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Sommario del 16/05/2008
I governi aiutino con politiche adeguate a risolvere la precarietà sociale delle famiglie, che non sono equiparabili ad altre forme di unione : così il Papa ai Forum familiari italiani e europei
◊ “L’unione di vita e di amore, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, che costituisce la famiglia, rappresenta un insostituibile bene per l’intera società, da non confondere né equiparare ad altri tipi di unione”. Lo ha affermato Benedetto XVI nell’udienza concessa questa mattina ai circa 200 rappresentanti del Forum delle associazioni familiari e della Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche, guidati dal presidente del Forum, Giuseppe Giacobbe, e radunati a Roma per la Giornata internazionale della famiglia, che cadeva ieri. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Difendere i diritti della famiglia - la sua rilevanza sociale, le sue esigenze economiche - è per i cristiani un dovere che travalica la fede. Invocare dalle autorità competenti “un fisco a misura di famiglia” o sollecitare per essa misure in campo politico, giuridico, formativo - che ad esempio offrano ai genitori la “possibilità concreta” di “avere dei figli ed educarli in famiglia” - vuol dire stimolare un tipo di “azione politica” che, se vuole “guardare al futuro con lungimiranza, non può non porre la famiglia al centro della sua attenzione e della sua programmazione”. In un discorso pronunciato in francese, tedesco, inglese, oltre che italiano - per riguardo alla platea internazionale radunata nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico - Benedetto XVI ha riproposto una “summa” del suo recente magistero: dalle preoccupazioni per l’emergenza educativa alla necessità di una rinnovata tutela del diritto alla vita e della famiglia fondata sul matrimonio, espresse giorni addietro in occasione del 40.mo anniversario dell’Enciclica di Paolo VI, Humanae vitae. Proprio partendo da questo documento ma anche dai principi stabiliti dalla Carta dei diritti della famiglia, promulgata giusto 25 anni fa, il Papa ha messo in risalto l’ideale vincolo che li lega entrambi poiché, ha affermato:
“Si, en effet, le premier, allant courageusement…
Se il primo ribadisce con forza, andando coraggiosamente controcorrente rispetto alla cultura dominante, la qualità dell’amore degli sposi, non manipolato dall’egoismo e aperto alla vita, il secondo pone in evidenza quei diritti inalienabili che permettono alla famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, di essere la culla naturale della vita umana”.
In particolare, ha osservato Benedetto XVI, la Carta dei diritti della Famiglia, “indirizzata principalmente ai governi, offre, a chi è investito di responsabilità in ordine al bene comune, un modello e un punto di riferimento per l’elaborazione di un’adeguata legislazione politica della famiglia”. E ben sappiamo, ha aggiunto poco dopo in inglese, “quanto sia difficile realizzare nelle moderne condizioni sociali l’ideale della fedeltà e della solidità dell’amore coniugale, avere ed educare dei figli, conservare l’armonia del nucleo familiare”. Nonostante “esempi luminosi di famiglie salde e aperte alla cultura della vita e dell’amore”, non mancano e sono addirittura in aumento - ha rilevato - le crisi matrimoniali e familiari”:
“From so many families, in a response…
Da tante famiglie, che versano in condizioni di preoccupante precarietà, si leva, talvolta persino inconsapevolmente, un grido, una richiesta di aiuto che interpella i responsabili delle pubbliche amministrazioni, delle comunità ecclesiali e delle diverse agenzie educative. Si rende pertanto sempre più urgente l’impegno di unire le forze per sostenere, con ogni mezzo possibile, le famiglie dal punto di vista sociale ed economico, giuridico e spirituale”.
Benedetto XVI ha terminato il suo intervento esortando le Associazioni familiari italiane e europee di insistere in queste forme di associazionismo, che hanno - ha riconosciuto - “il lodevole impegno” di mobilitare le coscienze su questioni molto rilevanti:
“Aiutate le famiglie ad essere segno visibile di questa verità, a difendere i valori scritti nella stessa natura umana e quindi comuni a tutta l’umanità, ossia la vita, la famiglia e l’educazione (…) Mai venga meno in voi la fiducia nel Signore e la comunione con Lui nella preghiera e nel costante riferimento alla sua Parola. Sarete così testimoni del suo Amore, non contando semplicemente su risorse umane, ma poggiando saldamente sulla roccia che è Dio, vivificati dalla potenza del suo Spirito".
La Preghiera a Nostra Signora di Sheshan: il Papa invoca la Vergine perché i cinesi non temano mai di annunciare Gesù
◊ La Sala Stampa vaticana ha reso noto oggi la "Preghiera del Papa a Nostra Signora di Sheshan", scritta per la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina di sabato prossimo, 24 maggio. Il testo, pubblicato in cinese, è disponibile anche in italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese e tedesco. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il Papa eleva la sua preghiera alla Vergine di Sheshan, il celebre santuario mariano che sorge in Cina nei pressi di Shanghai. Le chiede di sostenere “l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”.
La preghiera, per desiderio di Benedetto XVI, sarà pronunciata in tutto il mondo il 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con grande devozione nel santuario mariano di Sheshan. In questo giorno si celebrerà la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina come chiesto dal Papa nella Lettera inviata l’anno scorso ai cattolici cinesi. Allora il Pontefice chiedeva ai fedeli di tutti i continenti di pregare per i cinesi, chiedendo per loro “il dono della perseveranza nella testimonianza” nella certezza che le loro “sofferenze passate e presenti per il santo Nome di Gesù” e la loro “ intrepida lealtà al Suo Vicario in terra saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento”.
Nella “Preghiera a Nostra Signora di Sheshan” il Papa ricorda che Maria, rimasta ai piedi della Croce sul Calvario, è diventata “in maniera nuova, Madre di tutti coloro che accolgono nella fede” Gesù “e accettano di seguirlo prendendo la sua Croce sulle spalle”.
La invoca quindi come “Madre della speranza” perché doni ai suoi figli “la capacità di discernere in ogni situazione, fosse pur la più buia, i segni della presenza amorosa di Dio”.
Implora la sua protezione perché guidi il Popolo di Dio “con sollecitudine materna
sulle strade della verità e dell’amore, affinché sia in ogni circostanza fermento di armoniosa convivenza tra tutti i cittadini”.
Nella statua che sovrasta il Santuario di Sheshan – ricorda il Pontefice - Maria sorregge in alto il Figlio, “presentandolo al mondo con le braccia spalancate in gesto d’amore” e, concludendo la sua preghiera, La invoca perché aiuti “i cattolici cinesi ad essere sempre testimoni credibili di questo amore, mantenendosi uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa”.
Benedetto XVI invita i vescovi thailandesi a promuovere il dialogo interreligioso e denuncia lo sfruttamento di donne e bambini nel Paese
◊ Il dialogo interreligioso, in particolare con i buddisti, e la difesa della dignità umana specie di fronte a fenomeni aberranti come il traffico dei bambini e la prostituzione sono stati i temi forti del discorso di Benedetto XVI ai vescovi della Thailandia, ricevuti stamani in occasione della visita “ad Limina”. Il Papa ha inoltre messo l’accento sul contributo offerto alla società thailandese dalle istituzioni scolastiche cattoliche. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dal presidente della Conferenza episcopale thailandese, mons. George Yod Phimphisan, vescovo di Udon Thani. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La recente solennità della Pentecoste, ha sottolineato Benedetto XVI, ricorda a ognuno di noi che lo Spirito Santo ci esorta a portare Cristo a tutte le genti. In Thailandia, ha detto, questa missione della piccola comunità cattolica si svolge nel contesto di relazione con i buddisti, stimati dai presuli thailandesi per il loro contributo alla vita sociale e culturale del Paese:
“The coexisestence of different religious communities…”
“La coesistenza di differenti comunità religiose – ha affermato il Papa – si sviluppa sullo sfondo della globalizzazione”, che pone l’umanità su due poli. “Da una parte c’è la crescente mole di legami culturali ed economici che di solito rafforzano il senso di solidarietà globale e di responsabilità condivisa per il bene dell’umanità”. Dall’altra, ci sono segni “inquietanti” di “frammentazione” e di “individualismo” con la conseguente avanzata del secolarismo “che vuole mettere ai margini il trascendente e il senso del sacro, eclissando la vera fonte di armonia e unità dell’universo”:
“The negative aspects of this cultural phenomenon…”
Proprio gli “aspetti negativi” di questo fenomeno culturale, ha rilveato, sgomentano i “leader religiosi” come anche i vescovi della Thailandia. Di qui, l’urgenza di una “cooperazione interreligiosa”. In accordo con i buddisti, è stato il suo invito ai presuli, potete promuovere una mutua comprensione riguardante la trasmissione delle tradizioni alle nuove generazioni, la promozione dei valori etici, la preghiera e la contemplazione. Si tratta, ha notato, “di pratiche e disposizioni che servono al bene della società e alimentano l’essenza di ogni essere umano”. Benedetto XVI ha lodato gli sforzi della comunità cattolica thailandese in favore della dignità di ogni essere umano, specie dei più deboli:
“Of particular concern to you is the scorge of the trafficking…”
Il Santo Padre ha denunciato il “flagello del traffico di donne e bambini e della prostituzione” che affligge la Thailandia. “Senza dubbio – ha riconosciuto – la povertà è un fattore sottostante questo fenomeno”. Per questo, ha aggiunto, è importante quanto è stato “fatto attraverso programmi di sviluppo” promossi dalla Chiesa. Tuttavia, ha proseguito, c’è un ulteriore aspetto che “va affrontato collettivamente se davvero si vuole combattere questo aberrante sfruttamento umano”. Si tratta, ha affermato, della “banalizzazione della sessualità nei media e nell’industria del divertimento che favorisce un declino nei valori morali e porta alla degradazione della donna, l’indebolimento della fedeltà nel matrimonio e perfino l’abuso dei bambini”.
“Catholic schools and colleges make a remarkable…”
Il Papa non ha poi mancato di mettere l’accento sul grande contributo offerto dalla Chiesa alla società thailandese attraverso gli ospedali e le scuole cattoliche che, ha detto, devono essere sempre più accessibili a chi è nel bisogno. In questi luoghi, ha affermato, i thailandesi possono riconoscere e incontrare il volto di Gesù Cristo. Le istituzioni scolastiche cattoliche, ha esortato, “devono offrire un grande contributo anche all’educazione morale e spirituale dei giovani”. In realtà, ha rilevato, “è proprio per questi aspetti cruciali della formazione” che tanti genitori, anche buddisti, indirizzano i propri figli verso scuole cattoliche. Il Papa ha ribadito che quanti sono impegnati nel settore dell’educazione hanno un compito di missione prima ancora che di amministrazione ed ha auspicato che i giovani tailandesi possano avvalersi di catechisti preparati.
Sulle principali sfide della piccola comunità cattolica in Thailandia, Linda Bordoni ha intervistato mons. George Yod Phimphisan, presidente dell’episcopato thailandese:
R. - We have 66 milion people in Thailand …
In Thailandia ci sono 66 milioni di abitanti ed i cattolici sono circa 350 mila.
D. – Ma voi siete molto attivi in ambito sociale …
R. – Yes, especially in education. ...
Sì, soprattutto nel campo dell’educazione. Abbiamo più di 300 scuole cattoliche, sparse in tutta la Thailandia, che godono di ottima reputazione e sono frequentate da molti studenti. In tutte le scuole cattoliche, peraltro, la maggioranza degli studenti sono buddisti, i cattolici sono una esigua minoranza. Comunque, noi insegniamo “etica e morale cattolica” o, piuttosto, “cristiana”, come parte del programma di studio, ma non abbiamo corsi di catechismo, se non per gli studenti cattolici.
D. – Immagino, quindi, che il dialogo interreligioso abbia una posizione importante nel vostro impegno …
R.- It is practically very much so …
E' proprio così. Un aspetto della Thailandia è che i buddisti sono molto tolleranti, e molti funzionari di governo hanno ricevuto la formazione scolastica nelle scuole cattoliche, e quindi la buona volontà c’è …
Atre udienze
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche mons. Mario Giordana, arcivescovo tit. di Minori, nunzio apostolico in Slovacchia.
Inizia domani la visita pastorale del Papa a Savona e Genova: intervista con il cardinale Bagnasco
◊ Benedetto XVI inizierà domani la sua visita pastorale a Savona e Genova. Il Papa partirà nel pomeriggio: prima tappa Savona, con la visita al Santuario di Nostra Signora della Misericordia e la Messa in Piazza del Popolo. Domenica mattina si svolgerà la visita all’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova seguita dall’incontro prima con i giovani in Piazza Matteotti e poi con la vita consacrata nella Cattedrale di San Lorenzo. Domenica pomeriggio il Papa concluderà il suo nono viaggio apostolico in Italia con la Messa in Piazza della Vittoria. A Genova Benedetto XVI inizierà la sua visita recandosi a pregare nel Santuario della Madonna della Guardia. Ma quale significato ha questo luogo per i genovesi? Debora Donnini lo ha chiesto al cardinale arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco:
R. – Per Genova e anche in parte per la Liguria, il Santuario della Madonna della Guardia è un luogo di riferimento della preghiera, della devozione, della storia, della fede, di questa città e di questa diocesi. Da quel Santuario, posto sul Monte Vigogna, a circa mille metri, si vede tutta Genova e quindi la città si sente particolarmente “guardata” e benedetta dalla Madre di Dio e Madre nostra. Questa partenza della visita papale sotto gli auspici di Maria è per noi un segno del fatto che il Papa si inserisce proprio nella storia della nostra devozione.
D. – Molto importante anche la tappa che il Papa farà all’ospedale pediatrico Giannina Gaslini, un luogo dove si è a contatto quotidianamente con la sofferenza dei più piccoli, e un luogo – anche – all’avanguardia nella ricerca scientifica ...
R. – Cerchiamo in tutti i modi che sia il santuario della vita: della vita nascente, della vita indifesa, quella dei bambini. Quindi ci teniamo molto e siamo molto grati al Santo Padre che ha accettato questa visita che sarà di grande conforto e di grande incoraggiamento per i bambini da una parte, per il personale tutto – medico e paramedico – dall’altra. Vuol essere anche un segno di particolare attenzione e affetto verso le famiglie dei bambini, perché sappiamo che i bambini devono essere accompagnati dai loro familiari, con grande sacrifici logistici, di lavoro, di apprensione ... E quindi il Gaslini è sì, il santuario della vita, ma vorremmo anche sempre più che fosse luogo di accoglienza di tutte le famiglie. Vorremo che il Papa lasci un duplice ricordo – in questo la diocesi si sta impegnando – e cioè, potenziare il Centro di aiuto alla vita della nostra diocesi e aprire una casa di accoglienza per le ragazze madri e per i bambini abbandonati. Questo duplice segno sarà proprio il ricordo tangibile che resterà nella nostra città, nella nostra Chiesa, del passaggio del Santo Padre.
D. – La diocesi di Genova ha dato alla Chiesa quattro Pontefici, tra cui Benedetto XV che si adoperò per evitare la Prima Guerra Mondiale e poi per limitarne le conseguenze. L’attuale Papa ha voluto chiamarsi Benedetto anche per riallacciarsi idealmente a questo Pontefice. Qual è il messaggio di Benedetto XV per il mondo di oggi?
R. – Sicuramente, sia dal suo Magistero sia dalla sua stessa persona emerge un grande messaggio di giustizia e di amore, senza dei quali non vi può essere vera pace né nelle famiglie né nel mondo. E questa linea ideale spirituale è molto intensa tra Papa Benedetto XV e Benedetto XVI e direi che questo si vede in modo chiaro: sia nei suoi messaggi, nel suo altissimo Magistero, e sia anche proprio nel suo stile, nel suo rapporto con le singole persone, con le istituzioni, con le folle. Chi incontra il Santo Padre Benedetto XVI si sente confermato nella verità anche dei valori più umani, ma nello stesso tempo anche accolto da un grande abbraccio di affetto, di accoglienza, di simpatia. E direi che i viaggi apostolici, anche all’estero, testimoniano questo flusso di benevolenza che emana dalla sua persona e che scioglie molti nodi nel cuore delle persone.
D. – Di rilievo, infine, anche l’incontro con i giovani ...
R. – I giovani sentono anche loro in modo particolare il fascino di questa persona e del ministero del Santo Padre, proprio perché il Papa non fa nessuno sconto alla verità alta del Vangelo; nello stesso tempo sentono – i giovani – che anche se il messaggio evangelico che il Papa ripropone con grande chiarezza ed è alto e impegnativo, però sentono che quello merita la pena, il sacrificio, qualunque sforzo per essere vissuto, perché quella è la strada della felicità. E sentono che il Papa, quando parla e indica mète alte, lo fa unicamente per il bene, per l’amore dei giovani.
La gratitudine del Papa per l'impegno missionario ed ecumenico del Pontificio Collegio Russicum a 80 anni dalla fondazione
◊ “Sono qui per trasmettere l’espressione dei grati sentimenti del Santo Padre Benedetto XVI nei confronti della Compagnia di Gesù e dei tanti professori e collaboratori che in questo lungo lasso di tempo hanno contribuito a rendere il Russicum un vero ‘cenacolo” di spiritualità e di arricchimento culturale’”: con queste parole, ieri sera, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è rivolto a docenti ed alunni del Pontificio Collegio Russicum, dove si sono aperte le manifestazioni celebrative per commemorare la posa della prima pietra avvenuta ottanta anni fa, l’11 febbraio 1928. Il porporato, che ha preso parte alla preghiera liturgica in rito bizantino slavo in onore di Santa Teresa di Lisieux, ha portato alla comunità del Russicum il saluto e la benedizione del Santo Padre.
“Egli segue con paterna benevolenza le vostre attività scientifiche, pastorali e dottrinali e conosce bene il prezioso collegamento che il Collegio, pur non ospitando un gran numero di alunni provenienti dalla Russia – ha aggiunto il cardinale segretario di Stato – opera tra Roma, cuore del mondo cattolico, e la tradizione della Russia cristiana”. Ricordando che fu Pio XI a porre il Collegio Russicum sotto la speciale protezione di Santa Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa e patrona delle Missioni, il porporato ha esortato gli studenti a realizzare la vocazione missionaria della religiosa di Lisieux “nel contesto specifico dei contatti con la Chiesa ortodossa russa”. “Con il Concilio Vaticano II, e più in particolare con il decreto Unitatis Redintegratio del 1964, si è aperta al riguardo una nuova stagione, carica di speranze e di frutti. E’ la stagione del dialogo, dell’incontro fraterno – ha detto ancora il cardinale Bertone – che favorisce l’ascolto e il rispetto reciproco, ponendo così le basi per un promettente e fecondo cammino ecumenico”.
Ospitando studenti dell’Europa centro-orientale, ha proseguito il porporato, il Collegio è “un luogo dove si vive e si pratica quest’incontro fraterno, e dove si cresce nell’apertura e nel rispetto reciproci, fondamento di ogni autentico dialogo ecumenico”. “Quanto mai opportuno è l’orientamento che guida la formazione nel Collegio – ha affermato il cardinale segretario di Stato – vostro obiettivo è infatti aiutare i futuri pastori di anime, appartenenti a varie Chiese dell’Europa centro- orientale, ad assumere atteggiamenti che favoriscano una effettiva collaborazione pastorale, culturale e caritativa costantemente guidata dall’anelito all’unità. Ed in questo senso – ha concluso – il lavoro che voi fate potrebbe assumere un valore “profetico”, vivamente incoraggiato dal Santo Padre. Ma perché ciò avvenga … è importante acquisire una solida spiritualità”. (T.C.)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Benedetto XVI e il rispetto dei diritti umani: il vice direttore intervista Giovanni Maria Flick alla vigilia della visita del Papa a Genova, città natale di Benedetto XV, che denunciò "l'inutile strage" della prima guerra mondiale.
In evidenza, nell'informazione internazionale, il Sudan: migliaia di civili in fuga in seguito ai combattimenti riesplosi nei pressi di Abyei.
In cultura, la relazione del cardinale Georges Cottier al simposio internazionale - promosso dalla Fondazione Balzan a Lugano - sul tema "La verità nelle scienze e nella religione".
La vera storia del saio che San Francesco non voleva indossare: Elisabetta Galeffi ripercorre l'itinerario di studio di una equipe scientifica che ha lavorato sugli oggetti del santo custoditi come reliquie e confermato la storicità delle cronache sugli ultimi momenti della sua vita.
Nell'informazione religiosa, intervista di Nicola Gori al vescovo Vittorio Lupi sulla visita, domani, di Benedetto XVI a Savona.
Preghiera del Papa a Nostra Signora di Sheshan: il 24 maggio giornata di preghiera per la Chiesa in Cina.
Italia: il "no" delle ACLI all'ipotesi di introdurre il reato di immigrazione clandestina
◊ Sempre più vivace in Italia il dibattito sulla sicurezza e sull’immigrazione clandestina. Oggi il ministro dell'Interno Roberto Maroni nel suo intervento a Roma per la Festa della polizia ha detto che “è il momento di intervenire con fermezza per evitare che la rabbia prevalga sulle regole della convivenza civile” e perché non si ripetano più episodi definiti “di ingiustificabile violenza” come l’aggressione ai campi nomadi di Ponticelli, a Napoli, dopo il tentativo di rapimento di una neonata da parte di una giovane “rom”. Ieri le forze dell’ordine hanno eseguito centinaia di arresti in tutta Italia per rapina, spaccio di droga, prostituzione e immigrazione clandestina. E da più parti si leva la richiesta di introdurre il reato d’immigrazione clandestina: ipotesi che vede assolutamente contrarie le ACLI, come ci spiega il suo presidente Andrea Olivero, al microfono di Alessandro Guarasci:
R. – Noi riteniamo che non si possa andare ad impedire ai cittadini stranieri, che hanno difficoltà con i mezzi di vita nel proprio Paese, di muoversi alla ricerca di una vita migliore. Stiamo attenti perchè se noi andiamo a considerare questo come un reato, un domani andremo a considerare reato anche la povertà. Al contrario, bisogna colpire anche in maniera dura tutti coloro che sfruttano questo desiderio delle persone e vanno a creare situazioni di schiavitù per gli immigrati nel nostro Paese e in tanti altri. Questo sì che è scandaloso, così come è scandaloso anche il fatto che non si riescano a far entrare in maniera regolare lavoratori che pure sono necessari e direi anzi indispensabili per il nostro Paese. Basti pensare alle tante, tantissime operatrici di cura che si ritrovano in una condizione di illegalità, mettendo anche le stesse famiglie in una situazione imbarazzante ed oggettivamente inaccettabile. Questa è la vera urgenza di questo momento.
D. – Questo vuol dire che servono anche normative più chiare in tema di lavoro a favore degli immigrati?
R. – Sì, certamente. Io credo che noi dovremmo fare in modo che il lavoro immigrato sia un lavoro regolare, sia un lavoro pulito e soprattutto non ci possa essere sfruttamento. Questo è un primo passo di dignità che aiuta poi la sicurezza di tutti. Parlare di sicurezza vuol dire infatti parlare anche di sicurezza sociale e non soltanto di tranquillità nelle nostre strade. Dobbiamo tener presente che il problema che abbiamo di fronte è un problema complesso, ma non rappresenta una emergenza. E’ un problema strategico per il futuro del nostro Paese, come di tutto il mondo ormai.
D. – Servono i commissari rom, secondo lei?
R. – Anche qui noi respingiamo la logica dell’emergenza. Certo, oggi, il tema dei rom ha assunto delle caratteristiche diverse dal passato perchè l’emigrazione forte di intere popolazioni ha accresciuto la problematica, ma dobbiamo anche renderci conto che con i rom si convive da decine di anni nel nostro Paese e non si è fatto quasi nulla. Abbiamo mantenuto i campi nelle condizioni inaccettabili di 30 o 40 anni fa. Ci sono tensioni, ci sono difficoltà; c’è povertà che si è aggiunta a povertà. A me colpisce, in particolare, il fatto che molte volte si vada a guardare al tema dell’immigrazione come causa di questi problemi, ma noi abbiamo mai girato nelle periferie di Roma, di Milano o di altre città italiane per vedere quale sia lo stato di degrado? Manca sì il poliziotto di quartiere e su questo siamo d’accordo, ma mancano anche i servizi pubblici essenziali: manca l’illuminazione, mancano le scuole, le strutture recettive. Gli immigrati vanno certamente ad aggiungere problema a problema, perchè anche loro richiedono un’attenzione per l’integrazione, ma non sono loro stessi la causa del problema. Io credo che ci voglia da un lato certamente anche la sicurezza e la severità, ma dall’altro lato ci vogliono anche degli investimenti strategici che vadano veramente ad influire nel lungo periodo e quindi a risolvere radicalmente il problema.
Riparte a Roma la Maratona di Primavera nella Festa della scuola cattolica
◊ Con un ricco programma di attività ricreative torna a Roma, domani e domenica (18 maggio), il duplice appuntamento con la Maratona di Primavera – giunta alla 28.ma edizione - e con la Festa nazionale della scuola. Nata come Festa della scuola cattolica in collaborazione con la diocesi di Roma, quest’anno le manifestazioni saranno estese alla partecipazione – libera e gratuita - delle scuole statali: due giorni di sport, divertimento, educazione, cultura e sussidiarietà, con un’attenzione particolare all’universo della disabilità. Sabato mattina si parte con l’iniziativa “Pianta un albero in città”, all’insegna dell’ecologia e del rispetto della natura; poi musica e tornei presso il Villaggio dello Sport attrezzato in Villa Medici; nella stessa area, educazione stradale con un convegno-dibattito rivolto ai giovani delle primarie e secondarie. E’ previsto per le 9.00 di domenica l’evento clou con il raduno di centinaia di ragazzi in Piazza San Pietro per una corsa di 5 chilometri su strada. Alle 12.30 la Santa Messa celebrata a Villa Borghese da mons. Carmine Brienza, responsabile dell’Ufficio Scuola del vicariato di Roma. Francesco Gemelli, presidente del Comitato organizzatore spiega, al microfono di Antonella Palermo, l'estensione dell'invito ai giovani di tutte le scuole:
R. – Vorremmo veramente che diventi la festa della scuola, una festa nazionale, e quindi li chiamiamo per venire, ovviamente per partecipare a tutte le attività, e per conoscere questa grande iniziativa che – lo dico da genitore – è anche un modo per dire: ci sono anche i genitori della scuole, i genitori delle scuole cattoliche. Cioè, non scendiamo in piazza solo quando c’è da protestare: noi scendiamo in piazza per farci riconoscere, per dire “ci siamo”. Ma ci siamo non come scuola cattolica: ci siamo noi come genitori, come famiglie, come scuola.
D. – Come si sente di commentare alcune critiche, anche recenti, che prendono la scuola cattolica come bersaglio?
R. – Bè, questa è una diatriba che va avanti da molto tempo e intanto, io torno a dire – e da sempre lo dico – che c’è una discriminazione: i nostri figli sono come i figli che vanno nelle scuole statali. E allora, perché noi dobbiamo pagare alcuni servizi ed altri no? Con la legge paritaria del 2000, che è una legge insufficiente che di per sé dà un piccolo riconoscimento alla scuola cattolica o agli istituti cattolici, un riconoscimento del ruolo pubblico che questi svolgono, ma in realtà manca ancora la parità economica. Pagano tutto e pagano tutti i servizi, cosa che non avviene nelle scuole comunali e statali. Ma le dirò di più: le scuole statali non vengono risistemate o messe a norma da anni; le nostre scuole, che sono considerate private anche se private poi non sono, perché sono aperte a tutti, non hanno l’autorizzazione ad aprire di anno in anno! Ed ecco perché continuano – purtroppo! – ad esistere le rette, che noi dobbiamo pagare. Quindi, è anche l’ambiente diverso che noi scegliamo!
D. – Gli atti di bullismo, soprattutto nell’ambito scolastico ormai aumentano sempre di più. Secondo lei, una via di soluzione quale potrebbe essere?
R. – Maggiore attenzione da parte degli educatori e maggiore integrazione tra tutte le istituzioni, compresa la famiglia. I nostri ragazzi, oggi, sono confusi nel senso che a scuola, con i docenti parlano di un problema e parlano una lingua. In famiglia parlano dello stesso problema ma in altri termini, con un’altra lingua. Le istituzioni parlano una lingua ancora diversa, i politici ancora una lingua diversa ... quindi non riesci più a capire. Sono confusi. Non sanno più qual è il bene e qual è il male ... Quindi: una maggiore formazione, una maggiore attenzione al problema educativo. Così come dice Benedetto XVI: c’è un’emergenza educativa!
Il Camillianum celebra i 20 anni di attività
◊ In occasione dei 20 anni di attività dell’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria "Camillianum" si è svolto ieri e oggi a Roma il convegno “Salute/Salvezza: perno della teologia pastorale sanitaria”. Ma sui 20 anni del Camillianum Chiara Calace ha intervistato il preside dell’Istituto, padre Luciano Sandrin:
R. – Il progetto culturale del nostro Istituto è un progetto che nasce da San Camillo e dal suo esempio, ed è proprio quello di far capire come la persona può essere sanata e salvata nella sua interezza, proprio come Benedetto XVI ha detto: “Gesù ha portato la guarigione integrale”.
D. – Quest’anno si celebrano i 20 anni della vostra attività. Ma quali sono state le vostre principali attività legate al vostro progetto culturale?
R. – E’ un istituto di teologia con la specializzazione in teologia pastorale sanitaria. Altre nostre attività formative sono date da ex studenti che stanno facendo una grande attività, focalizzandola maggiormente sul discorso dell'umanizzazione.
D. – Veniamo al tema centrale del Convegno salute-salvezza: la salvezza non consiste solo nella salute fisica...
R. – E’ necessario realmente recuperare la salvezza nella sua completezza e Giovanni Paolo II ha parlato proprio di salvezza integrale. E’ una salvezza che in realtà rappresenta il concetto, per noi cristiani, di salute.
D. – Come aiutate i malati, i sofferenti, a trovare la loro strada?
R. – Noi siamo accompagnatori di un malato, ma è lui che deve trovare la sua strada. Noi, chiaramente, ad un certo punto dobbiamo fare anche una proposta, che diventi poi un confronto, un confronto alto, quasi a dire: tu stai cercando qualcosa, ma Cristo ci ha dato una proposta molto bella, che noi ti doniamo.
Sul tema salute-salvezza intesa come salute non solo fisica, ma anche e soprattutto spirituale, ascoltiamo il prof. Marco Salvati, ordinario di dogmatica all’Università San Tommaso:
R. – Non c’è salute autentica per il cristiano, se non c’è salvezza; ma anche la salvezza porta in sé un elemento di salute nel senso psicofisico, nel senso umano e nel senso relazionale.
D. – L’Organizzazione Mondiale della Sanità dice: “La salute non è soltanto assenza di malattia”. Cosa vuole dire questo?
R. – La salute, così come la salvezza, ha un duplice aspetto: da un lato è assenza di tutto ciò che è negativo; ma non basta soltanto questo perchè l’uomo ha anche delle aspettative, delle attese e dei sogni. Salvezza, quindi, è anche – da un punto di vista teologico – la possibilità di una vita nuova, di una vita più elevata.
D. – Le persone malate fisicamente riescono con l’aiuto dell’Istituto Camillianum a ritrovare un loro percorso di spiritualità?
R. – Questo è il sogno, questo è il desiderio di chi si prepara come pastore sanitario ad entrare in relazione con il mondo dei malati e, quindi, quello di essere testimone di un Dio che dà senso alla malattia, che dà senso alla Croce, che dà senso a tutto ciò che di negativo o di pesante l’uomo sperimenta nella sua esistenza, e di testimoniare la Parola quella che salva, quella di Cristo; la Persona che salva, che è Cristo; il Dio che è salvatore, la Trinità.
Terremoto in Cina: i cattolici ringraziano il Papa per l’appello lanciato all'udienza generale
◊ Parla di oltre 21.500 morti l’ultimo bilancio ufficiale del terribile sisma che lunedì scorso ha colpito la provincia cinese del Sichuan. Il governo centrale tuttavia, prevede un bilancio in continua crescita, fino a 50 mila vittima morti. Oltre 14 mila persone sono ancora sotto le macerie, mentre sono 60 mila i feriti di cui 12.500 in gravi condizioni. Il governo ha annunciato un'inchiesta sui numerosi edifici scolastici distrutti in questi giorni. Via libera inoltre alle adozioni dei bambini rimasti orfani anche da parte di cittadini stranieri. Il presidente Hu Jintao, che oggi si è recato nelle aree colpite dove in queste ore si è registrata una nuova scossa di assestamento, ha ribadito che bisogna “moltiplicare gli sforzi” per salvare il maggior numero possibile di vite umane. Proprio sul fronte dei soccorsi, che vedono impegnati 130 mila soldati cinesi, le autorità di Pechino continuano ad autorizzare l’ingresso nel Paese di squadre specializzate provenienti oltre che dal Giappone anche da Taiwan, dalla Russia, dalla Corea del Sud e da Singapore. Intanto, è stato accolto molto positivamente l’appello lanciato da Benedetto XVI per i terremotati al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso. L’agenzia Fides riporta la testimonianza di un sacerdote di Pechino che ringrazia il Papa che – ha affermato – “ci ha dato una carica di energia in tutti i sensi”. In questo quadro prosegue l’impegno della Caritas. Rappresentati dell’ente caritativo cattolico francese e tedesco, che hanno confermato una donazione di 150 mila euro, oggi a Parigi incontrano i colleghi cinesi per mettere a punto il coordinamento degli aiuti. Notevole anche l’impegno della comunità cattolica cinese attraverso la preghiera e la raccolta di fondi: nelle chiese di Pechino infatti, tutte le cassette delle offerte portano la scrittura “aiuti ai terremotati”. Sostegno e preghiere anche da parte della diocesi di Hong Kong che ha indicato domenica 18 e domenica 25 maggio come “giornate speciali” per la raccolta di fondi a favore della popolazione colpita dal violento terremoto. (E. B.)
Myanmar: sono due milioni e mezzo le persone bisognose di aiuto
◊ Confermati i casi di colera in Myanmar, ma per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non si tratta di epidemia. Il numero dei malati, infatti, è in linea con i casi registrati l’anno scorso nello stesso periodo. C’è tuttavia grande preoccupazione per i 2,5 milioni di sopravvissuti al devastante passaggio del ciclone Nargis, che versano in gravi condizioni. Il bilancio ufficiale delle vittime è fermo a 38.491, mentre i dati della Croce Rossa parlano di 127.990. Dal canto suo il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha dichiarato di voler inviare un ufficiale di alto rango in Myanmar per affrontare la grave crisi che sta attraversando il Paese. Secondo un quotidiano locale - riporta l’agenzia AsiaNews -, nella circoscrizione di South Dagon, le autorità hanno ordinato a circa 2mila sfollati che hanno trovato riparo in monasteri, edifici religiosi e scuole, di fare ritorno alle proprie case. O meglio: a ciò che è rimasto delle loro case. Lo sgombero deve avvenire entro il 20 maggio perché ci sia grande affluenza al referendum costituzionale, rimandato alla prossima settimana nelle zone più colpite. Intanto l’arcivescovo di Yangon in Myanmar, mons. Charles Maung Bo, ha fatto visita ad alcune sue parrocchie sollecitando l’aiuto in favore della popolazione. Nel suo giro mons. Bo è stato accompagnato dall'arcivescovo di Mandalay, mons. Paul Zinghtung Grawng, e dal coordinatore dei progetti dell’arcidiocesi di Yangon. Mons. Bo ha incoraggiato i fedeli a rimanere uniti e a mostrare il proprio amore. L'arcivescovo ha anche parlato di come la Chiesa si stia mobilitando per aiutarli attraverso gruppi di assistenza organizzata come ad esempio le squadre di medici che stanno raggiungendo le zone più colpite. Anche – afferma l’agenzia Sir - il Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) si è mobilitato per il popolo del Myanmar. Presenti nel Paese da oltre 140 anni, i missionari stanno promuovendo una campagna di solidarietà chiamata, in lingua birmana, “Sanamu mieta (simpatia e amore)”, che significa “Ti sono vicino con amore”. Il PIME lancia quindi un appello “per portare sollievo alle popolazioni colpite e per portare soccorso immediato con beni di prima necessità. Un testimone oculare del disastro ha raccontato che la gente è disperata: con “prezzi alle stelle e assoluta scarsità di cibo. Si diffondono notizie di violenze e saccheggi”. (V.V.)
Bomba a Gaza contro la Scuola del Rosario
◊ Una bomba è esplosa stamattina alle 4 davanti all’ingresso della Scuola Zahwa del Rosario a Gaza. La violenta esplosione ha svegliato anche i quartieri limitrofi e ha danneggiato l’entrata, per fortuna senza ferire nessuno. L’attentato, sul quale la polizia di Hamas sta indagando, non è stato rivendicato. La scuola, condotta da suore cattoliche e frequentata soprattutto da studenti islamici, era stata saccheggiata da ignoti nel giugno dello scorso anno (durante una settimana di feroci combattimenti conclusi con la presa del potere da parte di Hamas), che devastarono il convento e la cappella delle suore, bruciato mobili e immagini sacre e rubato i computer. Quello di oggi è l’ultimo di una serie di attentati contro istituzioni cristiane nella zona: nel più grave, ad ottobre, venne ucciso un cristiano; gli assassini non sono stati ancora trovati. A Gaza vivono circa 3.200 cristiani tra 1,4 milioni di islamici. Le relazioni tra i due gruppi sono sempre state buone e i cristiani sono stimati e rispettati, si occupano soprattutto di scuole, ospedali e commerci. Ma hanno incontrato crescenti difficoltà - precisa l'Agenzia AsiaNews - da quando Hamas ha esautorato il movimento secolare Fatah ed è rimasto padrone del territorio. (R.P.)
L'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede si impegna ad aiutare i cristiani di Terra Santa
◊ Il nuovo ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede ha affermato che il suo Paese farà tutto il possibile per aiutare le comunità cristiane di Terra Santa perché non siano costrette a emigrare. “Faremo del nostro meglio per rafforzare le comunità cristiane in Israele perché la loro presenza essenziale in Terra Santa è profondamente radicata e storicamente compresa”, ha detto ieri Mordechay Lewy a un gruppo di giornalisti all'ambasciata israeliana. Il diplomatico - riferisce l'Agenzia Zenit - ha espresso lo stesso impegno che aveva dimostrato lunedì scorso incontrando Benedetto XVI, richiamando il sentimento papale per il quale dovrebbe essere fatto di tutto per evitare che la Terra Santa “diventi un sito archeologico privato della vita ecclesiale”. “Israele ribadisce il suo impegno a mantenere lo status quo nei luoghi santi cristiani e a rispettare i diritti che le comunità cristiane godono in base a questo”, ha aggiunto. Secondo l'ambasciatore, la maggioranza dei cristiani che abbandona la Terra Santa è motivata da ragioni più economiche e sociali che politiche. Lewy ha definito “molto positivo” il discorso che gli ha rivolto Benedetto XVI e ha affermato di desiderare che il Governo risponda alle richieste del Papa, ad esempio che possa essere raggiunto un accordo sull'applicazione dell'Accordo Fondamentale del 1993. Negoziati sull'accordo sono in corso fin da quando è stato firmato, soprattutto relativamente alle questioni sulla tassazione dei beni materiali e delle proprietà ecclesiastiche. Lewy ha sottolineato che questi accordi coinvolgono il diritto israeliano, e per questo richiedono tempo. L'ambasciatore ha anche affermato di voler rispondere alla richiesta di Benedetto XVI facilitando le procedure per l'ottenimento del visto per sacerdoti e religiosi di Paesi che non hanno relazioni con Israele o i cui Stati sono in guerra. (R.P.)
Settimana di preghiera per la pace in Medio Oriente promossa dal Consiglio Mondiale delle Chiese
◊ “E’ tempo per una pace giusta tra palestinesi e israeliani”. E’ lo slogan della settimana internazionale di azione per la pace in Israele e Palestina, promossa dal Consiglio mondiale delle Chiese (WCC) che avrà luogo in decine di Paesi di tutto il mondo dal 4 al 10 giugno. Dalla Germania all’Irlanda, dall’Ungheria allo Sri Lanka, che quest’anno si uniranno per la prima volta alla manifestazione, sono molteplici le iniziative organizzate dalle chiese locali che mirano ad una preghiera comune per chiedere a Dio di donare a questa Terra dei leader capaci e pronti a dedicare le loro vite ad una giusta pace per i loro popoli”. La preghiera – riporta l’agenzia Sir - invoca anche “eguali diritti per i due popoli, la fine della discriminazione e delle restrizioni di movimento”. Diverse le iniziative per l’evento alla cui organizzazione collabora anche Pax Christi international, che ha provveduto a diffondere il programma ai suoi 100 membri. Si segnalano celebrazioni accompagnate da musica araba ed ebraica ad Oslo, mentre in Inghilterra verrà riprodotta, in grandezza naturale, una sezione del muro israeliano. In programma, infine in Olanda, lezioni sulla storia del conflitto, viste attraverso la posizione israeliana e palestinese. (E. B.)
Conclusa in Qatar la sesta conferenza sul dialogo interreligioso
◊ “I capi religiosi devono educare le nuove generazioni alla pace e al rispetto reciproco”. Questo l’intervento del presidente del Consiglio Pontificio per il dialogo interreligioso, card. Jean Louis Tauran, in occasione della sesta Conferenza sul dialogo tra le religioni, che si è conclusa ieri a Doha, nel Qatar. “La storia ci insegna - ha proseguito Tauran - che le religioni non fanno le guerre, ma i loro seguaci sfortunatamente sì. Troviamo dunque il coraggio per essere portatori di pace”. Ai due giorni di dibattito, dedicato al tema dei “Valori religiosi tra pace e rispetto della vita”, hanno partecipato 155 studiosi ed esponenti religiosi. “Valori come l’uguaglianza, la libertà, la tolleranza e il rispetto per i diritti umani, dovrebbero essere considerati sacri; praticati e insegnati in tutte le religioni”. Questo il testo del comunicato finale della Conferenza riportato dall’agenzia Misna. “Come musulmani, ebrei e cristiani abbiamo affrontato temi che non attengono solo agli ideali e valori dei rispettivi credi – prosegue il documento – ma anche questioni drammatiche che sfigurano il mondo odierno e creano sofferenza e ingiustizia”. In particolare, le discussioni hanno toccato le grandi questioni di suicidio, eutanasia, offesa dei simboli religiosi, traffico di persone e violenza nei media. “Alla luce dei nostri dibattiti abbiamo convenuto che il dialogo tra le religioni è necessario sempre e a tutti i livelli – si legge ancora – per generare una cooperazione e strategie comuni contro le ostilità derivanti dall’abuso e la mancanza di rispetto nei confronti dei simboli religiosi. (V. V.)
Prosegue a Rocca di Papa l'incontro dei vescovi sulla realtà dei Movimenti ecclesiali
◊ Testimoniano la gioia, la fede e la bellezza di essere cristiani: così Benedetto XVI ha detto dei movimenti ecclesiali e delle nuove forme associative nella Chiesa, ha ricordato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone che ieri mattina, a Rocca di Papa, al Centro Mondo Migliore, ha aperto con una Liturgia Eucaristica il Seminario di studio per vescovi sul tema: “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore”. Recando i saluti e la benedizione del Papa, il porporato ha sottolineato che “si avverte ora l’esigenza che i Pastori, attenti ai ‘segni dei tempi’ sappiano orientare e condurre i movimenti associativi, armonizzandoli con le esigenze dell’intero Popolo di Dio”. Nella giornata di ieri sono intervenuti il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, che nella relazione introduttiva ha esortato i vescovi ad “accogliere con fiducia e gratitudine nel tessuto delle Chiese affidate alla cura pastorale i movimenti e le nuove comunità, e accompagnarle nella loro missione con vero senso di paternità spirituale”. Mons. Piero Coda ha invece tracciato la collocazione teologica e le prospettive pastorali e missionarie dei movimenti nella missione della Chiesa. “Molte di queste realtà – ha detto il teologo – stanno vivendo l’impegnativo passaggio dal momento effervescente della fondazione a quello di un loro più posato inserimento nel ritmo ordinario della vita e della missione della Chiesa”. La riflessione sull’inserimento nelle chiese locali, a cura del prof. Arturo Cattaneo ha concluso la serie di interventi della giornata che è proseguita con le testimonianze di vita. “Oggi la Chiesa deve trovare nuove espressioni, un nuovo slancio, nuovi metodi di linguaggio e di annuncio ai contemporanei. I movimenti e le Nuove Comunità sono espressione del soffio dello Spirito e questo richiede una conversione pastorale anche da parte dei vescovi: conversione del nostro modo e stile di essere Pastori”: ha detto mons. Pierre-André Dumas, vescovo di Haiti, commentando il seminario. “Occorre allora lasciarci toccare dal soffio dello Spirito per andare meglio incontro all’uomo – ha proseguito il presule – non basta dire che bisogna accogliere i Movimenti, ma occorre accompagnarli, sostenere e essere pronti anche nel discernimento e nella correzione”. Per il vescovo di Haiti “i Movimenti danno un contributo importante nell’incontro con le famiglie andandole a cercare là dove sono, superando la mancanza di calore comunitario che alle volte pesa nelle realtà ecclesiali”. Nella giornata di oggi sono intervenuti tra gli altri mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, che ha definito i movimenti minoranze attive e creative, Dominique Vermersch, moderatore della Comunità dell’Emmanuel, che ha presentato i movimenti ecclesiali e le nuove comunità come “compagnie missionarie” ricordando che il primo luogo dell’apostolato dei laici è il mondo e mons. Massimo Camisasca, della Fraternità Missionaria di San Carlo Borromeo, per il quale i movimenti sono anche fucine di nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Mons. Claudiano Strazzari, rettore del seminario Redemptoris Mater di Roma, ha parlato invece dei movimenti come ambienti di formazione permanente dei presbiteri.(A cura di Tiziana Campisi)
Domani a Roma il settimo Convegno internazionale sul Monte Athos
◊ L’Associazione Culturale ‘Insieme per l’Athos’–Onlus terrà il suo Settimo Convegno Internazionale di studi sulla cultura e spiritualità del Monte Athos, quest’anno sul tema ‘Dal deserto egiziano al giardino dell’Athos. Le origini del monachesimo cristiano’ . L’iniziativa è per domani, sabato 17 maggio, con inizio alle ore 9.00, nel cuore di Roma al Foro di Traiano, 1/a (Palazzo Roccagiovine) presso la sede della Fondazione Dragan. L’evento, patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Fondazione Europea Dragan, dalla Regione Lazio, della Provincia di Roma, dal Comune di Roma e dalle Ambasciate di Cipro, Bulgaria, Grecia, Romania, Russia, Serbia ed Ucraina, è curato dall’Associazione “Insieme per l’Athos – Onlus”, costituitasi con il preciso scopo di riscoprire e divulgare l’immenso patrimonio spirituale ed artistico della cultura athonita attraverso iniziative di natura molteplice come viaggi, mostre, convegni, pubblicazioni, eccetera. L’avvenimento si svolgerà con la Benedizione della Sacra Epistasia del Monte Athos, organo politico ed esecutivo della penisola monastica e del Sacro Monastero di Aghiou Pavlou. L’appuntamento di domani intende mettere in evidenza l’essenziale valenza del monachesimo nell’ambito del Cristianesimo orientale, ove la prassi ascetica è da sempre sostanza vissuta dell’esperienza cristiana. I percorsi di studio, guidati da insigni studiosi, coinvolgeranno le più svariate discipline, nel tentativo di offrire un panorama il più completo possibile degli elementi fondanti della spiritualità monastica in prospettiva storica (dal IV secolo al periodo della fondazione del Monte Athos, avvenuta nell’anno 963 dopo Cristo). (A cura di Giovanni Peduto)
I vescovi dell'Africa australe chiedono l’intervento internazionale per fermare le violenze in Zimbabwe
◊ La Conferenza episcopale dell’Africa Australe (SACBC) lancia un appello alla comunità internazionale affinché intervenga per "porre fine alle sistematiche intimidazioni, violenze e torture nello Zimbabwe". L’appello, riportato dall'agenzia Fides, è contenuto in un comunicato diffuso martedì e firmato da mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg e Presidente della SACBC. Dopo l’annuncio, ai primi di maggio, dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali (a più di un mese dal voto), i cittadini dello Zimbabwe devono tornare alle urne per il ballottaggio in una data ancora da definire. Secondo i vescovi del Sudafrica, del Botswana e dello Swaziland, però, l'attuale “regno del terrore” in cui vive il Paese, che ha visto “numerosi morti, pestaggi e la fuga di molte persone”, “non è favorevole allo svolgimento di elezioni libere e trasparenti". "Il cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban, ha visitato di recente lo Zimbabwe e ha raccolto testimonianze di prima mano sulle violenze sistematiche, sulle intimidazioni e sulle torture. Le vittime delle violenze hanno puntato il dito contro gli agenti delle Forze Armate, della polizia, della Central Intelligence Organization (CIO), i veterani, le milizie giovanili e criminali comuni", denuncia la nota, ricordando che la “dignità umana è intrinseca a ogni essere umano, qualunque sia la sua affiliazione politica e deve essere rispettata”. Mons. Tlhagale, fa quindi “appello a tutti i partiti affinché tengano a freno i loro sostenitori e fermino questo orrore" e chiede l'invio immediato di osservatori internazionali per garantire il corretto svolgimento del ballottaggio. La nota conclude con un invito a tutti i cittadini dello Zimbabwe “a ricordare la speranza con cui hanno partecipato alle elezioni di marzo” e “a fare tutto quanto in loro potere per riportare lo Zimbabwe al suo giusto posto nella famiglia delle Nazioni”. La Chiesa sudafricana ha anche condannato duramente i gravi atti di violenza commessi contro gli immigrati di origine zimbabwana e mozambicana nella township di Alexandra, un sobborgo povero vicino al quartiere degli affari di Johannesburg. Dall'inizio della settimana in una serie successiva di assalti commessi da bande armate di machete e pistole, sono morte due persone e altre sono rimaste ferite. “I recenti attacchi a coloro che non sono nati in Sudafrica destano profonda vergogna e preoccupazione” ha affermato mons. Tlhagale. (L. Z.)
Intervento del vescovo di Bangalore alla conferenza dell’Associazione della stampa cattolica indiana
◊ “I media devono sostenere la comunità umana in diversi settori, economici, politici, culturali, educativi e religiosi. È un compito utile al bene comune”. Sono queste le parole dell’arcivescovo di Bangalore, mons. Benard Blasius Moras, in occasione della 14.ma Conferenza nazionale dell’Associazione della stampa cattolica indiana che si è aperta nella città indiana nei giorni scorsi. “Il diritto della conoscenza è inerente alla libertà di espressione - ha dichiarato mons. Moras all’agenzia Fides - ed è stato un progressivo strumento di democrazia”. Secondo l’Arcivescovo spetta ai media cattolici favorire una maggiore partecipazione democratica alla responsabilità sociale. All’inizio della Conferenza è intervenuto anche padre Aldolf Washington, presidente dell’Unione Cattolica della Stampa Indiana: “In un’era in cui la comunicazione corre più veloce della luce - ha detto - i significati della comunicazione non sono ritenuti così importanti come la modalità della stessa comunicazione”. Sempre secondo padre Washington, compito della Conferenza è anche quello di valutare se i media aiutino o meno il miglioramento della gente: “Quando comunichiamo conoscenza miglioriamo, quando miglioriamo la gente la liberiamo, quando la gente è liberata c’è un progresso dello sviluppo individuale e insieme della nazione. (V.V.)
Ecuador: raccolte più di 600 mila firme a sostegno delle proposte dei vescovi sulla nuova Costituzione
◊ Mons. Antonio Arregui, arcivescovo di Guayaquil e presidente della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, ha consegnato nei giorni scorsi al presidente dell'Assemblea Costituente, più di seicentomila firme di ecuadoriani che appoggiano gli apporti al testo costituzionale realizzati dalla Conferenza Episcopale Ecuadoriana. Il tutto è accompagnato da una missiva, letta da mons. Arregui, che ripropone la domanda degli ecuadoriani di “riconoscere il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale; di riconoscere e proteggere la famiglia formata da uomo e donna; di garantire in modo speciale i diritti delle famiglie nell'educazione dei figli e alle proprie convinzioni”. Chiedendo di non fare ingiuste discriminazioni verso le persone omosessuali che devono avere lo stesso trattamento giuridico rispetto agli altri cittadini”, si segnala anche “l’inconvenienza di offrire una legge speciale per le unioni tra persone omosessuali”. La lettera invita poi a studiare meglio alcune disposizioni, approvate recentemente, in relazione all’aborto e alla possibilità di cambiare sesso e manifesta infine la preoccupazione per “alcune voci che si sono alzate contro la menzione del nome di Dio nel preambolo, in quanto tale menzione è pienamente compatibile con una sana laicità dello Stato”. (A. M.)
Domenica cerimonia ecumenica nell'ex lager di Mauthausen
◊ L’ex campo di concentramento di Mauthausen ospiterà il 18 maggio una celebrazione ecumenica. Organizzata in occasione del 63° anniversario della liberazione dei prigionieri del lager, la celebrazione sarà presieduta dal vescovo della diocesi di Linz, mons. Ludwig Schwarz, dal metropolita greco-ortodosso Michael Staikos e dal vescovo evangelico Michael Bünker. La commemorazione proseguirà con un discorso del cancelliere federale Alfred Gusenbauer e gli interventi di Hans Marsalek, ex-prigioniero del lager e del presidente del "Comité International de Mauthausen", Walter Beck di Praga. Un simposio internazionale cui partecipano relatori di vari Paesi, l’inaugurazione di una stele, la presentazione di un libro sul nazismo: questi alcuni tra gli eventi in programma, dedicati quest’anno al tema “Opposizione europea al nazionalsocialismo”. Due mostre speciali verranno allestite nel mausoleo del lager di Mauthausen: nel campo di concentramento austriaco, costruito nel 1938 e in quelli adiacenti, furono uccise oltre 100.000 persone. Il 5 maggio 1945 venne raggiunto da una truppa di carri armati americani: la data viene da allora ricordata come Giornata della liberazione. (R.P.)
L’Istituto di politica familiare in Spagna: pochi aiuti alle famiglie nel Paese
◊ In occasione della Giornata internazionale della famiglia, che si è celebrata ieri, l’Istituto di Politica Familiare Spagnolo (IPD) ha ribadito la necessità di proteggere la famiglia anche se l’amministrazione pubblica la trascura. L’IPD – riporta l’agenzia Sir - ha denunciato questa situazione attraverso la pubblicazione di un sondaggio secondo il quale il 73% degli spagnoli considera la famiglia “l’istituzione più importante della società, l’88,5% la considera l’istituzione più efficace ed il 95% quella che più aiuta di fronte ai problemi personali”. In questo quadro, però, “le amministrazioni spagnole sono quelle in Europa che meno aiutano le famiglie”. Per il vicepresidente dell’IPF, Mariano Martínez-Aedo, sono proprio le difficoltà economiche degli ultimi anni che “fanno riscoprire il ruolo svolto dalla famiglia nell’attenuazione dei problemi della società”. Tuttavia l’IPF segnala che, oltre alla mancanza di aiuti, la famiglia spagnola deve fare i conti con l’aumento dell’aborto e del divorzio, il calo dei matrimoni e con un calo costante del numero di persone che convivono. (E. B.)
Consiglio d'Europa: 2000 musei aperti di notte in 42 Paesi
◊ 2.000 musei di 42 paesi del vecchio Continente apriranno le loro porte gratuitamente domani, 17 maggio, dal tramonto fino all’una di notte del giorno dopo. L’iniziativa, giunta ormai alla quarta edizione, si chiama “La notte dei musei” ed è patrocinata dal Consiglio d’Europa che in tale maniera vuole incoraggiare il grande pubblico a visitare questi luoghi di cultura. Grandi città europee come Barcellona, Bratislava, Brno, Bucarest, Cracovia, Parigi, Riga, Strasburgo, Venezia, Varsavia, Zagabria, parteciperanno alla manifestazione e con loro, per la prima volta anche i musei di Scozia, Irlanda del Nord e Copenaghen. “Il Consiglio d'Europa - riferisce l'Agenzia Sir - è lieto di sostenere questo evento che mira ad attirare un nuovo pubblico poco abituato a visitare un museo - ha detto il Segretario generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis – riteniamo, infatti, che la cultura si indirizzi a tutti. Il prolungamento degli orari di apertura, l'ingresso gratuito e un ricco programma di intrattenimento, sono mezzi eccellenti per raggiungere questo pubblico di grandi dimensioni, soprattutto i giovani, che partecipando a questa iniziativa, senza dubbio scopriranno un nuovo mondo di conoscenze e di ricchezza culturale”. (R.P.)
Seminario promosso a Lugano dalla Fondazione Balzan su “La verità, nelle scienze e nella religione"
◊ Si è aperto oggi a Lugano, presso l’Università della Svizzera italiana, il Seminario promosso dalla Fondazione Balzan, dal titolo “La verità, nelle scienze e nella religione”. Dopo i saluti iniziali svolti dalle autorità, la keynote lecture, la lezione principale, dal titolo “Noi e la verità: l’inafferrabile ultima parola”, è stata affidata al prof. Simon Blackburn dell’Università di Cambridge. Secondo il prof. Blackburn attualmente è in corso una battaglia sul tema della verità tra conservatori, relativisti e quelli che lui ha definito deflazionasti. Questo ha creato un’impasse, che a suo parere pone alcune obiezioni. In particolare, la questione è legata al fatto che o nella situazione viene favorita una delle posizioni oppure si può arrivare anche ad un conflitto, ad una guerra tra queste posizioni. Ognuna di queste ha al suo interno una verità. Sulla questione, in particolare, in ambito deflazionista, la posizione viene considerata sospetta, perché non risolve la questione. La risposta a questo impasse è, in particolare, legata al settore scientifico. Facendo l’esempio del prof. Blackburn tra atomi e proteine, esse sono state definite in modo chiaro e preciso. Il problema si sposta ora, in particolare, nel campo della conoscenza umana. A seguire vi è poi stata la sessione filosofica, moderata dal prof. Veca, cui ha partecipato il prof. Severino con una relazione sul tema “Verità, contraddizione, nichilismo”, a cui sono seguite tavole rotonde con diverse personalità europee, tra cui diversi premi Balzan. La giornata dei lavori si concluderà nel pomeriggio, per poi riprendere nella giornata di domani con interventi, tra gli altri, del cardinale Cottier e di mons. Sánchez Sorondo. (Da Lugano, Edoardo Caprino)
Istituita a Roma la prima "parrocchia personale" per i fedeli legati alla Messa in latino anteriore alla riforma del 1970
◊ Una parrocchia nel centro di Roma nella quale poter partecipare alla Messa celebrata in latino, secondo il Messale Romano promulgato dal Beato Giovanni XXIII nel 1962. Si tratta della chiesa capitolina della Santissima Trinità dei Pellegrini, eretta nei giorni scorsi come “parrocchia personale” sulla base di un decreto del cardinale vicario, Camillo Ruini, e affidata alla cura della Fraternità sacerdotale San Pietro. L’Osservatore Romano, che ne dà notizia, riferisce anche le parole del cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che ha definito “importante” l’atto che applica a Roma il Motu Proprio Summorum Pontificum, promulgato da Benedetto XVI nel luglio 2007. “È un atto disposto dal Papa per la diocesi di Roma - spiega il cardinale Castrillón Hoyos - che ha un valore in sé, nel progressivo percorso in atto dell'applicazione del Motu Proprio sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970”, con particolare riguardo per le necessità spirituali dei fedeli legati alla precedente tradizione liturgica latina: in particolare, quelli collegati alla Fraternità fondata da monsignor Marcel Lefebvre, che desiderano rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa cattolica. Inoltre, aggiunge il cardinale Castrillón Hoyos, “la realizzazione di una parrocchia personale ha anche un valore esemplare per altre diocesi, sia in Italia che altrove”. La chiesa, annessa all'Arciconfraternita della Santissima Trinità dei pellegrini e convalescenti, si trova sul territorio del primo Municipio di Roma ed è sussidiaria della parrocchia dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, nel settore pastorale centro della diocesi. Il decreto del cardinale Ruini stabilisce che alla nuova parrocchia e ai suoi parroci “pro tempore”, sono riconosciuti gli stessi diritti di cui godono analogamente gli altri parroci di Roma e le chiese di cui sono responsabili, secondo il diritto comune. E al tempo stesso, sono tenute osservare gli stessi obblighi e doveri delle altre, mentre per l'amministrazione e il sostentamento del parroco saranno osservate norme promulgate dalla Conferenza episcopale italiana e dal Vicariato di Roma. (A.D.C)
Celebrati a Spoleto i 120 anni di fondazione delle Suore della Sacra Famiglia
◊ “120 anni, 120 volte grazie alle suore della Sacra Famiglia di Spoleto”: con queste parole mons. Riccardo Fontana, dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha dato inizio il 13 maggio, a Cannaiola di Travi, in provincia di Perugia, in Umbria, alla Messa che ha celebrato i 120 anni di fondazione delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, nate per volontà del beato Pietro Bonilli. A concelebrare c’erano il rettore del santuario del Bonilli don Sem Fioretti, il vicario generale mons. Luigi Piccioli; il priore del capitolo dei canonici del duomo di Spoleto, mons. Angelo Barigelli, accompagnato dal canonico don Vincenzo Alimenti; i padri cappuccini di Spoleto, i passionisti della Madonna della Stella e i vincenziani di Borgo Trevi. Presenti in gran numero le suore della Sacra Famiglia e la madre generale Danila Santucci. Nella sua omelia mons. Fontana ha evidenziato la testimonianza di santità di vita di Pietro Bonilli, la sua grande umiltà e carità, praticate in un’epoca storica in cui la verità era spesso calpestata. “Le suore - ha ricordato l’arcivescovo - sono un’intuizione di Chiesa felice; sono presenti in maniera significativa e bellissima nei cinque continenti; sono un punto fondamentale nella e per la nostra Chiesa diocesana; a loro va il nostro grazie”. Il beato Pietro Bonilli ha dato vita all’Istituto della Suore della Sacra Famiglia di Spoleto il 13 maggio 1888, quando accolse a Cannaiola di Trevi le prime quattro giovani che lo affiancarono nel nascente orfanotrofio. Oggi le Suore della Sacra Famiglia sono presenti, oltre che in Italia, in Cile, Guatemala, El Salvador, Brasile, India, Libia, Congo e Costa d’Avorio. L’Istituto ha lo scopo di annunciare a tutti, “fino ai confini del mondo”, il mistero di Nazareth, perché tutti lo amino e lo imitino. Le suore, nelle loro comunità, si prendono cura dei più poveri, di orfani, ammalati, handicappati, emarginati ed anziani. (T. C.)
L’Osservatore Romano lancia l’allarme sulla diffusione in internet dei film nazisti e antisemiti
◊ L’Osservatore Romano raccoglie l’allarme lanciato dal quotidiano tedesco Die Welt in relazione al successo degli acquisti on line di film nazisti e antisemiti. Si tratta di un fenomeno che interessa tutta l’Europa e che riguarda soprattutto i giovani tedeschi attratti da film, tra cui il famigerato “Jud Süss” (“Süss l'ebreo”) del regista Veit Harlan, spesso mascherati come semplice materiale di documentazione storica. Il giornale tedesco – riporta l’agenzia Sir - punta il dito contro il noto colosso statunitense delle vendite in rete Amazon, e, parlando dei tanti video ispirati all’ideologia nazista facilmente acquistabili nel network, cita la serie “Holocaust Studies Series”, nella quale il film “Jud Süss” viene offerto nella versione originale tedesca sottotitolata in inglese, insieme ad altro materiale in omaggio. Così, “al modico prezzo di 29,99 dollari” – scrive l’Osservatore - è possibile acquistare una copia di “Sieg des Glaubens” (“Vittoria della fede”, di Leni Riefenstahl, con Adolf Hitler, Fritz Reinhardt, Reinhard Heydrich, Heinrich Himmler, Hans Franck,) definito “uno dei più importanti film mai fatti”. Le autorità tedesche hanno immediatamente denunciato il fenomeno, ma l’esito appare incerto. “Fatto ben più allarmante”, per l’organo vaticano, “è che tutto il materiale nazista finisce per essere disponibile in rete”, scaricabile gratis. (E. B)
Entra nel vivo il 61.mo Festival di Cannes
◊ Gli incubi di un soldato plasmati in un fumetto surreale, i sogni di una giovane ribelle trasfigurati dalla nascita di un figlio, i piccoli segreti di una famiglia che diventano menzogne inconfessabili: con tre film complessi, che oscillano fra la disperazione attonita e la speranza luminosa, il 61° Festival di Cannes apre i giochi della competizione ufficiale. Il film più curioso e inclassificabile, “Waltz with Bashir” dell’israeliano Ari Folman, si presenta con la bizzarra definizione di “documentario d’animazione”. Di documentario in effetti ci sono soprattutto le testimonianze orali e le strazianti immagini finali. Per il resto dei cartoni animati dal sapore di fumetto raccontano la presa di coscienza di una nazione implicata in un delitto contro l’umanità. Tutto parte da un sogno ricorrente, che ha il potere di fare emergere i ricordi rimossi dei reduci della prima guerra del Libano. E tutto ci riconduce alla confessione di una complicità con i falangisti libanesi, che del massacro di Sabra e Chatila furono gli atroci protagonisti. Nel film, che resta sempre alla giusta distanza dalle cose, le azioni sono trasfigurate dal ricordo, ma ancora ben vive e presenti, nelle cause come negli effetti: la guerra come spettacolo, degli errori irreparabili, dei morti casuali, delle carneficine deliberate, un’innocenza perduta per sempre. Meno cupo, nonostante gli orrori carcerari che descrive, è l’argentino “Leonera” di Pablo Trapero, storia di una giovane donna finita in prigione per omicidio, che trova la sua redenzione attraverso la maternità. Tutto centrato su un’attrice che aderisce intimamente al suo personaggio, il film evita i cliché, insiti in un’operazione che sfiora il genere; e lo fa in maniera spesso sorprendente, lavorando su una dinamica dei sentimenti che si fa strada a fatica e su un rapporto fra i personaggi, teso ad enunciare senza esitazioni i conflitti morali che li abitano. Il film più esistenziale, per le rarefatte atmosfere di vita che presenta, è tuttavia il turco “Three Monkeys” di Nuri Bilge Ceylan. L’autore turco parte dai conflitti che scorrono sottopelle all’interno di un nucleo familiare, per arrivare a raccontarci il disagio di una nazione che deve convivere con più anime. Le tre scimmie del titolo, che non sentono, non vedono e non parlano, sono un padre, una madre e un figlio. Lui accetta per denaro di prendersi una colpa non sua, lei lo tradisce con l’uomo che lo paga, il ragazzo sfrutta la situazione per vivere in un’apatica pigrizia. Le cose prenderanno la piega della tragedia, ma senza scuotere minimamente nessuno. L’immagine che chiude il film è una delle più potenti da noi viste al cinema: un uomo sopraffatto dalla colpa sul tetto di una casa, mentre la tempesta avanza verso di lui. Una composizione dell’inquadratura che si fa metafora del mondo. (Da Cannes, Luciano Barisone)
Nuovo messaggio di Bin Laden che invoca la “guerra santa” per la Palestina
◊ In occasione del 60.mo anniversario della creazione dello stato di Israele, torna a farsi sentire Osama Bin Laden con un nuovo messaggio via Internet. In un file audio di circa 9 minuti, dal titolo "Le cause del conflitto nel 60.mo anniversario della fondazione dello Stato di occupazione israeliana", il leader di al Qaida affronta la questione palestinese, affermando che la "guerra santa" è un dovere per liberare la Palestina. “La lotta contro Israele continuerà - assicura Bin Laden - non cederemo nessun centimetro del territorio”. Bin Laden si è anche rivolto ai leader occidentali, accusandoli di combattere al fianco degli israeliani e di aver rubato il petrolio arabo in Iraq.
Libano
In Libano, una sparatoria tra miliziani di schieramenti opposti si è verificata a Baalbek, provocando la morte di una persona e il ferimento di un altro uomo. L’episodio si è verificato malgrado l'intesa raggiunta ieri, con la mediazione della Lega Araba, tra le fazioni libanesi per porre fine al confronto armato tra anti-siriani e alleati di Hezbollah. L’accordo prevede che maggioranza e opposizione riprenderanno il dialogo già da oggi in Qatar, per concordare un governo di unità nazionale e la riforma elettorale. Per i particolari, ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:
Riprenderanno stasera a Doha, nel Qatar, i colloqui tra la coalizione governativa libanese e l'opposizione del movimento sciita Hezbollah sull’intesa che ieri ha messo fine alle recenti violenze, causa di oltre 60 morti e circa 250 feriti, che hanno trascinato il Libano sull’orlo di una nuova guerra civile. L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione della Lega Araba, si articola in sei punti in cui le parti si impegnano tra l'altro ''a non usare più le armi come strumento per ottenere risultati politici'', e prevede l'avvio di un confronto per la formazione di un governo ''di unità nazionale'' e una nuova legge elettorale. Al tavolo che si apre nell’emirato arabo, siederanno 14 esponenti di diverse realtà politico-confessionali del Paese dei cedri, tra cui figurano: il presidente del parlamento e leader sciita d'opposizione, Nabih Berri, il leader della maggioranza governativa, il sunnita Hariri, diversi capofila delle comunità cristiane e il capo delle Forze armate libanesi. Intanto, da ieri il Paese sta tornando lentamente alla normalità dopo la riapertura dell’aeroporto di Beirut e la rimozione dei blocchi stradali eretti il 7 maggio dai miliziani di Hezbollah.
Medio Oriente
Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush è partito dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, al termine di una visita in Israele di 48 ore. L' "Air Force One" di Bush è diretto verso l'Arabia Saudita, prossima tappa di una missione mediorientale che include anche l'Egitto. Ieri, il presidente americano - parlando al parlamento israeliano per i 60 anni di Israele - ha ribadito lo stretto legame tra USA e Stato ebraico e l’impegno accanto ad Israele nella lotta contro il terrorismo, definita come "una battaglia tra bene e male". Secondo la radio militare israeliana, durante il soggiorno di Bush, Israele avrebbe chiesto di essere collegato alla rete satellitare che segnala il lancio di missili da ogni punto della Terra. La risposta della Casa Bianca sarà resa nota fra due settimane, quando il premier Ehud Olmert si recherà in visita a Washington.
Emergenze Cina-Myanmar
Pechino sta fronteggiando una delle più grandi tragedie nazionali degli ultimi 50 anni. Sarebbero oltre 50 mila i morti causati dal terremoto dello scorso lunedì. In Myanmar, invece, il passaggio del ciclone Nargis ha provocato - secondo fonti ufficiali - almeno 43 mila vittime. Pechino ha permesso la presenza di operatori umanitari internazionali, al contrario, invece, di quanto avvenuto nell’ex Birmania. Sulla differente gestione di queste due emergenze, Salvatore Sabatino ha chiesto un'opinione a Fernando Mezzetti, esperto di politica del continente asiatico:
R. - Io non sono stupito di questa accettazione degli aiuti umanitari, soprattutto dopo che al momento dello scoppio del terremoto, il regime non ha nascosto nulla. Le televisioni statali ed i vari canali regionali cinesi hanno dato immediatamente la notizia, hanno degli operatori sul posto che trasmettono incessantemente. Sul luogo del disatro si è subito recato il primo ministro e oggi è andato anche Hu Jintao, il capo dello Stato. Non sono gesti simbolici. Nella struttura di potere cinese, il primo ministro che va su un posto di crisi, seguito poi anche dal capo dello Stato e del partito, ha una grande importanza. La giunta militare birmana si è comportata come tutte le dittature: cerca di tenere nascosto. Non vuole aiuti umanitari perché, arrivando gli operatori umanitari, si renderebbero conto del disastro in cui è il Paese.
D. - Myanmar e Cina, dunque, quasi due "anime" dell’Asia: come farle convivere? E’ possibile avere due situazioni così diverse?
R. - La Cina era già in una grande evoluzione, e il Myanmar ha avuto un certo sviluppo economico, grazie a pesanti investimenti cinesi e anche indiani. Ma sostanzialmente, l'ex Birmania è rimasta la stessa, anzi, si è sempre più rafforzato, in termini di durezza, il regime: perché prima era una durezza “buddista”, oserei dire. Poi, quando ci furono nel 1988 manifestazioni che sgombrarono i vecchi generali, in Myanmar si ebbe una strage sicuramente superiore a quella che si ebbe poi sulla Tienanmen di Pechino nel 1989. Furono spietati nella repressione e resteranno, secondo me, ancora molto duri. In tutto ciò, però, la sciagura immane del terremoto giova alla Cina anche in un senso anche più lato. Dico “giova” - se si può usare questo termine - sullo sfondo di desolazione e di lutto: il problema del Tibet è finito in secondo piano. E nessuno, oggi, può tirare fuori il problema del Tibet con la Cina, mentre sta affrontando questa calamità.
Sri Lanka
È di almeno 10 morti e 90 feriti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato suicida avvenuto oggi a Colombo, capitale dello Sri Lanka. Secondo un portavoce militare, una moto imbottita di esplosivo e guidata da un attentatore suicida è stata scagliata contro il bus che trasportava poliziotti. Teatro dell’attacco è il quartiere commerciale della capitale che ospita anche la residenza ufficiale del presidente. Una zona che in passato è stata spesso nel mirino di azioni della guerriglia delle Tigri del Tamil, l’esercito di liberazione ritenuto responsabile anche dell’odierno attentato.
Zimbabwe
Nello Zimbabwe, non si arresta la spirale dell’inflazione che sta mettendo in ginocchio l’economia del Paese. La banca centrale ieri ha annunciato la prossima emissione di "agro-assegni" da 50, 25 e 5 miliardi di dollari locali per gli agricoltori e di una banconota da 500 milioni per il pubblico. La cartamoneta da 500 milioni di dollari zimbabwesi vale circa due dollari USA, e ci si possono comprare appena due pagnotte. L'inflazione, la più alta del mondo, ha ormai raggiunto il 165 mila per cento e per comprare un dollaro americano servono 250 milioni dello Stato africano. L'economia del Paese, che era considerato il granaio d’Africa, è iniziata a precipitare nel 2000, quando la politica di confisca delle terre agli ex coloni bianchi ha portato ad un crollo della produzione agricola. Con l’aggravarsi della crisi economica, salvo ulteriori colpi di scena, le autorità hanno deciso di rinviare il ballottaggio per le presidenziali che, stando alla Costituzione, avrebbe dovuto svolgersi entro 21 giorni dalla proclamazione dei dati, avvenuta lo scorso due maggio. La stessa opposizione, che continua ad affermare di aver vinto al primo turno, ritiene che tensione sia troppo forte per tornate alle urne.
Nigeria
Grave incidente ieri in Nigeria. Un oleodotto è esploso nei pressi di Lagos, provocando la morte di almeno 100 persone tra cui molti bambini sorpresi dalle fiamme mentre si trovavano a scuola. L’episodio si è verificato per una ruspa che ha colpito accidentalmente il tubo dell’oleodotto. Decine i feriti, mentre la Croce Rossa è ancora impegnata nelle operazioni di soccorso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 137
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