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Sommario del 30/05/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi del Myanmar: auspico che gli aiuti internazionali raggiungano effettivamente le vittime del ciclone Nargis e si favorisca anche la ricostruzione del Paese
  • Altre udienze
  • Lettera del Papa al Patriarca Alessio II: cattolici e ortodossi sempre più vicini
  • Pubblicato il programma del viaggio del Papa a Sydney, in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù
  • Nella solennità del Sacro Cuore la Chiesa celebra la Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti. Intervista con mons. Piacenza
  • Mons. Amato spiega il Decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla tutela del sacramento dell'Ordine sacro
  • Il Pontificio Consiglio per i migranti: sì ai ricongiungimenti familiari
  • Il Papa ha il coraggio di dire la verità: così padre Federico Lombardi al Convegno dei media cattolici di Stati Uniti e Canada
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Incontro EuropAfrica a Roma sulla crisi alimentare mondiale
  • Inaugurato a Vicenza il Festival Biblico sul tema "Dimorare nelle Scritture". Intervista con mons. Ravasi
  • Presentato, nella sede della Radio Vaticana, il festival cinematografico Religion Today
  • “Le Chiese e gli altri”: un volume per interrogarsi sui cristiani, le ideologie e le altre religioni. Intervista con il curatore, il prof. Andrea Riccardi
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Bagnasco incontra i giornalisti a conclusione della plenaria della CEI
  • Si è spento l'arcivescovo cinese Zhao Ziping
  • Soddisfazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese dopo l’intesa sulle bombe a grappolo
  • Dalla Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano, incentivi per l'agricoltura
  • Contro-vertice sulla sicurezza alimentare a Roma in concomitanza con la riunione della FAO
  • Conferenza dell’ONU sulla biodiversità e sulla distruzione degli ecosistemi
  • Dialogo interreligioso: il cardinale Tauran parla allo Heythrop College dell'Università di Londra
  • Incontro a Stoccolma tra il premier iracheno Al Maliki e padre Najim
  • Rapporto annuale 2007 di “Aiuto alla Chiesa che soffre”
  • La Colombia colpita da forti piogge. Oltre 15 le vittime
  • Brasile: i vescovi contrari all'utilizzo di embrioni congelati nelle ricerche scientifiche
  • Argentina: incontro dei Paesi della regione per difendere e valorizzare il bacino Guaranì
  • Premiato a Bruxelles un progetto del VIS per l’accesso all’acqua in Etiopia
  • In Uganda, 500 biciclette per annunciare Vangelo
  • A Roma religiose di tutto il mondo per un incontro sulla tratta delle donne
  • Aperto a Fiuggi l’Incontro di Fraternità del Rinnovamento nello Spirito Santo
  • Domani a Roma la Festa dei vicini di casa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovi scontri tra israeliani e palestinesi nella Striscia di Gaza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi del Myanmar: auspico che gli aiuti internazionali raggiungano effettivamente le vittime del ciclone Nargis e si favorisca anche la ricostruzione del Paese

    ◊   Un augurio nel segno di San Paolo, perché la Chiesa locale birmana non tema, nel presente e nel futuro, di soccombere a difficoltà o persecuzioni, ma resti salda nella fiducia in Dio e certa del sostegno concreto da parte delle altre Chiese del mondo. Lo ha detto Benedetto XVI nel suo discorso ai vescovi del Myanmar, ricevuti oggi in udienza a conclusione della loro visita ad Limina. Il Papa ha dedicato ampio spazio alla situazione nel Paese - colpito dal ciclone Nargis e in difficoltà con la distribuzione degli aiuti - ed ha sollecitato i vescovi a studiare con “chiarezza” i piani pastorali con i quali provvedere alla piccola comunità cattolica locale. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    “La Chiesa in Myanmar è conosciuta e ammirata per la sua solidarietà verso i poveri e i bisognosi”. E questo “è emerso particolarmente nella preoccupazione che avete dimostrato in seguito al ciclone Nargis”. Benedetto XVI parte dalla più stretta attualità - dal dramma delle oltre 30 mila vite spezzate dalla catastrofe naturale, senza contare i 100 mila dispersi e le migliaia di senza tetto - per mettere in risalto il grande lavoro della piccola comunità cattolica del Myanmar, 650 mila fedeli in un Paese con 40-45 milioni di buddhisti. Atti di generosità di un pugno fedeli capaci di portare conforto alle vittime, in contrasto con i calcoli politici di chi finora ha rallentato o impedito che la macchina della solidarietà internazionale dispiegasse appieno il proprio potenziale. Benedetto XVI parla degli uni e degli altri, invocando una sorta di corsia preferenziale per quegli “sforzi concertati” che - dice - diano “sollievo alle sofferenze” e facilitino la ricostruzione delle “infrastrutture del Paese”:

     
    “During these difficult days…
    Nel corso di questi giorni difficili, so quanto il popolo birmano sia stato grato per gli sforzi compiuti dalla Chiesa per fornire riparo, cibo, acqua, medicine alle persone ancora in difficoltà. Mi auguro, dopo l'accordo raggiunto di recente sulla fornitura di aiuti da parte della comunità internazionale, che tutti coloro che sono pronti a portare aiuto siano in grado di fornire l’assistenza di cui c’è bisogno e possano godere di un accesso effettivo ai luoghi dove ve ne è più necessità”.
     
    Passando dall’emergenza all’analisi della situazione ecclesiale nel Myanmar, il Papa dedica ampio spazio al tema delle vocazioni sacerdotali e religiose. “Sono lieto di constatare - afferma - che un numero sempre maggiore di donne rispondono alla chiamata alla vita consacrata nella vostra regione” e prega perché la loro testimonianza ispiri altri sulla via dei consigli evangelici. Quindi, si sofferma sull’“investimento di tempo e di risorse” che richiede la formazione dei seminaristi e incoraggia i vescovi a “compiere i sacrifici necessari” perché ci siano altri “araldi della Nuova evangelizzazione”, all’interno di una Chiesa che oggi può contare complessivamente - come aveva ricordato in precedenza il presidente dei vescovi del Myanmar, l’arcivescovo Paul Grawng - su 658 sacerdoti, 1330 religiosi totali e 2084 catechisti. Ma, sostiene poco dopo Benedetto XVI, anche i laici:

     
    “Are in need of a robust and dynamic Christian formation…
    Hanno bisogno di una solida e dinamica formazione cristiana che li spinga a portare il messaggio del Vangelo nei loro luoghi di lavoro, nelle famiglie, e nella società in generale. I vostri rapporti accennano all'entusiasmo con il quale i laici stanno organizzando molte nuove iniziative catechistiche e spirituali, che spesso coinvolgono un gran numero di giovani”.
     
    Per essere efficaci, nota quindi il Papa, i piani pastorali devono essere strutturati con cura, anche avvalendosi di “aiuti adeguati, tra cui opuscoli e materiali audiovisivi, a complemento della formazione orale”. Sono “certo - si è detto il Pontefice - che le altre Chiese locali di tutto il mondo faranno quanto è loro possibile per fornire materiali”. Infine, dopo l’invito a “sviluppare sempre meglio le relazioni con i buddisti per il bene delle vostre singole comunità e di tutta la nazione”, il Papa ha concluso ricordando che “il mese prossimo, la Chiesa inaugura uno speciale anno giubilare in onore di San Paolo”. L’Apostolo delle Genti, sottolinea Benedetto XVI, è stato ammirato attraverso i secoli per la sua perseveranza nelle prove e nelle tribolazioni e “ci esorta a mantenere fisso lo sguardo sulla gloria che ci attende, senza cedere mai alla disperazione, al dolore e alle sofferenze di oggi”. Un esempio che per il Papa diventa l’augurio più importante:

     
    “I invite you to join Saint Paul…
    Vi invito a unirvi a San Paolo nella sicura fiducia che nulla - né angoscia, né persecuzione o carestia, né presente né avvenire - sarà in grado di separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore”.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio in udienza il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Lettera del Papa al Patriarca Alessio II: cattolici e ortodossi sempre più vicini

    ◊   Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha incontrato ieri a Mosca il Patriarca ortodosso Alessio II consegnandogli una Lettera di Benedetto XVI. Nel messaggio il Papa esprime tutta la sua “stima” e il suo “apprezzamento” per l’impegno del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie nel promuovere le relazioni tra cattolici e ortodossi, il dialogo con le varie confessioni cristiane e le altre religioni. Il Pontefice esprime quindi la sua gioia per i tanti segni di fraternità e vicinanza che stanno caratterizzando i rapporti tra le due Chiese sorelle, accomunate dal desiderio di sostenere nel mondo i valori cristiani. La Lettera del Papa si conclude con una preghiera a Cristo Risorto perchè cattolici e ortodossi possano fare l’esperienza di essere sempre più vicini sulla strada verso la piena comunione.

    Da parte sua Alessio II ha ribadito al cardinale Kasper “la sua ferma convinzione della necessità di sviluppare ulteriormente il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa” considerando anche il fatto che “le posizioni delle due Chiese coincidono su molte questioni” di attualità come “i temi della morale, delle relazioni familiari e sociali, dei diritti umani e della bioetica”. “Il nostro dialogo – ha sottolineato Alessio II – deve portare allo sviluppo della cooperazione tra ortodossi e cattolici in materia di difesa dei valori morali cristiani nel mondo”.
    Il cardinale Walter Kasper ha iniziato il suo viaggio in Russia il 21 maggio scorso accogliendo l’invito di Sua Eminenza Kyrill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad e presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Il viaggio, che si conclude oggi, lo ha portato in varie parti del Paese. Il porporato si è recato tra l’altro in pellegrinaggio a Kazan per venerare l’icona della Madonna che lui stesso, a nome di Giovanni Paolo II, aveva riportato in Russia nel 2004. Il cardinale Kasper ha compiuto anche una visita al monastero di Diveevo nei pressi di Nizhniy Novgorod, dove si venera il Santo Serafino di Sarov, particolarmente amato dal popolo russo. Scopo del viaggio – riferisce un comunicato del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani - oltre all’incontro personale del cardinale Kasper con la comunità cattolica a Mosca e con alti rappresentanti dell’ortodossia russa, è stato anche quello di prendere contatto con alcune delle ricchezze religiose e culturali della tradizione russa.

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    Pubblicato il programma del viaggio del Papa a Sydney, in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù

    ◊   Pubblicato stamani dalla Sala Stampa della Santa Sede il programma del viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI a Sydney, in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. Il Papa partirà alla volta dell’Australia il 12 luglio e farà ritorno a Roma il 21 luglio. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Dopo Colonia 2005, i giovani di tutto il mondo si apprestano a riabbracciare Benedetto XVI. Il Papa partirà da Fiumicino alle ore 10 del 12 luglio alla volta dell’Australia, dove l’arrivo è previsto la mattina di domenica 13 all’aeroporto militare di Darwin. Di qui si recherà a Richmond, a 60 chilometri da Sydney, dove trascorrerà un periodo di riposo privato fino alla mattina di giovedì 17 luglio. Quel giorno, dunque, nella mattinata si terrà la cerimonia ufficiale di benvenuto nella Government House di Sydney. L’evento sarà seguito da una visita di preghiera al “Mary Mackillop Memorial Chapel”, dalla visita al governatore generale e dall’incontro con il primo ministro. Nel primo pomeriggio, il Santo Padre sarà accolto con danze e canti tradizionali da parte degli aborigeni, prima di imbarcarsi sulla nave “Sydney 2000” per il trasferimento via mare al molo di Barangaroo East Darling Harbour, dove si terrà una festa di accoglienza dei giovani al Papa.

     
    Il giorno dopo, la mattinata si aprirà con le udienze private alle autorità locali del South Wales e di Sydney. Sarà dunque la volta dell’incontro ecumenico nella St. Mary Cathedral di Sydney e a seguire l’incontro con rappresentanti di altre religioni. Nel pomeriggio, i giovani di Sydney animeranno la Via Crucis. Il Papa pronuncerà la preghiera al termine della prima stazione e seguirà poi lo svolgimento in televisione dalla St. Mary Cathedral. Il 18 luglio si concluderà con l’incontro tra Benedetto XVI e un gruppo di ragazzi disagiati ospitati dalla comunità di recupero dell’Università “Notre Dame”. Sabato 19 luglio, la giornata inizia con la Santa Messa celebrata assieme ai presuli australiani, i seminaristi e i novizi. Nella serata, si entra nel vivo della GMG con la grande Veglia con i giovani nell’ippodromo di Randwick a Sydney.

     
    Domenica 20 luglio, sempre all’ippodromo, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. Nel tardo pomeriggio, incontrerà i benefattori e gli organizzatori della GMG. Nell’ultimo giorno in terra australiana, il 21 luglio, il Papa si congederà dalla St. Mary’s Cathedral e saluterà i volontari della GMG. Quindi, la tradizionale cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Sydney. L’arrivo del Papa a Roma è previsto per le ore 23. Il volo prevede uno scalo tecnico all’aeroporto australiano di Darwin.

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    Nella solennità del Sacro Cuore la Chiesa celebra la Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti. Intervista con mons. Piacenza

    ◊   In occasione della odierna solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti. La Congregazione per il Clero anche quest’anno ha inviato una Lettera a tutti i sacerdoti, a firma del cardinale prefetto Claudio Hummes e del segretario, l’arcivescovo Mauro Piacenza. A mons. Piacenza Giovanni Peduto ha chiesto di illustrarci i contenuti principali della Lettera:


    R. - Si è voluto ribadire, in accordo pieno e motivato, con quanto richiamato dal Santo Padre nell’Enciclica Deus Caritas est, al n. 37, il primato della preghiera, documentato nella fedeltà alla Celebrazione eucaristica e all’Adorazione del Santissimo Sacramento, entrambe vissute quotidianamente, come esigenza del cuore, più che come dovere d’ufficio. Una tale radicalità evangelica è il motore di una piena identità sacerdotale e, con essa, della forza missionaria che scaturisce dalla sacra ordinazione. Si è altresì sottolineato che il servizio al Popolo santo di Dio, quello che ultimamente si chiama “pastorale”, ma che preferirei definire apostolato, è la via maestra, e mai un ostacolo, per la santificazione dei sacerdoti.

     
    D. - Qual è la più grande testimonianza che un sacerdote può dare alla gente?

     
    R. - Rendere presente Cristo nel mondo. Il sacerdote è un uomo totalmente “preso” dal Signore Gesù, da Lui scelto e costituito sacerdote. Egli vive del rapporto con Cristo e, questa vita interiore, deve trasparire in ogni gesto del sacerdote, nella sua intelligenza, nel suo tratto umano, nella sua capacità di comprendere, accogliere, patire e com-patire. Non c’è testimonianza più grande che quella di portare Dio ai fratelli, donando loro la Divina Misericordia e il Pane del Cielo: la Santissima Eucaristia. Perché ciò accada, non solo efficacemente, ma fruttuosamente, il sacerdote deve entrare, quotidianamente, nell’ottica del “diminuire”, perché il Signore cresca in lui e nei fratelli.

     
    D. - Come i fedeli laici possono aiutare i sacerdoti?

     
    R. - Il sacerdote è costituito, nelle cose che riguardano Dio, per il bene del Popolo. Quindi il ministero è per la gente, ed è fondamentale avere sacerdoti santi, che siano di esempio e di sostegno al Popolo. Il primo aiuto che i fedeli laici possono offrire al sacerdote è quello della preghiera. Essa sottolinea il riconoscimento dell’origine sopranaturale del Ministero Ordinato; riconoscimento che ha la sua maturità nel “sensus Ecclesiae”. I laici desiderano “preti-preti”, sacerdoti che non si nascondano, non siano secolarizzati, ma lieti e certi della loro identità e, perciò, capaci di proporre modelli convincenti e credibili. I laici possono aiutare i sacerdoti, chiedendo loro ciò che è proprio del ministero affidato dal Signore, collaborando motivatamente, fortemente appassionatamente, ma rimanendo al proprio posto di fedeli laici; rispettandoli, in modo che i sacerdoti siano aiutati a percepire, anche dall’atteggiamento dei fedeli laici, il mistero che è in loro. Talora ai fedeli laici è domandato anche di avere comprensione verso i sacerdoti, uomini che portano in se stessi qualcosa di assolutamente divino, unitamente alla umana fragilità.

     
    D. - Il sacerdote agisce “in persona Christi”: ci può spiegare che cosa significa?

     
    R. - Diciamo più precisamente “in persona Christi Capitis”. Nel ministero ordinato è Cristo stesso che è presente nella Sua Chiesa, in quanto Capo del suo Corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote del Sacrificio redentore. Come insegnato dal Papa Pio XII, nella fondamentale Enciclica Mediator Dei: “E’ il medesimo Gesù Cristo di cui realmente il ministro fa le veci […] assimilato al Sommo Sacerdote, gode della potestà di agire con la potenza dello stesso Cristo che rappresenta”.

     
    5. - Qual è la situazione dei sacerdoti oggi?

     
    R. - Il contemporaneo contesto sociale è per certi versi inedito e per altri avvincente. È inedito perché l’anticlericalismo ottocentesco, almeno in Occidente, pare talora ripresentarsi, sotto le mentite spoglie dello scientismo, del relativismo, dell’edonismo, che paiono non riconoscere dignità della ragionevolezza dell’atto di fede e, conseguentemente, pretenderebbero di affermare la totale inutilità del cristianesimo e del sacerdozio. In tale contesto inedito, che potremmo definire di “non riconoscimento”, i sacerdoti sono chiamati ad operare. Ad essi è chiesta una grande capacità di leggere la realtà, di coglierne gli aspetti problematici, cercando di correggerli, richiamando costantemente gli uomini alla Verità, all’Assoluto. La situazione è, nel contempo, avvincente perché c’è un grande fermento, soprattutto in tanti giovani buoni e disponibili, i quali domandano ai sacerdoti di essere autorevolmente padri nella fede, guide sicure e non demagogicamente appiattiti sulle mode passeggere, riferimenti esemplari ed affidabili. In tal senso, senza mai “piangersi addosso” e superando decisamente ogni tentazione vittimistica, è necessario rispondere alla domanda che ci viene rivolta, sapendo leggere, per davvero, i segni dei tempi, di questo nostro tempo presente. E solo lo Spirito Santo ci insegna a leggere i segni dei tempi, non già lo “spirito del mondo”.

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    Mons. Amato spiega il Decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla tutela del sacramento dell'Ordine sacro

    ◊   La Congregazione per la Dottrina della Fede ha reso noto, attraverso l’Osservatore Romano, un Decreto generale “per tutelare la natura e la validità del sacramento dell'Ordine sacro”. Il Decreto afferma che, “fermo restando il disposto del can. 1378 del Codice di Diritto Canonico, sia colui che avrà attentato il conferimento dell'Ordine sacro ad una donna, sia la donna che avrà attentato di ricevere il sacro Ordine, incorre nella scomunica latae sententiae”, cioè automatica, riservata alla Sede Apostolica. “Se colui che avrà attentato il conferimento dell'Ordine sacro ad una donna o se la donna che avrà attentato di ricevere l'Ordine sacro, è un fedele soggetto al Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, fermo restando il disposto del can. 1443 del medesimo Codice” – aggiunge il Decreto - “sia punito con la scomunica maggiore, la cui remissione resta riservata alla Sede Apostolica (cfr can. 1423, Codice dei Canoni delle Chiese Orientali)”. Il Decreto, firmato del cardinale William Levada e dall’arcivescovo Angelo Amato, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, è entrato in vigore ieri con la sua pubblicazione sull’Osservatore Romano. Giovanni Peduto ha chiesto a mons. Amato il perchè di questo Decreto:

     
    R. - Perché ci sono stati singoli episodi di cosiddette ordinazioni di donne in alcune regioni del mondo. Inoltre è uno strumento di aiuto ai Vescovi per assicurare una risposta uniforme in tutta la Chiesa.

     
    D. - Queste cosiddette ordinazioni sono valide?

     
    R. - Sono invalide e cioè nulle. Non sono "ordinazioni". Infatti la disciplina canonica della Chiesa dice che "riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile" (can. 1024).

     
    D. - Quali sono le ragioni per cui la Chiesa afferma che solo gli uomini possono ricevere gli ordini sacri?

     
    R. - La ragione fondamentale è unica. La Chiesa non SI sente autorizzata a cambiare la volontà del suo Fondatore Gesù Cristo.

     
    D. - La Chiesa Cattolica va controcorrente rispetto ad altre confessioni cristiane...

     
    R. - Non è questo il solo caso. Comunque, la Chiesa, in questo caso, è in buona compagnia dal momento che anche le antiche Chiese orientali e le Chiese Ol'dotosse mantengono la stessa disciplina della Chiesa cattolica. Alcune comunità ecclesiali della Riforma hanno rotto una tradizione bimillenaria della Chiesa.

     
    D. - Cosa significa scomunica latae sententiae?

     
    R. - Anzitutto la scomunica latae sententiae significa che la scomunica è automatica, ipso facto. In secondo luogo, la scomunica m concreto vieta allo scomunicato (can.1331 ): 1) di prendere parte in alcun modo come ministro alla celebrazione del Sacrificio dell'Eucaristia o di qualunque altra cerimonia di culto pubblico; 2) di celebrare sacramenti o sacramentali e di ricevere i sacramenti; 3) di esercitare funzioni in uffici o ministeri o incarichi ecclesiastici qualsiasi, o di porre atti di governo.

     
    D. - Come si toglie questa scomunica?

     
    R. - Si tratta di una scomunica riservata alla Santa Sede. La si toglie qUflndo le persone interessate mostrano sincero pentimento e si impegnano a seguire la retta dottrina e disciplina della Chiesa. La scomunica è una pena medicinale, che invita al ravvedimento, alla conversione e alla riparazione dello scandalo.

     
    D. - Si tratta di un Decreto Generale, che in concreto significa...

     
    R. - Significa che si tratta di leggi che confermano i principi generali della disciplina e del diritto della Chiesa (cf. can. 30).

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    Il Pontificio Consiglio per i migranti: sì ai ricongiungimenti familiari

    ◊   Guardare con maggiore attenzione alle famiglie dei migranti e degli itineranti: per sostenerle quando vivono una separazione, per permettere la loro integrazione nella società, perché ne vengano rispettati i diritti. E’ l’impegno cui richiama il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti nel comunicato finale della XVIII Sessione Plenaria dedicata alla famiglia migrante e itinerante, svoltasi a Roma dal 13 al 15 maggio. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Ribadendo quanto ha affermato Benedetto XVI al Forum delle Associazioni familiari, lo scorso 16 maggio, che ha definito la famiglia “l’unione di vita e di amore, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna”, “un insostituibile bene per l’intera società”, il documento sottolinea la necessità di mantenere l’unità della famiglia e di guardare al ricongiungimento come ad un obiettivo fondamentale. Considerando che molte famiglie “emigrano poiché non possono vivere con dignità nel proprio Paese”, il dicastero vaticano chiede aiuti per queste persone che comunque rappresentano “una risorsa per la società in cui lavorano”. Da qui l’appello ai governi perché “rivedano … le loro politiche migratorie” e favoriscano il ricongiungimento familiare nei Paesi di accoglienza. La Chiesa, dal canto suo, vuole insistere sui propri programmi di integrazione ed accoglienza, perché un “aiuto per uno sviluppo legittimo è … indispensabile anche per realizzare la pace e l’armonia nell’arena internazionale”, considerando anche il fatto che “le persone hanno il diritto a non emigrare per realizzare il proprio benessere integrale”.

     
    “La Chiesa – si legge nel comunicato – ha … un importante ruolo da svolgere nella difesa del ‘diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della … personalità’ … e nella promozione dei diritti sociali relativi alla famiglia dei migranti e degli itineranti”. Impegno viene richiesto anche per favorire i processi di inculturazione e di integrazione, che necessitano un dialogo tra persone ma anche con le istituzioni. Ma il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti lancia anche l’allarme migranti irregolari e traffico di esseri umani. Di fronte a queste sfide la Chiesa vuole portare avanti “programmi di protezione”, sottolineando che “i migranti sono persone con una dignità umana inalienabile, a prescindere dalla loro nazionalità, cultura o condizione legale” e che “i loro diritti umani devono, pertanto, essere rispettati”. Tenere conto delle condizioni lavorative degli immigrati, rispettare le loro consuetudini matrimoniali, assisterli nella preparazione al matrimonio: sono queste le altre urgenze segnalate nel documento che non tralascia il problema delle donne cattoliche sposate a non cristiani per le quali si richiede sostegno da parte delle comunità cristiane. Infine il dicastero vaticano esorta all’accoglienza calorosa verso i migranti e ad un “dialogo volto a riconoscere e ad applicare la reciprocità nel campo della libertà religiosa”. “Promuovere e garantire questa reciprocità è responsabilità dei legislatori, a livello nazionale ed internazionale – conclude il documento – e richiede spirito di dialogo, solidarietà e collaborazione tra gli Stati. È altresì necessario che le Nazioni Unite intervengano con determinazione su tale questione, in accordo con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.

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    Il Papa ha il coraggio di dire la verità: così padre Federico Lombardi al Convegno dei media cattolici di Stati Uniti e Canada

    ◊   Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano, si è soffermato ieri, a Toronto, sul rapporto tra il Papa e i mezzi di informazione durante il convegno annuale dei media cattolici di Stati Uniti e Canada. Benedetto XVI – ha spiegato padre Lombardi – non evita questioni delicate ed “ha il coraggio di dire la verità”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Padre Lombardi ha affermato che il Papa segue con interesse l’impatto di un suo messaggio, gli echi di un suo discorso. E dopo ogni viaggio apostolico all’estero anche Benedetto XVI, come Giovanni Paolo II, si riunisce in Vaticano con i responsabili dei mezzi di comunicazione per capire quali siano state le sottolineature, le interpretazioni e le chiavi di lettura da parte dei media. Benedetto XVI – ha detto padre Lombardi – cerca di capire e prendere atto delle dinamiche della comunicazione nel mondo di oggi, senza peraltro lasciarsene intimorire o condizionare”. “Anche noi come comunicatori – ha aggiunto – non dobbiamo lasciarci troppo condizionare dal mito di una comunicazione che pensa di dover essere sempre conflittuale per risultare efficace”. Bisogna essere realisti e denunciare il male: in questo, Benedetto XVI – ha affermato padre Lombardi – rifiuta i compromessi: “La sua critica al relativismo è netta ed il Pontefice è convinto che siano in gioco valori molto importanti per l’uomo, la società e il suo futuro”. Principi fondamentali richiamati dal Papa anche nel recente discorso alle Nazioni Unite a New York, dove il Santo Padre non ha usato frasi ad effetto per suscitare sensazione. Per rispondere alle sfide della comunicazione – ha sottolineato padre Lombardi - bisogna avere il coraggio di dire la verità con chiarezza, avere fiducia nella ragione e pazienza nel comunicare messaggi robusti. Perché “la via migliore – ha osservato il direttore della nostra emittente – è quella che sa evitare allo stesso tempo gli scogli dell’ottimismo ingenuo e del pessimismo radicale che non crede alla presenza e alla potenza dell’opera della grazia”. Benedetto XVI – ha concluso il direttore della Sala Stampa della Santa Sede – non è solo più un grande maestro, diventa sempre più anche un pastore di accattivante umanità”; “a noi tocca, come comunicatori, saper valorizzare e far cogliere sempre meglio questi aspetti, che un’immagine precedente assai parziale della sua personalità metteva in ombra”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Manca un fronte comune sul clima: nell'informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dopo il vertice di Kobe.

    In cultura, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, illustra le tre mostre su Matilde di Canossa in Emilia e nel Mantovano.

    L'ebreo osservante che elogiò l'Eucaristia: Cristiana Dobner ricorda la figura di Ben Chorin, giornalista e studioso di religioni comparate che dedicò la vita al riavvicinamento tra il popolo di Israele e la Chiesa.

    Sulla “Spe salvi” una riflessione di Charles Morerod dal titolo “La risposta alla violenza? La conversione”.

    Quella frana che fece nascere la Roma sotterranea: Fabrizio Bisconti sulla scoperta della catacomba di via Anapo, il 31 maggio 1578.

    Nell’informazione religiosa, intervista di Marco Bellizi al nuovo presidente dell'Azione Cattolica Italiana, Francesco Miano.

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    Oggi in Primo Piano



    Incontro EuropAfrica a Roma sulla crisi alimentare mondiale

    ◊   Per i prossimi dieci anni, i prezzi delle derrate alimentari rimarranno alti e potrebbero portare alla fame milioni di persone nel sud del mondo. E’ la previsione contenuta nel rapporto OCSE-FAO, presentato a Parigi in vista del vertice dell’Agenzia dell'ONU per l’alimentazione in programma la prossima settimana. Della crisi alimentare mondiale e dell’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli si è parlato ieri anche a Roma, all’incontro EuropAfrica, promosso dalle organizzazioni Terra Nuova e Crocevia con la Coldiretti. C’era per noi Giada Aquilino:


    Sono i piccoli produttori e i contadini dei Paesi africani a vivere sulla propria pelle disagi e contraddizioni della crisi alimentare in atto. All’incontro EuropAfrica si è parlato di politiche sbagliate, liberalizzazione dei mercati, speculazioni internazionali che hanno portato ad un circolo vizioso capace di impedire all’Africa di nutrire se stessa. Sulle ragioni dell’attuale emergenza alimentare, ascoltiamo Nora McKeon, coordinatrice della campagna EuropAfrica:

     
    R. - C’è certamente l’introduzione dei biocarburanti che rubano terra all’alimentazione. Poi c’è anche la speculazione finanziaria delle multinazionali dell’agri-business, per il controllo di gran parte della catena agroalimentare. Tuttavia, il problema di fondo è che da 20 anni sono state attuate politiche sbagliate improntate sul neoliberalismo, che hanno obbligato i Paesi africani ad aprire i loro mercati ad una concorrenza sleale con l’agricoltura degli altri Stati e ad azzerare i sostegni, mettendo in grossa difficoltà i piccoli produttori rurali nei Paesi del sud.

     
    D. – Come è possibile uscire da questa impasse?

     
    R. – Si deve rafforzare la produttività dell’agricoltura familiare e proteggere i mercati africani.

     
    Ma quali sono i Paesi più colpiti dalla crisi? Risponde Ndiogou Fall, presidente della Rete delle organizzazioni contadine dell’Africa occidentale:

    R. - Les pays les plus touchés sont ceux de l'Afrique de l'Ouest situés dans la zone ...
    In particolare, i Paesi più colpiti dalla crisi alimentare sono quelli dell’Africa occidentale, soprattutto dell’area del Sahel, il Senegal, il Mali, il Niger, la Costa d’Avorio. La cosa più importante da fare è quella di aumentare il reddito degli agricoltori. Per le persone che si trovano in città e che hanno problemi economici, inoltre, è necessario garantire anche la possibilità di sopravvivere e di poter acquistare i prodotti agricoli. Per questo motivo serve una politica sociale forte da parte dei governi.

     
    D. – Più volte il pensiero del Papa è andato alle popolazioni colpite dalla crisi alimentare. Anche il segretario generale dell’ONU si è occupato dell’emergenza. Come vengono accolti questi appelli dalle popolazioni che soffrono?

     
    R. – C'est un appel qui est reçu de façon très favorable. ...
    Sicuramente questi appelli vengono accolti molto bene, perché in qualche modo viene sottolineato il fattore umano che fa parte di questa crisi. Avere delle persone che ancora oggi muoiono di fame nel mondo non è più accettabile.

     
    Sulle richieste dei contadini e dei piccoli produttori africani ai partecipanti al vertice FAO in programma la prossima settimana a Roma, sentiamo Sergio Marini, presidente della Coldiretti:
     
    "Ritengo che i piccoli produttori dei Paesi in via di sviluppo debbano pretendere una politica agricola così come c’è in Europa. Noi abbiamo risolto il problema della poca produttività delle nostre imprese, di un’agricoltura che non era sufficiente a garantire l’alimentazione a tutti gli europei mettendo in piedi, nel dopoguerra, una grande politica agricola comunitaria. Probabilmente bisogna fare altrettanto nei Paesi in via di sviluppo".

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    Inaugurato a Vicenza il Festival Biblico sul tema "Dimorare nelle Scritture". Intervista con mons. Ravasi

    ◊   Convegni, mostre, spettacoli, musica, danza e Folklore nel segno della Sacra Scrittura. Tutto questo è il Festival Biblico, inaugurato ieri a Vicenza sul tema “Dimorare nelle Scritture”. La manifestazione, ormai popolare, giunta alla quarta edizione, prevede interventi di personalità del mondo religioso e laico chiamate a confrontarsi su temi legati alla sfera teologica, al dialogo ecumenico e alla vita di tutti i giorni. Come ogni anno prende parte ai lavori mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che al microfono di Paolo Ondarza spiega il motivo del successo del Festival Biblico.


    R. – Il successo, credo, è legato al fatto che la Bibbia è stata portata dall’interno delle Chiese, dove certamente ha il suo grembo fondamentale, all’interno delle piazze, diventando come una sorta di segno, e anche, qualche volta, di luce, per orizzonti che erano abituati a sentire altre voci. La scoperta è che questa voce, la voce della Bibbia, è estremamente significativa e interessante per l’uomo contemporaneo.

     
    D. – Il tema di quest’anno è "Dimorare nelle Scritture"…

     
    R. – Il tempio è la dimora dell’uomo, con tutto ciò che significa di segreto, di vivo, di profondo, ma anche di drammatico, e dall’altra parte la città. La città che, come sappiamo bene nella Bibbia, è stata fondata, la prima, da Caino. Quindi vuol dire che in essa c’è anche una stimmata di male, e non c’è soltanto la grandezza che poi sboccerà da essa; pensiamo alla Gerusalemme celeste che sugella tutta la Bibbia.

     
    D. – Partecipano, al Festival Biblico, oltre a biblisti e teologi, anche economisti, sociologi ed esponenti del mondo laico; come mai?

     
    R. – La religione ebraico-cristiana, quella della Bibbia, è una religione storica: il che vuol dire che la scoperta di Dio, del mistero, del trascendente, non avviene decollando dalla realtà verso cieli mitici, ma l’epifania di Dio è nell’interno delle strade degli uomini, e anche persino nel silenzio di Dio. C’è persino una presenza segreta di Dio nel peccato stesso dell’uomo, attraverso la sua voce che chiama alla moralità.

     
    D. – Mons. Ravasi, il suo auspicio per questa IV edizione del Festival Biblico?

     
    R. – Dopo ben quattro edizioni, l'auspicio è che possa ormai cominciare a diventare una presenza costante e coerente, che sappia unire almeno due volti: da un lato la rigorosità nelle scelte, l’essere fedeli sempre a quel punto di partenza fondamentale che è la Parola, ma anche, dall’altra parte, che abbia la capacità di innervarsi all’interno delle vicende umane, delle opere dei giorni di una città e di una regione. E l’augurio finale è che possa essere imitato anche altrove in Italia e forse anche all’estero.

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    Presentato, nella sede della Radio Vaticana, il festival cinematografico Religion Today

    ◊   Ieri, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, si è svolta la conferenza stampa di presentazione dell’XI edizione del festival cinematografico Religion Today, che promuove la pace e il dialogo tra le religioni, e l’incontro tra registi e operatori del settore provenienti da culture diverse. A partire dal 16 ottobre 2008, Religion Today toccherà varie città italiane con un fitto programma di proiezioni, laboratori e tavole rotonde. Lia Beltrami, direttrice di Religion Today, ha parlato con Rosario Tronnolone di questa XI edizione del festival:

     
    R. – E’ proprio un nuovo inizio, un nuovo inizio dove ci sono 5 località italiane che si sono consolidate, a partire da Trento, luogo originario, poi Bolzano, Nomadelfia, Ferrara e Roma. Ogni città ha una caratteristica particolare, e porterà avanti un percorso particolare, come Nomadelfia con i giovani, Ferrara con le scuole, Bolzano con l’incontro tra le varie minoranze, tra vari gruppi linguistici e Roma, in particolare, con l’università e col mondo del cinema.

     
    D. – Tema di quest’anno sarà: il volto dell’altro. Perché avete scelto questo tema?

     
    R. – Ci sembra molto importante, dopo la compassione, la morte come soglia, arrivare al volto dell’altro. Per arrivare a Dio si passa dal volto del fratello, oppure a partire dal volto di Dio, se vuoi dare una verità; questo volto di Dio deve passare obbligatoriamente dal volto del fratello.

     
    D. – Questa poi è una caratteristica che mi sembra molto legata, in qualche modo, a Religion Today, perché non essendo così legata ad un luogo, come spesso invece succede ad altri festival, sembra essere più legata a volti di persone, vero?

     
    R. – E’ vero, ai volti di persone. E’ nata proprio la “Religion Today Family”, la famiglia di Religion Today, su richiesta di persone provenienti dall’Iran, dagli Stati Uniti, dall’Afghanistan, da Israele, e quindi non possiamo avere un luogo, possiamo solo diffonderci tra persone e sentirci sempre più uniti come una grande comunità che cerca di costruire un futuro di pace attraverso il cinema, in questo caso.

     
    D. – E perché il cinema è una lingua privilegiata, per questo futuro di pace?

     
    R. – Il cinema, prima di tutto, tocca gli occhi e quindi permette un guardare all’altro, e permette di aprire i nostri occhi sull’altro, e poi dagli occhi va al cuore. Se usato bene, è uno strumento straordinario per facilitare il crollo delle barriere del pregiudizio, perché suscita emozioni, emozioni comuni a tutti; a partire dal tema comune, che è la stessa percezione, possiamo via via risalire alle differenze, come valore, la differenza come identità. L’identità che ci caratterizza e diventa una ricchezza, per me e per l’altro.

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    “Le Chiese e gli altri”: un volume per interrogarsi sui cristiani, le ideologie e le altre religioni. Intervista con il curatore, il prof. Andrea Riccardi

    ◊   “Le Chiese e gli altri”: è il titolo di un volume curato dal prof. Andrea Riccardi edito da “Guerini e Associati”, presentato stamani nella Sala Marconi della nostra emittente. Il volume raccoglie una serie di contributi di autorevoli studiosi che si interrogano sulle relazioni tra la Chiesa, le culture, le religioni e le ideologie nel corso del Novecento. Alessandro Gisotti ha chiesto al prof. Riccardi quale contributo offre questo volume:


    R. – E’ un tentativo di rintracciare la geografia religiosa del mondo contemporaneo. I protagonisti del mondo religioso sono vari: c’è la Chiesa cattolica che è il nostro osservatorio particolare; ci sono le Chiese ortodosse, c’è il mondo protestante e neo protestante; ma poi ci sono gli altri, gli ebrei, i musulmani, gli induisti, ci sono le civiltà orientali. Poi ci sono gli altri “non religiosi” e cioè l’idea di laicità, i socialisti, i comunisti, mondi diversi. Allora in questo volume c’è tutta una geografia che nel 900 è cambiata. E la Chiesa è arrivata a tutti gli altri nella sua espansione missionaria.

     
    D. – In queste molteplici relazioni, c’è una chiave di lettura che emerge, secondo lei, da questa raccolta di interventi?

     
    R. – Qui non c’è una chiave di lettura perché questo libro non vuole avere una chiave di lettura forzata. C’è un’indagine del terreno in cui si scopre come il cattolicesimo approfondisce la sua identità e si pone in un contatto dialogico di convivenza con le altre realtà, a volte invece il rapporto è conflittuale.

     
    D. – I cristiani, fin dall’inizio, sono nel mondo degli altri ma sono, fin dall’inizio, anche “per” gli altri. Oggi, come si declina questa predisposizione del cristiano ad andare incontro all’altro che chiama “il prossimo”?

     
    R. – Si declina in modo diverso perché si declina nell’incontro che è comunicare la fede, si declina nella carità, nel parlare, nel dialogo.

     
    D. – Uno dei suoi ultimi libri si intitola “Convivere” e convivenza è un termine molto significativo all’interno di queste esperienze, che poi sono alla base degli interventi raccolti in questo volume…

     
    R. – Io penso che in questo mondo di conflitti di religione, di conflitti di civiltà, la vera civiltà non è la vittoria di una sull’altra, ma la civiltà del convivere, del vivere insieme. Un vecchio convegno dei cattolici sociali francesi, negli anni ’30, - a cui partecipò Maritain - già affrontava il tema dello scontro di civiltà e diceva: “Il cattolicesimo deve essere un agente di convivenza”.

     
    D. – Le Chiese si confrontano con due grandi scenari: con le altre religioni ma, allo stesso tempo, anche con le spinte che vogliono in un certo senso allontanare Dio dalla sfera pubblica e che riguardano non solo il mondo cristiano…

     
    R. – Sì, oggi esiste un grande dibattito in una società squilibrata, disorientata: davanti un uomo disorientato, quali sono i suoi riferimenti? Io credo che i valori religiosi sono un importante riferimento in tutto questo; Dio appare nella sfera pubblica non solo in America ma in tanti scenari e appare in modi diversi. C’è quindi il problema della fede religiosa, c’è il problema dei laici che si ripensano, di religioni in minoranza che si modellano.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Bagnasco incontra i giornalisti a conclusione della plenaria della CEI

    ◊   Le principali vicende che agitano la vita italiana sono state al centro dell’incontro tra il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, e i giornalisti al termine della 58.ma plenaria della CEI. “Rispetto e accoglienza più che tolleranza” ha detto il porporato riferendosi agli ultimi episodi ai danni degli immigrati. Il cardinale si è augurato “uno sforzo educativo” che non prescinda dal senso della realtà ma nemmeno dimentichi il riferimento ai valori del popolo italiano e che preveda il senso della legalità per favorire “una convivenza sempre più degna dell'uomo” e “per noi cristiani – ha detto - nel segno del Vangelo”. Provvedimenti che assicurino l’accoglienza ma che tutelino pure la sicurezza dei cittadini sono quelli auspicati dal cardinale riguardo all’immigrazione clandestina. “Ciò che deve essere temporaneo – ha aggiunto il porporato in merito alla riforma dei CPT - non si allunghi troppo e soprattutto non diventi permanente”. Nello specifico è intervenuto anche sul problema dei rom ricordando la Fondazione Migrantes che offre una risposta pastorale al grande mondo dei migranti e itineranti. Solidarietà e fraternità sono poi i valori, indicati dal cardinal Bagnasco, ai quali il Parlamento italiano dovrebbe ispirarsi nella sua azione, “una concezione antropologica” nel segno di questi due principi che sia “sorgente ispirativa della cultura”. Sul governo ha aggiunto che i vescovi italiani giudicheranno dai frutti ma è definito “positivo” il clima politico che si è venuto a creare, come ieri ha sottolineato il Papa intervenuto anche a tutela delle scuole cattoliche. Il sostegno invocato, per il cardinal Bagnasco, non viola affatto il dettato costituzionale. Altro tema toccato dal presidente dei vescovi è quello della laicità dello Stato che “attinge la sua sorgente nello stesso Vangelo, 'date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio' – ha aggiunto - è un valore radicato nel Vangelo al quale la Chiesa tiene sia per il bene dello Stato sia per il bene della Chiesa”. Inoltre ha precisato di non vedere il rischio di una “religione civile” in Italia come rimbalzato sui giornali nei giorni scorsi. Ai mezzi di comunicazione ha lanciato un’esortazione e cioè di essere responsabili nel raccontare i fatti. “Deve prevalere il positivo senza ovviamente tacere del negativo. Per fedeltà alla realtà va riconosciuto anche quanto c'è di più nobile nei fatti senza cercare a volte con insistenza gli aspetti più deteriori”. Infine, di fronte ai numerosi episodi di devianza minorile, ha invitato ad “un potenziamento ed un rilancio della pastorale giovanile ordinaria sia all'interno delle chiese locali che dei movimenti chiamati tutti ad essere punti di riferimento anche per chi non frequenta la Chiesa”. Giovani che, chiamati a vivere la grande esperienza di fede della Giornata Mondiale della Gioventù, “possano poi essere missionari per i loro stessi coetanei”. (B.C.)

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    Si è spento l'arcivescovo cinese Zhao Ziping

    ◊   E’ giunta ieri notizia che il 18 maggio scorso, nella festa della Santissima Trinità, è deceduto, all’età di quasi 96 anni, mons. Giacomo Zhao Ziping, arcivescovo emerito di Tsinan nella provincia di Shandong. Il presule, nato nel 1912 in una famiglia cattolica nel villaggio di Manzhuang, a 50 chilometri da Jinan, era stato ordinato sacerdote nel 1937, all’inizio del secondo conflitto fra Cina e Giappone. Durante quel difficile periodo svolse il suo lavoro pastorale nelle campagne fino agli inizi degli anni ‘50, quando fu arrestato e spedito nei campi di lavoro forzato. Nel periodo della Rivoluzione Culturale fu condannato, per due anni, a trasportare il carbone sulle spalle, ma accettò ogni genere di sofferenza senza mai lamentarsi, per amore a Cristo. Dopo la liberazione riprese l’attività pastorale nella parrocchia dell’Immacolata di Beifang insieme ad un gruppo di suoi confratelli e nel 1988 ricevette la consacrazione episcopale. Tra le numerose iniziative pastorali da lui intraprese, si ricorda l’impegno profuso per la formazione del clero, per la promozione della vita religiosa femminile e per la ricostruzione di varie chiese, fra cui la cattedrale di Hongjialou, edificata nel 1905 in stile gotico e dichiarata monumento nazionale nel 2006. Oggi la sua arcidiocesi conta più di 60.000 cattolici, una quarantina di sacerdoti, quasi tutti giovani, e 11 chiese. Nel Seminario Maggiore di S. Giovanni Battista vi sono circa cinquanta alunni. L’arcidiocesi possiede anche un Seminario Minore, mentre la Congregazione dell’Immacolata conta ventitre religiose. La salma del Presule è rimasta esposta nella cattedrale di Jinan, dove ininterrottamente sono state celebrate Messe ed è stato recitato il rosario. I solenni funerali, presieduti dal suo successore alla guida dell’arcidiocesi mons. Giuseppe Zhang Xianwang, si sono svolti il 22 maggio nella cattedrale di Tsinan: vi hanno partecipato i vescovi dello Shandong, un centinaio di sacerdoti e migliaia di fedeli. (Acura di Roberto Piermarini)

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    Soddisfazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese dopo l’intesa sulle bombe a grappolo

    ◊   Attesa a Dublino dove oggi è previsto il voto sull’intesa per mettere al bando le bombe a grappolo raggiunta nei giorni scorsi. Un accordo, in gestazione da almeno dieci anni, sottoscritto da 109 nazioni ma boicottato da Paesi come gli Stati Uniti, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan che rappresentano i maggiori produttori degli ordigni capaci di uccidere anche a distanza di anni. I Paesi firmatari avranno otto anni di tempo per smettere di costruire, stoccare, commercializzare le “cluster bombs” e per distruggere gli arsenali ma potranno collaborare nel settore della difesa e in operazioni militari con i Paesi non firmatari. Nel documento si prevedono anche misure di assistenza per le vittime civili. Grande la soddisfazione dei partecipanti e delle organizzazioni che si sono adoperate per la messa al bando, sulla stessa linea la Croce Rossa che ha invitato coloro che non hanno firmato l’accordo a ripensare la loro posizione. “La Croce Rossa – si legge in una dichiarazione - testimonia regolarmente il terribile impatto che questi ordigni hanno sulla popolazione civile dei Paesi in cui vengono utilizzati”, sottoscrivendo la convenzione “si preverranno tremende sofferenze future alle popolazioni di Paesi in guerra”. In un’intervista alla Misna, il direttore della Campagna italiana contro le mine, Giuseppe Schiavello, ha parlato di “un grande risultato, il migliore che si potesse ottenere in questo momento”. “All’impegno morale – aggiunge Schiavello - deve seguire un impegno concreto, accompagnato da mezzi finanziari”. Sull’intesa si è espresso anche il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) che, in una nota, si è detto “incoraggiato” dalla decisione adottata da molti governi e spera che altri Paesi, tra quelli che non hanno partecipato alla conferenza, possano cambiare idea quando il testo sarà aperto alla firma tra alcuni mesi a Oslo. (B.C.)

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    Dalla Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano, incentivi per l'agricoltura

    ◊   Si è conclusa con la definizione di un piano per aumentare la produzione agricola dell’Africa la Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano. Il Giappone si è impegnato ad aiutare il continente a raddoppiare la produzione di riso entro dieci anni, mentre i Paesi africani hanno assicurato che miglioreranno la produttività agricola del 6% l’anno da oggi al 2015. I partecipanti all’incontro si sono inoltre impegnati a contribuire “ad estendere le superfici irrigate del 20% in cinque anni” e ad “assistere i piccoli coltivatori e le organizzazioni di agricoltori ad adottare nuove tecnologie”. Nel documento si consiglia anche di avviare la coltivazione di una nuova varietà di riso nata dall’incrocio tra una varietà africana ed una orientale. Si è poi riconosciuto che i cambiamenti climatici rappresentano “una sfida urgente per l’Africa”, dove siccità e inondazioni recentemente sono state sempre più frequenti ed intense. Alla riunione – rende noto l’agenzia Misna – hanno preso parte oltre 50 capi di Stato e di governo africani, decine di delegazioni straniere, rappresentanti di agenzie dell’ONU e diverse ONG. I ministri hanno discusso di ricerca e sviluppo, di irrigazione, sementi e fertilizzanti, ma anche su come migliorare la rete di infrastrutture, fondamentali per la distribuzione e la commercializzazione dei prodotti agricoli. Alcune ONG hanno ribadito infine la necessità che la società civile africana giochi un ruolo attivo nella gestione degli aiuti internazionali per evitare che, come accaduto in molti Paesi, “i soldi finiscano nelle tasche di pochi potenti, invece che nei progetti per cui vengono messi a disposizione”. (A.L.)

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    Contro-vertice sulla sicurezza alimentare a Roma in concomitanza con la riunione della FAO

    ◊   “Terra Preta” è il Forum che si aprirà a Roma domenica prossima fino al 4 giugno in concomitanza con la conferenza organizzata dalla FAO sulla sicurezza alimentare e il riscaldamento globale. Una riunione alla quale parteciperanno, centinaia di agricoltori, pescatori, allevatori e attivisti di gruppi ambientalisti e di altre organizzazioni della società civile con l’obiettivo di chiedere ai governi e all’agenzia dell’ONU di assumersi la responsabilità dell'odierna crisi alimentare. Gli organizzatori ricordano che gli esperti hanno previsto che il numero di persone malnutrite nel mondo toccherà quota 1, 2 miliardi. Un incremento dovuto al caos climatico e alla pressione della produzione degli agro combustibili. Numeri del tutto differenti da quelli ipotizzati nel Vertice Mondiale sull'Alimentazione del 1996; allora era stata stimata la presenza di 830 milioni di persone malnutrite nel mondo e i governi si impegnarono a dimezzare questa cifra entro il 2015. I partecipanti a “Terra Preta”, come riporta l’agenzia Sir, chiedono nuove politiche, abitudini e strutture per risolvere l'attuale crisi alimentare e per prevenire future e ancor più gravi tragedie. La mobilitazione italiana si concluderà il 7 giugno a Milano, con la “Marcia per il clima” organizzata da Legambiente. (B.C.)

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    Conferenza dell’ONU sulla biodiversità e sulla distruzione degli ecosistemi

    ◊   La distruzione degli ecosistemi costa al pianeta da 1,3 a 3,1 miliardi di euro l’anno: e’ quanto emerge da uno studio presentato in occasione della nona Conferenza delle parti (Cop) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (Cdb), in corso a Bonn. Promossa dall’Unione Europea (UE) e dal ministero per l’Ambiente tedesco, la ricerca – intitolata ‘The Economics of Ecosystems and Biodiversity’ - costituisce una delle prime valutazioni globali dell’impatto economico generato dalla progressiva perdita della biodiversità: “Nonostante il nostro benessere dipenda totalmente dai servizi resi dagli ecosistemi - si legge nel documento - li consideriamo come beni pubblici senza mercato e senza prezzo”. Se non si agirà subito da qui al 2050, scomparirà l’11% delle riserve naturali esistenti nel 2000. Il 40% delle terre oggi coltivate in modo tradizionale lascerà il posto a coltivazioni intensive. Il 60% delle barriere coralline – si sottolinea infine nel rapporto ripreso dall’agenzia Misna - verrà distrutto con gravi ripercussioni sullo stile di vita di miliardi di persone. Come già accade per i cambiamenti climatici, il costo della perdita della biodiversità ricadrà essenzialmente sulle popolazioni povere del Sud del Mondo. Secondo diverse stime, circa 150 specie di fauna e flora autoctone ‘scompaiono’ ogni giorno nel pianeta. (A.L.)

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    Dialogo interreligioso: il cardinale Tauran parla allo Heythrop College dell'Università di Londra

    ◊   Dialogo tra le religioni, rischio o opportunità? Entrambe le cose per il cardinale Jean-Louis Tauran, alla guida del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che ha affrontato questo tema nei giorni scorsi allo Heythrop College dell'Università di Londra. Il porporato ha osservato che Dio – trascurato negli ultimi secoli – “oggi sta riapparendo nel discorso pubblico. Abbondano libri e riviste su soggetti religiosi, esoterismo e nuove religioni”. Il cardinale, come riporta Zenit, ha suggerito che “gli uomini e le donne di questa generazione si pongono ancora una volta le domande fondamentali relative al significato della vita e della morte, a quello della storia e alle conseguenze che potrebbero portare le straordinarie scoperte scientifiche”. In questo modo, ha detto il cardinal Tauran, “siamo tutti condannati al dialogo”. “Nel dialogo interreligioso si tratta di correre un rischio, non di accettare di rinunciare alle proprie convinzioni, ma di permettere di essere messi in discussione dalle convinzioni di un altro, accettando di prendere in considerazione argomentazioni diverse dalle proprie o da quelle della propria comunità”. In questo contesto, il cardinal Tauran ha ricordato gli obiettivi del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: “Promuovere la conoscenza, il rispetto e la collaborazione reciproci tra i cattolici e i membri delle religioni non cristiane; incoraggiare e coordinare lo studio di queste religioni; promuovere la formazione di persone destinate al dialogo interreligioso”. Il porporato ha spiegato che “è sempre nell'interesse dei leader delle società incoraggiare il dialogo interreligioso e attingere all'eredità spirituale e morale delle religioni per una serie di valori, per contribuire all'armonia mentale, a incontri tra culture e al consolidamento del bene comune”. “Oltre a questo – ha aggiunto – tutte le religioni, in modi diversi, esortano i loro seguaci a collaborare con tutti coloro che si sforzano di assicurare il rispetto della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, di sviluppare un senso di fratellanza e di assistenza reciproca, di aiutare gli uomini e le donne di oggi ad evitare di essere resi schiavi dalla moda, dal consumismo e dal profitto”. Per questo, ha osservato il cardinale, il dialogo interreligioso è "sia un rischio che un'opportunità". (V.V.)

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    Incontro a Stoccolma tra il premier iracheno Al Maliki e padre Najim

    ◊   L’impegno della Chiesa cattolica a favore della crescita, della stabilità e della riconciliazione in Iraq ma anche la necessità di garantire ai cristiani i loro diritti e la loro sicurezza. E’ quanto dirà padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede e visitatore apostolico in Europa, al premier iracheno Al Maliki nell’incontro di stasera a Stoccolma dove si è appena conclusa la Conferenza sul Paese del Golfo. “In Iraq – aggiunge padre Najim in un’intervista al Sir - la situazione resta drammatica, nonostante i tanti sforzi compiuti. Oggi, a cinque anni dalla guerra, la popolazione irachena non ha ancora acqua, energia elettrica, infrastrutture, lavoro”. Il procuratore caldeo sottolinea che anche il governo di Baghdad deve fare i suoi sforzi per valorizzare le risorse del Paese in particolare il petrolio. “E’ urgente che i proventi che derivano dalla sua vendita – continua - ricadano beneficamente su tutta la popolazione, servono investimenti che diano ragione dell’utilizzo di questi proventi”. Lavoro e sicurezza, sostiene padre Najim, danno fiducia alle persone che in questo modo tenderà a restare nel Paese. La questione rifugiati è infatti centrale per il procuratore caldeo che non ha mancato di ringraziare la Svezia dove dal 2003 ad oggi, sono arrivati almeno 40mila iracheni, quasi la metà sono cristiani. “Per fuggire dalle minacce – dice- hanno venduto tutto. Tutti gli iracheni, non solo cristiani, rifugiati all’estero sono legati al loro Paese e tornerebbero se ci fossero le condizioni per farlo. Intanto però andrebbero garantiti loro tutti i diritti fondamentali”. “Non vogliamo svuotare l’Iraq della sua gente – conclude padre Najim- e in particolare dei cristiani. Ricostruire significa permettere alla popolazione tutta, senza distinzioni di etnie e religione, di restare e a chi è andato via di tornare. Qui è in gioco il futuro del Paese”. (B.C.)

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    Rapporto annuale 2007 di “Aiuto alla Chiesa che soffre”

    ◊   Nel 2007 “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha ricevuto da benefattori in 18 Paesi quasi 80 milioni di euro e ha sostenuto più di 500 progetti e iniziative. E’ quanto emerge dal rapporto annuale del 2007 dell’Opera di diritto pontificio nel quale si precisa che la Francia si conferma il Paese dove le donazioni sono state più elevate. E’ stato considerevole, in particolare, l’aiuto portato nei Balcani, dove “Aiuto alla Chiesa che soffre” sta contribuendo alla costruzione di un seminario in Serbia. In Asia, sono state realizzati progetti in Cina, Myanmar e Vietnam. In Africa, gli aiuti hanno riguardato soprattutto la Repubblica Democratica del Congo e il Sudan. In America Latina grande attenzione è stata riservata a Cuba, Brasile, Colombia e Perù. Sono state costruite o ristrutturate 600 chiese e cappelle, 206 conventi e 82 seminari. Come raccomandato dal Papa nel messaggio indirizzato alla Fondazione in occasione del suo 60.mo anniversario, massima attenzione è stata data alla Chiesa in medio Oriente che ha ricevuto oltre 2 milioni di euro. Sono state più di un milione – sottolinea infine l’agenzia Misna – le "Bibbie del fanciullo" distribuite nel corso del 2007. (A.L.)

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    La Colombia colpita da forti piogge. Oltre 15 le vittime

    ◊   Sono notevoli le difficoltà in Colombia dove da più di 15 giorni non accennano a diminuire le intense piogge. Dati ufficiali, riportati dalla Misna, riferiscono di almeno 16 morti, 43 feriti e oltre 124 mila alluvionati. Colpiti 207 comuni in 27 dei 32 dipartimenti amministrativi del Paese, 400 le case distrutte e oltre 12 mila quelle danneggiate. La situazione già difficile si è ulteriormente complicata con l’esondazione di due fiumi: il Rio Magdalena e il Cauca, rispettivamente nelle località di Puerto Triunfo, Puerto Berrío e Puerto Boyacá, nelle regioni centro-settentrionali di Antioquia e Boyacá. Nel dipartimento di Caldas, un autobus con a bordo 14 passeggeri è precipitato in un burrone a causa di una frana. Problemi anche nella capitale Medellín dove diverse strade d’accesso risultano impraticabili.(B.C.)

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    Brasile: i vescovi contrari all'utilizzo di embrioni congelati nelle ricerche scientifiche

    ◊   La Conferenza dei vescovi del Brasile ha pubblicato una nota ripresa dall'Agenzia Fides, in cui esprime parere negativo circa la decisione della Corte Suprema Federale di permettere l’utilizzo, nelle ricerche terapeutiche e scientifiche, di embrioni creati mediante la fecondazione in vitro e che sono da tre anni congelati in cliniche della fertilità. Secondo quanto affermano i vescovi, non si tratta di una questione religiosa ma di promuovere e difendere la vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale. “Riconoscere che l’embrione è un essere umano dall'inizio del ciclo vitale - si legge nella nota - significa anche constatare la sua estrema vulnerabilità, cosa che esige l’impegno di tutti nei confronti di chi è debole, un’attenzione che deve essere garantita dalla condotta etica degli scienziati e dei mezzi e da un’opportuna legislazione nazionale ed internazionale”. Per i vescovi, dato che l’embrione è una vita umana, secondo quanto riconosciuto dall’embriologia e dalla biologia, questi “ha diritto alla protezione dello Stato”. Perciò “è deplorevole che la Corte Suprema non abbia confermato questo diritto, permettendo invece che vite umane in stato embrionale vengano eliminate”. La Conferenza dei vescovi ricorda inoltre l’alto rischio rappresentato dall’impiego di cellule madri ottenute da embrioni umani, che tra l’altro, come riconosciuto anche dall’opinione pubblica, non rappresentano un rimedio per la cura di molti mali. Invece l’alternativa più vitale per le ricerche scientifiche è l’utilizzo di cellule madri adulte, estratte dallo stesso paziente, scelta di cui benificiano già oltre 20.000 persone. “Riaffermiamo - continua la nota - che per il semplice fatto di trovarsi davanti ad un essere umano, questi esige il pieno rispetto della sua integrità e dignità: ogni comportamento che possa costituire una minaccia o un’offesa ai diritti fondamentali della persona umana, ed il primo di tutti è il diritto alla vita, è da considerare gravemente immorale”. I Vescovi concludono la nota ribadendo l’impegno dei vescovi brasiliani in difesa della vita, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. (R.P.)

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    Argentina: incontro dei Paesi della regione per difendere e valorizzare il bacino Guaranì

    ◊   L’acqua e la vita. Su questo tema si sono sviluppate, nei giorni scorsi tra il 26 e il 28 maggio, le riflessioni del ventitreesimo “Incontro delle diocesi di frontiera” che ha visto la partecipazione di vescovi, sacerdoti, religiose e laici di diversi regioni ecclesiastiche dell’Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. “Siamo vicini che si riuniscono per ringraziare Dio per il dono del bacino Guaraní e ascoltare, condividere e riflettere sull’importanza e la conservazione della vita dei nostri popoli” così in una celebrazione eucaristica nella città argentina di Concordia, sede dell’Incontro, hanno pregato gli oltre 80 delegati. I rappresentanti di 17 diocesi, con l’aiuto di numerosi esperti, sulla scia della Conferenza di Aparecida che chiama “a scoprire il dono della Creazione per contemplarla e custodirla come la casa di tutti gli esseri umani”, hanno scambiato esperienze su questa gigantesca riserva sotterranea di acqua dolce che si estende oltre i confini tra quattro nazioni sudamericane. I partecipanti hanno convenuto sul fatto che il sistema idrico Guaraní è determinante per numerosi ecosistemi e perciò va difeso senza tentennamenti, non solo dai tentativi di fare dell’acqua una “merce” qualsiasi ma anche dall’inquinamento di queste falde acquifere dalle quali dipende la vita animale e vegetale di una parte rilevante del Sudamerica. Nel documento conclusivo dell’Incontro si lancia un appello alle autorità di tutti questi Paesi affinché, oltre ad una maggiore coscienza sull’importanza della questione, lavorino per proteggere questo bene comune con legislazioni nazionali adeguate e con accordi o trattati interregionali, interprovinciali o multinazionali. In sostanza, l’Incontro, che avrà un seguito tra il 18 e il 20 maggio 2009, ha voluto essere un richiamo forte ad una maggiore consapevolezza sull’urgente bisogno di proteggere l’ambiente con scelte etiche, politiche ed economiche opportune e compatibili. Tra i dieci vescovi presenti, l’ausiliare di Salto (Uruguay) mons. Pablo Galimberti, che di queste tematiche si occupa da molti anni, ha voluto mettere l’accento sulla dimensione comunitaria della questione: il bacino Guaraní “è un tipico bene comune sul quale la dottrina sociale della Chiesa ci insegna molto. In questo caso specifico - ha detto - c’è da rilevare che siamo di fronte ad un bene comune che Dio ha posto nelle nostre mani per favorire la vita che dobbiamo difendere da ogni minaccia o rischio”.(L.B.)

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    Premiato a Bruxelles un progetto del VIS per l’accesso all’acqua in Etiopia

    ◊   “Una goccia nel mare compie un miracolo” è il nome del progetto del VIS, Volontariato internazionale per lo sviluppo, premiato nei giorni scorsi a Bruxelles durante una cerimonia che si è svolta al Parlamento europeo. Il premio “Energy Globe Award 2008” è un importante riconoscimento tra i più importanti in ambito ambientale. “I progetti - spiega l’ong dei salesiani - provenienti da ogni parte del mondo, sono scelti sulla base della capacità di promuovere la salvaguardia delle risorse e il riutilizzo dell'energia rinnovabile. Lo scopo è di suscitare nei cittadini il senso di responsabilità verso le tematiche ambientali”. L’iniziativa, come riporta l’agenzia Sir, è stata realizzata con il contributo della Fondazione Butterfly e consiste in un sistema di approvvigionamento idrico in 5 villaggi della regione di Gambela in Etiopia. Un progetto che garantisce accesso all'acqua potabile per oltre 13 mila persone. In ciascun villaggio è stato costituito un Comitato per la gestione del pozzo, creando in questo modo un sistema efficace di uso consapevole dell’acqua. La costruzione di pozzi ha permesso anche di riattivare i processi agricoli, migliorare le condizioni igienico sanitarie, e diminuire la mortalità infantile. (B.C.)

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    In Uganda, 500 biciclette per annunciare Vangelo

    ◊   Il 3 giugno, giorno in cui si commemora San Carlos Lwanga, catechista dei martiri dell’Uganda, il vescovo di Lwena, mons. Jesús Tirso Blanco, presenterà la campagna “500 biciclette per il Vangelo”. L’iniziativa – rende noto l’agenzia salesiana ANS - mira a dotare altrettanti catechisti della diocesi del mezzo a due ruote. Il 3 giugno, celebrato in Angola come giorno del catechista, mons. Blanco fornirà ulteriori dettagli su questa iniziativa che vuole facilitare il lavoro di numerosi catechisti laici chiamati a raggiungere le diverse comunità della diocesi per svolgere il loro impegno di evangelizzatori. La diocesi di Lwena si estende su un territorio di circa 223.000 km quadrati. “Negli ultimi mesi – spiega mons. Blanco - ho incontrato comunità che da 30 anni non sono state visitate da un missionario. Nonostante le difficoltà troviamo in questi luoghi cappelle, catechisti, attività di catechesi, vita di fede e preghiera. Tutto questo è frutto del lavoro dei catechisti laici”. (A.L.)

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    A Roma religiose di tutto il mondo per un incontro sulla tratta delle donne

    ◊   Le nuove schiave del secolo XXI sono le donne e le bambine, soprattutto di Paesi stranieri, vittime dello sfruttamento sessuale. A questo dramma è dedicato l’incontro, previsto dal 2 al 6 giugno e promosso dall’Unione internazionale delle superiore generali. Alla riunione – riferisce il Sir - parteciperanno 50 religiose provenienti da 20 Paesi. Le Congregazioni femminili hanno avviato dal 2004 progetti di riabilitazione e reinserimento sociale di centinaia di donne, lavorando in accordo con le Congregazioni religiose dei Paesi d’origine, per un’efficace campagna di informazione e prevenzione. Tra gli obiettivi c’è anche quello di rinforzare le reti esistenti a livello nazionale e regionale. (A.L.)

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    Aperto a Fiuggi l’Incontro di Fraternità del Rinnovamento nello Spirito Santo

    ◊   Ha preso il via a Fiuggi, in provincia di Frosinone, il X Incontro di Fraternità del Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS) che conta in Italia oltre 20 mila aderenti raggruppati in più di 1900 gruppi e comunità. Quattro giorni di riflessioni sul tema: “Il Vangelo si è diffuso con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione”, che rappresenta l’occasione di ritrovo nel segno della fraternità e della condivisione del cammino di fede carismatica ad un mese dalla XXXI Convocazione nazionale dei Gruppi e delle Comunità del RNS. Una riunione rivolta soprattutto ai membri del Consiglio nazionale e dei Comitati regionali, ai Consiglieri spirituali regionali, ai Coordinatori diocesani, ai Delegati nazionali dei ministeri e dei servizi del Movimento. Diversi gli appuntamenti in programma in particolare quello di domenica quando verrà ospitata la II assemblea nazionale dei coordinatori diocesani del Rinnovamento nello Spirito Santo sul tema: “Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi”. Importanti i relatori che animeranno l’incontro come il cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica Papale Santa Maria Maggiore, mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta che terrà una lectio divinae. Tra le relazioni è attesa quella del presidente di RNS, Salvatore Martinez, che, in una nota, ha parlato del bisogno di fraternità e comunità, di condividere ciò che ci unisce in Cristo. “È questo il dinamismo che, nato a Pentecoste, continua a generare amicizia spirituale nel Signore Gesù. Una forza di comunione e di unità – scrive ancora Martinez - viene sprigionata dallo Spirito e investe i discepoli di ogni tempo per la missione evangelizzatrice. Un cammino di crescita nell’amore tanto atteso da Benedetto XVI e dai nostri vescovi, il modo più diretto e autentico di rendere visibile il grande dono della fede cristiana”. Nel corso del X Incontro di Fraternità sarà ufficializzato il Progetto Unitario di Formazione per gli anni 2008-10. Inoltre, saranno presentati i corsi di formazione estiva, i pellegrinaggi speciali, tra cui il “1° Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per la Famiglia” in programma alla Basilica di Pompei sabato 20 settembre. (B.C.)

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    Domani a Roma la Festa dei vicini di casa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio

    ◊   Un’occasione di incontro tra generazioni e culture diverse e una risposta, parziale ma significativa, all’espandersi di fenomeni di intolleranza, sospetto e paura. E’ la Festa dei vicini di casa, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, che si terrà domani a Roma. Lo scopo è di promuovere una cultura della convivenza: “essere vicini di casa – si legge nel comunicato di Sant’Egidio – diventi una prossimità nell’amicizia, nella solidarietà e nel sostegno reciproco”. Oltre a questa giornata, la Comunità ha anche avviato, dal 2004, il programma “viva gli anziani” per la prevenzione dell’isolamento delle persone in età avanzata. L’esperienza di questi anni ha confermato la bontà dell’iniziativa: nei quartieri dove il programma è stato implementato si è ridotta la mortalità degli anziani. Un risultato, questo, ottenuto grazie alla presenza di figure professionali impegnate e motivate, ma anche grazie alla ricostruzione di un tessuto di solidarietà quotidiana, fatta di cose semplici e per questo indispensabili: un saluto, una breve visita, un aiuto per fare la spesa, una telefonata quando non si esce di casa da tanto. “In questo – conclude il comunicato – hanno un ruolo dominante i lavoratori stranieri immigrati, che sono spesso alleati degli anziani nella vita quotidiana”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovi scontri tra israeliani e palestinesi nella Striscia di Gaza

    ◊   Un’anziana donna palestinese è stata uccisa durante uno scontro a fuoco fra miliziani palestinesi e soldati israeliani, la scorsa notte nella zona di Khan Yunes, a sud di Gaza. La notizia, di fonte palestinese, non ha per il momento conferma in Israele. Nel frattempo proseguono gli incidenti di frontiera. Due razzi palestinesi sparati da Gaza sono esplosi alla periferia della città israeliana di Ashqelon. Presso l'ex valico di Kissufim, un ordigno è esploso al passaggio di una pattuglia israeliana. Non si segnalano vittime. Per quanto riguarda i negoziati per una tregua, vanno a rilento i contatti indiretti fra Israele e Hamas. Israele è determinato a collegare la tregua a Gaza con la liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit, prigioniero di Hamas da due anni. Secondo il quotidiano Maariv, è stata rinviata per il momento una missione al Cairo fissata in origine per domenica. Ci sarebbero frizioni fra il premier, Olmert (Kadima), e il ministro della Difesa, Barak, laburista. Quest'ultimo ha infatti pubblicamente invitato Olmert a farsi da parte, dopo essere stato accusato da un finanziere statunitense di aver accettato mazzette di dollari per 15 anni.

    Revocate borse di studio per studenti palestinesi di Gaza
    Gli studenti palestinesi di Gaza che erano stati selezionati per ricevere borse di studio nell'ambito del prestigioso Programma Fulbright, che permette di effettuare un periodo di studi nelle maggiori università degli Stati Uniti, non potranno usufruirne in quanto Israele non concede loro l'autorizzazione per partire. Lo scrive oggi il New York Times. Stando a quanto si legge in un articolo pubblicato nella versione online del quotidiano americano, il Dipartimento di Stato ha così deciso di revocare l'attribuzione delle borse agli studenti di Gaza e di redistribuirne l'importo per evitare che i fondi inutilizzati vadano sprecati. Israele ha isolato la zona sotto il controllo di Hamas e di conseguenza - fa sapere il consolato USA a Gerusalemme, stando a quanto scrive il NYT - le borse di studio sono state indirizzate verso altri studenti. La decisione è stata comunicata agli interessati, in tutto sette studenti a Gaza, con una lettera inviata per posta elettronica ieri. La Commissione per l'istruzione del parlamento israeliano ha chiesto al governo di riconsiderare la decisione, ma anche se ciò dovesse accadere l'occasione per i sette borsisti è comunque sfumata. Nella lettera che gli studenti hanno ricevuto li si invita a riprovarci il prossimo anno.

    Libano
    Il movimento sciita libanese anti israeliano Hezbollah si è detto pronto a discutere la questione del suo disarmo, precisando però che non deporrà le armi fino a quando l'esercito libanese non sarà in grado di “difendere il Libano da solo”. “Hezbollah è pronto a discutere il ruolo della resistenza e delle sue armi nel quadro del governo di unità nazionale e di un dialogo nazionale”, ha detto il numero due del movimento sciita, Sheikh Naim Qassem, citato oggi dalla stampa di Beirut. “Ma nessuno accetterà il nostro indebolimento prima che l'esercito sia diventato capace di difendere il Libano da solo contro Israele”, ha aggiunto Qassem. Hezbollah, che ha il sostegno di Siria e Iran, si è fino ad ora rifiutato di deporre le armi o di unirsi all'esercito nell'ambito di una “strategia di difesa” invocata dalla maggioranza parlamentare antisiriana. Nel suo discorso, dopo la nomina a presidente della Repubblica, Michel Suleiman, domenica scorsa ha affermato che concordare una “strategia di difesa è un obbligo”. Nessuna data è stata finora fissata per avviare il dialogo nazionale, mentre il premier designato, Fuad Siniora, deve ancora formare il governo di unità nazionale, in cui Hezbollah sarà rappresentato.

    Iraq
    Tre civili iracheni uccisi, tra cui un bambino, e altri tre bambini feriti nell'esplosione di tre ordigni nella provincia di Diyala. La notte scorsa in un villaggio a nord-est di Baquba (66 chilometri a nord-est di Baghdad) sono morte tre donne irachene e altre due sono rimaste ferite gravemente nell'esplosione di alcuni colpi di mortaio. Intanto, davanti alla Corte marziale di Camp Pendleton, nel sud della California, è iniziato il processo contro tre marine coinvolti nella strage di 24 civili iracheni del 19 novembre 2005 ad Haditha, in Iraq. Primo imputato è il sottotenente, Andrew Grayson, accusato di aver mentito per coprire la strage di Haditha, seguita alla morte di un caporale per lo scoppio di una bomba artigianale. Grayson, che non era presente al momento della strage, è accusato anche di aver ordinato di cancellare le fotografie del massacro dalla sua macchina fotografica digitale. Rischia 25 anni di carcere. Oltre a lui, saranno processati il sergente Frank Wuterich - principale accusato degli omicidi - e il colonnello Jeffrey Chessani. I marine coinvolti nella strage, una delle più gravi nel conflitto in Iraq, hanno sostenuto di avere aperto il fuoco nelle case perchè convinti che gli attentatori si fossero rifugiati in quelle abitazioni.

    Afghanistan
    Un soldato della coalizione internazionale presente in Afghanistan è rimasto ucciso ieri in combattimenti nei pressi di Farah, nell'ovest del Paese. I militanti talebani hanno assunto il controllo del distretto di Rashidan, nella provincia centrale afghana di Ghazni, circa 120 km a sud-ovest di Kabul. In un attacco iniziato ieri sera, sono stati catturati i capi della polizia e dell’amministrazione locale. Secondo fonti di stampa, un imprenditore francese sarebbe stato rapito nel sudest del Paese.

    Il Trattato di Lisbona
    Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il disegno di legge per la ratifica del Trattato di Lisbona, che modifica il Trattato sull'Unione Europea e il Trattato per la Comunità Europea. Lo riferisce il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, che parlando ai giornalisti ha aggiunto che proporrà “una legge ad hoc per consentire un referendum in Italia sul Trattato”. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Dopo la ratifica ieri del Trattato di Lisbona da parte del parlamento lussemburghese, oggi è stata l'Italia ad avviare il necessario iter. Il disegno di legge varato dovrà poi essere approvato da Camera e Senato e forse si farà entro luglio. Ma sul completamento del processo di ratifiche del Trattato di Lisbona, l'incognita più grande è quella dell’esito del referendum che si terrà il 12 giugno prossimo in Irlanda, unica consultazione popolare prevista. Nel 2005, il "no" dei cittadini francesi prima e quello degli olandesi poi affossarono il trattato costituzionale. Primo Paese ad aver ratificato il nuovo trattato è stata l'Ungheria, seguita da Slovenia, che fino al 30 giugno è presidente di turno dell'UE. Ad aver provveduto ad adottare il nuovo testo sono Francia e Germania, Malta, Romania, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Portogallo, Danimarca, Austria, Lettonia e Lituania. La Gran Bretagna, che in sede di negoziato ha ottenuto diverse, importanti esenzioni rispetto alle disposizioni previste, deve ancora ratificarlo, ma il rischio di un referendum è stato superato. Il Trattato di Lisbona dovrebbe entrare in vigore all'inizio dell'anno prossimo e, sebbene depotenziato rispetto al precedente progetto di Costituzione, prevede importanti novità: il presidente permanente resterà in carica per due anni e mezzo e potrà essere riconfermato per un secondo mandato. Le funzioni dell'Alto rappresentante UE per la Politica estera e di sicurezza, che sarà anche vicepresidente della Commissione europea, sono potenziate. Le materie sulle quali il Consiglio dei ministri UE potrà decidere a maggioranza e non più all'unanimità sono maggiori. Rafforzati, inoltre, il ruolo del parlamento europeo, rispetto a Consiglio e Commissione, e il ruolo dei parlamenti nazionali rispetto ai governi.
     
    Dalla Banca Centrale Europea preoccupazione per l’inflazione
    L'andamento al rialzo dell'inflazione preoccupa il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, che ha definito “inquietante” la corsa dei prezzi. Ha aggiunto che occorre fare attenzione affinchè lo choc dei prezzi petroliferi e alimentari non si traduca in rincari degli altri prodotti e in aumenti salariali”. Trichet ha quindi osservato che la crisi finanziaria internazionale non è finita: “Dall'agosto del 2007, abbiamo assistito a una correzione dei mercati finanziari mondiali molto importante e necessaria, che è ancora in corso”.

    Spagna
    L'ETA ha formalmente rivendicato in un comunicato l'attentato del 14 maggio scorso contro la caserma della Guardia Civil di Legotiano, nei Paesi Baschi, che aveva fatto un morto e quattro feriti fra gli agenti. Il comunicato ETA è stato pubblicato oggi dal quotidiano basco Gara, cui spesso l'organizzazione armata separatista basca invia i suoi messaggi. Nel documento, il gruppo armato rivendica anche altre tre azioni violente, l'esplosione di tre ordigni nei Paesi Baschi, il primo maggio a San Sebastian e a Arrigorriaga e il 19 maggio nel porto di Getxo.

    Cina
    Il lago, che si è formato nella località cinese di Tangjiashan in seguito al terremoto del 12 maggio rimane una minaccia per i sopravvissuti, mentre il bilancio delle vittime è salito a 68.858. I dispersi sono ancora più di 18 mila. Nell'area intorno al lago artificiale, 190 mila residenti si sono spostati in zone più sicure. Intanto, uno dei funzionari che stanno indagando sulle scuole crollate nel terremoto del Sichuan ha affermato oggi che i materiali usati per costruire una delle scuole era di cattiva qualità. Almeno sei grandi scuole sono crollate e migliaia di studenti sono morti. Nella scuola media di Beichuan, morti più di mille ragazzi.

    Perdono la licenza i due avvocati che volevano difendere i tibetani
    Le autorità cinesi hanno rifiutato di rinnovare la licenza a due avvocati che si erano offerti di difendere i detenuti tibetani. Gli avvocati sono Teng Biao e Jiang Tayong e hanno dichiarato di aver ricevuto la comunicazione senza spiegazioni. Avevano diffuso in marzo una lettera nella quale si offrivano di difendere i tibetani arrestati dopo le proteste anticinesi, avvenute in marzo ed aprile nella Regione Autonoma del Tibet e in altre aree a popolazione tibetana della Cina. Pechino non ha mai fornito una cifra complessiva per le persone arrestate che verranno sottoposte a processo. Ma nel corso dei due mesi di manifestazioni hanno parlato di migliaia di persone. Gli ultimi arresti dei quali si ha notizia sono stati effettuati tra il 16 ed il 17 maggio scorsi a Garze, nella provincia del Sichuan: 15 monache buddhiste sono state tratte in arresto dopo aver preso parte ad una dimostrazione anticinese. La Cina ha affermato che tutti i processi si svolgeranno “nella legalità'.

    Nucleare
    Il capo negoziatore USA per il problema del nucleare nordcoreano, Christopher Hill, ha annunciato che la prossima tornata di colloqui del sestetto di mediatori internazionali (le due Coree, Giappone, Russia, Cina e Stati Uniti) potrebbe tenersi in giugno. Lo riferisce l'agenzia Interfax. “Penso sia possibile tenere un incontro in giugno”, ha detto Hill ai giornalisti al suo arrivo a Mosca per consultazioni. Hill proviene da Pechino, dove ha visto i suoi colleghi cinesi che, a suo avviso, “sono interessati a fissare un incontro del sestetto”.
     
    Ritrovamento fossa comune in Perù relativa al periodo precedente il 2000
    Una equipe di antropologi forensi peruviani alla ricerca di vittime del conflitto interno, che ha causato decine di migliaia di morti in Perù fra il 1980 e il 2000, si sono imbattuti in una fossa comune, con almeno 60 cadaveri di contadini. Lo riferiscono i media peruviani. Norberto Lamilla, direttore dell'Associazione Pace e Speranza di Ayacucho, ha dichiarato che il rinvenimento è stato fatto nella vicina località di Putis, e che con ogni probabilità si tratta della fossa comune più grande che il Perù ricordi. Gli antropologi stanno lavorando su ordine della Procura di Ayacucho e i documenti a disposizione dei giudici che indagano sull'attività incontrollata dell'esercito in quell'epoca indicano che in quel luogo, nel 1984, furono massacrati dai soldati per ordine superiore almeno 126 contadini. Fra i cadaveri recuperati, sottolinea la stampa di Lima, vi sono anche quelli di bambini fra i cinque ed i 12 anni di età. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 151

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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