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Sommario del 18/05/2008
Al Gaslini di Genova il commovente abbraccio di Benedetto XVI ai bambini ricoverati nell'istituto pediatrico
◊ Un caloroso e commovente abbraccio quello di stamani fra Benedetto XVI e i bambini ricoverati all’ospedale pediatrico “Giannina Gaslini” di Genova. Tremila persone, fra cui anche genitori, personale medico e operatori dell’Istituto hanno preso parte a questo evento, preceduto di prima mattina da una visita al Santuario della Madonna della Guardia. Come ieri a Savona anche oggi nel capoluogo della Liguria il maltempo non ha frenato la gente, accorsa numerosa per accogliere il Papa. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini.
“Siatene tutti certi: Dio non ci abbandona mai. Restate uniti a Lui e non perderete mai la serenità, nemmeno nei momenti più bui e complessi”.
Sono parole di coraggio quelle che il Papa rivolge ai bambini del Gaslini, un ospedale di primo piano non solo in Italia ma in tutto il Mediterraneo per la cura dei più piccoli. Santuario della vita e della famiglia lo definisce il Pontefice che prima del discorso ha incontrato alcuni bambini, anche neonati in braccio ai loro genitori. I corridoi sono affollati, gli occhi dei bambini felici e curiosi. La papamobile percorre i viali di questo grande Istituto, 73mila metri quadri. Fondato nel 1931 da Gerolamo Gaslini che lo dedicò alla figlia, deceduta a soli 12 anni. Per sua decisione, il presidente della fondazione è l‘arcivescovo di Genova: una scelta che manifesta la volontà dell’ispirazione cristiana dell’istituto, sorretto dai valori evangelici. Il vostro impegno, ricorda il Papa rivolgendosi ai genitori e al personale, è che alla professionalità si unisca “amorevolezza e attenzione alla persona” con “quel supplemento di affetto” che è “la prima e indispensabile terapia”. Il Gaslini dunque luogo di speranza in quanto stimato Istituto di ricerca e cura. Speranza che però, ha sottolineato il Papa, deve essere “sostenuta da una visione più alta della vita” che permetta a medici e genitori di non risparmiare sforzi per ottenere i migliori risultati. Benedetto XVI sa che si affaccia il pensiero della “silenziosa presenza di Dio, che accompagna quasi impercettibilmente l’uomo nel suo lungo cammino nella storia”. E sa che gli interrogativi dell’uomo sono molto profondi:
“La vera speranza ‘affidabile’ è solo Dio, che in Gesù Cristo e nel suo Vangelo ha spalancato sul futuro la porta oscura del tempo. ‘Sono risorto e ora sono sempre con te’ - ci ripete Gesù, specialmente nei momenti più difficili – ‘la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai tra le mie braccia. Sono presente anche alla porta della morte’ ”.
Gesù manifestò la sua predilezione per i bambini, per la loro fede spontanea e generosa e commuovendosi davanti alla vedova di Nain che aveva perso il suo unico figlio, la rassicurò: “Non piangere”. Parole di consolazione che Gesù ripete ancora oggi a chi è nel dolore: “Non piangere”. Benedetto XVI manifesta quindi il suo affetto ai bambini e li affida alla Vergine Maria, che come sottolinea la statua della cappella del Gaslini, abbraccia Gesù deposto dalla croce, soffrendo per i dolori di suo Figlio, ma “ora – ricorda il papa- vive con lui nella gloria”:
“Mi rivolgo, infine, a voi, carissimi bambini, per ripetervi che il Papa vi vuole bene”
(Applausi)
L’affetto del Papa, con questa visita al Gaslini, è sentito dai bambini che lo ricambiano. “A volte sono stanco di stare qui, dice Pietro, 9 anni, nell’intervento a nome di tutti i piccoli pazienti, “ma quando penso che il Signore è con me, tutto diventa più semplice”:
“Santo Padre, so che ci vuoi tanto bene e per questo ti chiedo di pregare per noi affinché possiamo tornare presto guariti nelle nostre case e di darci la benedizione di Dio”.
Prima del discorso del Papa, il saluto del commissario straordinario del Gaslini, Vincenzo Lorenzelli e del sindaco Marta Vincenzi. Di prima mattina il Papa aveva pregato davanti all’effige di Maria nel santuario della Madonna della Guardia che domina Genova dall’alto. Nella preghiera rivolta alla Vergine a cui il Papa ha regalato una rosa d’oro, Benedetto XVI le ha chiesto: “insegnaci ad ascoltare il tuo figlio Gesù…per testimoniarlo con la coerenza della vita, restando liberi dalle suggestioni del mondo”. Quindi, come fece prima di lui Giovanni Paolo II, le ha affidato la città di Genova, città che visse momenti di grande splendore culminati nel 1528 con il doge Andrea Doria e che ancora oggi vanta il più grande porto italiano. Ma anche “città della carità cristiana” l’ha definita il Papa pensando proprio al Gaslini e all’ incontro “che, ha detto, rimarrà impresso nel mio cuore”. (Da Genova, Debora Donnini, Radio)
L'incontro del Papa con i giovani a Genova: "arrendetevi all'amore di Cristo! Non seguite le mode e i falsi miti!". All'Angelus appello contro le munizioni a grappolo
◊ Dopo la visita al Gaslini il Papa si è recato in Piazza Mateotti per l'incontro con i giovani e la recita dell'Angelus. Ce ne parla Sergio Centofanti.
I giovani partecipano con entusiasmo all’incontro con il Papa sotto una pioggia scrosciante e Benedetto XVI li ringrazia:
“Carissimi giovani, purtroppo la pioggia mi perseguita in questi giorni, ma prendiamola come segno di benedizione, di fecondità per la terra, anche come simbolo dello Spirito Santo che viene e rinnova la terra, anche la terra secca delle nostre anime”.
“Siate sempre giovani!”: questo l’invito del Papa che tuttavia sottolinea come “la giovinezza, quella vera” non sia questione di anni o di efficienza: non vuol dire essere alla moda o seguire “miti appariscenti” e “menzogne diffuse” ma essere buoni e generosi. E “la bontà vera è Gesù”. Purtroppo - aggiunge - ci sono giovani “che sono vecchi dentro … pur non mancando di beni terreni”. Manca loro “la cosa più importante, quel ‘qualcosa’ che veramente riempie l’anima”. E ci sono quelli che vogliono rimanere giovani a tutti i costi e “si mascherano da giovani, anche se il tempo della giovinezza è … visibilmente passato”. Ma “perché – si chiede il Papa - è bello essere giovani?”:
“La gioventù ha ancora tutto il futuro davanti a sé. Tutto è futuro – tempo di speranza. E il futuro è pieno di promesse. Ad essere sinceri, dobbiamo dire che per molti il futuro è anche oscuro, pieno di minacce. Ci si domanda: ‘Troverò un posto di lavoro? Troverò una casa? Troverò l’amore? Quale sarà il mio vero futuro?’ E davanti a queste minacce il futuro può anche apparire come un grande vuoto. Perciò molti vogliono arrestare il tempo per paura di un futuro nel vuoto; vogliono subito consumare tutte le bellezze della vita – e così l’olio della lampada è consumato quando la vita comincerebbe. E’ importante scegliere le vere promesse, che aprono al futuro – anche con rinunce. Chi ha scelto Dio ha ancora nella vecchiaia un futuro senza fine e senza minacce davanti a sé”.
Ed è Gesù è la scelta fondamentale per restare giovani:
“Lui, Lui solo, è l’Amico che non tradisce mai. Fedele fino al dono della vita in Croce. Arrendetevi al suo amore! Come portate scritto sulle magliette preparate per questo incontro:‘scioglietevi’ davanti a Gesù, perché solo Lui può sciogliere le vostre ansie e i vostri timori e colmare le vostre attese. Egli ha dato la vita per noi, ognuno di noi”.
Ma per conoscere veramente Gesù – ha detto il Papa - bisogna seguirlo da vicino, non da lontano. Occorre incontrarlo nella preghiera, nella vita sacramentale, nel Vangelo meditato personalmente e nella grande comunione della Chiesa, nell’incontro con i poveri:
“E solo così, conoscendo personalmente Gesù possiamo comunicare questa nostra amicizia agli altri. Possiamo superare l’indifferenza. Perché anche se appare invincibile qualche volta l’indifferenza, e sembra che non si abbia bisogno di Dio, in realtà tutti sanno che qualcosa manca nella loro vita. E solo avendo scoperto Gesù capiscono: 'Era questo che aspettavo'. E noi quanto più siamo realmente amici di Gesù, tanto più possiamo aprire il cuore anche agli altri, perchè anche loro diventino veramente giovani, avendo cioè davanti a sé un grande futuro”.
Al termine dell’incontro il Papa, dando appuntamento ai giovani per la GMG di Sydney,
consegna ad alcuni di loro il Vangelo come segno di un mandato missionario:
“Andate, carissimi giovani, negli ambienti di vita, nelle vostre parrocchie, nei quartieri più difficili, nelle strade! Annunciate Cristo Signore, speranza del mondo. Quanto più l’uomo si allontana da Dio, la sua Sorgente, tanto più smarrisce se stesso, la convivenza umana diventa difficile, e la società si sfalda. State uniti tra voi, aiutatevi a vivere e a crescere nella fede e nella vita cristiana, per poter essere testimoni arditi del Signore. State uniti, ma non rinchiusi. Siate umili, ma non pavidi. Siate semplici, ma non ingenui. Siate pensosi, ma non complicati. Entrate in dialogo con tutti, ma siate voi stessi. Restate in comunione con i vostri Pastori: sono ministri del Vangelo, della Divina Eucaristia, del perdono di Dio. Sono per voi padri e amici, compagni della vostra strada. Voi avete bisogno di loro, e loro – noi tutti – abbiamo bisogno di voi. Ciascuno di voi, cari giovani, se resta unito a Cristo e alla Chiesa può compiere grandi cose”.
Il Papa ha quindi recitato con i giovani la preghiera dell’Angelus e li ha invitati a confidare in Maria ricordando le parole della Vergine al pastore Benedetto Pareto sul finire del 1400 esortandolo a costruire un santuario sul monte Figogna, luogo dell’apparizione:
“’Confida in me! I mezzi non ti mancheranno. Con il mio aiuto tutto ti sarà facile. Mantieni solo ferma la tua volontà’. ‘Confida in me!’ Questo ci ripete oggi Maria”.
Dopo la preghiera mariana il Papa ha ricordato che domani si svolgerà a Dublino “un importante evento”: la Conferenza diplomatica sulle munizioni a grappolo, convocata allo scopo di produrre una Convenzione che interdica questi micidiali ordigni:
“Auspico che, grazie alla responsabilità di tutti i partecipanti, si possa giungere ad uno strumento internazionale forte e credibile: è necessario infatti rimediare agli errori del passato ed evitare che si ripetano in futuro”.
Siate ‘specialisti’ dell’ascolto di Dio: così il Papa ai canonici della cattedrale di San Lorenzo; ai religiosi l’invito pressante a educare i giovani
◊ Ancora la gioventù in primo piano nell’incontro del Papa - che è seguito nella Cattedrale di San Lorenzo - con i canonici del Capitolo metropolitano e con i religiosi e le religiose dell’arcidiocesi. “Vi raccomando - ha detto loro il Santo Padre - soprattutto l’educazione dei ragazzi e dei giovani”. Benedetto XVI è stato accolto nella Cattedrale dal vescovo ausiliare, Luigi Ernesto Palletti, dal preside del Capitolo mons. Mario Grone e dal delegato diocesano per la Vita Consacrata padre Domenico Rossi. Il servizio di Roberta Gisotti.
“Eccomi tra voi cari amici per incoraggiarvi” ad essere missionari permanenti, ha esordito Benedetto XVI rivolto ai canonici e alla grande famiglia della Vita consacrata, ricordando la “ricca tradizione di santità e di generoso servizio ai fratelli”, offerto nei secoli passati dalla Chiesa di Genova:
“Ma anche ora, nonostante le difficoltà che la società sta attraversando, è forte la passione evangelizzatrice nelle vostre comunità”.
Poi l’invito a coltivare “lo stesso spirito missionario che ha animato San Paolo con una costante formazione spirituale, ascetica e pastorale:
“E’ necessario soprattutto che diventiamo ‘specialisti’ dell’ascolto di Dio, ed esempi credibili di una santità che si traduca in fedeltà al Vangelo senza cedimenti allo spirito del mondo”.
Quindi un sollecito particolare ai canonici: “ricordate - ha detto loro - che tutto in noi trae vigore dalla preghiera personale e liturgica”, e alle persone consacrate un grazie per una “presenza antica e sempre nuova, nonostante – ha sottolineato - la diminuzione dei numeri e delle forze”. Abbiate dunque fiducia – ha proseguito – perché “i tempi nostri non sono quelli di Dio e della Sua Provvidenza”. Per questo “è necessario pregare e crescere nella santità personale e comunitaria”, e continuare nelle opere, tra i poveri, i malati, le famiglie, i bambini":
“Vi raccomando soprattutto l’educazione dei ragazzi e dei giovani: voi sapete che la sfida educativa è quella più urgente, perché senza un’autentica educazione dell’uomo non si va lontano”.
Si tratta di sostenere i genitori, le parrocchie, i gruppi ed anche le scuole cattoliche “grande tesoro della comunità cristiana e vera risorsa del Paese”.
Ha rammentato infine Benedetto XVI che Genova conta ben sei Pontefici, tra i quali Benedetto XV, il Papa della pace, citando a suggellare questo incontro il suo insegnamento: “ciò che rende la parola umana capace di giovare alle anime è la grazia di Dio”. Quindi prima di lasciare la cattedrale la sosta davanti alla tomba del cardinale Giuseppe Siri.
Il Papa a Savona: i cristiani affrontino senza compromessi le sfide del materialismo, del relativismo e del laicismo ma sapendo che Dio è misericordia, accoglienza e dialogo
◊ Un “pellegrinaggio mediante Maria alle sorgenti della fede, della speranza, dell’amore”. Così il Papa ieri nell’omelia della Messa in Piazza del Popolo a Savona. Il Papa ha visitato la città ligure, testimone dell’apparizione della Vergine nel 1536 e, quasi 3 secoli dopo, della vicenda di Pio VII. Il suo esempio, ha detto il Papa, “ci invita a conservare inalterata nelle prove la fiducia in Dio, consapevoli che Egli, se pur permette per la sua Chiesa momenti difficili, non la abbandona mai”. Una pagina della storia che aiuta anche ad affrontare le sfide del mondo: materialismo, relativismo, laicismo. Ma ripercorriamo la giornata di ieri a Savona, iniziata con la partenza da Ciampino intorno alle 15.30, con il servizio della nostra inviata Debora Donnini.
Una città bagnata dalla pioggia, ma piena di amore quella che ha accolto il Santo Padre. Prima della Messa il Papa ha pregato in ginocchio nella cripta del Santuario di Nostra Signora della Misericordia davanti alla statua della Madonna e ha deposto sull’altare una rosa d’oro come omaggio. Oltre 30 mila persone sono arrivate per la Messa a Savona, nella quale il Papa si è soffermato su una delle letture della festa della Santissima Trinità, dove si parla della rivelazione del nome di Dio: “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e fedeltà”. Parole vere ieri, oggi e sempre. Il nome di Dio è “Misericordia, Grazia, fedeltà”, ha ricordato il Papa, nome con cui la Vergine si è presentata a Savona: “Madonna di misericordia”, in quanto madre di Gesù, “volto umano della divina Misericordia”:
“E’ qui tutta l’essenza del cristianesimo, perché è l’essenza di Dio stesso. Dio è Uno in quanto è tutto e solo Amore, ma proprio essendo Amore è apertura, accoglienza, dialogo; e nella sua relazione con noi, uomini peccatori, è misericordia, compassione, grazia, perdono. Dio ha creato tutto per l’esistenza e la sua volontà è sempre e soltanto vita”.
La Vergine a Savona apparve nel 1536, in un momento tragico per la vita della città. Al Santuario è anche indissolubilmente legata la vicenda di Papa Pio VII, che nella città ligure visse quasi 3 anni di prigionia per volere di Napoleone. Benedetto XVI ha ringraziato i cittadini di Savona per il coraggio con cui la popolazione di allora sostenne Pio VII durante la prigionia, rischiando anche personalmente. Basti pensare a come gli fecero arrivare di nascosto la corrispondenza dei vescovi. Una pagina oscura della storia dell’Europa, che per la forza dello Spirito è divenuta ricca di insegnamenti:
“Essa ci insegna il coraggio nell’affrontare le sfide del mondo: materialismo, relativismo, laicismo, senza mai cedere a compromessi, disposti a pagare di persona pur di rimanere fedeli al Signore e alla sua Chiesa. L’esempio di serena fermezza dato dal Papa Pio VII ci invita a conservare inalterata nelle prove la fiducia in Dio, consapevoli che Egli, se pur permette per la sua Chiesa momenti difficili, non la abbandona mai”.
La vicenda di Pio VII dunque insegna a confidare in Maria: il Papa ricevette la notizia della liberazione il 17 marzo, vigilia della festa dell’Apparizione della Vergine:
“L’apparizione della Vergine, in un momento tragico della storia di Savona e l’esperienza tremenda che qui affrontò il Successore di Pietro concorrono a trasmettere alle generazioni cristiane di questo nostro tempo un messaggio di speranza, ci incoraggiano ad avere fiducia negli strumenti della Grazia che il Signore mette a nostra disposizione in ogni situazione”.
Questi strumenti sono la preghiera, i sacramenti, le opere di carità. Un saluto è stato rivolto ai malati e ai detenuti dell’Istituto penitenziario sant’Agostino. Un incoraggiamento alle giovani famiglie a sperimentare la preghiera domestica favorita dalla presenza dei bambini piccoli, portati a rivolgersi spontaneamente al Signore e alla Madonna. Parole di coraggio anche per i sacerdoti e religiosi anziani. Non poteva mancare un pensiero per i giovani con l’esortazione ad andare controcorrente. Dopo la Messa Benedetto XVI si è recato in Cattedrale e al Vescovado per visitare gli appartamenti dove Pio VII fu tenuto prigioniero e dove si vedono ancora le grate dalle quali veniva spiato dalle guardie di Napoleone, che nonostante tutti gli sforzi non riuscì a controllare la Chiesa. Una vicenda quella di Pio VII che - ha ricordato Benedetto XVI – “ci invita a confidare sempre nell’intercessione e nella materna assistenza di Maria”. E non è un caso che le due prime tappe di Benedetto XVI sia a Savona sia a Genova siano iniziate con la visita a due Santuari mariani. (Da Genova, Debora Donnini, Radio Vaticana)
Questo pomeriggio la Messa celebrata dal Papa in Piazza della Vittoria a Genova. In serata il rientro a Roma
◊ Questo pomeriggio alle 16.30, in Piazza della Vittoria, Benedetto XVI presiederà la concelebrazione eucaristica. All’inizio della liturgia, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco rivolgerà un saluto al Santo Padre. La Radio Vaticana seguirà l’evento in diretta a partire dalle 16.20 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Terminata la Santa Messa, alle 18.30 circa, il trasferimento all’Aeroporto Cristoforo Colombo di Genova-Sestri, dove il Santo Padre si congederà dalle autorità che lo hanno accolto all’arrivo, e la partenza in aereo per Ciampino (ore 19.00), con arrivo previsto alle ore 19.50. Dallo scalo romano il Papa raggiungerà in auto la Città del Vaticano.
Testimoni di speranza, all’insegna del coraggio e della generosità: l’impegno dei Fatebenefratelli in Vietnam
◊ Coraggio, generosità, creatività: sono le doti che, accomunate dalla fede, hanno contraddistinto l’opera di Fatebenefratelli in Vietnam. Malgrado le vicissitudini dolorose che hanno segnato la storia vietnamita, l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni ha mantenuto in questo Paese la sua presenza, proseguendo instancabilmente nella sua opera di amore cristiano verso i sofferenti. Sulla storia di questo coraggioso gruppo di religiosi, Alessandro Gisotti ha intervistato il segretario generale dei Fatebenefratelli Fra Gian Carlo Lapić:
(musica)
R. – L’Ordine, in Vietnam, davvero ha patito molte sofferenze lungo i suoi ultimi cinquant’anni di storia, durante e dopo la guerra che è terminata, come tutti sappiamo, nel 1975 con l’unificazione del Paese sotto regime comunista, anzitutto con la nazionalizzazione di scuole e ospedali, compreso anche il nostro ospedale di Bien Hoa. Quando i confratelli canadesi furono costretti a lasciare il Vietnam per queste vicissitudini, nel 1975, un piccolo gruppo di confratelli vietnamiti rimase completamente isolato. Però, poco a poco alcuni di loro iniziarono a lavorare nell’ospedale come dipendenti, ma ovviamente non potevano assolutamente pronunciarsi né sulla gestione né sull’amministrazione di quel nosocomio che prima apparteneva all’Ordine. Inoltre, i giovani confratelli non potevano esercitare nessuna forma di apostolato. Il regime, per impedire che potessero esercitare il loro apostolato, ha fatto costruire un muro tra la casa dei confratelli e la struttura ospedaliera.
D. – I vostri confratelli hanno fatto ricorso anche all’ingegno per superare queste grandi difficoltà in Vietnam ...
R. – E’ vero. Malgrado queste vicissitudini, l’Ordine non è soltanto riuscito a sopravvivere, ma è cresciuto grazie ad un piccolo gruppo di questi uomini e grazie, possiamo dire anzitutto, alla loro risposta generosa. I nostri confratelli, certo, non sono rimasti a guardare. Privati delle medicine occidentali e senza ospedali né strutture sanitarie proprie, hanno concentrato i loro sforzi sviluppando forme tradizionali di trattamento, ad esempio nel campo dell’erboristeria e dell’agopuntura e altre pratiche riabilitative, ottenendo risultati notevoli. Di fronte all’evidenza di questo bene, neanche il governo ha potuto impedire la loro attività e perciò li ha riconosciuti come esperti in questo campo ed ha concesso loro una licenza per esercitare ed aprire una propria clinica di medicina tradizionale a Tambien. In questo centro, quasi ogni giorno arrivano 300 pazienti per la maggior parte poveri.
D. – Da sempre il nome “Fatebenefratelli” richiama la cura dei malati. Come si testimonia la speranza cristiana a chi soffre in un contesto non sempre facile, come quello vietnamita ...
R. – Testimoniare la speranza cristiana, cioè il volto di un Dio misericordioso che ama i suoi figli e si prende cura delle sofferenze umane in un contesto anche a volte ostile, come era quello vietnamita, vuol dire anzitutto prendersi cura dell’altro, del bisognoso, con la dedizione gratuita, possiamo dire unicamente animata dalla fede in Gesù; è il gesto che esprime l’amore ma nello stesso tempo rimanda oltre ed è capace davvero di dare la speranza.
(musica)
Annuario Statistico della Chiesa: cresce la presenza dei cattolici in Africa
◊ Nel corso degli ultimi sette anni, la presenza dei cattolici battezzati nel mondo è rimasta stabile attorno al 17 per cento: i fedeli sono aumentati cioè allo stesso ritmo della popolazione globale (circa l’8 per cento). Assai diversificato, tuttavia, il contributo delle varie aree geografiche del pianeta. I dati, riportati oggi dall’Osservatore Romano, si riferiscono al periodo 2000-2006. Elaborati dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, sono stati raccolti nell’Annuarium Statisticum Ecclesiae edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Dalla ricerca emerge che circa la metà dei cattolici nel mondo, complessivamente 1 miliardo e 131 milioni nel 2006, vive tra il Nord e il Sud dell’America, poco meno di un quarto in Europa dove si è registrato un calo di due punti percentuali, il 10 per cento in Asia, il 14 per cento in Africa. Quest’ultimo appare il continente più dinamico: ha registrato un incremento di fedeli pari al 22 per cento e superiore a quello demografico. Viceversa in Europa la crescita è stata inferiore all’1 per cento, a fronte però di una stagnazione ancora più pronunciata della popolazione complessiva. Aumentano infine a un ritmo inferiore a quello demografico i fedeli dell’Oceania e dell’America, mentre il contrario accade in Asia. Differenze simili si riscontrano anche nell’ambito delle strutture territoriali della Chiesa: le circoscrizioni ecclesiastiche ad esempio sono aumentate in Asia e in Africa, a fronte di una sostanziale inerzia dell’Europa. E il numero dei religiosi? La popolazione sacerdotale, 407mila unità nel 2006, è cresciuta dello 0,51 per cento, ancora con una dinamica sostenuta in Asia e Africa (rispettivamente, +23,24 per cento e +17,71 per cento), l'America stazionaria, e Europa ed Oceania in calo (del 5,75 e del 4,37 per cento). Diminuisce, invece, il numero delle religiose professe, complessivamente due volte quello dei sacerdoti, passando dalle 800 mila alle 750 mila unità, con una contrazione in tutte le aree geografiche, eccetto Africa e Asia. Positivo infine l'andamento degli studenti di filosofia e di teologia, che a livello globale sono aumentati del 4,43 per cento. (S.G.)
Si è concluso a Rocca di Papa il seminario dei vescovi sui movimenti ecclesiali
◊ Si è chiuso ieri pomeriggio, dopo l’atteso incontro con Benedetto XVI, il seminario di studi per i vescovi promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, dal titolo “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore”. Nel suo intervento il cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini, ha sottolineato da una parte ciò che i pastori attendono dai movimenti - l’impegno sulle frontiere dell’evangelizzazione, retta fede e concreta comunione ecclesiale, l’essere attenti e duttili rispetto ai segni dei tempi - dall’altra ciò che i vescovi devono evitare: l’esclusivismo della Chiesa locale e gli eccessi di programmazione pastorale. A seguire mons. Léonard, arcivescovo di Namur in Belgio, nel delineare i rapporti tra vescovi e movimenti, ha ricordato come la sensibilità personale del vescovo non possa essere la misura definitiva del discernimento, e come i nuovi carismi – così come in precedenza quelli antichi – servano la chiesa locale già con la loro stessa esistenza. Julián Carrón, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, ha evidenziato come pastori e movimenti si trovino di fronte alla stessa sfida, quella della scristianizzazione, o detto in altri termini, dell’aver relegato la fede ai margini dell’esistenza, fino a considerarla ‘inutile’ per la vita stessa dell’uomo. E dunque la sfida per tutti è quella di dare non risposte ‘corrette’, ma risposte ‘efficaci’. Una di queste risposte è il continuo fiorire di nuove realtà ecclesiali, in particolare in America Latina, come è emerso dalla testimonianza di Moysés Louro de Azevedo Filho, fondatore della Comunità Cattolica Shalom, nata in Brasile. “Dio è passato in questi giorni in mezzo a noi – ha concluso il cardinale Rylko, presidente del Consiglio – il lavoro vero comincia adesso”. (S.G.)
Il cardinale Tauran: il dialogo tra religioni non è più una scelta ma una necessità
◊ "Il dialogo è un servizio necessario all'umanità: non è più una scelta. Se ben fatto, con amore e verità, esso è sinonimo di comprensione reciproca, rispetto, pace e armonia fra le varie componenti di una società, siano esse etniche, religiose, culturali o politiche". Questo uno dei passaggi principali del discorso pronunciato dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso durante la sessione inaugurale della VI edizione della Conferenza sul dialogo interreligioso, dal titolo: "I valori religiosi: prospettive sulla pace e sul rispetto della vita". L’incontro si è svolto a Doha, in Qatar, il 13 e 14 maggio scorsi. Il porporato ha ricordato l’accento posto da Benedetto XVI sull’importanza del confronto tra le diverse confessioni religiose fin dalla sua elezione al soglio pontificio, quando subito ribadì l’intenzione della Chiesa di "continuare a costruire ponti di amicizia" attraverso un "dialogo autentico e sincero". Questa è la strada da seguire ha ricordato il cardinale Tauran, affermando: "Noi, seguaci delle tre maggiori religioni monoteistiche, condividiamo valori religiosi con i seguaci di altre religioni e, nel fare questo, ci troviamo più vicini grazie alla fede comune in Dio Creatore". E ancora: "La preghiera, il digiuno, le elemosine, la compassione per i deboli, i malati e i poveri, il rispetto per i genitori, la solidarietà nella famiglia e nella comunità religiosa sono alcuni valori che condividiamo in quanto ebrei, cristiani e musulmani. Anche il carattere sacro della vita umana, nonostante alcune differenze, è un valore comune”. Da qui, il richiamo alle parole di Giovanni Paolo II - "Tutti coloro che credono nella Torah, nella Bibbia e nel Corano mostrano lealtà verso l'umanità" – e l’invito a educare i giovani "alla pace e al rispetto reciproco" perché anche se "le religioni non fanno la guerra, purtroppo, come la storia ci insegna, a volte la fanno i loro seguaci". "In quanto responsabili religiosi – ha concluso il porporato – promuoviamo una sana pedagogia di pace". (S.G.)
Milano: il cardinale Tettamanzi incontra i giovani in preparazione alla GMG di Sydney
◊ “Essere autentici cristiani nel mondo non mortifica né limita la vostra libertà, ma la realizza e la esalta”. Con queste parole ieri sera il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, si è rivolto ai ragazzi riuniti nella Basilica di Sant’Ambrogio per la veglia di preparazione alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Sydney il prossimo luglio. Ragazzi, ha detto il porporato, che rappresentano un “gruppo alternativo”, rispetto ai tanti coetanei che trascorrono il sabato sera in “fuga da se stessi”, rifugiandosi “nell’alcool, nella droga, nel brivido della velocità e di altre forme di evasione”. L’incontro, definito per questo “un’occasione di grazia”, è stato dedicato allo Spirito Santo “anima nuova dell’umanità” e “fin dall’origine del mondo”, vincitore sul caos. L’arcivescovo ha esortato i giovani, spesso in balia “della confusione e del caos” e di un “disordine che genera aridità interiore” ad “avere il coraggio di fare ordine” dentro la propria vita affidandosi allo Spirito Santo, una scelta “significativa e gratificante” che “vi permetterà di provare una gioia grande”. “Ciò che vi può rendere veramente sereni – ha continuato il cardinale Tettamanzi – sarà costruire un progetto stabile per il vostro domani, altrimenti sarete sempre nell’incerto e nell’indefinito”. Poi l’appello a “restare liberi davvero”, grazie a una “fede forte e matura”, e ad offrire a Dio, così come auspicato da Benedetto XVI, “il vostro sì incondizionato”. Infine il porporato ha allargato lo sguardo al mondo intero, chiedendo ai giovani di diventare testimoni di una “fraternità universale” e di “percorrere la strada della riconciliazione e del perdono”. “La prossima Giornata Mondiale della Gioventù – ha concluso l’arcivescovo di Milano – costituisca un punto di partenza per rimotivare, nella quotidianità, una vita spirituale più convinta e più solida”. (S.G)
Il cardinale Cottier: "la più grande verità cristiana è l'amore per la verità"
◊ “La ragione è una vagabonda”: ha deciso di cominciare con ironia il suo intervento il cardinale Georges Marie Martin Cottier in occasione del simposio “La verità nelle scienze e nella religione” organizzato a Lugano dalla Fondazione Balzan. Il porporato, infatti, aveva potuto udire i precedenti interventi degli altri autorevoli relatori chiamati a confrontarsi su questa alta tematica di grande attualità, i quali avevano espresso diverse ed interessanti valutazioni. Il cardinale Cottier ha incentrato il suo discorso sul tema “fede e verità” sottolineando come la verità occupi un posto centrale all’interno della coscienza cristiana in quanto conduce necessariamente a parlare della fede. Egli ha richiamato quale filo conduttore del suo intervento il Prologo dal Vangelo di Giovanni. E rileggendolo, ha posto la prima domanda all’uditorio: “Qual è il rapporto della ragione umana considerata essa stessa rispetto a Dio? Qual è il senso dell’incomprensibilità di Dio? È il Verbo il cuore della storia. Prima di esso si tendeva verso la sua incarnazione. Dopo la sua venuta si è tesi verso il suo trionfo finale”. E ancora: “Il Verbum latino corrisponde al greco Logos il quale traduce a sua volta il termine ebraico che significa Parola. L’Antico e il Nuovo Testamento rinviano alla Parola e parlano della Parola attraverso l’intervento di Dio nella storia”. E’ quindi Cristo il rivelatore. Tra il mistero e il nostro spirito interviene la sua mediazione: “Egli è quindi il mediatore”. Per il cardinale Cottier la questione oggi più che mai attuale della compatibilità tra fede e ragione si inserisce nel contesto ove la nostra stessa ragione è partecipazione alla Ragione divina. La relazione tra fede e ragione è una ragione che riguarda essenzialmente la verità. È la teologia che porta l’evidenza naturale, l’intelligenza e l’intellegibilità del Mistero. Per il porporato vale la massima di Pascal: “la più grande verità cristiana è l’amore per la verità”. E in ultimo, ricordando Giovanni Paolo II e la sua domanda di perdono per le colpe della Storia, il relatore ha ricordato come all’interno della storia cristiana vi è un continuo esame di coscienza che è il frutto della difesa della verità. “La verità non si impone – ha concluso – che con la forza della verità stessa. (Da Lugano, Edoardo Caprino)
Il cardinale Poupard inaugura una mostra sul Concilio Vaticano II nel paese natale di Giovanni XXIII
◊ Numerosi gli eventi con cui nei prossimi mesi verrà ricordato il 50.mo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Angelo Giuseppe Roncalli. Ad aprire ufficialmente le celebrazioni - riferisce l'agenzia Sir - sarà il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, che il prossimo 23 maggio a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, paese natale di Giovanni XXIII, inaugurerà la mostra documentaria dedicata al Concilio Vaticano II. Il porporato, che conobbe il Pontefice spentosi il 3 giugno 1963, quando era officiale della Segreteria di Stato, terrà una conferenza sul tema: “Papa Giovanni, un Pastore per la Chiesa Universale”, dedicata al Papa e al Concilio, ricca di testimonianze personali e rimandi ai suoi numerosi saggi. Il cardinale Poupard è stato, infatti, presente alla solenne apertura dei lavori del Concilio Vaticano II ed ha svolto il suo servizio al fianco di Giovanni XXIII e dei suoi successori fino a Benedetto XVI. La mostra sul Concilio Vaticano II – rimarrà aperta fino al 24 giugno – è stata organizzata dalla Presidenza nazionale dell'Azione Cattolica, insieme al Servizio nazionale per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, e consentirà ai visitatori di riscoprire questo grande evento della Chiesa. (S.G.)
"Gli Apostoli di Gesù", prima Congregazione missionaria africana, festeggiano 40 anni di vita
◊ "Sarò sempre con voi". Questo il motto scelto dalla "Pia Associazione degli Apostoli di Gesù", il primo ordine missionario nato in Africa, per il proprio 40.mo anniversario, che ricorrerà il prossimo 22 agosto. La Congregazione fu fondata nel 1968 a Moroto, in Uganda, da padre Giovanni Marengoni, missionario comboniano, e approvata dal vescovo, mons. Sisto Mazzoldi (anche lui comboniano). Gli "Apostoli di Gesù", ricorda l’agenzia Sir, svolgono il loro servizio pastorale in più di 60 comunità in oltre 30 diocesi in Uganda, Kenya, Tanzania, Sudan, Sudafrica, Gibuti ed Etiopia. Oltre che in Africa la Congregazione opera in Europa e negli Stati Uniti, dove è presente in 20 diocesi in 15 Stati, da Alexandria, in Luisiana, a Seattle nello Stato di Washington. Gli Apostoli servono come parroci, vicari, cappellani negli ospedali e nelle scuole. La Congregazione comprende 370 tra sacerdoti e professi. Il 27 giugno 2007 Papa Benedetto XVI ha nominato padre Emmanuel Obbo, vescovo di Soroti, in Uganda. Mons. Obbo è il primo "Apostolo di Gesù" ad essere stato nominato Vescovo. (S.G.)
Piantare sette miliardi di alberi: un obiettivo possibile
◊ Due miliardi di alberi piantati in solo 18 mesi quando l’obiettivo iniziale era della metà: il grande successo raccolto dalla campagna internazionale del Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep) lanciata nel 2006, ha spinto l’organizzazione ad alzare il traguardo a 7 miliardi di alberi da piantare entro la fine del 2009. La data, informa l’agenzia MISNA, è stata scelta in concomitanza con l’avvio a Copenaghen dell’importante conferenza dell’Onu sull’ambiente per aggiornare gli obiettivi contro il surriscaldamento del globo fissati dalla Conferenza di Kyoto. “Nessuno poteva immaginare un successo così veloce. È stata superata ogni previsione” ha detto Achim Steiner, direttore esecutivo dell’Unep che promuove l’iniziativa insieme a Centro agroforestale mondiale (Icraf). L’idea di coinvolgere amministrazioni pubbliche, comunità, associazioni, scuole fino ai singoli individui per piantare alberi in tutto il mondo è stata ispirata dal Kenya green belt movement che ha fatto guadagnare alla sua fondatrice, l’ecologista kenyana Wangari Maathai, il premio Nobel per la pace, ed è sempre lei la promotrice della campagna Unep. Tra le nazioni che hanno aderito al programma la più ecologica è stata l’Etiopia dove sono stati piantati 700 milioni di alberi, seguita dalla Turchia con 400 milioni e dal Messico con 250 milioni. Infine il Kenya con 100 milioni. (S.G.)
Il punto sul Festival di Cannes
◊ Festival di Cannes, una settimana prima del verdetto finale. Le impressioni avute prima dell’inizio sono confermate: tanti film in cartellone, forse troppi, e una programmazione cervellotica che crea ingorghi, ansie, isterie. Sullo schermo, ricchi e poveri si confrontano in quattro film della selezione ufficiale, intrecciando dinamiche di pubblico e privato che fanno riflettere. “Un conte de Noël” di Arnaud Desplechin racconta di una famiglia composita della borghesia francese, popolata da individui bizzarri, compulsivi, al contempo drammatici e umoristici, come spesso la vita stessa ce li propone. Il motivo narrativo centrale è l’improvvisa scoperta di una malattia rara della madre, curabile solo con un trapianto rischioso. Da esso si dipartono tutte le possibili storie, di amori, amicizie, dissapori che animano il gruppo, riunito per Natale nella grande casa paterna. Desplechin è un bravo drammaturgo: sa come interessare il pubblico a vicende personali, come evitare i tempi morti, come mescolare il sorriso alla commozione. Meno attento alle profondità dell’animo umano, nonostante l’abituale bravura nei tempi di commedia, risulta invece “Vicky Cristina Barcelona” di Woody Allen. L’avventura delle sue due giovani protagoniste nel mondo catalano sa molto di dépliant turistico e di letteratura tascabile. Interpretato da attori di chiara fama, il film contiene le briciole di quell’umorismo che ha reso famoso il suo autore e si abbandona spesso agli stereotipi, sia sul piano dei luoghi filmati sia su quello delle tipicità americane e spagnole. Più dosato nella drammaturgia, più attento ai veri motivi che muovono l’animo umano, “Linha de passe” di Walter Salles e Daniela Thomas mostra invece i bisogni frustrati di una madre e dei suoi quattro figli, all’interno di una favela di San Paolo. Lontano da una caratterizzazione che privilegi l’estetica della miseria, i due cineasti brasiliani mettono in scena un mosaico di percorsi individuali, ciascuno perduto dietro a un suo sogno, dal ragazzo che vuole sfondare nel mondo del calcio a quello che vorrebbe incontrare suo padre, da quello che deve mantenere a sua volta una famiglia a quello che ha trovato nella fede il coraggio dei propri atti. Il risultato è un film che rende amari, come tutte le storie di illusioni perdute, ma che lascia, nonostante tutto, una speranza di tempi migliori. Amaro e commovente è infine forse il film migliore di questo inizio festival, “24 City” di Jia Zhangke che, mescolando i canoni del documentario e della finzione, ci trasporta nel mondo dei vinti. “24 City”, che prende il suo titolo su da una poesia cinese, racconta lo smantellamento del passato: la trasformazione irreversibile di Chengdu da città operaia a capitale d’affari, la morte di una classe operaia con i suoi miti, le storie di sofferenza e di speranza degli esseri umani, le generazioni che si succedono, il declino e il progresso del mondo. Nei volti filmati, nelle parole che pronunciano, negli spazi ormai deserti, la Cina diventa veramente il paradigma del mondo. (Da Cannes, Luciano Barisone)
In corso ad Orvieto il Festival internazionale di Arte e Fede
◊ Prosegue ad Orvieto il Festival internazionale di Arte e Fede, giunto alla III edizione, che si è aperto il 10 maggio nella città umbra e proseguirà fino a domenica prossima con mostre, spettacoli, eventi culturali e folklorisitici e celebrazioni liturgiche. Dopo l’inaugurazione della Mostra “Il Tempo di Dio, quotidiano dell’uomo, allestita nel Palazzo dei Sette, il Festival regala stasera il concerto di Angelo Branduardi, ospitato nel Duomo di Orvieto. Quindi giovedì prossimo nella solennità del Corpus Domini, appuntamento nel Duomo alle 18.00 per la Santa Messa, preceduta dal Corteo delle dame per le vie cittadine e seguita alle 21.30 dal Gran concerto del Gordon College Wind Ensemble, nello stesso Duomo. Venerdì alle 18.30 nella Chiesa di San Giovenale, spettacolo di marionette “E uscì a seminare - Gesù e le sue parabole”, che sarà riproposto sabato alle ore 18.30 nel Palazzo dei Sette. Ancora sabato, alle ore 17, i Vespri solenni in Duomo e la Santa Messa alle 18 per i partecipanti al Corteo storico. Infine domenica pomeriggio Santa Messa alle 18 nel Duomo e concerto nella Chiesa di Sant’Andrea. Diverse altre le manifestazioni in programma che animeranno il Festival, come sottolinea il vescovo di Orvieto-Todi mons. Giovanni Scanavino: “Vogliamo conservare e far rivivivere la nostra vera tradizione dove la fede e l’arte si sono sposate per cantare un inno perenne alla vita e alla sua pienezza”. (A cura di Roberta Gisotti)
Cina: nuove scosse di terremoto e altre vittime. Rischio di epidemie
◊ Una nuova scossa di assestamento, questa volta di magnitudo 6.1, ha colpito la regione cinese del Sichuan. Almeno tre morti e 50 feriti, le ultime vittime. L'epicentro del sisma è stato individuato a 80 chilometri di profondità e ad 80 chilometri ad ovest della città di Guangyuan, nel sud ovest della Cina. Ora, nel Paese incombe anche la paura per il possibile straripamento di un lago nella zona di Beichuan e per lo scoppio di un'epidemia: migliaia di persone sono già in fuga. La prima scossa di terremoto risale, ormai, a sei giorni fa. Aumenta ogni giorno il numero delle vittime: ad oggi, il bilancio è di oltre 32 mila morti, decine di migliaia i feriti e milioni gli sfollati. Lo ha annunciato il Governo cinese, che teme si arrivi ad oltre 50 mila vittime. I soccorritori continuano a scavare nella speranza di salvare il maggior numero di persone intrappolate tra le macerie. Ieri, sono stati estratti 63 superstiti: un uomo è stato salvato dopo essere rimasto oltre 139 ore sotto le rovine di un ospedale. Si presume che sotto le macerie siano sepolte ancora decine di migliaia di persone. Intanto, continuano a giungere aiuti dall'estero, in mattinata è atterrato il primo aereo italiano: nel capoluogo della provincia del Sichuan, sono arrivate 31 tonnellate di tende, coperte, kit sanitari e aiuti alimentari non deperibili. Nel pomeriggio è atteso un secondo aereo che porterà 240 tende particolarmente resistenti alle condizioni climatiche più difficili.
Myanmar
Sembrerebbe vicina la svolta per convincere la Giunta militare del Myanmar ad accettare gli aiuti internazionali per le vittime del ciclone Nargis. Lo sostiene il ministro inglese Malloch-Brown, che si trova in queste ore nell'ex capitale birmana di Rangoon. Anche l’UNICEF lancia un appello: i bambini birmani con urgente bisogno di aiuto potrebbero essere anche un milione. L’organismo, in stretta collaborazione con la Croce Rossa e il Programma Alimentare Mondiale sta intervendo in Myanmar per ridurre le gravi conseguenze del ciclone Nargis. In Italia, l’Agenzia ONU ha lanciato una raccolta fondi a cui è possibile contribuire con un sms al numero 48581. Al microfono di Silvia Gusmano il presidente di Unicef Italia Antonio Sclavi:
R. – I fabbisogni sono enormi. Ci sono bambini e madri che sono morte, ma ci sono anche tanti altri abbandonati e tanti rimasti orfani, disgraziatamente. Quindi, c’è da intervenire massicciamente. L’UNICEF, assieme al Progetto Food internazionale, ha accesso al Paese per gli interventi. Quindi, noi stiamo facendo questo.
D. – Come state intervenendo nello specifico?
R. – Nell'immediato bisogna intervenire sulla sanità, quindi fornendo le attrezzature per gli ospedali da campo, oppure per garantire la pulizia, perché dalla mancanza di pulizia nascono tutte le infezioni, che potrebbero far morire tanti altri bambini quanti ne sono già morti. Poi, anche la scuola, perchè potrebbe sembrare che la scuola non sia un’emergenza di fronte a tutte queste morti, ma la scuola è un’emergenza per salvare la psiche dei bambini, perché molto spesso i bambini che rimangono orfani all’improvviso restano scioccati e non sono più 'normali' per tutta la vita. Quindi, bisogna farli ritrovare assieme ad altri bambini e a qualcuno che li segua, in modo che possano socializzare di nuovo e ritrovare un senso alla loro vita.
D. – Oltre a quelli sanitari e psicologici, quali altri rischi corrono questi bambini sopravvissuti alla catastrofe?
R. – Il rischio è la tratta dei bambini. Il rischio è che portino via questi bambini chissà dove. Il rischio è anche che diventino dei bambini soldato. Sono le guerriglie che assoldano i bambini, li drogano e poi li mettono a sparare all’impazzata, perché sono incoscienti, sono troppo piccoli e quindi possono andare allo sbaraglio più dei soldati adulti. Questa è il dramma enorme che si sta verificando in certi Paesi.
Kuwait
Vittoria schiacciante dei radicali islamici alle elezioni legislative, svoltesi ieri in Kuwait. Secondo i risultati definitivi, il partito sunnita dell'Alleanza Islamica Salafista (AIS) ha ottenuto 21 seggi. Il partito sciita, invece, solo cinque. Gli elettori hanno scelto chi occuperà i 50 seggi del Parlamento, tra circa 270 candidati: nessuna donna, tra le 27 in lizza, è stata eletta. Queste elezioni sono state per le donne del Paese la seconda occasione di voto nella storia dell'Emirato. Il Parlamento venne sciolto a marzo, dall'emiro Sabah Al Ahmad Al Jaber Sabah, in seguito alle dimissioni del Governo: fu l'ultimo atto di una turbolenza politica innescata nel 2006, in seguito alla nomina a primo ministro del nipote dell'emiro.
Iraq
Questa mattina, importante operazione militare dell’Esercito statunitense in Iraq: due importanti capi della rete terroristica di al Qaeda sono stati arrestati ed un attentato è stato sventato nella città di Mossul, nel nord del Paese. La cittadina, considerata l'ultimo rifugio di al Qaeda nel Paese, è sempre al centro di numerosi operazioni militari. È di oltre 1000 fermi e centinaia di armi sequestrate, il bilancio di una retata della Polizia irachena svoltasi martedì scorso proprio vicino Mossul. Dei fermati, 530 erano ricercati: tra questi alcuni emiri di al Qaeda. Sequestrati, inoltre, 171 armi leggere, 263 proiettili di mortaio, 45 razzi e centinaia di chili di esplosivo. L'operazione della Polizia irachena è stata appoggiata dall'Esercito statunitense. A Baghdad, invece, ieri, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro alcuni addetti alla sicurezza dell'ambasciata turca. Uno di loro è stato ferito e sarà rimpatriato per le cure mediche.
Afghanistan
Sono stati liberati, durante un raid notturno, i due lavoratori stranieri sequestrati il 21 aprile scorso nella provincia di Herat al confine con l’Iran. I due uomini, un impiegato nepalese ed un progettista indiano, sono in buone condizioni di salute. Sono stati tenuti prigionieri, per circa un mese, in una grotta nel distretto di Shindand dove sono attive alcune bande di Taleban. E proprio i Talebani hanno rivendicato l'attacco, avvenuto ieri, ad un elicottero della Nato che trasportava alcune autorità provinciali afgane. Il velivolo, diretto a sud del Paese, è stato costretto ad un atterraggio di emergenza, nei pressi di una base militare britannica. Nessun ferito.
Algeria
Le donne che portano il velo islamico non potranno far parte della Polizia algerina. Lo ha affermato il direttore della Sicurezza nazionale, Tounsi. “Le donne che vogliono entrare nella Polizia dovranno rinunciare all'hidjab", ha detto Tounsi, perché questo indumento islamico "è incompatibile con il difficile lavoro della Polizia”. L'Algeria conta il maggior numero di agenti donna tra i Paesi del mondo arabo: circa 9 mila poliziotte, ossia oltre il 7,8 per cento del totale.
Filippine
La tempesta tropicale Halong è arrivata sulle coste a nord delle Filippine, con venti superiori ai 90 chilometri orari. Ancora non si conosce il numero delle vittime, ma intanto oltre 6 mila persone sono state fatte evacuare. Ai battelli è stato vietato di prendere il mare. La Protezione civile di Manila riferisce di enormi onde che hanno distrutto caseggiati e inondato campi. Molte zone, inoltre, sono senza corrente.
USA-Medio Oriente
Il presidente statunitense George W.Bush ha invitato i leader mediorientali a favorire i progressi per una maggiore democrazia e libertà. Partecipando al World Economic Forum in Egitto, ha chiesto ai leader locali di agevolare il cambiamento necessario per una società mediorientale basata sulla giustizia, sulla tolleranza e sulla libertà. E tornando sulla questione palestinese, Bush ha ribadito di credere "fermamente di poter ottenere un accordo di pace entro quest'anno". La bozza del suo discorso prevede anche l’esortazione del popolo arabo a sviluppare energie alternative al petrolio e ad isolare l’Iran e la Siria, accusate di sostenere le milizie sciite di Hezbollah e di appoggiare la guerriglia irachena.
Stati Uniti
Ted Kennedy è stato ricoverato d'urgenza in ospedale. Lo ha riferito, ieri, la CNN. Quando ha accusato il malore, il senatore democratico si trovava nella villa di famiglia di Hyannis Port, nello Stato del Massachusetts. E' stato ricoverato prima nell'ospedale locale di Cape Cod, e poi trasportato in elicottero all’ospedale di Boston. Diverse le cause del ricovero: secondo alcune fonti, Ted Kennedy avrebbe avuto due ictus. Secondo altre, solo alcune convulsioni. Ted Kennedy, fratello di John e Bob, ha 76 anni e lo scorso ottobre aveva subito un intervento per liberare la carotide.
Italia
Allarme ordine pubblico a Napoli: oltre 20 Comuni sono stati commissariati per non avere pianificato la raccolta differenziata e nella notte sono scoppiate proteste e appiccati oltre 100 roghi in tutta la Provincia. Il prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha convocato, per oggi pomeriggio, una riunione straordinaria del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. “C’è aria di sommossa generale, – afferma il pm Donato Ceglie – nella quale la camorra imprenditrice sguazza e si arricchisce". Intanto, nel casertano, è stato arrestato il presunto boss Guido Abbinante. L'uomo, a capo del clan che porta il suo nome, sarebbe coinvolto nella sanguinosa faida per il controllo del traffico degli stupefacenti nel quartiere settentrionale napoletano di Scampia. Inoltre, Abbinante era ricercato dalla Direzione distrettuale antimafia, perché ritenuto il mandante di un omicidio di camorra a Napoli. (Panoramica internazionale a cura di Beatrice Bossi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 139
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