Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 19/05/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Oltre 100 mila persone alla Messa presieduta dal Papa a Genova a conclusione del suo nono viaggio apostolico in Italia. Intervista col cardinale Bagnasco
  • Iniziata la visita "ad Limina" dei vescovi albanesi. Mons. Massafra: dopo 18 anni di persecuzione la Chiesa è in grande risveglio, ma abbiamo bisogno di aiuto
  • Altre udienze e nomine
  • Garantire a tutti l’acqua potabile: l’appello del cardinale Martino, durante la presentazione del Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza sul tema “Acqua e sviluppo sostenibile”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iniziata a Dublino la Conferenza per la messa al bando delle munizioni a grappolo
  • Violenza xenofoba in Sudafrica: uccisi 12 immigrati
  • Presentato a Cannes "Gomorra". La riflessione di don Minervino, parroco a Scampia
  • Chiesa e Società

  • Cina in lutto per le migliaia di vittime del terremoto
  • Il Myanmar accetta gli aiuti internazionali
  • Mons. Warduni contro la condanna a morte del rapitore di mons. Rahho
  • Opam: sono 800 milioni gli analfabeti nel mondo
  • Africa occidentale: serve una politica agricola comune per combattere il carovita
  • Somalia: l’ONU aprirà un Ufficio politico a Mogadiscio per fronteggiare la grave crisi
  • Incontro a Roma con i vescovi albanesi sul problema dell'immigrazione
  • L’Australia offre visti permanenti ai profughi. Elogi dall’ONU
  • Appello ai cittadini di Sydney: la Giornata Mondiale della Gioventù è aperta a tutti
  • A Bartolomeo I il premio Woodrow Wilson per impegno ecologico e difesa dei diritti umani
  • Terra Santa: donne israeliane e palestinesi insieme per la pace
  • Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina: a Roma anche la comunità della diaspora cattolica cinese
  • Spaghetti antimafia in vendita nelle piazze italiane a sostegno degli anziani
  • Un libro riflette sui Family-day a Roma e Madrid e sul futuro della famiglia in Europa
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'ETA torna a colpire vicino a Bilbao
  • Il Papa e la Santa Sede



    Oltre 100 mila persone alla Messa presieduta dal Papa a Genova a conclusione del suo nono viaggio apostolico in Italia. Intervista col cardinale Bagnasco

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana. Il porporato ha accompagnato il Papa, sabato e domenica, nel suo viaggio apostolico a Savona e Genova. Ieri pomeriggio nella Solennità della Santissima Trinità, oltre 100 mila fedeli hanno partecipato in Piazza della Vittoria, nel capoluogo ligure, alla Messa presieduta dal Pontefice a conclusione della visita pastorale. In serata il rientro del Papa in Vaticano. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:

    Dio è Amore. Parte dalla riflessione sulla rivelazione del nome di Dio a Mosè sul Sinai e sulla Trinità, l‘omelia del Papa a Genova: su un Dio che non è chiuso in se stesso, ma fa un’Alleanza con un popolo e si manifesta nel suo figlio Gesù Cristo. Da questa concezione di Dio discende il concetto di Persona della cultura occidentale, ha spiegato il Papa: se Dio è amore, la creatura umana, fatta a sua immagine, lo rispecchia nel suo essere relazione:

     
    “In particolare, Gesù ci ha rivelato che l’uomo è essenzialmente 'figlio', creatura che vive nella relazione con Dio Padre. L’uomo non si realizza in un’autonomia assoluta, illudendosi di essere Dio, ma, al contrario, riconoscendosi quale figlio, creatura aperta, protesa verso Dio e verso i fratelli, nei cui volti ritrova l’immagine del Padre comune”.

     
    Questa concezione di Dio e dell’uomo è la base di un modello di società che viene prima di ogni regolamentazione giuridica, ma anche di specificazioni culturali:

     
    “Il modello dell’umanità come famiglia trasversale a tutte le civiltà, che noi cristiani esprimiamo affermando che gli uomini sono tutti figli di Dio e quindi tutti fratelli. Si tratta di una verità che sta fin dal principio dietro di noi e al tempo stesso ci sta sempre davanti, come un progetto a cui sempre tendere in ogni costruzione sociale”.
     
    Ricchissimo il Magistero della Chiesa in questo senso, ricorda Benedetto XVI che sottolinea: il Dio uno e trino, il Dio che entra in relazione e la persona umana che da questa visione scaturisce, devono essere i riferimenti che la Chiesa offre per la costruzione di una società libera e solidale. Ecco perchè “in una società tesa fra globalizzazione e individualismo, la Chiesa è chiamata a offrire la testimonianza della comunione” . Una comunione che ha radici in Dio stesso, “l’eterno dialogo d’amore che in Gesù Cristo si è comunicato a noi”. La comunità ecclesiale è dunque segno povero ma vero di Dio amore, il cui nome è impresso nell’essere profondo di ogni persona e in ogni esperienza di autentica socialità e solidarietà. Quindi l’esortazione a coltivare una “fede pensata” capace di dialogare anche con i non cattolici, i non cristiani e i non credenti. Ma la dimensione comunitaria è anche legata a quella missionaria. Da qui il messaggio che il Papa lascia con questa visita:

     
    “Chiesa di Genova sii unita e missionaria per annunciare a tutti la gioia della fede e la bellezza di essere famiglia di Dio”.
     
    “Genova le vuole bene”, aveva detto prima dell’omelia del Papa, l’arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha anche voluto salutare il suo predecessore a Genova, l’attuale segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, anche lui presente. Gli ha fatto eco, con gli applausi, la folla riunita in Piazza della Vittoria. Ai due porporati anche il ringraziamento del Papa che ha salutato il ministro Claudio Scajola, in rappresentanza del nuovo Governo italiano. Una visita dunque ricca di spunti di riflessione: dalle sfide del mondo contemporaneo - relativismo, laicismo e materialismo - alla concezione di Dio, dell’uomo e della società proprie del cristianesimo e in grado di creare trasformazione. Dall’abbraccio ai giovani all’incontro con i religiosi e con i bambini dell’ospedale pediatrico Gaslini. Una visita soprattutto all’insegna della Vergine Maria, ricordata e invocata più volte.(Da Genova Debora Donnini Radio Vaticana)
     
    Ma per un bilancio di questa visita pastorale ascoltiamo, al microfono di Debora Donnini, il cardinale Angelo Bagnasco:

     
    R. – La prima emozione - sentimento che è mio e di tutta la città - è di grande riconoscenza al Santo Padre, di grande gioia verso di lui, che ha dato questa possibilità a Genova di accoglierlo nel suo cuore e di fargli sentire tutto l’affetto, l’amore, la fedeltà che la comunità cristiana di Genova ha verso il Papa e la Chiesa. E’ stata una grande festa di popolo e, nonostante il cattivo tempo, che ci ha un po’ seguito a fasi alterne, poi però in Piazza della Vittoria è venuto il sole, si è aperto il cielo, l’azzurro, e quindi c’è stata una conclusione, anche da questo punto di vista, molto bella. Il calore della città, sia di Savona che di Genova, ma della Liguria intera, è stato veramente grande. Grande l’accoglienza, che si è espressa in una grande partecipazione. In Piazza della Vittoria, ma non solo, tantissime le persone, soprattutto ragazzi, giovani, famiglie con i bambini. E grande l’affetto, che non era soltanto l’affetto, l’entusiasmo dei giovani di Piazza Matteotti, oppure di Savona, ma era l’affetto espresso da persone di tutte le età e in tutte le situazioni. E questo ha creato un clima che il Santo Padre ha molto sentito, apprezzato, e ha ricambiato come lui sa fare. Quindi, questa è una grande gioia. Dall’altra, la responsabilità adesso di mettere in atto, con maggiore coerenza, con maggiore entusiasmo e convinzione i diversi messaggi che il Papa ci ha lasciato in modo molto bello.

     
    D. – Il Papa ha ricordato durante questa visita le sfide che pone la società moderna, relativismo, laicismo e materialismo, e la risposta cristiana...

     
    R. – Sì, proprio riflettendo sul tema, sul mistero della Trinità, della Santissima Trinità, il Papa ha esposto le conseguenze che scaturiscono da questo mistero trinitario, che riguardano le conseguenze innanzitutto del volto vero di Dio, che nel suo cuore, nella sua intimità è comunione, e anche il vero volto dell’uomo, perchè sull’esempio della Trinità l’uomo è relazione. Quindi, non è una monade, non è un’isola tra isole, qualcosa di assolutamente isolato dagli altri, ma al contrario è aperto; è un soggetto, una individualità aperta, necessariamente sugli altri. E questa visione dell’uomo, che scaturisce dal mistero trinitario – ci ha ricordato il Papa – è alla base anche di una concezione della società. La società, cioè, o è un sistema, una rete di relazioni di solidarietà, di affetto, di fraternità, perchè siamo figli dello stesso Dio e quindi fratelli gli uni degli altri, oppure la società rischia di vivere o di costruirsi ripiegata su se stessa e di mettere insieme non delle relazioni, dei soggetti in relazione, ma mettere insieme, accostare più che altro, degli interessi individuali. Il che evidentemente non costituirebbe, non costituisce, una buona società.

    inizio pagina

    Iniziata la visita "ad Limina" dei vescovi albanesi. Mons. Massafra: dopo 18 anni di persecuzione la Chiesa è in grande risveglio, ma abbiamo bisogno di aiuto

    ◊   E’ iniziata questa mattina in Vaticano - e si protrarrà fino a sabato prossimo - la visita ad Limina dei vescovi dell’Albania. Mentre la storia politica recente del Paese parla di una progressiva marcia di avvicinamento all’Unione Europea e alla NATO, quella ecclesiale segna da tempo una non facile rinascita dalle ceneri della persecuzione comunista, terminata 18 anni fa. Alessandro De Carolis traccia in questa scheda uno spaccato della Chiesa albanese di ieri e di oggi:
     

     
    (musica)

    Il cristianesimo in Albania è antico quanto il primo annuncio degli Apostoli. Fu probabilmente lo stesso San Paolo ad annunciare il Vangelo durante le soste dei suoi viaggi in zone del Paese, ed è un fatto che già 58 anni dopo la nascita di Cristo la città di Durazzo abbia un suo vescovo, San Cesare. Nel IV secolo, quasi tutto il Paese risulterà cristianizzato, con 50 sedi vescovili ripartite in tutto il territorio. Oggi i cattolici residenti in Albania sono circa mezzo milione, distribuiti in due arcidiocesi e tre diocesi, alle quali va aggiunta l’Amministrazione apostolica dell'Albania meridionale, che riunisce i fedeli di rito bizantino appartenenti alla Chiesa greco-cattolica albanese e quelli di Rito latino. Oltre la metà dei 3 milioni e 200 mila abitanti totali è di religione islamica.

     
    La storia recente parla invece di 18 anni di ritrovata libertà - dal 1990 ad oggi - dopo 55 di persecuzione e martirio. Il primo periodo del terrore antireligioso, dal 1945 al ’48, vede con l’avvento del regime comunista le prime condanne a morte e la soppressione di opere cattoliche. L'ateismo di Stato diventa la “fede” per l’Albania, portando all’espulsione dei religiosi italiani e all’assassinio di 15 persone, tra clero e laici. Dalla metà degli Anni cinquanta, la Chiesa vive la tormentata stagione del “silenzio” fino al crollo del regime: la timida rinascita successiva trova il suggello e una nuova fioritura con il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II, nel 1993. Ma già quattro anni prima, un evento aveva portato il segno dei tempi nuovi. Fin lì rinnegata nonostante la sua straordinaria forza carismatica fra i poveri del mondo, l’albanese Gonxhe Bojaxhiu, meglio conosciuta come Madre Teresa di Calcutta, torna nel suo Paese per la prima volta nel 1989. Può pregare sulla tomba dei familiari e soprattutto permettere ai cristiani di rialzare la testa e sperare in un futuro di libertà.

    (musica)

    Alla vigilia della vista ad Limina, don Davide Gjugja, responsabile della nostra redazione albanese, ha chiesto all’arcivescovo di Scutari, Angelo Massafra, di descrivere lo spirito e le attese con i quali i vescovi albanesi si apprestano all’incontro con Benedetto XVI:


    R. - Noi andremo a confermare al Papa la fedeltà della Chiesa in Albania, come è stato nel passato; e poi certamente il Santo Padre, con le varie Congregazioni che andremo ad incontrare, saprà leggere il positivo e le difficoltà che esistono nella nostra Chiesa. Tra le altre cose, noi ringrazieremo per tutta la benevolenza, l’appoggio ricevuto della Santa Sede, anche se adesso avremmo bisogno di essere appoggiati un po’ più anche a livello economico, perché è un periodo mondiale molto negativo, e anche noi viviamo, in Albania, questa recessione economica mondiale. Non vorremmo essere lasciati soli, e lo diremo chiaramente alla Santa Sede e alle varie Congregazioni.

     
    D. - Come si presenta, attualmente, la Chiesa in Albania, dopo circa 18 anni dalla libertà riconquistata, quella civile e quella religiosa?

     
    R. - Come una Chiesa molto viva: chiunque venga a partecipare alla nostra liturgia, a vedere le nostre esperienze di fede, rimane veramente colpito da una vitalità, una vivacità di esperienza di fede da far commuovere. Ad esempio, quelli che vengono dall’Europa hanno perso questo entusiasmo. Io dico sempre a tutti i miei amici, o a chiunque viene: aiutateci con la vostra preparazione, con il vostro bagaglio culturale. Però, venendo qui, noi vi contagiamo con la nostra missionarietà, col nostro entusiasmo, ed è veramente una cosa bella. Io già ho detto al Papa queste cose. Faccio parte del Pontificio Consiglio Cor Unum, sono uno dei membri, e presentandomi al Papa gli ho detto in febbraio: "Santità, le dò una bella notizia, la nostra Chiesa in Albania è in cammino, è in crescita, ed è una cosa molto bella, molto positiva". E’ chiaro, questo non vuol dire che non abbiamo difficoltà, che non abbiamo problemi, ma le croci che fanno parte della nostra vita quotidiana dimostrano che la vitalità c’è.

     
    D. - Una Chiesa del silenzio, una Chiesa del martirio: è cominciato da un paio di anni anche il processo a livello diocesano per la beatificazione di 40 martiri. Quali sono le sfide che maggiormente la Chiesa oggi incontra nella nuova società d’Albania?

     
    R. - Intanto, il processo per i martiri l’abbiamo cominciato nel 2002 e speriamo, quest’anno, di concluderlo per la fase diocesana. Certamente, le sfide sono quelle che dice anche il Papa, che valgono per tutti: sono quelle del secolarismo, della volontà di arricchirsi subito, quella dell’emigrazione esterna e anche interna, con popolazioni che si spostano, con tanti problemi anche sulla famiglia. Abbiamo in preparazione, come Conferenza episcopale albanese, una lettera pastorale proprio sulla famiglia, sulla vita. E poi, pensiamo anche a un impegno maggiore nella nostra evangelizzazione, perché il cuore del nostro fedele possa veramente innamorarsi di Cristo ed essere in continua conversione, come ci chiede il Signore.

     
    D. - La società d’Albania è, da una parte, in continua crescita e sviluppo; inoltre per la Chiesa ci sono anche le sfide nel dialogo interreligioso e in quello ecumenico...

     
    R. - Il cammino economico è in evidente crescita. Scutari, dopo anni di abbandono, sta riprendendo la fisionomia di una città più moderna e questo dà speranza alla gente. E’ chiaro che le altre sfide sono quelle dell’impegno cattolico nella società, nella politica: un impegno serio, basato sui valori cristiani. Anche le altre sfide, tipiche un po’ della nostra realtà albanese, riguardano il rapporto con i fedeli ortodossi e il rapporto interreligioso con i fratelli musulmani. Qualche anno fa, abbiamo avuto qualche piccolo problema, però attualmente viviamo in un periodo di buoni rapporti: dunque, è un’esperienza molto bella, di rispetto dell’altro e di cammino.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre riceve questa mattina anche il sig. Jean-Pierre Razafy-Andriamihaingo, ambasciatore di Madagascar, in visita di congedo, e i  membri della presidenza e del Comitato esecutivo della Conferenza episcopale spagnola.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della prelatura di Libmanan (Filippine), presentata da mons. Prospero N. Arellano, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo-Prelato di Libmanan mons. José Rojas Rojas jr., finora vescovo ausiliare di Caceres. Mons. José Rojas Rojas jr. è nato a Cebu City il 18 agosto 1956. E' stato ordinato sacerdote il 29 marzo 1981 per l’arcidiocesi di Caceres. Il 25 luglio 2005 è stato eletto vescovo titolare di Idassa e Ausiliare di Caceres.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Kazakhstan mons. Miguel Maury Buendía, finora consigliere di nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Italica, con dignità di arcivescovo. Mons. Miguel Maury Buendía è nato a Madrid (Spagna) il 19 novembre 1955. E’ stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1980. E’ laureato in Diritto Canonico. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 13 luglio 1987, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Rwanda, Uganda, Marocco, Nicaragua, Egitto, Slovenia, Irlanda e infine presso la sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Conosce l’inglese, l’italiano, il francese e lo sloveno.

    inizio pagina

    Garantire a tutti l’acqua potabile: l’appello del cardinale Martino, durante la presentazione del Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza sul tema “Acqua e sviluppo sostenibile”

    ◊   Presentato stamani nella Sala Stampa vaticana, il Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza 2008, incentrato sul tema “Acqua e sviluppo sostenibile”. L’evento culturale internazionale si terrà nella cittadina iberica dal 14 giugno al 14 settembre. Il 14 luglio sarà la giornata dell’Expo dedicata alla Santa Sede. Alla presentazione di stamani sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e mons. Manuel Ureña Pastor, arcivescovo di Saragozza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    La dignità umana comporta l’obbligo di proteggere i doni dai quali tutti dipendiamo a partire dall’acqua, elemento essenziale per la vita: è questo il messaggio che la Santa Sede vuole lanciare con la sua presenza all’Expo di Saragozza. Nel suo intervento, il cardinale Renato Raffaele Martino ha sottolineato quanto la Dottrina sociale della Chiesa mostri attenzione per il tema dell’acqua e dello sviluppo sostenibile:

    “L'utilizzo dell'acqua e dei servizi che vi sono connessi deve essere volto al soddisfacimento dei bisogni di tutti, in particolare di coloro che vivono in povertà. Un accesso limitato all'acqua potabile sicura incide sul benessere di un numero enorme di persone ed è spesso causa di malattie, sofferenze, conflitti, povertà e anche di morte”.

     
    Nel quadro dell’Expo, ha proseguito il presidente di Giustizia e Pace, la Santa Sede e l’arcidiocesi di Saragozza terranno un importante Congresso sul tema “La questione ecologica: la vita dell’uomo nel mondo”. Il Congresso svilupperà gli aspetti teologici dell’ambiente che riguardano la responsabilità dell’umanità in risposta al comandamento di Dio di esercitare il dominio sul creato. L’acqua potabile, ha detto il porporato, deve essere riconosciuta come elemento essenziale per la vita di ogni essere umano:
     
    “Queste necessità sono state messe drammaticamente alla ribalta coi disastri abbattutisi sui popoli di Myanmar, col ciclone Nargis, il 3 maggio, e col terremoto in Cina, la scorsa settimana. Terribile è stata la perdita di vite umane, di cui non sappiamo ancora l’esatto numero, mentre i sopravvissuti continuano a lottare con la scarsità di acqua potabile e la mancanza di un tetto e di cibo”.

     
    Il cardinale Martino – che rispondendo ai giornalisti ha messo in guardia da visione catastrofiste sul futuro del pianeta – ha auspicato che l’Expo di Saragozza aumenti la consapevolezza sull’importanza dell’acqua nella vita del mondo:

     
    “Noi crediamo che se saremo capaci di aiutare tutti a comprendere il dono dell'acqua e la relazione spirituale e fisica che abbiamo con esso, potenzieremo il ruolo dell'umanità nella protezione dell'acqua. E' quindi decisivo comprendere quanto prezioso sia questo dono affidato all'umanità”.

     
    Ha quindi preso la parola l’arcivescovo di Saragozza, mons. Manuel Ureña Pastor:
     

     R. – La Iglesia atraves…“La Chiesa attraverso la Santa Sede – ha detto il presule - è presente alla Expo di Saragozza per due ragioni. In primo luogo, per la dimensione metafisica e religiosa dell’acqua e in secondo luogo, perché l’acqua è legata intrinsecamente alla vita dell’uomo nella terra e ancora alla vita della stessa terra. Di conseguenza, l’acqua influenza la dignità dell’uomo ed entra appieno come oggetto formale nella Dottrina sociale”. L’arcivescovo di Saragozza ha inoltre ribadito che per la Chiesa il diritto all’acqua potabile è “un imperativo morale e politico”. Gratitudine da parte del governo spagnolo per il padiglione è stata espressa dall’ambasciatore presso la Santa Sede, Francisco Vázquez Vázquez. Una presenza, ha spiegato, che arricchisce l’Esposizione di Saragozza:

     
    R. – La voce della Chiesa sarà una volta ancora più importante e apporterà all’Esposizione un messaggio di universalità e globalizzazione, coincidenti con gli obiettivi che persegue la riunione di Saragozza.

     
    Il padiglione della Santa Sede a Saragozza ha una superficie di 550 metri quadrati e guiderà i visitatori lungo un percorso riflessivo e spirituale sul tema dell’acqua, suddiviso in tre tappe: “Acqua, vita e speranza”, “Acqua ed arte nella storia della Salvezza” e “Acqua un bene di tutti e per tutti”. Ben 38 i capolavori in mostra nel padiglione provenienti dai Musei Vaticani, dalla Basilica di San Pietro e da diocesi e musei spagnoli. Tra le opere nel padiglione spicca il fonte battesimale nel quale il Papa amministra il Sacramento del Battesimo, durante la Veglia pasquale.

     
    Nel suo intervento, il sindaco di Saragozza, Juan Alberto Belloch Julbe, ha affermato che l’Expo s’incentra sui valori e in tale contesto si inserisce la presenza della Santa Sede e il congresso internazionale sull’ecologia. Infine, il commissario generale dell’Esposizione di Saragozza, Emilio Fernández-Castaño, ha messo l’accento sull’universalità di questo evento a cui prenderanno parte oltre cento nazioni di cinque continenti. Ed ha ribadito che tale evento rappresenta una straordinaria occasione d’incontro su un tema fondamentale per l’umanità come l’acqua e lo sviluppo sostenibile.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il nome di Dio e la storia dell’uomo: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita di Benedetto XVI alla Chiesa che è in Liguria.

    In evidenza, nell’informazione internazionale, un servizio sulla Conferenza del Processo di Oslo (che si apre oggi a Dublino): l’obiettivo è di raggiungere un accordo tra 170 Paesi per un Trattato internazionale per la messa al bando delle bombe a grappolo.

    La cronaca della presentazione – da parte del cardinale Renato Raffaele Martino – del Padiglione della Santa Sede all’Expo Zaragoza 2008 (dal 14 giugno al 14 settembre) sul tema “Acqua e sviluppo sostenibile”.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Iniziata a Dublino la Conferenza per la messa al bando delle munizioni a grappolo

    ◊   Al via oggi a Dublino la Conferenza Diplomatica per la conclusione del negoziato sul Trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni a grappolo: partecipano i rappresentanti di oltre 100 Stati membri delle Nazioni Unite. Numerosi i temi in agenda: stabilire un quadro per la cooperazione e l’assistenza ai sopravvissuti, fissare un programma di bonifica delle aree contaminate e provvedere alla distruzione delle riserve degli ordigni. Ieri il Papa, durante l'Angelus a Genova, ha auspicato che la Conferenza di Dublino possa giungere ad un accordo per l'interdizione di questi micidiali ordigni. E’ iniziata oggi a Dublino la Conferenza Diplomatica per la conclusione del negoziato sul Trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni a grappolo: partecipano i rappresentanti di oltre 100 Stati membri delle Nazioni Unite. Numerosi i temi in agenda: stabilire un quadro per la cooperazione e l’assistenza ai sopravvissuti, fissare un programma di bonifica delle aree contaminate e provvedere alla distruzione delle riserve degli ordigni. Ieri il Papa, durante l'Angelus a Genova, ha auspicato che la Conferenza di Dublino possa giungere ad un accordo per l'interdizione di questi micidiali ordigni. Dalla capitale irlandese il servizio di Enzo Farinella:


    Gli Stati, che hanno sottoscritto la Dichiarazione di Oslo del febbraio 2007 si impegnano a raggiungere entro il 2008 un accordo vincolante che proibisca l’uso delle munizioni a grappolo e vogliono stabilire un quadro di collaborazione per aiutare i sopravvissuti, liberare le zone minate e distruggere gli arsenali di tali armi. Un tale processo viene condotto da un drappello di piccoli Stati, tra cui la Santa Sede, l’Irlanda, l’Austria, la Nuova Zelanda, la Norvegia, il Messico e il Perù. Molto è stato fatto in tal senso durante lo scorso anno con l’aiuto delle Nazioni Unite, del Comitato internazionale della Croce Rossa, della Coalizione contro le bombe a grappolo e da altre Organizzazioni non governative. Nell’ultimo incontro del Processo di Oslo, che si è tenuto a Wellington nella Nuova Zelanda, 80 Stati hanno appoggiato l’importanza di questa azione, dicendosi pronti ad ottenere un risultato positivo nel Convegno di Dublino. In un altro importante traguardo oltre 100 Stati hanno sottoscritto la Dichiarazione di Wellington, impegnandosi ad ottenere a Dublino un accordo sulla proibizione delle munizioni a grappolo che causano ingenti sofferenze ai civili. “L’Irlanda chiederà un bando totale sulle bombe a grappolo. In assenza di un tale bando il Governo irlandese promuoverà un accordo su un congelamento immediato sul loro uso in attesa che strumenti internazionali possano decidere in proposito”, ha dichiarato in apertura il Ministro degli Esteri irlandese, Michael Martin. Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella


    Ma a che punto è giunto il processo per la messa al bando delle munizioni a grappolo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fabrizio Battistelli, vice-presidente di “Archivio Disarmo”:


    R. – Tutta la comunità internazionale spinge per una soluzione di questo problema, che vede ancora molte industrie impegnate nella produzione di armi a grappolo e molti eserciti utilizzarle. Si tratta di sistemi che è possibile sicuramente definire insidiosi e questo per la capacità che hanno di scindersi quando vengono gettati – ad esempio – da un aereo o da un altro mezzo; raggiungono punti disparati del terreno e possono anche talvolta assumere forme insidiose come “simil giocattoli” o come oggetti che attirano i bambini.

     
    D. – Quali sono i Paesi maggiormente coinvolti da questo fenomeno?

     
    R. – Ci sono aeree in diverse parti del mondo come il sud-est asiatico o come - più vicino a noi - il Medio Oriente; e con particolare riferimento ai lasciti per esempio nel blitz nei confronti del Libano che Israele ha condotto due estati fa. Sul campo sono rimaste, infatti, tracce di queste armi a grappolo e quindi in alcune zone è tuttora rischioso avvicinarsi.

     
    D. – Sul fronte numerico, quante sono le bombe a grappolo ancora attive?

     
    R. – E’ difficilissimo stimarle, perchè ovviamente si tratta di armi minute e con una diffusione incontrollata, anche perché nessun esercito dichiara volentieri se e quante di queste armi ha disseminato. Si tratta sicuramente di decine di migliaia di pezzi sparsi un po’ in tutto il mondo.

     
    D. – L’iter negoziale, iniziato - lo ricordiamo – ad Oslo nel febbraio 2007, è stato sostenuto da un gruppo di Stati, ma perlopiù piccoli. Quali sono, invece, le posizioni dei grandi Paesi?

     
    R. – Sono sempre piuttosto fredde, perchè qualunque tipo di controllo degli armamenti e di disarmo (anche parziale o settoriale, come in questo caso) vuol dire porre un limite alla libertà di azione politica e strategica delle grandi potenze. I più dissidenti di tutti sono, con la presidenza Bush, gli Stati Uniti, ma anche grandi Paesi come la Cina sono tendenzialmente poco entusiasti di mettere limiti di questo tipo.

     
    D. – Cosa possiamo attenderci, invece, dalla Conferenza di Dublino? Si raggiungerà, secondo lei, qualche obiettivo concreto?

     
    R. – Può darsi che ci sia da parte americana un clima di fine presidenza e quindi che il presidente Bush voglia lasciare un ricordo un po’ meno problematico e un po’ meno discusso sulle scelte di politica internazionale di quanto abbia invece fatto nei suoi due mandati e soprattutto nel primo dei due.

    inizio pagina

    Violenza xenofoba in Sudafrica: uccisi 12 immigrati

    ◊   Almeno 12 immigrati, per la maggior parte provenienti dal vicino Zimbabwe, sono rimasti uccisi in un'ondata di violenza xenofoba esplosa durante in questi giorni nella città sudafricana di Johannesburg. Già nei giorni scorsi, quando erano stati segnalati i primi incidenti, era giunta la dura condanna della Chiesa cattolica sudafricana. “I basilari diritti umani - aveva scritto in un comunicato Mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg - sono parte della nostra dignità di essere umani, data da Dio. Dio ci ha creato tutti eguali e ci ha creato per la vita in comunità”. Ma quali sono i motivi alla base di tanta violenza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto alla giornalista Laura Mezzanotte, esperta di politica sudafricana:


    R. – Il vero motivo è la pressione urbana, la situazione di tracollo probabilmente, che c’è in alcune aree della città, nel senso che gli immigrati sono andati a collocarsi nelle township, dove esiste già una forte competizione per la sopravvivenza. Questa è sostanzialmente una guerra tra poveri.

     
    D. – Un appello alla calma è stato lanciato dal Nobel per la pace, Nelson Mandela, figura carismatica nel Paese. Verrà ascoltato?

     
    R. – Nelson Mandela ha una grandissima influenza, però il problema è che la situazione nelle township, effettivamente, è difficile, e, purtroppo, il governo non ha saputo o, forse, non ha nemmeno potuto affrontare la pressione determinata da questo flusso di immigrati, che comunque è stato molto grande negli ultimi anni.

     
    D. – Anche la Chiesa locale si dice profondamente preoccupata per quanto sta accadendo. Nei giorni scorsi ha fatto notizia la dura condanna da parte dell’arcivescovo di Johannesburg, mons. Buti Tlhagale. Un’ulteriore conferma, dunque, della gravità della situazione…

     
    R. – Sì, la situazione è molto grave, anche perchè è già un po’ di tempo che ci sono attacchi xenofobi in Sudafrica. Ce ne sono stati nella zona del Capo, contro le comunità somale, che sono rifugiati politici, che scappano dalla guerra. Diciamo che nessuno probabilmente si aspettava una situazione così violenta e così esplosiva, nel senso che quando è cominciata il 10 maggio è stata improvvisa, ma la polizia pensava di riuscire a tenerla sotto controllo. Ieri, invece, si sono vissuti momenti di altissima tensione, impossibile da controllare anche da parte delle forze dell’ordine.

     
    D. – Dalla fine dell’apartheid sono trascorsi 14 anni. Oggi, come si può definire il Sudafrica? Che Paese è, com’è organizzato?

     
    R. – Il Sudafrica è una contraddizione in se stesso, nel senso che è un Paese in realtà che vive in due mondi. Vive, da una parte, nel primo mondo occidentale, perchè ha un buon livello economico, un’economia sviluppata, con livelli tecnologici molto alti; dall’altra, però, in questo Paese convivono situazioni che sono assolutamente da terzo mondo, con sacche di povertà molto grandi, con un livello di disoccupazione ancora molto alto. E’ certamente un Paese che ha anche sulle spalle la grande responsabilità di essere, di fatto, la più grande economia africana e anche per questo gli immigrati arrivano da tutta l’Africa, perchè è la Mecca per quanto riguarda il continente africano.

    inizio pagina

    Presentato a Cannes "Gomorra". La riflessione di don Minervino, parroco a Scampia

    ◊   Calorosi applausi ieri al Festival di Cannes per il film "Gomorra", aspro e tragico affresco di Matteo Garrone tratto dall’omonimo best-seller letterario di Roberto Saviano. Napoli e i paesi limitrofi sotto la morsa della camorra sono osservati e narrati attraverso l’intersecarsi di cinque episodi di ordinaria violenza in cui il denaro e il potere distruggono la vita e la società. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Il rumore dei soldi. L’odore del sangue. Nel regno della camorra, nella Gomorra partenopea, è il denaro il veleno infernale che muove interessi e decisioni. In quella terra non conta il sangue, la vita non vale nulla: con i cadaveri inizia il film che Matteo Garrone trae dall’omonimo libro di Roberto Saviano, grandissimo successo editoriale nato in sordina e arrivato al milione e duecentomila copie vendute. Nell’algida luce di un centro benessere, all’inizio, mentre ci si cura il fisico e si lascia morire l’anima, vite vengono spezzate per quella “necessità di uccidere i nemici e i traditori vista come una trasgressione lecita”, così scrive Saviano nel più dolente degli undici episodi che compongono la sua cantica infernale, quello dedicato a don Peppino Diana, ovviamente eliminato nel 1994 per avere avuto una parola troppo affilata. E alla fine i cadaveri di Marco e Ciro, due bulli incoscienti che ostacolano i ripetitivi meccanismi del “sistema”, sono presi come rifiuti da una ruspa e portati chissà dove. Il magma incandescente di queste micro-storie diventa, nelle immagini di Garrone e nell’accuratissima articolazione del montaggio di Marco Spoletini, una fredda, autorevolmente distaccata documentazione di vite nefande, azioni ignobili, violenze perpetrate e subite con meccanica, quotidianità. Sceglie cinque episodi, per questione di tempi cinematografici, i più universali e meno legati alla cronaca, e con una cesellatura e accuratezza chirurgica li taglia e li cuce, intersecandoli senza che mai il filo della sutura possa incrinare la tensione, ma anche suturare le piaghe infette. Attori professionali, Gianfelice Imparato e Toni Servillo, affiancano i tanti volti ignoti di una città sotto assedio e che pure vuole resistere e risorgere. Il grande pregio di Garrone è di tenersi distante dall’emozione, dall’esibizione, finanche dalla politica e dalla cronaca. E’ un osservatore attento e scrupoloso. La sua denuncia è semplicemente nei fatti che racconta non per distruggere, ma sperare in una ricostruzione. Perché c’è anche, in questa Gomorra, chi tenta di fuggire, di unirsi al grido di chi soffoca: Roberto, neo laureato di belle speranze, non accetta che la vita di un operaio del Nord sia pagata con la vita di una famiglia del Sud, che beve acqua inquinata dai rifiuti prodotti dal primo. Ma è una goccia nel mare. E il suo allontanarsi da vivo viene subito sostituito, nelle immagini livide e acerbe, dall’avvicinarsi di nuovi morti, cadaveri freschi. E non solo eccellenti.

     
    Ma come è stato accolto a Napoli questo film? Sergio Centofanti lo ha chiesto a don Francesco Minervino, parroco a Scampia, uno dei quartieri difficili della città:

     
    R. – Commentavamo fra sacerdoti, che ci faceva un po’ pensare come certe produzioni cinematografiche e televisive del fenomeno camorra diventano un leit motiv nelle nuove generazioni. E questo perchè i ragazzi, oggi come oggi ed almeno in questi territori, vengono colpiti da queste immagini così forti e così immediate tanto da diventare poi modelli. Questo film è una sorta di documentario e non ha un contenuto che apra alla speranza. E’ anche parziale, perchè in questi territori c’è anche tanta realtà positiva; ci sono anche tanti altri ragazzi, giovani e giovanissimi, che con fatica entrano nella società civile: c’è chi studia e per mantenersi agli studi deve lavorare; c’è chi raggiunge un titolo di studio, ma non riesce ad inserirsi nel mondo lavorativo ed è costretto quindi a lasciare la città. Ci sono tutti questi aspetti nella città che pagano purtroppo la presenza della camorra, mentre invece mi sembra che questo film vuole sottolineare soltanto quella presenza.

     
    D. – Dunque lei dice che si tratta di un film documentaristico, ma parziale…

     
    R. – E’ la realtà. Lo ripetiamo ancora: questa è la realtà e non è che la vogliamo nascondere. Non siamo mai stati fra quelle persone che dicono che qui non è così. No, è così! Ma cerchiamo un po’ di sostenere chi - ragazzi, giovani ed anche adulti molto impegnati – cerca di dare forza a questa città. La visibilità che abbiamo, purtroppo, è sempre sul negativo e questo ci rattrista molto, ci preoccupa e ci crea sempre imbarazzo, come realtà ecclesiale e come sacerdoti: incontrando i ragazzi in queste domeniche e nelle celebrazioni della Prima Comunione o in momenti di preparazione dell’estate per gli oratori, siamo sempre messi in difficoltà e a disagio nel sostenere questi ragazzi e questi giovani che cercano di dare il meglio, dando anche un volto diverso alla città e a questi territori. Penso che deve essere data più forza a questi segnali positivi, a queste occasioni, a queste situazioni.

     
    D. – Occorre, dunque, ridare speranza a Napoli. Un po’ come dice l’ultimo libro del cardinale Sepe dal titolo “Non rubate la speranza”…

     
    R. – Noi viviamo con l’arcivescovo anche questa angoscia per la nostra città. E il titolo del libro e’ diventato uno slogan forte: non rubatela, facciamo in modo che non venga rubata la speranza in questa nostra città e in questa nostra terra. La speranza cristiana, che è forse diversa dalla speranza che viene proposta dal mondo, è quella di non arrendersi mai, è quella di andare oltre, è quella di saper attendere, è quella di dare forza a quel lumicino che si accende in determinati momenti, il granello di senape del Vangelo. Questa è per noi la speranza che deve essere oggi tutelata, conservata, difesa.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Cina in lutto per le migliaia di vittime del terremoto

    ◊   Tre giorni di lutto, in Cina, a partire da stamane, per le oltre 34 mila vittime finora accertate del disastroso terremoto del Sichuan. Alle 6.28, ora italiana, segnalati dal suono delle sirene sono stati osservati in tutto il Paese, tre minuti di silenzio per rimarcare una settimana esatta dalla micidiale scossa tellurica di lunedì scorso. Bandiere a mezz’asta e stop al tour della Fiamma olimpica; sospesi tutti gli spettacoli di intrattenimento. Continua intanto a salire il bilancio delle vittime, almeno 71.000 fra 34.073 morti e dispersi. Le ultime notizie parlano anche di circa 200 soccorritori sepolti da una ondata di fango. Intanto a Beichuan epicentro del terremoto si continua a scavare sotto le macerie: ancora oggi una donna è stata estratta viva. Sul fronte degli aiuti, il Governo cinese ha lanciato un appello per reperire tende destinate a 5 milioni di sfollati, mentre la Croce rossa cinese fa sapere che autorizzerà l'ingresso di equipe mediche straniere. Al lavoro per soccorrere i superstiti anche numerosi volontari cristiani, in prima linea la Caritas di Hong Kong, dove cattolici e protestanti hanno lanciato raccolte di fondi per sostenere la ricostruzione. Una prima stima dei danni economici – stilata da Pechino – indica 67 miliardi di yuan, pari a circa 6 miliardi e 16 milioni di euro nella sola provincia di Sichuan. (A cura di Roberta Gisotti)

    inizio pagina

    Il Myanmar accetta gli aiuti internazionali

    ◊   Il Myanmar apre le porte agli aiuti internazionali. Il Paese ha accettato che L'ASEAN, l’Associazione delle nazioni del sudest asiatico coordini gli aiuti stranieri in favore della popolazione birmana, stremata dopo il passaggio del ciclone Nargis. Lo ha annunciato oggi George Yeo, ministro degli Esteri di Singapore, dove si è svolta la riunione dell’ASEAN, coordinata dal ministro degli Esteri birmano Nyan Win. L'entrata di aiuti dal di fuori dell'area del sudest asiatico sarà sottoposta a valutazioni caso per caso. “Dobbiamo occuparci dei bisogni specifici e non ci saranno accessi incontrollati'', ha puntualizzato Yeo. All’incontro hanno partecipato Malaysia, Indonesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Laos, Vietnam e Cambogia, oltre alla ex Birmania. Durante l’assemblea sono stati valutati in 10 miliardi di dollari i danni del ciclone che ha provocato 134.000 tra morti e dispersi, secondo il bilancio ufficiale. Sulla criticità della situazione anche un appello di mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che ha chiesto alla comunità internazionale di unirsi alle preoccupazioni per i sopravvissuti alla catastrofe. Anche le Chiese dell’Asia continuano la loro mobilitazione a favore delle vittime. In alcuni casi inviano aiuti tramite i canali cattolici, in altri invece collaborano con la comunità buddista locale. Nelle Filippine, la Caritas Manila manderà oggi la prima tranche degli aiuti raccolti nelle varie parrocchie dell’arcidiocesi attraverso due sacerdoti birmani in partenza per il loro Paese d’origine. Anche la comunità cattolica dello Sri Lanka mostra grande solidarietà verso la tragedia birmana. Qui la Caritas (SEDEC) ha consegnato ai responsabili religiosi buddisti latte in polvere e cibo per il valore di 5000 dollari. Alcuni monaci cercheranno di portare gli aiuti in Myanmar. (V.V.)

    inizio pagina

    Mons. Warduni contro la condanna a morte del rapitore di mons. Rahho

    ◊   “Noi perseguiamo la pace, la sicurezza e la riconciliazione dell’Iraq, tutte cose per le quali si è speso in vita mons. Rahho e per le quali continuiamo a lavorare”. Così mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, ha commentato all’agenzia Sir la condanna a morte - da parte dell’autorità irachena - di Ahmed Ali Ahmed, leader di Al Qaeda coinvolto nel rapimento e nell’uccisione dell’arcivescovo di Mosul Paulos Faraj Rahho. Come è noto il presule caldeo era stato rapito il 29 febbraio scorso e trovato morto il 13 marzo. “Mons. Rahho - ha affermato Warduni - non avrebbe accettato una simile condanna. I principi cristiani affermano che non è consentito condannare a morte nessuno e ci invitano al perdono, alla riconciliazione e alla giustizia. Alla Chiesa irachena interessa la pace, la sicurezza e la riconciliazione del Paese”. Riferendosi all'attuale situazione, mons. Warduni ha riferito di “un qualche miglioramento ed anche a Mosul la gente dice che va un po’ meglio. La speranza è che duri nel tempo e che Al Qaeda venga sconfitta”. La notizia della condanna di Ahmed Ali Ahmed, noto come Abu Omar, è stata data ieri dal portavoce del Governo Ali al-Dabbagh. Fonti militari già due giorni dopo il ritrovamento di mons. Rahho dissero di aver arrestato un uomo coinvolto nel rapimento. La condanna a morte è stata salutata con soddisfazione dall’Ambasciata americana a Baghdad. Non è nota la data dell’esecuzione. (R.G.)

    inizio pagina

    Opam: sono 800 milioni gli analfabeti nel mondo

    ◊   “Proprio mentre i nostri ragazzi si preparano agli esami o pensano alle prossime vacanze, in molti, anzi troppi, Paesi del Sud del mondo, le scuole non chiudono per il semplice motivo che non esistono o non si sono mai aperte”. E’ quanto dichiara in una dichiarazione ripresa dall'Agenzia Sir, mons. Aldo Martini, presidente dell’Opera per la Promozione dell'Alfabetizzazione nel Mondo, Opam, in occasione del 36° anniversario di fondazione dell’associazione fondata da don Carlo Muratore. “A 60 anni dall’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – sottolinea il presidente dell’Opam – il diritto all’istruzione è tuttora disatteso. Gli analfabeti adulti nel mondo sono circa 800 milioni e i bambini che non hanno accesso alla scuola primaria sono 115 milioni. Guerre, povertà, isolamento, discriminazioni, mancanza di strutture e insegnanti sono tra le cause principali di questa piaga, che pure può essere sanata”. Di qui l’invito dell’Opam: “Ciascuno può contribuire a far sì che a settembre la campanella della scuola suoni davvero per tutti”. L’Opam lavora da 36 anni a favore dell’alfabetizzazione nel mondo: nell’ultimo anno, ha permesso a 10.500 bambini di andare a scuola, ha finanziato la costruzione di 10 scuole e l’ampliamento e la ristrutturazione di altre 13. Ha fornito banchi a 1.488 ragazzi, effettuato 12 progetti di formazione e alfabetizzazione delle donne. Ha in attivo 2.100 adozioni scolastiche e 16 gemellaggi tra scuole italiane e scuole di Paesi in via di sviluppo. (R.P.)

    inizio pagina

    Africa occidentale: serve una politica agricola comune per combattere il carovita

    ◊   “È necessario avviare una politica agricola comune che ci aiuti a condividere e a controllare collettivamente le risorse della regione”: lo ha detto Mohammed Ibn Chambas, segretario esecutivo della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), alla fine di un incontro tra i ministri dell’agricoltura svoltosi ad Abuja per discutere la questione dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari. “Dobbiamo osservare la crisi in due dimensioni – ha continuato Chambas – In primo luogo, come aiutare gli Stati membri ad affrontare un problema immediato; poi, come affrontare a lungo termine e in modo strutturale l’argomento”. Secondo gli economisti dell’Ecowas, riferisce l'Agenzia Misna, il carovita può costare ai Paesi della regione più di 11,6 miliardi di dollari solo in interventi di emergenza. Finora, i governi hanno reagito alla crisi del carovita adottando provvedimenti di breve termine, come la diminuzione delle tasse d’importazione sul rifornimento di cibo o l’introduzione di misure di controllo dei prezzi. Mentre le maggiori economie della regione, come quella della Nigeria o della Costa d'Avorio, sono state in grado di assorbire con relativa facilità il costo di simili misure, contenere l’aumento dei prezzi è una questione più impegnativa per gli stati più poveri. Perciò, alla fine dell’incontro di Abuja, è stato diffuso un comunicato dell’Ecowas per chiedere ai paesi esportatori di petrolio di aiutare gli stati importatori a temperare gli effetti della crescita del prezzo del greggio attraverso forniture privilegiate. (R.P.)

    inizio pagina

    Somalia: l’ONU aprirà un Ufficio politico a Mogadiscio per fronteggiare la grave crisi

    ◊   Le Nazioni Unite apriranno un Ufficio politico a Mogadiscio, la capitale della Somalia. Lo ha deciso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, approvando la richiesta del segretario generale Ban Ki-moon di spostare il personale da Nairobi, la capitale del Kenya. Il provvedimento rappresenta un primo passo per un maggiore impegno dell'ONU nel Corno d'Africa. Il Consiglio ha approvato all'unanimità la risoluzione 1814, che chiede l'apertura dell'ufficio ed invita Ban a continuare a lavorare ad un piano che prevede il dispiegamento di una forza di pace in Somalia. La decisione è stata ''una grande vittoria'', secondo l'ambasciatore del Sud Africa Dumisano Kumalo, perché ''manda un segnale alla popolazione in Somalia: se ci saranno le condizioni di sicurezza e le premesse politiche, l'ONU potrà intervenire''. Il diplomatico sudafricano coordinerà la missione del Consiglio di Sicurezza in Africa prevista in giugno. (R.G.)

    inizio pagina

    Incontro a Roma con i vescovi albanesi sul problema dell'immigrazione

    ◊   “Gli operatori pastorali per le comunità albanesi in Italia sono impegnati da diversi anni nel delicato lavoro di agevolazione degli immigrati albanesi, per il loro inserimento nel nostro tessuto sociale e per la loro incorporazione nelle comunità parrocchiali”. Don Pasquale Ferraro, coordinatore nazionale per la pastorale degli albanesi in Italia, presenta così l’incontro che si svolgerà giovedì prossimo a Roma, presso la sede della Fondazione Migrantes, con i vescovi della Conferenza episcopale albanese, che sono nella capitale per la “Visita ad Limina” in Vaticano. “Aprirsi all'accoglienza con la sensibilità evangelica della carità – spiega don Ferraro all'Agenzia Sir – fa sì che si crei tra le parti un rispettoso dialogo, che aiuta il gruppo minoritario a non perdere la propria peculiarità; su questo sono molto attesi i suggerimenti che vorranno dare i vescovi albanesi, affinché si possano concordare obiettivi comuni che guardino ad una maggiore collaborazione italo-albanese, per la quale si ritiene che i tempi siano ormai maturi”. L’auspicio – conclude don Ferraro - è che il convegno porti “ad un interscambio di sacerdoti e forze missionarie”, finalizzato “a far maturare la sensibilità per l'annuncio del messaggio evangelico”. (R.P.)

    inizio pagina

    L’Australia offre visti permanenti ai profughi. Elogi dall’ONU

    ◊   Il nuovo Governo laburista australiano ha guadagnato gli elogi delle Nazioni unite e degli organismi umanitari, per aver deciso di accordare ai profughi "rifugio permanente", piuttosto che visti temporanei. Come annunciato dal ministro dell'Immigrazione Chris Evans, tutti i rifugiati potranno chiedere la residenza permanente, anche se sono entrati nel Paese con visto turistico o illegalmente. I circa 1.000 profughi che si trovano in Australia con visti temporanei avranno quindi diritto a visti permanenti, purché rispondano ai requisiti di sicurezza e di buona condotta. Nel 1999, il precedente Governo conservatore aveva iniziato ad emettere visti di 'protezione temporanea', validi per soli tre anni, a chi otteneva lo status di profugo. I titolari di visti temporanei potevano presentare domanda di visto permanente dopo tre anni, ma finché la domanda non era accettata restavano in situazione di incertezza. Inoltre perdevano il visto temporaneo se lasciavano l'Australia, avevano accesso limitato a servizi di insediamento come lezioni di inglese e sussidi di previdenza, e non potevano presentare domanda di ricongiungimento per i loro familiari. Il commissario ONU per i diritti umani, Graeme Innes, ha elogiato il Governo di Canberra per la decisione. ''La politica dei visti temporanei di protezione - ha osservato in una nota - creava un ingiusto sistema a due livelli, ed ha causato sofferenze e angoscia indebite per molte persone che cercavano di sfuggire alla persecuzione''. (R.G.)

    inizio pagina

    Appello ai cittadini di Sydney: la Giornata Mondiale della Gioventù è aperta a tutti

    ◊   “Giornata Mondiale della Gioventù – il tempo della tua vita eterna”. È questo il titolo della campagna lanciata dal Comitato organizzatore della GMG di Sydney allo scopo di ricordare alla città che l’evento è aperto a tutti. Spot su radio e tv e manifesti pubblicitari affissi sulle strade della capitale australiana lanciano questo messaggio. “Sappiamo che gli abitanti di Sydney hanno voglia di essere coinvolti in questa grande manifestazione di fede – afferma il direttore operativo della GMG, Danny Casey – i cattolici sono il gruppo di credenti più numeroso della città, ma non tutti frequentano regolarmente la chiesa. Vogliamo tuttavia dire loro che sono i benvenuti”. La campagna che continuerà fino alla data di inizio dell’evento, il 15 luglio prossimo, prevede anche inviti porta a porta per invogliare i ‘Sydneysider’ ad iscriversi come volontari o ad offrirsi per ospitare i giovani in casa. (V.V.)

    inizio pagina

    A Bartolomeo I il premio Woodrow Wilson per impegno ecologico e difesa dei diritti umani

    ◊   Un appello per la salvaguardia dell’ambiente e una spinta alla ricerca scientifica perché ritorni a criteri morali sono le proposte di Bartolomeo I, da tempo impegnato nelle questioni ecologiche tanto da meritare il titolo di “Patriarca verde” e da essere citato dalla rivista Time fra le 100 persone influenti del mondo. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli ha svolto la sua riflessione ad Atene, dove lo scorso 15 maggio ha ricevuto il premio Woodrow Wilson per il suo impegno nell’ecologia e sui diritti umani. Bartolomeo I, riferisce l'Agenzia AsiaNews, ha citato le preoccupazioni di molta gente semplice in tutto il mondo per una possibile catastrofe ecologica. Le constatazioni sono le stesse ovunque, fra diverse culture e linguaggi: “l’uomo nella sua corsa sfrenata per il solo guadagno materiale, rischia di distruggere la bellezza del nostro pianeta”. Anche nel “cosiddetto mondo civile [che] si professa cristiano… persiste una frenetica corsa che mira alla distruzione ecologica del nostro pianeta”. Per l’umanità – ha detto Bartolomeo I – diviene impellente “uscire da questo vicolo cieco” e “la religione può dare un contributo importante per illuminare il pensiero tecno-scientifico”. Dopo aver ricordato i conflitti del passato fra fede e scienza, soprattutto in occidente, il patriarca ha detto di seguire con grande soddisfazione “il rimarginarsi delle ferite” fra Chiesa e scienza. Bartolomeo I ha anche sottolineato che vede con preoccupazione l’emergere di una conoscenza tecno-scientifica che “si allontanata da qualsiasi concezione etica, producendo cosi una sua morale, priva di amore per il Dio”. (R.P.)

    inizio pagina

    Terra Santa: donne israeliane e palestinesi insieme per la pace

    ◊   “L’impegno delle donne è essenziale per costruire la pace e dar vita ad un processo di riconciliazione tra israeliani e palestinesi”. Con questa convinzione, Colette Avital, vice presidente della Knesset, responsabile internazionale del partito laburista e presidente di Psipas, coalizione formata da organizzazioni di donne israeliane e Salwa Hedeib, vice ministro per le Pari Opportunità dell’Anp, coordinatrice di The Jerusalem Center for women, parteciperanno il 22 maggio, a Torino alla conferenza “Israeliane e Palestinesi: superare l’odio, costruire la pace”. L’iniziativa - riferisce l'Agenzia Sir - fa parte del progetto “Percorsi mediterranei in Piemonte 2008” e si inserisce in un seminario tra 16 giovani donne israeliane e palestinesi, che si svolgerà dal 21 al 25 maggio nel capoluogo piemontese su iniziativa, tra gli altri, del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, Cipmo, con l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini e la Compagnia di San Paolo. “Le diplomazie da sole non riescono a risolvere il conflitto israelo-palestinese – afferma il Cipmo – è necessario coinvolgere le due società civili per creare ponti di dialogo. Le donne, in particolare, aggiungono la volontà di garantire un futuro ai loro figli e famiglie. Esse possono ridurre le tensioni, formare un’opinione pubblica critica ed educare le nuove generazioni. Il loro impegno è essenziale per costruire la pace”. (R.P.)

    inizio pagina

    Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina: a Roma anche la comunità della diaspora cattolica cinese

    ◊   Sabato 24 maggio, alle ore 11,30, una solenne concelebrazione Eucaristica in lingua cinese ed italiana avrà luogo nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per rispondere all’appello della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina lanciato da Benedetto XVI nella sua Lettera dello scorso 27 maggio. Il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, presiederà la celebrazione cui prenderà parte la comunità della diaspora cattolica cinese di tutta Italia. Secondo le informazioni dell’Ufficio Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, per la circostanza diverse comunità cattoliche cinesi che vivono in Italia - da Milano a Rimini, da Bologna a Napoli - stanno organizzando due giorni di pellegrinaggio a Roma. La stampa cinese, ufficiale e no, - riferisce l'Agenzia Fides - ha riportato con evidenza la notizia della preghiera composta dal Papa per la Giornata del 24 maggio, dedicata a Nostra Signora di She Shan. Per i cattolici cinesi “questa preghiera ci aiuta a superare la grande tragedia del terremoto. Preghiamo la Madonna di She Shan secondo le indicazioni del Papa, - affermano - perché ci protegga e ci doni la sua forza. Soprattutto preghiamo nella giornata del 24 maggio”. (R.P.)

    inizio pagina

    Spaghetti antimafia in vendita nelle piazze italiane a sostegno degli anziani

    ◊   Gli ‘spaghetti antimafia’ aiutano gli anziani. Sabato prossimo in 800 piazze italiane i volontari di AUSER RisorsAnziani venderanno oltre 100 mila confezioni di pasta prodotta con il grano coltivato nei terreni confiscati alla criminalità organizzata. Scopo dell’iniziativa, spiegano i promotori, è “raccogliere fondi a sostegno del Filo d’Argento, il telefono amico degli anziani che aiuta a sconfiggere solitudine ed emarginazione”. “Abbiamo scelto la pasta perché è un prodotto buono della terra italiana, come la solidarietà - sottolinea il presidente nazionale AUSER, Michele Mangano – stringendo un patto di ferro fra legalità, solidarietà agli anziani e impegno antimafia”. Gli spaghetti, prodotti con metodo biologico, sono frutto del lavoro dei giovani della cooperativa sociale Placido Rizzotto - Libera Terra, che operano sui terreni confiscati alla mafia nella zona dell’Alto Belice Corleonese. Per il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, è “un modo concreto per affermare i diritti all’origine della giustizia e della libertà”. Sono oltre 5 milioni gli anziani che vivono in solitudine. Dal 1989 la rete di solidarietà di AUSER è impegnata tutti i giorni, festivi compresi, ad aiutarli tramite il Filo d’Argento, al numero verde 800-995988, attraverso il quale gli anziani possono ricevere spesa e farmaci a casa, essere accompagnati dal medico, avere un po’ di compagnia. (V.V.)

    inizio pagina

    Un libro riflette sui Family-day a Roma e Madrid e sul futuro della famiglia in Europa

    ◊   La famiglia naturale e la difesa della vita sono alla deriva in Europa. In diversi paesi sta nascendo l’idea che la famiglia naturale sia omofobica e che discrimini tante altre forme di unione. Ma le famiglie non ci stanno ad essere discriminate e così sono scese in piazza a Roma e Madrid per rivendicare la loro centralità sociale ed il loro ruolo di difesa e proseguimento della civiltà. Lo scontro moderno tra le ideologie relativiste e la famiglia che difende il diritto naturale viene raccontato da Angela Pellicciari nel libro “Family Day, Roma-Madrid, e dopo?”, edizioni Fede & Cultura. La Pellicciari, storica del Risorgimento e dei rapporti tra Papato e Massoneria, racconta le manifestazioni di piazza delle famiglie, a Roma (12 maggio 2007) ed a Madrid (30 dicembre 2007), spiegando che si tratta non solo di una rivolta contro leggi inique, ma dei segni di una rinascita culturale e civile. In particolare - riferisce l'Agenzia Zenit - la storica del Risorgimento sottolinea che dietro alla difesa di “nuovi diritti” in realtà si nasconde “il dominio dei forti sui deboli”. Per la Pellicciari, evitare la sofferenza con la dolce morte, legittimare unioni per definizione assenti dalla procreazione, sollevare la donna dall’esclusiva della maternità e fabbricare esseri umani secondo i propri desideri “non ha nulla a che vedere con la giustizia e la difesa dei più deboli”. “Tutto ciò – sottolinea l’autrice del libro – ha a che vedere con la difesa dei forti, che impongono il soddisfacimento del proprio utile a scapito di quello dei più indifesi. Tutto ciò ha a che vedere con un dominio spietato dell’uomo sull’uomo, spacciato per tutela della libertà individuale, rispetto delle minoranze e della democrazia”. La Pellicciari spiega che oggi come ieri, a difendere i deboli dalle ingiustizie e dai soprusi dei “forti” è ed è stata la Chiesa ed il popolo cattolico. Questo spiega perché, per secoli, l'attacco si è concentrato contro i Pontefici, mentre oggi - precisa la Pellicciari - "l’attacco è alla vita" e per colpire la vita è necessario "distruggere la famiglia che la vita genera e protegge". In questo modo stanno cercando di "cancellare il disegno di Dio sull’uomo, fondato sull’amore coniugale", sottolinea l'autrice del libro. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    L'ETA torna a colpire vicino a Bilbao

    ◊   Una bomba è stata fatta esplodere nella notte nella città basca di Getxo, vicino a Bilbao. Poco prima, l'attentato era stato annunciato dal gruppo armato indipendentista basco dell'ETA. Secondo la radio pubblica RNe, non ci sarebbero vittime. La bomba è esplosa su una spiaggia di Getxo poco prima dell'1.00. L'ultimo attentato attribuito al'ETA risale a mercoledì scorso e ha causato un morto e quattro feriti tra gli agenti della Guardia Civil.

    Medio Oriente
    Due razzi palestinesi sparati dal nord della striscia di Gaza sono esplosi stamani alla periferia meridionale di Ashqelon, in Israele, senza provocare vittime. A quanto risulta, le deflagrazioni sono avvenute all'interno della zona industriale. Intanto, si parla di tregua: il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, si reca oggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per discutere con il presidente egiziano, Hosni Mubarak, le modalità di una tregua con Hamas nella Striscia di Gaza, mediata nelle ultime settimane dalla diplomazia egiziana. Parallelamente, al Cairo, sono attesi esponenti di Hamas provenienti da Damasco e da Gaza. Israele, secondo la radio militare, ritiene che la tregua debba essere sostenuta da due altre componenti: l'adozione di misure severe per impedire il traffico di armi dal Sinai verso la Striscia di Gaza e l'ingresso nella fase finale della lunga trattativa per uno scambio di prigionieri. Hamas, da parte sua, esige garanzie circa la riapertura dei valichi con la Striscia di Gaza.

    Israele
    Mentre proseguono le indagini della polizia israeliana sul premier, Ehud Olmert, sospettato di aver accettato nel corso di anni ingenti finanziamenti da sostenitori negli Stati Uniti, il leader del partito laburista, Ehud Barak, è ormai convinto che sarà necessario sciogliere in anticipo la legislatura ed andare a nuove elezioni politiche. Il voto, ha detto ieri Barak ai suoi sostenitori, potrebbe avvenire alla fine del 2008 (con due anni di anticipo sul previsto), oppure all'inizio del 2009. Venerdì scorso, la polizia ha chiesto di interrogare Olmert, per la seconda volta in dieci giorni, per chiedergli delucidazioni su una serie di sospetti che gravano sulla persona. Il premier ha replicato di non poter per il momento ricevere gli inquirenti. In una dichiarazione pubblica, dieci giorni fa, ha ammesso di aver accettato finanziamenti per una serie di campagne politiche alla fine degli Anni Novanta, ma ha categoricamente escluso di essersi messo in tasca “nemmeno un centesimo”. Oggi, intanto, la Knesset (parlamento) inizia la sua sessione estiva.

    Libano
    Un gruppo formato da 290 intellettuali, esponenti politici, protagonisti dei media e attivisti sociali libanesi ha diffuso oggi un appello per una “resistenza civile pacifica” al movimento sciita Hezbollah, che all'inizio di maggio ha lanciato un assalto armato contro i suoi rivali sunniti drusi a Beirut e in altre zone del Paese. “Hezbollah ha dichiarato una guerra interconfessionale per realizzare il suo progetto di ottenere la totale autorità e inserire il Libano nell'asse Gaza-Damasco-Teheran distruggendo la società libanese”, si afferma nell'appello, pubblicato oggi dalla stampa di Beirut. I firmatari, tra cui esponenti cristiani, drusi, sunniti e sciiti, non precisano come la “resistenza pacifica” ad Hezbollah verrà messa in atto. Allo stesso tempo, si rivolgono però alle forze filogovernative che partecipano al “dialogo nazionale” avviato venerdì scorso in Qatar, sotto gli auspici della Lega Araba, affinchè diano “la priorità alla discussione sulla questione cruciale delle armi di Hezbollah”. “Consentire ad Hezbollah di detenere armi significa la fine dello Stato libanese”, affermano i firmatari dell'appello, aggiungendo che il timore dei libanesi di vedere il gruppo sciita riprendere i suoi assalti armati “non sarà cancellato fino a quando Hezbollah non sarà privato delle sue armi”.

    Pakistan
    I taleban pakistani, considerati legati ad al Qaida, hanno rivendicato l'attentato suicida che ieri nella città-guarnigione di Mardan, nel nord-ovest del Pakistan, ha fatto almeno 13 morti. L'attacco, ha detto un portavoce degli estremisti, è stato compiuto per “vendicare” i 14 militanti uccisi il 14 maggio da due missili - americani secondo Islamabad e secondo i taleban - piovuti vicino al villaggio di Damadola, nella regione tribale al confine con l'Afghanistan. “L'attacco di Mardan ha vendicato l'attacco di Damadola”, ha detto al telefono all'agenzia France Presse Omar, portavoce del Movimento dei Taleban del Pakistan (TTP) del capo tribale Beitullah Mehsud, considerato da Washington il capo di al Qaida in Pakistan. I missili del 14 maggio e l'attentato di ieri cadono nel pieno dei negoziati con i quali Islamabad sta cercando di raggiungere una tregua con i Taleban dopo un'ondata di attentati che da un anno e mezzo ha colpito il Paese con un bilancio di almeno 1.100 morti.

    Iraq
    Un militare americano è rimasto ucciso ieri dall'esplosione di una bomba artigianale nella provincia di Salaheddin, nel nord dell'Iraq. Lo ha reso noto il comando statunitense a Baghdad in un comunicato. Sale così a 4.078, secondo un sito Internet specializzato, il numero dei militari americani rimasti uccisi in Iraq dall'intervento del marzo 2003.

    Afghanistan
    La NATO ha negato l'accusa contenuta in un rapporto dell'UNHCR, il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, secondo cui i militari della Forza di assistenza alla sicurezza (ISAF) avrebbero ucciso almeno 200 civili afghani oltre a 300 combattenti talebani dall'inizio del 2008. “Nell'insieme troviamo molta della sostanza e il tono generale del rapporto imprecisi e non sostanziati da prove”, ha detto in una conferenza stampa ieri a Kabul Mark Laity, portavoce della Nato, che ha ammesso che qualche civile è stato ucciso per errore durante i combattimenti contro i Taleban, aggiungendo pero' che “per noi si tratta di numeri a due cifre”. Il rapporto dell'Unhrc, compilato dal commissario speciale sulle esecuzioni extragiudiziali Philip Alston e reso noto lo scorso giovedì, concludeva con la raccomandazione che le truppe Isaf e quelle di Enduring Freedom facciano di più per evitare perdite civili oppure sempre più innocenti moriranno in Afghanistan.

    Francia
    In circa 20 mila secondo la polizia (45 mila secondo gli organizzatori) hanno manifestato ieri pomeriggio a Parigi contro la soppressione prevista di migliaia di posti di lavoro nel settore dell'educazione. La manifestazione, riunita su appello della Fsu, la maggiore organizzazione sindacale dell'educazione, ha riunito personale docente e non di tutte le scuole, dalle materne all'università. Il governo francese, di fronte a un considerevole debito pubblico, e deciso a una “rivoluzione culturale” nella pubblica amministrazione, ha previsto la soppressione di 22.900 posti di lavoro nel 2008, di cui 11.200 interessano il settore dell'istruzione. Altri 35 mila posti in meno sono stati annunciati per il 2009.

    Colombia
    Nelly Avila Moreno, ricercatissima leader del Fronte 47 delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) conosciuta come 'Karinà, si è consegnata alle autorità colombiane insieme a altri due guerriglieri, sostenendo di essere “stanca della guerra”. Lo ha reso noto il ministero della Difesa a Bogotà. I media colombiani hanno diffuso immagini della donna, che ha meno di 50 anni, che è in mano alla 4.a Brigata dell'esercito di stanza a Medellin e che è ad oggi il più importante responsabile delle FARC che si consegna spontaneamente alle forze regolari. Di recente, il governo aveva reso noto che su di lei esisteva una taglia di 1.700 milioni di pesos (625 mila euro). Il 2 maggio scorso il presidente, Alvaro Uribe, le aveva rivolto un appello a consegnarsi e le aveva promesso che se lo avesse fatto l'avrebbe ricevuta “con quel sentimento fraterno che la Colombia ha per quelli che correggono il loro comportamento”.

    Sri Lanka
    Truppe dello Sri Lanka hanno attaccato ieri postazioni dei ribelli nel nord dell'isola, uccidendo 61 militanti delle Tigri Tamil. Lo hanno reso noto oggi fonti militari. Il raid, che ha causato la morte di 15 soldati, è avvenuto dopo che venerdì scorso un attentatore suicida alla guida di una moto ha ucciso 11 persone, soprattutto funzionari di polizia. I combattimenti tra le forze governative e le Tigri per la liberazione del Tamil Eelam (LTTE) sono aumentati da gennaio quando il governo si è ritirato da un accordo per il cessate-il-fuoco, siglato nel 2002, che non era comunque riuscito ad impedire lo scoppio di una nuova guerra civile all'inizio del 2006. Finora, secondo dati forniti dai militari, circa 360 ribelli e 41 soldati sono morti durante gli scontri nel mese di maggio. Si stima che 70 mila persone siano state uccise nei 25 anni di guerra civile. Gli scontri recenti hanno avuto luogo nei distretti di Vavuniya e Polonnaruwa, nel nord dell'isola e nel distretto nord-occidentale distretto di Mannar.

    Bangladesh
    La polizia del Bangladesh ha arrestato per concussione il capo del principale partito politico islamico del Paese, la Jamaat Islami. Lo riportano fonti di polizia. L'arresto è l'ultimo di una offensiva contro la corruzione che l'amministrazione militare sta svolgendo in vista delle elezioni di dicembre. Moulana Matiur Rahman Nizami, già ministro nel governo di Begum Khaleda Zia, è stato prelevato dalla sua abitazione di Dhaka, ieri sera, e trasferito in una stazione di polizia sotto stretta sorveglianza. Verrà interrogato riguardo ad un contratto concesso illegalmente ad una compagnia locale di operazioni cargo nel porto di Chittagong. “Abbiamo arrestato Moulana Nizami intorno alla mezzanotte di ieri e lo abbiamo portato alla stazione di polizia di Cantonment”, ha spiegato un ufficiale di polizia. La Jaamat Islami faceva parte della coalizione governativa di Khaleda tra il 2001 ed il 2006. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 140

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina