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Sommario del 21/05/2008
Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa una cosa del passato: così, il Papa all’udienza generale dedicata a Romano il Melode, poeta della fede vissuto tra V e VI secolo
◊ All’udienza generale, in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha messo l’accento sulla bellezza della cultura cristiana, sul suo patrimonio sempre vivo perché radicato nella fede in Cristo. Ad offrire al Papa l’occasione di questa riflessione è stata la figura di Romano il Melode, poeta e diacono, vissuto tra il V e il VI secolo. Prima della catechesi, il Papa ha salutato i pellegrini raccolti nella Basilica di San Pietro. A loro ha chiesto di testimoniare “specie con i più deboli e i più bisognosi” la carità del Signore, impegnandosi per la costruzione di un mondo più solidale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Dal contatto del cuore con la verità che è amore è nata tutta la grande cultura cristiana: è la riflessione offerta ai fedeli da Benedetto XVI che ha incentrato la sua catechesi sulla figura del diacono poeta, Romano il Melode. Nato in Siria nel 490 e vissuto gli anni della sua maturità a Costantinopoli, Romano fu definito il “Pindaro cristiano” per l’elevatezza delle sue composizioni in versi. Questo grande poeta, ha detto il Papa a braccio, ci ricorda “tutto il tesoro della cultura cristiana nato dalla fede, nato dal cuore che si è incontrato con Cristo, con il Figlio di Dio”:
“Se la fede rimane viva, anche questa eredità culturale non diventa una cosa morta ma rimane viva e presente. Le icone parlano anche oggi al cuore credente, non sono solo cose del passato. Le cattedrali non sono monumenti medievali, ma case di vita dove siamo 'a casa', incontriamo Dio, ci incontriamo l’uno con l’altro. E la grande musica, il gregoriano o Bach e Mozart, nella Chiesa non sono cose del passato ma vivono della vitalità della liturgia della nostra fede. Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa passato, ma rimane viva e presente”.
Se la fede è viva, ha aggiunto, “anche oggi possiamo rispondere all’imperativo che si ripete sempre di nuovo nei Salmi: “Cantate al Signore un cantico nuovo”:
“Creatività, innovazione, canto nuovo, cultura nuova e presenza di tutta l’eredità culturale nella vitalità della fede, non si escludono ma sono una unica realtà, sono presenza della bellezza di Dio, della gioia di essere figlio di Dio”.
Soffermandosi sulla figura di Romano il Melode, il Papa ha spiegato che l’episodio chiave della sua vita fu l’apparizione in sogno della Madre di Dio e il dono del carisma poetico. Romano, ha proseguito, fu “un testimone eminente del sentimento religioso della sua epoca”. A Costantinopoli, ha detto, Romano predicava in un santuario di periferia. Qui, il diacono parlava alla comunità ricorrendo a raffigurazioni murali o icone disposte sull’ambone e ricorreva anche al dialogo. Le sue, ha aggiunto, erano “omelie metriche cantate” dette “kontákia”. La tradizione gliene attribuisce mille, ma a noi ne sono giunte 89. Romano adottava un greco vicino alla koiné del Nuovo Testamento, più accessibile ai suoi uditori. Un esempio significativo di “kontakion” di Romano è il dialogo drammatico tra Maria e il Figlio, che si svolge sulla via della Croce:
“Dove vai, figlio? Perché così rapido compi il corso della tua vita?/ Mai avrei creduto, o figlio, di vederti in questo stato/ né mai avrei immaginato che a tal punto di furore sarebbero giunti gli empi/ da metterti le mani addosso contro ogni giustizia”. Gesù risponde: “Perché piangi, madre mia?... Non dovrei patire? Non dovrei morire? Come dunque potrei salvare Adamo?”
Il Figlio di Maria consola dunque la Madre, “ma la richiama al suo ruolo nella storia della Salvezza”. Abile comunicatore, ha notato il Pontefice, Romano il Melode dichiara vuote le sue omelie, se disgiunte dal proprio coerente comportamento. Il Papa ha quindi messo l’accento sull’ “umanità palpitante”, “l’ardore di fede” e la “profonda umiltà" che pervadono i canti di Romano il Melode. Nei suoi inni sono presenti temi cristologici e mariologici. Il diacono predica una cristologia semplice, vicina alla devozione popolare e combatte gli errori degli ariani che negavano la divinità di Cristo, mentre offre una splendida sintesi di pneumatologia in linea col Concilio di Costantinopoli. Nella Pentecoste, ha detto, Romano sottolinea la continuità che vi è tra Cristo asceso al cielo e gli apostoli, cioè la Chiesa. Inoltre, Romano accentua il primato della carità che il cristiano deve praticare in positivo. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato l’appuntamento di domani, solennità del Corpus Domini:
“Alle ore 19, sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano presiederò la Messa, cui seguirà la tradizionale processione fino a Santa Maria Maggiore. Invito tutti a partecipare a questa solenne celebrazione, per esprimere insieme la fede in Cristo, presente nell’Eucarestia”
Un saluto particolare, il Papa l’ha rivolto ad una delegazione di ufficiali del Comando NATO di Napoli, presenti all'udienza esortandoli a servire la causa della pace. In italiano, il Papa ha quindi salutato i fedeli albanesi, convenuti in occasione della visita “ad limina Apostolorum” dei vescovi dell’Albania.
Nomine
◊ Il Santo Padre ha nominato vescovo di Jardim (Brasile) il padre sacramentino Jorge Alves Bezerra, finora vice-provinciale e Maestro dei Novizi, nella diocesi di Três Lagoas. Padre Jorge Alves Bezerra è nato il 23 aprile 1955 a São João de Meriti, nella diocesi di Duque de Caxias (Brasile) ed è stato ordinato sacerdote il 10 agosto 1985 a São Bernardo do Campo.
Sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Miracema do Tocantins il rev. Philip Dickmans, del clero della diocesi di Hasselt (Belgio), fidei donum nell’arcidiocesi di Palmas (Brasile). Il rev. Philip Dickmans è nato il 4 gennaio 1963, nella città di Herk-de-Stad, diocesi di Hasselt (Belgio), ed è stato ordinato sacerdote nella sua diocesi il 30 aprile 1990.
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Laval (Francia) il rev. Thierry Scherrer, del clero di Aix, finora parroco della cattedrale Saint-Sauveur di Aix-en-Provence ed è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1988 per l’arcidiocesi di Aix.
Sempre in Francia, il Papa ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Parigi il rev. can. Eric de Moulins-Beaufort, del clero di Paris, finora segretario particolare del cardinale arcivescovo e docente alla Faculté Notre-Dame, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cresima; il rev. Renauld de Dinechin, del clero di Parigi, finora parroco della parrocchia B. Frédéric Ozanam a Cergy (diocesi di Pontoise), assegnandogli la sede titolare vescovile di Macriana minore. Il rev. can. Eric de Moulins-Beaufort è nato il 30 gennaio 1962 a Landau, in Germania ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1991, per l’arcidiocesi di Parigi. Il rev. Renauld de Dinechin è nato il 25 marzo 1958, a Lille ed è stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1988, per l’arcidiocesi di Parigi.
Il cardinale Kasper in Russia: consegnerà un messaggio di Benedetto XVI al Patriarca Alessio II
◊ Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, inizia oggi un viaggio nella Federazione Russa, accogliendo l’invito di Sua Eminenza Kyrill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad e presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.
Il viaggio, che si protrarrà fino al 30 maggio, lo porterà in varie parti del Paese. Il programma della sua visita inizierà con la celebrazione della festa del Corpus Domini nella cattedrale cattolica della Madre di Dio a Mosca, su invito dell’arcivescovo Paolo Pezzi. È previsto anche un incontro con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II al quale il cardinale Kasper consegnerà un messaggio ed un dono da parte di Benedetto XVI.
In seguito all’invito personale del metropolita Kyrill, il cardinale Kasper prenderà parte anche alla celebrazione dell’onomastico dell’alto rappresentante ortodosso a Smolensk. Il porporato si recherà in pellegrinaggio a Kazan per venerare l’icona della Madonna che lui stesso, a nome di Giovanni Paolo II, aveva riportato in Russia nel 2004. È prevista anche una visita al monastero di Diveevo nei pressi di Nizhniy Novgorod, dove si venera il Santo Serafino di Sarov, particolarmente amato dal popolo russo.
Scopo del viaggio – riferisce un comunicato del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani - oltre all’incontro personale del cardinale Kasper con la comunità cattolica a Mosca e con alti rappresentanti dell’ortodossia russa, è anche quello di prendere contatto con alcune delle ricchezze religiose e culturali della tradizione russa.
Si apre all'Urbaniana il Congresso delle Facoltà di Comunicazioni nelle Università cattoliche: intervista con mons. Claudio Maria Celli
◊ Inizia domani a Roma, presso l’Urbaniana, il Congresso internazionale delle Facoltà di Comunicazioni nelle Università cattoliche sul tema dell’identità e della missione di tali Facoltà nell’attuale società pluralista. Partecipano all’evento esponenti di oltre 40 Università cattoliche di tutto il mondo. Ma quali sono gli obiettivi di questo incontro? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, che ha promosso il Congresso:
R. – Ci ritroviamo per vedere qual è la missione oggi di una Facoltà di comunicazione sociale in una università cattolica. E questo è dettato soprattutto dal desiderio di approfondire il grande tema della formazione. Ci siamo accorti che oggi una grande problematica nasce dal fatto che si sottolinea sempre di più l’aspetto tecnologico delle comunicazioni sociali. Ed è vero: oggi la tecnologia mette a disposizione strumenti speciali, unici, eccezionali. Eppure, ci siamo accorti – e lo notiamo sempre di più – che il problema di fondo è invece quello umano. Nella comunicazione è l’uomo che si comunica e che comunica, e allora, guardandoci attorno abbiamo visto – ad esempio – che in determinate università, la Facoltà di comunicazioni sociali ha il curriculum di studi esattamente come quello di una università laica. Invece, emerge ancora una volta – fortemente – l’esigenza che coloro che operano nel campo della comunicazione non siano solamente superesperti negli aspetti tecnologici, ma siano anche dotati di veri e profondi riferimenti morali. Volevo fare una sottolineatura anche in questo senso: le nostre Facoltà non devono diventare scuole di fondamentalismo religioso. La Chiesa ritiene che il dialogo, il rispetto, l’attenzione prestata anche a chi non ha la nostra fede sia fondamentale nel comportamento, nelle relazioni umane. Quindi, dobbiamo prestare molta attenzione perché è vero che molti dei nostri studenti non sono cattolici, non sono neanche cristiani. Ma anche se questa è una verità, deve emergere ugualmente quel contenuto di valori umani che sottostanno a qualsiasi azione dell’uomo. In questo caso, all’uomo che opera nel campo delle comunicazioni.
D. – Eccellenza, i cattolici sanno essere incisivi nella comunicazione? Sostengono il confronto con la comunicazione laica?
R. – Vedendo ciò che nella Chiesa si sta facendo, devo dire che si stanno facendo cose di tutto rispetto. Però, è anche vero che in certi settori manchiamo di possibilità economiche, abbiamo quindi forse gente non preparata sufficientemente in alcuni settori. Però, devo anche riconoscere che in questo campo stiamo facendo cose di grande valore. Lei pensi, ad esempio, a tutta l’attività che le radio cattoliche stanno svolgendo nel settore della promozione umana e anche nell’evangelizzazione in America Latina, in Asia, in Africa ... sono innegabilmente prestazioni di alto livello, di buon livello. Eppure, è anche vero poi che in altri settori siamo più poveri, siamo meno capaci. A volte, anche il mondo laico guarda con un certo discredito i nostri mezzi di comunicazione; ma anche i nostri stessi cattolici preferiscono leggere giornali laici che fare riferimento a buone pubblicazioni che esistono in campo cattolico. Magari sono meno conosciute, hanno meno apparenza però, devo dire onestamente, abbiamo cose di tutto rispetto.
D. – Quale dovrebbe essere l’identità e la missione del comunicatore cattolico?
R. – Io penso che il comunicatore cattolico debba essere un uomo preparato in quella che è tutta la dinamica della comunicazione, ma poi debba avere un cuore attento al cammino dell’uomo, un cuore attento a ciò che è l’azione di Dio nel mondo. Un cuore attento a dare spazio a tutto ciò che emerge come vero, come ricerca di verità. Come lei ricorderà, il Papa quest’anno nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ci ha indicato che il cammino è quello del servizio, ma ha anche sottolineato che dobbiamo cercare la verità per condividerla. Questo credo che sia un grande messaggio e il Papa ci ha dato le indicazioni su quale dovrebbe essere la nostra missione: cercare la verità per condividerla. I mezzi di comunicazione sociale di ispirazione cattolica dovrebbero svolgere questo grande ruolo nel mondo di oggi, nella comunità. Aiutare i propri fratelli, gli altri uomini che sono in cammino, in questa ricerca della verità. Perché? Perché lì è la dignità dell’uomo, perché lì è la gioia del vivere.
Mons. Tomasi alla Conferenza di Dublino: bandire le munizioni a grappolo per evitare inutili stragi
◊ Prosegue a Dublino, in Irlanda, la Conferenza internazionale per la messa al bando delle munizioni a grappolo. Partecipano i rappresentanti di oltre 100 Stati. Al dibattito è intervenuto anche l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi che, ricordando l’appello lanciato domenica scorsa dal Papa all’Angelus, ha ribadito l’urgenza di raggiungere una Convenzione che interdica questi micidiali ordigni. Ma ascoltiamo mons. Tomasi intervistato da Enzo Farinella:
R. – La ragione profonda che ispira l’attività della Santa Sede a livello diplomatico multilaterale, per combattere questo male enorme che viene creato dalle bombe a grappolo, è il desiderio di evitare che ci siano vittime tra la popolazione civile, soprattutto, che paghino un prezzo troppo alto per queste attività di carattere militare. La Santa Sede si è impegnata sin dall’inizio a promuovere una convenzione, uno strumento internazionale di carattere giuridico, per mettere al bando questo tipo di munizioni. E di fatto la Santa Sede è parte del piccolo gruppo di Stati, che da qualche anno stanno creando opinione pubblica e stanno lavorando attraverso strumenti operativi, anche giuridici, per arrivare a delle conclusioni pratiche, che possano limitare i danni di queste armi. Quindi, ci siamo impegnati e stiamo continuamente lavorando per ottenere dei risultati positivi.
D. – Eccellenza, può dirci qualcosa sulla realtà odierna delle bombe a grappolo?
R. – Sono state usate recentemente nella guerra tra Israele e il Libano, dove negli ultimi giorni più di due milioni di queste bombe sono state gettate sul territorio libanese, creando problemi per lo sviluppo dell’agricoltura, per i bambini, le donne, le persone, che adesso vanno a cercare di ristabilirsi nelle loro vecchie abitazioni e magari trovano accidentalmente questi rimasugli di guerra, che scoppiano e creano vittime ogni giorno. Per esempio, dopo ormai 40 anni che queste bombe sono state usate a milioni nel sud-est asiatico, ancora oggi continuano ad esserci morti e feriti. Quindi, non parliamo di una realtà astratta né di una realtà storica, ma di qualcosa che continua a produrre vittime. Allora, noi come Chiesa, come persone cristiane, che vogliamo essere sensibili alla protezione delle persone più vulnerabili, cerchiamo di fare qualcosa per limitare l’impatto di questi ordigni sulle persone, che poi ne portano le conseguenze tutta la vita, se non addirittura perdono la vita.
D. – Eccellenza, quale futuro possiamo realisticamente aspettarci e cosa la Santa Sede spera di ottenere dalla Conferenza di Dublino?
R. – In questa Conferenza la delegazione della Santa Sede sta lavorando alacremente per portare a buona conclusione, assieme agli altri Paesi, questo nuovo strumento giuridico che speriamo sia veramente efficace, operativo, e che in maniera sostanziale e decisa bandisca, elimini l’uso, il trasporto, lo stoccaggio di queste bombe a grappolo. E’ chiaro che la presenza nel contesto internazionale di uno strumento nuovo, di una Convenzione che dia la possibilità agli Stati di far leva su di essa per eliminare queste bombe, diventa un passo molto costruttivo e molto importante per raggiungere il nostro obiettivo, che è quello che non ci siano più stragi inutili causate da queste bombe.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Aborto e società: in prima pagina, un articolo di Lucetta Scaraffia sulla legge 194, varata trent’anni fa.
Inutili e inquietanti traguardi della sperimentazione a ogni costo: nell'informazione internazionale, Assuntina Morresi sulla nuova legge britannica che regolerà fecondazione assistita e ricerca sugli embrioni umani.
Una nota del Centro Ateneo di bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in merito al via libera della Camera dei Comuni britannica alla creazione degli embrioni chimera.
In cultura, la conferenza di Antonio V. Nazzaro a conclusione della “Lectura Patrum Fodiensis”, a Foggia: Chiesa e Stato nel pensiero di Sant'Ambrogio.
La Pop Art è nata a Varallo, all'inizio del Cinquecento: Antonio Paolucci illustra la modernità dei Sacri Monti.
Anna Foa recensisce “Il caso zingari”, un volume che raccoglie contributi sulla cultura nomade tra diritti umani e diritti civili.
Un articolo di Inos Biffi sul rapporto fra Eucaristia e poesia in Tommaso d’Aquino.
L'integrazione passa anche attraverso lo schermo: una riflessione di Claudia Di Giovanni su educazione e media.
Nell'informazione religiosa, Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale albanese.
Libano: raggiunto l'accordo per porre fine alla crisi politica
◊ I leader politici libanesi riuniti a Doha, in Qatar, hanno raggiunto un accordo per mettere fine alla crisi in Libano. Entro 24 ore il comandante dell'esercito libanese Michel Suleiman sarà eletto presidente della Repubblica. Un traguardo importante, dopo mesi di vuoto istituzionale ed una crisi che stava facendo scivolare il Paese dei Cedri verso la guerra civile. Ma come si può definire questo accordo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del quotidiano “Il Corriere della Sera” e profondo conoscitore di politica mediorientale:
R. – Sicuramente, è un traguardo importante se consideriamo importante interrompere gli scontri che rischiavano di riaccendere quello che covava sotto la cenere della vecchia guerra civile, oppure riaccenderne una nuova, devastante. Allarmante, perché con questo accordo c’è il rischio che il Libano perda un pochino della sua sovranità: dopo averne già persa tanta, questo sarebbe un ulteriore passo verso una perdita completa di sovranità.
D. – Ci puoi spiegare brevemente quali sono i termini dell’accordo, i punti principali?
R. – L’accordo prevede: la nomina del presidente della Repubblica – sappiamo che questa carica è vacante dalla fine di novembre. Però, il problema viene sul secondo passo, e cioè che del nuovo governo faranno parte 30 ministri, 16 alla maggioranza filo-occidentale, quella che oggi è guidata dal premier Fouad Siniora, 11 all’opposizione guidata da Hezbollah e tre di nomina presidenziale. Poi bisognerà vedere quali ministeri andranno agli uni e quali ministeri andranno agli altri. Ma è il terzo passo, quello più allarmante: perché l’opposizione avrà diritto di veto, e questo vorrà dire che la maggioranza, in effetti, potrà governare soltanto con il pieno consenso dell’opposizione e quindi viene da concludere che il vero vincitore di questo compromesso è Hezbollah e naturalmente i suoi due padrini, cioè la Siria e l’Iran.
D. – Gli attivisti dell’opposizione libanese guidata dal movimento sciita Hezbollah hanno iniziato a smobilitare il sit-in che da 18 mesi occupa il centro istituzionale e commerciale di Beirut. Si può parlare di un primo segnale di normalizzazione per il Paese?
R. – Certo, assolutamente sì: questo si lega alla decisione di eleggere il presidente. Noi cosa abbiamo visto, oggi? Che a Doha anche il leader, un altro leader istituzionale importante, Nabih Berri, presidente del Parlamento, che è sciita ma non hezbollah, ha detto: cari signori, adesso smantellate questo sit-in che dura da svariati mesi. E questo un po’ la dice lunga sulla crescita del potere complessivo degli sciiti, al di là di Hezbollah. Quindi, è chiaro: anche questo è un passo importante! Ma, ripeto, tutto va nella direzione di una certa pacificazione del Libano, però a detrimento della sua sovranità.
Rapiti in Somalia tre operatori umanitari: due italiani e un somalo
◊ Tre cooperanti dell’ONG CINS, Cooperazione Italiana Nord Sud, gli italiani, Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, e un operatore locale, Abderhman Yusuf, sono stati sequestrati stamani nel villaggio di Awdhegle a 70 chilometri da Mogadiscio, in Somalia. I tre stavano lavorando a progetti di carattere sanitario ed agricolo. Il presidente della ONG è subito partito per Mogadiscio ed i volontari in Italia sono in costante contatto con la Farnesina. Secondo fonti diplomatiche occidentali e della sicurezza somala si sta cercando di capire chi siano i rapitori per stabilire con loro un contatto. Con il passare delle ore si va intanto indebolendo l’ipotesi che possa essersi trattato di un sequestro a scopo di estorsione. Adriana Masotti ha sentito il capo ufficio stampa della CINS, Vittorio Strampelli:
R. – Come può immaginare, il primo pensiero è stato di preoccupazione per i due cooperanti, per le loro famiglie. Siamo in costante contatto con l’unità di crisi della Farnesina, siamo in attesa di aggiornamenti proprio dall’unità di crisi della Farnesina, che dovrebbero arrivare intorno alle 15. Fino a questo momento sappiamo che il sequestro è avvenuto alle prime ore dell’alba, quando tre fuoristrada hanno fatto un’incursione nelle strutture della CINS sequestrando la dottoressa Iolanda Occhipinti e il dottor Giuliano Paganini che collaborano con il CINS da oltre cinque anni, e in particolare si trovavano in Somalia dagli inizi di marzo per seguire alcuni progetti: la dottoressa Occhipinti, un progetto finanziato direttamente dalla CINS a carattere sanitario, il dottor Paganini un progetto, invece, della FAO e della Commissione Europea per l’incentivazione della produzione agricola locale.
D. – Ecco: come vi spiegate questo rapimento? Parrebbe, finora, a motivo di estorsione ... Ci sono altre ipotesi?
R. – L’ipotesi dell’estorsione è stata presa in considerazione nelle prime ore; adesso sembra possa trattarsi – il che fa ben sperare! – di una sorta di interrogatorio perché si era diffusa la voce che la CINS stesse costruendo in Somalia una chiesa cattolica e sembra che il rapimento possa essere stato perpetrato da miliziani delle Corti islamiche. La notizia, ovviamente, è infondata per quanto riguarda la costruzione della chiesa, in quanto la CINS è un’ONG laica e, appunto, come avevo detto, stava portando avanti progetti completamente diversi.
D. – Altre ONG nelle settimane scorse hanno ritirato il loro personale proprio per il rischio della mancanza di sicurezza. Invece, Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti sono rimasti. In quale contesto lavorano insieme agli altri vostri operatori?
R. – Noi lavoriamo in costante contatto con le autorità locali e non avevamo avuto particolari allerte, tant’è vero che l’ultimo contatto che avevamo avuto con loro risale a ieri sera, quando siamo stati semplicemente aggiornati sull’andamento dei progetti in essere.
D. – Il clima, comunque, è sempre difficile...
R. – Ovviamente, la Somalia è un Paese a rischio, quindi siamo consapevoli ed i nostri due cooperanti erano consapevoli dei rischi che correvano. Nonostante questo, appunto, lì non ci erano pervenute particolari allerte.
Nel mondo sono almeno 250 mila i bambini soldato
◊ Le stime parlano di 250 mila soldati bambino nel mondo, ma potrebbero essere molti di più. Il bilancio, tracciato dal rapporto che una coalizione di ONG ha stilato su questo drammatico fenomeno, dimostra un leggero miglioramento della situazione per la conclusione di alcuni conflitti, ma l’allarme resta alto: sono infatti almeno 24 i Paesi e i territori in cui si fa ricorso ai bambini nei combattimenti sia da parte dei movimenti di guerriglia, sia da parte degli eserciti regolari. Particolarmente drammatica è poi la situazione delle bambine rapite ed arruolate a forza, impiegate nelle retrovie oltre che in prima linea e, il più delle volte, sfruttate sessualmente. A descriverci la situazione è Fosca Nomis, portavoce della coalizione italiana “Stop all’uso dei bambini soldato”, intervistata da Stefano Leszczynski:
R. – Da quando abbiamo lanciato il precedente rapporto globale sui bambini soldato, quattro anni fa, come coalizione italiana “Stop all’uso dei bambini soldato”, ci sono sicuramente dei passi avanti. Innanzitutto è aumentato il numero dei Paesi che ha ratificato il Protocolllo opzionale che praticamente impedisce l’arruolamento ai minori di 18 anni: siamo arrivati a 120 Paesi che l’hanno ratificato quindi sono circa tre quarti dei Paesi del mondo.
D. – Uno dei punti sui quali preme molto il rapporto, è proprio il recupero dei bambini che sono stati arruolati negli eserciti, che hanno combattuto…
R. – I programmi "disarmo, smobilitazione, reinserimento” sono fondamentali perché sono quelli che creano un ponte dalla vita negli eserciti, nei gruppi armati, ad una vita nuova, ad una vita “normale”. Questi programmi, purtroppo, non sono sufficientemente finanziati dalla comunità internazionale e hanno bisogno di tempo. Sono importanti perché consentono un cambiamento nella propria vita anche alle bambine. Questa è una dimensione importante perché il 40 per cento dei bambini soldato sono bambine; spesso hanno maggiore difficoltà ad accedere a questi programmi perché non sono considerate bambine soldato perché magari sono le compagne, le mogli di combattenti all’interno dei gruppi armati. Quindi, diventa ancora più difficile per loro riuscire ad uscire dai gruppi armati e riuscire ad accedere a questi programmi.
D. – Quali sono le aree di conflitto che presentano una situazione più grave per quanto riguarda i bambini soldato?
R. – Sicuramente ci preoccupano molto i conflitti che sono ancora in corso nei Paesi africani, in particolare in Uganda; nonostante il processo di pace sia stato avviato, sono ancora presenti molti bambini soldato nella Repubblica Centro africana, nel Ciad, nel Sudan, ma anche in altri Stati: in Colombia, in Sud America dove il conflitto è interno ma dove tantissimi sono i minori che sono stati arruolati in particolare dalle Farc. E poi il fenomeno è presente anche in Asia dove, nello Sri Lanka ad esempio, molti sono i minorenni che vengono arruolati; tra l’latro l’Asia è una delle aree geografiche dove anche i governi arruolano i ragazzini che hanno 12 anni, in particolare il Myanmar.
D. – Come si può agire per contrastare il fenomeno in maniera concreta?
R. – Sicuramente uno dei primi passi è quello di continuare a finanziare e sostenere appunto i programmi di disarmo e mobilitazione e reinserimento che hanno visto comunque una crescita, un miglioramento ma che non sono ancora oggi sufficienti. E’ necessario inoltre fare in modo che quei Paesi che non hanno ancora ratificato il Protocollo opzionale lo ratifichino in modo che il diritto di tutti i minorenni di non essere arruolati al di sotto dei 18 anni, sia riconosciuto da tutti i Paesi.
Si apre oggi in Germania il Katholikentag: stasera grande festa inaugurale nella città di Osnabrück
◊ Cattolici in festa, oggi, in Germania, per l'apertura del Katholikentag, il grande raduno, giunto alla 97.ma edizione, ospitato quest’anno nella città di Osnabrück, nel nord del Paese. Il servizio di Roberta Gisotti.
“Tu ci conduci fuori al largo”: questo il motto del Katholikentag 2008. Cinquantamila i partecipanti attesi nella città nota per avere ospitato i colloqui che portarono nel 1648 alla pace di Wesfalia, ponendo fine alla guerra dei 30 anni. Oltre mille gli eventi nel programma che proseguirà fino a domenica. Stasera la cerimonia inaugurale nella piazza antistante la cattedrale di Osnabrück, presente il vescovo della diocesi Franz-Josef Bode insieme al nunzio apostolico in Germania Jean-Claude Pérriset. Ma quali saranno i temi al centro del Katholikentag? Molti gli argomenti proposti: famiglia, giovani, pace, ambiente, emigrazione, come ci conferma da Osnabrück, padre Eberhard von Gemmingen, responsabile del Programma tedesco della Radio Vaticana:
R. – Si parlerà dalla fede alla politica, il che vuol dire approfondire i temi della fede di oggi, dove ci sono molte domande, fino ai temi della politica per la famiglia, per l’infanzia, per la giustizia, per il Terzo mondo. E’ molto, molto vasto il campo di interessi. E’ come un ‘mercato’ in cui si scambiano e diffondono le idee cristiane.
D. – Rilevante sarà anche, immagino, il dibattito sulla pace, visti i trascorsi storici della città di Osnabrück...
R. – Sì, ma la pace qui non è così centrale rispetto ad altre questioni come la ricerca sulle cellule staminali, o il clima, o la perdita della fede e così via.
D. – Forse oggi in Europa c’è bisogno di maggiore pace sociale, ma anche di pace interiore a livello individuale...
R. – Sì, questo è vero. C’è una nuova ricerca della fede, della spiritualità, ma anche di pace interiore, pace per le famiglie, per i bambini, per i bambini non nati, ecco la pace all’interno della società, tra ricchi e poveri...
D. – Ad Osnabrück si parlerà anche di ecumenismo...
R. – Certamente, siamo molto ecumenici e guardiamo soprattutto all’anno 2010, quando ci sarà un Giornata ecumenica della Chiese cattolica ed evangelica.
D. – Padre Gemmingen, in generale quale clima si respira in questa giornata di inizio?
R. – Un'atmosfera di grande festa.
I primi tre anni di Pontificato di Benedetto XVI nel libro “Benedictus. Servus servorum Dei” del giornalista Giuseppe De Carli
◊ “Benedictus. Servus servorum Dei”: è il titolo del libro dedicato a Benedetto XVI presentato ieri pomeriggio a Roma. Pubblicato dalla Editrice Velar, in collaborazione con Rai-Eri ed Elledici, raccoglie, insieme a diverse istantanee, le impressioni del giornalista Rai Giuseppe De Carli sui primi tre anni di Pontificato di Benedetto XVI. All’incontro con la stampa ha preso parte anche il neoeletto sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla sua prima uscita pubblica. Il servizio di Tiziana Campisi:
250 pagine che attraverso immagini e testi raccontano Benedetto XVI, che mostrano il sorriso del Papa tedesco, ne ripercorrono la vita. Sono quelle di Giuseppe De Carli, responsabile della struttura Rai-Vaticano, che definisce il 264.mo Successore di Pietro “un timido sul palcoscenico del mondo”. Ad aprire il volume la prefazione di mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense che descrive il pensiero di Joseph Ratzinger nel contesto dell’odierna crisi di fede. Lucidità intellettuale e zelo per la dottrina: sono questi i tratti del Papa, ha detto alla presentazione del volume mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e per anni al fianco del cardinale Ratzinger. Del periodo in cui l’allora porporato è stato a capo del dicastero vaticano, mons. Amato ricorda il sorriso schietto, la gentile disponibilità al dialogo, la forza comunicativa data dalla ragionevolezza del discorso, il suo amore per la verità. Parole che hanno confermato la descrizione del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Il porporato ha parlato del suo colloquio con il Pontefice appena eletto, quando convocato per disegnargli lo stemma papale, ne colse immediatamente la semplicità, l’umiltà, la spontaneità e la timidezza mista a quel tratto deciso che emerge con dolcezza. Ma quali dettagli ha colto invece De Carli di Benedetto XVI?
R. – Sono i tratti umani di Papa Benedetto XVI che mi hanno particolarmente colpito, perché è un grande teologo e perché è anche un grande pastore. Ed è un grande pastore perchè è anche un grande teologo. E soprattutto è il Papa dell’amicizia con Dio. Ecco, questo farci conoscere il Dio che egli ama è la cosa che mi piace di più.
D. – Gli occhi del giornalista cosa hanno visto?
R. – La vita di Joseph Ratzinger è una vita che è sempre stata quasi trascinata dagli eventi. Poi, ci sono stati degli elementi di rottura dove lui ha dovuto sempre dire di sì, quando voleva fare altre cose. Voleva fare il professore ed è stato chiamato a fare il vescovo. Voleva fare il vescovo ed è stato chiamato a fare il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Voleva fare lo studioso ed è stato chiamato addirittura - fatto inaudito - a diventare Papa. C’è un’intervista all’interno del libro che, secondo me, è molto significativa, che ho fatto al suo prefetto di studi, Alfred Läpple, e dice: “Non dovete farvi fuorviare dai luoghi comuni che riguardano Joseph Ratzinger. E’ sì un intellettuale, ma è un intellettuale con il cuore”. Un intellettuale con il cuore non poteva che scrivere l’enciclica “Deus caritas est”. In più, è anche un timido, ma un timido di carattere sul palcoscenico del mondo.
La cultura, la vivacità intellettuale e la profonda speculazione: per il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ruota intorno a questi elementi il pontificato di Benedetto XVI. Fulcro ne è l’amore, quello stesso che spinge il Papa, ha aggiunto il porporato, ad usare a volte parole esigenti ma che si alzano comunque per porre al centro l’uomo e presentargli la verità come sorgente zampillante di novità. Il cardinale Saraiva Martins ha sottolineato inoltre quanto sta offrendo oggi alla Chiesa Benedetto XVI:
R. – Papa Ratzinger sta dando alla Chiesa di oggi, alla cultura di oggi, questo contributo sul rapporto inscindibile, intimo e profondo tra la fede e la ragione. Oggi lo scandalo è proprio questo, che molte volte si contrappone la fede alla ragione, come se fossero incompatibili tra di loro. E’ uno sbaglio. La ragione ha bisogno della fede e la fede ha bisogno della ragione. Senza la fede, la ragione non può far molto e l’esperienza ce lo insegna. E la fede, senza la ragione, non sarebbe una vera fede cristiana, perché la fede cristiana è ragionevole, ha un fondamento nella ragione. Non vanno contrapposte come incompatibili, ma vanno accostate insieme, come due realtà che si esigono vicendevolmente, assolutamente, per potere esistere, sia la fede che la ragione.
Benedictus include quattordici capitoli, l’intervista all’allora cardinale Ratzinger e i ricordi personali da vaticanista di Giuseppe De Carli. Il giornalista definisce Benedetto XVI “un Papa che non buca lo schermo”, ma un Papa dei media, che tuttavia riesce a sfuggire completamente al loro abbraccio mortale; che non viaggia molto, ma che molto fa pensare.
A padre Salvini, direttore di Civiltà Cattolica, il premio Matteo Ricci
◊ Da un gesuita del ‘500 a uno dei giorni nostri. E’ stato consegnato, ieri a Milano, a padre Giampaolo Salvini, direttore della rivista “Civiltà Cattolica” il premio Matteo Ricci che dal 1998 è stato attribuito dalla facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica a personalità come Jacques Delors, Helmut Kohl o Javier Perez De Cuellar. Da Milano il servizio di Fabio Brenna.
Con il riconoscimento a padre Giampaolo Salvini “come studioso che ha saputo raccordare l’identità e la cultura cattolica con i più complessi problemi della modernità” - come ha spiegato il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, si è voluto dare un riconoscimento all’opera della Compagnia di Gesù nel mondo e soprattutto, in continuità con l’opera di Matteo Ricci, all’intuizione della Cina come realtà che condizionerà questo XXI secolo. Nella sua Lectio magistralis padre Salvini ha parlato del rapporto fra Europa e Cina, vista ora come minaccia oppure come opportunità. La chiave per impostare questo confronto imposto per forza dalla globalizzazione sta nel metodo operato con successo da padre Ricci alla Corte del Celeste Impero come suggerisce padre Salvini:
“Dalla nostra stampa si vede il rapporto che è fatto di paura e anche di ammirazione per ciò che la Cina ha realizzato. Il corretto rapporto credo che passi attraverso l’umanità degli uni e degli altri, quindi dalla capacità di dialogo, di ascolto reciproco. E l’occasione che ci unisce fa il nome di Matteo Ricci, che fu l’antesignano, cioè la persona che è andata in Cina senza potere, senza brevetti, senza affari commerciali da promuovere, ma armato solo della scienza, della cultura e della sua fede. E questo oggi, evidentemente, in un mondo profondamente cambiato, può essere una nuova via: che la cultura, la scienza, le arti accompagnino quello che è l’indiscusso progresso economico, industriale della Cina”.
E’ un rapporto da rovesciare e reinventare quello con la Cina, con l’Occidente che -secondo padre Salvini - deve prendere atto della ultramillenaria storia della Cina e del fatto che oggi è lì che si prendono decisioni importanti per il mondo e anche per l’Italia. Alla Cina si guarda per motivi economici ma – ha avvertito Salvini - è sul terreno culturale quello su cui si stabilisce il contatto e si sviluppa un dialogo fruttuoso. Ed anche la Chiesa che guarda con rinnovata attenzione a questo grande Paese dovrà saper presentare il messaggio cristiano distinto dalla sua caratterizzazione occidentale.
Paese immenso dalle grandi contraddizioni che deve risolvere un problema come quello del rispetto dei diritti umani. Ma anche qui – ha osservato padre Salvini - la Cina teme quel che è successo con il crollo dell’Unione Sovietica per cui è realistico procedere coi piccoli passi. Un’occasione da non perdere quello delle ormai imminenti Olimpiadi di Pechino:
“Sarà una grande vetrina, una lente di ingrandimento accesa, aperta sulla Cina. Speriamo che sia anche un’occasione per un avvicinamento sul tema, che a noi interessa molto, dei diritti umani. I tempi dei cinesi è probabile che non siano i nostri”.
Più di 41 mila morti in Cina per il terremoto
◊ In Cina è salito ad oltre 41 mila morti il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime provocate dal terremoto. Oggi, intanto, nell’ultimo dei tre giorni di lutto nazionale per le vittime del sisma, una folla di circa 2 mila persone si è radunata a Piazza Tiananmen, a Pechino, al grido di “Avanti Cina!”. Alle 14.28 (le 8.28 italiane), il momento esatto in cui lo scorso 12 maggio il terremoto ha scosso il Paese, tutti hanno fatto silenzio in segno di cordoglio. Per quanto riguarda i senza tetto sembra siano più di 5 milioni. Non mancano comunque notizie positive: stamani una donna è stata ritrovata viva nove giorni dopo essere rimasta intrappolata in un tunnel in seguito alla scossa sismica. Ma le operazioni di soccorso sono sempre più difficili: le forti piogge sul sudovest della Cina e nuove scosse di assestamento costituiscono un’ulteriore difficoltà per gli uomini dell’esercito, del governo e i volontari che stanno tentando di inviare aiuti a milioni di persone. I tre giorni di lutto nazionale voluti dal governo cinese segnano anche la vita della Chiesa in Cina. Le diocesi vicine all’epicentro - riferisce l'Agenzia AsiaNews - cominciano anche a fare un bilancio delle distruzioni delle chiese ed edifici religiosi. In questi giorni in tutte le parrocchie del Paese si stano celebrando messe per i defunti e si raccolgono fondi e donazioni per la ricostruzione. Tanti gruppi di volontari cattolici sono già partiti per il Sichuan per offrire il loro lavoro nelle cure infermieristiche e nella distribuzione di cibo ed acqua. (A.L.)
Myanmar: l'invio dei primi aiuti della Caritas thailandese alle vittime del ciclone Nargis
◊ Rispondendo all’appello dei vescovi birmani, la Chiesa thailandese continua a raccogliere aiuti per la popolazione colpita dal ciclone Nargis il 2 maggio scorso. Ieri sono stati spediti i primi soccorsi. Le operazioni di intervento sono coordinate dal Catholic Office for Emergency Relief and Refugees (la Caritas thailandese), il quale consegna le offerte direttamente alla Conferenza episcopale birmana, la quale provvede a far giungere il materiale al Myanma Disaster Relief, comitato istituito dall’arcivescovo di Yangon, tra le diocesi più colpite. In una lettera per chiedere donazioni, i vescovi birmani spiegano come stanno affrontando l’emergenza, che il regime del Myanmar contribuisce ad aggravare negando l’ingresso ai soccorritori occidentali. Oltre agli aiuti di prima necessità, come tende, denaro e cibo - riferisce l'Agenzia AsiaNews - la Caritas ha studiato un piano a lungo termine. Il direttore padre Phibul Visitnonthachai, spiega che in tutte le parrocchie della Thailandia si continueranno a raccogliere offerte, insieme a quelle arrivate dall’estero, ad esempio dalla Germania; la Chiesa sta consultando migranti e monaci birmani, che conoscono bene i bisogni del loro Paese, per capire cosa e dove inviarlo; al momento la Caritas thailandese dirige 6 centri per i lavoratori birmani a Bangkok, ognuno con 60-70 migranti. Finora la giunta birmana ha permesso la partecipazione di 30 medici thailandesi ai programmi di soccorso post-Nargis. Personale di altre strutture ospedaliere, come l’ospedale San Camillo della diocesi di Nakhon Sawan (la più vicina al confine), attendono i permessi per lavorare a fianco del governo birmano. La Caritas thailandese informa che i volontari della Chiesa birmana, impegnata da subito a portare sollievo alla popolazione, stanno incontrando grandi difficoltà nel raggiungere zone ancora isolate a causa del crollo di ponti e strade, ma anche dei numerosi check point istituiti dai militari. (R.P.)
Emergenza alimentare in Etiopia: 3 milioni di persone rischiano la vita
◊ Sono circa 3 milioni e 200 mila le persone che in Etiopia hanno urgente bisogno di cibo a causa di una grave emergenza alimentare innescata da una prolungata siccità e dall’aumento dei prezzi di prima necessità. E’ quanto rende noto l’ufficio per il coordinamento degli Affari umanitari delle Nazioni Unite nel suo ultimo rapporto. Nello studio – riferisce l’agenzia Misna – si evidenzia come la situazione stia rapidamente peggiorando: “Sono particolarmente preoccupato – ha detto il sottosegretario dell’ONU con delega agli affari umanitari, John Holmes – per l’aumento dei bambini malnutriti”. In una nota diffusa ieri, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) ha avvisato che possono essere più di sei milioni i bambini sotto i cinque anni che rischiano la malnutrizione se non si interverrà presto. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere di avere scorte limitate, invitando la comunità internazionale ad intervenire. (A.L.)
FAO: emergenza umanitaria per oltre 2,6 milioni di persone in Somalia
◊ La situazione umanitaria in Somalia sta peggiorando di giorno in giorno a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, della forte svalutazione dello scellino somalo e del perdurare della siccità. Il nuovo allarme è stato lanciato oggi dalla FAO, secondo cui oltre 2,6 milioni di persone, vale a dire il 35% della popolazione, necessitano di aiuti umanitari, un incremento del 40% rispetto solo al gennaio di quest'anno. Secondo la recente valutazione dell’Unità d'analisi della sicurezza alimentare in Somalia della FAO, questo maggiore bisogno di aiuti umanitari è dovuto principalmente all’aumentata povertà urbana: si calcola vi siano oltre 600 mila nuovi poveri, che lottano per la sopravvivenza a causa dei prezzi dei prodotti alimentari di base. La situazione, secondo l’agenzia dell’ONU, è esacerbata dal perdurare della siccità nel sud e nella zona centrale del Paese. Anche nel nord le condizioni di siccità estrema hanno causato il deteriorarsi delle zone destinate a pascolo. (A.L.)
Zimbabwe: appello dei vescovi per la fine delle violenze
◊ Non sarà possibile un ballottaggio per le elezioni presidenziali in Zimababwe se non si pone immediatamente fine alle intimidazioni, alla violenza e alle torture. E’ l’appello lanciato nei giorni scorsi dai vescovi della Chiesa cattolica dello Zimbabwe. I presuli chiedono, in particolare, che le pressioni internazionali e regionali pongano fine all’intimidazione, alla violenza e alla tortura sistematiche”. Nei giorni scorsi – rende noto il quotidiano della Santa Sede, ‘L’Osservatore Romano’ - l’arcivescovo di Durban, il cardinale Wilfrid Fox Napier, e l’arcivescovo di Johannesburg, mons. Buti Joseph Tlhagale, hanno visitato lo Zimbabwe e ascoltato i racconti di torture e violenze. Questo regno del terrore – ha detto l’arcivescovo Tlhagale – ha causato molti morti, violenti pestaggi e fughe dalla famiglia, dalle case e dalle comunità”. L’arcivescovo di Johannesburg si è anche chiesto se può essere possibile un ballottaggio libero e corretto se non si pone fine alla violenza. (A.L.)
L’impegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre per l’unità tra cattolici e ortodossi
◊ Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ed il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani Walter Kasper, hanno ringraziato l'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) per i tanti aiuti che destina alla Chiesa cattolica e a quella ortodossa in Russia. Il cardinale Bertone ha sottolineato l’impegno della Santa Sede a proseguire sul cammino verso l'unità delle Chiese cattolica e ortodossa, precisando che in questo senso ACS, nella sua qualità di Opera di diritto pontificio, funge da elemento di unione con la Chiesa ortodossa. Il cardinale Kasper si è poi soffermato sui punti di contatto tra le Chiese cattolica e ortodossa nell'ambito della fede, nella sacramentalità, nella struttura episcopale e nella venerazione di alcuni Santi. Aiuto alla Chiesa che Soffre – ricorda l’agenzia Zenit - è un'associazione dipendente dalla Santa Sede che sostiene la pastorale. E' stata fondata nel 1947 dal monaco premostratense olandese padre Werenfried van Straaten. In seguito, per espresso desiderio di Papa Giovanni XXIII, ha ampliato il suo raggio d'azione a tutti i continenti. In sintonia con i desideri di Giovanni Paolo II, l'associazione ha iniziato nell'ultimo decennio del secolo scorso ad aiutare la Chiesa ortodossa russa. (A.L.)
Filippine: accordo tra i vescovi e movimento Silsilah per la cooperazione tra cristiani e musulmani
◊ A Manila è stato siglato un accordo tra la Commissione episcopale per il dialogo interreligioso e il Movimento di dialogo Silsilah. A firmare l’intesa sono stati il presidente della Conferenza episcopale filippina, l’arcivescovo Antonio Ledesma, e padre Sebastiano D’Ambra, missionario italiano del PIME che nel 1984 ha dato vita al Movimento Silsilah. La firma arriva alla vigilia del lancio dell’anno di preparazione al 25.mo di nascita del Silsilah, che ricorrerà il 9 maggio 2009. “La spiritualità di una vita in dialogo, in cui ci siamo impegnati – ha detto padre D’Ambra – parte da Dio e ci riporterà a Dio”. Il movimento Silsilah ha inoltre lanciato cinque iniziative per instaurare e rafforzare i rapporti tra musulmani e cristiani, durante l’anno. Il progetto prevede la costruzione di abitazioni e di luoghi di preghiera per i fedeli e per i musulmani e l’assistenza ai bambini rimasti orfani a causa delle violenze nelle Filippine. (I.P.)
Cambogia: cerimonia ricorda mons. Paul Tep-im Sotha, ucciso dai khmer rossi nel 1975
◊ Per la prima volta è stato commemorato in Cambogia mons. Paul Tep-im Sotha, ucciso nel 1975 dai khmer rossi. Il suo decesso avvenne all’inizio del regime del terrore di Pol Pot durante il quale nel Paese vennero sterminati mezzo milione di cittadini costretti al lavoro forzato nel famigerati “campi della morte”. La cerimonia di commemorazione – riferisce Ucanews – si è svolta lo scorso 7 maggio presso il villaggio di Kbal Spean, vicino al confine con la Thailandia. Nello stesso posto del suo martirio è stata ora posta una stele con il suo nome. Nel villaggio è sorta una scuola grazie anche all’opera di volontari cattolici. Tra quanti hanno partecipato alla cerimonia – rende noto il quotidiano della Santa Sede – c’era anche un collaboratore laico di mons. Paul Tep-im Sotha. Ha ricordato come il sacerdote avesse rinunciato volontariamente alla possibilità di varcare il confine con la Thailandia pur di rimanere vicino ai suoi fedeli cambogiani e padri missionari. Contro di loro si era scatenata la persecuzione dei khmer rossi che volevano eliminare ogni individuo che manifestasse idee diverse dalla loro ideologia. Durante la cerimonia, sono stati commemorati anche le migliaia di cattolici cambogiani uccisi durante il regime di Pol pot. Si stima che su oltre 65 mila fedeli presenti nel Paese nel 1970, solo mille erano in vita nel 1979, quando l’esercito del Vietnam invase la Cambogia costringendo Pol Pot e i suoi seguaci alla fuga nelle foreste lungo il confine con la Thailandia. (A.L.)
Elezioni nella Repubblica Dominicana: positivo il commento del cardinale López Rodríguez
◊ “Occorre prendere coscienza sui rischi che affronta il mondo ma anche la Repubblica Dominicana per via del caro petrolio e della crisi alimentare e agire senza voltare le spalle a queste realtà”. Così, domenica scorsa l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, durante la celebrazione eucaristica per ringraziare il Signore che “ha donato al nostro popolo – ha spiegato - elezioni politiche trasparenti e pacifiche”. Alla Santa Messa erano presenti le più alte autorità della nazione tra cui il Presidente uscente Leonel Fernández, rieletto venerdì scorso con quasi il 54% dei voti. Il porporato in riferimento alle prime parole del vincitore, che aveva rilevato l’importanza della coesione sociale nazionale, ha lanciato un appello affinché “tutti sentano la responsabilità di mettersi al servizio dell’unità nazionale, in particolare in un momento di crisi internazionale”. Come aveva già spiegato alla stampa dominicana, il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, ha sottolineato la gravità della crisi alimentare che colpisce in questi mesi numerosi Paesi del mondo avvertendo sul rischio che possa estendersi ad altre popolazioni. Il porporato ha voluto insistere sulla “responsabilità dei singoli cittadini” che, “in difesa del bene comune” non devono sottrarsi “all’appello dei governanti per affrontare insieme i problemi della nazione”. I vescovi dominicani nel loro ultimo messaggio si erano già dichiarati preoccupati in merito a diverse situazioni allarmanti. Sull’educazione avevano affermato che “lo Stato e la società devono intraprendere azioni più concrete, tra cui quella di imporre l’obbligatorietà della scuola per tutti”, in quanto necessaria “per la vita e per il contributo positivo al progresso della società”. La Conferenza episcopale si era soffermata anche su questioni come la droga ed il narcotraffico, “da contrastare senza paura né condizionamenti perché contrari alla vita”, ma anche l’aborto, dal momento che anch’esso è “una soppressione violenta di una vita”. Il messaggio ricordava infine che il compito principale del governo è di assicurare i servizi di base a tutti i cittadini, in particolare l’elettricità e l’alloggio, ma anche un salario “giusto”, adeguato al costo della vita. (A cura di Luis Badilla)
La Conferenza episcopale argentina auspica una soluzione alle tensioni agricole
◊ La Conferenza episcopale argentina (CEA) lancia un appello perché si giunga ad un accordo tra governo ed agricoltori: da più di due mesi, infatti, il Paese sudamericano è turbato dalle proteste di coltivatori e allevatori, scesi in piazza contro l’inasprimento delle tasse sulle esportazioni, stabilito dal presidente Cristina Kirchner. Deciso con il triplice obiettivo di aumentare la riscossione fiscale, tentare di ridistribuire internamente la ricchezza e ridurre l’inflazione, l’aumento del prelievo fiscale sull’export di soia e girasole ha avuto come conseguenza il rincaro dei prodotti alimentari. “L’esperienza ci ha insegnato – scrive la CEA in una nota – che una società non cresce necessariamente quando agisce su base economica, ma soprattutto quando matura nella sua capacità di dialogo e di gestione del consenso. Ciò si traduce in politiche dello Stato orientate verso un progetto comune della nazione”. Per questo, i presuli argentini ribadiscono che “è necessario ed urgente che il governo ed i rappresentanti degli agricoltori trovino un accordo. È necessario per tutti gli argentini ed in particolare per i poveri, i più colpiti dalle conseguenze di questa situazione”. La CEA rinnova poi l’appello al dialogo: “In democrazia – si legge ancora nella nota – i problemi si risolvono nell’ambito delle istituzioni, privilegiando il dialogo al posto della violenza verbale o fisica, cercando l’accordo piuttosto che accentuando le differenze ed avendo sempre presente il bene comune”. “Questa ricerca – continuano i presuli – deve svolgersi in un clima di onestà e rispetto”. Di qui, l’auspicio espresso dalla CEA che “si giunga ad un accordo giusto e pacifico”. (I.P.)
Intervento di mons. Coccopalmerio sulla libertà religiosa in Spagna
◊ “La libertà religiosa viene rispettata quando ad ogni confessione viene dato ciò di cui ha bisogno per il suo sviluppo sociale e quando questo si fa tenendo presente la storia e l’identità di ogni Paese”. Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, l’arcivescovo Francesco Coccopalmerio, partecipando ieri a Pamplona ad un incontro tenutosi all’Università di Navarra in occasione del 70.mo compleanno del canonista Eloy Tejero. Mons. Coccopalmerio – riferisce l’agenzia Zenit - ha affermato che “non tutte le confessioni religiose contribuiscono in modo uguale al bene sociale in Spagna”. Parlando delle relazioni tra Chiesa e lo Stato, il presule ha detto che “ci sono molti temi che interessano entrambi, come la famiglia, l’insegnamento e la cultura della vita”. La Chiesa e lo Stato – ha aggiunto – “devono lavorare con senso di collaborazione per il bene della società”. I problemi, ha osservato, sorgono quando “per motivi ideologici si cerca di neutralizzare l’azione della Chiesa e quando non si considera positivo il suo influsso per la società”. La Chiesa in questi giorni ha espresso in più occasioni la propria preoccupazione per la riforma in Spagna della legge sulla libertà religiosa, annunciata dal governo e pronta per essere applicata. (A.L.)
Regno Unito: confermato a 24 settimane il limite entro il quale si può praticare l’aborto
◊ La Società per la protezione dei bambini non nati, organizzazione del movimento per la vita britannico, ha espresso “grave preoccupazione” per il numero di parlamentari che hanno votato ieri per mantenere a 24 settimane il limite massimo di tempo entro il quale si può praticare l’aborto. In totale – riferisce il Sir – sono stati 390 i parlamentari a votare per il mantenimento del limite. “In Gran Bretagna - ha commentato l’ex ministro Edward Leigh - il posto più pericoloso è il grembo delle madri”. “Il 98% degli aborti – ha aggiunto - hanno ragioni sociali”. “Chi è a favore della vita - ha dichiarato Anthony Ozimic, segretario della Società per la protezione dei bambini non nati - deve ora raddoppiare gli sforzi per i prossimi emendamenti che verranno proposti e che puntano ad eliminare il consenso di due dottori prima che l’aborto abbia luogo e a promuovere le infermiere come operatori di aborto”. “Se questi emendamenti verranno approvati – ha concluso - un numero più alto di bambini morirà”. (A.L.)
Le Conferenze episcopali del Regno Unito finanziano la ricerca sulle cellule staminali adulte
◊ I presidenti delle Conferenze episcopali di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda hanno annunciato la donazione di una borsa di studio di 25 mila sterline a sostegno della ricerca sulle cellule staminali adulte. La donazione è finanziata da una speciale colletta promossa per la Giornata della Vita (celebrata in Scozia, Irlanda e Inghilterra e Galles in diverse date) ed è stata assegnata a Novussanguis, un consorzio internazionale di ricerca sulle cellule staminali adulte o estratte dal cordone ombelicale. L’iniziativa, hanno spiegato i cardinali Cormac Murphy O’Connor, Sean Brady e Keith Patrick O'Brien, vuole essere un “segno concreto dell’impegno della Chiesa per la scienza e il bene umano”. I porporati hanno ribadito l’urgente necessità di un dibattito pacato e costruttivo per valutare con attenzione le implicazioni etiche delle biotecnologie. Il tema è stato dibattuto nei giorni scorsi durante un incontro che ha visto riuniti a Londra scienziati, esponenti religiosi ed esperti di bioetica: un incontro dal quale – hanno evidenziato con soddisfazione i tre cardinali - è emersa la comune volontà di dialogo e la consapevolezza della serietà degli interrogativi etici posti dalle nuove scoperte scientifiche in questo campo. (L.Z.)
In Congo Brazzaville, i vescovi lanciano il progetto di una nuova università cattolica
◊ La Conferenza episcopale del Congo (CEC) ha in progetto l’apertura di un’università cattolica a Pointe-Noire, la capitale economica del Paese, sull’Oceano Atlantico. Il progetto è stato discusso durante un colloquio internazionale organizzato, a Brazzaville, in collaborazione con il Ministero dell’educazione superiore. All’incontro - riferisce il settimanale cattolico congolese “La semaine africaine” - hanno partecipato quasi 200 persone da diversi Paesi africani ed europei, tra cui mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella vicina Repubblica Democratica del Congo. Intitolato “Università, etica e sviluppo: quale contributo dalla Chiesa cattolica?”, il colloquio ha esaminato tre temi principali: “Università e sviluppo in Africa”, “Etica e sviluppo in Africa” e “Le fonti dottrinali dell’etica”. Mons. Louis Portella Mbuyu presidente della CEC, ha spiegato che il nuovo ateneo cattolico vuole essere un contributo alla formazione di una nuova élite intellettuale e professionale locale preparata in vari campi. In particolare, esso offrirà ai giovani congolesi una preparazione di qualità che permetterà loro di trovare lavori qualificati nel loro Paese, senza dovere emigrare. L’iniziativa si muove quindi nella direzione degli gli sforzi compiuti dal governo di migliorare la qualità dell’educazione e di frenare la fuga dei cervelli che sottrae preziose risorse umane al Paese. All’origine del progetto, ha precisato il vescovo di Kinkala, vi è la “consapevolezza di una responsabilità apostolica di fronte alle grandi sfide dell’evangelizzazione nell’odierno contesto del Congo”. “Per i vescovi – ha aggiunto - non si tratta di creare semplicemente nuova università, bensì di fare prova di inventiva, creando un istituto universitario con una sua specifica identità e missione”. (L.Z.)
Ricerca sulla pace nel mondo: l’Iraq il Paese più violento, l’Islanda il più pacifico
◊ E’ l’Islanda la nazione più pacifica al mondo, l'Iraq la più violenta: lo sostiene il ‘Global Peace Index’ (GPI), in una ricerca annuale dell’omonimo istituto australiano, giunta alla seconda edizione e commissionata dal settimanale inglese ‘The Economist’. L’analisi, che prende in considerazione 140 Paesi sulla base di 24 indicatori in grado di dare un quadro complessivo della percezione della pace interna ed esterna, rivela che la Cina, al 67.mo posto, è un Paese più pacifico rispetto agli Stati Uniti, fermi al 97.mo. Tra gli indicatori scelti - rende noto l’agenzia Misna - figurano il numero dei reati violenti, eventuali interventi delle Nazioni Unite in zone calde e il grado di minaccia terroristica alla stabilità politica. Dietro l’Islanda – il cui primato è una conferma - si piazzano Danimarca, Norvegia, Nuova Zelanda e Giappone, unico Paese del G8 tra i primi 10 della classifica. Agli ultimi posti, l’Iraq è preceduto da Somalia, Sudan, Afghanistan e Israele. “Rispetto alla precedente rilevazione il mondo sembra un po’ più pacifico – ha detto Steve Killelea, fondatore del GPI - un dato incoraggiante, ma è necessario che i singoli stati facciano altri passi sulla stessa strada”. (A.L.)
La Chiesa tedesca promuove gemellaggi tra i giovani della Germania e dei Paesi dell'Europa Orientale
◊ "Go East" ("Vai ad est"): questo il nome dell'iniziativa comune dell'Ufficio per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale tedesca (afj), della Federazione dei giovani cattolici tedeschi (Bdkj) e dell'opera caritativa per l'Europa dell'Est Renovabis. Il programma, presentato a Frisinga, è finalizzato a promuovere lo scambio e la creazione di gemellaggi tra i giovani della Germania e dei Paesi dell'Europa dell'Est. Alla presentazione dell’iniziativa, i rappresentanti di Afj, Bdkj e Renovabis hanno sottolineato la necessità di creare legami tra i giovani, affinché l'Europa possa crescere lasciando il passato alle spalle. Solo così – affermano - è possibile acquisire una prospettiva sostenibile. Con "Go east", i tre partner dell’iniziativa intendono pertanto fornire nuovi spunti, offerte e sostegno finanziario per il coinvolgimento dei giovani nel settore della pace e della riconciliazione, dell'ecologia e della responsabilità verso il Creato. A tal fine – ricorda il SIR - saranno organizzati incontri tra i giovani, azioni promosse sia dai giovani tedeschi che dai giovani dell'Europa dell'Est, nonché incontri per creare reti di contatto o scambi di esperti. In questa prima fase, "Go east" avrà una durata di due anni e sarà finanziato da Renovabis, con la possibilità di essere prolungato in caso di successo. (L.Z.)
In Croazia celebrata la Giornata dell'arcidiocesi di Zagabria
◊ Circa 60 tra movimenti, associazioni e organizzazioni hanno partecipato, recentemente, a Zagabria alla terza edizione della Giornata dell’arcidiocesi. “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito”: il passo della prima lettera ai Corinzi di S. Paolo (1 Cor 12, 4) è stato il tema dell’evento, organizzato dalla Commissione per le organizzazioni, per i movimenti e le comunità dei laici della Conferenza episcopale croata. L’incontro, cui hanno partecipato circa trecento persone, è stato presieduto dall’arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanic, che ha ricordato il ruolo della Chiesa, “casa comune” della comunità. “Ogni movimento, associazione e comunità si afferma in relazione alla comunità parrocchiale in cui opera”, ha sottolineato, aggiungendo che essa “è il luogo in cui tutti i battezzati sono invitati a celebrare insieme l'Eucarestia”. Il porporato – rende noto il Sir - ha partecipato anche ad una tavola rotonda, evidenziando le diverse iniziative portate avanti dalle organizzazioni e invitando i loro membri ad essere “testimoni” della fede e di “parlare di quanto è bello essere cristiani e vivere da cristiani”. La giornata si è aperta con uno scambio di esperienze sulle diverse attività svolte dalle varie organizzazioni e si è conclusa con una Messa celebrata dal vescovo ausiliare di Zagabria Vlado Košic, con una speciale intenzione per Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolarini, recentemente scomparsa. (L.Z.)
Migliora la diffusione della telefonia nel mondo
◊ “Ora che metà della popolazione mondiale ha sottoscritto un contratto per i telefoni mobili, il fossato digitale nella telefonia può dirsi superato, ma rimane il rischio di un divario molto ampio nell’accesso a internet con la banda larga”: lo ha detto Hamadoun Touré, Segretario generale dell'Unione internazionale per le telecomunicazioni dell’Onu (ITU), intervenendo al Forum planetario sull’accesso e la connettività, conclusosi ieri a Kuala Lumpur. Touré – riferisce l’agenzia Misna - ha aggiunto che per aumentare la disponibilità di tecnologie dell’informazione e della comunicazione è necessaria una maggiore “complicità” tra il settore privato e i governi. Aprendo il forum, al quale hanno partecipato circa 6000 delegati della regione Asia-Pacifico, Sha Zukang, sottosegretario Onu per gli affari economico-sociali, ha sottolineato che i piccoli Stati insulari in via di sviluppo sono riusciti a sviluppare infrastrutture di telecomunicazione nelle aree rurali e nelle zone più isolate, con i fondi limitati a loro disposizione, cercando modi per espandere la connettività a prezzi accessibili.(A.L.)
Italia: numerose iniziative a 16 anni dalla strage di Capaci
◊ Sedici anni dopo la strage di Capaci, la Fondazione intitolata a Giovanni e Francesca Falcone, i magistrati uccisi insieme agli agenti di scorta dal tritolo di Cosa nostra, ha presentato il calendario delle iniziative per il 23 maggio che coinvolgeranno più di diecimila giovani. Alle 8 arriverà al porto di Palermo la nave carica di studenti provenienti da varie parti d'Italia. In corteo si andrà sino all'aula bunker del carcere Ucciardone dove sarà presentato il progetto di digitalizzazione degli atti del maxiprocesso e, alle 11, si svolgerà il dibattito "Lotta alla mafia: gli ultimi successi", cui prenderà parte anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. In mattinata, al tribunale di Palermo il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, prenderà parte a un convegno dell'Associazione Nazionale Magistrati, mentre a Giardinello, dove sono stati catturati i latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, saranno stese le lenzuola della legalità realizzate dalle scolaresche di tutta Italia. Alle 16.30 partenza del corteo sino all'Albero Falcone dove alle 17.58, ora dell’eccidio, la Polizia suonerà il "Silenzio". Alle 19 sarà celebrata una Messa al Centro educativo ignaziano. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)
On line il nuovo sito del Forum cattolico europeo per l’ecologia
◊ Un “luogo di informazione e scambio di esperienze, progetti e pratiche pastorali in atto in Europa” che raccoglie “attività e documenti della Santa Sede, delle Conferenze episcopali e di organizzazioni europee impegnate nell’ambito della salvaguardia del creato”. E’ il nuovo sito del Forum cattolico europeo per l’ecologia www.cefe.ch patrocinato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE). Il sito, in inglese con testi anche in francese, tedesco e italiano, è ancora in fase di costruzione ed è stato presentato alla Commissione Ambiente del CCEE a St. Gallen il 18 e il 19 maggio scorsi. Durante l’incontro – rende noto il Sir - è stato deciso di versare una tassa per il rimboscamento di 7 ettari di foresta in Romania e compensare così l’emissione di CO2 rilasciata dai voli aerei utilizzati dai delegati della terza Assemblea ecumenica europea per Sibiu. (A.L.)
Al Festival di Cannes i documentari continuano a riscuotere molti consensi
◊ Cannes, quattro giorni al Palmarés. Mentre si avvicina sempre più l’ora dei verdetti che possono costituire il successo mondiale di un film o il suo oblio, mentre il nuovo Spielberg, “Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skulls”, si conferma un’inesauribile macchina di spettacolo, improvvisamente entra in scena il documentario. Anche sulla Croisette continua infatti l’irresistibile ascesa di questa forma trasversale di cinema, che coniuga l’elemento narrativo con uno sguardo profondo rivolto alla realtà degli uomini. Non è solo “24 City” di Jia Zhangke a stupire. Anche “La vie moderne” di Raymond Depardon e “Je veux voir” di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige ci lasciano commossi e pensosi. Se il regista francese testimonia della fine del mondo contadino in una regione impervia e magnifica come le Cevennes, fissando sulla pellicola la laconicità e lo sguardo saggio dei vecchi, i due cineasti libanesi attuano un’operazione inconsueta, seguendo una star come Catherine Deneuve, in una visita umanitaria nel Sud del Paese, distrutto dalla guerra; e tramite il suo sguardo, il suo attonito stupore, ci trasmettono l’immagine di un dolore senza fine. Se il documentario impressiona, fra i titoli della Competizione, laddove deludono lo stereotipato “Two Lovers” di James Gray e l’inconcludente “Delta” di Kornel Mundruzco, si impongono come seri candidati alla vittoria finale “Le silence de Lorna” di Luc e Jean-Pierre Dardenne e soprattutto “Changeling” di Clint Eastwood. Raccontando degli intrighi di un tassista belga senza scrupoli e di una giovane immigrata albanese, che usano la pratica matrimoniale per ottenere la cittadinanza e riciclarla a fini di lucro, “Le silence de Lorna” impone sin dalla prima inquadratura una doppia lettura, al contempo etica ed esistenziale: l’insistenza sul passaggio del denaro, sul suo potere di corruzione, sul traffico dei corpi che ne consegue, sulla mancanza di coscienza che governa il tutto e sull’amore come unico rimedio alla muta violenza del consumo e del profitto, ne fanno un film esemplare. Così come esemplare e controcorrente è la scelta della protagonista di salvare la vita che porta in grembo, in una fuga di fatica e di redenzione. Ancora più radicale è il messaggio di Clint Eastwood, che racconta una storia degli anni 20, alludendo alla contemporaneità. La storia è vera. Nel 1928, in una Los Angeles dominata da una polizia violenta e corrotta, un bambino scompare mentre la madre è al lavoro. Le ricerche, condotte in modo sbrigativo, portano al ritrovamento di un altro bambino che le autorità, per chiudere il caso rapidamente, impongono alla madre come se fosse suo figlio. La testardaggine della donna porterà a scoprire non solo la presenza di un serial killer, ma anche a rivelare all’opinione pubblica il comportamento criminale delle forze dell’ordine. “Changeling” non è solo un film esemplare sul piano della messa in scena e dell’interpretazione, ma anche un durissimo atto d’accusa contro l’uso personale del potere politico, a qualunque epoca esso appartenga. Eastwood ci convince perché crede in quello che fa: crede nei valori umani, nella responsabilità civile e morale, nel potere salvifico della speranza. È questa fede a rendere il film universale e indimenticabile. (Da Cannes, Luciano Barisone)
A Napoli il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo Berlusconi
◊ Sicurezza e rifiuti sono solo due dei temi del primo Consiglio dei ministri che il premier Berlusconi ha voluto tenere a Napoli. In città però l’inizio del Consiglio dei ministri è stato accompagnato dall’avvio di alcune delle manifestazioni previste nell'arco della giornata: al passaggio di cortei di disoccupati sono stati rovesciati cassonetti della spazzatura. Delegazioni dei senza lavoro che con diversi cortei stanno manifestando a Napoli affermano che verranno ricevuti da un funzionario della presidenza del Consiglio. Dei primi provvedimenti nell'agenda del governo, ci parla nel servizio Fausta Speranza:
Cominciato poco dopo le 12 a Napoli il primo Consiglio dei ministri del quarto governo Berlusconi: pacchetto sicurezza, emergenza rifiuti e misure fiscali sono i temi per i quali sono già pronti densi dossier. Per il momento parliamo ovviamente di bozze: la bozza del pacchetto sicurezza contiene, tra l'altro, un Disegno di legge sul reato di immigrazione clandestina, con la pena da 6 mesi a quattro anni di reclusione; più potere ai sindaci da subito per decreto; sparita la norma che introduceva il patteggiamento per reati che potevano essere interessati da indulto. Non compare all'ordine del giorno, ma è certo che anche la questione rifiuti sarà ampiamente trattata: all'esame del governo, in particolare, un sottosegretario ad hoc per l'emergenza ed un Ddl per individuare le discariche. Ci sono poi le misure fiscali: in primo piano l'abolizione dell'ICI sulla prima casa e la detassazione del 10% su straordinari, incentivi e premi di produzione, - sembra – non per statali. Intanto, nella giornata politica si attende, anche questa volta dal Senato, il decreto per il cosiddetto "prestito ponte" per mantenere in vita Alitalia, rinviando la crisi di cassa che avrebbe portato la compagnia aerea al commissariamento. Il parlamento infine è alle prese con il rush finale per la composizione delle commissioni e presidenze delle commissioni parlamentari in vista del voto di domani.
Immigrazione clandestina
Un gommone con 58 clandestini a bordo, tra cui 12 donne, è stato soccorso da una motovedetta della Guardia di finanza italiana a 35 miglia a sudovest di Lampedusa. Sono stati gli stessi immigrati, tutti somali, a lanciare l'SOS con un telefono satellitare. Le operazioni di soccorso, coordinate dalla centrale operativa della Capitaneria di porto di Palermo, si sono concluse all'alba.
Medio Oriente
Annuncio a sorpresa di colloqui indiretti di pace tra Israele e Siria, con gli auspici della Turchia. Nel comunicato emesso dall’ufficio del primo ministro israeliano si legge che le “due parti hanno proclamato la propria intenzione di condurre i colloqui in buona fede e con apertura, e di mantenere un dialogo serio e continuato allo scopo di giungere a una pace generale secondo quanto prefigurato nella Conferenza di Madrid (1991)”. La mediazione turca, secondo radio Gerusalemme, è iniziata nel novembre scorso durante un lungo incontro fra Olmert e il premier turco, Tayyip Erdogan. In seguito funzionari israeliani si sono ripetutamente recati ad Ankara per aggiornarsi sulle posizioni siriane. Secondo Radio Gerusalemme, i due emissari sono Shalom Turjeman e Yoram Turbovic. In un'intervista alla radio militare, prima dell'annuncio dell'avvio del dialogo di pace, il ministro laburista Benyamin Ben Eliezer aveva ribadito che a suo parere “un accordo di pace con la Siria rappresenta per Israele un interesse strategico primario”. Nel frattempo regna incertezza sull'andamento dei colloqui al Cairo di una delegazione di Hamas, impegnata a verificare se sia possibile raggiungere con Israele un accordo per la sospensione delle ostilitè nella Striscia di Gaza. Notizie ottimistiche giunte la scorsa notte dal Cairo non hanno per ora trovato conferma oggi né a Gaza né a Gerusalemme.
Petrolio
Nuovo record del petrolio a New York. L'oro nero è salito ancora, raggiungendo i 130 dollari al barile nelle contrattazioni elettroniche.
Spagna
Il presunto capo politico dell'ETA, Javier Lopez Pena, alias 'Thierry', è stato arrestato ieri sera vicino a Bordeaux (nel sud-ovest della Francia) con tre altri membri dell'apparato politico dell'organizzazione separatista basca. Il Ministero dell'interno spagnolo ritiene 'Thierry' uno dei responsabili dell'attentato del dicembre 2006 all'aeroporto di Madrid, che causò due morti, con cui l'ETA aveva di fatto rotto la tregua permanente decretata nel marzo dello stesso anno. Javier Lopez Pena era latitante dal 1983. Secondo i media spagnoli avrebbe partecipato ai negoziati, falliti, del 2006 tra l'ETA e il governo socialista spagnolo di Josè Luis Rodriguez Zapatero e sarebbe uno dei responsabili della rottura della tregua da parte dell'organizzazione clandestina. Dopo la rottura ufficiale della tregua, all'inizio dell'estate 2007, l'organizzazione clandestina ha compiuto una ventina di attentati, con un bilancio totale di tre morti. L'ultima vittima è stata un ex consigliere municipale socialista, Isaias Carrasco, ucciso a sangue freddo a colpi d'arma da fuoco a Mondragon il 7 marzo scorso, due giorni prima delle elezioni legislative spagnole.
Sudafrica
Le violenze che in questi giorni nei sobborghi della città di Johannesburg, in Sudafrica, hanno preso di mira immigrati da altri Paesi africani, si sono estese alla cittè di Durban, sulla costa sud-orientale, nello Stato sudafricano del Kwazulu-Natal. Lo annuncia la polizia.
Sudan
Ventuno soldati dell'esercito sudanese sono stati uccisi in una dura battaglia contro le forze del Sud nella contesa cittè di Abyei, ricca di petrolio. L'esercito di Khartoum ha accusato l'Esercito di Libarazione del Popolo sudanese (SPLA) dell'attacco, che ha sollevato molti timori per la tenuta dell'accordo di pace siglato nel 2005 che ha messo fine a due decenni di guerra civile fra Khartoum e il sud del Paese. Il Sud, di popolazione animista e cristiana, a differenza del nord, musulmano e prevalentemente arabo, è divenuto semi-autonomo con quel trattato. “Ventuno soldati delle forze armate sono stati uccisi e 54 sono stati feriti”, ha affermato il portavoce delle forze armate Uthman al-Agbash. L'SPLA non ha per ora commentato. Le Nazioni Unite sostengono che almeno 50 mila persone sono fuggite durante l'ultima settimana dai combattimenti nella città di Abyei, situata nella regione al confine tra nord e sud del Sudan.
Primarie USA
Il senatore nero dell'Illinois, Barack Obama, ha vinto nella notte tra ieri e oggi le primarie in Oregon in vista della nomination democratica per la Casa Bianca, poco dopo una analoga e netta vittoria della sua avversaria Hillary Clinton, l'ex first lady, in Kentucky. Ma Obama si è avvicinato alla nomination ottenendo la maggioranza assoluta dei delegati eletti in vista della convention di Denver alla fine di agosto. Come confermato dalla CNN, il senatore afro-americano ha ora superato il "traguardo psicologico" dei 1.627 delegati eletti (su un totale di 3.253). In Kentucky, Hillary ha vinto con un vantaggio davvero ampio, sostenuta dall'elettorato bianco, rurale ed industriale, quello particolarmente colpito dalla crisi. L'ex first lady ha ottenuto oltre il 65% dei voti, Obama il 30% circa. In Oregon, Obama ha vinto in maniera più netta del previsto: con l'84% delle schede scrutinate, il senatore era a quota 58%, la senatrice a quota 42%. Per ottenere la nomination a Denver occorre raggiungere la quota di 2026 tra delegati eletti e superdelegati. Hillary Clinton non si arrende e davanti ai suoi sostenitori ha annunciato di voler andare fino in fondo. Questa sfida infinita con Barack Obama non rischia di indebolire i Democratici, di fronte alla candidatura forte di McCain per i Repubblicani? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Tiziano Bonazzi, docente di Storia Americana presso l’Università di Bologna:
R. – Sembra addirittura che ci siano tre partiti in campo perché ormai tutti considerano questa una elezione fra Clinton, Obama e McCain. La cosa bisogna vederla da due punti di vista: per primo un indebolimento dei Democratici, soprattutto da un punto di vista ideologico perchè la continua lotta tra i due candidati porta alla luce divisioni profonde di tipo razziale, di tipo ideologico all’interno del partito democratico; però neppure i repubblicani si può dire che stiano molto bene. McCain è un candidato sicuramente forte ma non è un candidato fortissimo e soprattutto il fatto che sia venuto alla luce che molte delle persone che gli sono più vicine nella sua campagna, appartengono alla classe dei lobbisti - mentre McCain ha sempre detto di opporsi al lobbismo - ha intaccato l’immagine dello stesso McCain.
D. – La Clinton appare sempre più aggressiva, Barack Obama punta invece a non spaccare il partito ed addirittura ha elogiato, così come aveva fatto in passato, la sua rivale. Ma che tipo di rapporto c’è tra i due candidati?
R. – Per quanto se ne sa, i rapporti sono pessimi. I loro modi di presentarsi in pubblico corrispondono a delle scelte tattiche molto precise in quanto la Clinton sa di non essere il candidato preferito né dalla macchina di partito, né dai mass-media e per questo ha assunto e deciso un tipo di campagna estremamente aggressivo. Gli interessi di Obama sono esattamente il contrario: cioè dal momento che è lui il candidato preferito in generale - anche se non si sa se riuscirà a vincere - è evidente che deve dimostrare di saper unire il partito invece di dividerlo.
Georgia
Sono stati aperti alle 8.00 locali (le 7.00 in Italia) in Georgia i seggi per le elezioni legislative anticipate, che coinvolgono circa 3,5 milioni di aventi diritto. Dopo la chiusura delle urne, alle 20 ora locale, saranno diffusi alcuni sondaggi, mentre i primi risultati preliminari sono attesi per giovedì. Il voto è un nuovo test democratico dopo la repressione poliziesca delle manifestazioni dell'opposizione lo scorso novembre e le contestate presidenziali di gennaio, che hanno riconfermato al primo turno Mikhail Saakashvili con il 53,3% dei voti. I sondaggi danno per ampiamente favorito il Movimento nazionale unito di Saakashvili, che dovrebbe veder riconfermata la maggioranza dei 150 seggi. L'opposizione teme brogli e ha già preannunciato che, in caso di irregolarità, scenderà in piazza, come dopo le presidenziali. Le elezioni si svolgono sullo sfondo del conflitto con Mosca per le regioni separatiste filorusse dell'Ossezia del Sud e in particolare dell'Abkhazia, che ha rivendicato negli ultimi mesi l'abbattimento di sette droni (aerei senza pilota) georgiani.
Russia-UE
I 27 Paesi membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo per il lancio di negoziati per un nuovo accordo di partenariato strategico tra l'Unione Europea e la Russia. Ne dà notizia una nota della presidenza slovena di turno della UE, precisando che il testo di compromesso passerà come punto A (cioè senza discussione) al Consiglio dei ministri degli Esteri del 26 maggio prossimo. È quindi caduto, definitivamente, il veto della Lituania che, negli ultimi mesi, aveva reso impossibile finalizzare un testo di accordo. Poco prima dell’incontro il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, in visita a Mosca, aveva annunciato che gli “ostacoli” provenienti dalla Lituania erano stati “rimossi” e che la UE aveva disco verde per avviare i negoziati su un nuovo accordo di partnership con la Russia.
Birmania
Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, incontrerà venerdì il leader della giunta militare birmana Than Shwe per discutere della crisi causata dal ciclone "Nargis". Lo ha detto l'inviato dell'ONU, John Holmes. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 142
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