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Sommario del 15/05/2008
Il Papa: nell’accoglienza degli immigrati, i cristiani abbiano come riferimento la persona di Cristo. Appello in favore dei ricongiungimenti familiari
◊ Favorire il ricongiungimento familiare dei migranti: è l’appello lanciato stamani da Benedetto XVI durante l’udienza ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e gli itineranti, guidati dal cardinale presidente Renato Raffaele Martino. Il Papa ha rinnovato l’esortazione a dialogare ed accogliere con amore i migranti nel bisogno. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Impegnarsi nell’accoglienza dei migranti con un’attenzione particolare al “grave problema del ricongiungimento famigliare”: è l’esortazione levata dal Papa nell’udienza ai membri del dicastero della pastorale dei migranti e degli Itineranti. Temi, questi, ha ricordato il Papa, che sono stati richiamati nel recente viaggio apostolico negli Stati Uniti d’America. Benedetto XVI ha rinnovato l’impegno della Chiesa “a favore non solo della persona migrante, ma anche della sua famiglia, comunità d’amore e fattore di integrazione”:
“Non bisogna dimenticare che la famiglia, anche quella migrante e itinerante, costituisce la cellula originaria della società, da non distruggere, ma da difendere con coraggio e pazienza. Essa rappresenta la comunità nella quale fin dall’infanzia si è formati ad adorare e amare Dio, apprendendo la grammatica dei valori umani e morali e imparando a fare buon uso della libertà nella verità”.
Il Papa ha quindi sottolineato che nell’attuale mondo globalizzato, la mobilità umana rappresenta “una frontiera importante per la nuova evangelizzazione”. Ed ha ribadito la radice evangelica del dovere all’accoglienza verso i migranti bisognosi:
“Nella sua azione di accoglienza e di dialogo con i migranti e gli itineranti, la comunità cristiana ha, come punto di riferimento costante, la persona di Cristo nostro Signore. Egli ha lasciato ai suoi discepoli una regola d’oro secondo cui impostare la propria vita: il comandamento nuovo dell’amore”.
Il Papa si è soffermato sull’importanza della pastorale famigliare per i migranti che deve trovare nell’Eucaristia il suo riferimento fondamentale:
“Chi va a Messa – e bisogna facilitarne la celebrazione anche per i migranti e gli itineranti – trova nell’Eucaristia un fortissimo rimando alla propria famiglia, al proprio matrimonio, ed è incoraggiato a vivere la propria situazione in prospettiva di fede, cercando nella grazia divina la forza necessaria per riuscirvi”.
Dal canto suo, il cardinale Renato Raffaele Martino ha esortato tutti gli uomini di fede a mostrarsi accoglienti verso i migranti bisognosi, ribadendo la centralità della famiglia e della dignità di ogni essere umano.
Stelle per orientare il mondo: così il Papa alle Vergini consacrate, riunite a Roma per il Congresso-Pellegrinaggio dell’Ordo Virginum
◊ Stelle per orientare il cammino del mondo: così Benedetto XVI ha appellato le consacrate riunite a Roma per partecipare al Congresso-Pellegrinaggio internazionale dell'Ordo Virginum, dedicato al tema: "Verginità consacrata nel mondo: un dono per la Chiesa e nella Chiesa”. Il servizio di Roberta Gisotti:
Circa 500 le vergine consacrate, ricevute oggi dal Papa nella Sala Clementina in Vaticano, accompagnate dal cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Sono arrivate da 52 Paesi insieme ad alcuni vescovi e delegati, in rappresentanza di migliaia di consorelle che vivono nella semplicità e nell’umiltà la propria chiamata di vergini consacrate nel mondo: “un dono nella Chiesa e per la Chiesa”, ha sottolineato Benedetto XVI:
"In questa luce desidero confermarvi nella vostra vocazione ed invitarvi a crescere di giorno in giorno nella comprensione di un carisma tanto luminoso e fecondo agli occhi della fede, quanto oscuro e inutile a quelli del mondo".
L’Ordine delle Vergini, espressione di vita consacrata, rifiorita nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, affonda le sue radici “negli inizi della vita evangelica, quando, come novità inaudita, – ha ricordato il Santo Padre - il cuore di alcune donne cominciò ad aprirsi al desiderio” “di donare a Dio tutto il proprio essere”, cosi come la Vergine di Nazaret. Un carisma che non prevedeva particolari modalità di vita e che man mano si è istituzionalizzato, fino alla solenne consacrazione pubblica, conferita dal vescovo; da qui il radicamento nella Chiesa particolare: “dal respiro della diocesi con le sue tradizioni, i suoi santi, i suoi valori, i limiti e le difficoltà – ha osservato il Papa - vi allargate al respiro della Chiesa universale, soprattutto condividendone la preghiera liturgica”. Normalmente le vergini consacrate restano nel proprio contesto di vita. “Una via, che sembra priva delle caratteristiche specifiche della vita religiosa, specie dell’obbedienza”, – ha evidenziato Benedetto XVI – ma “che richiede implicitamente l’osservanza dei consigli evangelici, per custodire integra la fedeltà” a Cristo. Si tratta di “cammini personali”, ha detto Benedetto XVI:
“Vi esorto ad andare oltre il modo di apparire, cogliendo il mistero della tenerezza di Dio che ciascuna porta in sé e riconoscendovi sorelle, pur nella vostra diversità”.
E poi ancora un auspicio perché la le vergini consacrate irradino sempre la dignità dell’essere spose di Cristo, esprimendo “la novità dell’esistenza cristiana e l’attesa serena della vita futura”.
“Così, con la vostra vita retta, voi potrete essere stelle che orientano il cammino del mondo”.
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre ha ricevuto oggi alcuni presuli della Conferenza episcopale della Thailandia, in visita "ad Limina", e mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg (Repubblica Federale di Germania) e seguito.
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Casale Monferrato (Italia) mons. Alceste Catella, del clero della diocesi di Biella, finora vicario generale. Mons. Alceste Catella è nato a Tavigliano (Biella), il 5 maggio 1942. E’ stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1966.
Il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Sucre (Bolivia) il rev. Adolfo Bittschi Mayer, parroco di Incahuasi nella medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare di Nigizubi. Il rev. Adolfo Bittschi Mayer è nato ad Ingolstadt, in Germania, diocesi di Eichstätt, il 1° dicembre 1950. È stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1977 ad Eichstätt.
Savona si prepara ad accogliere Benedetto XVI: intervista con mons. Vittorio Lupi
◊ Fervono a Savona i preparativi per il viaggio apostolico di Benedetto XVI che arriverà nella città ligure sabato 17 maggio e in serata si trasferirà a Genova. La prima tappa a Savona sarà la visita al santuario della Madonna della Misericordia dove il Papa si fermerà in preghiera. Quindi in Piazza del Popolo celebrerà l’Eucaristia, al termine della quale visiterà gli appartamenti di Papa Pio VII che qui fu tenuto agli arresti da Napoleone per quasi tre anni. Ma quale clima si respira nella diocesi in attesa della visita del Papa? Debora Donnini lo ha chiesto al vescovo di Savona-Noli, mons. Vittorio Lupi:
R. – La visita del Papa è vissuta come un dono grande che il Signore ci ha fatto. E la diocesi cerca, quindi, di prepararsi affinché questa visita non sia soltanto un fatto mediatico, ma sia veramente un dono che il Signore ci fa e del quale siamo consapevoli.
D. – Maggio è il mese mariano per eccellenza. In questo viaggio il Papa visiterà due santuari dedicati alla Vergine e, dunque, un viaggio fortemente legato alla Vergine Maria…
R. – Sì, sicuramente si tratta di un viaggio all’insegna della devozione alla Madonna e qui a Savona c’è una grande devozione per la Madonna della Misericordia, poiché c’è stata una apparizione nel 1536, in un periodo molto brutto per la città, in cui c’erano state devastazioni e la città era passata proprio a causa di queste difficoltà enormi dal punto di vista economico da 36 mila a 8 mila abitanti. La Madonna in quella circostanza ha detto “misericordia e non giustizia”: ecco il perchè del nome del Santuario di Nostra Signora della Misericordia. Credo che il Papa faccio proprio riferimento a questa devozione per dire ai savonesi che la loro vita di fede deve ripartire proprio da questa devozione alla Madonna.
D. – Il 18 marzo è la Festa dell’Apparizione. A questo santuario fu molto legato Papa Pio VII, che fatto prigioniero da Napoleone passò molto tempo proprio a Savona. Pio VII chiese la protezione della Vergine della Misericordia e la notizia della sua liberazione gli arrivò proprio il 17 marzo, vigilia della Festa dell’Apparizione….
R. – Papa Pio VII fu molto legato alla devozione della Madonna della Misericordia e quando venne imprigionato al Quirinale e portato via, un sacerdote gli mise nella veste una immagine della Madonna. Per ordine di Napoleone arrivò poi qui a Savona e quando prese in mano questa immagine si rese conto che era proprio la Madonna della Misericordia apparsa a Savona: sentì questo fatto quasi come fosse un segno della Provvidenza. E qui a Savona, Pio VII ebbe quasi tre anni di prigionia, durante i quali Napoleone cercava anzitutto di togliergli ogni possibilità di contatto con l’esterno, alternando momenti in cui cercava di farlo trattare bene a momenti in cui gli faceva soffrire addirittura la fame. Nell’appartamento della prigionia ci sono ancora tutti i buchi dai quali veniva spiato dalle guardie di Napoleone. Si raccontano di quel periodo anche cose molto belle di persone che gli portavano la posta nei cesti di verdura. E’ stata veramente qualcosa di rocambolesco la possibilità che ha avuto di rimanere in contatto con il mondo, nonostante tutti i divieti di Napoleone. Riuscì soprattutto ad evitare, quello che invece voleva fare Napoleone: un Concilio perché fosse lui a nominare i vescovi e senza l’autorizzazione del Papa. Grazie proprio ad una lettera del Papa arrivata ai vescovi, questo non fu più possibile.
D. – Qual è il messaggio della vicenda così particolare di Papa Pio VII per il mondo di oggi?
R. – Il messaggio che viene da questa esperienza della Chiesa in un momento così travagliato è che lo Spirito Santo assiste veramente la sua Chiesa. E questo proprio perchè qualche anno prima dell’elezione di Pio VII, la Rivoluzione Francese aveva detto che Pio VI – e quindi il suo predecessore – sarebbe stato l’ultimo Papa, poiché la Chiesa era ormai un organismo sorpassato e finito. Venne poi eletto Pio VII che fu veramente all’altezza della situazione e governò la Chiesa in mezzo a tutte queste burrasche e seppe resistere a Napoleone. Tutto questo dice, quindi, al mondo di oggi che veramente lo Spirito Santo non abbandona la Chiesa anche se ci sono dei momenti in cui sembra che la barca di Pietro possa affondare. Mi pare che questo sia un messaggio di grande speranza per il mondo di oggi.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’informazione internazionale, un’analisi di Francesco Citterich sulle elezioni – sabato scorso nello Sri Lanka – per eleggere i nuovi Consigli provinciali.
Meglio il realismo di Tommaso del dubbio sistematico di Cartesio: in cultura, Antonio Livi sulla figura di Etienne Gilson, tra i pensatori moderni che rappresentano la pratica di quella “filosofia non separata dalla fede” che la “Fides et ratio” raccomanda.
Anticipazioni della relazione di Luigi F. Pizzolato, preside della facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, su “Il progetto culturale di Sant’Ambrogio”.
“L’umanesimo cristiano, speranza della modernità”: Cesare Bissoli, della Pontificia Università Salesiana, sui fondamenti biblici della “Spe salvi”.
Marilena Amerise sulla conferenza, a Roma, dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi dedicata a “Etica, cultura e società”.
Luca Pellegrini recensisce “Gomorra”, il film di Matteo Garrone tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano.
Nell’informazione religiosa, la cronaca della Messa inaugurale – celebrata dal cardinale Tarcisio Bertone – del seminario, a Rocca di Papa, promosso dal Pontificio Consiglio per i laici: l’esortazione del segretario di Stato ai vescovi a orientare i nuovi movimenti laicali senza ricercare successi personali.
Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale della Thailandia.
Dibattito all'ONU sugli aiuti al Myanmar nonostante i divieti del regime: il commento di mons. Migliore
◊ Aumenta la pressione della comunità internazionale sul governo del Myanmar perché consenta ai soccorritori stranieri di aiutare gli oltre 2 milioni e mezzo di sfollati a causa del ciclone Nargis. Nel Paese la situazione resta gravissima: l'ultimo bilancio governativo parla di 34 mila morti. Secondo l'ONU, invece, le vittime sarebbero più di 100 mila. E la comunità internazionale si sta interrogando sulle modalità di un intervento a sostegno della popolazione nonostante i divieti del regime. Le Nazioni Unite hanno in programma un vertice urgente sul caso. Il Papa ha accennato a tale questione nel suo recente discorso all’ONU, quando ha richiamato con forza il principio della responsabilità di protezione degli Stati verso le popolazioni civili. Ma come si guarda a questa possibilità in ambito ONU? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto all'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU:
R. – A livello umanitario, la risposta è stata pronta e l’Ufficio per il coordinamento delle emergenze umanitarie, che peraltro costituisce il fiore all’occhiello delle Nazioni Unite ha messo a punto un piano di assistenza rapido ed efficiente. Venerdì scorso c’è stato il lancio dell’appello umanitario e l’obiettivo è stato raggiunto con stanziamenti immediati ed impegni a corto termine. Sul versante politico, quello che riguarda la responsabilità di protezione, è in atto un vivace scambio di opinione all’interno del Consiglio di Sicurezza, il quale però finora non ha prodotto alcun tipo di dichiarazione. Il ministro francese Kouchner ha detto chiaramente che questo è un caso in cui va applicata la responsabilità della protezione e si è anche impegnato a far passare una risoluzione. Ma finora sembrano vincere le resistenze all’applicazione di tale principio e soprattutto da parte asiatica, col motivo che il Consiglio di Sicurezza si occupa della sicurezza politico-militare e non di quella relativa alle calamità naturali.
D. – Quali potrebbero essere gli strumenti per poter aiutare la popolazione che si trova nel bisogno? Una decisione in tal senso potrebbe entrare tra le prerogative e i compiti delle Nazioni Unite?
R. – In questi frangenti, già così desolati e devastanti, non è il caso di pensare a prove di forza. Inoltre la situazione umanitaria si pone in termini abbastanza chiari. La risposta a livello internazionale è buona, gli aiuti ci sono e seppur con lentezza stanno giungendo sul posto. Ciò che si deve vincere è la resistenza del regime ad una cooperazione agile e competente, che richiede l’aiuto di esperti e di mezzi adeguati. Penso che un’opera di convinzione e di pressione da parte di alcuni Paesi dell’area potrebbe sciogliere i nodi della resistenza ed ottenere che l’assistenza e la protezione delle popolazioni colpite venga assicurata. Il segretario generale, Ban Ki-moon, per parte sua, si sta adoperando in questo senso. Ma finora, come ha detto lui stesso, ha incontrato soltanto il silenzio.
D. – Il Papa chiedeva nel suo discorso all'ONU un’assunzione di responsabilità da parte dei governi per tutelare i propri cittadini e non solo da crisi provocate dalla natura, ma anche da violazioni gravi e continue dei diritti umani. In quali altri casi, dunque, si potrebbero auspicare pressioni più decise da parte della Comunità internazionale sui governi che non ottemperano al loro dovere? Anche se non possiamo negare che la questione è complessa e potrebbe dare adito anche ad abusi. Quale orientamento lei si sentirebbe di proporre nell’ambito dell’ONU?
R. – Il concetto di responsabilità della protezione venne timidamente enunciato dalla Dichiarazione dei capi di Stato e di governo, riunitisi a New York nel 2005. In quel contesto la responsabilità di proteggere richiamava soprattutto il diritto e il dovere della Comunità internazionale di fronte a situazioni intollerabili. Il Papa, parlando all’assemblea generale, ha riportato tale concetto alla sua radice e cioè la responsabilità della protezione e della promozione delle popolazioni come senso e contenuto della sovranità internazionale. Questo è un concetto che deve farsi strada dapprima nelle coscienze e nella condotta di ogni governo. Ma dobbiamo trovare anche delle formule adeguate per superare il paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere subordinato alle decisioni di pochi, al veto anche di un solo Paese. E questo perchè – come ha ancora ammonito Benedetto XVI – quando si è di fronte a nuove ed insistenti sfide come questa, sarebbe un errore tornare indietro ad un approccio pragmatico, limitato a determinare un terreno comune minimale nei contenuti e debole nei suoi effetti.
Il vescovo di Piazza Armerina sulla tragedia di Niscemi: dimostra che la prima emergenza in Italia è quella educativa
◊ Italia ancora sotto choc per i tragici fatti avvenuti nella cittadina siciliana di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Si è svolto oggi l’interrogatorio per la convalida del fermo dei tre ragazzi di 15, 16 e 17 anni, accusati di aver ucciso la quattordicenne Lorena Cultraro. Nel pomeriggio l’autopsia della giovane. Su questa drammatica vicenda Sergio Centofanti ha sentito mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, diocesi in cui si trova Niscemi:
R. – Questo fatto ha turbato profondamente la comunità ecclesiale e la comunità civile sia di Niscemi come della nostra diocesi. E’ un fatto grave, da cui emerge il fatto che ci sono dei giovani che vivono in quello che si potrebbe chiamare un analfabetismo non solo di natura culturale ma anche di natura morale, religiosa e affettiva. E’ importante in questo momento da una parte dare la consolazione della fede alla famiglia, dall’altra parte esprimere un giudizio su questo avvenimento che mette in luce l’emergenza educativa, che è la prima emergenza del nostro Paese. Un’emergenza educativa che fa risaltare la mancanza di valori morali, spesso, nei giovani; questa mancanza spesso poi viene amplificata anche da alcuni mass media: pare che questa ragazza avesse visto un film e forse anche i suoi coetanei, in cui si parlava di riti satanici e di persone, di ragazze fatte morire in un pozzo. Ma al di là di questo, io ritengo importante anche che la Chiesa dia dei segni di speranza. Noi a Niscemi abbiamo proprio un progetto intitolato “Cieli e terra nuova” che vuole aiutare i ragazzi a rischio. Proprio questi ragazzi a rischio, che io ho sentito per telefono e ho sentito anche le animatrici, mi dicono che ringraziano la Chiesa perché se non fossero stati aiutati e non fossero ancora aiutati dalla Chiesa, probabilmente avrebbero fatto quello che hanno compiuto i loro coetanei.
D. – Mons. Pennisi, che cosa si può fare di fronte a questa emergenza educativa?
R. – E’ un impegno che richiede la collaborazione di tutti, della famiglia, della scuola, della Chiesa, dei mezzi di comunicazione sociale, delle istituzioni; creare dei centri di aggregazione dei giovani in cui questi giovani vengono educati ai valori della fede e ai valori umani: la tutela della vita, l’uso della sessualità secondo principi morali, il rispetto degli altri. Quindi, si tratta di far sì che questi giovani non vengano abbandonati a loro stessi, che questi giovani che spesso sperimentano una profonda solitudine anche se si circondano di frastuono, possano sentirsi ascoltati, possano sentirsi aiutati e incoraggiati.
D. – Qual è allora la sua speranza di fronte ad un fatto così tragico?
R. – La speranza che da questo evento possa emergere un maggiore impegno a favore dell’educazione dei giovani.
"Questione rom": tensione a Napoli e Roma. La riflessione di mons. Gabella
◊ In Italia, soprattutto a Napoli e a Roma “l’emergenza rom” continua ad alimentare forti tensioni. Nel capoluogo campano, dopo il presunto tentativo di rapimento di una bambina da parte di una ragazza nomade e l’attentato incendiario al campo di Ponticelli, le autorità cittadine e le associazioni discutono sul trasferimento dei “rom” in altre zone. A Roma, poi, la polizia ha effettuato un blitz nel più grande campo nomadi della capitale fermando una cinquantina di stranieri senza documenti. Sul dibattito riguardante i “rom”, particolarmente acceso in questi giorni, ascoltiamo al microfono di Adriana Masotti, mons. Piero Gabella, già direttore dell’Ufficio per la pastorale dei “rom” della CEI, che vive in un campo nomadi:
R. – Per quanto riguarda il fatto della “rom” di Napoli che abbia portato via il bambino, bisogna avere i fatti chiari, bisogna che la magistratura proceda. L’unico mio dubbio è che è un cliché già visto in altre città. Noi abbiamo ordinato una ricerca all’Università di Verona in cui vengono esaminati tutti i casi che in Italia, da 25 anni, sono sorti attorno a questo problema del rapimento dei bambini. Non ce n’è uno che sta in piedi. Allora: per vendere le cose, prima si prepara la gente alla voglia di una certa cosa; prima si preparano delle situazioni mentali, si va a rivangare determinate paure che ci sono dentro le persone, e poi basta l’occasione – perché gli zingari mica sono santi, no?, hanno anche loro i loro difetti, eccome se ce li hanno! – ma quanti omicidi, quanti stupri ci sono stati in Italia, commessi dagli italiani, senza muovere nessun governo, nemmeno regionale?! Però, questo meccanismo – a mio parere – ci sfugge di mano. Cioè, se io creo nelle persone questa insensibilità al rispetto degli altri, queste persone però questa sensibilità l’hanno poi persa a tal punto che non distinguono più nulla! I tre ragazzi che hanno messo nel pozzo una bambina ci dicono che è stato perso un senso morale.
D. – Ma come diceva lei, neanche i “rom” sono santi. Si dice: i nomadi rubano ...
R. – Certo! Tra gli zingari c’è gente che va a rubare. Ma non tutti gli zingari rubano. Questo non vuol dire giustificare chi ruba. Io sono dell’idea che le regole, quando ci sono, vanno osservate, quindi ...
D. – Ecco: allora, se da una parte è vero che c’è proprio un vero rifiuto del diverso, dall’altra c’è anche la consapevolezza, in tanti cittadini, che non è possibile lasciar vivere delle persone, i “rom”, in condizioni impossibili. Lei che dice?
R. – Certo! Ma secondo le previsioni, i campi-sosta si sono rivelati veramente un posto che adesso tutti vogliono superare. Quali sono i popoli che non vogliono svilupparsi? Ora, dire che gli zingari devono progredire, devono camminare, non vuol dire che sono io che li devo prendere e portare, ma devo solo dare loro lo strumento, lo spazio, la sufficienza per poter crescere. E la pazienza perchè questo avvenga. Ma l’importante è che non siano i “gagi” (chi non appartiene a "rom" e "sinti") a decidere il tipo di vita che devono condurre, perché altrimenti non si cresce!
D. – La Chiesa, in questo cammino, quale ruolo potrebbe svolgere?
R. – Io più che “la Chiesa” mi fermerei su “i credenti”. Io penso che c’è la maggioranza che io chiamo “grigia”, cioè che non vuole sporcarsi le mani, ha la coscienza a posto e che però di fronte a questi fatti, tace. E io dico sempre che, quando in una città le sentinelle s’addormentano, la città è in pericolo.
I vescovi riflettono sull'accoglienza dei movimenti: seminario a Rocca di Papa. L'intervento del cardinale Rylko
◊ E' iniziato oggi a Rocca di Papa, nei pressi di Roma, un Seminario di studio per vescovi sulla sollecitudine pastorale nei confronti di movimenti ecclesiali e nuove comunità. L'evento prende lo spunto da una esortazione di Benedetto XVI ad "andare incontro ai movimenti con molto amore’. Il Seminario, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, si è aperto con una Liturgia eucaristica presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Sull’avvenimento e sull'invito del Papa, Giovanni Peduto ha interpellato il presidente del dicastero per i laici, il cardinale Stanislao Rylko:
R. - Il Papa ha voluto ribadire così che la risposta dei pastori della Chiesa ai nuovi carismi deve essere un atteggiamento di apertura e di accoglienza animato dall’amore che rende docili al disegno salvifico di Dio, che si esprime anche in questi doni. Un grande esempio di tale amore ci viene dal servo di Dio Giovanni Paolo II e proprio dal Santo Padre Benedetto XVI, i due pontefici che hanno dato grande fiducia ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, individuando in essi un dono provvidenziale per i nostri tempi e un grande segno di speranza per la Chiesa e per l’umanità.
D. - Uno degli obiettivi del Seminario è quello di approfondire la teologia e la pastorale specifica dei movimenti ecclesiali: quali sono in generale le questioni che i vescovi devono affrontare in questo campo?
R. - Durante il Seminario, ispirati dal magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, cercheremo soprattutto di capire insieme tutta la portata ecclesiale e teologica di questo fenomeno che non cessa di stupire molti per i frutti che genera nella vita di moltitudini di laici – uomini e donne – nella Chiesa dei nostri tempi: frutti di straordinario slancio missionario e di santità di vita. Cercheremo anche di riflettere su quale dovrebbe essere la risposta pastorale a questo dono: come accoglierlo nel tessuto vivo delle Chiese locali, nelle parrocchie, per non sprecare questa straordinaria risorsa spirituale che lo Spirito Santo ci offre. L’importante è scoprire in queste nuove realtà un dono, non vedervi solo un problema pastorale tra altri.
D. - Dal sorgere dei movimenti e della comunità ecclesiali, per definirli è stato spesso usato il termine “fenomeno”, che implica un fattore di novità, di qualcosa di non ancora ben compreso. Ora, dopo tanti anni, è ancora corretto considerarli in quel senso?
R. - La carica di novità di cui sono portatori i movimenti ecclesiali e le nuove comunità è una caratteristica permanente. Sempre quando interviene lo Spirito ci lascia stupefatti, ci sorprende. Nel contesto della pastorale ordinaria in seno alle parrocchie, i movimenti costituiscono sempre una provocazione, che è però salutare, della quale la Chiesa ha bisogno. Al “cristianesimo stanco” e scoraggiato di tanti battezzati, essi lanciano la sfida di una fede vissuta nella gioia e nell’entusiasmo, a una pastorale di pura conservazione, la sfida di una grande passione missionaria verso i lontani e verso i nuovi areopaghi della cultura moderna. Nasce di qui la grande importanza di queste nuove comunità all’interno delle nostre parrocchie come veri e propri laboratori della fede e scuole di impegno missionario.
D. - È un fatto che centinaia di migliaia di persone abbiano riscoperto la bellezza della vita cristiana vissuta quotidianamente grazie ai carismi di movimenti e comunità ecclesiali. Come appare oggi alla Chiesa istituzionale per così dire, la “Chiesa dei carismi”, del soffio dello Spirito?
R. - Innanzi tutto non bisogna mai contrapporre, nella Chiesa, la dimensione istituzionale e quella carismatica. Per descrivere il rapporto tra istituzione e carisma nella Chiesa, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI usano il termine “co-essenzialità” che vuol dire che qui si tratta di un rapporto organico, complementare. Oggi, ci chiediamo spesso che volto avrà la Chiesa del terzo millennio. Una cosa è certa: molto dipenderà dalla nostra capacità di ascoltare ciò che lo Spirito ci dice anche mediante questi nuovi carismi, e di obbedirvi. Dipenderà cioè dalla nostra capacità di lasciarci stupire dallo Spirito Santo e di lasciarci educare dallo Spirito Santo. Dipenderà, infine, dalla saggezza dei Pastori di saper accogliere questi doni e di accompagnarli “con molto amore”.
Convegno all'Urbaniana su comunicazione, dialogo interculturale e missione: ai nostri microfoni mons. Claudio Maria Celli
◊ Nel contesto multiculturale che caratterizza il mondo di oggi, anche nel settore della comunicazione la Chiesa è chiamata a svolgere la sua diaconia; la sua azione sociale, cioè, secondo i principi dell’etica cristiana. E’ quanto ha affermato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, che questa mattina ha preso parte, alla Pontificia Università Urbaniana, al convegno internazionale “Comunicazione. Intercultura. Missione”. L’incontro, che prosegue nel pomeriggio, prevede la presentazione di un Master di I Livello in Comunicazione sociale nel contesto interculturale e missionario e vuole mettizere a confronto le diverse realtà della comunicazione nei vari continenti. Il servizio di Tiziana Campisi:
I mezzi di comunicazione in Africa sono un fattore indispensabile per far fronte alla povertà e incrementare lo sviluppo. Informano sui diritti del cittadino, forniscono notizie su come curare malattie o beneficiare di campagne di vaccinazione. In Asia la tecnologia si scontra invece con le disuguaglianze sociali e occorre mediare una cultura consumistica e senza valori con la necessità di giungere – come in America Latina - a tutti gli strati sociali. Sono queste in sintesi le sfide della comunicazione oggi, sempre più plurale e talvolta manipolata. Ma quale quella che deve affrontare la Chiesa? Lo abbiamo chiesto a mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontififo Consiglio per le comunicazioni sociali:
D. – Quale sfida deve affrontare oggi la Chiesa nel campo della comunicazione?
R. – Quando la Chiesa con i suoi mezzi di comunicazione è presente e opera nel mondo, si trova in questa pluralità umana, sociale, economica, politica, religiosa e culturale. Quindi, è innegabile che ovunque essa si trovi ci siano delle sfide particolari. Una funzione dei mezzi di informazione, ad esempio, è differente in Europa; altra realtà, invece, è operante in Africa, in America Latina o in Asia. Allora, in positivo, potremmo dire che la Chiesa è chiamata a percepire sempre di più questa emergenza di una nuova cultura, che oggi definiamo digitale. Dobbiamo incominciare, pian piano, a pensare che i mezzi non sono solamente strumenti; i vari mezzi di comunicazione sociale stanno creando, stanno dando luogo ad una nuova cultura, ad una nuova dimensione. Questo esige dalla Chiesa di essere presente con il suo messaggio, con la sua parola ma con la sua visione dell’uomo. I mezzi sono a servizio dell’uomo ...
Ma cosa vuol dire comunicare in un contesto multiculturale come quello di oggi? Ascoltiamo il prof. Luca Pandolfi, antropologo dell’Urbaniana:
R. – Io credo che la prima cosa sia prendere consapevolezza che siamo in un contesto multiculturale. Le nostre culture sono ricche di esperienze, di storia, di contaminazioni e poi della possibilità del dialogo e dell’incontro tra culture. Comunicare, io credo che significhi fare un’azione di comunione, prendere consapevolezza di questa complessità e assumerne la necessità di avere competenza, comprendere il valore, i limiti, l’orizzonte e le problematiche che stanno dentro l’uso dei mezzi di comunicazione.
D. – Comunicare oggi richiede una formazione?
R. – Richiede formazione e competenza. Il rischio è di usare male il mezzo o di essere usati. Per questo, noi abbiamo lanciato il master in comunicazione interculturale e missionaria, dove c’è anche la dimensione dell’annuncio che è sempre una mediazione, una comunicazione. C’è bisogno di formarsi, non solo per avere una competenza tecnica, che è fondamentale, ma anche per saper mediare il mezzo nei contesti culturali, nel mondo dei simboli e dei significati nei quali viviamo. E per far questo non ci si può improvvisare.
Bolivia: apprezzamenti per l’impegno del cardinale Terrazas nel dialogo tra governo e opposizione
◊ In Bolivia, il vice ministro Héctor Arce ha affermato che non ci sono “problemi per la gradita presenza” dell’arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas Sandoval, presidente della Conferenza episcopale boliviana, nel processo di “facilitazione” del dialogo tra governo e opposizione. La dichiarazione arriva dopo le critiche espresse, nei giorni scorsi, da alti funzionari boliviani per la decisione, presa dal porporato, di partecipare ad un referendum autonomista, dichiarato illegale dal governo e tenutosi nella zona di Santa Cruz. La consultazione ha fatto registrare una netta maggioranza di coloro che sono favorevoli all’autonomia di questa regione, la più ricca della Bolivia. Per il presidente Evo Morales si è trattato di un referendum “illegale e incostituzionale”. Nel Paese, intanto, ha avuto ampia eco la notizia dell’udienza concessa lunedì scorso dal Papa al cardinale Julio Terrazas. Il porporato ha dichiarato che “Benedetto XVI conosce molto bene la situazione boliviana e la segue con sollecitudine”. “Il Santo Padre – ha aggiunto l’arcivescovo di Santa Cruz - desidera per il nostro popolo pace e progresso e ci incoraggia sempre alla ricerca del consenso e del dialogo”. Lo scorso 26 aprile, durante la Santa Messa per l’ordinazione episcopale di mons. Luciano Suriani, nunzio apostolico in Bolivia, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone aveva anche affermato che lo Stato andino è “segnato da molte speranze, ma anche da non poche problematiche economiche e sociali”. (L.B.)
La Chiesa del Salvador denuncia i pericoli dello sfruttamento minerario
◊ L’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, durante una recente conferenza stampa tenuta davanti alla cattedrale, ha lanciato l’allarme sui pericoli dei progetti di sfruttamento minerario chiedendo al governo di non concedere più permessi per questa attività. Mons. Sáenz Lacalle ha detto che questi processi di sfruttamento costituiscono gravi minacce per la vita umana e l’ecosistema. Secondo l’arcivescovo, “il settore minerario, sfruttato in questo modo (usando materie chimiche pericolose), produce effetti irreversibili di inquinamento”. “Nel caso del settore minerario dei metalli - ha aggiunto il presule - si sa che esiste un pericolo e che vi sono conseguenze reali di inquinamento delle falde acquifere con effetti irreversibili”. In risposta a coloro che difendono il cosiddetto “settore minerario verde”, affermando che genererebbe centinaia di posti di lavoro, mons. Sáenz Lacalle ha poi osservato che si tratta di “un concetto di propaganda”. Tale settore - ha proseguito - “non corrisponde a nessuna realtà, pertanto non vale la pena prendere sul serio il progetto”. Anche se si possano ottenere alcuni benefici economici – ha concluso l’arcivescovo di San Salvador, le cui parole sono state riprese dall'agenzia Fides - “non si deve permettere lo sfruttamento minerario dei metalli preziosi: nessun vantaggio materiale può paragonarsi al valore della vita umana”. (A.L.)
Repubblica Dominicana: la Chiesa disposta ad appoggiare il nuovo piano sull'educazione
◊ La Conferenza Episcopale Dominicana ha pubblicato un comunicato con alcune osservazioni al piano decennale per l’Educazione 2008, presentato lo scorso 29 aprile. Secondo i vescovi “le dieci grandi politiche che formano questo piano rispondono alla realtà del Paese e degli allievi e sono orientate ad ottenere un’educazione di qualità”. Per questo, valutano positivamente l’iniziativa e desiderano che il piano “costituisca un’opportunità per superare i ritardi e le limitazioni che ancora si registrano in materia di educazione, offrendo a tutti i dominicani la possibilità di accedere ad un’educazione di qualità”. Un ulteriore desiderio dei vescovi è che il progetto “favorisca realmente la formazione di uomini e donne su una solida base umanistica e che in maniera integrale ci si appropri della scienza e della tecnologia”. Considerano anche molto positivo che “il piano abbia come base un insieme di valori che riguardano l’aspetto morale ed etico della persona”, perché la finalità dell’educazione è formare la persona. Però chiedono che “i valori cristiani che si enunciano, vengano elaborati in maniera concreta ed operativa” e che “i valori cristiani propri della società dominicana, insieme con i valori etici e morali, continuino a permeare tutto il progetto e l’esecuzione del piano”. Nel comunicato – ripreso dall’agenzia Fides – i vescovi desiderano inoltre che divengano realtà “le scuole per i genitori”. Un altro aspetto considerato positivo è il consolidamento dell’insegnamento delle tecnologie di informazione e di comunicazione. In tal senso, sperano che “si possa contare su un’infrastruttura adeguata, con un mantenimento opportuno ed una copertura che garantisca l’uguaglianza tra tutti gli studenti dominicani”. “La Chiesa – concludono i vescovi - è disposta, come storicamente ha sempre fatto, ad appoggiare e a cooperare attraverso le sue differenti istituzioni educative con questo nuovo piano decennale per l’Educazione 2008-2018 e così contribuire al processo di consolidamento di un’educazione di qualità fondata sui genuini valori umani, per tutta la società dominicana”. (A.L.)
In Spagna preoccupazione del vescovo di Tarazona per la riforma della Legge sulla libertà religiosa
◊ Mons. Demetrio Fernández González, vescovo di Tarazona, esprime nell’ultima lettera pastorale la propria preoccupazione per la riforma della legge sulla libertà religiosa, annunciata dal governo e pronta per essere applicata. Tale riforma – scrive il presule – può “raccogliere posizioni espresse in recenti occasioni, dalle quali è emersa la volontà di eliminare dall’ambito pubblico qualunque manifestazione religiosa”. Secondo mons. Fernández, “non è un problema che altre religioni presenti in Spagna acquisiscano il riconoscimento di tutti i loro diritti civili”. Il vescovo ricorda, inoltre, che non si può obbligare nessuno ad abbracciare una fede. “Proprio perché difendiamo la libertà di coscienza, a nessuno può essere imposto contro la sua volontà un credo, sia confessionale che ateo; la coscienza deve tenere sempre in considerazione il rispetto della legge naturale ed il bene comune”. “Quando si vuole sopprimere Dio dalla sfera pubblica – fa notare il presule nella lettera ripresa dall’agenzia Fides - si passa dall’aconfessionalità alla confessionalità atea, dove tutto ciò che è religioso disturba”. Esiste “un laicismo di stampo europeo – precisa mons. Demetrio Fernández González - che attacca l’elemento religioso e vuole eliminare Dio dall’ambito pubblico”. Insieme a questo – osserva - c'è anche la sana laicità, “dove la dimensione religiosa, nella diversità delle sue espressioni, non solo è tollerata, bensì stimata come ‘anima’ della nazione e garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell’essere umano”. “Se la riforma – conclude il vescovo di Tarazona - si orientasse verso le strade del laicismo radicale, quello che guarda al religioso con sospetto o come qualcosa di nocivo per la società, temiamo che la maggioranza parlamentare stia per colpire diritti fondamentali che la nostra Costituzione riconosce, producendo una regressione nel campo delle libertà”. (A.L.)
Le responsabilità dei padri al centro dell’odierna Giornata internazionale della famiglia
◊ L’ONU promuove oggi un’iniziativa per riflettere in tutto il mondo sul valore sociale, sulla difesa e la tutela della famiglia, cellula fondamentale della società. Si tratta della Giornata Internazionale della Famiglia, indetta nel 1993 dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed incentrata quest’anno sul tema “Padri e famiglia: responsabilità e sfide”. Nel messaggio per questa Giornata, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, sottolinea che, tradizionalmente, “i papà sono maestri morali, di disciplina e capifamiglia”. Dopo aver ricordato l’impatto positivo del coinvolgimento attivo dei papà nella crescita e nello sviluppo dei figli, si prendono in esame anche alcune cruciali sfide. “Troppi uomini – scrive Ban Ki-moon - non riescono ad assumersi la responsabilità della paternità, causando spesso conseguenze che danneggiano le famiglie e inevitabilmente la società in generale”. Alcuni padri – osserva il segretario generale dell’ONU – infliggono violenze domestiche o addirittura abusi sessuali, distruggendo la loro stessa famiglia e creando nei bambini una profonda cicatrice, fisica e psicologica”. Altri abbandonano le loro famiglie e “non sono in grado di fornire l’adeguato sostentamento”. La migrazione costringe poi molti padri a doversi spesso separare dalle loro famiglie. “Tutte queste sfide – si legge nel messaggio – sottolineano il profondo e universale bisogno di figure paterne positive in famiglia”. Se la nostra visione della paternità si evolve in senso positivo – conclude Ban Ki-moon – “nasce l’opportunità per gli uomini di riconsiderare il ruolo di essere padre” e di valutare le chances per “fare la differenza nella società”. (A.L.)
Dura condanna dell’UE per l’esecuzione di William Lynd negli Stati Uniti
◊ “L’Unione Europea ritiene che l’abolizione della pena di morte è essenziale per la protezione della dignità umana e lo sviluppo progressivo dei diritti dell’uomo”: la presidenza di turno del Consiglio UE rende nota una dichiarazione che “deplora vivamente l’esecuzione di William Lynd”, avvenuta lo scorso 6 maggio nello Stato americano della Georgia. Il testo ricorda che 4 giorni prima gli ambasciatori dei 27 avevano rivolto un appello alle autorità georgiane per “risparmiare la vita” del condannato: ogni richiesta di clemenza è stata respinta. “Questa esecuzione – si legge nella nota - mette fine a una moratoria di fatto applicata nell’insieme degli Stati Uniti”. L’Unione Europea – sottolinea il SIR – ricorda poi che il 18 dicembre scorso l’assemblea dell’ONU aveva votato l’applicazione di una moratoria, primo passo verso l’abolizione definitiva del patibolo in tutto il mondo. “L’Unione Europea riafferma la sua opposizione, in qualunque circostanza” a questa pena e pertanto proseguirà a battersi sulla scena internazionale per contrastarla. La dichiarazione della presidenza ricorda che “non c’è rimedio agli errori giudiziari” se si procede con la soppressione della vita dell’imputato: “Nessun sistema giudiziario è al riparo da errori e non esiste alcuna prova che la pena capitale apporti un valore aggiunto in termini di effetto dissuasivo”. (A.L.)
Nelle Filippine, le donne cattoliche sostengono economicamente 2.200 giovani seminaristi
◊ La Lega filippina delle donne cattoliche ha deciso di “adottare” 2.200 seminaristi, perché “i sacerdoti sono fondamentali per la vita della Chiesa, che si perfeziona nella celebrazione dell’Eucarestia”. Lo ha deciso la dirigenza della Lega, riunita nei giorni scorsi a Manila per l’assemblea plenaria del gruppo. Josephine Gaviola, presidente del gruppo, spiega ad AsiaNews che c’è bisogno di nuovi sacerdoti, perché sono essenziali nella vita della Chiesa. Per questo – aggiunge - abbiamo deciso di adottarne 2.200, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista spirituale. La Lega è composta da oltre 250 mila membri, sparsi per tutto il Paese. Parlando nel corso dell’assemblea, il presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel N. Lagdameo, ha detto: “Continuate a compiere con fiducia ed amore la vostra missione per la Chiesa filippina. Siate ispirate dalle sfide del Vangelo!”. Anche il governo ha apprezzato l’iniziativa. In un messaggio alla Lega delle donne cattoliche, il presidente filippino Gloria Macapagal Arroyo ha scritto: “Apprezzo non soltanto il vostro sforzo nel promuovere la pace e la giustizia nella nostra società, ma anche la missione di aiuto al gregge cattolico, indispensabile per i poveri e gli emarginati”. (A.L.)
Le università romane riflettono sulla lettera del Papa sul compito urgente dell’educazione
◊ “Il compito urgente dell’educazione: le università di Roma riflettono sulla lettera di Benedetto XVI”. E’ questo il tema del seminario che si è svolto ieri presso il Palazzo del Laterano a Roma organizzato dall’Ufficio per la pastorale universitaria del vicariato con il patrocinio della Conferenza dei rettori delle università del Lazio e la conferenza dei rettori delle Università pontificie romane. Al centro della riflessione, la lettera del Santo Padre, indirizzata alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, consegnata ai fedeli lo scorso 24 febbraio a San Pietro. “L’emergenza educativa – ha detto l’arcivescovo Luigi Moretti, vice gerente della diocesi di Roma - è una sfida che i docenti universitari vogliono e devono raccogliere, ascoltando anche le sollecitazioni che arrivano dalle famiglie e dagli insegnanti che chiedono di avere un sostegno”. Tra le difficoltà, è stata indicata quella della trasmissione dei valori alle nuove generazioni troppo spesso bombardate dai media con modelli e proposte di vita non sempre corretti. “Dobbiamo imparare a trasmettere ai nostri giovani la fiducia e la speranza nel futuro”, ha spiegato padre Pedro Barrajon rettore del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e segretario della Conferenza dei Rettori delle Università pontificie romane. “Credo – ha aggiunto - che questi due valori siano fondamentali ed è nostro dovere trasmetterli ai giovani e combattere affinchè non vadano persi”. Tra i temi affrontati durante l’incontro, si è parlato poi dell’importanza dell’educazione all’accoglienza dell’altro e della testimonianza che gli stessi docenti devono offrire ai loro allievi. “Prima di formare i ragazzi è fondamentale formare i formatori” - ha spiegato Lucia Chiappetta Caiola docente presso l’Università di Roma Tre. “Gli insegnanti – ha precisato - devono essere maggiormente motivati e credere in ciò che fanno perché solo così potranno essere di incoraggiamento alle nuove generazioni a vivere pienamente le sfide della vita.” Mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ Ufficio per la Pastorale universitaria, ha detto infine che il dibattito sull’educazione non si è concluso con questo incontro, ma sarà sviluppato con nuove iniziative il prossimo anno. (A cura di Marina Tomarro)
Premiati dall'associazione WECA i migliori siti cattolici italiani
◊ Si è svolta ieri a Roma, presso l’Auditorium dell’Enel, la cerimonia di premiazione dei migliori siti cattolici italiani. Il riconoscimento è stato assegnato dall’Associazione dei webmaster cattolici italiani (WECA), durante il forum organizzato dall’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI) incentrato sul tema “Internet, informazione, democrazia”. Per la valutazione dei siti vincitori, sono stati presi in esame criteri specifici, quali comunicazione, architettura, funzionalità, stile dei testi, contenuto e accessibilità. Nella sezione diocesi, è stato premiato il sito del servizio diocesano per la pastorale giovanile di Vicenza, www.vigiova.it, per la naturale freschezza, la navigabilità e la ricchezza di aree interattive e di percorsi specifici per la formazione cristiana dei giovani. Per la categoria associazioni, il premio è andato al sito dell'associazione Qumran, www.qumran2.net, che si è distinto – si legge nella motivazione – “per l'esemplarità dell'esperienza nel panorama del web cattolico in quanto frutto di uno stile collaborativo basato sulla condivisione”. Tra i siti personali, il riconoscimento è stato assegnato al blog www.religione20.net, gestito da un’insegnante di religione di Livorno, Luca Paolini, che crede nella possibilità di far interagire le nuove tecnologie con la didattica della religione a scuola. Nella categoria parrocchie il primo premio è andato, infine, al sito del Santuario della Madonna del Divino Amore di Roma, www.santuariodivinoamore.it, “per la ricchezza dei contenuti e l'aggiornamento di appuntamenti e news”. L’obiettivo del concorso è stato quello di promuovere la capacità, da parte dei webmaster, di sapere coniugare l’esperienza di fede con la nuova cultura mediale, affinché in ogni tempo e secondo il linguaggio di ciascuna epoca, sia annunciato il Vangelo. Tra le finalità, indicate dall’Associazione dei webmaster cattolici italiani, ci sono anche quelle di incentivare l’uso delle nuove tecnologie nelle parrocchie e di incoraggiare l’utilizzo di internet come strumento per informare e coinvolgere i fedeli nei processi comunicativi interni ed esterni. La rete – fa notare infatti WECA – “offre grandi potenzialità e permette di migliorare la comunicazione sociale e l’informazione religiosa”. (A.L.)
Turkmenistan: costi eccessivi e controlli della polizia ostacolano la diffusione di internet
◊ Internet “bloccato” o molto lento in Turkmenistan, nonostante l’enfasi del presidente Kurbanguly Berdymukhammedov nel vantarne la liberalizzazione. Fonti locali dicono che da settimane è diventato impossibile l’accesso a siti esteri molto noti. Lo scorso 14 aprile, Berdymukhammedov aveva criticato la statale Turkmentelekom, responsabile per il servizio, per la cattiva qualità e la bassa velocità di connessione. Il capo di Stato – ricorda AsiaNews - aveva quindi disposto che la tecnologia multimediale fosse prevista nei nuovi edifici e ne fossero dotati ogni scuola e asilo. Ha anche ammesso il primo provider privato, la russa MTS che già serve circa 180 mila telefoni cellulari, l’85% del Paese. Ma da allora internet è diventato anche più lento. Analisti ritengono responsabile la polizia segreta, che “sabota” questa politica per impedire scambi di informazioni e per individuare chi invia notizie all’estero. Sotto l’ex presidente Saparmurat Niyazov, nel 2000 sono stati vietati tutti i provider privati, lasciando il monopolio alla Turkmentelekom, che negli anni successivi ha reso sempre più complicato ottenere la connessione. Così nel 2004 c’erano appena un migliaio di utilizzatori di internet, su 6,7 milioni di abitanti. Il nuovo presidente aveva fatto dell’accesso a internet uno dei simboli della maggior libertà. Ma i pochi internet café sono troppo costosi e controllati dalla polizia. (A.L.)
Terremoto in Cina: forse 50 mila morti
◊ Continua a salire il numero delle vittime del terribile terremoto in Cina. Il bilancio ufficiale, diffuso dalle autorità di Pechino, parla di circa 19.500 vittime ma si teme che possano essere 50 mila. Intanto è allarme igenico-sanitario: sono oltre 400 le riserve idriche a rischio, concentrate nell’area maggiormente colpita. Area in cui il governo di Pechino ha mobilitato l’esercito e la popolazione civile, per portare soccorsi. E non si arresta neppure la corsa agli aiuti internazionali. Le prime équipe di "Medici senza Frontiere" hanno raggiunto la regione del Sichuan. Sulla situazione che hanno trovato, sentiamo Stefano Manfredi di MSF-Italia, intervistato da Salvatore Sabatino:
R. – Per il momento sono entrate in Sichuan due équipe di Medici senza Frontiere, in due zone ad un centinaio di chilometri da Chengdu e quindi molto vicino all’epicentro. Abbiamo trovato naturalmente una situazione molto pesante. C’è una grande necessità di farmaci e ripari per le persone che hanno perso le loro case. C’è bisogno di acqua potabile e in generale di materiale medico.
D. – Voi parlate anche di moltissime persone che sono ancora sepolte sotto le macerie…
R. – Certamente, anche se non abbiamo indicazioni estremamente precise, perchè come ripeto abbiamo due squadre in esplorazione per valutare quali siano i bisogni in alcune specifiche località.
D. – Di cosa ha più bisogno in questo momento la popolazione locale?
R. – Arriva lentamente materiale medico, dato che moltissime farmacie e cliniche sono state distrutte, di conseguenza queste cose non sono reperibili. Sicuramente tutte le condutture d’acqua potabile e i ripari rappresentano in questo momento le prime necessità.
Myanmar-referendum
C’è ancora preoccupazione in Myanmar dopo il devastante passaggio del ciclone "Nargis". La Giunta militare, in questo clima, ha reso noto i risultati del referendum sulla nuova Costituzione, svoltosi nei giorni scorsi, al quale ha partecipato quasi la totalità della popolazione. I sì hanno ottenuto oltre il 90 per cento. Il nuovo trattato costituzionale affida al regime il 25 per cento dei seggi nel Parlamento e il potere di veto sulle leggi, di fatto il potere si concentra nelle mani del capo delle forze armate.
Afghanistan-violenza
Ondata di violenza in Afghanistan. Diciotto persone sono rimaste uccisi ed altre 28 ferite in un attentato suicida contro una pattuglia della polizia nel distretto di Delaram, nel sud est del Paese. L’azione è stata rivendicata dai talebani. Attentato anche contro un convoglio italiano stamani vicino Kabul: un ordigno è stato fatto saltare in aria al passaggio della pattuglia degli alpini. E’ rimasto ferito alle gambe in modo non grave Andrea Tomasello, del Secondo Reggimento Alpino di Cuneo. Il giovane è stato operato ma le sue condizioni non destano preoccupazione. Altri tre soldati sono rimasti feriti.
Iraq-violenza
Ancora una giornata di violenze in Iraq. Diciotto persone sono state uccise in un attentato suicida in una località vicino a Falluja a ovest di Baghdad. Una ragazza kamikaze si è, invece, fatta esplodere davanti ad una postazione militare nella capitale irachena, provocando la morte di un soldato e il ferimento di altri sette. Altro attacco della guerriglia, infine, nella provincia di Diyala, dove una bomba ha ucciso 2 poliziotti.
Libano-governo
Il governo libanese ha revocato ieri i provvedimenti contro il movimento sciita Hezbollah, che avevano provocato violenti e sanguinosi scontri nel Paese. Mercoledì scorso, infatti, l’esecutivo aveva dichiarato illegale la rete telefonica terrestre usata da Hezbollah, annunciando di voler anche rimuovere il capo della sicurezza dell’aeroporto di Beirut, il generale Shuqeir, vicino al movimento.
Medio Oriente-Bush
Accolto con calore da tutto Israele, il presidente degli Stati Uniti, George Bush, è di nuovo in Medio Oriente, per le celebrazioni del 60.mo di fondazione dello Stato ebraico. Oggi nel discorso alla Knesset, Bush ha parlato di Iran sostenendo che sarebbe un “imperdonabile tradimento delle generazioni future” lasciare che Teheran si doti di armi nucleari, inoltre ha ribadito il sostegno americano ad Israele. La missione mediorientale di Bush, destinata a rilanciare il dialogo, non ha fermato le violenze. Un razzo palestinese è caduto ieri sulla cittadina israeliana di Ashqelon, mentre due attivisti di Hamas sono rimasti uccisi in un raid aereo dei militari ebraici su Gaza città. Sembra dunque nuovamente allontanarsi ogni prospettiva di pace. Stefano Leszczynski ha chiesto a Giorgio Bernardelli, giornalista esperto del conflitto israelo-palestinese, se abbia ancora un futuro il processo avviato alla conferenza di Annapolis negli USA:
R. – La verità è che questo processo di pace avviato ad Annapolis è fallito ed è fallito per un motivo molto semplice: un’iniziativa come quella poteva avere un senso se l’amministrazione Bush non avesse avuto un semplice ruolo di aiuto alle parti, ma fosse intervenuta in questa situazione complessa con una sua proposta di pace. Washington, invece, non ha fatto altro che ripetere il suo ruolo di mediatore che non ha funzionato in passato e non si capisce perchè avrebbe dovuto funzionare ora.
D. – Gli israeliani potrebbero pensare ad una nuova operazione di terra su Gaza?
R. – E’ molto probabile, anche perchè quello che è successo ieri a Ashkelon ha lasciato un segno grande nell’opinione pubblica israeliana. Ashqelon è una città di 120 mila abitanti, non è Sderot, e quindi essere sotto tiro a Ashqelon, che è uno dei porti più importanti di Israele, è una prospettiva inimmaginabile per il governo di Gerusalemme. Sarà un’operazione in grande stile, ma della durata limitata, perchè Israele non sarebbe comunque in grado di gestire la situazione a Gaza.
D. – E’ lecito immaginare che questa situazione di equilibri precari e di guerra a bassa intensità andrà ancora avanti per tantissimo tempo?
R. – Andrà avanti almeno finché non ci saranno novità politiche all’orizzonte sia in Israele, sia negli Stati Uniti.
USA-primarie
Dopo la sconfitta nelle primarie in West Virginia, il candidato democratico alla presidenza americana Barack Obama incassa l’importante sostegno di John Edwards, che nel 2004 tentò la corsa alla Casa Bianca al fianco di John Kerry, sconfitto poi da George W. Bush. Edwards ha definito il senatore dell’Illinois, nel corso di una convention in Michigan, il candidato che “sa nel proprio cuore che è l’ora di creare una sola America, non due”.
Terrorismo-allarme
Pericolo attentati per gli Europei di calcio, in programma dal 7 al 29 giugno in Austria e Svizzera. A lanciare l’allarme la polizia elvetica. Al Qaeda starebbe pianificando agguati in occasione dell’evento sportivo. Fonti delle forze dell’ordine hanno riferito di seguire con attenzione l'evolversi della situazione.
Italia-politica
Con 173 voti a favore, 137 contrari anche il Senato ha concesso la fiducia al quarto governo Berlusconi. Il dibattito ha confermato la volontà reciproca di aprire una nuova stagione nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Occhi puntati ora sul Consiglio dei ministri in programma a Napoli la settimana prossima che dovrebbe adottare le prime misure importanti in materia di economia e sicurezza. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Una disponibilità storica al dialogo. Così il premier Berlusconi definisce l’apertura di Veltroni ad un confronto stabile tra maggioranza e opposizione, a partire da riforme istituzionali, tasse e sicurezza. Nel suo intervento di ieri mattina alla Camera il leader del Partito Democratico aveva detto no alla fiducia al Governo, ma sì a scelte che rendano l’Italia più forte e sicura. Veltroni respinge i sospetti dell’alleato Di Pietro, che lo accusa apertamente di opposizione troppo morbida nei confronti del premier. E a Berlusconi Veltroni risponde: troppo facile usare toni esasperati in campagna elettorale e concilianti dopo aver vinto. E poi precisa i paletti del dialogo. I banchi di prova per verificarne la credibilità, spiega, sono le riforme e l’indipendenza della tv pubblica. Ma Berlusconi assicura: anche per la RAI si può uscire da una guerra ventennale con una comune assunzione di responsabilità. Anche questa mattina, nella replica al Senato, il presidente del Consiglio ha ribadito: il dialogo, nella diversità di posizioni e ruoli, non è intrigo consociativo. Il premier, che incontrerà in settimana Veltroni, alza ancora l’asticella e allarga i temi di confronto alla vicenda Alitalia, ai salari, all’emergenza rifiuti, alla lotta ala Mafia, alle tasse e alla sicurezza. Tutti temi che saranno affrontati nel primo consiglio dei ministri operativo, che si terrà a Napoli mercoledì 21 maggio. In quell’occasione, sono attesi in particolare due decreti: quello sulla sicurezza e quello per l’eliminazione dell’ICI sulla prima casa. Il ministro dell’Economia Tremonti assicura: i tagli fiscali, compresa la detassazione degli straordinari, non hanno problemi di copertura e non avranno impatto sul bilancio.
Italia-clandestini
Vasta operazione della Polizia di Stato italiana in collaborazione con le autorità romene. Sono circa 400 gli arresti effettuati nell’ambito di un’indagine riguardante il contrasto dell’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Decine le espulsioni nel corso dell’operazione che ha interessato circa 9 regioni italiane.
Russia-governo
Novità nel premierato di Putin. Il primo ministro russo ha reintrodotto il "presidium" che verrà formato dal governo e non più dal Parlamento. L’esecutivo inoltre si riunirà una volta al mese mentre il presidium si terrà ogni settimana. Una scelta, ha spiegato Putin, dettata dalla necessità di rendere più agile il lavoro. Secondo Putin, l’obiettivo del governo è quello di aumentare i salari entro il 2011 e di ridurre la disoccupazione.
India-attentati
Le autorità indiane stanno indagando sugli attentati di martedì a Jaipur, nel nord ovest del Paese, che hanno provocato 63 morti e oltre 200 feriti. Gli agguati sono stati rivendicati da una sigla combattente a tutt’oggi sconosciuta: il gruppo dei moudjahidin indiani, rimangono però i sospetti sull’estremismo islamico legato alla rete internazionale di Al Qaeda e contrario alla presenza indiana in Kashmir. Secondo alcune fonti, le bombe sarebbero state piazzate per colpire l’industria turistica indiana. Due le persone arrestate.
Turchia-esplosione
E’ di due morti il bilancio di un’esplosione avvenuta questa mattina in uno stabilimento caseario vicino Ankara. A riferirlo la televisione turca che ha anche parlato di 5 feriti. Ancora sconosciute le cause della deflagrazione.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 136
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.