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Sommario del 29/05/2008
Benedetto XVI ai vescovi italiani: il dialogo sereno e costruttivo tra le forze vive del Paese aiuti l’Italia ad uscire da un periodo difficile
◊ Mettendo a frutto le sue energie migliori che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana, l’Italia può uscire dal difficile periodo che sta attraversando: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo appassionato discorso rivolto stamani ai vescovi italiani, ricevuti in udienza nell'Aula del Sinodo, in occasione della 58.ma Assemblea generale della CEI. Il Papa si è soffermato su alcuni grandi temi come l’educazione delle nuove generazioni, la difesa dei più deboli, la promozione della vita e della famiglia. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, e presidente dell’episcopato italiano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Attraverso l’incontro con Dio, sorgente della speranza che non delude, “è possibile ritrovare una forte e sicura fiducia nella vita”. Benedetto XVI ha parole di incoraggiamento per “l’amata nazione” italiana che attraversa un “periodo difficile”, nel quale “è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale”. Il Papa rileva che è “diminuita la fiducia nel futuro” mentre “è cresciuto il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie”. Tuttavia, aggiunge, si avvertono “con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo”:
“Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione. E ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali. E’ diffuso infatti il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale”.
Questo clima, prosegue, ha però “bisogno di consolidarsi” altrimenti potrebbe svanire qualora “non trovasse riscontro in qualche risultato concreto”:
"Come vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l'Italia conosca una stagione di progresso e di concordia, mettendo a frutto quelle energie e quegli impulsi che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana".
“A tal fine - avverte - dobbiamo anzitutto dire e testimoniare con franchezza" che "nessun altro problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita”. Una riflessione che porta il Pontefice a soffermarsi sul valore della sana laicità. Occorre, avverte, “resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato”:
“Le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali dell'Italia e dell'Europa di oggi”.
Il Papa elogia l’attenzione rivolta dai vescovi italiani alla famiglia fondata sul matrimonio. Ciò, spiega, soprattutto “per incoraggiare l’affermarsi di una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita, come anche per chiedere alle pubbliche istituzioni una politica coerente ed organica che riconosca alla famiglia quel ruolo centrale che essa svolge nella società”:
"Di una tale politica l'Italia ha grande e urgente bisogno".
Come forte, prosegue, deve essere l’impegno “per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione”:
“Né possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno”.
Naturalmente, aggiunge il Papa, “la disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale, sia all’interno di uno Stato, che nei confronti di chi vi giunge dall’esterno”. Una parte consistente del suo articolato discorso, Benedetto XVI l’ha dedicata all’educazione delle nuove generazioni. Il Pontefice è tornato ad affrontare il tema dell’“emergenza educativa”. In una cultura segnata da un “relativismo pervasivo”, è stata la sua constatazione, “sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno senso alla vita”:
“Si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione”.
Di conseguenza, avverte, i giovani, “pur circondati da molte e attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi sfide che sentono incombere sul loro futuro”. Per i vescovi, rileva, la risposta all’emergenza educativa sta nella “trasmissione della fede alle nuove generazioni”, in un contesto non certo facile che “mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa”. Ma tanti, è il suo incoraggiamento, sono i carismi presenti nel cattolicesimo italiano:
“E’ compito di noi vescovi accogliere con gioia queste forze nuove, sostenerle, favorire la loro maturazione, guidarle e indirizzarle in modo che si mantengano sempre all’interno del grande alveo della fede e della comunione ecclesiale”.
Di qui, l’esortazione a dare “un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza” con il mondo giovanile, “nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole”. Il Papa mette quindi l’accento sulla necessità di educatori che siano “testimoni credibili” e che pongano al centro “la piena e integrale formazione della persona umana”. Per questo, avverte, in uno Stato democratico, “che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico”.
Benedetto XVI ha concluso il suo discorso elogiando il lavoro dei mass media cattolici che interpretano “nel pubblico dibattito” le “istanze e preoccupazioni” della Chiesa, in maniera “libera e autonoma ma in spirito di sincera condivisione”. Nel suo 40.mo anniversario di fondazione, il Papa ha augurato al quotidiano “Avvenire” di raggiungere un numero crescente di lettori e si è rallegrato per la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia.
Dal canto suo, nell’indirizzo di omaggio, il cardinale Angelo Bagnasco ha messo l’accento sulla “rilevanza pubblica della fede”. Per questo, ha detto il presidente della CEI, “la nostra attenzione pastorale alle questioni etiche non si dissocia mai dalle questioni sociali e viceversa”. Il cardinale Bagnasco ha rammentato che all’assemblea plenaria della CEI si è rivolta una particolare attenzione ai giovani, “su come comunicare a loro la perenne giovinezza del Vangelo, la bellezza della Chiesa”.
In udienza dal Papa, nove ambasciatori presso la Santa Sede: sei dall'Africa, due dall'Asia e uno dall'Est europeo
◊ Benedetto XVI richiama la responsabilità dei governanti in tutto il mondo per garantire pace e dignità di vita ai popoli non solo nei loro Paesi. L’appello del Papa nel discorso di stamani ai nuovi nove ambasciatori presso la Santa Sede, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Tra i nuovi diplomatici, sei africani da Tanzania (Ahmada Rweyemamu Ngemera), Uganda (Nyine S. Bitahwa), Liberia (Wesley Momo Johnson), Ciad (Hissein Brahim Taha), Nigeria (Obed Wadzani) e Guinea (Alexandre Cécé Loua), due asiatici dal Bangladesh (Debapriya Bhattacharya) e dallo Sri Lanka (Tikiri Bandara Maduwegedera) e un europeo dalla Bielorussia, Sergei F. Aleinik. Il servizio di Roberta Gisotti:
Che Dio vi sostenga nell’edificare una società pacifica. Così, il Papa ai nuovi ambasciatori, sottolineando l’interdipendenza degli Stati e dei loro Governi per il futuro dell’umanità:
“Dans le monde actuel, les responsables des Nations...
“Nel mondo attuale - ha detto - i responsabili delle Nazioni hanno un ruolo importante, non solamente nei loro Paesi, ma nelle relazioni internazionali, perché tutte le persone, laddove vivono possano beneficiare di condizioni decenti di vita. Per questo - ha continuato il Santo Padre - la principale misura in materia politica è la ricerca della giustizia, affinché siano innanzitutto rispettati la dignità e i diritti di ogni essere umano, e perché tutti gli abitanti di un Paese possano partecipare della ricchezza nazionale”.
E “lo stesso vale sul piano internazionale”. “I Paesi ricchi - ha ammonito Benedetto XVI - non possono appropriarsi, solo per loro, di ciò che proviene da altre terre. E’ un dovere di giustizia e di solidarietà - ha sottolineato - che la comunità internazionale sia vigile sulla distribuzione delle risorse, ponendo attenzione alle condizioni propizie allo sviluppo dei Paesi che sono nel maggior bisogno”. “Al di là della giustizia - ha aggiunto il Pontefice - è necessario sviluppare anche la fraternità per edificare delle società armoniose, dove regnino la concordia e la pace, e per regolare gli eventuali problemi che sorgessero, attraverso il dialogo e la negoziazione e non attraverso la violenza sotto tutte le sue forme, che non può che colpire i più deboli e i più poveri tra gli uomini”.
Infine, un richiamo alle Chiese locali perché “non manchino di fare tutti gli sforzi possibili per contribuire al benessere dei loro compatrioti”, “instancabilmente” a servizio “dell’uomo uomo, di tutti gli uomini, senza discriminazioni alcuna.”
Nei discorsi rivolti ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di sei Paesi africani - Nigeria, Uganda, Tanzania, Ciad, Guinea e Liberia - Benedetto XVI ha indicato, tra le vie da seguire, quelle segnate dalla gioia nell’aiutare gli altri, dalla fiducia nel valore del dialogo e dalla solidarietà internazionale. Tra le insidie sulla strada dello sviluppo, il Papa ha ricordato la violenza, la povertà e il rischio della diffusione, con l’avanzamento dei processi di globalizzazione, di stili di vita superficiali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Rivolgendosi all’ambasciatore della Nigeria, Obed Wadzani, il Papa ha affermato che non è solo “un dovere umanitario”, ma una reale “fonte di gioia” aiutare gli altri in uno spirito di “rispetto, integrità e imparzialità”. Le risorse economiche e la generosità del popolo nigeriano - ha osservato il Santo Padre - rendono la Nigeria uno dei Paesi più importanti del continente che ha l’opportunità unica di “poter sostenere gli altri Stati africani nel raggiungimento del benessere e della stabilità”. Dopo aver incoraggiato la Nigeria a continuare ad utilizzare le proprie risorse umani e materiali per promuovere la pace nei Paesi limitrofi, Benedetto XVI ha affermato che l’impegno della Chiesa nei settori dell’educazione, dei programmi sociali e della Sanità continuerà ad avere un impatto positivo nella lotta contro la povertà e le malattie.
Nel discorso all’ambasciatore dell’Uganda, Nyine S. Bitahwa, Benedetto XVI ha ricordato che in questo Stato sono stati raggiunti importanti obiettivi nei campi della formazione, dello sviluppo e della sanità, soprattutto nella lotta contro l’AIDS. Sottolineando che nessun Paese è immune dall’influenza della globalizzazione, il Papa ha poi aggiunto che questo fenomeno oltre a favorire il commercio, può anche promuovere “stili di vita superficiali” che insidiano comportamenti fondati su valori morali. In Africa, gli uomini e le donne di buona volontà - ha detto il Santo Padre - rifiutano prospettive distruttive associate alla corruzione e ad altre forme di disgregazione sociale e personale. La democrazia e la legge - ha osservato Benedetto XVI - non sono alimentate dal materialismo, dall’individualismo e dal relativismo ma dall’integrità e dalla fiducia reciproca.
Rivolgendosi poi all’ambasciatore della Tanzania, Ahmada Rweyemamu Ngemera, il Papa ha ricordato la generosa ospitalità offerta dal popolo di questo Stato ai rifugiati in fuga da Paesi limitrofi, nonostante le difficoltà economiche. Ma alcune tendenze negative, quali l’incremento del traffico regionale di armi e alcune interruzioni in importanti iniziative di dialogo e riconciliazione, hanno recentemente fatto sorgere dubbi sul processo di pace nella regione. La Santa Sede - ha aggiunto il Santo Padre - continua ad esortare i politici della regione a non perdere la fiducia nel valore del dialogo e ad esplorare tutte le possibilità per arrivare ad una pace durevole. Nessuno sforzo - ha precisato Benedetto XVI - deve essere risparmiato per promuovere lo sviluppo e l’avanzamento culturale.
Passando alla situazione del Ciad, il Papa ha ricordato il suo appello alla pace per il Paese africano levato il 6 febbraio scorso ed ha nuovamente auspicato che si realizzi “senza indugio una vera riconciliazione nazionale”, per la quale - ha osservato - un “elemento importante” è rappresentato dai buoni rapporti improntati alla “reciproca comprensione” che intercorrono tra le comunità cristiane e quelle musulmane del Paese. Benedetto XVI ha anche chiamato in causa l’attenzione della solidarietà internazionale, specialmente per la situazione dei rifugiati in Ciad e delle loro famiglie, che vivono - ha detto - “in condizioni talvolta drammatiche”. Ribadendo l’impegno della Chiesa cattolica “al servizio della società Ciad, senza distinzione di origine o di religione”, specie nei settori della sanità, dell’istruzione e dello sviluppo, il Papa - attraverso l’ambasciatore, Hissein Brahim Taha - ha sollecitato le autorità del Ciad a proseguire nella “corretta gestione” delle risorse economiche del Paese, con “giustizia ed equità”, così da “consolidare la stabilità e l'unità della nazione”.
Aspetti, questi ultimi, sollevati da Benedetto XVI anche al cospetto dell’ambasciatore di Guinea, Alexandre Cécé Loua. “Una giusta ed equa gestione dei beni materiali”, nel rispetto “dei legittimi diritti di tutti”, aiuta - ha affermato il Pontefice - a “preservare la pace sociale”. In questa prospettiva, ha osservato, “è necessario prestare particolare preoccupazione per le persone che conoscono molte forme di povertà e di vulnerabilità. Il dovere di rispettare il diritto di ciascuno a vivere in dignità è basato sulla volontà del Creatore, che ha dato a tutti un comune trascendente dignità”. Infine, Benedetto XVI si è soffermato sul lavoro di promozione umana e spirituale svolto dalle strutture cattoliche in Guinea, attualmente attraversata da violenze. "Spero che, grazie alle relazioni sempre più fiduciose tra Chiesa e Stato, queste opere - ha concluso - siano sostenute con sempre maggiore generosità, per il bene di tutti Guinea".
Il Pontefice ha lodato infine i “significativi progressi” che sono stati fatti - negli ultimi due anni in Liberia - nell’immenso compito della ricostruzione di questo Paese, percorso da un violento conflitto che ha causato decenni di guerra armata e d’instabilità. Per questo, il processo avviato “per la verità e la riconciliazione” rispetto al passato “è un coraggioso e necessario passo lungo il cammino della rinascita nazionale” e se è perseguito con integrità e determinazione, ha affermato, può solo condurre “al rafforzamento dei valori dai quali dipende la società civile”. In quest’opera, non meno impegnati del popolo che servono - ha ricordato ancora il Papa rivolgendosi all'ambascitore liberiano Wesley Momo Johnson - sono i sacerdoti, i religiosi ed i laici cattolici che operano oggi in Liberia, nel promuovere la giustizia, la coesistenza pacifica e la riconciliazione tra le fazioni in guerra nel recente passato. Con soddisfazione, il Santo Padre ha sottolineato pure la decisione del Fondo monetario internazionale di procedere verso la cancellazione del debito estero della Liberia.
L’importanza dell’educazione ai valori e un appello contro il fenomeno dei bambini-soldato sono stati alcuni fra i punti salienti dei tre discorsi rivolti dal Papa ai nuovi ambasciatori di Sri Lanka, Bangladesh e Bielorussia, ricevuti per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Fausta Speranza:
Il rispetto dei diritti umani nella lotta al terrorismo è al centro delle parole del Papa al nuovo ambasciatore di Sri Lanka, Tikiri Bandara Maduwegedera. Ogni atto di terrorismo è sempre ingiustificabile e rappresenta sempre un affronto all’umanità, afferma Benedetto XVI, aggiungendo che attacchi arbitrari non aiutano ad esprimere rivendicazioni. Denuncia l’innescarsi di spirali di violenza che offuscano la verità e alimentano accuse. Il Papa esprime la propria preoccupazione per i continui episodi di violenza nello Sri Lanka, ribadendo che solo franchi e sinceri negoziati rappresentano la via per ottenere riconciliazione e una pacifica convivenza fondata sulla soluzione dei problemi. C’è poi una richiesta ai responsabili istituzionali dello Sri Lanka e del mondo a rimanere vigilanti sul dramma dei bambini-soldato, minori ingaggiati in combattimenti e in attività terroristiche. Devono ricevere un’educazione ai valori morali, dice il Papa, sottolineando che questo contribuisce a costruire la società di un Paese. Benedetto XVI ricorda poi fratel Jimbrown e il suo assistente scomparsi da quasi due anni. Ricordando l’apprezzamento ricevuto dalle autorità per l’aiuto prestato dalla Chiesa cattolica durante il dramma dello tsunami, il Papa sottolinea che la carità fa parte della missione della Chiesa cattolica. Dei rapporti tra Santa Sede e Stato dello Sri Lanka, il Papa auspica che i legami di amicizia che esistono vengano ulteriormente raforzati negli anni a venire.
I progressi fatti in Bielorussia dalla ritrovata indipendenza e il contributo che il Paese può dare nella “costruzione di una casa comune europea”, nella quale i confini siano motivo di incontro e non segni di divisione, sono stati affrontati dal Papa nel discorso al nuovo ambasciatore di Bielorussia presso la Santa Sede, Sergei F. Aleinik. In particolare, il Papa afferma che “la storia, le radici spirituali e culturali e la geografia della Bielorussia le assegnano un ruolo essenziale in questo processo”. Dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica Benedetto XVI dice che “le relazioni sono segnate dalla disponibilità da entrambe le parti a rafforzarle”. Il Papa ricorda che la Chiesa cattolica in Bielorussia festeggia quest’anno due significativi anniversari: 225 anni della Diocesi di Mohilev e i 220 della Diocesi di Minsk. Il Papa poi sottolinea che sia la Chiesa cattolica di rito latino che quella di rito bizantino non chiedono speciali privilegi, ma solo di contribuire al bene del Paese avendo la libertà di svolgere serenamente il mandato conferito da Dio.
All’ambasciatore del Bangladesh, Debapriya Bhattacharya, il Papa parla delle sfide del Paese ricordando la tendenza di un mondo sempre più connesso ma nel quale si evidenziano segni di nuove divisioni, di violenza e ingiustizia. Sottolinea come si debbano soddisfare le aspirazioni di tutti con la priorità per poveri e deboli. Benedetto XVI ricorda che 25 anni fa venivano stabilite le relazioni tra Bangladesh e Santa Sede. Esprime l’auspicio che in Bangladesh come nel resto del mondo anche grazie alle organizzazioni internazionali si riesca a costruire una cultura di pace. Al Bangladesh augura maggiore stabilità economica sottolineando che una robusta democrazia ha bisogno non solo di robuste regole, ma di cittadini che abbraccino valori fondanti, come la dignità della persona, un genuino rispetto dei diritti umani, un’inclinazione al bene comune, piuttosto che ai propri interessi da parte della classe politica. Il Papa ricorda che quest’anno in Bangladesh si svolgeranno le elezioni generali e chiama tutti, individui, famiglie, politici, professionisti, ad assumersi la loro parte di responsabilità per contribuire con integrità, onestà e spirito di servizio. Sottolinea come sia cruciale ricostruire la fiducia nelle istituzioni democratiche. Per una democrazia forte - aggiunge - è essenziale un valido sistema scolastico. In questo - afferma Benedetto XVI - la Chiesa cattolica che si occupa non solo dello sviluppo cognitivo degli studenti ma anche di una formazione improntata alla tolleranza e al rispetto dovrebbe essere sempre supportata anche finanziariamente In definitiva, stabilità economica a lungo termine ma anche orizzonti di crescita morale, civile, culturale.
Altre udienze e nomine
◊ Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza due vescovi del Myanmar in visita “ad Limina”.
Nelle Filippine, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Jaro il reverendo Gerardo Alimane Alminaza, del clero della diocesi di Bacolod, finora rettore del Sacred Heart Seminary.
Il Papa ai professionisti cattolici della comunicazione riuniti a Toronto: è compito urgente dei media diffondere verità e bellezza, senza tradire l'etica
◊ "In un mondo in cui l'ambiguità del progresso è sempre più evidente, il contributo degli operatori dei media per la diffusione della verità, della bontà e la bellezza diventa sempre più un dovere e un compito urgente". Lo afferma Benedetto XVI in un Messaggio a firma del sostituto della Segreteria di Stato, l'arcivescovo Fernando Filoni, rivolto ai professionisti della comunicazione dei media cattolici, canadesi e statunitensi, riuniti in Convention a Toronto sul tema “Predicatelo sui tetti!". Il Papa esorta i convegnisti "non solo a mantenere la dimensione etica al primo posto delle loro servizio ecclesiale", ma anche a fare in modo che nei media si riconosca che "il valore di comunicazione risiede nella sua veridicità e nel rispetto per il bene comune". Alla Convention è intervenuto, fra gli altri, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. La sintesi del suo discorso nel servizio di Alessandro Gisotti:
Di fronte alle nuove sfide poste dagli sviluppi tecnologici, la Chiesa deve fare il possibile per annunciare la Buona Novella agli uomini del nostro tempo: è l’esortazione ai media cattolici dell’arcivescovo Claudio Maria Celli che si è soffermato sul tema della Convention di Toronto: “Predicatelo sui tetti”. Anche oggi, ha detto, dobbiamo proclamare il Vangelo di Gesù Cristo attraverso la testimonianza personale e l’impegno nei mezzi di comunicazione sociale. Oggi, ha rilevato il presule, ci confrontiamo con dei cambiamenti senza precedenti e opportunità straordinarie amplificate dalle rapide innovazioni tecnologiche. Tali cambiamenti, ha riconosciuto, richiedono un’approfondita riflessione sulle modalità di comunicazione del Vangelo per raggiungere ogni essere umano, cattolico o non credente, sia che si trovi in un contesto religioso o fortemente secolarizzato.
“Il contenuto del nostro messaggio - ha ribadito mons. Celli - è sempre lo stesso: Gesù di Nazareth deve sempre essere al cuore della nostra proclamazione”. In ogni epoca, infatti, la Chiesa offre l’unica “soddisfacente risposta alle domande più profonde del cuore umano”: Cristo stesso. Tuttavia, ha proseguito il presule, il messaggio deve essere “riformulato e adattato” al momento e al contesto. Per questo, ha sottolineato, la Chiesa deve “utilizzare tutte le risorse a sua disposizione nel miglior modo possibile”. E ciò specie “per raggiungere coloro che sono alla ricerca di un senso” nella propria vita, che hanno in certo qual modo “nostalgia di Dio”. Di qui, l’invito di mons. Celli ai media cattolici a dialogare con la cultura nella quale si trovano ad operare. “Se non siamo attenti alla dimensione dell’esistenza umana”, ha aggiunto, “non potremo mai stabilire un’autentica relazione umana”. Il presule ha concluso l'intervento facendo sue le parole di Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali di quest’anno: “Lo Spirito Santo moltiplichi i comunicatori coraggiosi e autentici testimoni della verità”.
Il dialogo ecumenico al centro della visita del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in Ucraina. Intervista al porporato
◊ L’Ucraina è un crocevia tra le culture d’Oriente e d’Occidente e può svolgere un ruolo importante nell’Unione Europea alla quale ha bussato. Ne è convinto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, che al termine di un viaggio di quattro giorni (23-26 maggio) a Leopoli e Kiev, dove ha incontrato pure il presidente Yushenko e il vice primo ministro Nemyria, sottolinea anche il carattere di laboratorio ecumenico dell’Ucraina. In un primo bilancio della visita tracciato nell’intervista all’Osservatore Romano, alla Radio Vaticana ed al Centro Televisivo Vaticano, il segretario di Stato ricorda che l’occasione della visita è stata la Beatificazione della Serva di Dio, suor Marta Wieska, una figura di donna morta giovane per un gesto eroico di carità e divenuta punto di riferimento comune per cattolici, ortodossi e non credenti. Non basta più identificare l’Ucraina con la tragedia di Chernobyl - sostiene Bertone - ma occorre conoscere la grande ricchezza della tradizione culturale e cristiana dell’Ucraina “che si affaccia alle porte dell’Europa con una sua dignità e con delle risorse che tutti dobbiamo valorizzare”. Terra di contrasti nel passato tra cattolici e ortodossi, ora l’Ucraina può divenire una regione che facilita il dialogo con il Patriarcato di Mosca tuttora aperto e in crescita. “E’ chiaro – dice il cardinale – che tutti aspettano il famoso incontro tra il papa e il Patriarca di Mosca che avverrà quando Dio vorrà e quando ci saranno tutte le condizioni”. Frattanto una commissione mista tra Ucraina e Santa Sede aprirà gli archivi segreti vaticani per saperne di più sull’Holodomor, la terribile carestia indotta negli anni trenta in Ucraina dalle autorità sovietiche, causa di migliaia di morti. Carlo Di Cicco, vicedirettore dell'Osservatore Romano, e Roberto Piermarini responsabile dei Servizi informativi della nostra emittente, hanno chiesto al cardinale Bertone perchè nel corso della sua visita ha definito l'Ucraina "terra di mezzo" tra l'Europa occidentale e l'Europa orientale:
R. - Perché, in realtà, l’Ucraina può svolgere un ruolo importante essendo un punto d’incontro, un crocevia tra le culture dell’Oriente e dell’Occidente. La Chiesa, per riprendere le famose parole di Giovanni Paolo II - ma non solo la Chiesa, anche l’Europa - deve respirare a due polmoni: Oriente e Occidente. Proprio quest’anno, ricorre il 1020° anniversario della prima evangelizzazione della Rus di Kiev che, partita dall’Ucraina, è andata verso l’Oriente e ha messo le basi di quelle radici cristiane che sono l’humus che fa unità tra i popoli dell’Oriente e dell’Occidente. Radici cristiane che sono state riprese, ribadite non solo a livello di gerarchia delle varie Chiese, ma anche a livello e nella coscienza di identità propria delle autorità dell’Ucraina.
D. - Esiste una sufficiente conoscenza reciproca tra i cattolici dell’Ucraina e i cattolici dell’Europa occidentale?
R. - Questo è un problema reale. Le persone di una certa età ricordano bene l’epopea del famoso cardinale Slipyj, che fu un grande testimone della fede dell’Ucraina. Almeno certi episodi della storia religiosa, della inconcussa fedeltà del popolo ucraino alla fede cristiana, e in particolare alla Chiesa cattolica, sono presenti nella memoria di tante persone. Adesso, non so se c’è una vera conoscenza. Forse, c’è anche memoria della famosa carestia degli anni 1932-33, che storicamente qualcuno spiega come un atto di punizione per la popolazione ucraina e per altre popolazioni. Anche questa memoria è entrata nei libri di storia. Auspico che le Chiese e le società occidentali conoscano meglio questa storia. Si diceva una volta che l’Ucraina fosse il granaio dell’Europa; si parlava delle immensità delle sue pianure e delle sue colture. Poi, c’è stato il fatto di Chernobyl. Non bisogna, tuttavia, conoscere l’Ucraina solo per questo singolo episodio, ma proprio per la sua dignità: il profilo di popolo che ha una grande cultura, rimasto fedele ai valori cristiani forse più di altri popoli e che adesso si affaccia alle porte dell’Europa con una sua dignità e con delle risorse che tutti dobbiamo valorizzare.
D. - Nei suoi discorsi ha richiamato sovente la testimonianza dei martiri additandola ai cristiani di oggi. Ci sono motivi di preoccupazione pastorale per questo richiamo insistente?
R. - Anzitutto, c’è un motivo storico. Anche in Ucraina, come in molti altri Paesi dell’Unione Sovietica, ci sono stati martiri della fede, i famosi martiri del XX secolo, cattolici e ortodossi. In Ucraina, c’è stato un tentativo di annientamento delle Chiese, soprattutto della Chiesa greco-cattolica, mentre la Chiesa latina, pur nelle immani sofferenze che hanno segnato quegli anni sotto la dittatura comunista, ha avuto dei barlumi di libertà e quindi di esercizio del ministero e di espressione della fede cristiana. E poi, in modo particolare bisogna ravvivare la memoria per l’oggi, perché allora c’era una persecuzione aperta, adesso c’è un attacco sottile, un attacco dell’indifferentismo e del consumismo. E’ caduto il Muro di Berlino, è caduto l’impero comunista però ci sono altri problemi che sfidano la fede, che esigono un coraggio, un impegno ancora maggiore - forse - nella testimonianza della fede cristiana, e nel fare esperienza vera di vita cristiana.
D. - Nel corso del suo viaggio lei ha insistito molto anche sull’impegno ecumenico. Parlava ai cattolici o agli ortodossi?
R. - Anzitutto ai cattolici, perché naturalmente mi sono rivolto ai cattolici, sebbene abbia incontrato autorità e rappresentanti ortodossi anche alle manifestazioni della Chiesa cattolica. E’ un discorso che vale per tutti, perché lo sforzo di creare unità, di fare piattaforma di unità, di convergere su obiettivi comuni proprio in base alla fede comune, è un presupposto indispensabile per la nuova evangelizzazione e per l’efficacia della testimonianza di tutte le Chiese, di tutte le confessioni cristiane. Nelle loro diversità, ma nell’unità della medesima fede in Cristo.
D. - Ha riscontrato motivi di fiducia e segnali per una presenza più unitaria e meno conflittuale sul piano religioso e civile, tra cattolici e ortodossi?
R. - Devo dire che ho incontrato una Chiesa viva - parlo in modo speciale della Chiesa cattolica nelle sue varie componenti - una Chiesa perfino entusiasta e partecipe. Mi hanno detto anche le autorità che lì, in Ucraina, le Chiese sono piene. Penso sia vero, avendolo sperimentato negli incontri che ho avuto, sia in occasione della festa del Corpo e Sangue di Cristo, con la processione lungo le vie di Kiev, sia nella grande beatificazione di suor Marta Wiecka, a cui guardano non solo i cattolici. Quella testimone della carità sociale eroica è un punto d’incontro di cattolici e ortodossi e anche di non credenti. Già questo segno è un segno di unità, un segno di identità comune. Ho trovato, quindi, dei segni positivi. Ho trovato anche segni anche di dialogo, segni di adesione al cuore della Chiesa cattolica, cioè al Papa, in particolare a Papa Benedetto XVI, e negli incontri con gli esponenti soprattutto della Chiesa ortodossa russa - perché ho incontrato il metropolita Volodimir - ho sentito questo anelito all’unità. Tutti hanno parlato della necessità di fare dei passi concreti comuni. Nonostante le difficoltà che persistono ancora, ci sono passi positivi di dialogo interconfessionale per convergere su alcuni temi. Pensiamo, ad esempio, al tema dell’educazione, della formazione. Abbiamo parlato persino del tema della santità, con il metropolita ortodosso, e mi hanno interrogato sui percorsi che la Chiesa cattolica fissa per proclamare un beato o un santo, confrontandoli con i percorsi della Chiesa ortodossa. Ecco: sono temi che indicano una sorta di convergenza, di desiderio di condividere certe metodologie e poi anche le mete finali.
D. - Una buona armonia tra i cristiani in Ucraina, superando il contenzioso storico, può facilitare il dialogo in corso tra Roma e Mosca?
R. - Con la Chiesa ortodossa russa, con il Patriarcato di Mosca, noi siamo certamente in fase di dialogo. Avevo avuto incontri con la Chiesa ortodossa russa già in Azerbaigian e così adesso li ho avuti a Kiev. Questi sono segni positivi. Mi sembra che siamo in una fase di dialogo aperto, di incontri che si rinnovano: proprio nei giorni scorsi, il cardinale Kasper è stato a Mosca nella sua qualità di Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. E’ chiaro che tutti aspettano il famoso incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca che avverrà quando Dio vorrà e quando ci saranno tutte le condizioni. Alcuni esponenti ortodossi di varie parti dell’Europa spingono per questo incontro, esplicitamente. Ci sono stati dei fatti positivi – a parte la traduzione organica dei documenti del Concilio Vaticano II in russo e la distribuzione di questi documenti, che permettono di conoscere il pensiero della Chiesa cattolica, sia in campo dogmatico sia in campo morale: non solo in campo di morale personale, ma di morale sociale, di morale internazionale. Pure la traduzione del Catechismo della Chiesa cattolica in russo, con una specie di accordo con la Chiesa ortodossa, e poi, ultimamente, proprio, la traduzione del Compendio della dottrina sociale cristiana in ucraino e in russo. Questo è un fatto positivo che permette di avvicinare le due Chiese in maniera culturale pacificamente, in modo cristallino, cioè direttamente; e quindi, di conoscersi e di condividere. Sappiamo anche che la Chiesa ortodossa russa sta elaborando una sua dottrina sociale.
D. - Ci sono risultati concreti dal suo incontro con il presidente Viktor Yushenko e con il vice-primo ministro Gregory Nemyria?
R. - Il viaggio in Ucraina è stato organizzato in modo speciale per la beatificazione di suor Marta Wiecka, che è amata e venerata da tutti, ricordata anche dalle autorità. Tanto è vero che alla beatificazione c’erano le autorità di Leopoli e i delegati delle varie istanze pubbliche. Come ho già detto, la figura di suor Marta è una figura che attrae e che unifica. Ho avuto degli incontri - lunghi incontri - sia con il presidente della Repubblica e sia con il vice-primo ministro. Ho sottolineato anche nei discorsi pubblici e a nome della Santa Sede la positività degli sforzi compiuti dal governo, dalle autorità ucraine, per la crescita della democrazia nei vari ambiti e per la volontà di riconoscere i diritti umani, riconoscere la libertà religiosa, l’uguaglianza delle confessioni cristiane; per la promozione di una politica a favore della famiglia. Naturalmente, ho ripetuto che la Santa Sede non è una potenza politica, non agisce come una potenza politica: agisce con la sua missione spirituale, con la sua autorità morale. Quindi, anche nello specifico problema di essere eventualmente integrata nell’Unione Europea si tratterà di verificare gli adempimenti delle condizioni poste dall’Europa. Però, mi sembra che nella comunità internazionale l’Ucraina occupi un buon posto e prova ne è, ultimamente, che sia stata eletta nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. E questo, naturalmente, non è solo un riconoscimento all’Ucraina, ma la investe pure di una responsabilità, perché la prima verifica sulla promozione e sull’osservanza dei diritti umani, la prima carta di credito deve venire proprio dal comportamento del governo dell’Ucraina stessa, di fronte alla comunità internazionale.
D. - Proprio in questo contesto, dall’Osservatorio Ucraina, quale sensazione le ha fatto il considerare le misure che i vari Paesi dell’Unione Europea stanno prendendo nei confronti degli immigrati, anche dell’Europa Orientale?
R. - Ho accennato nei miei incontri al problema dell’immigrazione. Mi è stata posta anche qualche domanda, perché in Europa, compresa l’Italia, ci sono molti immigrati ucraini e molte aziende estere, in particolare italiane, operano in Ucraina. Proprio la sera prima della partenza ho avuto una cena con molti ambasciatori e con una parte del corpo diplomatico. L’ambasciatore italiano a Kiev ha parlato molto positivamente dei lavoratori ucraini e dell’esperienza delle aziende e delle ditte italiane che operano in Ucraina. Io stesso ho avuto una buona esperienza a Genova dove risiede una forte comunità ucraina e noi abbiamo dato una parrocchia alla loro comunità e al loro parroco. La comunità ucraina si è inserita abbastanza positivamente nel tessuto sociale, senza porre i problemi che altri gruppi, che altre comunità di altra provenienza, hanno posto. Bisogna valutare bene gruppo per gruppo, vedere chi viene per lavoro, chi viene con volontà di lavoro, chi viene con un senso di identità culturale e religiosa, che sostiene questi immigrati, queste comunità anche nell’espatrio, nel trapianto in un’altra cultura, in un’altra nazione. Direi che gli ucraini si sono inseriti abbastanza positivamente. Il giudizio sull’immigrazione ucraina è abbastanza positivo, almeno a quanto ho sentito io stesso. Naturalmente, abbiamo parlato anche del problema di sostenere culturalmente, nella formazione, nell’educazione, le comunità, i figli e le nuove generazioni. Abbiamo parlato dell’Università cattolica di Leopoli in Ucraina con le autorità governative, che riconoscono il ruolo formativo della Chiesa cattolica e delle istituzioni ecclesiastiche e lo apprezzano molto. A Kiev c’è un Istituto superiore di studi religiosi, il San Tommaso, che è frequentato da molti giovani cattolici, ortodossi e anche non credenti che però sono in ricerca. E questo è un fatto positivo: che le autorità riconoscano la funzione di questi istituti superiori di formazione, di cultura, e vogliano anche sostenerli.
D. - Lei ha trovato tracce, nei colloqui avuti, del ricordo della tragedia della carestia e della fame che nel 1932-33 decimò la popolazione ucraina?
R. - La tragedia dell’Holodomor, come viene chiamata la terribile carestia, è un problema molto sentito dal popolo ucraino e dalle autorità, in modo particolare, perché come sappiamo negli anni ’32 e ’33 ci fu la terribile carestia che colpì l’Ucraina sovietica e causò la morte di milioni e milioni di persone. Secondo diversi storici e nella convinzione del governo ucraino, la carestia è stata causata intenzionalmente proprio per decimare la popolazione ucraina. Adesso, le istanze culturali, il governo ucraino, lo stesso presidente, chiedono di poter investigare, magari organizzando delle commissioni di ricercatori per analizzare la documentazione esistente su questo fatto e anche sull’aiuto che ha tentato di dare la Chiesa cattolica, la Santa Sede, in questa occasione. Naturalmente, non si tratta solo di questo problema. Gli studi e la condivisione di ricerche storiche toccherebbero anche tutta la storia dell’Ucraina, come si è soliti fare anche nella ricostruzione della memoria di tutti gli Stati che in qualche modo hanno avuto un rapporto con la Santa Sede e, in modo particolare, con i Papi.
Ieri, in Vaticano, riunione della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele
◊ Segni di “reale progresso” nella riunione della plenaria della Commissione bilaterale Santa Sede-Stato d’Israele per l’attuazione dell’Accordo fondamentale stipulato 15 anni fa, che si è conclusa ieri in Vaticano. Secondo il comunicato congiunto, l’incontro si è tenuto in un clima di grande cordialità ed ha registrato la “soddisfazione” di tutti gli intervenuti. La delegazione della Santa Sede era guidata dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, Mons. Pietro Parolin, e ne facevano parte tra gli altri mons. Antonio Maria Vegliò, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco; quella israeliana guidata dal direttore generale del Ministero degli esteri Aaron Abramovich, accompagnato tra gli altri dall’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, e dal capo del Comitato ebraico mondiale e dei rapporti interreligiosi del Ministero degli esteri, Shmuel Ben-Shmuel. Massimo riserbo sui contenuti dei colloqui, ma è da tempo che la Santa Sede chiede a Israele la riconferma delle storiche esenzioni fiscali della Chiesa e la restituzione di alcune proprietà ecclesiastiche perse negli anni. La Commissione ha stabilito di incontrarsi ancora nella prima metà di dicembre in Israele. Una conferma che ormai il negoziato sembra aver preso un ritmo di lavoro costante a scadenze semestrali.
La solennità del Sacro Cuore di Gesù: significato e devozione nell'intervista al cardinale Angelo Comastri
◊ Una devozione già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, e diffusasi soprattutto nel 17.mo secolo grazie a S. Giovanni Eudes e, in particolare, a S. Margherita Maria Alacoque. E' la solennità del Sacro Cuore di Gesù di domani, che cade liturgicamente nel venerdì dopo la festa del Corpus Domini. Sull'importanza di questa solennità, Giovanni Peduto ha chiesto un pensiero al cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale Vaticana e Vicario Generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano:
R. - Alcuni anni fa, lessi il romanzo di Enrico Sienkiewicz, il famoso “Quo vadis?”, e ricordo che ad un certo punto mi impressionò una pagina nella quale il protagonista del romanzo, il romano Vinicio, incontra Pietro - secondo la trama del romanzo - e domanda ad un certo punto all’apostolo Pietro: “Ma Roma ha portato nel mondo la forza del diritto: il diritto romano è una gloria; la Grecia ha dato al mondo la sapienza, la filosofia... ma voi cristiani, che siete appena nati - diceva Vinicio a Pietro - voi, che portate nel mondo?”. E Sienkiewicz mette sulla bocca di Pietro una risposta immediata: “Noi portiamo nel mondo la notizia che Dio è Amore”. E’ la grande, rivoluzionaria notizia cristiana. Perché, viene la domanda: Dio, chi è? E’ potere? E’ scienza? E’ sapienza? E’ intelligenza? Tutto infinito, si capisce. Il cristianesimo risponde: Dio è Amore infinito. La caratteristica di fondo di Dio, la caratteristica preminente, dominante di Dio è questa: Dio è Amore onnipotente. La festa del Sacro Cuore è la festa che sottolinea questa caratteristica di Dio. Ci dice: guarda, Dio è Amore infinito, e il cuore di Cristo non è altro che il segno umano di questo amore che, proprio perché è amore, ha sentito il bisogno di farsi vicino. E Gesù Cristo è Colui che ha reso Dio vicino, l’ha reso addirittura umano affinché noi in Cristo potessimo incontrare e quasi toccare con mano quanto Dio ama l’umanità.
D. - Cosa vuol dire essere devoti del Sacro Cuore di Gesù?
R. - Significa prendere sul serio l’onnipotenza di Dio come onnipotenza di amore. Noi facciamo difficoltà, anche se a prima vista non sembra, ad accogliere questa onnipotenza. Andiamo al Vangelo, quando Gesù dice a Pietro e a tutti gli Apostoli: “Adesso andiamo a Gerusalemme; a Gerusalemme sarò condannato, crocifisso, il terzo giorno risusciterò”. Noi sappiamo, secondo il racconto di Matteo, che Pietro ebbe una reazione, una forte reazione. E disse a Gesù: “No, questo non ti accadrà mai! Dio te ne scampi, Dio ti liberi!”. Una risposta che non ha neanche un grande senso. Ma cosa temeva Pietro? Pietro temeva che Gesù, con la crocifissione, potesse essere sconfitto. Pietro voleva un Dio che vincesse sempre, ma vincesse con la forza. Voleva un Dio che fosse soltanto tutta onnipotenza. E Gesù risponde a Pietro: “Pietro, mettiti dietro a me, fai il discepolo, altrimenti diventi Satana, perché tu non pensi secondo Dio ma pensi secondo gli uomini. Dio è quello che io ti dico. Io vado a Gerusalemme, a Gerusalemme soffrirò, a Gerusalemme sarò crocifisso, ma sappi che risusciterò”. Cioè: Dio vince amando. E la Croce - proprio perché è la più grande manifestazione dell’amore di Dio - è anche la più grande vittoria di Dio dentro la Storia, perché mentre noi abbiamo crocifisso Dio, Dio nella crocifissione ha risposto con l’Amore: ha messo dentro alla Storia il suo Amore, ha messo dentro la Storia la sua Onnipotenza di bontà. Per questo, dalla Croce parte tutto: dalla Croce parte il fiume di bene, il fiume di salvezza che inonda il mondo.
D. - Questa solennità è legata al Cuore Immacolato di Maria che si celebra domani...
R. - Maria è la creatura più vicina a Gesù. Per questo, guardando Maria si impara Gesù; guardando Maria si impara la fede, guardando Maria si impara l’obbedienza, guardando Maria si impara la docilità. E proprio perché Dio ama la collaborazione e Maria è la più vicina al Cuore di Dio, Maria è la prima collaboratrice di Dio. Seguendo Maria, ci si trova tra le braccia di Gesù Cristo, ci si trova nel mistero dell’Amore di Dio. Perché Maria non vuole parlare di sé: Maria vuole parlare di Gesù e vuole portare a Gesù.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ "Il dovere di giustizia della comunità internazionale" è il titolo d'apertura della prima pagina: nell'udienza a nove Ambasciatori, Benedetto XVI ha sottolineato la necessità dell'equa distribuzione delle risorse per la pace e lo sviluppo.
Nell'informazione internazionale, l'intervista rilasciata dal cardinale Tarcisio Bertone a L'Osservatore Romano, alla Radio Vaticana e al Centro Televisivo Vaticano a conclusione del viaggio in Ucraina - dal 23 al 26 maggio - in occasione della beatificazione della serva di Dio suor Marta Wiecka.
In rilievo, infine, la Convenzione internazionale per la messa al bando delle armi a grappolo, annunciata durante la conferenza di Dublino.
Il mio impegno, "far amare di più la Chiesa": intervista col nuovo presidente dell’Azione cattolica italiana, il prof. Franco Miano
◊ L’Azione Cattolica Italiana ha un nuovo presidente: è il prof. Franco Miano, sposato con due figli, già vicepresidente nazionale per il settore adulti nel triennio 2005/2008. La nomina è stata ufficializzata ieri dalla Conferenza episcopale italiana. “Alla sua guida - ha detto mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale dell’associazione - l’Azione Cattolica può continuare il suo cammino di rinnovamento nella concretezza e nel servizio appassionato alla Chiesa per il Regno di Dio”. Ascoltiamo il prof. Franco Miano che, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco, ha accolto la nomina con gratitudine e trepidazione:
R. - L’ho accolta con un senso di gratitudine ai vescovi italiani, al Consiglio nazionale, all’intera Azione Cattolica, luogo concreto nel quale sono cresciuto, mi sono formato. Un luogo che ha rappresentato un modo attraverso il quale ho imparato ad amare la Chiesa, a mettermi a disposizione dei fratelli, a volere bene a questo Paese. E poi di trepidazione perché, comunque, non ci si sente mai effettivamente all’altezza di un compito del genere.
D. - Parlando dalla sua formazione, da questo amore verso la Chiesa, quale contributo pensa di poter dare, nello specifico, all’Azione Cattolica?
R. - Mi pongo nella stessa linea dei presidenti che mi hanno preceduto ed in particolare di Luigi Alici. Mi pongo prima di tutto al servizio della Chiesa, pensando a rendere ancora più forte la nostra adesione alla vita della Chiesa e perché molte più persone imparino ad amare la Chiesa.
D. - Lei ha citato il presidente uscente, Luigi Alici, secondo cui “le sue doti esemplari di sensibilità ecclesiale, di passione associativa, le consentiranno, con il sostegno di tutta l’Associazione, di tenere sempre le vele dell’Azione Cattolica al vento dello Spirito”. Verso quali direzioni sta navigando, attualmente, l’Azione Cattolica?
R. - Sta navigando, attualmente, tra la quotidianità della sua esperienza concreta di servizio alla vita delle nostre chiese locali e, nello stesso tempo, sta mostrando la capacità di aprirsi verso quelle che sono le nuove grandi sfide del nostro tempo. Sfide legate alla questione antropologica, al rispetto della vita, all’educazione, alla promozione dell’uomo e dell’integralità di tutti gli aspetti della vita personale.
D. - Alla luce di questi orientamenti, quali impronte sono secondo lei imprescindibili per il futuro dell’Azione Cattolica?
R. - E’ importante rafforzare il legame associativo, che ha valore perché consente ed offre alle persone uno spazio vitale in cui camminare e crescere insieme nella fede e nell’umanità.
D. - Quindi, valorizzazione, formazione, educazione, vocazione laicale devono attecchire in tutti i territori dove è impegnata l’Azione Cattolica. Penso in particolare anche al Sud. Lei è della diocesi di Nola: quale compito pensa che sia primario in questa area?
R. - Noi dobbiamo fare emergere tutte le doti positive che caratterizzano le nostre realtà meridionali. Ma abbiamo prima di tutto il compito di saperle mettere a "sistema". Il Sud ha bisogno di sperimentare sempre di più che il Vangelo ha anche una fortissima carica di vita nuova. Vita nuova per le singole persone e vita nuova anche per la società, se vissuta con pienezza.
Votata a Dublino la messa al bando delle bombe a grappolo, ma all’intesa non hanno partecipato i maggiori produttori al mondo delle micidiali “cluster bombs”
◊ Le cluster bombs, le bombe "a grappolo", potrebbero essere presto messe al bando. E’ la positiva conclusione cui sono giunte ieri le delegazioni di 109 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza di Dublino. Il patto prevede la cessazione dell’uso, della produzione, della vendita e dello stoccaggio di questi ordigni, che, prima dell'impatto al suolo, disseminano sul terreno migliaia di mine in grado di esplodere anche molti anni dopo la fine dei conflitti, provocando morte e mutilazioni soprattutto ai civili. L’intesa impegna anche a provvedere all'assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate. Unica nota stonata, il boicottaggio dell’incontro di Dublino da parte di Stati Uniti, Cina, Russia, Israele, Pakistan, India e Israele, maggiori produttori mondiali delle cluster. Unica voce fuori del coro delle grandi potenze la Gran Bretagna. Per un commento sull’accordo di Dublino, Giancarlo La Vella ha intervistato Francesco Terreri, esperto di disarmo e commercio di armi:
R. - Esprimiamo soddisfazione per questo accordo, così come accadde all’epoca del Trattato per la messa a bando delle mine antipersona. In molti conflitti armati, i civili sono diventati il principale bersaglio. Per questo, attraverso simili iniziative si mette in discussione la possibilità stessa che avvengano conflitti armati. Naturalmente, il processo è molto lungo e tuttavia mettere sotto controllo anche solo alcuni tipi di arma è, in realtà, un passo avanti non puramente tecnico che riguarda soltanto alcuni ordigni, ma un passo avanti nella possibilità di circoscrivere i conflitti armati in quanto tali e poi possibilmente arrivare alla fine di questi drammi.
D. - L’accordo impegna anche a provvedere alla bonifica e alle cure delle vittime delle cluster bombs…
R. - Certo, infatti c’è bisogno di trovare risorse in questo campo per sostenere le operazioni di bonifica. Sottolineo anche che l’Italia, in questo caso come nel caso delle mine, si è schierata per aderire al Trattato e ha preso forti impegni anche sul fronte della bonifica. Naturalmente, poi, si tratta di confermare questi impegni soprattutto nella disponibilità di risorse finanziarie che è assolutamente necessaria.
D. - Sarà possibile isolare i Paesi che si sono astenuti dal partecipare alla Conferenza di Dublino?
R. - Più che isolarli, l’obiettivo deve essere quello di coinvolgerli appena possibile. Ma vorrei sottolineare che, oltre che con l’azione diplomatica e con l’azione politica, ci possono essere anche altre iniziative. Ad esempio, una delle più significative - che hanno accompagnato anche questa campagna da parte della società civile - è stata quella di protestare nei confronti delle istituzioni finanziarie e delle banche che hanno finanziato, in questi anni, le aziende produttrici di cluster bombs. Questo vuol dire che nel mondo dei risparmiatori privati ci può essere un movimento tale che influenzi anche le decisioni politiche.
A Milano, il Convegno "Cittadini possibili" sui percorsi di integrazione sociale dei rifugiati
◊ Quel è il percorso che può portare un rifugiato all'acquisizione dei diritti e dei doveri che comportano una nuova cittadinanza nel Paese d'adozione? In Lombardia, un progetto in tal senso intitolato "Cittadini possibili" e condotto negli ultimi due anni, è stato analizzato nel convegno svoltosi oggi a Milano, nella curia arcivescovile, alla presenza di autorità civili e religiose. Il servizio di Fabio Brenna:
Sono triplicati gli arrivi di rifugiati e di richiedenti asilo in Lombardia. Lo scorso anno, sono state 1188 le persone che hanno varcato i cancelli dell’aeroporto di Malpensa; erano stati 1110 nel 2006. Le strutture si sono trovate impreparate a dare risposte a chi scappa da guerre e persecuzioni ed ha perciò diritto ad un particolare status riconosciutogli dalle convenzioni internazionali. Milano, insieme a Roma e Torino funge da calamita per i richiedenti asilo e rifugiati che arrivano dai CLD (Centri di legislazione e documentazione) posti nel Sud Italia e i nuovi arrivati non hanno trovato posto nei centri SPRAR (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati), generando crisi di occupazioni abusive in strutture fatiscenti del capoluogo lombardo. La rete di cooperative del Consorzio Farsi Prossimo che fanno riferimento a Caritas Ambrosiana, attraverso il progetto denominato “Cittadini Possibili” hanno portato 200 rifugiati ad avere casa e lavoro. Fondamentale la collaborazione fra istituzioni e privato sociale come sottolinea il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo:
“Questa cooperazione-collaborazione interistituzionale si affianca, si avvale del mondo del privato sociale. Ecco che, allora, la quadratura del cerchio diventa possibile. Queste persone non vengono solo riconosciute nei loro diritti di risiedere sul nostro territorio - perchè in fuga e così via - ma allo stesso tempo queste persone vengono aiutate ad inserirsi positivamente, quindi a diventare una risorsa per la collettività italiana. Le togliamo dalle mani della malavita: questa è la scommessa per la quale diciamo che si può vincere. Il progetto che oggi stiamo presentando dinostra che il mondo dell’immigrazione non è necessariamente identificabile con il mondo della delinquenza”.
L’Italia deve però ancora recuperare terreno sul fronte dell’accoglienza a richiedenti asilo e rifugiati, come sostiene Paolo Artini, responsabile regionale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:
“L’anello debole del sistema d’asilo italiano è proprio l’integrazione dei rifugiati, quello che succede dopo il riconoscimento della protezione internazionale. Ma in Italia non c’è una legge organica sull’asilo. Ci sono stati, però, degli importanti provvedimenti che hanno recepito le direttive europee nel campo dell’asilo. Quindi, per quanto riguarda i richiedenti asilo, la procedura d’asilo, il primo soccorso, il vuoto normativo è stato colmato. Manca ancora la definizione di chi sia responsabile per i rifugiati: quale ministero, quali siano le risorse che rispondano ai reali bisogni di chi arriva, attraverso una pianificazione che sia flessibile e di lungo termine”.
L’appuntamento milanese ha riguardato anche l’annuale incontro del Coordinamento nazionale asilo, che riunisce 46 Caritas diocesane in rappresentanza di 17 regioni italiane: una rete di enti ecclesiali che attraverso cooperative e associazioni, in convenzione con le istituzioni pubbliche, rappresenta una realtà leader in Italia per quanto riguarda l’offerta di servizi a richiedenti asilo e rifugiati.
Presentato dalla Comunità di Sant'Egidio il volume "Il caso zingari". Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe e Andrea Riccardi
◊ Gli zingari in Italia sono tra i 12 mila e i 150 mila, dei quali circa 70 mila cittadini italiani. E' questo uno dei dati del volume ''Il caso zingari'' presentato ieri a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Sottolineata l’importanza di un patto di cittadinanza che metta in rilievo diritti e doveri per una corretta integrazione. Intanto, ieri a Napoli nuovo episodio di intolleranza: vandali hanno dato fuoco al campo nomadi di Ponticelli. Sul “caso zingari”, in Italia Paolo Ondarza ha intervistato l’arcivescovo della città partenopea, il cardinale Crescenzio Sepe, e il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Ascoltiamoli a cominciare dal cardinale Sepe.
R. - Non si può non condannare tutto ciò che è violenza. Da qualunque parte arrivi, è sempre deprecabile e condannabile.
D. - Che cosa vuol dire rafforzare la legalità?
R. - Rafforzare la legalità significa cercare di individuare i valori perchè, al di là di quelle che possono essere queste strumentalizzazioni ideologiche di chi tende alla violenza per la violenza, quando si mette a fondamento che la persona ha una sua dignità umana - per noi cristiani, inviolabile - allora si può costruire su questa base anche tutta una serie di iniziative che tendono al rispetto dell’altro.
D. - Lei ha detto che per una buona integrazione occorre avere un’identità "aperta". Che vuol dire?
R. - Noi dobbiamo rispettare la nostra identità, ma non dobbiamo chiuderci. L’altro, come me, fa parte della stessa famiglia umana, ha i miei stessi diritti e doveri. Quindi, devo aprirmi, soprattutto poi quando l’altro ha bisogno della mia identità, non per annullare la sua identità - che sarebbe ancora un peccato peggiore - ma perchè possa essere integrato nel rispetto della sua identità in un comune vivere.
D. - Andrea Riccardi, il caso “zingari” si pone all’attenzione del dibattito italiano, come affrontarlo?
R. - Per affrontare il problema degli zingari, ci vuole una profondità culturale. Pensiamo, per esempio, che gli zingari sono stati vittime della Shoa: da 250 mila a 500 mila sono morti nei campi di concentramento. Credo ci voglia calma, intelligenza, pazienza e il coraggio di lunghe politiche.
D. - Cosa dire a chi si sente minacciato?
R. - Bisogna dire che le Forze dell’ordine garantiranno la sicurezza: chi delinque sarà punito. Il crimine non è un fatto che riguarda un’etnia, ma i singoli, e non è solo allontanando gli zingari che si dà sicurezza.
L’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici inaugura questa sera un progetto musicale su Beethoven in 15 concerti
◊ Si inaugura questa sera all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici un inedito progetto musicale su Ludvig van Beethoven: in 15 concerti, tutte le Sonate per pianoforte e delle Sinfonie del genio di Bonn, nell’interpretazione del pianista Giovanni Bellucci. Ce ne parla A.V.:
Rileggere le 32 Sonate per pianoforte di Beethoven alla luce delle 9 Sinfonie, nella versione pianistica di Franz Liszt; un’esecuzione integrale mai realizzata prima, quella che il pianista Giovanni Bellucci propone in concerto accanto all’incisione discografica:
“Noi non possiamo mai scindere il Beethoven sinfonico da quello delle Sonate scritte per il pianoforte. Quindi, un pianista che comunque non conosca a fondo i meccanismi di opere di rottura come può essere, ad esempio, la Quinta Sinfonia, difficilmente potrà comprendere le funzioni di alcune autocitazioni simboliche presenti nell’opera di Beethoven, come in altri compositori, senza averle sperimentate suonandole realmente. L’esperienza, invece, della lettura della musica ci riporta probabilmente a uno stadio precedente, che è quello dell’idea originaria. Spesso, anche il giudizio critico che si ha nella società odierna, che offre possibilità frequenti di ascolto di esecuzioni registrate o in concerto, genera poi un rapporto più con l’esecuzione materiale che non con la fonte. Ecco, io credo sia importante anche poter fare l’esperienza direttamente, senza altri condizionamenti che non la semplice lettura del testo”.
L’esecuzione, di forte impatto emotivo e virtuosistico, sarà preceduta da una conversazione tra l’artista e il pubblico, e alcuni ospiti illustri. Nel primo appuntamento, lo storico dell’arte Claudio Strinati, sovrintendente per il Polo museale romano e appassionato di musica…
R. - Le Sonate di Beethoven restano un pilastro, un fondamento assoluto della musica di tutti i tempi, di tutti i popoli, di tutti i Paesi. E malgrado siano notissime e celeberrime, sono come un pozzo senza fondo dal quale si possono sempre trarre nuove idee, nuovi stimoli, nuovi sentimenti, sensazioni, e quindi può essere interessante comunicare tutto questo anche con la parola.
D. - Potrebbe paragonare le Sinfonie lisztiane a un dipinto?
R. - Tenderei a paragonare queste trascrizioni a delle opere pittoriche delle cosiddette “avanguardie” del ‘900, perché alcuni pittori novecenteschi hanno realizzato opere alla luce di un principio analogo a quello di Liszt che trascrive Beethoven: mettere cioè in evidenza, nell’opera d’arte, più la struttura che l’apparenza immediata, mantenendo però l’apparenza. Un esempio, la pittura metafisica di De Chirico: sentire al di sotto delle forme delle idee profonde, dei sentimenti profondi, che sono in ogni uomo, e che il pittore vuole far emergere alla luce, senza però dichiararlo direttamente, ma dichiarandolo per suggestioni, per suggerimenti, per strutture. L’idea di Liszt, nel trascrivere Beethoven, è questa.
Perché l’Accademia di Francia - Villa Medici ha scelto di promuovere questo progetto? Il direttore Richard Peduzzi:
“E’ la prima volta che si fa così, dunque è meraviglioso. Prima il maestro, che è un grande pianista, e poi Beethoven che è un gigante della musica. Questo è un luogo dove cerchiamo di fare delle cose conosciutissime, classiche, e non conosciute, diverse, varie, in contrappunto con tutte le forme di arte. E questo contrappunto con la musica, realizzato in due anni col maestro Bellucci, è un’altra visione, un altro punto di vista di Beethoven. Sarà una luce diversa, proposta dal maestro Bellucci su Beethoven: è quello che mi piace.
Myanmar: l’UNICEF in prima linea per riportare i bambini a scuola
◊ In Myanmar, le devastazioni del ciclone Nargis hanno messo in ginocchio anche il sistema scolastico del Paese. A renderlo noto è l’UNICEF, che parla di circa 4 mila scuole distrutte o danneggiate con oltre 1,1 milioni di scolari rimasti senza accesso all’istruzione. Per fronteggiare questa emergenza l’agenzia delle Nazioni Unite collaborerà con il Ministero dell’Istruzione per riaprire le scuole nelle aree colpite dal ciclone entro il 2 giugno. Gli interventi si concentreranno sulle scuole danneggiate o crollate nelle aree non ancora raggiunte dalle agenzie umanitarie. “In ogni disastro che sconvolge intere comunità, la riapertura delle scuole rappresenta un passo importante nel processo di ricostruzione”, ha dichiarato al Sir Ramesh Shrestha, rappresentante dell’UNICEF in Myanmar: “Per i bambini, in particolare, la routine quotidiana contribuisce molto a dare loro un senso di sicurezza, inclusa la routine dell’andare regolarmente a scuola”. Nelle aree colpite dal ciclone, l’UNICEF sta già fornendo 100 mila kit di materiali didattici di base, libri di testo per 150 mila bambini, 2.000 kit scolastici d’emergenza per le scuole colpite, 200 mila kit per l’allestimento di scuole temporanee. Il ripristino di attività di istruzione informale è un’altra priorità dell’organizzazione internazionale, che a breve distribuirà kit per l’istruzione informale a 3 mila bambini delle aree colpite rimasti senza accesso a scuola. Per contribuire alla ricostruzione del sistema scolastico del Myanmar UNICEF e PAM (Programma Alimentare Mondiale) hanno inoltre attivato congiuntamente un “sms” solidale e un conto corrente bancario. (M.G.)
Centinaia di fedeli alla Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina a Sheshan
◊ Almeno 2500 persone hanno partecipato sabato scorso al pellegrinaggio alla Madonna di Sheshan in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, voluta da Benedetto XVI. A causa di ostacoli posti dal governo locale - riferisce l'Agenzia AsiaNews - al pellegrinaggio hanno potuto prendere parte solo membri della diocesi di Shanghai, sebbene fossero presenti anche cattolici da altre diocesi. Il pellegrinaggio si è svolto in diverse tappe. Di buon mattino migliaia di fedeli sono giunti a piedi alla base del colle dove sorge il santuario e da lì hanno cominciato l’ascesa, fra il suono delle campane e la banda dei seminaristi. Sotto la guida di mons. Giuseppe Xing Wenzhi, vescovo ausiliare di Shanghai, i sacerdoti, le suore e i fedeli hanno sostato a 3 postazioni, dove vi sono statue della Madre di Dio, di san Giuseppe e del sacro Cuore. In ognuna delle soste mons. Xing ha sottolineato il valore di questa giornata, in cui “scopriamo che la Madonna protegge la Chiesa di Cina come una volta proteggeva suo Figlio Gesù”. Il vescovo ha poi benedetto una copia della statua della Madonna di Sheshan, che è stata posizionata sotto un baldacchino e portata da alcuni giovani fino all’interno del santuario. Nella basilica, già piena di fedeli, padre Gao Chaopeng, insegnante del vicino seminario, ha tenuto un’omelia nella quale ha messo in luce l’interesse e l’amore del Papa e di tutti i cristiani del mondo verso la Chiesa cinese. “Non siamo più orfani – ha detto - ma membri di famiglia della Chiesa universale. Dobbiamo offrire alla Madonna di Sheshan tutte le difficoltà della Chiesa in Cina”. Egli ha anche invitato i fedeli a pregare per le vittime del terremoto nel Sichuan. Alla fine i fedeli hanno recitato insieme la preghiera scritta dal Papa, stampata a cura della diocesi. Quindi è seguita la messa presieduta da mons. Xing, alla presenza del vescovo Jin Luxian e concelebrata da un centinaio di sacerdoti. Alla fine della messa tutti hanno recitato ancora un volta la preghiera alla Madonna di Sheshan composta dal Pontefice. (R.P.)
MFS debella un'epidemia di meningite in Niger. Vaccinate 300 mila persone
◊ Trecentomila persone vaccinate in 20 giorni. Sono i numeri della campagna condotta da Medici Senza Frontiere (MSF) in Niger per un’epidemia su larga scala, dopo che erano stati riportati numerosi casi a fine marzo. Oltre alle vaccinazioni, le equipe di MSF, in collaborazione con il Ministero della Salute, hanno anche offerto cure mediche e formazione agli operatori locali. Sebbene il Niger si trovi nella cosiddetta “cintura della meningite”, una vasta area dell’Africa che è colpita regolarmente dal virus, quest’anno si è reso ancora più necessario un intervento massiccio dello staff di MFS dal momento che a fine marzo il numero delle persone colpite è rapidamente aumentato, superando la soglia di emergenza nel giro di poche settimane. Grazie alla presenza dei medici dell’organizzazione internazionale la risposta è stata immediata. Non appena è suonato l’allarme, è stata presa la decisione di lanciare una campagna di vaccinazione di massa per evitare la diffusione della malattia. “Siamo arrivati giusto in tempo. La campagna è iniziata al momento giusto per fermare l’epidemia. Nel giro di cinque giorni di vaccinazioni, il numero dei casi ha iniziato a calare”, ha infatti spiegato Marta Iscla, coordinatrice di MSF. L’intervento, suddiviso più fasi, è iniziato nel distretto di Birnin Koni, una delle zone più colpite al confine con la Nigeria dove l’epidemia è iniziata, per poi proseguire nel distretto di Madoua e infine nella zona di Bouza. In totale sono state necessarie 13 equipe di vaccinatori che hanno vaccinato il 93% della popolazione a rischio. Oltre alle attività di prevenzione, MSF ha fornito cure mediche, distribuito farmaci e formato operatori sanitari locali per identificare e curare la meningite. L’equipe ha inoltre preso parte ad attività di sorveglianza epidemiologica. (M.G.)
Celebrata una Messa a Stoccolma, alla vigilia della Conferenza sull'Iraq
◊ Una messa “perché il Signore illumini le menti ed i cuori dei partecipanti affinché agiscano per il bene di tutti, non solo degli iracheni, e perché mettano da parte gli interessi particolari e collaborino per la pace” è stata celebrata ieri sera a Stoccolma dove si è aperta la Iraq Annual Review Conference dedicata alla valutazione dei risultati conseguiti in Iraq nei campi delle riforme economiche e del consolidamento delle istituzioni democratiche. A dare la notizia è il sito Baghdadhope ripreso dall'Agenzia Sir, che cita padre Paul Rabban, della comunità caldea di Eskilstuna. La Svezia dal 2003 ad oggi ha accolto almeno 40mila rifugiati iracheni, argomento che sta cuore al Paese scandinavo che vorrebbe dividerne il peso con gli altri Stati europei. Alla cerimonia, presieduta da mons. Philip Najim, procuratore della Chiesa Caldea presso la Santa Sede e Visitatore apostolico in Europa, hanno partecipato anche il nunzio presso i Paesi scandinavi, mons. Paul Tscherrig, il vescovo di Stoccolma, mons. Anders Arborelius. Circa la conferenza, afferma Baghdadhope, “stupisce come, pur essendo quello dei rifugiati un tema importante, nessun rappresentante, laico o religioso, della comunità irachena in Svezia sia stato invitato. Per ora, secondo notizie ufficiose, si sa solo che dopo i lavori il premier Nuri Al Maliki potrebbe incontrare alcuni iracheni che vivono nel Paese e forse un gruppo di cristiani”. (R.P.)
India: i vescovi del Karnataka pronti a collaborare con il nuovo governo nazionalista
◊ La Chiesa nel Karnataka non ha alcuna pregiudiziale contro il Partito Bharatiya Janata (Bjp) ed è anzi disponibile a collaborare con il nuovo governo per tutelare meglio i diritti delle minoranze religiose. Così il Presidente della Conferenza episcopale locale mons. Bernard Moras, arcivescovo di Bangalore, ha commentato i risultati delle recenti elezioni legislative statali, vinte dal partito nazionalista indù. Il Bjp era già al governo dello Stato insieme al partito Janata Dal Secular fino allo scorso novembre, ma alle elezioni del 10, 16 e 22 maggio, si è rafforzato, aggiudicandosi 110 dei 224 seggi, mentre ha invece perso consensi il rivale Partito del Congresso (Pdc), che guida la coalizione di governo dell’India. Questa netta vittoria - riferisce l'Agenzia Ucan - ha suscitato qualche apprensione, in particolare tra i cristiani, considerati i noti orientamenti filo-induisti del Bjp e il trattamento riservato alle minoranze negli Stati indiani in cui è al potere. Una preoccupazione che i vescovi del Karnataka, che prima delle elezioni avevano invitato gli elettori cattolici a non votare per “candidati e gruppi fondamentalisti”, non vogliono alimentare con prese di posizione pregiudiziali. Al contrario - ha dichiarato mons. Moras - è intenzione della Chiesa locale offrire la propria disponibilità a collaborare con il nuovo governo per incoraggiarlo ad abbandonare le campagne di odio contro i cristiani e a concentrarsi piuttosto sullo sviluppo economico e sociale dello Stato, cuore dell’emergente industria dell’India. Secondo il censimento nazionale del 2001, i cristiani rappresentano meno del 2% dei 53 milioni di abitanti del Karnataka, in netta maggioranza indù. Nello Stato è presente anche una minoranza musulmana che costituisce circa il 12% della popolazione. (L.Z.)
Il 19 giugno, processione eucaristica per le strade di Quebec City in diretta su Internet
◊ Il cardinale Marc Ouellet, Arcivescovo di Québec, e l’Organizzazione del Congresso Eucaristico Internazionale 2008 (CEI 2008) hanno rivolto un invito alla popolazione a partecipare alla Processione Eucaristica che attraverserà la città di Québec il 19 giugno. La Processione - precisa l'Agenzia Fides - avrà inizio alle ore 19 e partirà dal Colisée Pepsi per giungere fino all’Agora du Viex-Port. Il percorso, che prevede diverse soste, è di oltre 5 km. Questa manifestazione pubblica favorirà anche l’incontro tra i pellegrini congressisti del CEI 2008 ed i cittadini della città di Québec. È prevista la partecipazione di circa 15.000 persone. Un veicolo attrezzato appositamente trasporterà il Santissimo Sacramento, qui troveranno posto l’Inviato Speciale del Papa per il Congresso, il card. Jozef Tomko ed il Cardinale Marc Ouellet. I fedeli porteranno stendardi e grandi raffigurazioni dei Santi e dei Beati del territorio a dimostrazione del contributo della Chiesa cattolica allo sviluppo della città. Il 49º Congresso Eucaristico Internazionale avrà luogo nella città di Québec dal 15 al 22 giugno 2008 sul tema: “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo”, nella cornice dei 400 anni della Città di Québec, primo insediamento francese. Durante il mese di maggio è stato presentato ufficialmente il programma preliminare del Congresso. Secondo questo programma i pellegrini congressisti di diverse lingue si troveranno nelle chiese parrocchiali per convivere e pregare con i membri di queste comunità cristiane. Si realizzeranno inoltre celebrazioni pubbliche quali ad esempio la processione del Santissimo Sacramento, la veglia di preghiera con i giovani, le attività familiari e le attività artistiche e culturali. Inoltre il 20 giugno verrà inaugurata l’opera sociale che darà testimonianza, negli anni futuri, dei frutti del Congresso Eucaristico Internazionale del 2008. Si potrà seguire la celebrazione di tutto il Congresso eucaristico in Internet attraverso il sito www.ecdq.tv. Questo portale realizzato dalla Chiesa del Québec vuole far si che il maggiore numero di cattolici sparsi nel mondo possa partecipare a questo grande evento di fede attraverso il collegamento Internet. Verrà offerta una programmazione varia ed accessibile con catechesi, reportage, interviste, analisi e la possibilità di seguire in diretta numerose attività nelle lingue francese, inglese e spagnolo. Altro materiale sarà poi disponibile in differita. (R.P.)
Al via, in Perù, la campagna di solidarietà sul grave problema della droga
◊ Con il titolo “Per una vita libera dalle droghe”, la Conferenza episcopale peruviana lancerà domani la Campagna di solidarietà “Condividere” 2008, un’azione solidale dei vescovi del Perù che quest’anno intende sensibilizzare la società sul grave problema delle droghe, una piaga che colpisce soprattutto la gioventù e le famiglie. Il lancio di questa Campagna - riferisce l'Agenzia Fides - avverrà domani con una conferenza stampa nell’auditorium della parrocchia Cristo Re presieduta da Mons. Lino Panizza Richero, Vescovo di Carabayllo e segretario generale della Conferenza episcopale peruviana. La Campagna di Solidarietà “Condividere”, è un’azione solidale della Chiesa cattolica avviata nel 1990 e che ogni anno si occupa di un tema differente, proposto di volta in volta dall’Assemblea annuale dell’episcopato peruviano. Il proposito è di inculcare in ogni persona l’atteggiamento permanente, il dovere solidale, fraterno e comunitario di condividere i propri beni con il fratello che soffre. Gli obiettivi prevedono una convocazione a livello nazionale al fine di promuovere la conoscenza della problematica relativa al tema proposto, sensibilizzando in questo modo l’opinione pubblica. Allo stesso tempo, l’iniziativa cerca di promuovere il finanziamento di progetti attraverso la raccolta di fondi donati da imprese, istituzioni e attraverso le collette pubbliche e parrocchiali. (R.P.)
Assemblea dei comunicatori cristiani asiatici per "dare voce a chi non ha voce"
◊ I comunicatori cristiani in Asia vogliono continuare a svolgere un “ruolo profetico” per la pace ed essere "voce dei senza voce" nel Continente. Con questo rinnovato impegno si è concluso nei giorni scorsi a Chiang Mai, in Thailandia, l’assemblea della sezione asiatica dell’Associazione mondiale della comunicazione cristiana, un’organizzazione ecumenica nata per promuovere la cooperazione tra comunicatori cattolici, ortodossi e protestanti. “La comunicazione è pace: costruire comunità che funzionano in Asia” il tema dell’assemblea, cui hanno partecipato delegati da Bangladesh, Hong Kong, India, Indonesia, Corea, Myanmar, Pakistan Filippine e Thailandia. Il punto di partenza dei dibattiti - riferisce l'Agenzia Ucan - è stata la constatazione dei numerosi ostacoli economici, politici, culturali e religiosi che impediscono oggi la costruzione di comunità di pace in Asia e il ruolo svolto in questo ambito dai media. I partecipanti hanno evidenziato come i problemi che toccano più da vicino i popoli asiatici e che attengono appunto alla domanda di pace e giustizia, ricevano pochissima attenzione dai media commerciali che rispondono ad altre logiche. Gli ultimi e i più vulnerabili, tra cui soprattutto le donne, non fanno notizia. Di qui il ruolo cruciale dei comunicatori cristiani chiamati a dare voce a chi voce non ha. Un impegno che l’Associazione intende ulteriormente concretizzare con un nuovo progetto per una migliore copertura informativa del tema della povertà. Il “Project on Poverty Reporting” prenderà il via con un monitoraggio sistematico triennale delle notizie diffuse dai media nei Paesi asiatici, a partire dall’India. L’obiettivo è appunto di migliorare il livello dell’informazione su queste problematiche. (L.Z.)
“Le religioni nello spazio pubblico”, ciclo di seminari a Bruxelles sul dialogo interculturale
◊ Perché i simboli religiosi sono percepiti in maniera tanto diversa nella sfera pubblica e nei diversi paesi del vecchio continente? Da questo interrogativo muoverà il dibattito su “Visibilità della religione nello spazio pubblico europeo”, previsto per oggi pomeriggio nella sede del Parlamento UE a Bruxelles. Secondo quanto riferisce il Sir, l’iniziativa rientra in un ciclo di quattro seminari dedicati a “Islam, cristianesimo ed Europa”, promossi nell’ambito del 2008, Anno del dialogo interculturale, da Commissione degli episcopati della Comunità europea, Commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee e Fondazione Konrad Adenauer. Il progetto è realizzato in collaborazione con partner islamici e con il patrocinio del Parlamento europeo. I promotori chiariscono che l’idea di dedicare un intero anno al confronto tra le culture e le fedi religiose nel continente “mira a rafforzare la coesione sociale e la pace in Europa”. Il primo appuntamento s’era tenuto il 17 aprile con il titolo “Dialogo interculturale: risposta a tutti i problemi?”; i prossimi due sono in calendario il 3 luglio (“Europa cristiana” e Islam in Europa) e l’11 settembre (Le relazioni esterne UE con i paesi a maggioranza musulmana). Agli incontri partecipano esponenti delle comunità religiose, studiosi, rappresentanti delle istituzioni europee.(M.G.)
Dedicata alla donna una sezione del sito web del Pontificio Consiglio per i Laici
◊ Portare avanti la riflessione intrapresa al congresso “Donna e uomo, l'humanum nella sua interezza”, celebrato a Roma dal 7 al 9 febbraio in occasione dei vent'anni della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II “Mulieris dignitatem”. Con questo obiettivo il Pontificio Consiglio per i Laici ha aperto su Internet una sezione dedicata alla donna (la pagina http://www.laici.org/index.php?p=homedonna). Rocío Figueroa Alvear, responsabile della sezione “Donna” del Pontificio Consiglio per i Laici, ha affermato che la novità nella rete è una conseguenza dell' “interesse manifestato dalle 280 delegate provenienti da varie parti del mondo”, che hanno espresso chiaramente la necessità di proseguire quel percorso, “manifestando allo stesso tempo l'importanza di stringere i legami tra movimenti, associazioni e persone concrete che lavorano per la promozione della dignità e della missione della donna”. “Si tratta di un forum aperto e informale”, ha spiegato Figueroa Alvear. La pagina è aperta all'apporto di persone che suggeriscono “materiale adeguato per lo studio e l'approfondimento: gli insegnamenti del Magistero pontificio sulla donna, come anche ricerche e analisi di esperti e intellettuali”. Uno degli obiettivi di questa nuova risorsa on-line è “approfondire la questione antropologica, che parte dall'unità originaria della persona sulla quale si basa il rapporto reciproco tra uomo e donna”, ha ricordato la teologa, esperta di Cristologia. “E questo senza trascurare la riflessione sulla differenza antropologica tra “l’io femminile” e “l’io maschile”, che, lungi dal trasformarsi in un ostacolo e in un abisso profondo e insuperabile tra l'uomo e la donna, apporti gli elementi per una maggiore ricchezza dell'espressione dell'humanum in tutte le dimensioni della società”. “In questa pagina web, cercheremo di sentirci ‘in ecclesia', in compagnia di tutte le donne che ci hanno preceduto nella fede con la loro testimonianza di santità e di vita”, ha poi sottolineato la responsabile, aggiungendo che “queste figure di sante sono modelli concreti per tante donne cristiane”. Rocío Figueroa, che vuole “affidare a Maria questa nuova iniziativa” del Pontificio Consiglio per i Laici, presieduto dal Cardinale polacco Stanisław Ryłko, ha infine ricordato che “il confrontarci con nuovi paradigmi culturali e nuove sfide non ci fa dimenticare che in tanti luoghi del mondo la dignità della donna non è ancora riconosciuta, ed è anche ferita subendo le conseguenze della miseria, della violenza e dell'emarginazione”. La pagina web conta sull'aiuto di vari laici e religiosi come la professoressa Georgia Salatiello e la biblista Nuria Calduch Benages, della Pontificia Università Gregoriana, la professoressa Giulia di Nicola e il professor Attilio Danese. Importanti contributi che rivelano la cultura di rete su cui si basa questa iniziativa, che vuole unire “tutte quelle persone o quei gruppi impegnati in questo campo, cercando di favorire la reciproca conoscenza e la sinergia tra tutti”. (M.G.)
Viaggio in Terra Santa della Fondazione Ente dello spettacolo
◊ Il cinema italiano in Terra Santa: “Un’occasione per riflettere e per lanciare un messaggio di speranza”. Così la Fondazione “Ente dello spettacolo” (EDS) ha presentato il pellegrinaggio in Terra Santa organizzato insieme a Istituto Luce, Cinecittà e Centro sperimentale di cinematografia, che si svolgerà da domani al 6 giugno 2008. L’idea guida dell’iniziativa – informa il Sir – è il coinvolgimento di una serie di figure legate al mondo del cinema italiano (registi, attori, giornalisti) in un confronto con una realtà non solo profondamente diversa dal quotidiano, ma anche capace di suggerire spunti di riflessione e prospettive nuove. Il viaggio sarà anche un’occasione per incontrare figure di grande levatura culturale e morale come quella del custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, oltre ad alcuni artisti ebrei e palestinesi, che hanno saputo usare l’arte come strumento di incontro in una realtà fortemente conflittuale. “Ascoltare dal vivo le loro storie – afferma mons. Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione EDS – la fatica quotidiana a vivere e lavorare per l’unità, per la fratellanza, per la pacifica convivenza, permetterà a noi di vivere un segnale concreto di speranza che stimolerà a sostenere e incoraggiare in vari modi questo loro sforzo”. Agli artisti e giornalisti in partenza per la Terra Santa è giunto anche un messaggio di mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura: “Vi scrivo, mentre siete in partenza” per un “luogo benedetto e, insieme, teatro di immani violenze e disumanità, in cui spesso il rumore assordante delle macchine belliche ha coperto i canti e le preghiere, mentre il fumo che si innalza va verso il cielo: purtroppo, non era quello dell’incenso, ma degli ordigni esplosi e delle case distrutte”. Questo viaggio, aggiunge mons. Ravasi, “sarà anche un’esperienza di spiritualità, di interiorità, di speranza, soprattutto attraverso la lettura delle Sacre Scritture. I vostri occhi, testimoni quotidiani della grandezza e della meschinità del mondo – conclude – faranno palpitare il cuore di ciascuno e sbocciare le domande alte che abitano l’intimo di ogni persona”. (V.V.)
“Premio Giuseppe Dossetti” all’Associazione “Mondo in cammino” per l’impegno nel Caucaso
◊ L’associazione “Mondo in cammino” si è aggiudicata il Premio nazionale per la pace 2008 intitolato a “Giuseppe Dossetti”. Ad annunciarlo è il presidente dell’associazione, Massimo Bonfatti, chiarendo che l’assegnazione del riconoscimento è stata conferita per il progetto “Tutti figli di Noè”: una serie di iniziative promosse lo scorso anno per i giovani e le donne dell’Ossezia settentrionale, Inguscezia e Cecenia, “terre non ancora pacificate del Caucaso del Nord”. Il progetto, ha spiegato Bonfatti, ha avviato azioni “per cercare di superare, dopo gli eventi di Beslan, rancori e accuse reciproche, con la collaborazione di tre etnie: osseta, inguscia e cecena”. Un percorso verso la riconciliazione interetnica e interreligiosa, quindi, improntato sulla “interposizione non violenta, la negoziazione e la neutralità”. La consegna del premio si terrà il 31 maggio a Cavriago (Reggio Emilia). Il presidente Bonfatti è anche il fondatore dell’associazione “Progetto humus”, per sostenere “le popolazioni colpite dall’incidente nucleare di Chernobyl”. E proprio sulla scia di quel progetto l’impegno che prosegue si è allargato alle “regioni conflittuali del Caucaso”. Iniziative rese possibili grazie alla dedizione di “volontari, associazioni, gruppi, istituzioni, singoli cittadini”, ha sottolineato Bonfatti, ricordando l’impegno per la pace espresso da don Dossetti, dichiarato da Cavriago “cittadino onorario”. (M.G.)
Movimento per un Mondo Migliore: domani, un simposio su padre Riccardo Lombardi
◊ “Padre Riccardo Lombardi a 100 anni dalla nascita tra gli esercizi spirituali e le esercitazioni per un mondo migliore: un contributo alla rifondazione della spiritualità cristiana”. Sarà questo il tema del simposio culturale promosso dal Movimento per un Mondo Migliore, che si svolgerà domani pomeriggio a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana. L’appuntamento – spiegano i promotori all'Agenzia Sir - si colloca nel centenario della nascita del religioso gesuita, noto come il “Microfono di Dio”, e nell’imminente pubblicazione, a cura delle Dehonbiane, del volume “Spiritualità di comunione: un’esperienza, una teologia, una pastorale”, sintesi di tutto il patrimonio del Servizio di Animazione Comunitaria e del Movimento per un Mondo Migliore. Tra gli appuntamenti del centenario, la conferenza sul tema “Il Gesuita Padre Riccardo Lombardi: un protagonista del nostro tempo, da Napoli a Dronero, da Roma al Mondo”, affidata a don Gino Moro, presidente della Fondazione “Mondo Migliore” e che si terrà a Dronero (Cuneo), paese di nascita di padre Lombardi, il 29 agosto, e il convegno (25-26 ottobre) dei collaboratori del movimento, che si svolgerà a Napoli. (R.P.)
I testi degli esercizi spirituali con Benedetto XVI in un volume della Libreria Editrice Vaticana
◊ “Accogliamo Cristo nostro sommo sacerdote”, è il titolo del volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana che riporta i testi che il Cardinale Albert Vanhoye ha dettato per gli Esercizi Spirituali con Benedetto XVI. Gli esercizi si sono svolti dal 10 al 16 febbraio 2008 e sono stati seguiti dallo stesso Santo Padre e dai suoi collaboratori nella Curia Romana. Il volume, impreziosito da una copertina cartonata che ritrae il Cristo erchomenos opera di Rupnik nella Cappella ‘Redemptoris Mater’, con i suoi 17 capitoli contiene l’intera predicazione del Cardinale e si conclude con il discorso di Sua Santità Benedetto XVI. La grande competenza sulla Sacra Scrittura del già Rettore del Pontificio Istituto Biblico e segretario della Pontificia Commissione Biblica, fa di questa pubblicazione un efficace strumento di meditazione, preghiera e studio.
A Stoccolma la Conferenza internazionale sull'Iraq. Il premier Al Maliki chiede l'annullamento del debito e la revoca delle sanzioni internazionali
◊ Condonare il debito dell’Iraq e annullare le sanzioni imposte sotto il regime di Saddam. E' quanto chiesto dal premier Al Maliki nel corso della conferenza internazionale a Stoccolma. All’appuntamento prendono parte il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ed il segretario di Stato americano Condoleezza Rice. Il servizio di Vincenzo Lanza:
Millesettecento uomini della polizia svedese e qualche centinaia dei servizi di sicurezza svedesi e stranieri tengono sotto controllo la zona centrale di Stoccolma ed il centro conferenze a pochi chilometri a nord della capitale, per evitare dimostrazioni e attentati terroristici e tutelare così l’incolumità dei delegati dei 300 giornalisti giunti da tutto il mondo. Il discorso inaugurale della conferenza del premier svedese, in pratica, racchiude quanto successivamente dichiarato dai principali esponenti politici e cioè che è auspicabile una maggiore sicurezza in Iraq, la cui strada dovrà essere lastricata da una riconciliazione nazionale, da compromessi politici, dall’introduzione della legge a tutti i livelli e dal rispetto dei diritti umani. Particolare attenzione dovrà essere attribuita alla difesa delle donne e dei gruppi di minoranza, troppo spesso bersaglio di violenza e difficoltà. Il premier iracheno Nouri Al Maliki ed il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, hanno sottolineato la necessità di ulteriori aiuti da parte della comunità internazionale per l’assistenza alla costruzione dell’Iraq. Il segretario di Stato Condoleezza Rice ha vagamente indicato che alcune cose potevano essere state fatte meglio ma che l’intervento nel 2003, per contrastare le minacce di Saddam Hussein, era inevitabile. Condoleezza Rice ha anche annunciato il ritiro in giugno di 400 militari statunitensi.
Iraq-cronaca
Intanto nel Paese del Golfo imperversa la violenza: circa 20 persone sono rimaste uccise in un attentato suicida a Mossul contro un centro di reclutamento della polizia. L’esplosione di un ordigno, piazzato sul ciglio di una strada, ha poi ucciso due soldati iracheni a sud di Baquba. Nel Kurdistan iracheno, l’esercito turco ha condotto un nuovo raid contro le basi dei ribelli separatisti del PKK, il Partito dei lavoratori curdi, senza provocare vittime.
Afghanistan-violenza
Escalation di violenza anche in Afghanistan. I talebani hanno rivendicato l’attentato suicida avvenuto stamani sulla strada per Jalalabad contro un convoglio militare americano. Tre civili sono rimasti uccisi. Tra questi ci sono due bambini. Nella notte, una trentina di insorti hanno perso la vita in un raid aereo da parte della NATO nel sud-ovest del Paese asiatico.
Libano-politica
Il neo premier libanese Siniora è al lavoro per formare il governo dopo la designazione di ieri sera da parte del presidente Suleiman. Una nomina che ha creato malumori nell’opposizione nonostante la mano tesa di Siniora che si è detto disponibile a cooperare. Diversi i nodi da sciogliere nel nuovo esecutivo; sia la maggioranza antisiriana che l'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah si contendono i ministeri chiave di Difesa, Interni, Giustizia e Finanze.
Israele-politica-Siria
Il premier israeliano, Ehud Olmert, è determinato a restare al suo posto nonostante l’inchiesta per corruzione nella quale è coinvolto. Ieri ha messo la parola fine sulla richiesta di dimissioni avanzate anche da membri del governo come il ministro della Difesa Barack. A livello politico, sembra vicino un nuovo incontro tra Israele e Siria ad Instabul per i colloqui di pace indiretti con la mediazione della Turchia.
Cina-Taiwan-terremoto
Riprenderanno l’11 giugno i colloqui tra la Cina e Taiwan che ieri si sono incontrati a Pechino dopo anni di gelo. Tra le iniziative in programma: l’istituzione di collegamenti aerei diretti e l’apertura di Taiwan ai turisti cinesi. Ad aprire la nuova fase di dialogo è stato il ritorno al potere a Taipei del Kuomintang, il Partito Nazionalista. Intanto, in Cina, prosegue l’attività dei soccorritori nella regione del Sichuan, sconvolta dal sisma che ha provocato 68 mila vittime. A 16 giorni dal sisma, proprio in quella zona, stamani sono state recuperate 40 persone rimaste bloccate in un villaggio per uno smottamento del terreno.
Myanmar-ciclone
Dure accuse della giunta militare birmana all’opposizione, colpevole di sfruttare la catastrofe umanitaria dovuta al ciclone Nargis per incitare la popolazione alla rivolta. Lo si legge sul quotidiano ufficiale del regime. Intanto, secondo le ultime stime, sono 133 mila le vittime tra morti e dispersi. Solo da alcuni giorni i militari hanno dato il via libera agli aiuti stranieri permettendo l’accesso delle organizzazioni umanitarie alle zone più colpite.
Nepal-politica
Primo giorno di vita per la Repubblica del Nepal. Ieri sera l’Assemblea costituente ha segnato il passaggio istituzionale mettendo fine a 240 anni di monarchia. Si tratta di una vera e propria vittoria per gli ex ribelli maoisti, entrati due anni fa nella vita democratica del Paese. Stamani la bandiera con il simbolo del re è stata rimossa dal palazzo reale che il monarca Gyanendra dovrà lasciare entro 15 giorni.
Filippine-esplosione
Paura nelle Filippine. Tre morti e 18 feriti è il bilancio di un’esplosione avvenuta all'esterno di una base aerea dell'esercito nel sud dell'arcipelago. Secondo fonti militari, si è trattato di un attacco terroristico.
Yemen-terrorismo
Smantellata una cellula terroristica di Al Qaeda nello Yemen. Le autorità hanno annunciato l’arresto di 11 persone sospettate di aver organizzato attentati contro l’Occidente ed in particolare contro le sedi diplomatiche di Stati Uniti e Italia a Sana’a.
Africa-Giappone
Seconda giornata della Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano. Margaret Chan, direttore generale della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha dichiarato che i Paesi africani stanno facendo la loro parte per centrare gli obiettivi di sviluppo e di riduzione della povertà nel continente, affrontando anche altre questioni chiave come il cambiamento climatico. Si rendono però necessarie più risorse insieme ad un più ampio sostegno politico.
Somalia- ONU
Nel fine settimana a Gibuti si terranno nuovi colloqui di pace tra rappresentanti del governo somalo ed esponenti delle Corti Islamiche. Un primo incontro, preceduto da una conferenza di riconciliazione sotto l’egida delle Nazioni Unite, si era svolto il 16 maggio senza grandi risultati.
Italia-rifiuti
Giornata di interrogatori oggi a Napoli per alcuni dei 25 tra funzionari e dirigenti finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Intanto, ieri sera, è tornata la tensione a Chiaiano: petardi legati a tre bombole di gas da campeggio sono state lanciati contro il presidio delle forze dell'ordine. Sono stati 43 i roghi appiccati nella notte ai cumuli di immondizia.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Virginia Volpe)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 150
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