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Sommario del 03/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La morte ci fa capire che tutto finisce e ci invita a non vivere da mediocri: così il Papa nella Messa in suffragio di cardinali e vescovi defunti nel corso dell'anno
  • Seminario cattolico-musulmano a Roma sul tema “Amore di Dio, amore del prossimo”. Intervista con mons. Celata
  • In Africa per sperare: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Congo: gli aiuti umanitari dell'ONU giunti nella zona di guerra
  • Domani le presidenziali negli USA: Obama in vantaggio su McCain secondo i sondaggi
  • Il comune di Oxford abolisce i riferimenti al Natale. Mons. Ravasi: è il nuovo ateismo stinto nel grigiore inconsistente dell'indifferenza
  • I Cattolici per una Civiltà dell'Amore lanciano la campagna "Adotta un papà nel sud del mondo"
  • Chiesa e Società

  • I vescovi dell'Orissa incoraggiano i cristiani vittime delle persecuzioni e chiedono giustizia
  • India: dal Congresso Missionario del Gujarat l'impegno a testimoniare la fede nella sofferenza
  • “Non lasciamo soli i bambini congolesi”. E’ l’Appello dell’associazione Amici dei Bambini
  • Honduras: il maltempo ha causato 25 morti e 200 mila sfollati. E' stato di emergenza
  • California, Florida ed Arizona al voto sui matrimoni omosessuali. Messaggio dei vescovi su You Tube
  • Bartolomeo I: "rapporto con i cattolici ed ecologia le nostre priorità"
  • Migrazioni, giustizia, pace, creazione, spiritualità al centro del Terzo Congresso ecumenico a Madrid
  • Conferenza a Roma sull’ebraismo di ieri e di oggi
  • L’Episcopato uruguayano lancia la Missione continentale
  • Slovenia: i vescovi contro le spese militari
  • Irlanda: i vescovi contro i tagli all'istruzione
  • Bioetica, visibilità della Chiesa e tutela dei luoghi di culto i temi della plenaria dei vescovi francesi
  • Colloquio a Lugano su "Chiesa cattolica e Stato in Svizzera"
  • A 50 anni dalla morte di Pio XII un congresso approfondisce l’eredità del suo magistero
  • Indonesia: Forum dei liturgisti asiatici propone l'inculturazione del rito del matrimonio in Asia
  • A Roma un congresso internazionale riflette sul tema della donazione degli organi
  • Presso la Radio Vaticana una conferenza internazionale sulle schiavitù del Terzo Millennio
  • Spagna: al via la 20.ma Giornata universitaria "Con i poveri della terra"
  • Convegno di “Mani Tese” indaga sulle problematiche della cooperazione nel Terzo Mondo
  • Si apre oggi l'assemblea annuale del CISM dedicata al tema dell'obbedienza
  • Mons. Lambiasi ricorda la figura di don Oreste Benzi nell’anniversario della morte
  • Si apre domani a Roma la mostra fotografica “L'Africa si racconta”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Un altro sequestro in Pakistan: rapito un consigliere del governo afghano
  • Il Papa e la Santa Sede



    La morte ci fa capire che tutto finisce e ci invita a non vivere da mediocri: così il Papa nella Messa in suffragio di cardinali e vescovi defunti nel corso dell'anno

    ◊   La morte ci dice una cosa importante: che tutti in questo mondo siamo di passaggio, destinati alla felicità eterna nella misura in cui entriamo nel mistero dell’amore di Dio. E’ quanto ha detto il Papa stamani durante la Messa, presieduta nella Basilica di San Pietro, in suffragio dei cardinali e dei vescovi scomparsi nel corso dell’anno. Ieri sera - lo ricordiamo - il Papa si era recato nelle Grotte Vaticane per un breve momento di preghiera per i Pontefici defunti. Il servizio di Sergio Centofanti.

    (canto)

     
    Il Papa ricorda con “grande affetto” i vescovi, gli arcivescovi e i porporati defunti nel corso dell’anno: tra questi ricorda i cardinali Stephen Fumio Hamao, Alfons Maria Stickler, Aloisio Lorscheider, Peter Porekuu Dery, Adolfo Antonio Suárez Rivera, Ernesto Corripio Ahumada, Alfonso López Trujillo, Bernardin Gantin, Antonio Innocenti e Antonio José Gonzáles Zumárraga. “Noi li crediamo e li sentiamo vivi nel Dio dei viventi” – ha affermato – sottolineando, sulla scorta del Libro della Sapienza (4,7-15), “che vera anzianità veneranda non è solo la lunga età, ma la saggezza e un’esistenza pura, senza malizia”:

     
    “E se il Signore chiama a sé un giusto anzitempo, è perché su di lui ha un disegno di predilezione a noi sconosciuto: la morte prematura di una persona a noi cara diventa un invito a non attardarci a vivere in modo mediocre, ma a tendere al più presto alla pienezza della vita…Il mondo reputa fortunato chi vive a lungo, ma Dio, più che all’età, guarda alla rettitudine del cuore. Il mondo dà credito ai ‘sapienti’ e ai ‘dotti’, mentre Dio predilige i ‘piccoli’”.

     
    C’è dunque “un contrasto tra ciò che appare allo sguardo superficiale degli uomini e ciò che invece vedono gli occhi di Dio”. Ma queste due dimensioni del reale, quella della provvisorietà e dell’apparenza e quella “profonda, vera ed eterna” – spiega il Papa - “non sono poste in semplice successione temporale, come se la vita vera cominciasse solo dopo la morte”:

     
    “In realtà, la vita vera, la vita eterna inizia già in questo mondo, pur entro la precarietà delle vicende della storia; la vita eterna inizia nella misura in cui noi ci apriamo al mistero di Dio e lo accogliamo in mezzo a noi. E’ Dio il Signore della vita e in Lui ‘viviamo, ci muoviamo ed esistiamo’ (At 17,28)”.

     
    D’altra parte – ha affermato Benedetto XVI – “nella prospettiva della sapienza evangelica la stessa morte è portatrice di un salutare ammaestramento, perché costringe a guardare in faccia la realtà”:

     
    “Spinge a riconoscere la caducità di ciò che appare grande e forte agli occhi del mondo. Di fronte alla morte perde d’interesse ogni motivo di orgoglio umano e risalta invece ciò che vale sul serio. Tutto finisce, tutti in questo mondo siamo di passaggio. Solo Dio ha la vita in sé, è la vita”.

     
    Per questo - ha aggiunto - l'uomo può arrivare alla vita eterna solo entrando nella logica del dono: come Dio si è donato a noi in Cristo, così noi siamo chiamati a donarci agli altri: è la logica dell’amore che fa passare dalla morte alla vita, nonostante le nostre umane fragilità. “Questa Parola di vita e di speranza – conclude il Pontefice - ci è di profondo conforto dinanzi al mistero della morte, specialmente quando colpisce le persone che a noi sono più care”:

     
    “Se dunque ci ha rattristato doverci distaccare da loro, e tuttora ci addolora la loro mancanza, la fede ci riempie di intimo conforto al pensiero che, come è stato per il Signore Gesù, e sempre grazie a Lui, la morte non ha più potere su di loro (cfr Rm 6,9). Passando, in questa vita, attraverso il Cuore misericordioso di Cristo, sono entrati ‘in un luogo di riposo’ (Sap 4,7). Ed ora ci è caro pensarli in compagnia dei santi, finalmente sollevati dalle amarezze di questa vita, ed avvertiamo noi pure il desiderio di poterci unire un giorno a così felice compagnia”.

     
    (canto)

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    Seminario cattolico-musulmano a Roma sul tema “Amore di Dio, amore del prossimo”. Intervista con mons. Celata

    ◊   Inizia domani a Roma un Seminario cattolico-musulmano sul tema “Amore di Dio, amore del prossimo”: vi prendono parte 29 esperti da parte cattolica e altrettanti da parte musulmana. Nel contesto della tematica centrale verranno approfonditi due sottotemi: “I fondamenti teologici e spirituali” e “Dignità umana e rispetto reciproco”. Giovedì 6 novembre è in programma l’udienza con il Santo Padre. Nel pomeriggio della stessa giornata è prevista una sessione pubblica presso la Pontificia Università Gregoriana, durante la quale sarà presentata la “dichiarazione finale” da un partecipante cattolico e da un esponente musulmano. Ma sull’importanza di questo Seminario ascoltiamo il segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso mons. Pier Luigi Celata, al microfono di Adriana Masotti:

    R. – L’importanza del prossimo seminario è data soprattutto dal fatto che esso nasce da una proposta che, per parte musulmana, vede riuniti esponenti di diverse tradizioni islamiche - come sunniti, sciiti – provenienti da Paesi di diverse regioni del mondo. Questo incontro si colloca nel quadro di una situazione generale che vede un’attesa piuttosto diffusa, che da una parte comprende il desiderio di sgombrare il terreno dalla possibilità di riferirsi alle religioni, soprattutto alle grandi religioni monoteiste, per giustificare atti o ideologie di violenza; dall’altra, quest’incontro nasce anche dalla consapevolezza condivisa della responsabilità che le grandi religioni – ancora in particolare il cristianesimo e l’islam, anche per una questione quantitativa, statistica, per il numero dei loro aderenti – hanno nei confronti della grande aspirazione dell’umanità: la pace. Più specificamente, a livello istituzionale, questo seminario si colloca nel quadro del forum cattolico-islamico, costituito dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, con i rappresentanti dei 138 musulmani firmatari della nota lettera aperta al Santo Padre e ad altri capi di Chiese e Comunità cristiane dell’ottobre del 2007. Un forum che vede la sua prima espressione in questo seminario, e vedrà ancora un seguito - secondo gli intenti che sono stati concordati - un prossimo seminario che sarà organizzato fra due anni, di intesa fra le due parti, e a cura questa volta della parte musulmana. Per quel che riguarda il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, quest’iniziativa non è del tutto nuova, viene a collocarsi in una tradizione di ricerca di dialogo, di incontro con i seguaci dell’islam, e in particolare si colloca in una serie di iniziative che su base regolare il Pontificio Consiglio organizza con diverse istituzioni musulmane. Questa fioritura di incontri, iniziative, com’è noto, nasce a seguito della grande apertura che la Chiesa si trovò spinta a fare, sotto la guida del magistero di Paolo VI e del Concilio.

     
    D. – In base a quali criteri, da chi sono stati scelti gli argomenti di riflessione, in che modo si svolgeranno i lavori?

     
    R. – I temi che saranno oggetto di riflessione del prossimo seminario, sono stati scelti di comune intesa dai rappresentanti delle due parti, accogliendo come argomento di base quello che fu proposto dalle 138 personalità musulmane nella loro lettera aperta, e cioè amore di Dio e amore del prossimo. Il tema sarà oggetto di dibattito nelle sessioni previste nei giorni 4, 5 e nella prima parte della mattina del 6 novembre; sarà affrontato questo tema secondo un’articolazione che vede il primo giorno la proposta di approfondire i fondamenti teologici e spirituali. Il secondo giorno, invece, l’attenzione sarà concentrata su una dimensione in un certo modo più applicativa, più concreta, dell’amore del prossimo, e cioè la dignità della persona umana e il mutuo rispetto. Ciascuno dei due sottotemi saranno introdotti con una relazione di uno studioso cattolico e di uno studioso musulmano. Si prevede che, a conclusione dei lavori, possa essere approvata una dichiarazione comune.

     
    D. – Il dialogo tra cristiani e musulmani è avviato ormai da decenni. Ma questo dialogo, finora, ha portato frutti?

     
    R. – E’ difficile individuare esattamente i frutti, calcolarne l’estensione, la portata; ma, guardando con occhio sereno a questi decenni di esperienza - che potremmo definire dialogica – non si possono trascurare certi risultati. Certi muri sono caduti, il dialogo stesso a livello tematico si è evoluto per affrontare argomenti a volte anche immediatamente forse non graditi secondo una sensibilità tradizionale, ma che oggi trovano disponibilità e apertura, sia da una parte che dall’altra. L’esempio dato, se così si può dire, a livello centrale, ha lievitato iniziative analoghe anche a livello delle Chiese locali, delle Chiese particolari; qua e là, nelle differenti regioni del mondo, si possono constatare iniziative molto fruttuose. I frutti si vedono forse più concretamente, perché dove vi erano situazioni di diffidenza, di non riconoscimento, ci sono oggi invece reti di relazioni, di incontri, di collaborazione, anche per affrontare comuni problemi, cercarne insieme la soluzione. Quindi, si può dire, con animo umile, semplice e riconoscente a Dio, che il buon seme, laddove è stato seminato, ha portato frutto.

     
    D. – Che cosa risponde però a chi sostiene che, nonostante tutto, i rapporti con i musulmani rimangono tesi?

     
    R. – E’ vero, vi sono delle situazioni dove sono presenti delle tensioni tra la comunità musulmana e la comunità cristiana; sarebbe però interessante vedere sempre se l’origine di queste tensioni è data da elementi religiosi o piuttosto da influssi e condizionamenti di natura diversa, di tipo sociale, di tipo economico, di tipo ideologico, politico, di strumentalizzazione che si possa fare da una parte e dall’altra. Certamente un dialogo serio deve farsi carico, a un certo punto, anche di queste situazioni che tardano ad evolversi verso quella dimensione di armonia che deve caratterizzare ogni società degna di questo nome, ma la Provvidenza se ci dà del tempo e delle energie, ci vedrà anche impegnati per affrontare queste diverse situazioni.

     
    D. – In alcuni Paesi musulmani sappiamo che i cristiani vivono una situazione difficile, la loro libertà è limitata, quando non addirittura negata. Come si muove la Santa Sede in questi casi, per migliorare la loro situazione?

     
    R. – La Santa Sede agisce a diversi livelli e con diversi strumenti. Anzitutto, la Chiesa locale: la Santa Sede non è mai attiva se non in intesa con la Chiesa locale. Quindi, nell’ambito di questa comunione ecclesiale, le iniziative possono essere le più diverse: per quel che riguarda noi in modo particolare, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, come abbiamo già fatto per certe regioni, cerchiamo di favorire l’incontro tra rappresentanti delle diverse parti perché abbiano a conoscersi meglio, perché i muri della diffidenza, perché le ferite che vengono dalla storia possano essere lenite, perché conoscendosi meglio si instauri un regime di maggiore fiducia reciproca, perché possano essere affrontate anche questioni concrete, per vedere insieme di trovarne o favorirne le soluzioni migliori. Il dialogo, laddove si riesce a promuoverlo, ha come scopo di portare coloro che vi partecipano a collaborare insieme per il bene delle rispettive comunità e della società tutta intera.

     
    D. – Che cosa ci si può augurare, anche aspettare, da questo Seminario di novembre?

     
    R. – E’ un cammino che inizia. Come ogni cammino, tende ad una mèta, la mèta del dialogo la conosciamo: conoscersi meglio, cercare di comprendersi nelle ragioni dell’uno e dell’altro, vedere quali elementi ci accomunano, perché insieme possiamo dare una risposta - per stare al tema di questo seminario – di amore coerente a Dio, cercando di amarci tra noi. Instaurare quindi un clima, una realtà, uno stile di rapporto che rifletta questo comandamento nuovo, almeno per noi, dell’amore. Un cammino che si avvia alla luce, con la forza di questa grazia che è l’amore di Dio stesso a nostra disposizione, anima la nostra speranza perché possiamo, anche con questo cammino, come facciamo con altri percorsi, promuovere qualcosa che risponda veramente al disegno di Dio a riguardo delle sue creature, al disegno del Padre riguardo i suoi figli, che li vuole uniti in una comune tensione, che sia di rispetto reciproco, che sia di realizzazione nella solidarietà dei nostri destini.

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    In Africa per sperare: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Il conflitto in Congo è uno dei tanti drammi che affligge l’Africa: ci sono altre guerre, le pandemie, la povertà, la fame. Ma ci sono anche tante ricchezze della società africana che spesso non vengono messe in risalto dai mass media e che invece la comunità cristiana cerca di valorizzare. Un segno importante dell’attenzione costante della Chiesa per questo Continente sarà il viaggio che Benedetto XVI compirà nel marzo dell’anno prossimo in Camerun e Angola. La riflessione del nostro direttore padre Federico Lombardi.
     
    L’annuncio dato dal Papa di un suo prossimo viaggio nel continente africano, nel marzo 2009, è una notizia importante. Giovanni Paolo II, che aveva dedicato all’Africa una grandissima e appassionata attenzione – tanto da essere definito dal cardinale Thiandoum: “Giovanni Paolo II l’Africano” – negli ultimi anni del pontificato non aveva potuto più recarsi nel Continente: gli ultimi brevi viaggi erano stati nel '98 in Nigeria e nel 2000 in Egitto e nel Sinai. Benedetto XVI ha già toccato vari Paesi d’Europa, le Americhe, l’Oceania e in certo senso anche l’Asia con il viaggio in Turchia, ma non aveva ancora visitato alcun Paese africano. Certamente, l’Africa con i suoi gravi problemi è stata spesso presente nelle sue parole e sempre nel suo cuore, ma un viaggio ha sempre un significato fortissimo di partecipazione, di presenza, di contatto diretto. Inoltre, il prossimo anno 2009 sarà l’anno dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa e il viaggio del Papa avrà un ruolo fondamentale nella sua preparazione, cosicché l’intera Chiesa orienterà il suo sguardo verso l’Africa. La solidarietà spirituale e fattiva della comunità universale dei credenti accompagnerà il rinnovato impegno di crescita delle comunità cattoliche dell’Africa che - come quella dell’Angola - contano ormai cinque secoli di vita, hanno una loro storia e tradizione sulla cui base guardare al futuro. Tutti abbiamo negli occhi immagini drammatiche di conflitti e di povertà, ma c’è anche una straordinaria vitalità positiva nel Continente che va liberata, incoraggiata, sostenuta e orientata, perché gli africani possano costruire l’Africa nella dignità e nella speranza. Un messaggio di speranza: è certamente questo che Papa Benedetto porterà alla terra africana.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Francesco M. Valiante sul primo incontro del forum cattolico-islamico in programma in Vaticano da domani a giovedì.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la situazione nella Repubblica Democratica del Congo: primi aiuti umanitari dell'Onu ai profughi nel Nord Kivu.

    Sulle onde della radio navigava la voce della Chiesa: in cultura, stralci dal contributo di Philippe Levillain nel catalogo della mostra "Pio XII. L'uomo e il pontificato" (da domani al 6 gennaio in Vaticano), passi della lettera del cardinale Tarcisio Bertone, contenuta nel catalogo, e una sintesi dell'intervento di monsignor Walter Brandmuller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, che oggi, in anteprima, ha presentato l'avvenimento alla stampa.

    Lucetta Scaraffia recensisce il libro di Riccardo Chiaberge "La variabile Dio": due astronomi, un gesuita e un ebreo, a colloquio su scienza e religione al di là degli stereotipi.

    L'oreficeria sacra tra medioevo e modernità: un articolo sulle opere di Nicola di Guardiagrele in mostra a Roma.

    Come suona un tostapane?: la cronaca di Marcello Filotei di un convegno, a Taormina, sulla composizione musicale.

    Pistole per sparare, parole per ferire: Luca Pellegrini su western, noir e commedie impegnati a indagare la condizione umana.    

    Nell'informazione religiosa, Giovanni Zavatta intervista fratel Alois, fondatore della comunità ecumenica di Taize, in vista dell'incontro internazionale dei giovani in Kenya dal 26 al 30 novembre.

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    Oggi in Primo Piano



    Congo: gli aiuti umanitari dell'ONU giunti nella zona di guerra

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo un convoglio umanitario dell’ONU è arrivato a Rutshuru, città divenuta roccaforte dei ribelli. Ma l’offensiva nella regione del Nord Kivu delle milizie guidate dall’ex generale Nkunda, che rifiuta ogni negoziazione, continua a provocare terribili sofferenze tra la popolazione. La situazione umanitaria è resa drammatica anche per le gravi difficoltà incontrate dal contingente delle Nazioni Unite nelle operazioni di peacekeeping e per le violenze compiute anche da soldati dell’esercito regolare congolese allo sbando. Chi abbandona le proprie case deve poi affrontare altre piaghe quali le malattie e le intense piogge. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, Beatrice Luccardi, della Cooperazione internazionale Sud-Sud (CISS), presente con vari progetti nella Repubblica Democratica del Congo:

    R. – Ci sono masse di popolazione costrette a spostarsi; adesso è la stagione delle piogge, quindi il cammino diventa estremamente difficile: lungo la strada in molti trovano il fango, le malattie. Molte persone che arrivano non hanno nessun tipo di infrastrutture e vengono spesso soccorse grazie all’aiuto della popolazione del luogo. E’ veramente difficilissimo calcolare il numero di vittime.

     
    D. – In questa drammatica situazione può poi apparire paradossale, agli occhi degli osservatori esterni, l’atteggiamento critico di parte della popolazione locale verso i soldati dell’ONU…

     
    R. – L’atteggiamento della popolazione pare incomprensibile di fronte ad una missione che ha fatto molte cose buone: ha difeso i civili a Bunia, nel 2002, ha aperto di nuovo la via fluviale sul fiume Congo. Il problema è che in questa situazione particolare del Nord Kivu, il gruppo ribelle avanza e conquista delle posizioni. I tempi di reazione da parte delle autorità di Kinshasa, da parte delle autorità locali dell’ONU, sono tali che quando arrivano ormai è troppo tardi. Quindi le persone non capiscono, e chiedono: “Ma siete qui, perché non ci aiutate, perché arrivate tardi?” Questo, le persone del luogo, che hanno alle spalle più di dieci anni di guerra quasi ininterrotta, non riescono a capirlo.

     
    D. – Poi, oltre alla drammatica avanzata dei ribelli, c’è anche, dall’altra parte, un esercito allo sbando. Soldati che, senza coordinamento, possono anche compiere razzie e violenze.…

     
    R. – Negli ultimi sei anni, è stato fatto un grandissimo lavoro nel riformare l’esercito con l’aiuto della comunità internazionale, ma quando anche questi soldati si ritrovano magari a combattere in una zona che non conoscono, dove non capiscono se la popolazione li sostiene o no, si sentono un po’ abbandonati; allora, può succedere che si lascino andare a forme di abuso.

     
    D. – A proposito di forme di abuso, alcune tra le più turpi sono quelle del reclutamento forzato di bambini. Quanto è presente in Congo il fenomeno dei bambini soldato?

     
    R. – Il problema è stato molto forte durante la guerra civile, anche perché poi c’è quell’aspetto giovanile di voler intervenire, di voler reagire, che sicuramente ha contribuito all’arruolamento. Ci sono adesso delle denunce da parte di vari organismi, agenzie internazionali. Secondo varie organizzazioni i ribelli, che continuano a combattere nel Nord Kivu, hanno addirittura ripreso i bambini che erano stati riportati alla vita civile dall’UNICEF e da altre agenzie.

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    Domani le presidenziali negli USA: Obama in vantaggio su McCain secondo i sondaggi

    ◊   Ultime battute della campagna presidenziale americana, dunque, con i due sfidanti impegnati a conquistare i voti degli indecisi in un pugno di Stati considerati determinanti per l'esito del voto di domani. Barack Obama, nei sondaggi, sarebbe saldamente in vantaggio con più di 6 punti percentuali sul rivale John McCain. Intanto, almeno 20 milioni di americani hanno optato per la possibilità del voto anticipato, in particolare in Florida ed Ohio. Stefano Leszczynski.
     
    A determinare un distacco di oltre 6 punti percentuali nei sondaggi in favore del candidato democratico potrebbe aver avuto un peso significativo il crollo di popolarità della vice di McCain, Sarah Palin; ma anche la convinzione che con Obama alla Casa Bianca il conflitto in Iraq potrebbe terminare in minor tempo. Non sembrano invece influenzare le scelte degli statunitensi le promesse in materia fiscale in quanto il 62% degli elettori non ritiene in nessun caso probabile un abbassamento delle tasse. In ben 30 Stati intanto è stata offerta la possibilità di votare prima del 4 novembre e circa 20 milioni di elettori hanno scelto di recarsi alle urne o di inviare per posta la scheda, soprattutto in Stati decisivi come la Florida e l’Ohio, dove le file ai seggi sono già risultate notevoli. Secondo gli analisti l’affluenza finale alle urne per queste presidenziali potrebbe segnare addirittura un record storico. Il timore della vigilia di voto, tuttavia, comincia ad essere quello che la grande affluenza possa dar vita a situazioni di caos. Com’è già accaduto in passato, anche l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha inviato negli Stati Uniti una missione di un centinaio di “osservatori” internazionali per vigilare sulla correttezza delle operazioni di voto. Sulla fondatezza di questi timori abbiamo sentito Moreno Marinozzi, giornalista esperto di politica statunitense ed autore del libro: “John McCain. Turre le guerre di Maverick”:

    R. – E’ vero che dopo l’episodio della Florida del 2000 ci si va davvero con i piedi di piombo a tutti i livelli, dal conteggio delle schede ai sistemi di votazione. Ma non credo che questa elezione verrà caratterizzata da chissà quali grandi sconvolgimenti o problemi tecnici.

     
    D. – Sembrava che queste elezioni presidenziali si dovessero risolvere sul confronto tra i vice; questa strategia sembra essersi rivelata un po’ un grande flop, dei vice non si sente più parlare, o addirittura sono dannosi…

     
    R. – Assolutamente vero: i vice portano soltanto delle gaffes, di voti ne portano davvero pochi. Biden semmai poteva portare delle garanzie a livello di establishment, cioè di conoscenza dei gangli del potere di Washington; la Palin, nell’immediato - cioè appena scelta da John McCain come candidata alla vicepresidenza – ha avuto l’effetto di portare a McCain tutti quei voti della base della destra repubblicana, però, sul lungo periodo ha portato soltanto gaffes e problemi per tutto lo staff di McCain.

     
    D. – Ultimo giorno di campagna elettorale. Tutti e due i candidati compiranno un rally spaventoso, attraverso diversi Stati, cercando di convincere gli indecisi. C’è veramente qualcuno che deciderà all’ultimo minuto e che potrebbe essere determinante per questa campagna?

     
    R. – Sicuramente è tutto in gioco e soprattutto negli Stati più rurali la formazione del voto avviene negli ultimi giorni.

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    Il comune di Oxford abolisce i riferimenti al Natale. Mons. Ravasi: è il nuovo ateismo stinto nel grigiore inconsistente dell'indifferenza

    ◊   Il consiglio comunale di Oxford ha deciso di abolire qualsiasi riferimento al Natale: tutti gli eventi del 25 dicembre e dei giorni successivi rientreranno nella cosiddetta “Festività della luce invernale”. L’obiettivo dichiarato dalle autorità del comune britannico è quello di ridimensionare l’eccessiva risonanza assegnata alla più importante festività cristiana a discapito delle altre religioni. Contro questa decisione hanno subito protestato non solo anglicani e cattolici, ma anche ebrei e musulmani. I fedeli islamici e di altre confessioni – ha affermato il Consiglio musulmano di Oxford – “aspettano con trepidazione il Natale”, una festa speciale che “non può essere cancellata con un tratto di penna”. Sulla controversa decisione del comune di Oxford, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento del presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Gianfranco Ravasi:

    R. - Il desiderio non è tanto quello, a mio avviso, di riuscire a ristabilire un dialogo in modo tale da non avere prevaricazioni, ma quanto, piuttosto, è quello di stingere fino al punto di estinguere qualsiasi identità propria, qualsiasi storia che sta alle spalle, e non stabilire un vero dialogo. Il vero dialogo lo si costruisce proprio attraverso le identità; quindi, in questo caso, io ritengo che non solo si tratti di una stravaganza, ma alla fine anche di una negazione consapevole - non so fino a che punto - di una grandezza che sta alle proprie spalle, che costruisce il proprio stesso volto. C’è una frase di un grande poeta anglo americano, Elliot, il quale diceva: “Se noi lasciamo cadere le nostre caratteristiche cristiane, alla fine, noi non perdiamo soltanto noi stessi, perdiamo il nostro volto”.

     
    D. – A proposito di identità cristiana, la “Festa della luce invernale” cerca probabilmente di oscurare non solo la cristianità, ma anche il rapporto dell’uomo con Dio. Perché sta avanzando nel mondo questa nuova ondata indifferentista?

     
    R. – Mentre in passato, quando si combatteva la presenza dei segni religiosi, lo si faceva con delle argomentazioni, persino con il desiderio di opporre un sistema del tutto alternativo, ora, invece, tante volte, questa avanzata della negazione è una specie di onda grigia, di nebbia; si vuole introdurre proprio una componente così fluida ed inconsistente che è la caratteristica della secolarizzazione attuale. Dio non viene negato, viene del tutto ignorato e l’impegno pastorale è ancora più complesso perché di fronte ad una negazione, si possono apportare le argomentazioni. Di fronte invece a questa sorta di ‘gioco di società’ incolore, inodore, insapore, c’è, alla fine, l’impossibilità di una reazione. Ora noi non abbiamo più l’ateismo nel senso forte, qualche volta drammatico del passato. Noi ora abbiamo l’indifferenza. Questa indifferenza stempera tutto, stinge, scolora, e alla fine, forse impedisce all’uomo anche di interrogarsi - come fanno tutte le grandi religioni - sui temi fondamentali, temi capitali che vengono invece dissolti nell’interno di un’atmosfera così inconsistente.

     
    D. – Per questa indifferenza, nella multiconfessionale, nella multietnica Gran Bretagna, il mondo della fede è in apprensione. Infatti, tra le voci di protesta, oltre a quelle di anglicani e cattolici, ci sono anche ebrei e musulmani…

     
    R. – E’ suggestivo che questo venga riconosciuto anche dalla altre religioni perché sarebbe anche la loro volta successivamente. Anche loro sarebbero messe, immerse, in questa sorta di bagno che fa perdere le identità, i volti, che fa perdere però anche le grandi ricchezze che questi eventi custodiscono dentro di sé. Per l’Europa, naturalmente, gli eventi sono questi eventi cristiani.

     
    D. – La decisione del Municipio di Oxford, culla della cultura e luogo celebre per la sua università, sembra anche confermare la progressiva e accresciuta distanza di alcuni centri dell’attuale mondo del sapere dalla fede…

     
    R. – Se è vero che la grande cultura ha prodotto, in 20 secoli, la grande testimonianza dell’arte, del pensiero, perfino dell’etica, è vero che, dall’altra parte, siamo di fronte ad una cultura attuale che si ferma soltanto alla superficie. Una cultura che non è più in grado di costruire le grandi visioni ed i grandi sistemi. E forse, queste forme sono più l’espressione quasi di una reazione - direi creata da una forma di eccitazione - più che non l’espressione di un’autentica cultura di una visione del mondo così come è sempre stata offerta nell’interno della grande storia dell’Occidente.

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    I Cattolici per una Civiltà dell'Amore lanciano la campagna "Adotta un papà nel sud del mondo"

    ◊   E' partita il primo novembre la 22.ma Campagna di microprogetti promossa dal Comitato di collegamento di cattolici per una civiltà dell’amore, presentata nei giorni scorsi a Roma. “Adotta un papà nel sud del mondo” è lo slogan che accompagna l’iniziativa che quest’anno si rivolge in particolare alle popolazioni dell’Africa sub-sahariana. Il Comitato, una ONLUS che conta oltre 20 anni di attività, opera in stretta collaborazione con i missionari e grazie al contributo dei singoli cittadini ha già realizzato circa 30 mila microprogetti in tutto il sud del mondo, sostenendo migliaia di famiglie in difficoltà. Chi vuol partecipare alla Campagna può chiamare il numero telefonico 0679350412 o visitare il sito: www.civiltadellamore.org. Adriana Masotti ha chiesto a Giuseppe Rotunno del Comitato di collegamento il motivo della scelta di puntare questa volta all’Africa.

    R. – E' stata scelta l’Africa perché è il Continente più ricco di risorse naturali ma il più povero per la gente; e un secondo motivo è quello della presenza di tante missioni che hanno condotto in tutti questi anni micro-progetti che hanno effettivamente dato risultati notevoli sul posto. Progetti che quindi fanno ben sperare per i cittadini che anche quest’anno aderiranno alla campagna.

     
    D. – Cosa prevedono i micro-progetti che il comitato propone?

     
    R. – “Adotta un papà nel Sud del mondo”: con questa formula, lanciata anche dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel 2001, poi da Benedetto XVI ancora l’anno scorso, alla festa del papà, noi ci prefiggiamo di poter effettivamente arrivare alle radici di un fenomeno sempre crescente. Un fenomeno che è quello della partenza di tante carovane di emigranti da queste aree, alla ricerca di un lavoro in Europa o in altri Paesi ricchi del mondo. Aiutarli sul posto diventa il modo migliore di investire sulla loro dignità, sulla loro capacità, anche, di autodeterminazione dal punto di vista non solamente economico, ma anche professionale: aiutiamo gli insegnanti del villaggio, gli infermieri, anche i medici, i falegnami a fare il loro lavoro sul posto, dalla loro gente.

     
    D. – Quindi non si tratta di progetti di irrigazione, scavo di pozzi e via dicendo, ma di creare opportunità di lavoro?

     
    R. – La formula “adotta un papà” è quella che permette di ridare uno stipendio a queste figure che già lavorano sul posto tramite i missionari con una prospettiva di futuro più seria per quei villaggi, per quelle realtà.

     
    D. – Come si può contribuire? Quanto costa adottare un papà nel sud del mondo?

     
    R. – Con il dramma dell’immigrazione che noi stiamo vivendo, abbiamo visto che per aiutare un papà a lavorare sul posto sono necessari 25 euro per una settimana del suo lavoro. E' invece di 100 euro al giorno il costo che noi affrontiamo per andare incontro alle necessità di un immigrato che viene in Italia. Il progetto si avvale dell’aiuto capillare dei missionari perché questi 25 euro vengono inviati direttamente al conto corrente postale dei missionari responsabili. L'obiettivo è di favorire proprio questo contatto diretto tra le nostre famiglie e le famiglie di quel villaggio, e far crescere insieme le nostre e le loro.

     
    D. – Questa è la 22.ma campagna di microprogetti: quali sono i risultati?

     
    R. – Ci sono stati circa 30 mila microprogetti realizzati in tutto il sud del mondo, quindi non solamente Africa ma anche Asia, America Latina, Oceania. Per poter aderire basta chiamare il numero di telefono 06 79 35 0 412, e si riceveranno indicazioni; si potrà scegliere la missione-papà da aiutare e conoscere una nuova realtà di famiglia e di lavoro.

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    Chiesa e Società



    I vescovi dell'Orissa incoraggiano i cristiani vittime delle persecuzioni e chiedono giustizia

    ◊   Una lettera pastorale firmata dai sei vescovi dell’Orissa è stata letta ieri in tutte le chiese dello Stato, dove dalla fine di agosto le violenze contro i cristiani hanno causato oltre 60 morti, 50 mila sfollati, 180 chiese distrutte e il danneggiamento di abitazioni, conventi, ospedali e centri di accoglienza. “Avevamo bisogno di incoraggiare il nostro popolo, prostrato da questi attacchi crudeli e barbarici – ha detto ad AsiaNews mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttak-Bhubaneswar, tra i firmatari del messaggio - e nello stesso tempo volevamo spiegare loro che la storia dell’Orissa si inserisce nella storia della Chiesa universale, in cui ci si accorge che i cristiani sono stati perseguitati per secoli”. Nella lettera i presuli “s’inchinano umilmente davanti alla forte adesione di fede” dimostrata dai cristiani e si dicono orgogliosi della loro “capacità a sopportare ogni forma di intimidazione e minaccia”. Sulle ragioni delle violenze i vescovi spiegano che “la Chiesa si è schierata dalla parte dei poveri e degli emarginati” facendo “crescere la coscienza e il risveglio fra le comunità più vulnerabili. Ed essi hanno iniziato a domandare più diritti. Tutto ciò non piace ai potenti che temono per la loro posizione e si sentono minacciati dai poveri”. Una denuncia cui fa seguito la richiesta al governo di “sicurezza; giustizia e punizione per i colpevoli” nonché “compensi adeguati per coloro che hanno perso i loro beni”. La lettera si conclude con un ringraziamento a “individui, organizzazioni della società civile, giornalisti, organizzazioni non governative, attivisti politici, cittadini coscienziosi”, in India e all’estero, per il sostegno portato ai cristiani. Dagli sviluppi delle ultime settimane giungono tuttavia motivi di speranza: “Ora sembra che vi sia un cambio di attitudine” dice mons. Cheenath, che trova conferma negli ultimi arresti fatti dalla polizia tra le fila degli estremisti responsabili delle violenze. (C.D.L.)

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    India: dal Congresso Missionario del Gujarat l'impegno a testimoniare la fede nella sofferenza

    ◊   “Il Congresso Missionario del Gujarat è stato un momento molto significativo che ci ha permesso di guardare al nostro passato e di programmare il futuro della missione”: lo ha detto all’agenzia Fides mons. Thomas Macwan, vescovo di Ahmedabad, capitale del Gujarat, che ha ospitato dal 30 ottobre al 1° novembre il Congresso Missionario dello Stato dell'India occidentale. Il vescovo spiega che “siamo partiti dal constatare che in 115 anni di evangelizzazione, la Chiesa in Gujarat è cresciuta fino a 185mila fedeli. Lo Spirito ha operato attraverso i primi missionari giunti dall’India, dalla Germania e dalla Spagna: nel 1893 i primi 18 abitanti della regione accettarono il Cristo come Salvatore e ricevettero il battesimo. Da allora la Chiesa locale si è sviluppata nella fede e nell’organizzazione, nelle sue comunità e istituzioni. Oggi, anche se siamo una esigua minoranza rispetto alla popolazione complessiva dello Stato (oltre 50 milioni di persone), siamo come l’immagine evangelica della lampada che illumina, del sale nella terra e del lievito nella massa. Per anni i cristiani sono stati discriminati e oppressi dai cittadini delle caste più alte. Oggi abbiamo un buon numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, che ci infondono speranza per il futuro. Questa crescita è stata possibile perché la gente del luogo ha conosciuto e accettato Cristo”. Il vescovo ha sottolineato che il Congresso ha dedicato sessioni di lavoro e dibattiti alla drammatica persecuzione che subiscono molte comunità cristiane in India, attualmente in Orissa e in altri Stati della Federazione. Anche in Gujarat sono diffusi i gruppi radicali indù che in passato hanno compiuto atti di estrema violenza contro i cristiani e contro altre minoranze religiose: “L’assemblea delegati al Congresso ha confermato la volontà e l’impegno di testimoniare la fede nella sofferenza, appoggiando la campagna per il riconoscimento dei diritti individuali e della libertà di coscienza e di conversione per tutti i cittadini indiani, qualunque religione professino”. (R.P.)

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    “Non lasciamo soli i bambini congolesi”. E’ l’Appello dell’associazione Amici dei Bambini

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo “la voce dei bambini è spezzata dal frastuono della guerra: in un clima di terrore e caos, molti sono stati separati dalle loro famiglie, altri sono stati abbandonati”. E’ quanto si legge nella nota dell’associazione Amici dei Bambini sulla drammatica situazione nella regione del Nord Kivu, teatro di un conflitto che degenera di ora in ora. L’organizzazione umanitaria internazionale chiede di non “lasciare soli i bambini”, le vittime più vulnerabili della guerra nel Paese africano. Nello Stato Africano l’associazione ha recentemente lanciato la campagna di sostegno a distanza “Bambini al centro”. L’obiettivo – si legge nel documento ripreso dal Sir - è quello di aiutare “minori rifiutati dalla loro famiglia perché accusati di stregoneria, bambini soldato, bambini separati dai loro genitori a causa della guerra, orfani o abbandonati”. “E’ nei momenti di crisi acuta – ha detto Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini - che dobbiamo far sentire la nostra solidarietà ai soggetti più deboli”. “Con il sostegno a distanza - ha concluso - possiamo creare un ‘ponte’ con un Paese colpito dalla guerra”. (A.L.)

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    Honduras: il maltempo ha causato 25 morti e 200 mila sfollati. E' stato di emergenza

    ◊   Le violente piogge che stanno colpendo da diversi giorni il paese honduregno hanno provocato la morte di oltre 25 persone, ha distrutto centinaia di case e ne ha danneggiate circa 24mila. Fino a questo momento sono state registrate circa 200mila persone sfollate ed il 70% della rete stradale danneggiata. Per questo il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. In questo contesto - riferisce l'agenzia Fides - le Pastorali sociali caritas dell’Honduras stanno valutando i danni generali cercando di rendere più efficiente l'aiuto ed offrendo assistenza agli sfollati in diverse località. Nella zona nord del Paese le precipitazioni incessanti e la rottura degli argini di difesa, hanno causato inondazioni nei municipi di Choloma, La Lima e Porto Cortés, acutizzando anche la situazione a Pimienta e Potrerillo. Mentre gli organismi governativi e la Croce Rossa si stanno preoccupando delle operazioni di evacuazione, i dati della Caritas indicano che più di otto mila persone sono state colpite nella regione nord. Attualmente le organizzazioni locali cercano di collaborare per rispondere alle necessità più urgenti: alimenti confezionati, acqua e medicine. Varie comunità della Diocesi di Trujillo continuano ad essere isolate ed hanno bisogno di aiuto urgente. La Caritas di Trujillo ha distribuito, sabato scorso, circa 200 razioni alimentari, ma non è riuscita ad arrivare alle zone colpite perché non ci sono strade di accesso. Le abbondanti piogge cadute giorno e notte mantengono ancora isolate varie comunità del dipartimento di Colombo, uno dei più colpiti da questi temporali. La stagione delle piogge colpisce l’Honduras tra maggio e novembre, ogni anno. Davanti a questo problema periodico, Caritas Honduras ha messo a punto una Politica istituzionale per la gestione comunitaria per la riduzione dei rischi da disastri, che ha come obiettivo primario quello di contribuire alla riduzione dei rischi della popolazione di fronte agli eventi atmosferici avversi. L'ecosistema è anche una delle preoccupazioni principali della Caritas nella regione latinoamericana e caraibica, in quanto le emergenze ambientali provocano danni all’infrastruttura economica e sociale, cambiamenti nelle priorità sociali, economiche e politiche, squilibri e redistribuzione negativa delle entrate. (R.P.)

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    California, Florida ed Arizona al voto sui matrimoni omosessuali. Messaggio dei vescovi su You Tube

    ◊   Due video-messaggi su You Tube, uno in inglese e uno in spagnolo, per difendere la definizione tradizionale del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna. È l’iniziativa lanciata dalla neo-costituita Commissione per la difesa del matrimonio della Conferenza episcopale degli Stati Uniti in vista del referendum con cui i cittadini della California, della Florida e dell’Arizona sono chiamati, domani, a dichiararsi favorevoli o contrari ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. In pratica, gli elettori dovranno decidere se modificare le costituzioni statali per limitare espressamente il matrimonio alle unioni tra un uomo e una donna. A presentare i due video sono, rispettivamente, il presidente della nuova Commissione, mons. Joseph Kurtz, e mons. José Gomez, presidente della Commissione episcopale per la diversità culturale nella Chiesa. L’equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio, affermano i due arcivescovi nel messaggio ripreso dall'agenzia Cns, “è un’idea falsa proposta e, in alcuni casi, imposta da una minoranza. Essa comporta una radicale ridefinizione del matrimonio che nega la verità secondo la quale esso è l’unione tra un uomo e una donna”. Se questo tentativo riuscisse, ammoniscono, “si creerebbe confusione sull’autentico significato del matrimonio, una confusione che potrebbe diffondersi e avere enormi conseguenze giuridiche sull’educazione dei minori, l’occupazione e la libertà religiosa”. In particolare, “i bambini sarebbero costretti ad imparare che il matrimonio è una relazione d’amore tra le tante”, e si potrebbe impedire alle Chiese di diffondere i loro insegnamenti circa la natura speciale dell’amore tra un uomo e una donna. “Le unioni omosessuali e il matrimonio – ribadiscono quindi con forza i messaggi - sono due realtà completamente diverse. Riaffermare la tradizionale definizione del matrimonio – puntualizzano i due presuli - non costituisce né una discriminazione, né la negazione di un diritto”. Se infatti “le persone omosessuali hanno il diritto di essere trattate con rispetto, è nell’interesse di tutta la società difendere l’istituzione matrimoniale quale relazione tra un uomo e una donna. La società ha bisogno del matrimonio per stabilire e sostenere quella cellula fondamentale della società in cui uomini e donne si amano e trasmettono la vita ai loro bambini che sono il frutto di questo amore”, concludono i due video-messaggi. (L.Z.)

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    Bartolomeo I: "rapporto con i cattolici ed ecologia le nostre priorità"

    ◊   “Il dialogo con i cattolici rientra fra le nostre prime priorità e la strada dell’ecumenismo è una strada senza ritorno”: lo ha affermato Bartolomeo I in una conversazione con AsiaNews. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli è ancora “molto onorato ed emozionato” per l’invito ricevuto da Benedetto XVI a intervenire il 18 ottobre scorso al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. “È stata un’esperienza unica che ricorderò per sempre” ha detto il Patriarca. E ha aggiunto: “Dobbiamo tutti pregare perché venga presto il giorno il cui celebreremo insieme l’eucaristia. Il dialogo con i cattolici rientra nelle nostre prime priorità e la strada dell’ecumenismo è una strada senza ritorno; dobbiamo ringraziare i nostri predecessori per aver intrapreso questa strada”. Un’altra urgente priorità è quella dell’ecologia e della “salvaguardia dell’ambiente”. “Dal 1989, la nostra Sede Patriarcale - ha ricordato Bartolomeo - ha intrapreso iniziative in varie parti del mondo proprio per sensibilizzare l’umanità sui pericoli che conducono allo sconsiderato utilizzo delle risorse materiali ed umane”. A questo proposito, il Patriarcato sta organizzando un simposio internazionale che si terrà in Africa nel 2009, sul delta del Nilo, per “attirare l’attenzione del mondo ai mali che affiggono la tanto martoriata popolazione africana”. Il Patriarca vuole aprire ad Istanbul un Osservatorio internazionale per la salvaguardia dell’ambiente. Con ogni probabilità, la sede sarà nell’ex orfanotrofio dell’isola di Buyukada (dei Principi), che il governo turco sta per cedere al Patriarcato, dopo averlo requisito dal 1964. (R.P.)

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    Migrazioni, giustizia, pace, creazione, spiritualità al centro del Terzo Congresso ecumenico a Madrid

    ◊   Una riflessione sui lavori prodotti nel corso della III Assemblea europea ecumenica svoltasi a Sibiu, in Romania, nel settembre 2007, per favorire il dialogo fra Chiese cristiane d'Europa su temi come migrazioni, giustizia, pace, creazione, spiritualità e testimonianza, sarà al centro del III Congresso ecumenico che si svolgerà a Madrid, in Spagna, dal 14 al 16 novembre. L’evento, organizzato dal Centro ecumenico “Missionari dell'unità” – riferisce il Sir - avrà inizio con una conferenza del professor Nicolae Dura, dell'Università di Bucarest-Constanza, che esporrà ai presenti il punto di vista della Chiesa Ortodossa sull’Assemblea di Sibiu. Seguirà il contributo offerto da Luca Negro, direttore della Commissione per l’informazione della Conferenza delle Chiese europee (KEK), che tratterà invece della prospettiva con cui le Chiese riformate guardano all’evento romeno, ed infine quello della professoressa Lucía Ramón Carbonell, titolare della cattedra delle Tre religioni dell’università di Valencia, che parlerà dell’assemblea di Sibiu dal punto di vista della Chiesa Cattolica. L’incontro terminerà con una sintesi dei punti più importanti del III Congresso ecumenico, offerta dal religioso agostiniano e professore della Facoltà teologica di San Dámaso di Madrid, Pedro Langa Aguilar. (C.D.L.)

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    Conferenza a Roma sull’ebraismo di ieri e di oggi

    ◊   “Essere ebreo oggi” è il titolo della conferenza, promossa dal Centre culturel Saint-Loius de France, che si tiene oggi alle 18 a Roma. L’incontro – si legge in una nota dell’agenzia Sir - rappresenta l’occasione per riflettere sul giudaismo contemporaneo radicato nella storia. Con il suo intervento Mireille Hadas Lebel, storica dell’Università La Sorbonne di Parigi, cercherà di rispondere ad interrogativi forti: dal significato di appartenenza alla comunità ebraica al modo di concepire la partecipazione alla vita sociale fino al rapporto con Israele. “Il XX secolo – spiegano gli organizzatori - ha cambiato per sempre la coscienza ebraica, ma anche lo sguardo che il mondo ha sul giudaismo. La Shoah e la nascita d'Israele sono stati un momento di rottura in una tradizione plurimillenaria. Per tutti gli ebrei sono anche la fonte di un nuovo modo di vivere il giudaismo in un nuovo rapporto con questa tradizione”. Il convegno fa parte di un ciclo di iniziative dal titolo “Uomini e spiritualità”, promosso dal Centro culturale dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede per favorire il dialogo tra realtà laiche ed ecclesiali. (F.A.)

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    L’Episcopato uruguayano lancia la Missione continentale

    ◊   Domenica 9 novembre, in Florida, nella cornice del Pellegrinaggio nazionale annuale al Santuario della Patrona dell'Uruguay, avrà inizio la Missione continentale voluta dalla V Conferenza degli episcopati latinoamericani di Aparecida. Qualche settimana fa, mons. Rodolfo Wirz e mons. Luis del Castillo, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Episcopato uruguayano, in un messaggio hanno invitato i cattolici del Paese ad una “più profonda e consapevole preparazione di questo Pellegrinaggio, per chiedere a Maria, Madre della nostra patria, la sua presenza e protezione materna nella sfida che ci chiama ad essere autentici discepoli e missionari di Cristo”. “Chiederemo a Maria, aggiungevano i presuli, la grazia necessaria per aprire i nostri cuori allo Spirito, alla sua Luce, affinché illumini il nostro cammino verso la Vita”. Il pellegrinaggio nazionale e la concelebrazione eucaristica, che ogni anno raduna decine di migliaia di fedeli, e il lancio della Missione continentale, coincideranno con l’Assemblea plenaria ordinaria della Conferenza episcopale, in programma dal 5 al 12 novembre. I presuli dell'Uruguay, come anticipato dal segretario generale dell'Episcopato, approfondiranno i risultati della recente visita "ad Limina Apostolorum" e, in particolare, gli insegnamenti di Benedetto XVI che li ha ricevuti lo scorso 26 settembre. In questo contesto i vescovi si occuperanno in particolare delle conclusioni del Sinodo sulla Parola di Dio, sulla quale il Santo Padre aveva detto ai presuli: questa Parola “costituisce anche la fonte e il contenuto imprescindibile del vostro ministero come «araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli» (Lumen gentium, n. 25), tanto più necessario in un tempo in cui molte altre voci cercano di far tacere Dio nella vita personale e sociale, portando gli uomini lungo cammini che minano l'autentica speranza e si disinteressano della salda verità su cui può riposare il cuore dell'essere umano. Insegnate, quindi, la fede della Chiesa nella sua integrità, con il coraggio e la persuasione proprie di chi vive di essa e per essa, senza rinunciare a proclamare esplicitamente i valori morali della dottrina cattolica, che a volte sono oggetto di dibattito nell'ambito politico, culturale o nei mezzi di comunicazione sociale, valori che si riferiscono alla famiglia, alla sessualità e alla vita. Conosco i vostri sforzi per difendere la vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale e chiedo a Dio che rechino come frutto una chiara consapevolezza in ogni uruguayano, della dignità inviolabile di ogni persona e un impegno fermo a rispettarla e salvaguardarla senza riserve”. Oltre alle questioni della normale attività delle diocesi e degli impegni pastorali alla luce di Aparecida, i vescovi dell’Uruguay passeranno in rassegna i punti critici della situazione nazionale che appare molto incerta e precaria, in particolare nell’ambito economico-sociale, per via delle conseguenze della crisi finanziaria internazionale che già fa sentire in tutta l’area latinoamericana le sue conseguenze negative sulla cosiddetta economia reale. Preoccupa ai vescovi soprattutto la situazione di ampi settori sociali che scivolano verso l’impoverimento mentre coloro che patiscono già da molti anni la povertà e la miseria vedono allontanarsi, ancora una volta, qualsiasi possibilità di riscatto e promozione. L’incontro dei vescovi si concluderà con una esortazione ai cattolici e all’intero Paese. (A cura di Luis Badilla)

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    Slovenia: i vescovi contro le spese militari

    ◊   La Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale slovena in una nota ha espresso il suo "compiacimento" per gli appelli al disarmo delle Nazioni Unite e in occasione della Settimana mondiale del disarmo appoggiando tutte le iniziative di disarmo nel mondo. "Tra i compiti fondamentali di uno Stato - si legge nel testo firmato da mons. Anton Stres, presidente della Commissione - si considera anche il dovere di difendersi e di garantire la pace e la sicurezza ai propri cittadini. Su questo dovere non ci sono dubbi, ma si assiste spesso ad una smisurata corsa agli armamenti, che il più delle volte non dipende da fondati motivi di sicurezza degli abitanti e degli Stati, bensì da interessi di determinati gruppi". "L'accumulo di armamenti oltre i limiti della ragione provoca una minaccia dei Paesi limitrofi, nonché una minaccia della pace e della vita dei cittadini. Spese sempre più consistenti per l'attrezzatura militare e per il miglioramento della tecnologia militare suscitano a ragione molta preoccupazione". Da qui l'appello all'opinione pubblica slovena e alle istituzioni competenti affinché "sostengano il fondo internazionale sloveno per il disarmo; promuovano l'educazione alla pace e alla non violenza nelle scuole; si impegnino a livello nazionale e internazionale alla riduzione delle spese per gli armamenti; appoggino i cosiddetti "Obiettivi del Millennio" delle Nazioni Unite, secondo cui crescerebbe l'aiuto ai poveri e fino al 2015 si evolverebbe alle nazioni in via di sviluppo lo 0,33 % del rapporto Aps/Pil". Nel messaggio mons. Stres esprime "consenso" rispetto alla decisione della Repubblica di Slovenia, che a maggio del 2008 ha firmato la Convenzione sul divieto di tutti i tipi di bombe a grappolo, sostenendo l'impegno a promuovere la dignità di tutti gli uomini e la riduzione della violenza bellica. "Con l'impegno attivo per il disarmo e con l'educazione alla pace e alla solidarietà tra i popoli, contribuiamo in modo efficace a custodire la pace e lo sviluppo in Slovenia, nell'Unione europea e nel mondo". (R.P.)

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    Irlanda: i vescovi contro i tagli all'istruzione

    ◊   Grave preoccupazione per i recenti tagli al budget dell'educazione che colpiscono i più deboli nella società come i figli di famiglie povere, di nomadi e di immigrati. È quanto emerge da un comunicato pubblicato dalla commissione per l'educazione della Conferenza episcopale irlandese e dall'ufficio educazione della "Conference of Religious of Ireland" che rappresenta diversi ordini religiosi nel quale vengono criticati i tagli del governo irlandese. A preoccupare vescovi e ordini religiosi è la decisione di abolire lo schema che garantisce libri alle scuole più in difficoltà, la riduzione della metà del fondo di sostegno ai figli di nomadi che verrà garantito soltanto alle scuole più svantaggiate e un limite posto al numero di insegnanti di sostegno di inglese che andrà a colpire i più vulnerabili ovvero i nuovi scolari appena arrivati che non parlano inglese. I vescovi fanno notare che questi tagli tolgono loro la possibilità di avere un futuro alla pari degli altri scolari e sottolineano che il sistema educativo irlandese riceve già meno fondi dal governo di quasi qualsiasi altro membro della Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo, con soltanto due paesi, la Grecia e la Slovacchia che investono meno nell'educazione dell'Irlanda. "Chiediamo al governo di rivedere questo budget", scrivono i vescovi e i responsabili degli ordini religiosi, "pensando che è il modo in cui trattiamo i più deboli che definisce la nostra società". (R.P.)

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    Bioetica, visibilità della Chiesa e tutela dei luoghi di culto i temi della plenaria dei vescovi francesi

    ◊   Si apre domani a Lourdes, in Francia, l’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza Episcopale francese. La prima ad essere interamente preparata e presieduta dal cardinale André Ving-Trois, arcivescovo di Parigi. I 117 vescovi presenti si confronteranno su temi di grande attualità tra cui quello della bioetica, in vista di una revisione della normativa sul tema prevista per il 2010. “La coerenza giuridica è fondamentale” sottolinea mons. Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes e presidente del gruppo di lavoro sul tema, secondo cui “i principi fondatori del diritto devono permettere di promuovere i progressi scientifici e la ricerca in vista di nuove terapie” ma, allo stesso tempo, “la scienza non può derogare al principio di indisponibilità del corpo umano”, giacchè è il principio del rispetto della dignità dell’uomo che deve “guidare i progressi della scienza”. Tra i temi in esame dell’assemblea dei vescovi francesi anche quello della presenza della Chiesa nella società, in relazione al quale mons. Claude Dagens, vescovo di Angouleme, sottolinea la necessità di favorire la visibilità della Chiesa nel mondo di oggi. I vescovi francesi tratteranno infine delle problematiche legate ai luoghi di culto e alla salvaguardia del patrimonio culturale della Chiesa. (C.D.L.)

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    Colloquio a Lugano su "Chiesa cattolica e Stato in Svizzera"

    ◊   Si tiene oggi a Lugano il colloquio sul tema “Chiesa cattolica e Stato in Svizzera”, promosso dalla Conferenza episcopale svizzera insieme alla Santa Sede e con la collaborazione della Facoltà di teologia di Lugano-Istituto internazionale di diritto canonico e di diritto comparato delle religioni (DiReCom). La riflessione verterà principalmente sull’analisi della situazione e la ricerca di soluzioni ai punti controversi sollevati dal Diritto ecclesiastico svizzero. Una conferenza stampa presenterà i risultati dei lavori al termine del colloquio, mercoledì prossimo, presso la Facoltà teologica di Lugano; vi prenderanno parte mons. Kurt Koch, Vescovo di Basilea e presidente dell’Episcopato svizzero; l’arcivescovo Francesco Canalini, nunzio apostolico in Svizzera, l’arcivescovo Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; il prof. Libero Gerosa, rettore della Facoltà di Teologia di Lugano e direttore del DiReCom e don Felix Gmür, segretario generale della Conferenza episcopale svizzera. (R.P.)

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    A 50 anni dalla morte di Pio XII un congresso approfondisce l’eredità del suo magistero

    ◊   L’eredità del magistero di Pio XII sarà al centro del congresso che si terrà a Roma, dal 6 all’8 novembre prossimi, presso la Pontificia università gregoriana, e la Pontificia università lateranense promotrici dell’iniziativa. Un convegno che – spiega padre Gianfranco Ghirlanda, rettore dell’Università gregoriana secondo il Sir, intende “studiare in profondità, con il contributo di specialisti, la ricchezza, l’attualità e l’utilità del Magistero di Pio XII” ed in particolare – aggiunge mons. Rino Fisichella, rettore della lateranense – si propone di “ripercorrere diversi temi fondamentali dell'insegnamento del Vaticano II per verificare in essi l'influsso e l'eredità lasciata da Papa Pacelli”. Un lavoro di studio e di approfondimento che – continua mons. Fisichella - muove dalla convinzione “di giungere a risultati che mostreranno, ancora una volta, come il progresso della dottrina nella Chiesa non avviene con discontinuità, ma sempre nel solco di una rinnovata continuità che permette di verificare il lento, paziente e fondamentale impegno di trasmissione della fede di sempre”. (C.D.L.)

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    Indonesia: Forum dei liturgisti asiatici propone l'inculturazione del rito del matrimonio in Asia

    ◊   Promuovere l’inculturazione del rito cattolico del matrimonio in Asia, valendosi delle possibilità offerte dalla seconda edizione tipica dell’Ordo Celebrandi Matrimonium. Con questa indicazione si è concluso a Yogyakarta, in Indonesia, il 18° Forum asiatico sulla liturgia. All’incontro hanno partecipato 65 liturgisti da sette Paesi del Sud-est asiatico e alcuni osservatori dall’Australia e Taiwan che hanno discusso di come rendere più comprensibile e vicino alla sensibilità dei fedeli asiatici il rito cattolico della celebrazione del matrimonio. Nel documento finale le Chiese in Asia vengono esortate “a intraprendere il lavoro di inculturazione del rito del matrimonio avvalendosi delle opzioni e possibilità offerte dalla seconda edizione tipica del nuovo rituale del matrimonio” pubblicata nel 1991 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. “Questo lavoro – premette il documento – dovrebbe essere fondato sulla teologia del matrimonio cristiano, con un’attenzione particolare alla sua natura sacramentale che esprime l’amore di Cristo per la Chiesa, all’uguaglianza e responsabilità reciproca dei coniugi e al compito della Chiesa di difendere e promuovere la santità e l’indissolubilità dell’unione matrimoniale”. I Praenotanda del Rito del Matrimonio – evidenzia quindi il testo - dovrebbero essere attentamente studiati e i testi e i simboli di questa seconda edizione “esaminati nei loro contesti dottrinali, storici e culturali”. Due le ipotesi proposte dal Forum per realizzare questa inculturazione: la prima prevede “l’uso di un’equivalenza dinamica attraverso la quale i formulari e i simboli romani siano riespressi nei corrispondenti costumi locali rivestiti di un significato cristiano”. Nella seconda ipotesi si propone la preparazione di un rito completamente nuovo del matrimonio basato sui riti tradizionali locali. Perché il nuovo rito abbia un carattere autenticamente cristiano, il documento raccomanda “che la Parola di Dio sia parte integrante della celebrazione”. Questo lavoro di inculturazione dovrebbe essere inoltre preparato “da un’adeguata catechesi sul sacramento del matrimonio e da programmi specifici per promuovere la creatività e le tradizioni locali, purificati da pratiche superstiziose e integrati nella liturgia”. A questo scopo, il Forum ha raccomandato il coinvolgimento di liturgisti che abbiano una approfondita conoscenza delle lingue e degli usi e costumi locali. Le loro conclusioni dovrebbero essere approvate dalle rispettive Conferenze episcopali e sottoposte quindi all’esame della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti o di quella per l’Evangelizzazione dei Popoli. (L.Z.)

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    A Roma un congresso internazionale riflette sul tema della donazione degli organi

    ◊   Dal 6 all’8 novembre Roma ospiterà un congresso internazionale sugli aspetti scientifici e medici, ma anche organizzativi, legali ed etici della donazione di organi. Il convegno dal titolo “Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazioni di organi” – informa l’agenzia Sir - è organizzato dalla Pontificia Accademia per la vita, dalla Federazione delle associazioni mediche cattoliche (FIAC) e dal Centro nazionale italiano dei trapianti (CNT). Scienziati, ricercatori ed esperti di questioni etiche, provenienti dal mondo scientifico e dalle associazioni cattoliche, si confronteranno sul tema della donazione di organi e presenteranno le relative attività nei diversi continenti. Il programma dell’incontro prevede un primo giorno dedicato allo “stato” del sistema dei trapianti su base internazionale, con un approfondimento dell’evoluzione storica della scienza dei trapianti e della donazione di organi. Nel secondo giorno saranno approfondite le “dimensioni etiche ed antropologiche” della donazione di organi, con riferimento agli aspetti teoretici, etici e legali del “testamento biologico”. Il terzo ed ultimo giorno sarà invece dedicato al “ruolo dei mass media nei confronti della cultura della donazione di organi”. Per la giornata di apertura del convegno, è previsto l’intervento di mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita. (F.A.)

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    Presso la Radio Vaticana una conferenza internazionale sulle schiavitù del Terzo Millennio

    ◊   Sono 30 milioni nel mondo gli uomini in condizioni di schiavitù, 100 milioni i bambini sfruttati e 300 mila i bambini-soldato. Questi i dati diffusi dall’Ufficio internazionale del lavoro – stando ad una nota diffusa dal Sir - che in Italia trovano ulteriore precisazione nei numeri forniti dal ministero degli Interni: 30 mila nel Paese le persone che vivono come schiavi. Un fenomeno allarmante che ha motivato la conferenza internazionale sul tema “Le schiavitù del Terzo Millennio: migrazione e sfruttamento” promossa dai Cavalieri della Mercede, il prossimo 6 novembre, presso la sede della Radio Vaticana, in Roma. “La schiavitù è il terzo mercato mondiale per produttività dopo il traffico di armi e droga - secondo ONU e IOM - con profitti che sfiorano i 13 miliardi di dollari l’anno”. Una piaga che trova espressione in molteplici forme: dalla vendita di organi alla schiavitù tradizionale, dallo sfruttamento di manodopera e vendita di bambini alla prostituzione e pornografia infantili, e poi l’uso di minori nei conflitti armati e la schiavitù motivata dal debito. Al dibattito, moderato da Benedetto Coccia, della Libera Università S. Pio V, interverranno, tra gli altri, mons. Guerino Di Tora, direttore di Caritas Roma; Daniela Pompei, della Comunità di Sant'Egidio, padre Giovanni La Manna, direttore del Centro Astalli di Roma e padre Damaso Masabo, procuratore generale dell'Ordine della Mercede. Previsto l’intervento di mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. (C.D.L.)

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    Spagna: al via la 20.ma Giornata universitaria "Con i poveri della terra"

    ◊   Salvaguardia dell’ambiente, difesa della vita, lotta alla povertà: si sviluppa lungo questi tre binari la 20.ma Giornata Universitaria “Con i poveri della Terra”, in Spagna. Organizzata dal Movimento culturale cristiano e dal Servizio di assistenza religiosa dell’università di Siviglia (SARUS), l’evento ha preso il via oggi e si concluderà il 6 novembre presso l’ateneo locale. Centrato sul tema “Tutta la vita umana è sacra” - scrive l'agenzia Aciprensa - il programma prevede quattro importanti conferenze: la prima, intitolata “Fame, ambiente e sviluppo: implicazioni a livello planetario”, sarà tenuta oggi dal prof. Antonio Màrquez, docente di Biochimica presso l’Università di Siviglia. Domani sarà la volta del teologo Luis Argüello, che rifletterà sul tema “Cultura della morte e difesa della vita negli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”. Mercoledì, invece, l’economista Rosario Torres parlerà delle “Multinazionali in un mondo in guerra contro la povertà”, mentre a concludere l’evento, il 6 novembre, sarà il dibattito su “Bioetica e cultura della vita”, tenuto da direttore del SARUS; José Mazuelos. (I.P.)

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    Convegno di “Mani Tese” indaga sulle problematiche della cooperazione nel Terzo Mondo

    ◊   “La cooperazione ha un ruolo fondamentale nel dare spazio e fiducia al Sud del mondo” ma è necessario “un cambio di paradigma”, giacché è in crisi “il modello di sviluppo imposto dalla globalizzazione”. Sono le conclusioni secondo il Sir del convegno internazionale promosso dall’associazione Mani Tese sul tema: “Gli equilibri della fame. La cooperazione è la risposta?” per voce di Theophile Kaboré, dell’associazione Kibaré, partner di Mani Tese. Oggi – spiega Kaboré – “viene chiesto a chi non ha riso e mais di destinare le terre alla produzione di agrocarburanti per alimentare le auto del Nord del mondo” mentre “la questione di base è come i contadini potranno avere in mano gli strumenti per nutrirsi e nutrire i loro figli”. Preoccupazione per lo stato di salute della cooperazione italiana è stato espresso anche dalla coordinatrice di Mani Tese, Angela Comelli, secondo cui “per il 2009 verrà tagliato il 55% dei fondi rispetto all’anno in corso, riducendo ulteriormente la già esigua percentuale del PIL che il nostro Paese destina all’aiuto pubblico allo sviluppo, ad oggi ferma allo 0.19%”. (C.D.L.)

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    Si apre oggi l'assemblea annuale del CISM dedicata al tema dell'obbedienza

    ◊   Prende il via oggi a Napoli la XLVIII Assemblea generale della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM) sul tema “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”. Obiettivo dell’incontro – spiegano - “è quello di riaffermare che obbedienza e autorità, seppur praticate in molti modi, hanno sempre una relazione peculiare con il Signore Gesù, Servo obbediente” e “di aiutare l’autorità nel suo triplice servizio: alle singole persone chiamate a vivere la propria consacrazione, a costruire comunità fraterne, a partecipare alla missione comune”. Obiettivi che – si legge in una nota - muovono dalla considerazione che “in questi anni il modo di sentire e di vivere l’autorità e l’obbedienza è mutato sia nella Chiesa che nella società. Ciò è dovuto, tra l’altro, alla presa di coscienza del valore della singola persona, con la sua vocazione e i suoi doni intellettuali, affettivi e spirituali, con la sua capacità relazionale; alla centralità della spiritualità di comunione, con la valorizzazione degli strumenti che aiutano a viverla; ad un modo diverso e meno individualistico di concepire la missione, nella condivisione con tutti i membri del popolo di Dio, con le conseguenti forme di concreta collaborazione”. Il convegno si apre con la prolusione di Don Albereto Lorenzelli, presidente del CISM, e prevede numerosi contributi, momenti di dibattito e spazi dedicati alla preghiera e alla meditazione. Nel secondo giorno la santa Messa di apertura sarà presieduta da mons. Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, mentre mercoledì 5 novembre si segnala, nell’ambito di un incontro con la Chiesa locale, la presenza del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che presiederà una celebrazione eucaristica. L’assemblea si conclude il 7 novembre alla presenza del cardinale Franc Rodè, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. (C.D.L.)

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    Mons. Lambiasi ricorda la figura di don Oreste Benzi nell’anniversario della morte

    ◊   Ad un anno dalla scomparsa, il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi ha ricordato ieri, nel corso di una messa di suffragio, la figura di don Oreste Benzi, “morto – ha detto - come voleva, uscendo dalla porta di servizio, quasi chiedendo scusa del trambusto che avrebbe creato”, proprio come “muoiono i buoni, i giusti, i santi”. Il vescovo – riferisce una nota del Sir - ha quindi invitato le moltissime persone presenti, in prima fila disabili, rom, ragazze di strada e bambini, a leggere “Pane quotidiano”, il libretto in cui don Benzi commenta le letture del giorno. L’anniversario della scomparsa del sacerdote viene poi celebrato dalla diocesi di Rimini insieme con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII con la promozione di numerosi eventi. Fra questi una mostra fotografica sulla vita e l’opera di Don Oreste, che rimarrà aperta fino all’8 novembre, ed un incontro, domani, sul tema “La pace dagli ultimi” che intende approfondire l’impegno per la pace e la nonviolenza in don Oreste, con il contributo del missionario comboniano Alex Zanotelli. (C.D.L.)

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    Si apre domani a Roma la mostra fotografica “L'Africa si racconta”

    ◊   Cancellare l’immagine di un’Africa segnata solo dalla guerra e dalla povertà per delineare nuovamente i contorni di un continente ricco di storia e tradizioni. Con questo obiettivo si apre domani a Roma, la mostra fotografica “L’Africa si racconta”, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza”. Cinquanta scatti per raccontare la vita in Angola, Egitto, Sud Africa, Algeria, Kenia, Mali e Tanzania. Come pure quadri e sculture di George Lilanga, artista contemporaneo del Mali, soprannominato “Il Picasso d’Africa”. Tre giorni, quindi, per mostrare ai visitatori l’Africa con gli occhi della sua gente. Nel giorno dell’inaugurazione, inoltre, si terrà un dibattito sul tema: “Gli stereotipi sul continente”, con gli interventi dell’onorevole Jean Léonard Touadì, di mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria, e di Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione. L’iniziativa ha trovato concreta realizzazione grazie al patrocinio del Comune di Roma, di Laziodisu, dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ed in particolare della Facoltà di Scienze della Comunicazione, e dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Un altro sequestro in Pakistan: rapito un consigliere del governo afghano

    ◊   Aumenta il numero dei sequestri in Pakistan. Questa mattina è stato rapito il consigliere del governo afghano, Akhtar Jan Kohistani. La vittima, che è anche un giornalista e un corrispondente per una radio straniera, è stato portato via dall’abitazione del suocero da più uomini armati. Il sequestro si aggiunge a quello, avvenuto la scorsa settimana, del fratello del ministro delle finanze afghano e a quello dell’ambasciatore afghano designato in Pakistan del 22 settembre scorso.

    Non si fermano gli attentati in Iraq
    A Baghdad in tre diversi attentati sono morte sei persone e un poliziotto ed è stata colpita l’abitazione del vice-ministro del petrolio, Saheb Salman Qutub, nella zona di al Atifiya. Decine i feriti. A Mossul, un civile è stato ucciso e altre quattro persone sono state ferite dall'esplosione di un ordigno al passaggio di una pattuglia di polizia. Nella provincia di Diyala, inoltre, tre donne irachene sono state uccise da un commando armato, probabilmente appartenente al gruppo iracheno di al-Qaida.

    Per l’Europa rischio concreto di recessione: stime al ribasso nelle previsioni di autunno
    Oggi per l'Europa la recessione è un “rischio concreto”, per alcuni Paesi, per la zona euro e per l’intera UE. Lo ha detto il commissario UE per gli affari economici, Almunia, presentando le previsioni di autunno. Tagliate drasticamente le stime sul Pil di Eurolandia che nel 2009 si attesterà allo 0,1%, “vicino alla stagnazione”, contro la precedente previsione dell'1,5%. Nel 2010 è prevista una leggera ripresa. Dell’Italia in particolare si deve dire che “è entrata in una recessione tecnica” che le farà chiudere l'anno con una crescita zero. E il debito pubblico italiano nel 2009 tornerà a salire al 104,3%. A pesare è l'attesa stagnazione dell'economia italiana, ma anche “un avanzo primario ancora troppo basso”.

    Preoccupazione per l’agguato contro giovani, sabato scorso, a Secondigliano, a Napoli
    Un'azione dimostrativa, un avvertimento: sono due delle piste più probabili per l’agguato del primo novembre nel quartiere di Secondigliano, a Napoli, nel quale cinque minori, di età compresa tra i 12 ed i 16 anni sono rimasti feriti, in modo lieve. A sparare davanti ad un circolo ricreativo, un commando di quattro uomini su ciclomotori. Al vaglio degli investigatori la vita dei cinque ragazzi tutti incensurati ma provenienti da famiglie già note alle forze dell'ordine. Tre di loro sono parenti del proprietario del locale, un pregiudicato. Il fatto rinnova la preoccupazione per un quartiere a rischio di una città non facile. Gabriella Ceraso ha parlato con il decano di Secondigliano, padre Francesco Minelli:

    R. – Certamente la realtà di Secondigliano - ma non solo per i giovani, in generale – è una realtà difficile. Purtroppo quando ci sono episodi di questo tipo fanno scalpore, e quindi è una realtà difficile perché, purtroppo, non si offre niente a loro, ai giovani, ma in generale alle famiglie; manca il lavoro, quindi questo, secondo me, condiziona moltissimo tanti giovani che poi vivono la strada, magari vivono con più facilità a contatto con la delinquenza, e sono coinvolti. Questa sicuramente è la realtà che si vive a Secondigliano. Ma ci sono anche le cose belle, magari intorno alle parrocchie: giovani che comunque cercano di seguire altri itinerari, altre piste, grazie anche all’impegno di tanti formatori, tante persone; però certamente sono pochi.

    D. – Ecco, i giovani spesso, come in questo caso, sono vittime di meccanismi di adulti; cosa si può fare?

     
    R. – Non credo ci sia una bacchetta magica, qualcosa che possa risolvere una situazione che sicuramente bisogna vedere in maniera globale. Qui credo che sia un fatto culturale, da incidere soprattutto nelle coscienze delle persone. Ecco, arrivato l’esercito pensiamo che magari risolva, ma non si risolve con l’esercito, anche se può dare più sicurezza. E’ un impegno costante che è necessario qui, sul territorio.

     
    Cipro
    Con un nuovo incontro tra il presidente greco-cipriota Dimitris Christofias e il leader turco-cipriota Mehmet Ali Talat, (il quinto di trattativa vera e propria), proseguono oggi i colloqui per cercare di riunificare Cipro, l'isola mediterranea divisa dal 1974 dopo un intervento militare turco a protezione della minoranza turco-cipriota. Sede dell’incontro, la residenza del rappresentante speciale dell'ONU per Cipro, Taye-Brook Zerihoun, presso l'aeroporto in disuso di Nicosia, nella “zona di nessuno” che ancora taglia in due l'isola. Anche i colloqui odierni, come l’ultimo del 22 ottobre, sono dedicati alla questione della divisione dei poteri tra le due comunità etniche e della governabilità di una Cipro riunificata.

    Sudafrica
    Si chiamerà South African Democratic Congress il nuovo partito a cui i dissidenti dell'African National Congress (ANC) hanno deciso di dar vita. Il 'marchiò è stato ufficialmente depositato stamani. In un primo momento, gli scissionisti avevano puntato su South African National Congress, ma l'ANC si era formalmente opposta, per l'evidente somiglianza delle sigle. La scissione è stata decisa da 'fedelissimì dell'ex presidente Thabo Mbeki, costretto alle dimissioni da capo dello Stato alla fine dello scorso settembre perché sfiduciato dalla dirigenza dell'ANC. Mbeki, almeno ufficialmente, non partecipa alla scissione, anche se ha chiesto con toni duri e sprezzanti all'Anc di non essere ricandidato alle elezioni politiche previste per la prossima primavera. Il nuovo partito - che sarà ufficialmente presentato il prossimo 16 dicembre, ma è ormai pienamente attivo - intende partecipare alle prossime elezioni.

    Cina-Taiwan: iniziata la storica visita dell’inviato di Pechino
    E' cominciata la visita a Taiwan del responsabile cinese per le relazioni con l'isola, Chen Yunlin, considerata di importanza storica. Il governo taiwanese del presidente Ma Ying-jeou, favorevole ad un miglioramento della relazioni con Pechino, ha schierato un servizio d'ordine di diecimila poliziotti per proteggerlo dalle proteste degli indipendentisti, che hanno annunciato tre giorni di manifestazioni anti-cinesi. L'incontro è il secondo a svolgersi tra funzionari cinesi e taiwanesi dopo l'ascesa al potere di Ma Ying-jeou. Nel corso della visita, le due parti dovrebbero accordarsi per istituire voli diretti tra Taiwan e sette aeroporti cinesi, e varare una serie di facilitazioni alle comunicazioni tra le due sponde dello Stretto. Taiwan è di fatto indipendente dal 1949 ma Pechino continua a rivendicarla come parte integrante del proprio territorio.

    India
    Il Primo Ministro dello Stato indiano del Bengala occidentale, Buddhadeb Bhattacharjee, e i sottosegretari Jitin Prasad, Ram Vilas Paswan e Nirupam Sen sono sopravvissuti ad un agguato compiuto dai ribelli maoisti. Al passaggio delle autovetture sulle quali viaggiavano i politici, per ritornare a Calcutta dopo aver presenziato ad una cerimonia di inaugurazione di una fondazione nella città di Midnapore, è esploso un ordigno. Ad essere colpita è stata l'auto con a bordo i poliziotti di scorta: le altre due auto, dove viaggiavano il primo ministro Bhattacharjee e gli altri politici, erano appena passate quando si è verificata l'esplosione. Sei poliziotti sono rimasti feriti. Secondo gli inquirenti l'attentato sarebbe una sorta di avvertimento dei maoisti al primo ministro Buddhadeb Bhattacharjee, per convincerlo a interrompere i suoi progetti di industrializzazione dello Stato.

    Tibet
    Le trattative con la Cina sull'autonomia del Tibet sono state finora un fallimento e alla prossima riunione degli esuli, in programma a fine novembre, il Dalai Lama anticipa che terrà un comportamento “neutrale”. “I sette incontri della delegazione tibetana a Pechino hanno prodotto un nulla di fatto”, ha affermato il leader spirituale buddista, in un incontro a Tokyo al Foreign Correspondents' Club of Japan, proprio nel mentre si profila un'ottava missione. Il Dalai Lama che ha sempre puntato su dialogo e non violenza per trattare con Pechino ha anche dichiarato che in Tibet si è rafforzato il giro di vite del governo centrale, rinfocolando le tensioni, a seguito delle proteste durante le olimpiadi di Pechino. Il 73enne Nobel per la Pace, che è in Giappone per una visita di una settimana durante la quale ha una serie di conferenze a Tokyo e Fukuoka, ha sottolineato inoltre di avere il diritto di andare in pensione, come tutti. Alla riunione degli esuli della terza settimana di novembre a Dharamsala e a quella di fine mese di New Delhi, parteciperanno i parlamentari in esilio e i sostenitori provenienti da ogni parte del mondo.

    Vietnam
    Almeno 55 persone sono morte a causa del maltempo che colpisce il nord e il centro del Vietnam da dieci giorni. Delle vittime, 18 sono nella capitale Hanoi, colpita alla fine della settimana scorsa dalle peggiori inondazioni da 25 anni. Lo hanno reso noto le autorità vietnamite. La maggior parte delle vittime sono morte per annegamento, schiacciate dalla caduta di alberi o dal crollo delle case, folgorate o colpite dai fulmini. Le piogge insolitamente prolungate che si sono abbattute su Hanoi a partire da venerdì scorso hanno provocato scene di caos e giganteschi ingorghi. Oggi il centro di Hanoi aveva ripreso un aspetto più tranquillo, ma alcuni luoghi in città restano allagati. Gli abitanti per spostarsi usano imbarcazioni di fortuna fatte di pneumatici e bidoni metallici. Le inondazioni hanno danneggiato migliaia di abitazioni e decine di migliaia di ettari di campi. Secondo l'ufficio metereologico nazionale, le piogge proseguiranno per due giorni al nord e i quartieri di Hanoi potranno rimanere allagati fino alla fine della settimana. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Federica Andolfi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 308

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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