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Sommario del 02/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Commemorazione dei defunti. All'Angelus il Papa invita a guardare alla morte nella luce dell'amore eterno di Dio, senza cadere in susperstizioni e sincretismi
  • Benedetto XVI nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera per i Pontefici defunti
  • Il cardinale Sandri in India dal 5 all'11 novembre per partecipare ai festeggiamenti per la proclamazione della prima Santa indiana
  • Oggi in Primo Piano

  • Nord Kivu: regge la tregua ma la crisi umanitaria è drammatica
  • Un anno fa si spegneva don Oreste Benzi, "infaticabile apostolo della carità"
  • Con l’amore di Gesù è possibile una nuova vita per i ragazzi di strada brasiliani: la testimonianza di padre Renato Chiera
  • I cimiteri cristiani, "luoghi di riposo" in attesa della risurrezione: intervista con il prof. Fabrizio Bisconti
  • Pubblicato da Città Nuova un libro che raccoglie le conversazioni di Chiara Lubich sul suo rapporto con la Parola di Dio
  • Chiesa e Società

  • Il no della Chiesa francese alla proposta di fare del 2 novembre una giornata a favore dell'eutanasia
  • Il cardinale vicario Agostino Vallini celebra la Messa al cimitero del Verano
  • Dakar: il cardinale Sarr ringrazia i musulmani per aver contributo alla realizzazione del cimitero cattolico Saint Lazar
  • I vescovi del Paraguay in Assemblea plenaria
  • Un documento dei vescovi australiani per tener vivo il messaggio della GMG
  • Il cardinale Zen Ze-Kiun presiede la tradizionale Messa sulle rive del Giordano organizzata dai francescani
  • Conclusi ad Assisi i lavori della XIII Conferenza internazionale della Catholic Fraternity
  • Il cardinale Caffarra ricorda la figura del Servo di Dio Giuseppe Fanin
  • Il messaggio dell’Alto commissario ONU per i diritti umani al governo colombiano
  • Africa: nuova campagna informativa sull'AIDS
  • Al via la IV edizione della Settimana europea della Gioventù
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stati Uniti: martedì si vota per le presidenziali. Obama avanti nei sondaggi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Commemorazione dei defunti. All'Angelus il Papa invita a guardare alla morte nella luce dell'amore eterno di Dio, senza cadere in susperstizioni e sincretismi

    ◊   Occorre oggi più che mai evangelizzare la realtà della morte, così soggetta a credenze superstiziose, perché sia vissuta alla luce del Cristo Risorto e dell’eterno amore di Dio: è quanto ha detto Benedetto XVI oggi all’Angelus, in Piazza San Pietro, nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Il servizio di Sergio Centofanti.

    La domenica odierna unisce due misteri: il ricordo dei fedeli defunti e la memoria della risurrezione di Cristo. E Benedetto XVI esorta a vivere il rapporto con i defunti nella verità della fede, guardando alla morte e all’aldilà nella luce della Rivelazione:

     
    “Già l’apostolo Paolo, scrivendo alle prime comunità, esortava i fedeli a ‘non essere tristi come gli altri che non hanno speranza’. ‘Se infatti – scriveva – crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti’ (1 Ts 4,13-14). E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere”.

     
    Il Papa, sulla scia della sua Enciclica sulla speranza cristiana, si è chiesto se gli uomini e le donne di questa nostra epoca desiderino ancora la vita eterna o se forse l’esistenza terrena sia diventata “l’unico loro orizzonte”:

     
    “In realtà, come già osservava sant’Agostino, tutti vogliamo la ‘vita beata’, la felicità. Non sappiamo bene che cosa sia e come sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa. E’ questa una speranza universale, comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi. L’espressione ‘vita eterna’ vorrebbe dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro essere con Cristo (cfr ivi, 12)”.

     
    “Rinnoviamo quest’oggi – ha affermato il Pontefice - la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo”:

     
    “Sono risorto e ora sono sempre con te, ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce”.

     
    “La speranza cristiana – ha concluso il Papa - non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri”. Infatti, “le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri”:

     
    “Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri. Maria, stella della speranza, renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra preghiera di suffragio per i fratelli defunti”.

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    Benedetto XVI nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera per i Pontefici defunti

    ◊   Questa sera, alle 18.45, Benedetto XVI si recherà nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera in suffragio dei Pontefici defunti. Proprio quest’anno ricorre il 30.mo anniversario della morte di Paolo VI (6 agosto 1978) e di Giovanni Paolo I (28 settembre 1978). Domani mattina, alle 11.30, il Papa presiederà invece nella Basilica Vaticana la Santa Messa in suffragio dei cardinali e vescovi deceduti nel corso dell’anno. La nostra emittente seguirà il rito in diretta a partire dalle 11.20.

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    Il cardinale Sandri in India dal 5 all'11 novembre per partecipare ai festeggiamenti per la proclamazione della prima Santa indiana

    ◊   Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, si recherà in India dal 5 all'11 novembre per partecipare ai festeggiamenti della comunità cristiana del Paese per la proclamazione, il 12 ottobre scorso, della prima Santa indiana: si tratta della religiosa clarissa Alfonsa dell'Immacolata Concezione, morta a soli 36 anni nel 1946 dopo una vita di grandi sofferenze. "Sento che il Signore - diceva Sant'Alfonsa - mi ha destinata ad essere un sacrificio di sofferenza. Il giorno in cui non ho sofferto è un giorno perduto per me". Ma asoltiamo il cardinale Leonardo Sandri, intervistato a pochi giorni dalla partenza da Romilda Ferrauto:

     
    R. – Per me è una grande gioia unirmi ai festeggiamenti locali che avranno luogo a Ernakulam e nella zona dell'arcidiocesi, per celebrare questa nuova santa nel suo luogo d’origine. E’ quindi una grande festa per l’India, ma in particolare per la Chiesa siro-malabarese è una grande gioia avere dato all’India la prima santa, esempio di vita spirituale – senz’altro – ma soprattutto di vita di amore e di carità verso i poveri. E’ un segno, anche, della vitalità, della ricchezza prorompente della Chiesa siro-malabarese, non soltanto per il numero delle vocazioni sacerdotali, religiose e di vita consacrata, sia maschili che femminili, ma anche per l'impegno e la testimonianza di laici e di laiche. La nuova santa indiana è il segno di questa crescita.

     
    D. – Una crescita che si manifesta anche con delle istituzioni molto prestigiose, le scuole, l’educazione: la Chiesa è molto presente anche nella società locale …

     
    R. – Certo, le congregazioni religiose femminili e maschili operano in tutti quegli ambiti che si occupano di promozione umana, religiosa e dell'educazione. La scuola cattolica è aperta a tutti, specialmente ai più bisognosi: la scuola cattolica offre questo servizio anche agli appartenenti a tutte le altre religioni ed è esempio di convivenza che dovrebbe essere modello di vita in questo Paese, l’India, così segnato da grandi personalità che si sono distinte nell’impegno per la pace, per l’intesa tra gli uomini, per il dialogo, per il servizio ai più poveri.

     
    D. – Purtroppo, eminenza, nessuno ignora che questa convivenza, questo dialogo, in questo momento sono messi a dura prova: soprattutto i cristiani soffrono. Lei con quale spirito si reca in India e cosa spera che la sua presenza possa portare?

     
    R. – Mi hanno spiegato che nella zona del Kerala la convivenza respinge la violenza. Purtroppo, in altre regioni dell’India i cristiani hanno sofferto persecuzioni, le loro case sono state bruciate e sono stati uccisi, anche, per il solo fatto di essere cristiani. Noi deploriamo questa violenza e speriamo che la grande anima indiana, che è un’anima di convivenza pacifica tra tutte le religioni, superi questo momento, che sia abbandonata ogni persecuzione, che siano rispettati i diritti della persona umana, soprattutto il diritto alla libertà religiosa; e che queste morti, il sacrificio di questi cristiani, siano per la Chiesa in India uno sprone per una dedizione ancora maggiore al servizio alla nazione, al servizio di tutti gli indiani, pur essendo stata essa vittima di ingiustizia. La Chiesa prega, è vicina alle vittime, è vicina ai cristiani perseguitati insieme con il Papa, con Benedetto XVI. Io spero di portare con la mia persona un messaggio di amicizia, di grande cordialità verso tutti, nella speranza che questi episodi possano essere superati e che tutti sappiano che i cristiani non vogliono soltanto vivere la loro fede cristiana, la loro fede cattolica, ma vogliono anche contribuire al progresso e al benessere di tutta la nazione.

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    Oggi in Primo Piano



    Nord Kivu: regge la tregua ma la crisi umanitaria è drammatica

    ◊   Nella provincia del Nord Kivu, regione della Repubblica Democratica del Congo, sembra reggere la tregua tra le truppe regolari e i ribelli guidati da Laurent Nkunda ma si fa più difficile la situazione umanitaria. Al lavoro la diplomazia europea che domani a Marsiglia in un vertice informale deciderà una strategia comune per riportare la pace. Intanto i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Kouchner e Miliband, hanno lanciato un appello per un'iniziativa politica urgente e per rafforzare il cessate-il-fuoco. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Tacciono le armi mentre si leva il grido dei più sofferenti. In Nord Kivu, la situazione umanitaria resta drammatica, il ministro degli esteri britannico Milliband - in missione nella zona insieme al suo omologo francese Kouchner - ha parlato di oltre un milione e mezzo di sfollati senza accesso agli aiuti umanitari ed ha lanciato l’allarme per il pericolo di epidemie e la diffusa malnutrizione. Ieri i due diplomatici avevano chiesto ai governi del Congo e del Ruanda di applicare gli accordi, già firmati ma rimasti lettera morta, per risolvere la crisi congolese. Intese che prevedevano il rientro degli hutu espatriati, che si trovano in Congo sotto la bandiera del Fronte democratico di liberazione del Ruanda, più la tregua e la smobilitazione dei gruppi armati nella regione del Nord Kivu. Per tentare di trovare una soluzione già domani i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si riuniranno a Marsiglia per provvedere agli aiuti umanitari mentre sembra difficile l’invio di truppe nell’area. Attiva anche l’Unione Africana che si riunirà a Nairobi per un vertice straordinario. Intanto si fanno più numerose e forti le denunce delle organizzazioni umanitarie per l’impiego di bambini soldato nelle milizie ribelli dell’ex generale Nkunda. Per Save the Children si tratta di minori rapiti, armati e costretti ad occupare la prima linea negli scontri per uccidere, ad operare come spie o a trasportare armi pericolose. Vittime della guerra anche le bambine: reclutate o spesso oggetto di abusi sessuali. Sulla drammatica situazione Paolo Ondarza ha sentito il portavoce di Save The Children Italia, Filippo Ungaro:

     
    R. – Negli ultimi giorni c’è stato un intensificarsi dei combattimenti tra le truppe governative e i gruppi di opposizione armata nella provincia del Nord Kivu. Tantissimi bambini sono stati costretti alla fuga senza acqua potabile e con pochissimo cibo. Chiaramente questo li espone nuovamente al rischio di essere arruolati negli eserciti che stanno combattendo in questo momento.

     
    D. – Tra l’altro per motivi di sicurezza in questi giorni la vostra organizzazione è stata costretta a spostare gli operatori in zone più sicure?

     
    R. – Sì, è così, Save the Children è presente nella regione del Nord Kivu da circa 14 anni. Al momento non esistono le condizioni minime di sicurezza per poter operare sul campo. Siamo pronti, però, a ritornare e continuare il nostro lavoro soprattutto perché i bambini sono abbandonati completamente a loro stessi.

     
    D. – In cosa consiste il vostro lavoro nel Nord Kivu, in Congo?

     
    R. – Noi abbiamo fatto tantissimi lavori, per cercare di strappare dagli eserciti in campo questi ragazzi, riunificando le loro famiglie ed inserendoli nella società. Cercando, poi, di mandarli a scuola e far vivere loro un’infanzia normale. Oltre a questo chiaramente sviluppiamo progetti di educazione con la costruzione di scuole, la formazione degli insegnanti, la fornitura di tutto il materiale scolastico e didattico necessario per mandarle avanti.

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    Un anno fa si spegneva don Oreste Benzi, "infaticabile apostolo della carità"

    ◊   Un anno fa si spegneva, all’età di 82 anni, don Oreste Benzi, tenace difensore degli ultimi, dei poveri e dei più abbandonati, nel nome di Gesù. In tanti oggi in tutto il mondo si uniscono in preghiera in memoria del sacerdote romagnolo definito da Benedetto XVI “infaticabile apostolo della carità”. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Don Oreste lo ricordiamo col sorriso buono sul volto, con la tonaca lisa e uno sguardo pieno di amore per tutti. Era nato da una povera famiglia di operai, settimo di 9 figli. Abituato a dividere e condividere. Fonda l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Ma lui dice: “Io non ho fondato niente. Sono stati i poveri che ci hanno rincorso e ci hanno impedito di addormentarci! Sono loro, veri angeli crocifissi, i grandi evangelizzatori, sono loro che ci salvano!”. Oggi la Comunità conta centinaia di case in tutto il mondo per il recupero e l’accoglienza di giovani abbandonati, tossicodipendenti, alcolisti, donne costrette alla prostituzione. Lui chiama queste case “le capanne di Betlemme” perché - dice - come è accaduto a Gesù, Maria e Giuseppe, nessuno li vuole. Il messaggio di don Benzi è decisamente controcorrente, va nelle discoteche di Rimini per annunciare l’amore di Dio, va dai carcerati, dagli zingari, prega davanti agli ospedali perché le donne non abortiscano. Trae la forza e il coraggio dall’amore per Gesù. E questo è il carisma della sua Comunità come lo stesso don Oreste ci spiegava in una intervista rilasciata a Barbara Castelli nel novembre del 2004:

    R. – Il carisma consiste, in primo luogo, nel conformare la vita a Gesù nel suo essere povero, nel suo essere servo, nel suo essere vittima di espiazione dei peccati del mondo. Poi, secondo, nel condividere direttamente la vita degli ultimi, cioè: l’io e il tu diventano un “noi” effettivo, il mio e il tuo diventano un “nostro” effettivo. Infine, portiamo avanti questi principi nella fraternità: “amatevi come io vi ho amato” ...

     
    D. – Cosa ha ricevuto “in cambio” di tutti questi anni spesi a restituire un volto alla speranza?

    R. – Che tantissimi giovani hanno scelto di dare la vita a Gesù e di vivere per Lui, mettendo la loro vita con la vita degli ultimi.

    D. – Il consiglio di don Benzi per quanti vogliono incontrare il mondo del volontariato ...

    R. – Prendere sempre più coscienza che Cristo è venuto a formare un popolo, cioè la tua vita diventa vita nella misura in cui tu offri questa vita a tutti… e questo crea la luce, il sole nello sguardo della gente.

     
    Don Benzi si è spento proprio nel giorno dei defunti. Lui era solito scrivere un commento per la Liturgia del giorno successivo. Il primo novembre 2007 aveva scritto queste parole:

     
    “Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicina dirà: ‘E’ morto’. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio”.

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    Con l’amore di Gesù è possibile una nuova vita per i ragazzi di strada brasiliani: la testimonianza di padre Renato Chiera

    ◊   “I bambini non sono il problema, ma la soluzione”: è questo lo spirito che da oltre trent’anni anima padre Renato Chiera impegnato per il riscatto dei “ragazzi di strada” brasiliani. Fondatore della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro ed ora anche nel nord del Paese, a Recife, padre Chiera, con la sola forza dell’amore evangelico, ha salvato dalla strada centinaia di “meninos de rua”. Inoltre, il missionario piemontese si prodiga ora per offrire a questi ragazzi un’occasione di lavoro attraverso l’economia di comunione, iniziativa nata nell’ambito del Movimento dei Focolari. Intervistato da Lucas Duran, padre Renato Chiera sottolinea il valore della sua esperienza alla “Casa do Menor”:

    R. – Vuole essere la presenza dell’amore di Dio per chi non è figlio. Io dico sempre che la grande tragedia non è solamente essere poveri, c’è una tragedia più radicale: non essere amato da nessuno, non avere nessuno che la sera ti aspetta a casa. E allora noi, cosa vogliamo fare? Vogliamo ridare a questi ragazzi, distrutti dalla mancanza di amore, la gioia di vivere e di sentirsi amati e di poter imparare ad amare.

     
    D. - Il profilo del ragazzo di strada di cui stiamo parlando?

     
    R. – E’ l’espressione radicale dell’esclusione assoluta, della mancanza di rapporti nella famiglia. Generalmente hanno famiglie distrutte, sono esclusi, nessuno li vuole, sono pericolosi, si drogano, assaltano, entrano nel narcotraffico, sono potenziali delinquenti o lo sono già di fatto. Quindi c’è l’esclusione sociale e l’esclusione economica perché sono il frutto della mancanza di rapporti di reciprocità nell’economia, di amore reciproco, come dice il Vangelo. Sono l’espressione estrema di tutti i tipi di esclusione; sono ragazzi che cominciano ad andare in strada perché sono picchiati in casa, subiscono violenza, abusi sessuali, c’è di tutto. Cominciano a stare in strada e lì fanno gruppo e poi entrano molto spesso nel narcotraffico: cominciano a drogarsi, a spacciare droga, devono uccidere, devono essere pronti a tutto, ad uccidere anche un loro amico per un “reale”, la moneta brasiliana. Quindi sono figli della distruzione dell’amore e noi li dobbiamo recuperare con l’amore.

     
    D. – Padre Renato, voi come entrate in contatto con loro e quale prospettiva gli offrite?

     
    R. – Devono sentirsi amati. Noi siamo “programmati” per essere amati e poi impariamo ad amare. Allora, noi abbiamo il contatto nella strada, io ho 66 anni ma ancora vado in strada, ci vado volentieri. Lì è l’approccio di strada, noi lo chiamiamo “innamoramento”, noi facciamo sentire loro che noi siamo là perché vogliamo loro bene e loro ci chiedono: “Ma perché mi vieni dietro” perché sentono che noi andiamo dietro loro con un altro scopo, che non abbiamo interessi di nessun senso perché sono anche sospettosi. Però, quando capiscono che noi siamo là per amore, allora, cominciamo un dialogo, li ascoltiamo, non vogliamo insegnare niente, vogliamo amarli come sono, senza giudicarli, vogliamo sapere perché sono là, cosa fanno, se sono contenti di essere là, se vogliono continuare e noi lo rispettiamo. Però, quando abbiamo già creato un rapporto, gli diciamo: “Senti, vuoi stare in strada, vuoi stare nel narcotraffico, nella prostituzione, questa vita ti piace o sogni un’altra vita?” Loro mi rispondono: “Ma chi sei tu, cosa proponi? Ma c’è un’altra vita? E’ possibile? Io sono otto anni che sono in strada”. Un altro ci dice: “Io sono cinque anni che vivo in strada, la società ci vede male, nessuno ci dà un’opportunità”. Molte volte, io porto con me dei ragazzi che erano stati in strada e dico a questi ragazzi: “Parlate un po’ con lui, lui era come voi”. Allora incominciamo questo dialogo, cominciamo ad aiutarli a sognare che è possibile un’altra maniera di vivere.

     
    D. – Questo percorso di formazione, funziona, escono quindi nuove vite dalla vostra Casa do menor?

     
    R. – Bravo, tu hai detto “nuove vite”! Non è sufficiente dare degli aiuti sociali, bisogna fare uomini nuovi e noi facciamo questo: cominciano a provare una vita nuova e dicono: “Mah, è molto meglio questo che la droga adesso sono felice!” Prima c’era un buco nel mio cuore che io cercavo di riempire con la droga, con il sesso; qui non serve, lo sai che funziona... Quando amo, io sono felice.” Allora, noi vediamo che il Vangelo recupera, Gesù ci insegna a vivere quel progetto che Lui ha su di noi.

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    I cimiteri cristiani, "luoghi di riposo" in attesa della risurrezione: intervista con il prof. Fabrizio Bisconti

    ◊   La morte per i cristiani è un passaggio. Un passaggio alla vera vita, dove, come dice Isaia, il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto. Per questo i cimiteri cristiani, sin dall’antichità, non sono mai stati luoghi tristi. Lo dice lo stesso termine greco “koimetèrion”, che vuol dire “luogo di riposo”, in attesa della risurrezione. Ma come erano strutturati i cimiteri all’inizio del cristianesimo? Tiziana Campisi lo ha chiesto al prof. Fabrizio Bisconti, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra:

    R. – I cimiteri cristiani nascono tra il II e il III secolo dopo Cristo, specialmente a Roma o meglio, nel suburbio romano. Si scavano per la prima volta delle gallerie o si riutilizzano sistemi idraulici, cisterne o minierie di arenaria abbandonate. I cristiani volevano che la loro comunità fosse sepolta nel medesimo luogo, dunque semplici loculi, tutti uguali, come ci ricorda il Padre della Chiesa, Lattanzio, nel IV secolo.

     
    D. – Come sono strutturati questi luoghi?

     
    R. – Un “praedium”, un appezzamento di terra, acquistato dalla comunità o donato alla comunità da qualche cristiano più abbiente, viene scavato con gallerie di solito parallele; vengono create scale, cubicoli, arcosoli, semplici loculi dove vengono sistemati i defunti.

     
    D. – Possiamo anche parlare di arte nei primi cimiteri cristiani?

     
    R. – Sì: noi, ora, le vediamo spogliate, depredate, svuotate dai barbari di ogni epoca ma in origine le catacombe erano luoghi direi gai, pieni di colore. Questi semplici loculi avevano un corredo all’intorno, fissato nella malta di chiusura: bambole, vetri dorati, campanelli appartenuti ai defunti in gioventù o durante la vita, paste vitree, tessere di mosaico, lucerne per illuminare questi sepolcri … Ma c’è anche un’arte vera e propria: ci sono le pitture, ci sono i sarcofagi …

     
    D. – Cosa sappiamo invece dei riti?

     
    R. – Il rito più diffuso è quello del pasto funebre che, per i cristiani, diventa “refrigerium”, rinfresco dell’anima. Si tratta di un pasto molto semplice che si svolgeva presso le tombe dei defunti in occasione della commemorazione del “dies natalis”, cioè della morte del defunto. E’ molto bello, commovente sapere che questo giorno viene ricordato come il vero natale del defunto. E in questi banchetti, noi pensiamo che si respirasse un’atmosfera di convivialità, di socialità, di fratellanza, di amicizia, si ricomponevano le liti familiari … erano banchetti che prefiguravano il banchetto celeste, che annunciavano la risurrezione finale.

     
    D. – Di queste usanze, quali ancora oggi sopravvivono?

     
    R. – Sicuramente, noi sappiamo dalle fonti che si usava profumare i sepolcri con delle corone di fiori, di rose, di viole e si sa dalle iscrizioni funebri di alcuni cristiani che alcuni mariti ricoprono il sepolcro della moglie di fiori. Così come quella della illuminazione: noi usiamo ancora mettere fiori ma anche illuminare il sepolcro. I sepolcri dei defunti nelle oscure catacombe erano illuminati dalle lucerne, che sono state trovate dagli archeologi in gran numero proprio nelle gallerie delle catacombe.

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    Pubblicato da Città Nuova un libro che raccoglie le conversazioni di Chiara Lubich sul suo rapporto con la Parola di Dio

    ◊   Un contributo alla riflessione della Chiesa sulla Parola di Dio. Questo vuole essere per i curatori, il volume “ Vivere. La parola che rinnova” edito da Città Nuova e pubblicato in concomitanza con lo svolgimento dell’assemblea sinodale di ottobre. Vi sono raccolte 5 conversazioni nelle quali Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari scomparsa nel marzo scorso, espone la sua esperienza personale a contatto con il Vangelo. Ma quale la specificità di questo rapporto? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Michel Vandeleene uno dei curatori del volume:

    R. – Una delle cose che contraddistingue anche la sua esperienza, e del Movimento dei Focolari dietro di lei, è proprio la spinta ricorrente a mettere la parola in pratica, cioè a non essere soltanto gente che la medita, che vi aderisce, ma che cerca di tradurla in vita. E da qui anche il titolo di questo libro: “Vivere”.

     
    D. – In questo modo si può arricchire quella che è la riflessione della Chiesa?

     
    R. – Sì, nel senso, di mettere l’accento su questa dimensione, che poi è del tutto evangelica, perché Gesù stesso ammonisce di non essere soltanto ascoltatore della parola. E’ molto importante. Nell’esperienza di Chiara, però, non c’è soltanto il metterla in pratica, c’è anche dopo il condividerne i frutti.

     
    D. – Cosa genera vivere la Parola?

     
    R. – Intanto, la Parola è veramente guida e permette appunto di orientarsi, di sapere in fondo cos’è il giusto e per quello dà anche sicurezza. Le cose fatte vivendo il Vangelo sono cose solide. Poi una cosa splendida, nell’esperienza fatta da Chiara nella Parola, è scoprire che nelle parole di Dio se noi facciamo la nostra parte, Dio fa la sua. E allora si vedono realizzare le promesse del Vangelo, il centuplo a chi lascia tutto per seguire Gesù. Si sperimenta che la vita fa veramente un balzo di qualità, che si colora, c’è un di più.

     
    D. – Quali le parole su cui è stato incardinato lo stesso Movimento dei Focolari?

     
    R. – Alcune parole cardine sono appunto: “Amatevi”, che è il comandamento nuovo di Gesù, fino a dare la vita l’uno per l’altro, come Gesù l’ha data a noi; e da qui l’unità: che siano uno affinché il mondo creda. Questa spiritualità che è la spiritualità di comunione, dell’unità, è nata tutta da parole evangeliche che si concatenano e che fanno vedere il Vangelo dalla prospettiva dell’unità del testamento di Gesù.

     
    D. – Nel libro si parla di nuova evangelizzazione. E’ la linea del Movimento? In che cosa consiste?

     
    R. – Chiara Lubich parla in questo libro di nuova evangelizzazione, evidenziando quali sono i cardini della nuova evangelizzazione nel magistero di Giovanni Paolo II, che ha lanciato la nuova evangelizzazione. Si parte dalla proclamazione dell’amore di Dio, per cui non il Dio giudice o lontano, ma il Dio vicino. Oppure, questa nuova evangelizzazione ha un ardore nuovo, che parte anche dalla vita. Gesù parlava con autorità, perché "era" quello che "diceva". Di qui anche per esempio nelle omelie, tutta l’assemblea è sempre più attenta quando un sacerdote dà anche del proprio, mostrando come il Vangelo in lui ha portato frutti. Oppure una nuova evangelizzazione non fatta solo da sacerdoti o da missionari o da persone consacrate, ma da tutto il popolo di Dio che evangelizza.

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    Chiesa e Società



    Il no della Chiesa francese alla proposta di fare del 2 novembre una giornata a favore dell'eutanasia

    ◊   Una proposta dalla “forte connotazione ideologica” che viola il clima di preghiera e raccoglimento della giornata di commemorazione dei defunti. Così - si legge sull'Avvenire - il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, in Francia, commenta l'iniziativa dell’”Associazione per il diritto a morire con dignità” (ADMD) che intende fare del 2 novembre una giornata di mobilitazione a favore dell’eutanasia. “Approfittare di questa data per promuovere l’eutanasia sarà vissuto come una violenza” afferma il porporato che condanna l’iniziativa e ricorda come i francesi, e i cattolici tutti, “in questo giorno amano andare in famiglia nei cimiteri”, si raccolgono “in preghiera davanti alla tomba dei cari” e “condividono i ricordi che abitano la loro memoria”. “Se si rispetta questa atmosfera di silenzio – dice il cardinale Barbarin – non si può fare del 2 novembre una giornata nazionale a tema, e ancor meno un momento di lotta a forte connotazione ideologica”, né è possibile giocare sul concetto di “dignità” mascherando forme di eutanasia sotto la definizione di “morte dignitosa”, giacché - conclude il porporato – “la dignità della vita umana trascende tutte le circostanze e le condizioni dell’esistenza”. (C.D.L.)

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    Il cardinale vicario Agostino Vallini celebra la Messa al cimitero del Verano

    ◊   Nel suo pellegrinaggio verso la meta finale, il popolo di Dio è chiamato alla profonda comunione con i Santi, e, sull’esempio di coloro che hanno testimoniato con radicalità ed eroismo la fede in Cristo, a rivedere la propria esistenza per dare alimento alla fede e coerenza all’agire. Questo il messaggio del cardinale vicario Agostino Vallini, ieri, alla Santa Messa in suffragio dei defunti della diocesi presieduta nel cimitero del Verano, in Roma, per la prima celebrazione in questa ricorrenza dal conferimento del nuovo incarico. All’assemblea dei fedeli – riferisce l’Avvenire - il porporato ha ricordato che “sostare davanti ad una tomba vuol dire ricordare la vita del defunto, rinverdire gli affetti, pregare”, ma anche “meditare su quanto sia meravigliosa ma al tempo stesso fragile e breve l’esistenza umana”. Alle domande che inevitabilmente sorgono in queste circostanze sul perché dell’esistenza – ha detto il cardinale vicario – risponde la Parola di Dio che “ci fa guardare la meta del nostro cammino” verso la santità. E sulla figura dei santi il cardinale Vallini ha spiegato che “è santo chi ha creduto che Gesù Cristo è il Redentore; che nonostante la nostra debolezza egli ci ama e ci salva; che ci libera tramite lo Spirito Santo, se lo vogliamo, di tutto ciò che pesa ed è peccato”. In questa tensione alla santità – ha aggiunto – possiamo guardare all’esempio “della grande schiera dei santi”, di ieri e di oggi. Si tratta – ha concluso il cardinale Vallini – di un compito impegnativo, che chiede sforzo e costanza, ma che alla fine ci fa scoprire le cose veramente importanti nella vita”. (C.D.L.)

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    Dakar: il cardinale Sarr ringrazia i musulmani per aver contributo alla realizzazione del cimitero cattolico Saint Lazar

    ◊   “La morte non elimina tutti i legami. Dio non è il Dio dei morti, ma il Dio dei vivi, poiché per Lui e attraverso Lui tutti sono viventi”: è quanto ha affermato l’arcivescovo di Dakar, il cardinale Théodore Adrien Sarr giovedì scorso, durante la benedizione del cimitero Saint Lazar, nella capitale senegalese. Per l’occasione, si legge sul sito www.sudonline.sn, il porporato ha anche inaugurato un monumento commemorativo ed ha ricordato ai fedeli che tutta la vita di Gesù, “il suo insegnamento, la sua morte e la sua resurrezione, proclamano che la vita non si estingue con la morte corporale”, “per coloro che credono in Gesù la vita non è distrutta ma trasformata”. “Lazzaro, del quale questo cimitero porta il nome – ha aggiunto il porporato – ci immerge nella speranza, nell’intimità e nell’amicizia con Gesù. E’ l’amico di Gesù. Lazzaro è nostro fratello. Lazzaro è ciascuno di noi. Le lacrime che Gesù ha versato per Lazzaro, le versa per tutti i defunti e per ciascuno di noi”. Il cardinale Sarr ha detto poi che “nel cuore di coloro che si recano nei cimiteri, c’è il sentimento che non tutto è finito, che sopravvive un legame, che resta una presenza”. Con la morte, ha proseguito il porporato, si apre “la porta della speranza. Il cimitero così è un luogo di raccoglimento, di meditazione sulla vita, il destino dell’uomo, un luogo di preghiera”. Nel corso della cerimonia il cardinale Sarr ha espresso la propria gratitudine al presidente dell’Agenzia nazionale dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (ANOCI) Karim Wade per il contributo offerto nella realizzazione dei lavori per il monumento collocato nel cimitero cattolico San Lazzaro di Betania. Il porporato ha sottolineato che la collaborazione dei musulmani nella sistemazione del nuovo cimitero è stata una bella dimostrazione dei buoni rapporti che esistono fra cristiani e musulmani. (T.C.)

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    I vescovi del Paraguay in Assemblea plenaria

    ◊   Da oggi fino a venerdì prossimo i vescovi del Paraguay s'incontreranno nella capitale Asunción per la loro Assemblea plenaria durante la quale eleggeranno il nuovo Comitato di presidenza per il periodo 2008 - 2011. I presuli hanno un'agenda di lavoro molto fitta poiché dopo una valutazione della loro recente visita "ad Limina Apostolorum", al termine della quale sono stati ricevuti da Benedetto XVI (11 settembre), si occuperanno della situazione venutasi a creare con l’aumento dei conflitti per la terra così come, realtà sempre più generalizzata in tutta l’America Latina, la crescita allarmante della delinquenza metropolitana spesso legata alla proliferazione di gruppi e bande di piccoli e grandi narcotrafficanti. Sul loro tavolo di lavoro i presuli troveranno anche numerosi rapporti preparati dai coordinatori delle aree pastorali riguardanti il bilancio del periodo della presidenza uscente. Dovranno studiare anche altri documenti ugualmente importanti concernenti l’Università cattolica del Paraguay, il Seminario maggiore nazionale e infine l’Istituto superiore di teologia. Secondo quanto è stato anticipato, i vescovi desiderano affrontare tutte questi temi dalla prospettiva teologica e pastorale contenuta negli orientamenti del documento di Aparecida e proprio per questo daranno massima importanza al lancio della Missione continentale. Al riguardo, ha ricordato l’arcivescovo di Asunción, mons. Pastor Cuquejo, “terremo presenti gli insegnamenti del Santo Padre quando ha evocato durante la visita ad Limina che le nostre sfide pastorali sono grandi e complesse”. Ricordiamo le parole di Benedetto XVI ai vescovi del Paraguay: “Di fronte a un ambiente culturale che cerca di allontanare Dio dalle persone e dalla società, o che Lo considera come un ostacolo per raggiungere la propria felicità, è urgente un vasto sforzo missionario che, ponendo Gesù Cristo al centro di ogni azione pastorale, faccia conoscere a tutti la bellezza e la verità della sua vita e del suo messaggio di salvezza. Gli uomini hanno bisogno di questo incontro personale con il Signore che apra loro la porta di un'esistenza illuminata dalla grazia e dall'amore di Dio. In tal senso, la presenza di testimoni veri di autentica vita cristiana, unitamente alla santità dei pastori, è un'esigenza di perenne attualità sia nella Chiesa sia nel mondo. Per questo, cari fratelli, consapevoli che uno dei doni più preziosi che potete offrire alle vostre comunità è il vostro ministero pastorale, vi incoraggio a far sì che, con una vita santa, intessuta di amore verso Dio, di fedeltà ecclesiale e di dono generoso al Vangelo, possiate divenire veri modelli per il vostro gregge (cfr. 1 Pt 5, 3)”. Questa prossima plenaria dell’Episcopato è la prima dopo che si è insediato, lo scorso 15 agosto, il nuovo presidente Fernando Lugo e perciò, assicura la stampa locale, sarà un’occasione rilevante per una prima seppure parziale valutazione dei provvedimenti governativi messi in essere o annunciati. In particolare, ai pastori del Paraguay preoccupano le conseguenze economiche della crisi finanziaria internazionale sul reddito delle famiglie che sono già bassi e precari. La povertà che colpisce quasi la metà della popolazione si declina soprattutto al femminile e dunque coinvolge drammaticamente gran parte dell’infanzia. Il Paraguay ha la spesa sociale tra le più basse del continente americano: meno di 150 dollari pro capite l’anno. (A cura di Luis Badilla)

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    Un documento dei vescovi australiani per tener vivo il messaggio della GMG

    ◊   Tenere vivo lo spirito della GMG perché porti frutto nella vita quotidiana. Con questo obiettivo i vescovi australiani hanno diffuso in tutte le diocesi e le parrocchie del Paese un documento che riprende il tema centrale della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney e ripropone ai giovani la chiamata alla “vita nello Spirito Santo” rivolta loro dal Papa in occasione del grande raduno internazionale del luglio scorso. Si tratta di “un aiuto alla riflessione e alla preghiera sull’importanza dello Spirito Santo nella vita della Chiesa e nel pellegrinaggio che ogni fedele compie nella sua vita” ha spiegato secondo l’agenzia Fides il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney e presidente della Commissione per la Dottrina e la Morale, in seno alla Conferenza Episcopale, presentando il documento. Per scongiurare il rischio che l’esperienza della GMG venga vissuta come un fatto episodico, il testo invita a “tenere viva la fiamma dello Spirito Santo” nella vita di ciascuno, nel cammino di fede personale, negli incontri comunitari, nelle liturgie e nella celebrazione dei Sacramenti. Nel messaggio i vescovi mettono in guardia i fedeli da quelle correnti cosiddette “spirituali” che allontanano dalla fede in Cristo, e piuttosto sottolineano che la vita nello Spirito Santo si alimenta con la frequente celebrazione dei Sacramenti, l’ascolto della Parola di Dio e la lettura delle opere dei Padri della Chiesa che portano alla “immersione completa dell’individuo nel cuore di Cristo”. (C.D.L.)

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    Il cardinale Zen Ze-Kiun presiede la tradizionale Messa sulle rive del Giordano organizzata dai francescani

    ◊   Circa 700 pellegrini si sono recati in pellegrinaggio giovedì scorso sul luogo del battesimo di Cristo - nel fiume Giordano, in Terra Santa – dove ha presieduto una Messa il vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-Kiun. Insieme a lui - si legge sul sito della custodia di Terra Santa - hanno celebrato mons. William Slattery, vescovo di Kokstad, in Sud Africa e il vicario custodiale di Terra Santa fra Artemio Vitores. Al tradizionale pellegrinaggio che si svolge ogni anno a fine ottobre, con il permesso delle autorità militari israeliane e organizzato dai francescani hanno preso parte rappresentanti dei Consolati Generali del Belgio, d’Italia e di Spagna, un centinaio di cristiani di Bombay, circa 200 portoghesi, un gruppo di italiani, polacchi, coreani ed africani oltre ai fedeli parrocchie di Betlemme, Beit Sahour, Cana, Nazareth e Gerusalemme. “Sono felice di rappresentare qui tutto il popolo cinese”: ha detto nella sua omelia il cardinale Zen Ze-Kiun che ha sviluppato una breve meditazione sul battesimo di Gesù. La celebrazione eucaristica ha previsto momenti in diverse lingue: un diacono croato ha prega in italiano, un argentino in arabo, un cinese in latino, un messicano ancora in italiano, un russo in ebraico. Quest’anno i pellegrini che hanno raggiunto le rive del Giordano hanno avuto modo di notare i lavori in corso del ministero israeliano per sistemare il sito archeologico nella prospettiva di un’apertura più ampia dell’area ai turisti. Il luogo in cui Giovanni il Battista avrebbe battezzato Gesù è infatti un’area militare con divieto d’accesso, ma adesso è stato pensato un nuovo «sentiero dei pellegrini», studiato su un percorso che da Gerusalemme porterà al Mar Morto. Sulla strada, tra Gerusalemme e Gerico, sarà possibile visitare il luogo in cui la tradizione colloca la scena del Buon Samaritano che, nella parabola evangelica, soccorre il viandante assalito dai briganti; ma anche le grotte di Qumran. (T.C.)

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    Conclusi ad Assisi i lavori della XIII Conferenza internazionale della Catholic Fraternity

    ◊   La Fraternità Cattolica delle Associazioni e Comunità Carismatiche di Alleanza venne eretta canonicamente dal Pontificio Consiglio per i laici il 30 novembre 1990 in Associazione privata internazionale di fedeli della Chiesa cattolica dotata di personalità giuridica ecclesiastica. Oggi sono 82 le Comunità che ne fanno parte, ciascuna delle quali ha ramificazioni in più nazioni, oltre che nel Paese di origine fondazionale. I membri effettivi si calcolano sui dieci milioni, ai quali vanno aggiunti ancora dieci milioni di aderenti esterni o simpatizzanti. Ad Assisi i loro leader hanno ribadito l’impegno, che già venne loro affidato da Giovanni Paolo II il 7 novembre 2002 al X Meeting internazionale: “Contribuire alla vita della Chiesa attraverso la fedele testimonianza della presenza e dell’azione dello Spirito Santo; nonché aiutare molte persone a riscoprire nella propria vita la bellezza della grazia donata loro col Battesimo”. L’incontro di circa 700 leader di Comunità carismatiche, tutte riconosciute dai propri vescovi di appartenenza, diverse delle quali hanno anche ottenuto il riconoscimento della Santa Sede, è stato preceduto dal II Meeting dei vescovi, una settantina, interessati alle nuove Comunità del Rinnovamento carismatico, nella prospettiva dell’invito di Benedetto XVI di andare incontro ai Movimenti con amore. I presuli si sono poi uniti ai lavori della Conferenza, in una proficua sinergia tra Chiesa istituzionale e Chiesa carismatica, nella convinzione che il carisma che si accompagna, ed è insostituibile, al ministero ordinato non va in contraddizione con l’azione dello Spirito che agisce in mezzo al popolo di Dio e nel mondo, anzi si confermano reciprocamente. Tematiche emergenti approfondite in questi giorni sono state: evangelizzazione e promozione sociale, evangelizzazione ed ecumenismo. Se ne sono fatti interpreti i leader di comunità inserite in contesti particolarmente difficili di Asia, Africa e America Latina, senza trascurare l’Europa. Da rilevare l’interesse per questi lavori mostrato da alcuni vescovi anglicani e ortodossi, come pure da fratelli cristiani, non cattolici, di vari Paesi, convenuti anch’essi ad Assisi su esplicito invito dei responsabili della Catholic Fraternity, e la loro toccante partecipazione ai momenti liturgici e di preghiera comunitaria. Ecco i prossimi appuntamenti della Catholic Fraternity: dal 29 ottobre al primo novembre 2009 a Paray Le Monial, in Francia, la III Conferenza europea; dal 28 ottobre al 2 novembre 2010, ancora ad Assisi, la XIV Conferenza Internazionale in occasione del 20.mo anniversario di fondazione della medesima Catholic Fraternity. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Il cardinale Caffarra ricorda la figura del Servo di Dio Giuseppe Fanin

    ◊   “Essere dentro la società come cristiani (…) senza lasciarsi vincere dall'insidia di separare l'esperienza della fede dall'esperienza umana; ciò che si celebra alla domenica da ciò che si vive il lunedì”. E’ quanto si richiede ai laici cristiani secondo il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, intervenuto ieri a San Giovanni in Persiceto per ricordare il 60.mo anniversario dell'assassinio del Servo di Dio Giuseppe Fanin. L’agronomo cattolico, ucciso il 4 novembre del ‘48 nell'ambito dei delitti commessi nel dopoguerra nel cosiddetto “triangolo rosso” emiliano, è infatti testimone esemplare di quella coerenza che deve informare l’agire cristiano: fu proprio a causa di questa “unità fra il credere e il vivere” – ha ricordato il porporato - che Fanin fu ucciso. Ma l’esercizio di questa coerenza – spiega l’arcivescovo di Bologna ricordando San Paolo – implica per il cristiano la capacità di non lasciarsi trasportare dalle mode culturali del tempo e da chi produce il consenso sociale, per invece interpretare e giudicare ciò che accade alla luce del Vangelo. Fondamentale a questo scopo è la formazione culturale del cristiano, che, traendo ispirazione dalla preghiera e dalla familiarità con la Parola di Dio, nell’esercizio della fede dà forma ad uno stile di vita, genera cultura. “Ciò che ci impedisce di essere sballottati da ogni vento di dottrina – ribadisce il cardinale Caffarra – è pensare come Cristo”, trarre nutrimento al pensiero e all’agire dalle Sacre Scritture e dedicarsi alla pratica degli esercizi spirituali (…) secondo l’esempio del Servo di Dio Fanin. (C.D.L.)

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    Il messaggio dell’Alto commissario ONU per i diritti umani al governo colombiano

    ◊   “La promozione della sicurezza si deve portare avanti in base alle disposizioni del diritto internazionale e rispettando pienamente i diritti umani”. L’ha detto l’Alto commissario ONU per i diritti umani – come riporta l’agenzia MISNA – rivolgendosi al governo colombiano dopo aver appreso la notizia della destituzione di 27 militari accusati della “sparizione” di almeno una ventina di giovani da un sobborgo della capitale, presentati successivamente dall’esercito come ribelli morti in combattimento con le forze armate regolari. Nel messaggio il rappresentante ONU ha anche sottolineato l’importanza dell’adozione di misure atte a prevenire, investigare e sanzionare le violazioni dei diritti umani. L’opposizione ha inoltre chiesto le dimissioni al ministro della Difesa evidenziandone la responsabilità politica per l’accaduto. Il fenomeno dei civili uccisi ‘camuffati’ da combattenti morti in scontri armati, ha ricordato un esponente del partito di sinistra “Polo Democrático Alternativo” , “risponde a una politica che preme per presentare risultati” nella lotta alla guerriglia. Secondo i calcoli effettuati da una rete di organizzazioni non governative nazionali, tra il gennaio 2007 e il giugno 2008 sarebbero state commesse oltre 500 esecuzioni arbitrarie in cui sarebbero direttamente implicati esponenti delle forze di sicurezza. La Procura colombiana sta già ha indagando su oltre 3000 funzionari ed esponenti delle forze armate per violazioni di diritti umani. (F.A.)

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    Africa: nuova campagna informativa sull'AIDS

    ◊   I ministri dell’Educazione dei Paesi aderenti alla Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (CEMAC), riuniti negli ultimi giorni a Douala, in Camerun, hanno approvato i nuovi piani pedagogici unificati per insegnare ai bambini, sin dalle scuole elementari, quali sono le cause e gli effetti della Sindrome da immunodeficienza acquisita (SIDA/AIDS). Realizzati in collaborazione con l’UNESCO, sono stati concepiti con l’intento di creare una politica unitaria regionale di lotta e di sensibilizzazione alla malattia. In base ai documenti approvati, tra i quali compaiono alcuni protocolli d’intesa ufficiali tra i Paesi della regione, tutti i soggetti implicati nel settore educativo avranno il dovere di collaborare nelle attività anti-AIDS. I piani di studio, di cui ne è prevista l’integrazione con attività interdisciplinari, sono armonizzati a seconda dei gradi scolastici e, in base alla disciplina insegnata, inseriranno tematiche legate alla coabitazione con le persone malate, alla prevenzione e al trattamento dell'AIDS. Lo scopo dell’iniziativa – si legge in una nota dell’agenzia MISNA - è formare le prossime generazioni di giovani in modo che siano perfettamente a conoscenza dei problemi legati alla malttia e delle modalità di prevenzione. (F.A.)

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    Al via la IV edizione della Settimana europea della Gioventù

    ◊   Un’occasione per dar voce alle esigenze e alle aspettative dei giovani d’Europa, alla luce delle molteplici sfide che oggi si trovano ad affrontare. E’ l’obiettivo della Settimana europea della Gioventù promossa dall’UE a partire da oggi in 33 Paesi diversi con centinaia di attività e dibattiti a carattere culturale, sociale e politico. Nell’ambito del programma UE “Gioventù in azione”, circa 200 giovani potranno confrontarsi fra loro e con le istituzioni, fornendo preziosi contributi – sottolinea Ján Figel', Commissario europeo responsabile per l'istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù – in vista del riesame del quadro politico di cooperazione per i giovani previsto per la primavera del 2009. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Stati Uniti: martedì si vota per le presidenziali. Obama avanti nei sondaggi

    ◊   Conto alla rovescia negli Stati Uniti dove martedì si vota per eleggere il nuovo capo della Casa Bianca. Diversi sondaggi danno un vantaggio di circa sei punti al candidato democratico Barack Obama rispetto all’avversario repubblicano John McCain in particolare negli Stati chiave nei quali si assegnerà la vittoria. Intanto si lavora per convincere gli ultimi indecisi puntando soprattutto sulle soluzioni per uscire dalla crisi economica in atto. Ma tale impasse ha rimescolato le carte in questa campagna elettorale statunitense? Giada Aquilino lo ha chiesto al professor Tiziano Bonazzi, docente di Storia degli Stati Uniti all’università di Bologna:
     
    R. – Non che le abbia rimescolate. Indubbiamente gioca a favore di Obama la crisi, d'altronde ormai ha accompagnato tutta la campagna elettorale, non semplicemente questi ultimi giorni. Però McCain ha sempre cercato di smarcarsi dalle politiche economiche del presidente Bush e, almeno parzialmente e indubbiamente, c’è riuscito. Per cui, probabilmente non ha avuto ancora l’effetto che ebbe nel 1992 in cui la crisi economica giocò molto pesantemente a favore di Clinton e contro l’allora presidente in carica cioè Bush padre.

     
    D. – Un anno fa Obama era quasi sconosciuto, almeno alla grande platea internazionale. I sondaggi lo danno in vantaggio: cosa ha influito?

     
    R. – Il modo nuovo di porsi perché lui ha rimescolato le carte di ciò che vuol dire “essere nero” negli Stati Uniti. Le questioni e i problemi dei neri sono i problemi degli americani, sono i problemi degli Stati Uniti.

     
    D. – A favore di McCain gioca l’esperienza. Potrebbe essere questo il fattore determinante per il repubblicano?

     
    R. – E’ un fattore importante quello dell’esperienza, sicuramente. Lui lo sta giocando in modo indubbiamente abile.

     
    D. – Dopo i sondaggi, è giunta l’ora della complessa macchina del voto. Che sorprese potrebbero esserci?

     
    R. – Spero che non ce ne siano, se per sorprese si intende brogli, macchine che non funzionano. Però teniamo presente una cosa, che quando si arriverà a martedì prossimo, un terzo degli americani avrà già votato perché in 32 Stati su 50, si può tranquillamente anticipare il voto; si va a votare nei supermercati, si va votare nelle lavanderie, dove sono messe le macchine per votare. Questo, tra l’altro, crea dei problemi agli esperti di opinione pubblica nel fare i sondaggi.

    Zambia
    La Zambia ha un nuovo presidente. Si tratta di Rupiah Banda del Movimento per la democrazia multipartitica (MDD) e capo di Stato ad interim dopo la morte di Levy Mwanawasa, avvenuta ad agosto per un attacco cerebrale. La Commissione elettorale gli ha assegnato la vittoria di misura contro Michael Sata, leader del Fronte patriottico (FP), che ha detto di non riconoscere l’esito dello scrutinio. Le elezioni anticipate di due giorni fa sono state definite regolari dagli osservatori internazionali africani.

    Sudafrica
    Verrà ufficialmente presentato il 16 dicembre il nuovo partito nato ieri dalla riunione a Johannesburg dei dissidenti dell’African National Congress (ANC). Ancora sconosciuto il nome della formazione politica che comunque parteciperà alle prossime elezioni generali, previste nella prossima primavera. Nel corso della riunione è stata anche approvata una mozione che prevede la riforma costituzionale con l’elezione diretta del presidente della Repubblica e non più la sua nomina da parte dei deputati. I dissidenti sono fedeli dell’ex presidente Thabo Mbeki, sfiduciato dall’ANC alla fine di settembre, e sostituto nella carica di capo del partito dal suo rivale Jacob Zuma.
     
    Israele-Siria
    Secondo la radio militare israeliana, il premier dimissionario Olmert sarebbe disposto ad un ritiro totale dalle alture del Golan in cambio di negoziati diretti di pace con la Siria. Una posizione successivamente chiarita dall’ufficio di Olmert che ha precisato che Damasco non riceverà in merito un impegno esplicito da parte di Israele. Intanto su queste aperture è critico il Likud, principale partito d’opposizione, per il quale è inaccettabile concentrarsi sulle trattative diplomatiche con la Siria alla vigilia delle elezioni politiche, fissate per il febbraio 2009. A preoccupare è l’allarme lanciato dallo Shin Bet, il servizio segreto israeliano, secondo il quale c’è il rischio che estremisti di destra possano compiere attentati politici per ostacolare il processo di pace con i palestinesi. Proprio oggi Olmert, in apertura del consiglio dei ministri, ha duramente condannato gli atti di violenza contro gli arabi e le forze dell’ordine compiuti nei giorni scorsi da coloni ebrei in Cisgiordania.

     
    Pakistan
    Nuova tensione in Pakistan. In un attentato avvenuto nel Waziristan, al confine con il Pakistan, otto soldati hanno perso la vita. Un kamikaze si è lanciato contro un posto di controllo a Zalai, 20 km a ovest di Wana. L’attacco avviene all’indomani del rapimento a Peshawar del fratello del ministro delle Finanze afghane.

    Italia
    Sgomento nel quartiere di Secondigliano a Napoli. Cinque ragazzini di età compresa tra i 12 e i 16 anni sono stati gambizzati la scorsa notte davanti ad un circolo ricreativo. Tre di loro sono nipoti del gestore del locale, un uomo con precedenti penali verso il quale si sarebbe consumata la vendetta. A sparare almeno 40 colpi di pistola sarebbero state quattro persone a bordo di due ciclomotori e con i volti coperti da caschi.

    Italia-Alitalia
    Quella di domani si preannuncia una giornata infuocata per i lavoratori di Alitalia dopo la presentazione dell’offerta vincolante della CAI per il salvataggio della compagnia. Ieri i sindacati di piloti e assistenti di volo hanno mostrato il loro dissenso con sit-in e assemblee spontanee all’aeroporto di Fiumicino. Intanto è stata soddisfatta una delle richieste poste dalla stessa CAI: sarà infatti la bad company ad accollarsi i 300 milioni del prestito-ponte ad Alitalia.

    Tibet-Dalai Lama
    Sta per ripartire una nuova tornata di colloqui sul Tibet tra la Cina e gli emissari del Dalai Lama che, oggi da Tokyo, ha aspramente criticato Pechino. Per il leader spirituale le autorità cinesi “stanno condannando a morte” la regione himalayana “perchè – ha detto – è come essere sotto la legge marziale”. Le dichiarazioni arrivano a due settimane dalla sessione speciale del parlamento in esilio in programma il 17 novembre a Dharamsala.

    Cina
    Sono almeno 15 le persone rimaste uccise da una frana che ha inghiottito un villaggio della povincia dello Yunnan,nella Cina sud-occidentale. Trentaquattro i dispersi. Ancora sconosciute le ragioni del cedimento del terreno che ha travolto numerose case dove abitavano un centinaio di persone.
     
    Corea del Nord-Kim Jong Il
    Le autorità nordcoreane hanno reso pubblica una foto del leader Kim Jong Il mentre assiste ad una partita di calcio senza tuttavia precisare alcuna data di riferimento. La posa dovrebbe fugare i dubbi sulle condizioni di salute del numero uno di Pyongyang che, secondo alcune fonti, avrebbe avuto un ictus.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 307

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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