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Sommario del 04/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • "Amore di Dio, amore del prossimo" è il titolo del primo Seminario organizzato a Roma dal Forum cattolico-musulmano. Giovedì 6, l'udienza con Benedetto XVI. Intervista con il cardinale Tauran
  • Nomine
  • Benedetto XVI alla 48.ma plenaria dei Superiori maggiori italiani: vivere l'obbedienza è segno della comunione con il Vicario di Cristo
  • Con una cerimonia a Pretoria, la Santa Sede e il Botswana hanno stabilito oggi relazioni diplomatiche piene
  • La pastorale dei migranti e dei rifugiati in Asia al centro dell’incontro che inizia dopodomani a Bangkok, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Monsengwo e un missionario Saveriano invocano un intervento immediato della comunità internazionale per risolvere il dramma umanitario nel Nord Kivu
  • La preoccupazione della comunità cristiana irachena per la decisione del parlamento di Baghdad di ridurne la rappresentanza nei Consigli provinciali
  • Festa al Pontificio Consiglio dei Laici per la Comunità brasiliana "Cançao Nova", in occasione dell'approvazione pontificia dei suoi Statuti. Stamani, Messa solenne a San Paolo fuori le Mura
  • Aperta in Vaticano la mostra dedicata al Pontificato di Pio XII. Potrà essere visitata fino al 6 gennaio
  • Chiesa e Società

  • Secondo fonti governative sarebbero almeno 500 i cristiani uccisi in Orissa
  • Pakistan: il cattolico Shahbaz Bhatti è il nuovo ministro per la difesa delle minoranze
  • Attesa oggi in Uruguay per il voto della Camera sulla depenalizzazione dell’aborto. In caso di "sì", il presidente Vázquez porrà il veto
  • El Salvador: l’episcopato ricorda ai sacerdoti il divieto canonico di fare politica e prendere parte alla campagna elettorale in corso
  • Cresce l’insicurezza nell’est del Ciad, compromessi gli interventi umanitari
  • Africa, America latina ed Europa unite per porre un freno al commercio delle armi
  • Al via, ieri ad Istanbul, i lavori dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione
  • Alluvioni in Vietnam e Cina: aumentano le vittime
  • A Lourdes inaugurati i lavori della 47.ma Assemblea plenaria dei vescovi francesi. Il saluto del cardinale André Vingt-Trois
  • Perù: sarà una riflessione sul bilancio pastorale degli ultimi 40 anni la 10.ma Settimana sociale nazionale
  • "Expofamilia", spazio di scambio di servizi e beni per la famiglia, torna per il VI Incontro Mondiale delle Famiglie, in Messico
  • Concluso in Madagascar il Sinodo dell'arcidiocesi di Antananarivo su istruzione, sviluppo e globalizzazione
  • Australia: i vescovi impegnati in favore della vita
  • In Irlanda il cardinale Brady presenta un piano per riorganizzare le parrocchie
  • La presenza nelle Filippine del Movimento laicale legato a Madre Teresa
  • E’ offensiva per i cristiani, secondo mons. Hollis, la decisione di bandire la parola Natale dalle festività di Oxford
  • E' tutto pronto a Madrid per l'apertura del Forum di Pastorale giovanile
  • Mongolia: inaugurata la prima grotta mariana del Paese
  • Diffusi i dati Istat sulla situazione della povertà relativa in Italia nel 2007: a rischio di povertà il 3,7% delle famiglie
  • 24 Ore nel Mondo

  • Lunghe file ai seggi per le presidenziali in USA
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'Università Gregoriana, il primo Seminario organizzato dal Forum cattolico-musulmano con esperti delle due religioni. Giovedì 6, l'udienza con Benedetto XVI. Intervista con il cardinale Tauran

    ◊   “Amore di Dio, amore del prossimo”: è il titolo e lo spunto di riflessione del primo Seminario che da oggi mette a confronto 29 esponenti cattolici e 29 musulmani, nell’importante e atteso incontro organizzato a Roma dal Forum cattolico-musulmano. Nel contesto indicato dalla tematica centrale, verranno approfonditi due sottotemi: oggi, quello riguardante “I fondamenti teologici e spirituali”, mentre domani si tratterà di “Dignità umana e rispetto reciproco”. Toccherà poi a Benedetto XVI suggellare i lavori nell’udienza ai partecipanti al Seminario, prevista per il 6 novembre. Sempre nel pomeriggio di giovedì prossimo, la Pontificia Università Gregoriana ospiterà una sessione pubblica, durante la quale sarà presentata la “Dichiarazione finale” da un partecipante cattolico e da un esponente musulmano del Forum. Romilda Ferrauto, responsabile della redazione francese della nostra emittente, ne ha parlato con uno dei protagonisti di questo incontro, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso:

    R. - C’est la conséquence de la lettre des 138 personalités musulmanes…
    Questo incontro è la conseguenza della Lettera delle 138 personalità musulmane che l’anno scorso era stata indirizzata ai capi religiosi cristiani e in particolare al Papa. Dunque, questo incontro era previsto. Ma ciò che è importante è che esso permette nanzitutto di rileggere un po’ l’islam attraverso due comandamenti: l’amore di Dio e l’amore per il prossimo. E questa è una cosa piuttosto inedita. Tuttavia, non bisogna fare di questa Lettera e di questo Forum cattolico-musulmano una cosa straordinaria, come se si iniziasse a dialogare soltanto a partire da questa lettera dei 138: noi siamo in dialogo con l’Islam da più di 1400 anni. Dal Concilio, poi, abbiamo ricevuto il documento Nostra aetate, che ha tracciato una strada ancor più precisa per questo dialogo. Direi quindi che quello attuale è un nuovo capitolo di una lunga storia.

     
    D. - Quali sono le peculiarità e come si svolgerà il Seminario?

     
    R. - Les thèmes ont été choisis lors d’une rencontre que nous avons eu…
    I temi sono stati scelti in occasione di un incontro che abbiamo avuto nello scorso mese di marzo con una delegazione dei 138 presso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. I temi sono stati scelti insieme dalle due delegazioni. La procedura che useremo per affrontarli segue invece un iter normale: i cattolici esporranno il loro punto di vista e i musulmani il loro, e in seguito ci sarà un dialogo. Abbiamo riservato molto tempo al dialogo, in maniera che ci si possa conoscere e spiegare bene. Credo che in queste due giornate ci sarà tutto il tempo necessario per approfondire gli argomenti sottoposti alla nostra riflessione. E come forma conclusiva, è previsto un comunicato finale congiunto.

     
    D. - Quali tematiche affrontate durante incontri come quello che inizia oggi?

     
    R. - On parle un peu de tout. Mais, à proprement parler, on ne peut pas dire…
    Si parla un po’ di tutto. Ma, a dire il vero, non possiamo dire - per esempio - di avere un dialogo teologico. Il dialogo teologico è sotteso, ma non tecnicamente definito né realizzato. Per contro, a livello delle questioni etiche, a livello spirituale, nel momento in cui ci sono azioni congiunte, ad esempio in occasione delle grandi catastrofi umanitarie, c’è collaborazione. Per essere realista, direi che quello che veramente conta è che malgrado tutte le difficoltà, malgrado le crisi che a volte ci sono, noi ci parliamo. I ponti non sono stati interrotti e credo che ciò sia importante.

     
    D. - Qual è secondo lei, eminenza, lo stato dei fatti nei rapporti tra cattolici e musulmani?

     
    R. - Les rapports entre catholiques et musulmans dépendent beaucoup…
    I rapporti tra cattolici e musulmani dipendono molto dalle circostanze politiche dei Paesi in cui l’islam è religione maggioritaria. Io credo che ciò che porta tensione ai rapporti è che nel mondo musulmano si associa il cristianesimo all’Occidente. Questa amalgama è molto pericolosa, perché quando i responsabili delle società occidentali prendono decisioni politiche che i musulmani ritengono contrarie ai loro interessi, essi dicono: “Sono i cristiani che ci attaccano, sono i cristiani che ci provocano”. Ecco che cosa porta tensione nei rapporti.

     
    D. - Come si muove la Santa Sede per tutelare le minoranze cristiane nei Paesi islamici?

     
    R. - C’est le devoir du Saint Siège…
    E’ dovere della Santa Sede difendere i diritti fondamentali quando essi siano minacciati o negati. Come interviene la Santa Sede? Intanto, ricordando ai nostri interlocutori i diritti fondamentali della persona umana: il diritto alla vita, il diritto alla libertà di coscienza e di religione e tutti gli altri diritti ad essi collegati. Poi, ovviamente, c’è il canale diplomatico. La Santa Sede ha relazioni diplomatiche con molti Paesi arabi. E’ comunque un canale privilegiato. Poi, ancora, c’è il nostro dialogo interreligioso che ci permette di far valere i diritti e le aspirazioni legittime dei nostri fratelli nella fede quando essi diventano oggetto di persecuzione o di violenza. In ogni caso, credo che non abbiamo altra scelta se non camminare insieme sotto lo sguardo di Dio. Tutti siamo in cammino verso la Verità. Quando ci troviamo in situazioni difficili, non dobbiamo avere paura di dire quello che crediamo, Colui in cui crediamo. Non bisogna avere paura di denunciare le violazioni dei diritti dell’uomo, qualsiasi esse siano e comunque, in modo che possa essere la verità a prevalere e non la forza. In maniera che la forza del diritto prevalga sul diritto della forza.

     
    Al Seminario, prende parte anche Yahya Pallavicini, vicepresidente della COREIS, la Comunità religiosa islamica italiana. Al microfono di Tracey McLure, della nostra redazione inglese, l'esponente musulmano spiega con quali obiettivi si appresta a vivere questo appuntamento:

    R. - Trovare una maggiore ispirazione per soluzioni concrete che possano salvaguardare la dignità di questa fede, la dignità dei credenti cristiani musulmani, anche in tutti gli ambiti della vita e della società contemporanea: siano essi l’attività pubblica, la scuola, l’educazione, la famiglia e la vita privata, il lavoro e lo sviluppo della persona umana e della realizzazione di tutte le sue qualità e facoltà intellettuali e personali. E trovare una fratellanza ancora più consapevole e ancora più efficace, che sappia rispondere alle sfide del mondo contemporaneo e ai rischi che il post-modernismo o la secolarizzazione cercano di provocare, per impedire alla dimensione spirituale di riuscire ancora ad illuminare le persone di buona volontà.

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    Nomine

    ◊   In Cile, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Concepción il reverendo Pedro Ossandón Buljevic, del clero dell’arcidiocesi di Santiago de Cile, finora vicario episcopale della "Zona Norte" dell’arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di “La Imperial”.
     In Messico, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcivescovo di Morelia mons. Carlos Suárez Cázares, assegnandogli la sede titolare di Abidda.

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    Benedetto XVI alla 48.ma plenaria dei Superiori maggiori italiani: vivere l'obbedienza è segno della comunione con il Vicario di Cristo

    ◊   L’auspicio del Papa che “le persone consacrate vivano con rinnovata consapevolezza l’obbedienza, come piena comunione con il vicario di Cristo e con la missione della Chiesa universale” ha aperto ieri a Napoli la 48.ma Assemblea generale della CISM, organismo che raccoglie i superiori maggiori d’Italia, in rappresentanza degli oltre 21 mila religiosi della Penisola. Titolo dell'assise "Il servizio dell'autorità e l'obbedienza". Ce ne parla l'inviato del quotidiano Avvenire, Mimmo Muolo:

    In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, Benedetto XVI esprime il proprio “compiacimento”, per la scelta del tema ed augura che l’assemblea possa approfondirlo in maniera adeguata. Fino a venerdì, in effetti, si parlerà de “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”, argomento dell’omonima istruzione pubblicata lo scorso 11 maggio dalla Congregazione per gli Istituti consacrati. E i lavori, cui partecipano 180 padri superiori di tutta Italia, sono subito entrati nel vivo. Ieri sera, è stato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, a sottolineare che l’obbedienza dei consacrati è “ad immagine di quella di Cristo, obbediente fino alla morte di croce”. E stamattina sul concetto è ritornato mons. Agostino Gardin, segretario della Congregazione per i religiosi. “Parliamo di una concezione alta dell’obbedienza - ha detto - il cui riferimento fondamentale non può che essere Gesù, il perfetto obbediente”. Dunque, “obbedire come Cristo e obbedire in Cristo, poiché siamo innestati in Lui”. Una regola, questa, che modifica anche il concetto dell’autorità. Non esercizio di un potere, ha concluso il vescovo, ma servizio alla comunione.

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    Con una cerimonia a Pretoria, la Santa Sede e il Botswana hanno stabilito oggi relazioni diplomatiche piene

    ◊   La Santa Sede e la Repubblica di Botswana, desiderose di promuovere rapporti di mutua amicizia e di sviluppare la cooperazione internazionale, hanno deciso di stabilire tra di loro relazioni diplomatiche, a livello di Nunziatura Apostolica da parte della Santa Sede e di Ambasciata da parte della Repubblica di Botswana, secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche de 18 aprile 1961. Lo scambio delle Note Verbali e la firma del comunicato per l'allacciamento delle relazioni diplomatiche è avvenuto oggi nella sede della Rappresentanza Pontificia di Pretoria, in Sud Africa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Si è concluso felicemente il processo, durato tre anni, per lo stabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Santa Sede e Botswana. Durante i lavori dell'assemblea della FAO a Roma, nell'ottobre 2005, l'allora presidente della Repubblica, Festus Mogae, aveva espresso all'allora cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, il desiderio di avviare rapporti diplomatici regolari con la Santa Sede, a conferma dei buoni rapporti tra la Chiesa e lo Stato africano. Il Botswana è una Repubblica presidenziale nell'ambito del Commonwealth. Il Paese si estende su una superficie di 581 mila kmq, quasi il doppio dell’Italia, con una popolazione di circa 1.5 milioni di abitanti. Sin dalla sua indipendenza, il Botswana è una democrazia multipartitica. Grazie alla stabilità politica, alla pace sociale e ad un’oculata gestione delle finanze pubbliche, viene considerato uno dei Paesi più stabili dell'Africa, con un’economia tra le più dinamiche del continente. I proventi derivanti dai diamanti hanno permesso una crescita economica sconosciuta nel resto dell'Africa. All’attività estrattiva, si è aggiunto negli ultimi anni il turismo, settore in forte crescita, anche grazie alle ampie riserve naturali, alle politiche di conservazione ambientale e al clima di sicurezza.

     
    Il Paese sta compiendo grandi sforzi nel settore sanitario ed educativo. Un’alta percentuale della popolazione è affetta dal virus dell'HIV. Per far fronte alla pandemia, il governo ha deciso di destinare un quarto del bilancio del 2008 (circa 80 milioni di euro) alla lotta contro l'AIDS. Tra le misure adottate vanno registrati i trattamenti gratuiti con farmaci antiretrovirali e un programma di prevenzione del contagio da madre a figlio. La crescita economica ha consentito di istituire un sistema educativo che garantisce 10 anni di educazione di base.

     
    La Chiesa cattolica del Botswana è molto giovane e piccola da un punto di vista numerico. Solo il 5 per cento della popolazione è di religione cattolica. I primi missionari giunsero nell'allora Protettorato del Bechuanaland nel 1850, ma solo nel 1928 gli Oblati di Maria Immacolata riuscirono a fondare una missione e una scuola elementare. Attualmente, i cattolici sono 84 mila, distribuiti in due circoscrizioni ecclesiastiche: la diocesi di Gaborone ed il vicariato apostolico di Francistown. I sacerdoti diocesani sono 27, le parrocchie 38, i religiosi sacerdoti 40, i religiosi non sacerdoti 4, le religiose 77 e i catechisti circa 300. La Chiesa è particolarmente impegnata nell'assistenza ai malati e agli orfani, nella prevenzione delle malattie in genere e nell'apertura di nuove scuole, molto apprezzate. Le donne svolgono un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa, soprattutto come catechiste, insegnanti e personale infermieristico.

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    La pastorale dei migranti e dei rifugiati in Asia al centro dell’incontro che inizia dopodomani a Bangkok, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti

    ◊   Il fenomeno della mobilità umana ha segnato la storia dell’umanità, ma negli ultimi decenni essa ha assunto dimensioni universali e conseguenze sempre più complesse. Ogni continente, tutti i governi e le organizzazioni internazionali sono dunque chiamati a confrontarsi con le migrazioni volontarie e forzate. Per meglio esaminare tale realtà, nel contesto del continente asiatico, questo Congresso si offre come un laboratorio, al quale parteciperanno, in modo attivo e creativo, rappresentanti di quindici Paesi, tra vescovi e operatori pastorali. Sarà uno spazio di ascolto, di approfondimento e di dialogo per individuare nuove vie, pur in continuità con il passato, per l’attività pastorale specifica a favore di milioni di migranti e rifugiati in Asia. Il programma prevede i saluti inaugurali del cardinale di Bangkok, del nunzio apostolico in Thailandia e del presidente della Commissione episcopale thailandese per gli Affari sociali e pastorali.

    I lavori del Congresso saranno introdotti dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, che pronuncerà pure una relazione illustrando l’Istruzione Erga migrantes caritas Christi, quale “migliore risposta pastorale anche per i migranti in Asia”, agli inizi del Terzo Millennio. In effetti il porporato, sulla linea di tale documento, pubblicato il 3 maggio 2004 e approvato da Giovanni Paolo II, sollecita una visione positiva del fenomeno migratorio, invitando gli operatori pastorali a riscoprire e approfondire la dimensione della cattolicità, che, nel suo significato più ampio e profondo, è la capacità del Vangelo, nella Chiesa, di realizzare una comunione universale, un’unità senza frontiere geografiche, storiche e culturali.

    Al Congresso interverranno, inoltre, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Dicastero - che rivolgerà l’attenzione soprattutto ai nuovi itinerari pastorali nell’ambito del servizio ai rifugiati, ai profughi e ai soggetti al traffico di esseri umani - e Frà Anthony Rogers, segretario esecutivo dell’Ufficio per lo Sviluppo della Federazione delle Conferenze episcopali d’Asia (FABC). Quest’ultimo metterà in luce più specificamente le nuove schiavitù connesse alle migrazioni, temi tutti di scottante attualità nel continente asiatico. Quindi, prenderà la parola il dr. Johan Ketelers, segretario generale della Commissione cattolica internazionale per le migrazioni (ICMC), il quale presenterà la situazione generale in Asia dei migranti, dei rifugiati e dei profughi (internally displaced persons). Vi saranno, poi, due tavole rotonde che verteranno, la prima, sulle esperienze pastorali in favore dei migranti e, la seconda, in favore dei rifugiati, profughi e soggetti al traffico di esseri umani. I due incontri coinvolgeranno operatori pastorali di diversi Paesi asiatici, con il coordinamento del vescovo di Maasin nelle Filippine e dell’arcivescovo di Bophal in India.

    I gruppi di studio si riuniranno due volte e le loro riflessioni, insieme ai suggerimenti che emergeranno nel corso dei lavori e dei dibattiti, costituiranno la base per un documento finale, composto di tre parti: l’evento, le conclusioni, le raccomandazioni. (A cura di Paolo scappucci)


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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Le certezze dei sondaggi, l'incognita del voto: in prima pagina, un articolo di Giuseppe Fiorentino sulle elezioni negli Stati Uniti.

    La notizia delle relazioni diplomatiche allacciate tra Santa Sede e Botswana.

    Protezione e promozione dei diritti dell'uomo: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 63.ma sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

    In rilievo la situazione nella Repubblica Democratica del Congo: difficili i soccorsi ai profughi del Nord Kivu. Intanto la comunità internazionale si mobilita per cercare una soluzione negoziale della crisi.

    In cultura, la prefazione di Sandro Magister al volume "Omelie. L'anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, Papa" (presentato domani a Roma) e l'anticipazione dell'intervento del cardinale Camillo Ruini.

    Obiezione di scienza, obiezione di coscienza: Silvia Guidi sui rischi di un'informazione tendenziosa riguardo a eutanasia, eugenetica e pillola del giorno dopo. Intervista a Vincenzo Saraceni, presidente dell'Associazione medici cattolici italiani.

    The Priests, in missione per conto di Dio": Marcello Filotei sull'album di esordio di un gruppo di tre sacerdoti irlandesi specializzati in musica sacra.

    Milady Franklin e i tre moschettieri della doppia elica: Giulia Galeotti sui retroscena umani di un'avventura intellettuale e scientifica, ovvero la scoperta del dna.

    Nell'informazione religiosa, Nicola Gori intervista monsignor Alain de Raemy, cappellano della Guardia Svizzera Pontificia.

    Paolo Brocato intervista il presidente della Conferenza episcopale del Peru, arcivescovo Hector Miguel Cabrejos Vidarte.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Monsengwo e un missionario Saveriano invocano un intervento immediato della comunità internazionale per risolvere il dramma umanitario nel Nord Kivu

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo, si cercano soluzioni politiche per rispondere alla drammatica situazione umanitaria. Il primo ministro congolese, Adolphe Muzito, è partito oggi per una missione nell’est del Paese, area scossa dagli scontri tra l’esercito e i ribelli guidati dal generale, Laurent Nkunda. I ribelli sono a soli 15 chilometri da Goma e hanno dichiarato un cessate-il-fuoco unilaterale. L’ex generale ha chiesto una trattativa diretta con il governo di Kinshasa, ma l’esecutivo ha respinto qualsiasi negoziazione. Un accorato appello per la pace giunge intanto dall’arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya. Al microfono di Salvatore Sabatino ribadisce che la guerra non risolverà mai i problemi del Paese:

    R. - Innanzitutto, bisogna ricordare che la guerra è cominciata 13 anni fa. Non ha dato soluzione ad alcun problema nel Paese. Al contrario, ha provocato quattro milioni di morti e recentemente, la settimana scorsa, 1 milione e 600 mila persone hanno abbandonato le loro abitazioni. Anche se uno volesse difendere la propria nazionalità, o chiedere il diritto alla propria nazionalità, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto. Bisogna fermare questa guerra e cominciare le trattative. Il secondo principio è però che non basta andare ai negoziati: le soluzioni diplomatiche o politiche devono tener conto del diritto internazionale, di quello nazionale e dei diritti umani. Bisogna rispettare l’integrità territoriale e la sovranità di ogni Stato. Bisogna fare in modo che i problemi di uno Stato non siano trasferiti ad un altro Paese. Un terzo aspetto riguarda la missione delle Nazioni Unite presente in Congo: deve avere i mezzi necessari per poter svolgere la propria missione. Siamo stupiti nel vedere che per questa missione ci sono soldati solo di Paesi in via di sviluppo, che non hanno la possibilità di adempiere in modo adeguato a questa missione. Quindi, invitiamo le grandi potenze e l’Unione Europea a pensare alla possibilità di inviare i loro soldati nell’ambito di questa missione delle Nazioni Unite.

     
    D. - Per risolvere questa situazione in maniera pacifica, occorrerebbe a questo punto un mediatore internazionale...

     
    R. - Mediatore o non mediatore, riunioni internazionali o non internazionali, che le soluzioni siano fondate sul diritto.

     
    La situazione umanitaria dunque resta drammatica: secondo l’UNICEF, la scorsa settimana oltre 100 mila persone, tra cui 60 mila bambini, hanno abbandonato le loro case. La Caritas Congo sta provvedendo a garantire l’arrivo di generi di prima necessità a circa 15 mila famiglie. Ieri, poi, è arrivato nella zona teatro di guerra il primo convoglio umanitario delle Nazioni Unite. Gli aiuti non sono stati distribuiti perché i campi sfollati erano stati rasi al suolo. A Goma, poi, le condizioni di vita della popolazione sono sempre più drammatiche. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco un missionario Saveriano - che vuole mantenere l’anonimato - raggiunto telefonicamente a Bukavu, nel Sud Kivu:

    R. - Molte persone sono accolte dai familiari all’interno della città, ma non si può stabilire con precisione l’effettivo flusso di questi sfollati. Si sa di certo che sono stati trovati distrutti i campi profughi nella zona di Rutshuru. Probabilmente, si è cercato di far sparire delle tracce all’interno dei campi, o di esercitare una pressione così grande da far scoppiare questa situazione davanti al mondo intero.

     
    D. - Quindi l’ONU non riesce a distribuire gli aiuti. Ieri sono stati trovati vuoti e rasi al suolo i campi sfollati nel Nord Kivu. Cosa si può fare per aiutare realmente gli sfollati?

     
    R. - Bisogna sensibilizzare secondo me l’opinione pubblica internazionale. La missione dell’ONU, come è adesso, ha dato dimostrazione, in questo frangente, di non poter funzionare e né di esercitare il mandato che gli è stato dato. Per questo, apparentemente, sembra inutile almeno per quel che concerne la protezione della popolazione. Bisognerebbe cambiarle il mandato, bisognerebbe poi andare alla radice dei problemi del Congo.

     
    D. - E in questo tragico scenario, come procede l’impegno dei missionari nel Paese?

     
    R. - L’impegno dei missionari in Congo è quello di una testimonianza: stiamo sul posto per condividere, per far conoscere, per dare speranza, per aiutare nella misura del possibile e per promuovere la solidarietà. Vogliamo conoscere questa situazione, che dovrebbe essere risolta con la volontà di tutta la comunità internazionale. Serve una risposta definitiva anche sulla questione dei rwandesi che si trovano sul territorio congolese. E’ opportuno che non restino troppo vicino alle frontiere.

     
    D. - Qual è il vostro appello come Missionari Saveriani in Congo?

     
    R. - Il nostro appello è a chi ha i mezzi, la forza, di risolvere queste situazioni pacificamente. Chiediamo di spostare l’attenzione dal versante umanitario a quello politico. Si deve risolvere, nella misura del possibile, il dramma umanitario che è contingente. Ma è necessaria anche una risposta circa l’aspetto politico, che è più a lungo termine. Bisognerebbe dare le possibilità all’esecutivo congolese attuale di governare. Si dovrebbe potergli venire incontro con istituzioni come il Fondo monetario e la Banca mondiale, per regolare la vendita, l’estrazione delle materie prime. Si dovrebbe dare la possibilità di poter governare e di aiutare il Paese.

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    La preoccupazione della comunità cristiana irachena per la decisione del parlamento di Baghdad di ridurne la rappresentanza nei Consigli provinciali

    ◊   “Il mondo rimane in silenzio, mentre in Iraq vengono cancellati i diritti della comunità cristiana”. E’ questo il doloroso appello lanciato dal mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, dopo la decisione del parlamento iracheno di portare da 10 a 3 i seggi della minoranza cristiana nei Consigli provinciali. Altri 3 seggi sono stati destinati ad altre minoranze. La riforma giunge in un momento difficile per i cristiani iracheni, vessati da continue violenze e costretti a fuggire dal loro territorio. Ma qual è il panorama in cui questa decisione è stata varata? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Mirella Galletti, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università Orientale di Napoli:

    R. - Ormai i cristiani in Iraq - che erano almeno 650 mila qualche anno fa - sono sensibilmente diminuiti per le violenze che vi sono state, non solo contro i cristiani. I movimenti sono stati contro tutta la popolazione, ma i cristiani sono quelli che ne hanno fatto più le spese. E’ anche il sintomo di questa lotta che vi è all’interno del mondo, soprattutto sciita, in quanto tutte le varie fazioni hanno manifestato molta più violenza nei confronti delle comunità che non fossero sciite all’interno dell’Iraq centrale e meridionale.

     
    D. - La decisione del parlamento può essere considerata un aspetto della lotta alle minoranze, tra cui quella cristiana?

     
    R. - Un po’ tutti i gruppi non maggioritari vengono di fatto espulsi dall’Iraq. Il problema è anche quello di comprendere quali sono i termini della lotta al potere che c’è attualmente in Iraq. Io credo che ci sia la dissoluzione, la mancanza di coordinamento anche tra le varie forze. Vorrei ricordare che gli assiri da oltre un anno chiedono la formazione di un’area autonoma per i cristiani attorno a Mosul. I caldei, che sono maggioritari in Iraq, si sono sempre opposti a questo, dicendo: “No, noi siamo diffusi in tutto il territorio iracheno e quindi noi non dobbiamo rinchiuderci in determinate aree, ma dobbiamo rimanere come humus di tutte le forze irachene”.

     
    D. - Che utilità c’è nell’isolare, nel cancellare una comunità come quella cristiana che storicamente ha contribuito alla creazione della cultura e della storia stessa dell’Iraq?

     
    R. - Credo che ormai la diffusione del fondamentalismo e l'idea di un cristianesimo abbinato strettamente in Iraq all’occupazione occidentale abbiano, di fatto, indebolito la presenza cristiana nel Paese. Io credo che si stia andando verso un’omogeneizzazione, per cui un territorio deve essere abitato solo da un determinato gruppo religioso, etnico. E questo è veramente orrendo, per chi come me ha conosciuto l’Iraq in questi decenni come un Paese dove convivevano gruppi etnici e religiosi compositi da almeno duemila anni.

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    Festa al Pontificio Consiglio dei Laici per la Comunità brasiliana "Cançao Nova", in occasione dell'approvazione pontificia dei suoi Statuti. Stamani, Messa solenne a San Paolo fuori le Mura

    ◊   Con una grande festa presso il Pontificio Consiglio per i Laici a Roma, la Comunità "Cançao Nova", "Canto Nuovo", ha ricevuto ieri dal presidente del dicastero vaticano, il cardinale Stanislaw Rylko, gli Statuti approvati dal Papa che la riconoscono quale Associazione Internazionale di fedeli. Nata trenta anni fa a Lorena, in Brasile, ad opera di un padre Salesiano, mons. Jonas Abib, la Comunità "Canto Nuovo" offre un cammino di evangelizzazione particolarmente rivolto ai giovani, affinchè diventino “uomini e donne di Dio”, uomini e donne “nuovi per un mondo nuovo”. A 71 anni, mons. Abib è a capo della missione evangelizzatrice di "Canto Nuovo", insieme a due co-fondatori laici, Wellington da Silva Jardim, sposato e padre di due figli, e Luzia Santiago. La Comunità - presente anche con proprie case in Italia, Portogallo, Francia, Stati Uniti e Terra Santa - conta oggi un migliaio di membri e comprende laici sposati e consacrati, sacerdoti e seminaristi. Strumento privilegiato nell’azione missionaria di "Canto Nuovo" i mezzi di comunicazione sociale, per cui la Comunità gestisce in Brasile una radio, una televisione ed un sito web (cancaonova.com) Un sentimento di gioia e di riconoscenza, guardando anche al futuro, è stato espresso da mons. Jonas Abib, in occasione della consegna degli Statuti. Ecco la sua testimonianza al microfono di Silvonei Protz, del nostra programma brasiliano:

    R. - E’ una grande responsabilità che la Chiesa ci presenti al mondo e dica: “Questa comunità è un dono di Dio e, dunque, andate, fate la vostra missione”. E’ una verità per tutti quelli che cercano Gesù Cristo e quelli che non lo cercano, ma che devono incontrarsi con Lui.

     
    D. - Che fotografia fa oggi della Comunità "Canto Nuovo"?

     
    R. - E’ l’umile ancella, figlia della Chiesa, che serve là dove la Chiesa la invia. Piccolissima, tuttavia nelle mani di Dio è fatta come Maria. E’ un’opera nuova, perché le cose di Dio sono sempre nuove.

     
    D. - Perché lei ha scelto i mezzi di comunicazione?

     
    R. - Il Signore ha scelto e ha posto che tutta la Chiesa lo incontri e che tutto il mondo lo conosca. “Chiedete e vi darò in patrimonio i confini della Terra”.

     
    Presenti alla festa per la consegna degli Statuti alla Comunità "Canto Nuovo", anche alcuni rappresentanti di altri Movimenti e Associazioni laicali, insieme a diversi vescovi del Brasile, tra cui il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, intervistato da Silvonei Protz:

    R. - La Comunità "Cançao Nova" esiste da 30 anni e ha fatto fin qui un lungo percorso. Ci sono molti membri consacrati al carisma della Comunità "Cançao Nova". Il carisma, in particolare, è l’evangelizzazione tramite i mezzi di comunicazione, il che è molto importante ai nostri giorni. La Chiesa, attraverso l’approvazione pontificia, riconosce l’autenticità di questo carisma e afferma anche che si tratta di un cammino vero di vita cristiana, di organizzazione ecclesiale. Quindi, rappresenta senz’altro una grazia per la Chiesa in Brasile, ma anche nel resto del mondo. Rappresenta in qualche modo una ricchezza, un elemento in più riconosciuto nella Chiesa come artefice di vita cristiana e di evangelizzazione.

     
    D. - Qual è l’augurio dell’arcivescovo di San Paolo?

     
    R. - Il mio augurio è che Dio benedica tutti i suoi membri, illumini i loro passi e renda fecondo il loro apostolato e, in modo particolare, l’apostolato tramite i mezzi di comunicazione. Ma anche che le comunità consacrate in "Cançao Nova" possano testimoniare con gioia, con efficacia, la vita nuova secondo il Vangelo.

     
    Per i membri della Comunita "Cançao Nova" questa mattina c'è stata la possibilità dell'Anno Paolino con un pellegrinaggio alla Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura. Il cardinale brasiliano, Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero ha presieduto una Messa solenne all’altare della Confessione, attorniato da una ventina di vescovi fra i quali l’arcivescovo Alberto Taveira Corrèa, metropolita di Palmas (che ha accompagnato la Comunità verso il riconoscimento pontificio) e dal mons. Benedetto Beni dos Santos, vescovo di Lorena, nella cui diocesi è stata fondata la Comunità da mons. Jonas Abib. L’omelia del cardinale Hummes è stata incentrata sulla nuova evangelizzazione, con riferimenti sia alla figura di San Paolo sia alle indicazioni del recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, su cui si fonda il carisma dell’Associazione. Ad esso, con un vibrante appello, ha esortato a restare fedeli, sviluppando in particolare la vita comunitaria. La celebrazione dell’Anno Paolino nella Basilica Ostiense, che è stata seguita dall’arciprete cardinale Andrea di Montezemolo, è stata ripresa da una troupe TV e trasmessa in diretta in Brasile ed Europa. (A cura di Graziano Motta)

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    Aperta in Vaticano la mostra dedicata al Pontificato di Pio XII. Potrà essere visitata fino al 6 gennaio

    ◊   A cinquant’anni dalla morte di papa Pacelli il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha organizzato la mostra “Pio XII. L’uomo e il pontificato. 1876-1958”. Attraverso documenti, oggetti personali e opere d’arte, l’esposizione, allestita da oggi al 6 gennaio presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano, racconta l’intero percorso di vita di Eugenio Pacelli, tracciandone un profilo che va ben oltre l’immagine ufficiale e le interpretazioni stereotipate e fuorvianti in voga da decenni. Dopo la tappa in Vaticano, la mostra si sposterà a Berlino e a Monaco di Baviera. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Eugenio Pacelli, Pio XII: l’uomo, il Papa. A raccontarlo, anche negli aspetti meno conosciuti, sono pagine autografe, fotografie, oggetti di uso quotidiano. Dall’infanzia, alla formazione spirituale e culturale, dall’ordinazione sacerdotale al lungo iter al servizio della Santa Sede, dal ruolo di nunzio apostolico a Monaco e Berlino, ai 19 intensi anni di Pontificato. Ne emerge un ritratto non ieratico, che rivela aspetti profondamente umani: il vaticanista Andrea Tornielli:

     
    “Abbiamo potuto mettere in mostra una delle buste di udienza che gli arrivavano ogni giorno, con il foglio, e che lui riutilizzava per non buttare via neanche le buste. Le riutilizzava per prendere appunti e proprio in una di queste buste, sul retro di una di esse, scrisse il suo testamento”.

     
    Appena eletto Papa, Pio XII è malvisto dal governo nazista, soprattutto quando nell’enciclica Summi Pontificatus esprime solidarietà alla Polonia invasa dall’esercito del Reich. Costante l’attenzione del Papa alla pace: lo documentano i radiomessaggi e le preghiere, pubbliche e private. L’esposizione racconta il pastore sollecito nei confronti dell’umanità tutta e il fine diplomatico che mantiene “neutralità” di fronte alla pretesa “crociata” nazista contro l’ateismo sovietico. Lo storico Matteo Luigi Napolitano:

     
    “Gli archivi ci portano in tutt’altra direzione rispetto alla crociata antibolscevica che il Papa, secondo alcuni, avrebbe fatto, servendosi prima di Hitler e poi degli americani. Non è così: il Papa nutre profondo affetto per i russi, non nutre affatto simpatia, naturalmente, per il comunismo come ideologia”.

     
    In pieno conflitto mondiale, Pio XII organizza in Vaticano una rete di assistenza umanitaria rivolta a tutti senza distinzioni di credo religioso o razza. Apre le porte del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo agli sfollati in fuga dalle persecuzioni. Sulla strada condivide lo smarrimento della gente dopo i bombardamenti su Roma del 1943: la popolazione lo elegge Defensor civitas. Dei 9600 ebrei romani nel mirino dei nazisti, 8500 trovano accoglienza per iniziativa del Papa negli edifici vaticani. Nonostante ciò, negli Anni Sessanta, con la messa in scena del dramma teatrale “il Vicario”, inizia una violenta campagna denigratoria contro Pio XII. Mons. Walter Brandmuller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche:

     
    “Il famoso, famigerato, "Vicario" è riuscito a denigrare quasi in tutto il mondo la figura di Papa Pacelli, ma è tutt’altro che corrispondente alla verità storica. E’ proprio questo l’obiettivo della mostra: di evidenziare la vera figura di Papa Pacelli, chi era il "Pastor Angelicus", un Papa rivolto, in prima linea, ai bisogni spirituali dell’umanità”.

     
    Ma perché, ancora oggi, questa campagna diffamatoria contro Pio XII? Risponde Andrea Tornielli:

     
    “Io credo ci sia uno scontro che non ha a che fare soltanto con le vicende storiche, ma che assume anche dei toni politici. Credo sia importante ritornare, invece, al dibattito storico, al dibattito sui documenti: è giusto avere opinioni diverse leggendo gli stessi documenti, ma certo non si può affermare in alcuna maniera che Pio XII sia stato nemico degli ebrei, in alcun modo antisemita, né in alcun modo, filonazista. Queste sono delle sciocchezze e chi le pronuncia dice delle solenni bugie”.

     
    La mostra racconta gli anni post-conflitto, la Guerra fredda, l’Anno Santo 1950 con la proclamazione del Dogma dell’Assunta e il ritrovamento della tomba di San Pietro in Vaticano, gli auspici di Pio XII per la costruzione dell’Europa unita e l’iniziativa di Papa Pacelli di allestire, presso i Musei Vaticani, il primo nucleo della raccolta di arte contemporanea. Aspetti, questi ultimi, che sottolineano la modernità del suo Pontificato. Andrea Tornielli:

     
    “Il suo Magistero è importantissimo perché anticipa il Concilio Vaticano II. Ricordo, en passant, che Pio XII ha celebrato ed autorizzato più Beatificazioni e Canonizzazioni di donne di qualsiasi suo predecessore e, in percentuale, anche successore. E’ il Papa che apre al metodo storico critico per la lettura della Bibbia; è il Papa che apre per primo l’ipotesi dell’evoluzione in un’Enciclica”.

    Toccante il racconto della morte di Papa Pacelli: affetto da mesi da una grave gastrite, il 7 ottobre 1954, giornata in cui sembrava riprendersi, disse “Questa è la mia giornata”. Due anni prima aveva confidato di aver chiesto al Signore una giornata per prepararsi: muore nel cuore della notte tra l’8 e il 9 di ottobre.

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    Chiesa e Società



    Secondo fonti governative sarebbero almeno 500 i cristiani uccisi in Orissa

    ◊   Un rappresentante del governo locale in Orissa stima che il pogrom contro i cristiani lanciato dai fondamentalisti indù ha fatto oltre 500 morti. Egli stesso ha dato il permesso di cremare almeno 200 corpi. Il rappresentante – che secondo l'agenzia AsiaNews ha chiesto l’anonimato - ha rivelato queste cifre a un gruppo del Partito comunista dell’India marxista-leninista in visita-inchiesta nel distretto di Kandhamal. Secondo il governo, la cifra ufficiale dei morti è di 31. La delegazione ha organizzato nei giorni scorsi una visita ai villaggi distrutti e ai campi di rifugio a quasi due mesi dai massacri. Il gruppo ha anche incontrato e intervistato magistrati e poliziotti. Il resoconto della visita è pubblicato dalla rivista “Liberation” di questo mese. Oltre alle dichiarazioni sul reale numero di morti, il resoconto descrive anche la differenza fra le assicurazioni del governo sui campi di rifugio e la reale situazione. Secondo il governo nei 15 campi profughi – dove sono ospitate oltre 12.600 persone sfuggite alle distruzioni – vi è cibo in abbondanza, dottori, medicine, scuola per i bambini. Visitando i campi di Phulbani, Tikabali, J Udaygiri e Rakiya, il gruppo ha notato invece razioni insufficienti, mancanza di medicine, nessun aiuto per donne gestanti. Essi descrivono anche un’atmosfera piena di terrore fra i cristiani, che temono per la loro vita se osano tornare ai loro villaggi. I gruppi fondamentalisti vogliono rimandare indietro le forze di polizia inviate dal governo centrale e stanno organizzandosi in gruppi armati, minacciando coloro che non si convertono all’induismo. Allo stesso tempo, i responsabili dei campi di rifugio spingono i profughi a tornare ai loro villaggi, assicurando che la vita è tornata alla normalità. L’inchiesta denuncia che il pogrom era organizzato da tempo a cura del Vishwa Hindu Parishad e del Bajrang Dal. Per questo il gruppo chiede che il governo centrale metta al bando e dichiari fuorilegge queste due organizzazioni. (R.P.)

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    Pakistan: il cattolico Shahbaz Bhatti è il nuovo ministro per la difesa delle minoranze

    ◊   Shahbaz Bhatti, parlamentare cattolico e presidente dell’Alleanza delle minoranze di tutto il Pakistan (Apma), è il nuovo ministro pakistano per la difesa delle minoranze. La nomina è arrivata nella notte di domenica scorsa e per la prima volta la carica è equiparata agli altri dicasteri che formano l’esecutivo. In passato la tutela delle minoranze era affidata a una figura di rango inferiore, che doveva lavorare alle dipendenze di un ministro della squadra di governo. Bhatti, insieme ai membri che formano il nuovo esecutivo, ha prestato giuramento di fronte al presidente Asif Ali Zardari nel corso di una speciale cerimonia che si è svolta ieri a Islamabad. Volontari, lavoratori e simpatizzanti dell’Apma in diverse zone del Pakistan hanno festeggiato distribuendo dolciumi e danzando al ritmo dei tamburi. L’associazione - riferisce l'agenzia AsiaNews - si è sempre battuta per promuovere l’unità, il dialogo interreligioso, la giustizia sociale, i diritti umani e la libertà religiosa per tutte le minoranze del Paese: dai cristiani agli indù, dai sikhs ai parsi, senza distinzione alcuna. Dopo aver prestato giuramento, il neo-ministro ha sottolineato di aver accettato la carica “per difendere le comunità oppresse ed emarginate del Pakistan” e di aver dedicato la propria vita “alla battaglia per l’uguaglianza, la libertà religiosa e i diritti delle minoranze”. Egli aggiunge di voler “lanciare un messaggio di speranza per quanti vivono nella sofferenza e nel dolore” e per svolgere al meglio il nuovo compito si affida a “Cristo, il nucleo centrale della mia vita”. “È mia intenzione proporre leggi – ha aggiunto il parlamentare cattolico – a tutela dei diritti delle minoranze. Aumenterò gli sforzi per promuovere l’unità e la comprensione reciproca per contrastare l’intolleranza, l’odio, il pregiudizio e la violenza”. Numerosi i riconoscimenti ricevuti da Bhatti nel corso degli anni, fra i quali il premio per la Libertà religiosa ricevuto in Finlandia nel 2003, il premio per la Pace, insignitogli da un'organizzazione americana nel 1998 e un premio per la lotta a favore dei diritti umani in Canada l’anno successivo. (R.P.)

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    Attesa oggi in Uruguay per il voto della Camera sulla depenalizzazione dell’aborto. In caso di "sì", il presidente Vázquez porrà il veto

    ◊   I votanti sono 99, di cui 52 appartengono alla coalizione di centro-sinistra (Fronte ampio) che sostiene il Presidente, ma tre hanno già dichiarato che voteranno contro. Due partiti dell’opposizione, “Blanco” e Indipendente, hanno annunciato un voto contrario in blocco. Un terzo partito all’opposizione, “Colorado”, appare diviso: gran parte dei suoi parlamentari voteranno “no”, ma due hanno annunciato il loro “sì”. Con questi voti il progetto ha buone possibilità di essere approvato, quorum permettendo. Le polemiche e contrapposizioni come è ovvio sono state molto forti seppure sempre all’interno di una cornice di rispetto e dialogo. Ieri, i sostenitori dell’aborto ma anche i contrari, hanno organizzato le loro ultime manifestazioni di piazza. Da un lato il “Tavolo per il coordinamento nazionale pro-Vita” e dall’altra l’associazione “Donna e salute riproduttiva in Uruguay”. L’intenzione degli organizzatori era la medesima che ha animato il dibattito di questi mesi, soprattutto a partire dell’approvazione dell’aborto entro la 12.ma settimana da parte del Senato lo scorso 17 ottobre: far pesare sui parlamentari la mobilitazione sociale e dunque quella elettorale. I vescovi uruguayani da molto tempo, con gesti e documenti, sono in prima linea nella difesa della vita e della dignità della donna. Recentemente, presso il santuario della Madonna “de los Trenta y Tres”, la cui festa si celebra domenica prossima con il tradizionale pellegrinaggio nazionale, hanno concelebrato in difesa della vita. Precedentemente i vescovi (28 aprile), insieme con numerose associazione cattoliche, e tutte le altre confessioni cristiane uruguayane, in una lettera aperta al Presidente Tabaré Vázquez avevano proposto un insieme di misure “destinate a proteggere la vita e non ad eliminarla in nome di una pretesa libertà che non solo appare incostituzionale ma anche contraria a qualsiasi principio etico”. “Non è possibile tutelare la donna senza tutelare il figlio e ovviamente non si può difendere il figlio senza difendere la madre”, si legge nel documento. I firmatari propongono al posto della cosiddetta “legge per la salute riproduttiva” un'altra norma per “la protezione della donna incinta”. Fra le misure proposte la punizione “di coloro che promuovono l’aborto per accrescere il mercato dei loro prodotti abortivi”, mezzi, risorse e centri specializzati “per assistere la gravidanza e le donne”, una migliore legislazione “per quanto riguarda le adozione, comprese quelle a distanza”, e soprattutto il potenziamento con ogni mezzo adeguato “della cultura della vita”, per “aumentare la coscienza collettiva sull’importanza e natura ultima della vita umana, del suo valore e della sua trascendenza”. Mons. Carlos María Collazzi Irazábal, presidente della Conferenza episcopale dell’Uruguay, vescovo di Mercedes, qualche giorno fa ha precisato: "Nel Parlamento sono stati presentati vari progetti di legge. La discussione sulla difesa della dignità umana sta entrando nel vivo. Confidiamo che alcune di queste leggi non vengano approvate. Abbiamo fiducia nella parola che ha dato il presidente della Repubblica, assicurandoci che la legge di depenalizzazione dell'aborto non si farà. C'è un impegno pubblico manifestato dal capo dello Stato, il quale, nel caso dell'approvazione di una legge del genere, applicherà il suo veto presidenziale. E lo farà in qualità di medico, in qualità di professionista che ha compreso l'origine e il valore della vita di ogni essere umano”. (A cura di Luis Badilla)

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    El Salvador: l’episcopato ricorda ai sacerdoti il divieto canonico di fare politica e prendere parte alla campagna elettorale in corso

    ◊   “Le omelie servono per trasmettere la parola di Dio e la dottrina della Chiesa”, e quindi “nessuno si aspetti che possano essere usate per campagne politiche e partitiche”. Così, domenica scorsa, l’arcivescovo di san Salvador mons. Fernando Sáenz Lacalle ha spiegato una recente nota dell’episcopato che in merito al processo elettorale in corso ha voluto ricordare ai sacerdoti di astenersi dal prendere parte nel dibattito politico o dare l’impressione che si parteggia a favore di uno o l’altro candidato. Si tratta di un divieto che non solo s’ispira alla natura stessa della Chiesa e al buon senso, ma fa parte anche, ha sottolineato il presule, delle norme del Codice di diritto canonico. “Si chiede ai sacerdoti, ha poi spiegato, di rispettare le opzioni politiche dei fedeli. Loro stessi, certamente, possono avere opinioni personali al riguardo ma non è consentito che siano espresse pubblicamente e meno che mai nelle omelie”. Mons. Sáenz Lacalle ha voluto indicare che il comunicato non si rivolge a nessuna persona in particolare così come non ha lo scopo di frenare comportamenti simili, semplicemente perché “non esistono. Caso mai, ha rilevato, ai vescovi salvadoregni, è dovere nostro ricordare i documenti del magistero che indicano il corretto comportamento dei sacerdoti in circostanze simili”. L’arcivescovo di San Salvador citando parole del comunicato episcopale, in risposta alle domande dei giornalisti al termine della messa domenicale, ha aggiunto che i sacerdoti e le religiose “hanno sempre il dovere di lavorare in favore della pace e della concordia, della comunione e del dialogo, per aiutare così ad armonizzare le diversità di opinioni ed idee all’interno della comunità dei fedeli”. Il ministero pastorale, ha concluso, “non si addice con i comportamenti di parte” poiché “il suo messaggio, la Parola di Dio, si rivolge a tutti senza esclusioni”. Il popolo salvadoregno da alcune settimane è impegnato in una campagna elettorale molto intensa anche se ancora non aperta ufficialmente. Il prossimo 18 gennaio ci saranno le consultazioni per eleggere 84 deputati dell’Assemblea nazionale e 20 rappresentanti presso il Parlamento Centroamericano (Parlacen). Allo steso tempo dovranno essere eletti i sindaci di 262 municipi. Si tratta però solo della prima sessione di votazioni poiché, il 15 marzo, i salvadoregni torneranno a votare per eleggere il Presidente della repubblica. Per ora nel complesso quadro politico salvadoregno, le correnti d’opinioni più importanti si canalizzano o tramite l’Alleanza repubblicana nazionalista (ARENA), che governa il Paese da diversi decenni, oppure attraverso l’opposizione del “Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale”, organizzazione politica nata dopo la fine del conflitto interno e con la firma degli Accordi di pace nel gennaio 1992. (L.B.)

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    Cresce l’insicurezza nell’est del Ciad, compromessi gli interventi umanitari

    ◊   “La situazione nell’est del Ciad al confine con il Darfur è al limite. Se nelle prossime settimane non sarà ristabilito un controllo efficace e capillare sul territorio, migliaia di sfollati rimarranno senza assistenza”. E’ la denuncia del portavoce dell’Ufficio per gli affari umanitari dell’ONU (OCHA), Maurizio Giuliano, che alla Misna riferisce del deteriorasi delle condizioni di sicurezza nelle regioni orientali del Paese, alla frontiera con il Sudan, e della difficoltà per le agenzie umanitarie di portare avanti le operazioni di aiuto alla popolazione. Dall’inizio dell’anno – spiega Giuliano - “le organizzazioni umanitarie sono state vittime di 124 tra incidenti, attacchi e sequestri, di cui 47 capitati a convogli ONU e 77 a Organizzazioni non governative, per un totale di quattro omicidi, che salgono a 12 se consideriamo il periodo dall’ottobre scorso, ossia uno al mese per 12 mesi”. Una situazione di pericolo che ha costretto diverse organizzazioni a interrompere le loro attività. In particolare, precisa il funzionario ONU, nelle ultime settimane la situazione è molto peggiorata nella zona di Dogdoré, dove risiedono circa 26.000 sfollati e dove le operazioni umanitarie (sia per la popolazione locale che per gli sfollati) saranno presto sospese, fatta eccezione per le attività di base come l’assistenza medica d’urgenza e la distribuzione di acqua potabile. “Ci sono molti elementi armati che si aggirano nei pressi dei campi profughi – spiega il portavoce di OCHA – il che oltre a costituire un pericolo, compromette il carattere civile dei campi”. Ieri, anche il sottosegretario generale per gli affari umanitari dell’ONU John Holmes aveva rivolto un appello al governo di N’djamena e a tutte le parti nel conflitto, perché “lavorino a stretto contatto con gli operatori sul campo, garantendone l’incolumità”. (C.D.L.)

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    Africa, America latina ed Europa unite per porre un freno al commercio delle armi

    ◊   Con 147 voti a favore, l’ONU ha votato ieri una risoluzione in favore dell’adozione di un Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. Decisiva la presa di posizione di Africa, America latina ed Europa, mentre contro il trattato si sono espressi gli Stati Uniti. Il voto – riferisce il Sir - rappresenta comunque un passo avanti rispetto ad un’analoga risoluzione che due anni fa aveva ottenuto il consenso di 136 nazioni, ed avvicina la prospettiva di un Trattato sul commercio delle armi, e dunque “l’adozione di criteri e leggi utili a fermare il quotidiano massacro”. Lo sottolinea Brian Wood, di Amnesty International, una delle organizzazioni internazionali promotrici della campagna “Control arms”, che dal 2003 si batte per l’adozione di un trattato che impedisca trasferimenti di armi che alimentano conflitti, povertà e gravi violazioni dei diritti umani. Secondo stime fatte da Control arms, sarebbero oltre 1000 le persone che quotidianamente perdono la vita a causa delle armi da fuoco, mentre ancora maggiore è il numero di coloro che per le stesse ragioni subiscono violenze o riportano ferite o menomazioni permanenti. (C.D.L.)

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    Al via, ieri ad Istanbul, i lavori dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione

    ◊   Fare il punto sul problema della desertificazione nel mondo e formulare raccomandazioni e suggerimenti in vista della prossima Conferenza delle Parti sul tema, prevista a Madrid per la fine del 2009. E’ questo l’obiettivo del meeting dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) in corso da ieri, e fino al 14 novembre, ad Istanbul, in Turchia. Fra i temi centrali la mancanza d’informazione e sensibilizzazione sulle problematiche del progressivo inaridimento del pianeta, sia in Occidente che fra le popolazioni coinvolte nel Sud del mondo, che, nonostante la gravità e l'estensione del problema, porta a sottostimarne la minaccia. La mappa dei terreni degradati si estende a quasi tutto il pianeta. Il 41,3% della superficie terrestre – riferisce il Sir - è costituita da terre aride che ospitano circa il 34,7% della popolazione globale. A fronte delle previsioni sul cambiamento climatico, si stima entro i prossimi 10 anni una perdita del 75% dei terreni coltivabili che costringerebbe alla migrazione circa 50 milioni di persone. (C.D.L.)

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    Alluvioni in Vietnam e Cina: aumentano le vittime

    ◊   Continua a piovere oggi ad Hanoi e su gran parte del Vietnam settentrionale, dalla scorsa settimana alle prese con le più gravi alluvioni degli ultimi anni. Secondo le stime diffuse questa mattina da alcuni amministratori locali e riprese dall'agenzia Misna, le piogge intense e soprattutto l’inondazione dei principali fiumi della regione, hanno causato almeno 86 vittime. Seppure in misura minore l’emergenza riguarda anche la Cina, dove nelle province meridionali dello Yunnan e dello Guangxi i morti accertati sono 34. Secondo le previsioni meteorologiche, soprattutto nel nord del Vietnam nei prossimi giorni dovrebbe continuare a piovere; solo ad Hanoi, dove le scuole sono restate chiuse anche oggi, le persone annegate, fulminate o morte comunque a causa del maltempo sono una ventina. Il governo vietnamita ha reso noto che sono quasi del tutto sommersi circa 260.000 ettari di terreni ad uso agricolo, tra piantagioni di riso, campi di grano e coltivazioni di canna da zucchero; le acque sembrano destinate a risparmiare però il sud del paese e in particolare il delta del fiume Mekong, dove si concentra la maggior parte della produzione nazionale di riso. (R.P.)

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    A Lourdes inaugurati i lavori della 47.ma Assemblea plenaria dei vescovi francesi. Il saluto del cardinale André Vingt-Trois

    ◊   Bioetica, dialogo interreligioso, visibilità e vitalità della Chiesa al centro dei lavori della 47.ma Assemblea plenaria dei vescovi francesi, aperta oggi a Lourdes. Presenti 112 vescovi diocesani, 17 vescovi emeriti, tre vescovi dei territori d’oltre mare e il nunzio apostolico. In apertura dei lavori il card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, ha evocato il viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI in Francia, che – ha detto – ha rappresentato “un grande momento della vita della nostra Chiesa” e sottolineando la realtà giovane e vitale della Chiesa francese ha aggiunto: ”Gli incontri di Parigi e Lourdes hanno dimostrato agli osservatori attenti ed imparziali che l’immagine data troppo spesso di una Chiesa in decadenza e priva di futuro, non corrisponde alla realtà. Abbiamo visto una Chiesa dove hanno un posto centrale i giovani, gli adolescenti, gli studenti, i giovani professionisti e le giovani famiglie con i loro figli”. L’assemblea dei vescovi francesi si concluderà il prossimo 9 novembre. (C.D.L.)

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    Perù: sarà una riflessione sul bilancio pastorale degli ultimi 40 anni la 10.ma Settimana sociale nazionale

    ◊   Si svolgerà a Lima, in Perù, dall’11 al 14 novembre, la X Settimana sociale nazionale, dedicata quest’anno ai 40 anni trascorsi tra la Conferenza generale degli episcopati latinoamericani di Medellín (1968) e quella di Aparecida (2007). L’area pastorale per la Promozione umana intende tracciare un bilancio del servizio della Chiesa cattolica peruviana nell’ambito dell’evangelizzazione e della crescita materiale e spirituale dei cittadini. Tra i temi oggetto di riflessione "Gesù, volto umano di Dio e volto divino dell'uomo", "Giustizia e solidarietà nei tempi della globalizzazione: sfide per la Chiesa", "Ecologia e medio ambiente: compito centrale per lo sviluppo umano integrale, solidale e sostenibile" e, infine, "Sfide per il rinnovamento della pastorale sociale in Perú nella prospettiva della Missione continentale". Oltre agli interventi di esperti laici sono previsti anche quelli del presidente dell’episcopato mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, aricvescovo di Trujillo, di mons. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, di mons. Norberto Strotmann, vescovo di Chosica, e del padre Leonidas Ortiz Lozada, Direttore dell'Osservatorio pastorale del CELAM. Spazio anche ad una riflessione sulla crisi finanziaria internazionale e sulle sue conseguenze sull’economia peruviana, colpita da gravi insufficienze strutturali. Nel Paese la popolazione che possiede “il minimo sufficiente per una sopravvivenza dignitosa e garantita” raggiunge il 39%, il 13,7% è composto da persone che vivono in “povertà estrema” e il 25,6%, poco al di sopra di queste condizioni, vive comunque nella totale precarietà socio-economica. Nonostante l’impegno del governo, i progressi nella lotta alla povertà restano insufficienti. E’ necessario dunque agire in fretta per scongiurare il rischio della disintegrazione del tessuto sociale e della delinquenza organizzata. (C.D.L.)

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    "Expofamilia", spazio di scambio di servizi e beni per la famiglia, torna per il VI Incontro Mondiale delle Famiglie, in Messico

    ◊   Sul tema "La famiglia, formatrice in valori umani e cristiani” il progetto Expofamilia sarà presente al VI Incontro Mondiale delle Famiglie (EMF), in programma a Città del Messico dal 13 al 18 gennaio 2009. I 10 mila partecipanti attesi – informa l’agenzia Fides - potranno beneficiare di questo spazio di scambio di servizi e beni per la famiglia trovando sussidi per le proprie esigenze: dalle consulenze per la buona gestione dell'economia familiare alle informazioni sui gruppi che lavorano e promuovono la famiglia, dai sussidi per la formazione dei figli alla presentazione di corsi di crescita nella fede e di apertura all’esperienza del volontariato. Non mancheranno inoltre momenti dedicati allo svago assicurati da un ampio programma di animazione artistica e culturale. Nell’ambito del Congresso mondiale delle Famiglie, dal 14 al 16 gennaio avrà luogo inoltre il Congresso Teologico Pastorale, mentre per sabato 17 è previsto un Incontro di Testimonianza e Festa presso la Basilica di Guadalupe; in calendario anche interventi culturali ed artistici, come pure momenti di preghiera e meditazione. L'EMF 2009 culminerà domenica 18 gennaio con la Messa Solenne di chiusura per la quale è atteso il messaggio di Benedetto XVI. (C.D.L.)

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    Concluso in Madagascar il Sinodo dell'arcidiocesi di Antananarivo su istruzione, sviluppo e globalizzazione

    ◊   “Siamo chiamati a difendere la nostra identità e i nostri valori di persone battezzate, di cristiani, e perciò dobbiamo anche saper resistere di fronte a ciò che è contrario a questi nostri valori”. Così il card. Armand Gaétan Razafindratandra, arcivescovo emerito di Antanararivo, alla messa di conclusione del sinodo arcidiocesano, lo scorso 2 novembre. Per cinque giorni, 450 partecipanti hanno discusso, anche alla luce del recente Sinodo sulla Parola di Dio, di lotta alla povertà, promozione della donna, e dei rischi dell’omologazione culturale, come pure – ha ricordato mons. Ludovic Rabenatoandro, vicario generale di Antananarivo - di “istruzione, sviluppo e globalizzazione”. In particolare, ha aggiunto il presule, “ci preoccupa la povertà anche perché numerose testimonianze, ma anche i dati statistici, dimostrano che la situazione al riguardo peggiora”. Nel Paese quasi la metà degli abitanti vive in gravi condizioni di indigenza. Al riguardo il sinodo ha sottolineato “l’importanza dell’equità nella distribuzione della ricchezza non solo per ragioni di giustizia e carità, ma anche per rispetto al contributo che tutti danno alla creazione di questa ricchezza”. Nel giorno di chiusura dei lavori, di fronte alle più alte cariche dello Stato, la Chiesa locale ha ribadito la necessità di riforme e di una gestione del sistema degli aiuti internazionali che non penalizzi i Paesi riceventi. Tra i presenti, il primo ministro Charles Rabemananjara ha precisato che “lo stato e il governo sono pronti a collaborare con tutti coloro che desiderano lavorare per il Paese, come la Chiesa cattolica, parte importante della nostra nazione". Dichiarazioni simili sono state rilasciate anche da parte di altri esponenti del panorama politico nazionale. (C.D.L.)

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    Australia: i vescovi impegnati in favore della vita

    ◊   Aiuto concreto a livello psicologico, relazionale, materiale, economico: la Chiesa cattolica australiana non si ferma alla denuncia o alle esortazioni, ma si impegna direttamente per sostenere le donne che vivono una gravidanza inattesa o indesiderata, cercando in tal modo di valorizzare il dono della vita e di scoraggiare il ricorso all’aborto. I vescovi australiani, attraverso la loro commissione per la pastorale della vita, hanno perciò dato il via alla realizzazione di un Dvd, diffuso in parrocchie, scuole e associazioni. Il Dvd è intitolato “Camminare nell’amore” ed è corredato da una guida utile. Due giovani madri - riferisce l'agenzia Sir - vi raccontano la loro storia, dal primo momento in cui decisero di abortire fino alla decisione, invece, di partorire. ”Oggi, come mai prima d’ora, la Chiesa deve impegnarsi in prima linea in difesa della vita, deve porre energie e risorse in questo servizio, aiutando le giovani donne”, osserva mons. Peter Elliott, presidente della Commissione episcopale fautrice del progetto pro-vita. Un’altra iniziativa efficace è quella dell’arcivescovo di Brisbane, mons. John Bathersby, che ha promosso un nuovo “Centro per le gravidanze difficili” (Pregnancy Crisis Centre), che accoglie proprio quelle madri, che hanno intenzione di abortire, ma che nel centro finiscono di accantonare il loro proposito. Mons. Bathersby ricorda in proposito che si registrano in Australia ogni anno oltre 90mila aborti, spesso consumati per motivi economici. Il “Centro per le gravidanze difficili” di Brisbane assiste tutta l’area metropolitana e programma corsi di educazione alla vita nelle scuole superiori. (A.M.)

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    In Irlanda il cardinale Brady presenta un piano per riorganizzare le parrocchie

    ◊   Rinvigorire la vita delle parrocchie per contrastare il calo del numero di sacerdoti e la minore frequenza alla messa, e per favorire un ruolo più attivo dei battezzati nella vita della Chiesa. Sono questi - secondo il Sir - gli obiettivi del piano di riorganizzazione voluto per l’arcidiocesi di Armagh dal card. Sean Brady, arcivescovo di Armagh e Primate di tutta Irlanda. Sul tema “Rafforzare le parrocchie nel ventunesimo secolo” il piano si snoda lungo l’arco di tre anni ed è affidato a don Andrew McNally e Tony Hanna, del consiglio pastorale diocesano. La prima fase del progetto prevede l’accorpamento di parrocchie diverse che condivideranno le stesse risorse. Quindi sarà deciso il numero di sacerdoti e laici e il numero delle messe di cui ogni unità pastorale avrà bisogno per la propria missione, ed infine saranno create nuove strutture parrocchiali e ministeri, con l’impiego dei laici in ruoli amministrativi o pastorali, e sarà istituito un consiglio pastorale che coordini l’unità pastorale. (C.D.L.)

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    La presenza nelle Filippine del Movimento laicale legato a Madre Teresa

    ◊   I “Missionari Laici della Carità”, movimento laicale della famiglia spirituale legata a Madre Teresa di Calcutta, hanno avviato la loro presenza in territorio filippino. La nascita è stata ufficializzata dalla provincia delle Missionarie della Carità nelle Filippine: si tratta di laici consacrati che hanno la specifica vocazione di seguire il carisma delle Missionarie della Carità nella vita secolare, nell’adorazione costante e nel servizio agli ultimi. Nelle Filippine - riferisce l'agenzia Fides - il movimento conta ora otto persone , provenienti da diversi stati di vita, come medici, insegnanti e teologi: tutti hanno deciso di donare la loro vita interamente per servire il Cristo povero e sofferente presente in ogni ammalato e per cercare di saziare la “sete di Dio” presente in ogni uomo, sull’esempio di Madre Teresa. I laici del movimento spiegano così la loro vocazione e missione: “Dare da mangiare agli affamati: non solo il cibo che perisce, ma anche la Parola di Dio, la preghiera e i Sacramenti; dar da bere agli assetati: non solo l’acqua, ma anche la sapienza, la verità, la giustizia, la pace, l’amore e la gioia; vestire gli ignudi: non solo degli abiti, ma anche della dignità umana; accogliere chi non ha casa: non fornendo solo una casa di mattoni, ma un cuore che comprenda, che protegga, che ami; visitare gli infermi, i malati, gli storpi, i ciechi: non solo quelli che sono infermi, storpi, ciechi nel corpo, ma anche nella mente e nello spirito; visitare i carcerati: non solo quelli imprigionati dietro le sbarre di ferro di un carcere, ma anche nelle proprie passioni, nel proprio egoismo, nel peccato, nell’indifferenza e nell’ignoranza; seppellire i morti: non solo i corpi, ma anche le cattive abitudini, i peccati e l’egoismo”. Il Movimento dei Missionari Laici della Carità è un’associazione internazionale di laici consacrati che aderiscono al carisma della Famiglia dei Missionari di Madre Teresa di Calcutta. E' stato fondato ufficialmente nel 1984 e riconosciuto dalla Santa Sede nel 1987. Oggi è diffuso in oltre 40 paesi. (R.P.)

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    E’ offensiva per i cristiani, secondo mons. Hollis, la decisione di bandire la parola Natale dalle festività di Oxford

    ◊   La decisione della città di Oxford di bandire la parola Natale “offende la comunità cristiana della città, non fa nulla per promuovere l’armonia razziale e, nel nome dell’inclusività, esclude le tradizioni di una significativa parte della popolazione cittadina”. Così mons. Crispian Hollis, vescovo della diocesi di Portsmouth, a cui appartiene parte della città di Oxford, ha commentato – secondo il Sir - la decisione voluta dalla charity “Oxford Inspires”, responsabile per le iniziative culturali della contea a cui Oxford appartiene, di trasformare le festività natalizie nel “Festival invernale della luce”. “ Deploro questa decisione e spero che il comuni ci ripensi” ha aggiunto il vescovo sottolineando che “Ancora una volta si tratta di linguaggio politicamente corretto impazzito”. Mons Hollis si è detto inoltre contento di sapere che gli “amici musulmani ed ebrei la pensano allo stesso modo”. Dispiacere è stato espresso infatti da Sabir Hussain Mirza, presidente del Consiglio musulmano di Oxford, secondo cui “cristiani, musulmani e altre religioni sono tutti desiderosi di festeggiare il Natale”. Sulla stessa linea il rabbino Eli Bracknell, del centro educativo di ebraismo della città, che ha ribadito che “qualsiasi decisione che annacqui la cultura tradizionale e il cristianesimo nel Regno Unito non è positiva per l’identità britannica”. (C.D.L.)

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    E' tutto pronto a Madrid per l'apertura del Forum di Pastorale giovanile

    ◊   Dal 7 al 9 novembre, nel Palazzo Municipale dei Congressi di Madrid, si svolgerà un Forum di Pastorale Giovanile che accoglierà oltre 2.000 giovani provenienti da tutta la Spagna. L'iniziativa è partita dagli Scolopi, per celebrare il 50° anniversario della rivista di pastorale giovanile e vi hanno aderito numerose istituzioni e congregazioni, tra cui la stessa Conferenza episcopale spagnola. In totale hanno aderito più di 200 istituzioni e 100 volontari. Per tre giorni - riferisce l'agenzia Fides - i giovani analizzeranno la realtà attuale della pastorale giovanile in Spagna, con lo sguardo verso il futuro. L'idea è di condividere esperienze che arricchiscano l'evangelizzazione e iniziare un nuovo cammino che avrà la sua continuità nel cosiddetto “Post-Forum”. Da più di un anno e mezzo, un gruppo di oltre 150 persone - laici, presbiteri e religiosi - sta lavorando a questo progetto. Grazie a un grande sforzo sono riusciti a mobilitare la maggioranza delle istituzioni ed associazioni cristiane che lavorano con i giovani: dall’organizzazione del tempo libero al mondo delle parrocchie, passando per i movimenti giovanili delle congregazioni religiose, agli istituti secolari, alle associazioni di laici ed ai nuovi movimenti ecclesiali. Lo slogan del Forum è "Camminare nelle Altezze”. L'obiettivo principale è condividere e fare memoria del lavoro pastorale con i giovani per incoraggiare ed accompagnare le vocazioni evangelizzatrici. I destinatari dell'incontro sono i giovani di età compresa tra 18 e 35 anni. Il Forum comincerà il 7 novembre alla presenza del cardinale arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, Antonio María Rouco Varela, il quale presenterà la GMG di Madrid 2011. La sera di sabato 8 avrà luogo la Veglia dell'Almudena, nella cattedrale di Madrid, nella festa della Vergine dell'Almudena, Patrona di Madrid. (R.P.)

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    Mongolia: inaugurata la prima grotta mariana del Paese

    ◊   Con la benedizione di mons. Wenceslao Padilla, Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, nella capitale della Mongolia è stata inaugurata nei giorni scorsi la prima grotta mariana del Paese. La grotta sorge nella parrocchia di Santa Maria di Ulaanbaatar ed è stata realizzata con il contributo dei parrocchiani, una comunità di circa 300 fedeli, di cui una cinquantina di nazionalità coreana, compreso il parroco, padre Stephen Kim. Per costruirla sono stati usati pezzi di roccia provenienti da quasi tutte le 21 provincie del Paese. Al suo interno una statua della Vergine proveniente dal Belgio, che sarà presto sostituita da un’altra realizzata da uno scultore locale con le fattezze mongole. Per padre Kim la grotta sarà molto di più che una semplice attrazione turistica. “Questa grotta è più che un luogo in cui venire per farsi fotografare – ha detto all’agenzia Ucan –. Incoraggerà i nostri fedeli a rivolgersi alla Vergine e ad avvicinarsi a Gesù portando in questo luogo le loro preghiere per i loro bisogni, problemi e gioie”. (L.Z.)

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    Diffusi i dati Istat sulla situazione della povertà relativa in Italia nel 2007: a rischio di povertà il 3,7% delle famiglie

    ◊   Il 3,7% delle famiglie residenti in Italia è a rischio povertà; il 6,4% nel Mezzogiorno. E vivono con maggiori difficoltà le famiglie con uno o più figli. E' quanto emerge dai dati diffusi oggi dall'Istat sulla situazione della povertà relativa in Italia nel 2007. Secondo l'Istituto di statistica, le famiglie ''sicuramente non povere'' sono l'81% e si passa da valori prossimi al 90% nel nord e nel centro al 64,7% al sud. Dai dati emerge inoltre che l'incidenza di povertà è del 14% tra le coppie con due figli e del 22,8% tra quelle con almeno tre. Se i figli sono minori, i valori salgono rispettivamente del 15,5% e del 27,1%. In una prospettiva regionale, la Toscana è l'unica regione italiana in cui le condizioni di vita sono migliorate tra il 2006 e il 2007. Il Veneto è la regione meno povera, seguono Toscana, Lombardia e Trentino Alto Adige, mentre la Sicilia rimane il fanalino di coda della classifica nazionale. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Lunghe file ai seggi per le presidenziali in USA

    ◊   Sono cominciate negli USA le operazioni di voto con lunghe file: i seggi si sono aperti alle 6 del mattino, mezzogiorno in Italia, in Connecticut, Indiana, New York, parte del Maine, nel Vermont, in New Jersey, in Rhode Island e Kentucky. A ruota seguono il resto degli Stati. Nei paesini di Dixville Notch e Hart's Location, poche decine di abitanti, che hanno votato a mezzanotte, il candidato democratico alla presidenza Barack Obama ha vinto a valanga su John McCain, rispettivamente con 15 a 6 e 17 a 10. Il servizio di Elena Molinari da Chicago:

    L’ultimo sondaggio Zogby vede Barack Obama in testa in sei degli otto Stati chiave, fra i quali Pennsylvania e Florida, in vantaggio di sette punti a livello nazionale. Ma ci sono Stati in cui il confronto è più ravvicinato; è una battaglia all’ultimo voto infatti quella che si combatte in Ohio, dove, malgrado la situazione economica abbia spostato voti verso Obama, il margine di vantaggio del democratico non è ampio. Negli ultimi 50 anni, nessun presidente è mai arrivato alla Casa Bianca senza conquistare l’Ohio. Parte dei media americani ha già segnato la vittoria di Obama ma la tabella di marcia di ieri, perfino di oggi, dei candidati, mostra che nessuno dei due dà il risultato per scontato. Entrambi hanno infatti toccato o toccheranno cinque Stati in meno di 24 ore. Già all’una di notte, ora italiana, si potrebbero avere le prime proiezioni.

     
    In occasione delle elezioni presidenziali, dalla Conferenza episcopale statunitense è giunto un appello a votare “secondo coscienza”. La nostra collega del programma inglese, Emer McCarthy, ha intervistato padre J. Brian Bransfield, direttore del segretariato per l'Evangelizzazione e la Catechesi della Conferenza episcopale statunitense:

    R. – Conscience reminds us that we are...
    La coscienza ci ricorda che siamo persone e che niente può sostituire la persona. Per esempio in una società secolare molto spesso i valori sono basati su quanto possiede una persona: più avrò e più sarò felice. La coscienza interrompe questo sistema di valori, nel senso che sappiamo che c’è qualcosa di più nella vita, per il bene comune. C’è qualcosa in una comunità che ha a che fare con l’essere un dono per gli altri e che è l’essenza centrale di ognuno di noi. I cittadini devono ricordare di essere lì per aiutare una comunità. La società non è lì semplicemente per proteggere i diritti del singolo individuo ma della comunità.

     
    D. – Per i cattolici non è molto difficile distinguere quello che è bene da quello che è male, ma il problema è che molti cattolici devono affrontare una scelta tra candidati con programmi non sempre in linea con i valori cristiani...

     
    R. – What the bishops provide…
    I vescovi hanno fornito i principi generali. Noi non possiamo appoggiare direttamente una politica pubblica e una legislazione che minano i principi morali fondamentali e ci portano ad essere fautori del male. Allo stesso tempo potrebbe essere possibile riportare la giustizia solo parzialmente, gradualmente nel tempo. Molto chiaramente i vescovi sostengono il principio che un cattolico non possa votare per un candidato che prende posizione a favore di un male intrinseco come l’aborto o il razzismo. Se il votante intendesse appoggiare questa posizione, in quel caso un cattolico sarebbe colpevole di un male intrinseco.

     
    Iraq
    Almeno 14 persone sono rimaste uccise e altre 44 ferite in vari attentati compiuti oggi in differenti quartieri di Baghdad. Sette civili sono morti e altri 18 sono rimasti feriti per l'esplosione di una bomba in una stazione di autobus a Mashtal, nella parte Sudest della capitale. Altri quattro civili sono rimasti uccisi per l'esplosione di un ordigno lungo una strada a Kahira, nella parte nord della città. Due agenti di polizia e un civile sono morti in altri attentati dinamitardi compiuti in mattinata nella zona centrale di Karrada e in quella sud-orientale di al-Ghadir.

    Ucciso un alto funzionario a Kandahar
    Il vicecapo dei servizi d'informazione afghani a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan, è stato assassinato ieri sera da uomini armati, secondo quanto si è appreso oggi da fonte ufficiale. L'assassinio non è stato rivendicato, ma le modalità di esecuzione sono le stesse di quelle di vari altri attentati messi in atto dalla guerriglia talebana.

    Crisi mutui: al vertice G20 parteciperà Hu Jintao
    Sarà il presidente Hu Jintao a rappresentare la Cina al vertice del G20 del 15 novembre a Washington. Lo ha annunciato oggi un portavoce del governo cinese. La Cina, ha detto il portavoce, ha “accettato l'invito a partecipare alla riunione di Washington”, convocata dal presidente americano George W. Bush per discutere della crisi finanziaria internazionale.

    Firmato storico accordo su commercio tra Taiwan e Cina
    Firmato oggi a Taipei un accordo storico tra Cina e Taiwan che, dopo 10 anni di silenzio, riapre un colloquio diretto fra i due Paesi. L'accordo lascia da parte il problema politico della sovranità di Taiwan (ottenuta nel 1949) e mira a incentivare il turismo triplicando i voli che collegano la Cina con l’isola e aprendo decine di porti al commercio. Il miglioramento delle relazioni economiche e commerciali tra Pechino e Taipei è stato favorito dall’elezione a presidente del leader del Partito Nazionalista, Ma Ying-jeou, avvenuta lo scorso anno.

    Due attentati nel sud della Thailandia
    Due bombe, una delle quali sicuramente un'autobomba, esplose quasi simultaneamente nel Sud a maggioranza islamica della Thailandia hanno fatto almeno 62 feriti. Lo annuncia la polizia thailandese, che di solito attribuisce questo tipo di attentati alla guerriglia separatista islamica attiva nel Sud del Paese. Entrambe le esplosioni sono avvenute nella provincia di Narathiwat.

    India
    Almeno quarantacinque persone sono morte e cinque sono rimaste ferite quando l'autobus sul quale viaggiavano è caduto in un burrone profondo oltre 200 metri a pochi chilometri dalla località turistica di montagna di Kufri, sulla strada che conduce a Shimla, nello Stato indiano settentrionale dell'Himachal Pradesh. Secondo le prime informazioni fornite dalla polizia locale e riportate dal quotidiano "Times of India", tra le vittime ci sarebbero molte donne. Le cause dell'incidente devono ancora essere accertate.

    Italia - Festa unità nazionale
    Il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, si è recato all'Altare della Patria, per deporre una corona di alloro sulla tomba del milite ignoto. È il primo atto delle cerimonie per il 4 novembre, Giornata delle Forze armate e giorno dell'Unità nazionale, ma, quest'anno, anche 90.mo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale. Presenti tutte le più alte autorità dello Stato.

    Ultima giornata di negoziati per l’Unione per il Mediterraneo
    La seconda ed ultima giornata di negoziati tra i 43 ministri euro-mediterranei che devono sciogliere i nodi del dossier sull'Unione per il Mediterraneo (UPM) si apre con più di una speranza di arrivare ad un accordo che renda possibile all'UPM di proseguire la sua corsa. Da parte sua, l'Alto rappresentante della politica Estera e di Sicurezza comune, Javier Solana, non ha dubbi: “Barcellona ce la farà, sarà la sede del nuovo segretariato dell'Unione per il Mediterraneo”, ha detto al suo ingresso nel palazzo dove sono riuniti i 43 ministri euro-mediterranei.

    Immigrazione
    Il pattugliatore della Marina militare "Vega" sta soccorrendo un barcone con decine di migranti a 40 miglia a sud di Lampedusa. Le operazioni sono rese difficili dalle condizioni meteo-marine.

    Zimbabwe
    Un ennesimo vertice regionale per tentare di far uscire lo Zimbabwe dalla crisi sempre più catastrofica in cui versa è stato convocato per domenica in Sudafrica, presumibilmente a Pretoria. Dopo le drammatiche vicende elettorali, il 15 settembre scorso era stato raggiunto un accordo quadro tra vecchia maggioranza ed opposizione per il varo di un governo di unità nazionale con poteri bilanciati. Ma poi tale accordo non è stato tradotto in pratica - sull'assegnazione di alcuni ministri chiave, in particolare quello dell'Interno, le parti sono al muro contro muro - e la situazione è di completo stallo, mentre l'inflazione ha superato la stratosferica percentuale annua di 236 milioni.

    Filippine
    Sono trentanove le vittime del naufragio avvenuto nel centro delle Filippine, al largo dell’isola di Masbate. I soccorsi hanno tratto in salvo 76 persone ma 14 risultano ancora disperse. Secondo la polizia locale, il traghetto aveva lasciato solo venti minuti prima il porto di Dimasalang ed è stato colpito da una particolare raffica di vento. Al momento non si conosce il numero effettivo dei presenti perché si pensa che a bordo del traghetto ci fossero più passeggeri di quelli ufficialmente registrati. II bilancio delle vittime potrebbe quindi aumentare nelle prossime ore. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 309

     
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