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Sommario del 01/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: la bellezza della santità è la meravigliosa varietà in cui si esprime l'amore di Dio
  • La Festa di Tutti i Santi ricorda all'uomo il suo destino di felicità e bellezza: la riflessione di mons. Luigi Negri
  • Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze. Mons. Sorondo: nessuna incompatibilità tra la teoria dell'evoluzione e la Creazione. L'intervento del cardinale Schönborn
  • Oggi in Primo Piano

  • Il grido di dolore di mons. Kussala: fermate il genocidio nel sud Sudan. Silenzio dei mass media
  • Congo: l'eccidio di Goma, assediata dai ribelli. L'intervento dell'UE
  • Festival del film di Roma: premiati “Resolution 819”, sulla strage di Srebrenica, e "Opium War" dell'afghano Barmak
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • I vescovi dell'Iraq: un piano politico dietro le persecuzioni dei cristiani
  • Algeria: scagionati tre cristiani accusati di blasfemia
  • Giornata di preghiera in Nicaragua in vista delle elezioni municipali. L’appello dei vescovi
  • Il cardinale Urosa inaugura il Congresso dell'Associazione venezuelana per l'educazione cattolica
  • Congresso Missionario del Gujarat: unanime la solidarietà per i cristiani perseguitati
  • Filippine: convegno promuove il dialogo interreligioso
  • Giornata in ricordo del Servo di Dio Giuseppe Fanin, nel 60.mo dell'uccisione
  • Oggi in Sicilia commemorazione degli immigrati “vittime del mare”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Accordi militari e civili al centro dell'odierno vertice russo-libico a Mosca
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: la bellezza della santità è la meravigliosa varietà in cui si esprime l'amore di Dio

    ◊   La Chiesa celebra oggi con grande gioia la festa di Tutti i Santi: il Papa all’Angelus, in Piazza San Pietro, ha sottolineato lo spettacolo della varietà dei santi, accomunati, nella loro diversità, dall’amore per Cristo senza riserve, espresso nel dono totale di sé a Dio e ai fratelli. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Il Papa paragona la bellezza della santità ad un meraviglioso giardino botanico, dove “si rimane stupefatti” dinanzi alla “fantasia del Creatore” per tanta varietà di piante e di fiori. Così “il mondo – ha precisato - ci appare come un ‘giardino’, dove lo Spirito di Dio ha suscitato con mirabile fantasia una moltitudine di santi e sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua, popolo e cultura”:

     
    “Ognuno è diverso dall’altro, con la singolarità della propria personalità umana e del proprio carisma spirituale. Tutti però recano impresso il ‘sigillo’ di Gesù (cfr Ap 7,3), cioè l’impronta del suo amore, testimoniato attraverso la Croce. Sono tutti nella gioia, in una festa senza fine, ma, come Gesù, questo traguardo l’hanno conquistato passando attraverso la fatica e la prova (cfr Ap 7,14), affrontando ciascuno la propria parte di sacrificio per partecipare alla gloria della risurrezione”.

     
    “La solennità di Tutti i Santi – spiega il Papa - si è venuta affermando nel corso del primo millennio cristiano come celebrazione collettiva dei martiri”. Un martirio che si può intendere anche in senso lato, “cioè come amore per Cristo senza riserve, amore che si esprime nel dono totale di sé a Dio e ai fratelli” seguendo la via delle “beatitudini”:

     
    “E’ la stessa via tracciata da Gesù e che i santi e le sante si sono sforzati di percorrere, pur consapevoli dei loro limiti umani. Nella loro esistenza terrena, infatti, sono stati poveri in spirito, addolorati per i peccati, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia. E Dio ha partecipato loro la sua stessa felicità: l’hanno pregustata in questo mondo e, nell’aldilà, la godono in pienezza. Sono ora consolati, eredi della terra, saziati, perdonati, vedono Dio di cui sono figli. In una parola: ‘di essi è il Regno dei cieli’ (cfr Mt 5,3.10)”.

     
    “In questo giorno – ha affermato Benedetto XVI - sentiamo ravvivarsi in noi l’attrazione verso il Cielo, che ci spinge ad affrettare il passo del nostro pellegrinaggio terreno. Sentiamo accendersi nei nostri cuori il desiderio di unirci per sempre alla famiglia dei santi, di cui già ora abbiamo la grazia di far parte”:

     
    “Come dice un celebre canto spiritual: ‘Quando verrà la schiera dei tuoi santi, oh come vorrei, Signore, essere tra loro!’. Possa questa bella aspirazione ardere in tutti i cristiani, ed aiutarli a superare ogni difficoltà, ogni paura, ogni tribolazione! Mettiamo, cari amici, la nostra mano in quella materna di Maria, Regina di tutti i Santi, e lasciamoci condurre da Lei verso la patria celeste, in compagnia degli spiriti beati ‘di ogni nazione, popolo e lingua’ (Ap 7,9). Ed uniamo nella preghiera già il ricordo dei nostri cari defunti che domani commemoreremo”.

     
    Al termine dell’Angelus il Papa ha rivolto un particolare saluto alle migliaia di persone, presenti insieme con il sindaco Gianni Alemanno, e provenienti da ogni parte d’Italia, che hanno partecipato alla prima edizione della “Corsa dei Santi”, promossa a Roma dalla Congregazione Salesiana e il cui arrivo è stato posto a San Pietro, dopo un percorso che ha visto le tappe di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore:

     
    “Sono lieto di questa nuova iniziativa, che esprime la gioia e anche la fatica di ‘correre’ insieme sulla via della santità. Possa tutta la nostra vita essere una ‘corsa’ nella fede e nell’amore, animata dall’esempio dei grandi testimoni del Vangelo! A tutti buona festa di Ognissanti!”

     
    (Applausi)

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    La Festa di Tutti i Santi ricorda all'uomo il suo destino di felicità e bellezza: la riflessione di mons. Luigi Negri

    ◊   Il Papa ha parlato dunque all'Angelus dello stupore che si prova dinanzi alla fantasia del Creatore per la meravigliosa varietà dei Santi. Ma qual è la cifra, la caratteristica comune ad ogni esperienza di santità? Al microfono di Amedeo Lomonaco risponde il vescovo di San Marino – Montefeltro, Luigi Negri:

    R. – La cifra comune è la certezza che la Chiesa custodisce da duemila anni: la vita umana, vissuta nella fede, è una vita positiva. Credo che poche feste come questa abbiano questa straordinaria capacità di polarizzare l’attenzione degli uomini sull’unica cosa che gli uomini non debbono mai dimenticare: il loro destino che è un destino di bellezza, di gioia e di felicità, di giustizia la cui esigenza è scritta nel cuore dell’uomo. La santità è l’esperienza di un’antropologia adeguata.

     
    D. - I Santi sono un inno del cielo che risuona in terra. Come seguire la strada della salvezza in un mondo spesso dilaniato da miserie e falsi valori?

     
    R. – Offrendo la testimonianza già sulla terra di una vita diversa, di una vita che conosce il senso del proprio cammino. Una vita che non si spaventa di fronte alle difficoltà e che condivide – come si legge nella “Gaudium et Spes” – tutta la positività e tutta la negatività dell’esperienza umana. I Santi hanno conquistato la santità nell’esperienza quotidiana vissuta per il Signore, non per se stessi.

     
    D. - Tutti sono chiamati alla santità. Quando e perché nasce l’intima aspirazione alla santità?

     
    R. – Nasce non come desiderio della santità, come realizzazione di un proprio ideale. Nasce dal desiderio di una immedesimazione sempre più profonda e radicale con il Cristo, che è l’unico Santo. E allora, seguendo il Santo si è partecipi della sua santità; seguendo il Puro, veniamo purificati; seguendo il Paziente, diventiamo capaci di pazienza. La santità è immedesimazione totale con Gesù Cristo e questo è quello che ci rende inesorabili nel desiderarlo perché desideriamo un Altro che compie e non desideriamo ‘compierci’ secondo le nostre misure.

     
    D. – La santità, oltre ad essere in molti casi intessuta di eroismi, è anche espressione di una quotidianità ordinaria vissuta alla luce del Vangelo…

     
    R. – Uno dei punti più belli, commoventi e appassionanti del Concilio Vaticano II, è il richiamo alla santità comune del popolo di Dio: la santità dei miei genitori, che non saranno mai canonizzati, la santità di quel popolo che incontro nelle mie visite pastorali nel Montefeltro; un popolo che ha saputo affrontare le circostanze più dolorose come la fame, la carestia, le guerre. Hanno affrontato tali prove affermando che erano del Signore e appartenevano al Signore: il Santo è uno che non si sente mai sconfitto, non perché si senta forte, ma perché è forte in Colui che lo rende forte.

     
    D. – Eccellenza, quali sono i Santi che, in particolare, lei segue come fari per illuminare i passi della sua vita?

     
    R. – Seguo molto San Giuseppe, chiedendogli di poter custodire il Verbo di Dio nella carne della Storia come è la Chiesa; poi seguo San Francesco, perché ha visto valorizzare tutti gli aspetti della vita umana, compresa la morte. E poi, San Riccardo Pampuri, perché mi sembra sia stato, nella sua insonne dedizione alla cura dei malati, l’immagine della Chiesa che deve curare l’uomo di ogni tempo, e quindi anche di questo tempo. Deve curarlo perché dell’uomo la Chiesa custodisce il senso profondo, il destino. E quindi può farsi carico di tutti i suoi problemi.

     
    D. - Nella nostra società la Festa di Tutti i Santi tende oggi ad essere affiancata a un fenomeno apparentemente innocuo, Halloween, emblema e icona delle zucche ma specialmente delle teste che a volte in esse si perdono…

     
    R. – Sì, è una grottesca caricatura. In questa festa appare assolutamente chiaro che l’alternativa alla fede è il vuoto o, come dice il mio grande amico, il filosofo Robert Spaemann, “se si abbandona la strada di Cristo si incomincia a battere il sentiero polveroso del nulla”.

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    Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze. Mons. Sorondo: nessuna incompatibilità tra la teoria dell'evoluzione e la Creazione. L'intervento del cardinale Schönborn

    ◊   Prosegue in Vaticano la Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, dedicata quest’anno al tema “Approcci scientifici sull’evoluzione dell’universo e della vita”. Ieri, nel discorso ai partecipanti all’assise, che si chiuderà il prossimo 4 novembre, il Papa ha sottolineato che il cosmo non è un sistema caotico bensì ordinato in cui l’uomo, anche con l’aiuto delle scienze, può cogliere la presenza del Creatore. Sempre ieri, nel pomeriggio, è intervenuto il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn che ha illustrato il pensiero di Benedetto XVI su "Creazione ed evoluzione". Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il cardinale Christoph Schönborn ha ricordato come il tema del rapporto tra Creazione ed evoluzione sia sempre stato presente nel pensiero di Benedetto XVI, che nell’estate del 2006 volle dedicare all’argomento il tradizionale incontro con i suoi ex alunni a Castel Gandolfo. L’arcivescovo di Vienna ha citato ampiamente alcuni discorsi dell’allora cardinale Joseph Ratzinger tra cui quello pronunciato alla Sorbona di Parigi nel 1999 e quello al Simposio tenuto a Roma nel 1985 sul tema “Fede Cristiana e Teoria dell’Evoluzione”. Il cardinale Schönborn ha sottolineato che in questi interventi, come anche nella lectio magistralis a Ratisbona del settembre 2006, Benedetto XVI esorta gli uomini di scienza ad allargare l’orizzonte della ragione. D’altro canto, ha rilevato il porporato, il Papa mette in guardia da un razionalismo che pretende di ridurre l’uomo alla sua dimensione biologica. Joseph Ratzinger mostra dunque che non esiste una contrapposizione tra teoria dell’evoluzione e Creazione, ma il conflitto è piuttosto tra due concezioni diverse dell’uomo e della sua razionalità. In tale contesto, ricordiamo che, nel luglio 2007, parlando ai sacerdoti del Cadore, Benedetto XVI aveva ribadito che contrapporre evoluzione e Creazione “è un’assurdità”. Da una parte, infatti, spiegava il Papa, “ci sono tante prove scientifiche in favore di un’evoluzione”; dall’altra, pur arricchendo la nostra conoscenza della vita, questa teoria non risponde al grande quesito filosofico: “Da dove viene tutto e come il tutto prende un cammino che arriva finalmente all’uomo?”. Ecco allora, affermava il Pontefice, qual è la questione più profonda: “scoprire che c’è un’idea che mi precede”, che non siamo frutto del caos, ma “siamo pensati", "voluti" ed amati. La nostra grande missione è allora “scoprire questo senso, viverlo e dare così un nuovo elemento alla grande armonia cosmica pensata dal Creatore”.

    Sull’importanza che la Chiesa ha sempre riservato al progresso scientifico, Romilda Ferrauto ha raccolto la riflessione di mons. Sànchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze:

    R. – La Chiesa è aperta a quello che dice la scienza, anzi le interessa moltissimo. Non può non essere interessata a quello che dice la scienza, giacché tratta della natura. La Chiesa ha sempre inteso che la natura è creata da Dio, anche perchè noi uomini siamo parte della natura, almeno con il corpo e, quindi, la Chiesa non può non essere interessata. E la prova di questo è che la Chiesa mantiene un’Accademia delle scienze da 400 anni! Quindi, è molto interessata a questo argomento.

     
    D. – Dunque, la teoria dell’evoluzione non è incompatibile con il progetto di Dio che ha creato l’uomo…

     
    R. – Non solo non è incompatibile, ma è più vicina a quanto leggiamo nella Bibbia di tante altre teorie, per esempio alla teoria che avevano i greci, che pensavano ad un mondo eterno e ciclico. Evidentemente è più vicina, pensando al fatto che la Bibbia ci presenta Dio che crea il mondo in sette giorni, e evidentemente ogni giorno lo fa progredire: la luce, poi gli astri e poi la vita con le piante, gli animali e poi finalmente l’uomo: c’è dunque un progredire. Quindi, come dicevo, la teoria dell’evoluzione è molto più vicina, senza fare paragoni, alla visione che presenta la Bibbia, che non per esempio la teoria che avevano gli antichi greci, che dicevano che il mondo era eterno e ciclico e che tutto girava e girava sempre in modo uguale. Naturalmente questa teoria scientifica sconfina nella filosofia e quindi noi abbiamo delle filosofie che si rifanno all'evoluzionismo e sono materialistiche e dicono che esiste solo la materia. Ma questa non è scienza, è filosofia. Quindi qualcuno può utilizzare alcune teorie scientifiche per fare interpretazioni filosofiche o, se si vuole atee, asserendo che tutto è caos. Ma ripeto questa è un’opinione filosofica e comunque un’ideologia che può stare dietro a certe presentazioni che si fanno sul tema dell’evoluzione. Ma a dire la verità, non appartiene ai grandi scienziati, i quali, quasi tutti, sono credenti.

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    Oggi in Primo Piano



    Il grido di dolore di mons. Kussala: fermate il genocidio nel sud Sudan. Silenzio dei mass media

    ◊   Nel silenzio quasi generale dei mass media, nel Sudan meridionale si sta consumando un genocidio ai danni di una inerme popolazione civile: a denunciarlo è il vescovo di Tombura-Yambio mons. Edward Kussala. Nella regione dell'Equatoria Occidentale continua ad imperversare la guerriglia ugandese dell’Esercito di Liberazione del Signore guidato dal famigerato Joseph Kony, responsabile di atroci crimini da più di 20 anni. La guerriglia, nel marzo scorso, ha raggiunto col governo dell’Uganda un accordo di pace, ma finora ha sempre rinviato la firma definitiva. I ribelli si sono insediati nel sud Sudan terrorizzando la popolazione civile, in particolare nella città di Yambio, dove centinaia di bambine e bambini sono stati rapiti e schiavizzati. La collega Beth Hay ha raccolto il grido di dolore di mons. Kussala:

    R. – Yes, the story is very desperate...
    Sì, è una vicenda davvero drammatica. Io sono veramente sconvolto per la presenza della guerriglia a Yambio. Fin dall’accordo di pace questa zona non è mai stata in pace, a causa della presenza dei ribelli ugandesi, che ha causato conseguenze tragiche per la gente. E le Nazioni Unite hanno deciso assieme al governo del sud Sudan di ospitare queste persone all’interno del nostro Paese. Ma non sono seri riguardo alla pace. Noi abbiamo sentito che ci sarebbero stati accordi di pace, ma non vediamo dei segnali concreti. Kony, che è il leader di questo Movimento di ribelli, vive lì e le Nazioni Unite lo proteggono, gli portano cibo: il suo campo è proprio all’interno del territorio di una delle mie parrocchie. Questa gente di tanto in tanto rapisce le persone e avrei delle serie domande da fare al governo e alla comunità internazionale, perché mi chiedo perché e come sia possibile che la gente possa essere lasciata in questa maniera in balìa dei ribelli e non si possa fare niente per impedirlo. Si rapiscono i bambini e ora sono quasi 500 i bambini rapiti.

     
    D. – I rapimenti avvengono nella sua diocesi…

     
    R. – In our diocese...
    Sì, nella nostra diocesi. E dove vanno a finire questi bambini? E quando li restituiranno? Chi metterà sotto pressione questi uomini perché restituiscano i bambini? I genitori lo gridano con angoscia. Io sono andato in alcune parrocchie e mi hanno detto: “Vescovo, i miei bambini sono stati rapiti, cosa posso fare per riprenderli?”.

     
    D. – Perché le Nazioni Unite dovrebbero dare del cibo al leader della guerriglia? Non capisco...

     
    R. – They think to placate, to flatter him...
    Pensano di placarlo, di adularlo e invitarlo così ai colloqui di pace. Ma quest’uomo non è interessato ad un accordo di pace. E noi sappiamo che si sta armando, si sta rafforzando e potrebbe succedere qualsiasi cosa. Penso che la comunità internazionale si sveglierà soltanto all’ultimo momento, come sempre: quando le cose saranno già andate male, ritornerà sui suoi passi dicendo: “Vi vogliamo aiutare!”. Ma c’è qualcosa di molto grave che sta accadendo ed è solo una questione di tempo. Noi ci stiamo facendo delle domande sulla serietà del governo sudanese: so bene che il governo ugandese ha dimenticato questa guerra, perché il leader della guerriglia non si trova più in Uganda e non è più lì che sta causando problemi; ma mi chiedo quanto il mio governo, quello del Sudan, sia realmente preoccupato di questa situazione.

    D. – Ci sono molti sfollati?

     
    R. – A lot of displaced people...
    Sì, molti sfollati, che si sono spostati dalle campagne alle città che ormai sono sovraffollate, perché le persone non possono più vivere nei villaggi e hanno paura di andare nella foresta ed essere catturate. Il risultato è la fame e un grande bisogno di aiuti, di ciò che è essenziale. Il nostro grido è questo: chi riporterà i bambini rapiti dai guerriglieri? Chi riporterà le donne e le altre persone che sono state sequestrate? Chi riporterà la pace? Queste sono domande a cui non sappiamo rispondere. La cosa tragica è che il leader della guerriglia quando è arrivato ha compiuto atrocità, ha ucciso e poi ha detto di essere pronto ad un accordo di pace. Poi, torna indietro e ricomincia da capo infliggendo gravissime sofferenze alla popolazione locale. E nessuno reagisce, nessuno fa qualcosa per fermarlo.

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    Congo: l'eccidio di Goma, assediata dai ribelli. L'intervento dell'UE

    ◊   Nonostante il raggiungimento di un fragile cessate il fuoco tra le truppe regolari e i ribelli di Laurent Nkunda, in Nord Kivu, regione ricca di materie prime della Repubblica Democratica del Congo, si aggrava l’emergenza umanitaria e proseguono le violenze sui profughi. Intanto, continua il lavoro della diplomazia internazionale per trovare una soluzione pacifica alla crisi. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo giorni di scontri, a Goma, tra le forze regolari congolesi e i ribelli guidati dal generale Laurent Nkunda, è stato decretato un cessate il fuoco che al momento sembra tenere. Le truppe irregolari si sono saldamente attestate alle porte del capoluogo del Nord Kivu e cuore della regione ricca di giacimenti e risorse naturali, ma anche rifugio di molti hutu fuggiti dal vicino Rwanda ai tempi della guerra civile del 1994. Secondo l’ONU nella zona gli sfollati hanno ormai raggiunto le 200mila unità dalla ripresa degli scontri in agosto. Questa volta però la diplomazia internazionale non è restata a guardare, il commissario UE agli Aiuti Umanitari, Louis Michel, è rientrato oggi dal Paese africano dopo aver 'incassato' l’adesione a partecipare a un vertice di pace da parte del presidente congolese Kabila e del suo omologo ruandese, Paul Kagame. Il commissario europeo ha proposto ai due leader che la riunione internazionale si svolga a Nairobi sotto l’egida delle Nazioni Unite. Al vertice dovrebbero prendere parte anche delegati di Unione Europea, Unione Africana e Stati Uniti. Da stamani, nella Repubblica Democratica del Congo, sono al lavoro anche i ministri degli esteri britannico e francese, Miliband e Kouchner, per una serie di colloqui con le autorità locali. I due si recheranno anche Goma, per incontri sulla situazione della sicurezza. La tregua tra gli eserciti non ha portato, infatti, alla fine delle violenze sulla popolazione civile. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati riferisce di saccheggi, stupri e campi profughi dati alle fiamme dai miliziani di Nkunda. Una situazione estremamente critica, come conferma al microfono di Paolo Ondarza, don Ferdinando Colombo, vice presidente del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS):

    R. – Nel centro "Don Bosco" di Goma Ngnagi sono rimasti due confratelli salesiani, accompagnati da quattro volontari del VIS che hanno deciso di non obbedire al nostro ordine di evacuazione, perché non si sentono di lasciare questi 500 bambini. Sono bambini che se non li proteggiamo noi, non li protegge nessuno. Adesso devo aggiungere anche 600, 700 profughi malati, anziani, donne e bambini vulnerabili. Attorno a loro c'è tanta confusione: sciacallaggio, furti, uccisioni.

     
    D. – C’è un appello che vi sentite di lanciare?

     
    R. – Facciamo conoscere al mondo questa guerra: 13 anni di guerra, 5 milioni di morti. Perché stanno avvenendo queste cose proprio in quelle regioni, dove la gente non sa nulla del motivo della guerra? Il motivo è l’oro, i diamanti, cioè le ricchezze minerarie che fanno gola alle nazioni circostanti e che vengono poi decise su tavoli molto lontani dall’Africa. Fra l’altro, non c’è nessuna nazione africana che produca armi e lì ci sono quantità enormi di armi.

     
    D. – C’è una responsabilità di parte della comunità internazionale?

     
    R. – Chiaramente ci sono giochi politici per avere il possesso di quel pezzo di terra. E non solo occidentali: in questo momento c’è anche la Cina, che avendo avuto un appalto di tutte le miniere della zona, per una cifra, per quanto significativa, ridicola per uno Stato, cioè di 9 miliardi di dollari, pone davvero una pregiudiziale sulla sovranità dello Stato ed anche sulla possibilità oggettiva di governare una regione come quella.

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    Festival del film di Roma: premiati “Resolution 819”, sulla strage di Srebrenica, e "Opium War" dell'afghano Barmak

    ◊   La terza edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha premiato ieri con il Marco Aurelio d'Oro del pubblico il film di Marco Battiato “Resolution 819”, sulla strage di Srebrenica, con le musiche di Ennio Morricone. La critica ha scelto invece "Opium War" del regista afghano Barmak. Ha seguito il festival il critico cinematografico Nicola Falcinella: Giada Aquilino gli ha chiesto di parlarci del film di Battiato:

    R. – Di fatto, è il primo film di finzione che si fa sul massacro di Srebrenica del luglio 1995, verso la fine della guerra di Bosnia. L’ha girato Giacomo Battiato da una sceneggiatura francese: è una produzione franco-polacco-italiana e l’interprete è Bénoît Magimel, che interpreta un personaggio vero di un poliziotto francese che chiede di andare volontario prima alla Corte di Giustizia dell’Aja, il Tribunale da poco insediato, e poi in Bosnia, dove scoprì subito il massacro e lottò a lungo per poter provare il massacro, per potere affermare il massacro quando ancora non se ne sapeva molto. Poi, lavorò per anni a raccogliere le prove, a cercare le fosse comuni, a raccogliere le testimonianze delle donne e dei sopravvissuti … Insomma, è una fiction televisiva ma di quelle vecchio stampo, di quelle fatte bene, non di quelle che circolano ora, che ha delle scene di grandissimo impatto emotivo: come quando vengono estratte le salme dalle fosse, mentre si cerca di dare un’identità ai corpi, perché bisogna ricordare che delle oltre 8 mila persone, scomparse, uccise in quei giorni del luglio ’95, poco più di 4 mila hanno un nome e se ne sono identificati i resti …

     
    D. – Cosa sta a significare “Resolution 819”?

     
    R. – E' il nome della Risoluzione delle Nazioni Unite che garantiva, assicurava la protezione degli abitanti di Srebrenica, come del resto l’altra Risoluzione che garantiva quella di Gorazde e alte risoluzioni analoghe. Però, poi, i militari serbo-bosniaci del generale Mladic ebbero la possibilità di deportare gli uomini e di ucciderli mentre attraversavano i boschi intorno a Srebrenica.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la Solennità di Tutti i Santi, domani la Commemorazione dei fedeli defunti, due memorie strettamente legate. La liturgia di domani ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù ricorda:

    “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.

    Ascoltiamo in proposito il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

     
    (musica)

     
    C'è in noi il desiderio e la volontà che nulla vada perduto, che nessuno sguardo, nessuna azione, nessuna intuizione, nessun incontro e, soprattutto, nessuna relazione, vada perduta. C'è, nell'uomo sano, un desiderio profondo di redenzione e la redenzione chiede la ricapitolazione, chiede la salvezza.

     
    Il punto in cui l'uomo fa l'esperienza più dolorosa della perdita e del venire meno è la morte. Ed è proprio qui che il Figlio interviene come il Redentore e il Ricapitolatore.

     
    Gesù afferma che il fedele, colui che entra e vive nella fede in Lui, è uno che gli è consegnato dal Padre e il Figlio non lascia che si perda nulla di quello che il Padre gli dà.

     
    La volontà del Padre diventa la volontà del Figlio «ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati» (Eb 10, 10) e quindi uniti a Lui: «in Lui infatti tutti siamo uno» (cf. Gal 3, 28). La morte non può separarci dall'amore di Dio e in questo amore restiamo uniti a tutti i fedeli defunti. 'Nell'amore' significa: tra il Padre e il Figlio, nell'unione eterna del Padre e del Figlio.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    I vescovi dell'Iraq: un piano politico dietro le persecuzioni dei cristiani

    ◊   Le violenze contro le comunità cristiane in Iraq “fanno parte di un piano politico intento a creare subbuglio e conflitti fra le differenti componenti del popolo” iracheno. E’ la denuncia dell’Assemblea dei vescovi cattolici in Iraq (AECI), riunita ad Erbil lo scorso 29 ottobre, secondo cui anche il drammatico sfollamento “è cosa voluta e molto pericolosa, una spinta verso la divisione e la spartizione del Paese”. In una nota a firma del segretario generale dell’AECI e vescovo latino di Baghdad, mons. Benjamin Sleiman, e di altri vescovi, i presuli iracheni ribadiscono che “i cristiani sono parte integrante dell’intero tessuto nazionale iracheno” ed evidenziano la risposta tardiva dello Stato che “avrebbe dovuto muoversi rapidamente” per proteggere le minoranze cristiane dalle violenze. Nel documento l’AECI sottolinea che “quanto è accaduto confligge con la responsabilità dello Stato di proteggere tutti i cittadini” e chiede all’autorità pubblica di provvedere “ad una soluzione radicale del problema degli sfollati da Mosul, al loro ritorno a casa, al risarcimento per i danni subiti e alla vigilanza sulla loro sicurezza”. Dai presuli anche la richiesta di applicare l’articolo 50 della Costituzione che garantisce alle minoranze la rappresentanza e la partecipazione al potere e alle responsabilità nazionali, e la sollecitazione ad assicurare il rispetto dei diritti anche per le altre minoranze etniche e religiose. La comunità cristiana – dichiara l’AECI – intende “proseguire nella convivialità la collaborazione con tutti i loro fratelli, nella gioia come nel dolore” rifiutando di vivere nell’isolamento. Un ringraziamento hanno inviato infine i presuli “a tutti gli organismi, le istituzioni e le personalità religiose, politiche, diplomatiche e sociali a Mosul, in Iraq come nel mondo, per la solidarietà” espressa in questo momento di prova. (C.D.L.)

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    Algeria: scagionati tre cristiani accusati di blasfemia

    ◊   Il tribunale di Ain Turk, in Algeria, ha prosciolto dall’accusa di blasfemia tre cristiani accusati di “aver insultato l’Islam e il profeta Maometto”. Secondo la normativa sull’esercizio dei riti religiosi non islamici, in vigore nel Paese dal 2006, Youssef Ourahmane, Rachid Seghir e Hamid Ramdani - si legge oggi sul quotidiano Avvenire - erano stati condannati a tre anni di prigione e ad una multa di 500 euro. Una decisione “concorde agli obblighi e ai diritti umani internazionali in tema di libertà di religione” ha commentato un rappresentante dell’organizzazione umanitaria International Christian Concern (ICC) attiva sul territorio, che ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché si chieda “al governo di Algeri di rispettare la libertà religiosa e cambiare le leggi che discriminano i cristiani”. Nello Stato africano, oggi, chi incoraggia la conversione di un musulmano ad un altro credo viene punito con la detenzione per un periodo variabile dai due ai cinque anni. (C.D.L.)

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    Giornata di preghiera in Nicaragua in vista delle elezioni municipali. L’appello dei vescovi

    ◊   Oggi, come chiesto dall'arcivescovo di Managua mons. Leopoldo Brenes, in tutte le parrocchie e chiese dell'arcidiocesi i cattolici nicaraguensi pregheranno per il futuro del Paese,"per la sua pace e prosperità", dando vita ad una Giornata di preghiera in vista delle importanti elezioni municipali di domenica 9 novembre per il rinnovo di oltre 147 cariche pubbliche dei governi territoriali per i prossimi quattro anni. Giorni fa, nella sua esortazione - "Ci raccogliamo sotto la tua protezione Santa Madre di Dio" - che poi è stata accolta anche in altre diocesi del Nicaragua, mons. Brenes ha invitato tutti a "pregare affinché la consultazione elettorale si svolga nella cornice del rispetto civico e del dialogo". Il momento principale della Giornata sarà la Celebrazione eucaristica che mons. Brenes presiederà nella Cattedrale di Managua, dedicata all'Immacolata Concezione di Maria, e che sarà trasmessa dalla Radio Cattolica. Nella parte del documento dedicato “alla partecipazione cittadina”, i presuli si rivolgono direttamente ai laici: a loro “facciamo un accorato appello al senso della responsabilità perché siano sempre presenti nella vita pubblica e, in particolare, nel processo della formazione del consenso necessario e anche nell’opposizione ad ogni ingiustizia”. Per l’episcopato del Nicaragua si tratta di uno sforzo più che necessario e urgente anche perché, nella vita pubblica del Paese, “è evidente l’assenza di leader cattolici coerenti con le proprie convinzioni religiose ed etiche”. L’episcopato ritiene che votare sia una prima e fondamentale forma di partecipazione che può facilitare altri modi, più articolati e incisivi e, in tal senso, ricorda ai candidati il loro dovere nei confronti della verità e, dunque, l’uso di un linguaggio sereno che favorisca il dialogo e la proposta di programmi elettorali onesti e non demagogici. “Agiscano con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”, affermano i vescovi citando la “Gaudium et Spes”. Alla vigilia della Giornata, padre Rolando Álvarez, portavoce dell'arcidiocesi, ha rinnovato l'appello alla preghiera rivelando le preoccupazioni della Chiesa di fronte alle condotte "antagonistiche e all'autoritarismo" che "mettono a rischio il diritto a pensare liberamente". Lo stesso clima di violenza e scontro tra gruppi politici è stato denunciato dal pastore Augusto César Marenco del "Ministero apostolico del Centro Cristiano", che ha sottolineato di condividere l'appello della Chiesa cattolica "ad esercitare massicciamente con responsabilità il diritto al voto". La campagna elettorale, alla quale per decisione del Tribunale elettorale prendono parte solo cinque partiti poiché altri tre sono stati esclusi, fra cui ex “sandinisti” oggi all’opposizione del presidente Daniel Ortega, leader del “Frente Sandinista”, si sta svolgendo in un clima di grande tensione e violenza verbale. Da più parti si accusa Ortega di voler “istaurare un governo autoritario e dunque di preparare frodi elettorali”. Al riguardo le numerose delegazioni di osservatori, interne e internazionali, hanno garantito una vigilanza severa e hanno ribadito un forte appello al Tribunale elettorale, come già aveva fatto l’Episcopato, a lavorare “con serietà, onestà e imparzialità”. (A cura di Luis Badilla)

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    Il cardinale Urosa inaugura il Congresso dell'Associazione venezuelana per l'educazione cattolica

    ◊   "Viviamo momenti difficili, ma non possiamo lasciarci trascinare dal relativismo delle società moderne, né tanto meno mimetizzarci di fronte alle molte difficoltà che troviamo attorno a noi". Così, lo scorso 30 ottobre l'arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa, nell’allocuzione con la quale ha aperto i lavori dell'Associazione venezuelana per l'Educazione cattolica (AVEC). "La proposta educativa dell'Associazione deve essere, senza ombra di dubbio e ambiguità, aperta, essenziale e decisamente cattolica, cioè, espressione della sua appartenenza alla Chiesa cattolica", ha proseguito il porporato che aveva esordito sottolineando che "di fronte alla crisi istituzionale del Venezuela l'insegnamento cattolico deve saper mantenere la sua piena identità". Rivolgendosi ai partecipanti dell'Associazione, il cardinale Urosa ha affermato: "Voi siete una parte importante della Chiesa e della comunità ecclesiale in Venezuela. L'educazione cattolica, per la missione evangelizzatrice chiamata ad annunciare Gesù Cristo, è essenziale e imprescindibile". "Anche se il Ministero dell’Istruzione pubblica desidera escludere (l'insegnamento religioso) dal curriculum scolastico e dagli orari della docenza”, ha detto l’arcivescovo di Caracas, “noi continuiamo a ribadire che sarebbe sconveniente. Si tratta di un diritto acquisito oltre 50 anni fa; per di più è sancito nella Legge organica per l'educazione che stabilisce due ore d'insegnamento religioso ai bambini i cui genitori così richiedano. È un diritto che non lede affatto la libertà religiosa poiché non è un'imposizione. Inoltre è uno strumento per formare cittadini esemplari". Citando a più riprese il Documento di Aparecida, il cardinale Urosa ha ricordato che l'insegnamento religioso "consente la compenetrazione di due aspetti fondamentali": “Non è pensabile annunciare il Vangelo senza che illumini, infonda slancio e speranza, e ispiri soluzioni adeguate ai problemi dell'esistenza e non sarà mai possibile una promozione umana vera e piena senza aprirla a Dio e all'annuncio di Gesù e delle sue verità". “Occorre difendere il diritto della scuola, di qualsiasi scuola, e non solo quella cattolica - ha sottolineato il porporato - a godere di un programma docente che includa regolarmente questo tipo d'istruzione”. Suor Nubia Marín, presidente dell'Associazione ha ricordato inoltre che l'educazione cattolica "non si riduce all'insegnamento delle verità della fede poiché preparando alla pace e alla responsabilità dà un grande contributo alla formazione di cittadini di cui oggi il Venezuela ha tanto bisogno". José Luis Andrade, vice presidente, ha ricordato che le conclusioni del Congresso "saranno poi trasmesse a tutte le scuole e a tutti i docenti che desiderano continuare le riflessioni", anche perché, ha aggiunto citando parole del cardinale Urosa "molti problemi che attanagliano i giovani di oggi, come la droga, la delinquenza, il vuoto esistenziale, l'incomunicabilità, spesso derivano anche dalla mancanza di una preparazione religiosa che se fosse stata offerta avrebbe certamente trasmesso valori alti, senso della vita e della trascendenza". (A cura di Luis Badilla)

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    Congresso Missionario del Gujarat: unanime la solidarietà per i cristiani perseguitati

    ◊   Si conclude oggi nello Stato dell’India Occidentale il Congresso Missionario del Gujarat centrato sul tema “Camminare sui passi di Gesù”. Una tre giorni che, presso il Centro Pastorale di Nadiad, nei pressi della capitale Ahmendabad, ha visto riuniti circa 700 rappresentanti fra teologi, specialisti, catechisti, missionari e laici inviati da tutte le diocesi dello Stato, insieme ai vertici della Chiesa locale: hanno presenziato alla Messa inaugurale del Congresso – riferisce l’agenzia Fides - mons. Stanislaus Fernandes, arcivescovo di Gandhinagar e Segretario generale della Conferenza episcopale indiana, mons. Godfrey de Rozario, vescovo di Baroda, mons. Thomas Macwan, vescovo di Ahmedabad, e due Vicari generali della diocesi di Rajkot. Nella prima giornata di lavori, l’assemblea ha espresso vicinanza e solidarietà ai cristiani dell’Orissa e di altri Stati dell’India vittime delle persecuzioni e dell’emarginazione dalla vita sociale e civile, ed ha ricordato come i cristiani siano in questo contesto chiamati a una testimonianza evangelica di pace e non-violenza. Fra gli interventi quello di padre Francis Parmar, gesuita, che ha ribadito la volontà di individuare “un concreto piano di azione per agli anni a venire” e ha sottolineato l’importanza di vivere i valori cristiani di servizio e di amore, incoraggiando tutti i fedeli presenti a essere sempre pronti a operare per la verità e la giustizia. (C.D.L.)

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    Filippine: convegno promuove il dialogo interreligioso

    ◊   Rafforzare il dialogo religioso ed educare al pluralismo e alla multiculturalità nei centri di formazione cattolici, protestanti e statali. Sono gli obiettivi del terzo raduno nazionale degli educatori svoltosi a Davao City, nella provincia del Mindanao, nel sud delle Filippine, dal 24 al 26 ottobre scorsi. Un’iniziativa che ha visto sacerdoti, suore, laici e studenti responsabili della formazione in ambito religioso confrontarsi sull’importanza del dialogo e dell’educazione come strumenti per promuovere la comprensione reciproca e la pace nella regione martoriata dal decennale conflitto fra ribelli islamici e truppe governative. Fra gli interventi quello dell’arcivescovo di Cagayan de Oro, mons. Antonio J Ledesma, che ha sottolineato come “Per curare le ferite del passato e dar vita a un futuro migliore le università posso assumere un ruolo da protagonista, quali promotori di una cultura della pace”. Fra i temi emersi anche l’importanza di costruire una “rete di comunicazione e dialogo” fra gli educatori sparsi nel Paese, affinché sia possibile costruire e mettere in comunicazione fra loro “comunità di fedeli all’interno dei campus universitari”. “Il dialogo – ha detto Padre Sebastiano D’Ambra, missionario del PIME e fondatore del Silsilah, movimento per il dialogo islamo-cristiano con base a Mindanao - consiste nella “mutua testimonianza della fede” e nella “comune scoperta del credo religioso altrui”, per diventare infine “uno stile di vita”. Disponibilità al dialogo è giunta anche dal Fronte islamico Moro, che attraverso i suoi leader ha auspicato la costruzione di “buoni rapporti” fra cristiani e musulmani. (C.D.L.)

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    Giornata in ricordo del Servo di Dio Giuseppe Fanin, nel 60.mo dell'uccisione

    ◊   Viene ricordato oggi a San Giovanni in Persiceto (Bologna) il 60.mo anniversario dell’uccisione del Servo di Dio Giuseppe Fanin, assassinato a 24 anni il 4 novembre 1948. Alle 16 l’arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, sosterà per un momento di preghiera al cippo che sorge nel punto in cui Fanin fu ucciso, lungo la via Biancolina. Alle 16.30, al teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto, il cardinale interverrà sul tema “Santità e apostolato sociale in G. Fanin”, mentre alle 18.30 presiederà la Concelebrazione eucaristica. Alle 21, infine, le manifestazioni per l’anniversario si concluderanno con la rappresentazione “Una luce nella notte”, sempre al Teatro Fanin. Ricorda il SIR che Fanin, educato ai valori della fede da una famiglia profondamente cattolica, s’impegnò nella FUCI e nelle ACLI per divulgare e far applicare la dottrina sociale della Chiesa e promosse la costituzione di liberi sindacarti e di cooperative agricole tra braccianti. Nonostante avvertimenti e minacce, egli continuò la sua opera rifiutando di dotarsi di un’arma di difesa: a chi glielo consigliava, egli, pur consapevole del pericolo che correva, mostrava la corona del suo rosario. Era quella la sua “arma”, e non ne voleva altre. (V.V.)

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    Oggi in Sicilia commemorazione degli immigrati “vittime del mare”

    ◊   Un corteo funebre parte oggi da Noto (Siracusa) fino alla spiaggia di Vendicari, ad un anno dal naufragio che la notte del 28 ottobre 2007 ha causato la morte di 17 migranti egiziani e palestinesi. Fortress Europe, che dal 1988 documenta le “morti di frontiera” dei migranti, ha promosso l’iniziativa “per non dimenticare – si legge in una nota - queste e le decine di migliaia di altre vittime dell'immigrazione in un Mediterraneo che è diventato una grande fossa comune”. Appuntamento alle 15 a Villa Noto. Alla cerimonia parteciperanno, riferisce il SIR, i familiari delle vittime, l’imam Mufid, il musicista Ramzi Harrabi e la scrittrice Heike Brunkhorst. Alle 18 è in programma un dibattito al Teatro Comunale di Noto cui interverranno i familiari delle vittime, i superstiti del naufragio, il giornalista Gabriele Del Grande, Roman Herzog (documentarista) e la Brunkhorst. In contemporanea si celebreranno altre due giornate della memoria delle vittime dell'immigrazione: a Tarifa (Spagna) e a Larache (Marocco). L'1 novembre 1988 avvenne il primo naufragio conosciuto di una barca di immigrati nel Mediterraneo, nello stretto di Gibilterra. Dal 1988 secondo Fortress Europe le vittime dell'immigrazione verso l'Europa sono almeno 13.228, di cui 3.118 solo nel Canale di Sicilia. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Accordi militari e civili al centro dell'odierno vertice russo-libico a Mosca

    ◊   Importante summit russo-libico a Mosca. Al centro dei colloqui tra i presidenti delle due nazioni accordi in campo energetico, militare e civile. Tripoli è inoltre interessata a fornire una base navale alla Russia. Il punto nel servizio di Giuseppe D’Amato:

    “Questi incontri daranno un nuovo impulso alle relazioni bilaterali”: così, il presidente Medvedev ha aperto il vertice russo-libico in corso al Cremlino. Muammar Gheddafi è tornato a Mosca dopo un'assenza di 23 anni. Il leader libico ha da parte sua sottolineato che i due Paesi hanno un uguale approccio alla politica energetica ed intende migliorare la cooperazione in questo campo. Tripoli spinge, però, per instaurare una proficua collaborazione anche nel settore civile oltre che in quello militare. Ad aprile, il Cremlino decise di cancellare il debito libico pari a 4,5 miliardi di dollari maturato in epoca sovietica. In cambio Gheddafi si era impegnato a siglare vari contratti, che, tuttavia, non sono stati ancora firmati. Alcuni specialisti ritengono che la Libia acquisterà da Mosca armi per un valore di 2 miliardi di dollari. L'esercito africano è equipaggiato con vecchi mezzi di fabbricazione sovietica. La Russia sta creando insieme ad Iran e Qatar l'“OPEC del gas”, un cartello di produttori, che imponga i propri prezzi all'Occidente. La Libia è un partner molto ambito, poiché ha enormi potenzialità, ma finora manca della tecnologia moderna per fare il salto di qualità. I russi sono pronti ad offrire una mano. Secondo un influente quotidiano russo, Gheddafi offrirà alla Russia la creazione di una base navale a Bengasi per garantirsi da interferenze occidentali.
     
    Iraq
    Nello scorso ottobre, in Iraq, si è registrato il numero di vittime più basso su base mensile dall’inizio dell’intervento militare statunitense del 2003. Secondo dati diffusi oggi dal governo di Baghdad, ad ottobre le vittime civili sono state 238, contro le 758 dello stesso mese del 2007 e la media di 1000 registrata tra settembre 2006 e agosto 2007. Il dato si inserisce quindi in un trend di sensibile calo delle vittime, sebbene sul terreno non passi giorno senza che si registrino nuove violenze. In diminuzione anche le perdite tra i militari americani: sette i soldati uccisi in combattimento, anche in questo caso si tratta del bilancio più contenuto dal marzo 2003. Secondo gli analisti si tratta di una vera è propria svolta ottenuta grazie al rafforzamento del contingente americano deciso dal presidente Bush e al cessate il fuoco attuato da diversi clan sunniti che ora appoggiano le forze governative.

    Afghanistan
    In Afghanistan proseguono le offensive della coalizione internazionale a guida statunitense contro le roccaforti dei talebani. Nelle ultime 24 ore, 25 miliziani integralisti sono stati uccisi in una serie di operazioni congiunte con l’esercito di Kabul nella parte orientale del Paese. Vittime anche tra le truppe afghane: due soldati sono morti nella provincia di Helmand per l’esplosione di una mina. Secondo il governo, oltre 220 militari afgani hanno perso la vita dall’inizio dell’anno nei combattimenti.

    Pakistan
    Un importante comandante di Al Qaeda di origine egiziana è stato ucciso in un raid militare nel nordovest del Pakistan, vicino al confine con l'Afghanistan. Lo ha reso noto un funzionario locale pachistano, spiegando che l'operazione è stata attribuita all'esercito americano. Si tratterebbe di Abu Jihad al-Masri, che ha avuto ruoli operativi nella rete di Osama bin Laden e che è apparso in alcuni video di propaganda trasmessi sul web. L’uomo è stato ucciso ieri notte insieme ad altri miliziani nel Nord del Waziristan: due missili sganciati da un "drone" hanno colpito il camion su cui si trovava.

    Iran
    Ancora un’esecuzione capitale in Iran. Un giovane di 19 anni è stato impiccato in Iran per un omicidio commesso quando era minorenne. Salgono così a otto, solo da gennaio, le esecuzioni capitali nella Repubblica Islamica contro persone minorenni o che erano minorenni al tempo dei delitti di cui sono state riconosciute colpevoli. Secondo "Amnesty International", altri 150 sono rinchiusi nei bracci della morte, tra cui una ragazza.

    Filippine
    Resta alta la tensione sull’isola di Mindanao, nel sud delle Filippine. Diciannove ribelli musulmani del "Fronte Islamico di Liberazione Moro" sono stati uccisi in un raid dell'esercito. L’operazione è scattata dopo un attacco compiuto dai miliziani contro una postazione militare vicino alla località di Datu Piang, a seguito della quale tre militari sono rimasti feriti. A Mindanao, da diversi mesi, si registra una nuova impennata di violenze, legata alla mancata approvazione di un accordo di pace che avrebbe decretato una maggiore autonomia per le provincie a maggioranza islamica.

    Elezioni presidenziali degli Stati Uniti
    A tre giorni dall’apertura delle urne negli Stati Uniti, si susseguono gli ultimi proclami dei due candidati alla Casa Bianca. La necessità di rilanciare l’economia è in cima alla lista delle priorità per il candidato democratico alla presidenza USA, Barack Obama. "Voglio essere sicuro che a beneficiarne sia il 95% dei lavoratori", ha dichiarato Obama in una intervista alla CNN, individuando nella stabilizzazione del sistema finanziario, in un progetto per l'indipendenza energetica dell'America, e nelle riforme di sanità, fisco e sistema scolastico la ricetta per risollevare il Paese dall’attuale crisi. Secondo gli ultimi sondaggi il vantaggio del candidato democratico, seppur ridotto rispetto a giorni scorsi, resta saldo al 5%. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 306

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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