro raggiungimento a coloro che ci rappresentano nelle istituzioni”. Per ascoltare la trasmissione: Fm 105 (provincia di Roma), Om 585 Khz (Lazio), via web su www.radiovaticana.va/105/index.asp. Inoltre, all’indirizzo web www.focsiv.org/impegno/eco sarà attivo uno spazio da cui poter scaricare le puntate in mp3 e approfondimenti in pdf. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Minacce agli Stati Uniti nel messaggio di Al Qaeda dopo le presidenzali USA

    ◊   A tre giorni dall’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, diffuso oggi un nuovo messaggio di Al Qaeda. In esso si invitano “i nuovi capi della Casa Bianca” e i loro alleati a convertirsi all'islam e a ritirare le truppe americane dai Paesi in cui sono presenti, minacciando punizioni “come accaduto in passato”. Intanto, il presidente eletto Obama sta lavorando per mettere a punto la sua squadra di governo. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    Ventitre minuti di proclama. E’ la durata del messaggio diretto ai “governanti della Casa Bianca” e apparso su Internet in queste ore, ripreso dai forum jihadisti. Un audio che spezza il silenzio seguito all’elezione di Barack Obama a presidente americano e firmato da Abu Omar al Baghdad, “emiro dello Stato Islamico in Iraq”, che raggruppa diverse formazioni terroristiche guidate dal ramo iracheno di Al Qaeda. Il ritiro delle truppe dai Paesi nei quali le forze statunitensi sono presenti è la prima richiesta preceduta dall’invito per gli USA e i suoi alleati di convertirsi all’islam. Oltre alla Casa Bianca, vengono citati il Cremlino e l’Eliseo ai quali si chiede di “non immischiarsi” negli affari interni dei Paesi arabi. Parlando poi della classe politica americana, se ne sottolineano le difficoltà dopo una “guerra oppressiva che sta portando grosse perdite e lo svuotamento - recita il messaggio - della vostra forza e della vostra economia”. In attesa di reazioni, negli Stati Uniti si aspetta la prima conferenza stampa del presidente eletto, Barack Obama, che ieri ha telefonato a nove leader mondiali per ringraziare dopo la vittoria. Sempre ieri, è stato annunciato un incontro tra il capo della Casa Bianca, George W. Bush, e lo stesso Obama, che il 15 novembre parteciperà al G20. Intanto, si lavora sulle nomine: dopo quella del capo di Gabinetto nella persona di Rahm Emanuel, resta aperta la corsa all’incarico di segretario al Tesoro, e nelle ultime ore circola più di altri il nome di Timothy Geithner, presidente della "Federal Reserve", anche se è molto gettonato anche l’ex ministro al Tesoro di Clinton, Lawrence Sammers. L’incontro di oggi a Chicago, sarà preceduto da una riunione operativa tra Obama e il suo staff incentrata soprattutto sulla crisi economica.

    Medio Oriente
    Prosegue la visita del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, in Medio Oriente. Oggi, a Ramallah, ha incontrato il presidente palestinese, Abu Mazen, mentre domani si recherà in visita a Jenin in Cisgiordania. L’incontro segue le dichiarazioni di ieri a Gerusalemme riguardo all’accordo di pace tra israeliani e palestinesi, che non potrà essere raggiunto entro il 2008 come previsto dalla conferenza di Annapolis. La Rice ha infatti precisato che in Israele si è venuta a creare una nuova situazione che complica il conseguimento dell’intesa. Sul terreno non manca la tensione: 4 razzi sono stati sparati da militanti palestinesi nel sud di Israele senza provocare né vittime né danni.

    Economia-Unione Europea- Borse
    Per mettere a punto una strategia contro la crisi finanziaria in atto e in vista del G20 di Washington, si sono riuniti oggi a Bruxelles i capi di stato e governo europei. Già messo a punto un documento nel quale si invita a rafforzare le regole e la vigilanza sui mercati internazionali. Intanto, dopo il taglio dei tassi di ieri da parte della Banca Centrale Europea - che non ha però impedito ai mercati di bruciare 300 miliardi - si registra oggi un andamento meno negativo. I listini asiatici hanno archiviato la loro seduta con una perdita che si attesta mediamente intorno all’1,8 per cento.

    Nord Kivu
    Rischia di precipitare la situazione nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove si registrano nuovi scontri tra le truppe congolesi e i ribelli del generale Nkunda. Cresce l’insicurezza mentre si muove la diplomazia africana da oggi riunita a Nairobi insieme al segretario generale dell’ONU per tentare di trovare una soluzione alla crisi. La situazione umanitaria si fa sempre più drammatica, con centinaia di migliaia di profughi in fuga senza meta. Manca ogni assistenza e le epidemie infettive stanno decimando soprattutto i più deboli e i bambini. Sul dramma che stanno vivendo le popolazioni del Nord Kivu, Stefano Leszczynski ha intervistato Freddy Sanduku, coordinatore in RDC dei progetti dell’Associazione italiana amici di Raoul Follerau:

    R. - Tutte le popolazioni che sono sfuggite alle guerre dalla zona del Rutshuru, per esempio, dove c’era un centro per rifugiati molto grande, sono state spostate verso Goma. Ci sono file interminabili per cercare cibo, acqua e tutto quello che serve. Non ci sono strutture perché è una situazione che non è stata prevista.

     
    D. - Come mai questa impreparazione da parte delle organizzazioni internazionali: eppure è sempre stata una zona difficile...

     
    R. - L’impreparazione è dovuta al fatto che dopo le elezioni in Congo, avvenute in modo democratico, nessuno ha più pensato che il Paese potesse vivere un altro momento di atrocità e di guerra.

     
    D. - La situazione è resa, se possibile, ancora più drammatica dalla presenza di migliaia di bambini tra i profughi...

     
    R. - I bambini sono quasi sempre le prime vittime. Questi gruppi armati non hanno il senso delle regole della guerra perché sparano a chiunque.

     
    D. - Ci sono parecchie atrocità commesse dai guerriglieri?

     
    R. - Due giorni fa i ribelli, respingendo un assalto dei miliziani Mai Mai, si sono vendicati sui civili. Sono entrati in città uccidendo intere famiglie. Inoltre, le condizioni di sovraffollamento hanno provocato epidemie, in particolare il colera. Gli ospedali non ci sono e l’AIFO, Amici di Raul Follerau, con un centro di salute mentale sta fornendo sostegno a chi subisce un trauma. Ora, però, non è più possibile accogliere tutte le persone che arrivano: nessuna organizzazione umanitaria può affrontare un intervento così complesso senza la collaborazione internazionale.

    Pakistan
    Sono almeno quattordici i miliziani morti in seguito ad un attacco missilistico nel nordovest del Pakistan, al confine con l'Afghanistan. Fonti locali riferiscono che potrebbe trattarsi di un raid condotto con aerei droni da parte degli Stati Uniti, che aveva come obiettivo un presunto rifugio di combattenti di Al Qaeda. Un’azione che potrebbe irritare ulteriormente il presidente pakistano Zardari che, lunedì scorso, aveva chiesto agli USA l’interruzione degli attacchi perché “controproducenti”.

    Afghanistan
    Sono 63 le persone, 37 civili e 26 talebani, vittime del bombardamento dell'esercito americano avvenuto lunedì scorso in un villaggio nella provincia di Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. Il bilancio è stato reso noto oggi dalle autorità locali. Questa mattina, intanto, è stata liberata la giornalista olandese rapita sabato scorso nei pressi di Kabul. La donna è sotto shock ma in buone condizioni di salute.

    Russia-Caucaso
    E’ salito a 12 vittime il bilancio dell’esplosione di ieri nella capitale dell’Ossezia del Nord. Una donna kamikaze si era fatta saltare in aria nei pressi di un mercato del centro città.

    Georgia-proteste
    Accese proteste in Georgia. Almeno 5 mila persone si sono radunate a Tblisi per protestare contro il presidente, Mikhail Saakashvili. Secondo le agenzie russe, i manifestanti chiedono la convocazione di elezioni anticipate presidenziali e parlamentari nella primavera del 2009. Intanto, secondo fonti di stampa americane, il rapporto OSCE, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, metterebbe in dubbio la versione di Tblisi riguardo al conflitto con la Russia. Gli osservatori accuserebbero l’artiglieria georgiana di aver colpito la capitale separatista Tskhinvali mettendo a repentaglio la vita dei civili.

    Italia-scuola
    Continuano le proteste degli studenti contro la riforma Gelmini. Oggi, si sono svolti cortei a Roma, Milano, Pisa, Palermo e Messina. Nella capitale sono scesi in piazza in 25 mila, causando numerosi problemi alla viabilità. Alla manifestazione contro la legge 133 hanno preso parte anche studenti universitari, sul piede di guerra dopo l’approvazione ieri, da parte del Consiglio dei ministri, della riforma degli atenei.

    Cina-Clima
    Importante presa di posizione della Cina nella lotta ai cambiamenti climatici. Aprendo una conferenza internazionale a Pechino, il primo ministro cinese, Wen Jiabao, ha invitato i Paesi ricchi ad assumersi le loro responsabilità di fronte al surriscaldamento del pianeta. Inoltre ha aggiunto che, davanti a queste sfide, le potenze più industrializzate devono aiutare i Paesi meno sviluppati.

    Caraibi-Paloma
    La tempesta tropicale Paloma, formatasi ieri all'alba sui Caraibi, si è trasformata in uragano di categoria "uno," con venti fino a 120 chilometri all'ora. Lo ha riferito il Centro nazionale uragani USA di Miami, sottolineando che Paloma acquisterà forza e si teme che entro oggi possa diventare di categoria "due". Alle isole Caiman è già scattata l'allerta per l'arrivo da sud della perturbazione: tra domani e domenica potrebbe raggiungere Cuba. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Federica Andolfi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 312

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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