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Sommario del 14/05/2008
All'udienza generale la vicinanza del Papa alle popolazioni colpite dal terremoto in Cina. La catechesi dedicata allo Pseudo-Dionigi l'Aeropagita, modello di dialogo con le religioni dell'Asia
◊ Prego per “tutti coloro che hanno perso la vita” e sono vicino “alle persone provate da così devastante calamità”. Con questo appello rivolto alle vittime del terremoto che il 12 maggio scorso ha raso al suolo molte città della Cina, specie nella provincia del Sichuan, causando la morte di migliaia di persone - circa 15 mila secondo un ultimo bilancio, purtoppo molto provvisorio - Benedetto XVI si è congedato dalla folla di Piazza San Pietro, che questa mattina ha assistito all’udienza generale. Il Papa ha dedicato la catechesi allo Pseudo-Dionigi Aeropagita, un teologo del VI secolo dopo Cristo, la cui mistica - ha affermato - può costituire oggi un modello per il dialogo con le religioni asiatiche. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Le ultime parole del Papa vogliono arrivare lontano. Vogliono arrivare al cuore di una tragedia che ha bisogno di rapidi soccorsi quanto di sostegno morale per gli sventurati abitanti di quella parte della Cina, che 48 ore fa hanno visto annientati in pochi istanti affetti, beni, progetti. L’appello di Benedetto XVI vuole raggiungere, dice al termine dell’udienza generale, le “popolazioni del Sichuan e delle Province limitrofe in Cina”:
“Duramente colpite dal terremoto, che ha causato gravi perdite in vite umane, numerosissimi dispersi e danni incalcolabili. Vi invito ad unirvi a me nella fervida preghiera per tutti coloro che hanno perso la vita. Sono spiritualmente vicino alle persone provate da così devastante calamità: per esse imploriamo da Dio sollievo nella sofferenza. Voglia il Signore concedere sostegno a tutti coloro che sono impegnati nel far fronte alle esigenze immediate del soccorso”.
E sempre l’Asia, in particolare il tema del confronto e del dialogo con le antiche religioni di quel continente, aveva ispirato la catechesi precedente, innescata dagli scritti e dalla sconosciuta identità di un teologo del sesto secolo, passato alla storia con l’appellativo di Pseudo-Dionigi l’Aeropagita. Questi, ha affermato il Papa, partendo dalla “teologia negativa” che sa dire di Dio ciò che egli anzitutto “non è”, si pose come mediatore tra il pensiero greco dell’epoca e la nascente mistica cristiana. Mentre i sostenitori del primo, con le loro fini argomentazioni, puntavano - ha affermato Benedetto XVI - ad adattare i misteri di Dio alla logica umana, lo Pseudo-Dionigi, rifiutando tale impostazione, arriva ad affermare che dalla teologia negativa il credente arriva meglio a conoscere Dio nella forma della teologia simbolica, dove la speculazione cede il passo alla contemplazione e la conoscenza all’esperienza. L’esperienza di una creatura che comprende col cuore il suo Creatore:
"Essendo la creatura una lode di Dio, la teologia dello Pseudo-Dionigi diventa una teologia liturgica: Dio si trova soprattutto lodandolo, non solo riflettendo; e la liturgia, non è qualcosa di costruito da noi, qualcosa di inventato per fare un'esperienza religiosa durante un certo periodo di tempo; essa è il cantare con il coro delle creature e l'entrare nella realtà cosmica stessa. E proprio così la liturgia, apparentemente solo ecclesiastica, diventa larga e grande, diventa unione di noi con il linguaggio di tutte le creature. Egli dice: non si può parlare di Dio in modo astratto; parlare di Dio è sempre – egli dice con parola greca – un «hymnein», un cantare per Dio con il grande canto delle creature, che si riflette e concretizza nella lode liturgica".
E’ quanto propone la mistica, appunto, che dallo Pseudo-Dionigi ricevette un autorevole impulso. Così autorevole che, ad esempio, San Bonaventura, il celebre biografo di San Francesco, trasse da quella impostazione lo schema per meglio comprendere la mistica del Poverello:
"Che cosa sia questa esperienza Bonaventura lo vide in San Francesco: è l’esperienza di un cammino molto umile, molto realistico, giorno per giorno, è questo andare con Cristo, accettando la sua croce. In questa povertà e in questa umiltà, nell’umiltà che si vive anche nella ecclesialità, c'è un’esperienza di Dio che è più alta di quella che si raggiunge mediante la riflessione: in essa, tocchiamo realmente il cuore di Dio".
Dunque, ha osservato il Papa, in questo modo di procedere sta anche la “nuova attualità” dello Pseudo-Dionigi:
"Oggi esiste una nuova attualità di Dionigi Areopagita: egli appare come un grande mediatore nel dialogo moderno tra il cristianesimo e le teologie mistiche dell'Asia, la cui nota caratteristica sta nella convinzione che non si può dire chi sia Dio; di Lui si può parlare solo in forme negative; di Dio si può parlare solo col "non", e solo entrando in questa esperienza del "non" Lo si raggiunge. E qui si vede una vicinanza tra il pensiero dell'Areopagita e quello delle religioni asiatiche: egli può essere oggi un mediatore come lo fu tra lo spirito greco e il Vangelo. Si vede così che il dialogo non accetta la superficialità. Proprio quando uno entra nella profondità dell'incontro con Cristo si apre anche lo spazio vasto per il dialogo. Quando uno incontra la luce della verità, si accorge che è una luce per tutti; scompaiono le polemiche e diventa possibile capirsi l'un l'altro o almeno parlare l'uno con l'altro, avvicinarsi".
Ai saluti, dopo le catechesi nelle varie lingue, Benedetto XVI ha indirizzato, tra gli altri, un pensiero alle Suore Cappuccine di Madre Rubatto, impegnate nel Capitolo generale, e ai sacerdoti provenienti da Trento e da Torino, assicurando loro preghiere “affinchè - ha concluso - il loro ministero, sostenuto dalla grazia di Dio, sia sempre più fecondo”.
Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Bernardin Gantin, "figlio eminente del Benin e dell’Africa"
◊ Il cordoglio del Papa e della Chiesa tutta per la scomparsa ieri, all’età di 86 anni, del cardinale Bernardin Gantin. Il suo appassionato servizio alla Chiesa gli era valso i titoli di prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, presidente emerito del Pontificia Commissione per l’America Latina e decano emerito del Collegio cardinalizio. Il porporato si è spento ieri a Parigi, nell’ospedale George Pompidou, dove era stato ricoverato per l’aggravarsi della sua malattia. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Figlio eminente del Benin e dell’Africa, stimato da tutti, animato da un profondo spirito apostolico e da un senso elevato della Chiesa e della sua missione nel mondo.” Così Benedetto XVI nel suo telegramma di cordoglio per la morte del cardinale Bernardin Gantin. Un cognome il suo che significa albero ‘gan’ di ferro ‘tin’ della terra d’Africa. Nato nel maggio del 1922, a Toffo, nei pressi di Cotonou, nel Benin, figlio di un funzionario delle ferrovie, era entrato nel Seminario del suo Paese a 14 anni, ordinato sacerdote a 29, si era speso intensamente nell’attività pastorale nei villaggi della sua diocesi. Nel ‘53 aveva lasciato l’Africa, per Roma, dove si era licenziato in Teologia e Diritto canonico alle Pontificie Università Urbaniana e Lateranense. Consacrato vescovo nel ’57, era rientrato nel ’60 nel Benin, promosso arcivescovo di Cotonou, dove il suo grande amore per l’apostolato aveva portato frutti copiosi, specie in ambito vocazionale. Tornato a Roma nel ’71 aveva prestato la sua opera nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, poi nella Pontificia Commissione Iustitia et Pax e nel Pontificio Consiglio Cor Unum, divenendone presidente; nel ‘77 era stato creato cardinale da Paolo VI, quindi nell’84 la nomina di Giovanni Paolo II – la prima di un porporato africano alla guida di un dicastero vaticano - a prefetto della Congregazione per i Vescovi e a presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, dove è rimasto in carica per 14 anni; dal ’93 decano per 10 anni del Collegio cardinalizio; infine nel 2002 il ritorno atteso nella terra natia, dopo oltre 30 anni di servizio appassionato alla Santa Sede, che ha servito - sottolinea Benedetto XVI – con “generosa fedeltà”. Ma riascoltiamo la voce del cardinale Bernardin Gantin: traccia un bilancio del suo ministero, nel 40.mo di episcopato, al microfono di padre Joseph Ballong, responsabile del Programma Francese-Africa della nostra emittente, in un’intervista del ‘97:
R. – Credo che l’elemento determinante sia stato quando Paolo VI mi ha chiamato a Roma, per servire al suo fianco insieme a tanti colleghi di altri continenti e di altre culture: questo è stato un momento che ha profondamente segnato la mia vita. Ho detto “sì” perché da più di cento anni i missionari, uomini e donne, vengono da noi a portare il Vangelo, rispondendo “sì” ad una richiesta del Papa, e la prima volta che un africano veniva chiamato a Roma non poteva certo dire di no. Questo ha determinato la mia vocazione missionaria universale a Roma. Un’altra ragione è che il Papa per me è Cristo, il Cristo vivente tra di noi. La sua parola è per me un messaggio che devo accettare, che devo accogliere come una grazia ed è anche per questo che ho detto “sì” al Papa, perché sapevo che la chiamata di Paolo VI ad andare a Roma era la chiamata di Cristo.
Nomine
◊ Il Santo Padre ha nominato vescovo di Kidapawan (Filippine) mons. Romulo T. De La Cruz, trasferendolo dalla Sede di San Jose de Antique. Mons. Romulo T. De La Cruz è nato a Balasan, Iloilo nell'arcidiocesi di Jaro (Filippine), il 24 giugno 1947. Ha svolto gli studi secondari presso il "Notre Dame Archdiocesan Seminary" di Cotabato e quelli filosofici e teologici presso il Seminario Maggiore di Davao City. Ha fatto poi studi ulteriori presso il "Summer Institute on Pastoral Counseling" di Quezon City, e l' "Institute on Religious Formation" di St. Louis, negli USA. È stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Cotabato l'8 dicembre 1972. Dopo alcuni anni come parroco a Tacurong, Sultan Kudarat, è stato dal 1976 al 1983 rettore del "Notre Dame Archdiocesan Seminary" di Cotabato. Successivamente è diventato vicario generale dell'arcidiocesi di Cotabato. Eletto il 17 dicembre 1987 vescovo coadiutore di Isabela, è stato consacrato il 16 marzo 1988. È poi diventato ordinario il 28 gennaio 1989. L'8 gennaio 2001 è stato trasferito come coadiutore a San Jose de Antigue, divenendone ordinario il 16 marzo 2002.
Al via domani a Roma l'Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie
◊ Inizia domani a Roma l’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie. L’incontro riunisce 115 direttori nazionali provenienti da tutto il mondo, che inizieranno la loro consultazione con l’analisi – per gruppi continentali – dell’attività missionaria nei diversi contesti nazionali. Obiettivo principale dell’Assemblea è quello di comprendere sempre meglio come annunziare il Vangelo di Dio in un mondo in continua trasformazione. La Chiesa, dunque, ha bisogno di approfondire sempre di più la sua dimensione missionaria, come ci spiega padre Vito Del Prete, del PIME, segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, al microfono di Giovanni Peduto:
R. – Certamente la Chiesa ne ha bisogno, perché oggi è più urgente e più necessaria che mai l'evangelizzazione proprio alle radici delle trasformazioni culturali. Cioè, noi dobbiamo far sì - e cercheremo di vederlo in questa assemblea - che la missione, o la “missio ad gentes”, non sia solamente celebrata come spesso capita, ma sia realmente realizzata perché questo è un momento in cui la Chiesa deve proclamare il Vangelo perché possa orientare le trasformazioni e creare una umanità nuova.
D. – La vita parrocchiale è talora rivolta verso di sé: come far uscire i cristiani dal proprio orticello perché siano veri testimoni di Cristo nella società?
R. – Io credo che un po’ tutte le Conferenze episcopali nel mondo stanno dicendo che l’evangelizzazione è la categoria, il paradigma fondamentale su cui deve convergere tutta l’attività della Chiesa. Però, questo resta ancora un principio non ancora realizzato e in via di realizzazione. Allora, io credo che proprio perché la comunità cristiana riacquisti vitalità e fede, è necessario che ponga la “missio ad gentes” come primo suo obiettivo e sua priorità. Come farlo? C’è bisogno – questa è una mia idea personale – di istituire il ministero dell’evangelizzazione nelle parrocchie.
D. – Come realizzare la promozione sociale senza dimenticare la necessità dell’evangelizzazione?
R. – Credo che sia passato il tempo in cui l’evangelizzazione era ‘sic et simpliciter’ equiparata alla promozione sociale. Questo ha prodotto meno evangelizzazione e, direi, anche meno promozione sociale. Oggi si è convinti che se non si dà la motivazione religiosa cristiana, fortissima, che si acquista attraverso la contemplazione, alla attività di promozione sociale, questa resta anche carente, difettosa, ha un deficit e non raggiunge i propri termini. Quindi è necessario che tutte le forze missionarie ritornino realmente alle motivazioni fondamentali religiose.
D. – Dialogo e annuncio rischiano talora di essere due dimensioni separate …
R. – Dialogo e annuncio: questo è un problema un po’ scottante. In ogni caso, non dovrebbero restare separati come due dimensioni, perché in realtà il dialogo stesso, senza essere strumentalizzato alla conversione, il dialogo stesso dovrebbe costituire una specie di annuncio che si fa per gradualità. E mi spiego: il dialogo, in fondo, è fatto da credenti; non è fatto da specialisti, ma da credenti, da coloro i quali assimilano e vivono e penetrano profondamente la propria fede. Danno una testimonianza assoluta della propria fede senza rinunciare a niente di essa. Questa è una testimonianza; questo, in fondo, è un annuncio. Per cui, in questo contesto, il dialogo diviene – senza essere strumentalizzato – anche una testimonianza, un annuncio dello stesso Vangelo. E se il dialogo diventa veramente qualcosa di completamente separato dall’attività di evangelizzazione, allora secondo me non ha futuro, perché in realtà o giunge ad una specie di irenismo-sincretismo che non ha motivo di essere, perché mortifica tutte le religioni, oppure diviene qualcosa di accademico.
D. – Ci sono delle esperienze significative delle Pontificie Opere Missionarie che ci vuole segnalare?
R. – Le Pontificie Opere Missionarie in se stesse non hanno esperienza diretta dell’evangelizzazione se non come aiuto. Però voglio dire che, a livello di animazione, proprio di animazione missionaria, di rendere concreta – possiamo dire – la coscienza della Chiesa di dovere fare la “missio ad gentes”, ecco ci sono delle belle iniziative. Io ho visto che in alcuni Paesi africani, come la Nigeria, il Mozambico, si sta facendo veramente una forte animazione e formazione perché i preti di quelle Chiese giovani possano andare nelle missioni. E così anche in alcuni Paesi dell’America Latina. E poi, le Pontificie Opere non rifiutano di aiutare anche alcune esperienze pilota e di annuncio e anche di dialogo, cioè non si rifiutano anche di aiutare con consigli, con preparazione e con finanze anche alcune esperienze di evangelizzazione forte. In Asia, per esempio, a livello di dialogo interreligioso con l’Islam oppure a livello di dialogo con i buddisti, come può capitare in Giappone.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L'azione della Santa Sede nella politica internazionale: un articolo di Pierluigi Natalia sulla prolusione dell'arcivescovo Dominique Mamberti al corso della Gregoriana per diplomatici africani.
Luca Possati analizza la lunga crisi del Libano dopo l'assassinio del premier Hariri.
In cultura, Luigi Crippa, abate del monastero benedettino di Santa Maria del Monte di Cesena, rivisita il lungo e tribolato pontificato di Pio VII.
Una riflessione di Francesco D'Agostino sulla legge naturale quale garanzia di moralità.
Luca Possati recensisce il libro di Francesco Ventorino "La lotta tra diritto e giustizia".
Emilio Fabio Torsello sul volume di divulgazione scientifica "Il Paradiso in Terra, mappe del giardino dell'Eden" di Alessandro Scafi.
In occasione dell'offerta a Benedetto XVI dei primi volumi delle opere in italiano del gesuita e filosofo canadese Lonergan, intervista di Maurizio Fontana a uno dei curatori, padre Natalino Spaccapelo. Pubblicato uno stralcio della prefazione all'edizione italiana di "Insight".
Nell'informazione religiosa, la cronaca della Messa celebrata, ieri, dal cardinale Tarcisio Bertone, a Sant'Ivo alla Sapienza: un pressante invito del segretario di Stato ai parlamentari italiani affinché si mettano al servizio del bene comune.
Terremoto in Cina: oltre 15 mila i morti. Dal Sichuan la testimonianza di un giovane cattolico
◊ Sempre più grave il bilancio delle vittime del terremoto, di lunedì, nella regione cinese del Sichuan: secondo l’agenzia di stampa “Xinhua”, infatti, sono ormai 15 mila le persone di cui è stato accertato il decesso. Nella sola città di Yingxiu il terremoto ha causato 7.700 vittime. Secondo i media cinesi, inoltre, sarebbero ancora 26 mila le persone intrappolate sotto le macerie, mentre i feriti sono più di 23 mila. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Per far fronte al disastro, il governo cinese ha mobilitato 100 mila soldati. Nelle aree del Sichuan ancora inaccessibili, viveri e medicinali vengono lanciati dagli elicotteri. Intanto, mentre il premier cinese Wen Jabao si trova nell’area devastata, la comunità internazionale - governi ed organizzazioni umanitarie - si mobilita per portare soccorso alla popolazione colpita dal sisma. Tuttavia, le autorità di Pechino non hanno ancora dato il via libera all’ingresso sul territorio cinese di personale straniero. Nel Sichuan, si lotta contro il tempo per salvare quanti sono rimasti sotto le macerie. Una speranza rinvigorita dal salvataggio di una bambina di appena 3 anni estratta viva dalle macerie dopo 43 ore. Per una testimonianza dal luogo del disastro, abbiamo raggiunto telefonicamente a Chengdu, capitale del Sichuan, Kevin Sun, giovane cattolico, collaboratore dell’agenzia UCANEWS:
R. – Generally, in Chengdu, in the city of Chengdu, it is quite fine. …
Qui, nella città di Chengdu, la situazione è normale. Credo che se ci si trova nella città si è al sicuro, anche se all’inizio c’era molta paura. Il primo giorno e il secondo giorno tante persone hanno vissuto all’aperto, sulle strade. Nelle strade, nei parchi, nella via principale, ovunque c’è gente. La Croce Rossa cinese, le associazioni caritative cinesi ed ogni tipo di associazione, quelle ufficiali e le ONG, tutti stiamo facendo il possibile per aiutare la gente.
D. – Quali notizie arrivano dalle città più gravemente colpite dal terremoto?
R. – The situation is really very terribile. …
La situazione è veramente terribile. Sono ormai già migliaia i morti a causa del terremoto, e la maggior parte di loro, penso circa il 90 per cento, sono nel territorio di Chengdu.
D. – Quali sono ora le priorità per alleviare le sofferenze della gente nel Sichuan?
R. – I think maybe water, drinking water is one of the most important things. …
Credo che sia l’acqua: l’acqua potabile è una delle cose più urgenti. E poi, anche vestiti, elettricità e cose di questo genere. Anche i medicinali sono molto importanti. Il problema ora però è che non so se il governo cinese consentirà al personale straniero di entrare nel Paese per gli aiuti.
D. – Molte chiese nel Sichuan sono state danneggiate ...
R. – Terrible situation, really, because the centre of this earthquake is in ...
La situazione è veramente terribile, perché l’epicentro di questo terremoto è nella diocesi cattolica di Chengdu. Per quanto ne sappiamo a tutt’ora, sono almeno quattro le chiese che sono state completamente distrutte, comprese due chiese antiche e molto belle!
D. – Oggi, alla fine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha assicurato la sua preghiera per le vittime in Sichuan ed ha chiesto alla comunità internazionale di aiutare la popolazione così gravemente colpita dal terremoto. Quali sono i suoi sentimenti di giovane cattolico, per la vicinanza del Papa alla gente del Sichuan?
R. – I’m verry happy and very touched by the Pope’s saying. …Sono felice e commosso, anche, per quello che ha detto il Papa. So che ci sono molte persone in Vaticano che sono preoccupate per questo disastro in Cina. Noi abbiamo bisogno del vostro aiuto, della vostra preghiera: del vostro aiuto spirituale e finanziario. Sia per la gente che soffre, sia per la Chiesa locale.
L'India sconvolta da nuovi attentati: almeno 80 le vittime
◊ India sconvolta nuovamente dagli attentati. Una catena di esplosioni ha devastato ieri la città di Jaipur, capitale del Rajasthan, provocando almeno 80 vittime e 150 feriti. La polizia ha imposto il coprifuoco in città, mentre le indagini sulla matrice delle azioni conducono ad ambienti estremisti islamici, legati ad Al Qaeda. La polizia ha già fermato e interrogato quattro sospetti in relazione al loro possibile coinvolgimento negli attacchi. Ma perché colpire lo Stato del Rajasthan, che confina sia con il Pakistan sia con il Kashmir? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Carlo Torriani, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, che da 39 anni opera nei lebbrosari indiani:
R. – Penso che abbiano voluto colpire l’industria turistica dell’India: Jaipur, la Città Rosa, è un centro molto ambito per il turismo. Si è voluto, quindi, colpire un’industria che porta introiti all’India.
D. – Per la matrice, si parla di estremismo islamico legato ad Al Qaeda e contrario alla presenza indiana in Kashmir. Ma qual è la situazione geopolitica dell’India nord-occidentale?
R.- Il controllo del Kashmir ha avvelenato le relazioni tra India e Pakistan, sin dalla nascita dei due Stati: vari atti di estremismo sono stati attribuiti a questa matrice. Recentemente, però, gli ultimi attentati vengono attribuiti non tanto al Pakistan quanto al Bangladesh. Ma si dice pure che sia il Pakistan che agisce attraverso i musulmani del Bangladesh.
D. – Attualmente quali sono le relazioni tra India e Pakistan?
R. – Sono buone, ufficialmente. Rimane, però, sempre questo disaccordo riguardo al Kashmir, tanto più che il confine è soltanto una linea di controllo e non è riconosciuto da nessuno dei due Stati e neanche a livello internazionale.
D. – Negli ultimi anni, il Paese è stato colpito a Varanase, a Mombay e su un treno diretto in Pakistan. Come hanno inciso queste violenze sull’India e sulla popolazione?
R. – Qualche volta hanno prodotto la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Stati. Ora, invece, si cerca di trovare delle misure non così drastiche che vadano poi ad interrompere le relazioni diplomatiche e soprattutto i rapporti economici tra i due Stati. La popolazione, purtroppo, attribuisce sempre questi attentati ai musulmani e quindi chi veramente ne soffre sono proprio i musulmani indiani, che rappresentano una grande realtà. Sono, infatti, più di 150 milioni nel Paese.
D. – E la Chiesa cattolica come opera in queste zone?
R. – La Chiesa cattolica è una minoranza, ma ha sempre cercato di mediare tra la maggioranza indù e la più grande minoranza, quella musulmana.
Israele celebra i 60 anni della sua fondazione
◊ Tredici capi di Stato, fra cui il capo della Casa Bianca George Bush, e migliaia di ospiti fra cui statisti, intellettuali, scrittori, filosofi e scienziati sono convenuti a Gerusalemme per partecipare alla conferenza organizzata dal presidente israeliano Shimon Peres in occasione del 60.mo anniversario della fondazione di Israele, che ricorre oggi. Il servizio di Fausta Speranza.
Tema dei lavori della Conferenza a così alto livello è il futuro di Israele, ma anche del popolo ebraico e del mondo intero. “Non ci saranno solo parole – ha promesso Peres - ma anche azioni”. Domani interverranno Bush, l'ex segretario di Stato Henry Kissinger, il filosofo francese Bernard Henry Levi, lo scrittore israeliano Amos Oz, lo stesso Peres e il premier di Israele Olmert. Non si parlerà solo di politica. Fra gli invitati figurano anche scrittori famosi, come l'italiano Erri de Luca e gli statunitensi Elie Wiesel e Jonathan Safran Foer. In occasione degli accordi di Oslo (1993) con l'Olp, Peres aveva intravisto profilarsi all'orizzonte un 'Nuovo Medio Oriente, nel senso di una regione di cooperazione armoniosa e di fratellanza. L'orizzonte che si profila 15 anni dopo appare molto distante da quella visione. Ma uno dei dibattiti della conferenza si intitola proprio: “Il Nuovo Medio Oriente: perchè non c'è ancora?”. Resta da dire, in particolare, della calorosa accoglienza riservata al presidente Bush. Nei brevi indirizzi di benvenuto il presidente Peres e il premier Olmert hanno sottolineato l'intimità dei rapporti tra Israele e Stati Uniti e hanno ringraziato Bush per il continuo sostegno nei confronti dello Stato ebraico. Bush ha risposto riaffermando la stretta amicizia e alleanza tra i due Paesi, sottolineando i valori che li accomunano e il comune e costante impegno nella lotta al terrorismo.
Dunque in Israele si sta festeggiando per i 60 anni di fondazione dello Stato: ma con quali sentimenti? Stefano Leszczynski lo ha chiesto al padre francescano David Maria Jaeger, della Custodia di Terra Santa:
R. – Per gli israeliani, è sempre emozionante, anche dopo 60 anni, pensare a come questo Stato sia nato dalle ceneri dell’Olocausto. Quindi, il primo sentimento dell’ebreo israeliano è quello di avere gli strumenti per tutelare la propria esistenza. Naturalmente, il sogno dello Stato ebraico deve ancora essere compiuto dalla pace con tutti i vicini.
D. – Israele è anche lo Stato che ospita i luoghi santi delle grandi religioni monoteiste. Come si conciliano questi aspetti?
R. – Questa consapevolezza profonda si esprime fin dalla stessa dichiarazione di indipendenza che vi fa effettivamente riferimento.
D. – Come si sviluppano oggi i pellegrinaggi e come vengono vissuti da Israele i pellegrinaggi in Terra Santa?
R. – Lo Stato da importanza ai pellegrinaggi, non solo sotto il profilo economico ma anche come occasione privilegiata di incontro.
D. – Come vive oggi la Chiesa in Israele?
R. – La Chiesa in Israele, come comunità dei credenti, è un’esigua minoranza, come lo è anche nei confinanti territori palestinesi. In Israele, secondo i dati statistici, ci sarebbero 7 milioni di cittadini residenti; tra questi ci sarebbero 119 mila cristiani di etnia ed espressione araba e circa 30 mila cristiani di espressione ebraica, cioè cristiani che o sono ebrei convertiti – pochi – o sono discendenti di ebrei convertiti o fanno parte di famiglie miste o che comunque vivono in mezzo alla popolazione ebraica e ne condividono le esperienze. Queste popolazioni diverse all’interno della Chiesa vivono anche le ricorrenze nazionali e in particolare l’indipendenza o le celebrazioni della ricorrenza dell’indipendenza dello Stato. La comunità cristiana di Israele dà esempio di come la fede in Cristo, Redentore dell’umanità tutta intera, supera le divisioni nazionali e fornisce un terreno superiore sul quale tutti si possono incontrare, in comunione.
Amazzonia: in pericolo le terre degli indios. Intervista con un missionario della Consolata
◊ In Brasile cresce la tensione nelle regioni dell’Amazzonia: c’è infatti grande attesa per la sentenza della Corte Suprema Federale che potrebbe rivedere gli accordi sottoscritti nel 2005 dal presidente Lula, consentendo ai grandi produttori di riso di occupare la terra storicamente indigena della Raposa Serra do Sol. Negli ultimi giorni, si sono verificate delle aggressioni contro gli indios di questa regione. Della situazione ci parla padre Gianfranco Graziola, missionario della Consolata in Amazzonia, intervistato da Cristiane Murray:
R. – E’ una situazione che ha a che vedere con il riconoscimento della terra indigena, come è previsto dall’art. 231 della Costituzione brasiliana. Il presidente Lula, proprio nelle sue funzioni di presidente, ha riconosciuto la terra che il suo predecessore – Fernando Henrique Cardosa – aveva invece demarcato; oggi la terra è riconosciuta e non è quindi terra degli indios. Rimane quindi sempre terra dello Stato, ma agli indios è concesso e riconosciuto l'usufrutto, proprio in virtù del riconoscimento del fatto che loro vivono lì da millenni. C’è un gruppo di risicoltori, tra cui il noto César Quartiero, che è anche il sindaco di Pacaraima, dove si trova la terra indigena. César Quartiero sta cercando di dimostrare che questo riconoscimento in realtà non è valido giuridicamente. Tutto questo ha generato una certa tensione. C’è infatti una pressione internazionale, una pressione dell’ONU. C'è anche una pressione dell’Organizzazione degli Stati Americani che chiede al Brasile di porre fine a questa odissea. Gli indigeni sono coscienti del fatto che qualsiasi sia il pronunciamento del Tribunale Supremo, continueranno con le azioni finché non sarà liberata completamente la loro terra da tutti coloro che non sono indios e che, soprattutto, non li aiutano a costruire la loro vita e il loro futuro.
D. – Quanti indios dovrebbero vivere in questa specie di riserva?
R. – Si calcola che siano più di 18 mila indios, divisi in più di 200 comunità. Da trent’anni, questi indios stanno lottando affinché venga riconosciuta loro questa terra. Nel 2005 è finalmente arrivato questo riconoscimento, ma ancora non è compiuto completamente proprio perchè non tutti hanno lasciato la terra e ci sono ancora questi produttori di riso che stanno resistendo; stanno dicendo che loro sono i salvatori dello Stato. In realtà, questi produttori sono stati anche contestati perchè il riso da loro prodotto è molto più caro di quello che arriva da fuori. Gli indios hanno cominciato a prendere coscienza di questo stato di cose e a mettersi in moto all’interno dell’area, sostenendo che essendo questa la loro terra, la vogliono per portare avanti le loro tradizioni e formare i loro giovani.
Onde elettromagnetiche: nota della Direzione della Radio Vaticana sulla sentenza della Corte di Cassazione
◊ La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto ieri il ricorso presentato dalla Procura Generale della Repubblica e dalle Parti civili contro la sentenza della Corte di Appello di Roma del 4 giugno 2007 che aveva assolto – in secondo grado – alcuni dirigenti della Radio Vaticana dal reato di “getto pericoloso di cose” in conseguenza delle emissioni elettromagnetiche del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria.
Nell’accogliere il suddetto ricorso, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata ed ha disposto il rinvio del procedimento ad altra sezione della Corte di Appello.
La sentenza della Corte di Appello di Roma del 4 giugno 2007 aveva stabilito che gli asseriti disturbi e le presunte molestie nei confronti di una parte della popolazione residente a Cesano, in relazione alle emissioni elettromagnetiche del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria, non potevano far sorgere una responsabilità penale in capo ai dirigenti della Radio Vaticana, poiché “il fatto oggetto di contestazione non era previsto dalla legge come reato”.
Rimandando una valutazione più approfondita della decisione della Suprema Corte alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza, la Direzione della Radio esprime rincrescimento per questa decisione, che si inserisce all’interno di una vicenda processuale lunga e tormentata e che ha visto l’Emittente pontificia oggetto di accuse ingiuste.
La Radio Vaticana si propone comunque di far valere le proprie ragioni nelle prossime fasi del giudizio, tramite i propri difensori.
Vale la pena ricordare, come spiegato molte volte in questi anni anche in sede processuale, che la Radio Vaticana ha sempre svolto la sua attività nel quadro degli accordi internazionali esistenti con l’Italia relativi al Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria e che si è sempre attenuta alle raccomandazioni internazionali in materia di emissioni elettromagnetiche anche prima della esistenza di normative italiane.
Dal 2001, poi, in seguito all’accordo con il Governo italiano, rispetta attentamente i limiti previsti dalla sopravvenuta legislazione italiana, come dimostrano le misurazioni svolte dalle istituzioni pubbliche italiane più competenti e attrezzate in materia. Essendo tale normativa assai restrittiva, non vi è alcun motivo giustificato di preoccupazione da parte della popolazione, con la quale è sempre stato desiderio della Radio Vaticana coltivare un rapporto di dialogo e collaborazione.
Myanmar: insufficienti gli aiuti per la popolazione colpita dal ciclone Nargis
◊ Senza la creazione, al più presto, di un ponte aereo e marittimo per una veloce consegna degli aiuti, il Myanmar potrebbe affrontare una seconda catastrofe. E’ quanto denuncia l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari sottolineando che la maggioranza della popolazione colpita dal ciclone Nargis non ha a disposizione abbastanza cibo, acqua potabile e medicinali. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) dell’ONU ha reso noto di aver consegnato finora 361 tonnellate di derrate alimentari. Ma gli aiuti, finora dati dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni non governative, sono sufficienti per assistere solo 270 mila persone. Gli ultimi bilanci – ricorda l’agenzia Misna - presentano un quadro allarmante: la radio di Stato parla di oltre 34 mila morti. Secondo stime dell’ONU, invece, sarebbero circa 100 mila le vittime, un milione i dispersi e cinquecento mila le persone bisognose di aiuto. Si tratta di dati che si avvicinano a quelli drammatici dello tsunami che nel 2004 ha devastato il sud est asiatico. In quell’occasione erano morte oltre 230 mila persone. In Myanmar, intanto, nonostante le difficoltà e l’inaccessibilità di diverse zone, la rete internazionale della Caritas internationalis continua ad offrire il proprio prezioso contributo grazie anche all’azione di operatori volontari locali e di esperti internazionali. Si sta mettendo a punto, in particolare, un piano per gestire la prima fase dell’emergenza e per distribuire aiuti ad almeno 40 mila persone. Caritas italiana ha già avviato molti progetti nel Paese e stanziato 100 mila euro per l’attuale emergenza. Molto attiva anche la chiesa birmana. A Pathein il vescovo, mons. John Hsane Hgyi, con alcuni sacerdoti, ha formato un team che sta girando la zona per raccogliere gli sfollati e portarli nei due centri di accoglienza allestiti nei compound delle parrocchie di Kanazogon e Myaungmya. “Diamo loro cibo, medicine e finora siamo riusciti ad arrivare a mille persone”, riferisce una fonte locale all'Agenzia AsiaNews. E aggiunge: “Il prossimo obiettivo è riuscire a formare due gruppi di medici volontari che possano entrare nel territorio della diocesi e assistere i casi più urgenti; la gente e soprattutto i bambini muoiono di fame e colera e dissenteria hanno già fatto numerose vittime tra i più deboli”. L’arcidiocesi di Yangon, dal canto suo, ha istituto un comitato speciale per l’emergenza, il Myanmar Disaster Relief Committe, che comprende rappresentanti delle vittime, delle parrocchie e dei partner donatori. (A.L.)
Il cardinale Zen a Venegono: "Il popolo cinese attende il Papa"
◊ Un abbraccio con quella che il cardinale Dionigi Tettamanzi ha definito “la sorella Chiesa cinese”, un incontro – quello di ieri con il cardinale Joseph Zen, vescovo di Honk Kong - che si situa nella scia della Lettera rivolta da Benedetto XVI nel 2007 ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa Cattolica nella Repubblica popolare cinese. Giornata intensa quella del cardinale Joseph Zen. “Voi sacerdoti dovete pensare al vostro gregge, ma oggi vi invito a pensare a tanta altra gente, alla Chiesa in Cina, dove i vostri missionari hanno dato tanto sudore e tanto sangue”, ha detto in apertura dell’incontro con 600 sacerdoti ambrosiani a Venegono, in provincia di Varese, nell’ambito della tradizionale festa del seminario. In prima fila ad ascoltarlo anche l'arcivescovo di Milano, cardinale Tettamanzi, che ha assicurato la vicinanza e la preghiera della diocesi, ricordando che “a Milano la presenza dei cinesi è consistente, fatto che a un cristiano dice qualcosa, reclama un orizzonte universale”. Dopo aver pregato per le vittime dei recenti disastri naturali in Myanmar e in Cina, il cardinale Zen ha ricordato i passi fatti dalla Santa Sede verso Pechino. “Il Papa sarebbe il benvenuto in Cina” – ha detto il porporato- “ma con le giuste condizioni. Il popolo vorrebbe incontrarlo”. A proposito delle prossime Olimpiadi di Pechino, il cardinale Zen ha parlato di “un evento prezioso, che va oltre lo sport, un’occasione giusta di apertura, specialmente sul fronte dei diritti umani”. Partendo dalla sua esperienza di pastore ad Hong Kong, l’ex colonia britannica da dieci anni tornata sotto Pechino, il cardinale Zen ha parlato di una Chiesa che “ha cercato di essere una voce della coscienza e della giustizia”. “Con questo cambiamento” ha aggiunto, “è venuta anche una cultura deleteria, di adulazione verso i potenti e di oppressione verso i più deboli; la Chiesa – ha concluso- deve parlare a favore dei deboli”. Il 75.enne porporato, originario di Shangai, formatosi in gioventù all’Università salesiana, ha poi reso omaggio alla tomba di padre Adelio Lambertoni, missionario ambrosiano per oltre 40 anni in Cina, scomparso un anno e mezzo fa. In serata una veglia di preghiera per la Chiesa in Cina, organizzata con il PIME, ha concluso la visita del cardinale Zen a Milano. Nella Chiesa milanese di Santo Stefano si è pregato ancora partendo dalle parole rivolte dal Papa ai fedeli cinesi. (Da Milano: Fabio Brenna)
Spagna: forte condanna dei vescovi per il nuovo attentato dell'Eta
◊ Sull’attentato contro una caserma della Guardia Civil nella piccola cittá spagnola di Legutiano, a circa 17 chilometri da Victoria, capitale amministrativa della Comunità autonoma basca, che ha causato la morte di un agente e il ferimento di altri quattro, la Conferenza episcopale spagnola ha pubblicato un comunicato di condanna. Rifacendosi all’Istruzione pastorale del 2002 intitolata “Valutazione del terrorismo in Spagna”, si riafferma che “il terrorismo dell'Eta é diventato da alcuni anni la più grave minaccia contro la pace perche attenta in modo crudele contro la vita umana e la libertà delle persone e ostacola la conoscenza della verità, della realtà dei fatti e della nostra storia”. La nota aggiunge che, attentare contro le forze di sicurezza vuol dire agire contro la democrazia stessa poiché é la Costituzione che affida ad esse la protezione del libero esercizio dei diritti e delle libertà e della sicurezza cittadina”. Nella nota i vescovi esprimono anche le loro condoglianze ai familiari delle vittime, in particolare a quelli del guardia uccisa e invitano tutti a pregare e a lavorare insieme fino alla sconfitta del terrorismo. Anche mons. Miguel Asurmendi, vescovo di Victoria, diocesi alla quale appartiene la piccola città di Legutiano luogo dell’attentato, ha reso pubblico un comunicato nel quale dopo aver espresso le sue condoglianze alle vittime dell’attentato e ai loro familiari, afferma: “Dichiaro la mia condanna contro l’attentato terroristico, contro i suoi autori e collaboratori. La vita umana non deve mai essere strumentalizzata al servizio di nessun obiettivo. La persona umana é fine a se stessa e degna di rispetto”. (Dalla Spagna: Ignacio Arregui)
Speculazioni dietro il rialzo dei prezzi dei beni alimentari
◊ “Secondo alcuni l'aumento dei prezzi dei cereali sarebbe dovuto alla crescita di domanda nei Paesi emergenti più popolosi, alla produzione dei biocarburanti, alle variazioni climatiche, ai sussidi economici garantiti alla produzione nei Paesi ricchi (..) In realtà le cose non stanno esattamente così”. E’ quanto scrive il banchiere e docente di etica della finanza alla “Cattolica” di Milano, Ettore Gotti Tedeschi, nel commento su “L’Osservatore Romano” di ieri dal titolo “Se la ciotola di riso è quotata in Borsa”. “Il prezzo dei beni alimentari – aggiunge Ettore Gotti Tedeschi - si direbbe piuttosto influenzato da fenomeni speculativi avviati da investitori internazionali che, abbandonati i prodotti finanziari senza più margine di profitto, hanno concentrato il loro interesse sulle commodity, cioè su petrolio e alimentari”. “Secondo alcuni operatori specializzati – spiega il docente di etica della finanza alla “Cattolica” di Milano - quasi il 70% delle transazioni che hanno fatto crescere i prezzi del cibo sono finanziarie; si è ‘finanziarizzato’ il bene agricolo creando un’altra bolla speculativa che potrebbe esplodere fra alcuni mesi, come già è avvenuto per il settore immobiliare”. I prezzi dei prodotti agricoli nel mondo – conclude - sono quindi decisi nelle Borse. Solo per una parte più marginale la loro crescita è dovuta alla maggiore richiesta, ai biocarburanti e agli interventi pubblici”. (A.L.)
In Etiopia, una casa di accoglienza salesiana per ragazzi di strada
◊ I salesiani hanno avviato da anni un progetto per e recuperare ragazzi di strada. Dal 2001, i figli di Don Bosco incontrano questi ragazzi, parlano con loro e offrono l'opportunità di una vita diversa. E' il bambino - sottolinea “L'Osservatore Romano - che sceglie liberamente di seguire il progetto. Fino ad oggi, i risultati sono stati buoni, e per questo i salesiani hanno deciso di puntare più in alto: costruire un centro di accoglienza e di formazione professionale per ragazzi di strada. Il centro ospiterà 350 ragazzi tra gli otto e i diciassette anni, avvierà programmi di prevenzione e di riabilitazione per i bambini di strada e aiuterà a costruire il tessuto relazionale di questi giovani e delle loro famiglie. La costruzione della struttura dovrebbe essere completata prima della fine dell'anno. Per completare il centro mancano 70.000 euro per costruire il refettorio, 50.000 per attrezzare la cucina e 20.000 per la realizzazione delle strutture sanitarie. Ad Addis Abeba, secondo i salesiani, ci sono più di 60.000 ragazzi che non hanno nè casa né una famiglia, ragazzi poveri e a rischio di essere sfruttati e abusati. In tutto il Paese, gli adolescenti che vivono in queste condizioni sono più di 200.000. I salesiani sono arrivati in Etiopia nel 1976. Attualmente, hanno 14 case sul territorio e più di cento operatori. (A.L.)
Raccolta di fondi contro il fenomeno dei bambini soldato
◊ Prosegue la raccolta di fondi e sensibilizzazione in favore della smobilitazione dei bambini soldato nella repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa, che è stata avviata dalla Caritas diocesana di Roma in collaborazione con quella di Goma, ha come scopo la realizzazione di cinque centri di transito e orientamento (CTO). Tra le priorità, ci sono quelle del reinserimento sociale dei bambini. Un reinserimento – fa notare il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano – reso difficile a causa di minacce, insicurezza o eccessiva povertà delle famiglie. Attualmente, i centri di transito attivi sono tre. Dalla loro apertura, hanno accolto e curato più di due mila bambini soldato. In particolare, sono stati reinseriti in famiglia oltre 2 mila bambini. Durante la permanenza nei CTO, i bambini partecipano ad attività di alfabetizzazione, corsi di iniziazione all’agricoltura e all’allevamento. (A.L.)
In Rwanda, festa per 3 mila giovani della regione dei Grandi Laghi
◊ In Rwanda, l’opera salesiana di Gatenga – Kigali, ha organizzato nei giorni scorsi un incontro, che ha visto la partecipazione di oltre 3 mila giovani provenienti da Rwanda, Burundi ed Uganda, le nazioni che compongono la Visitatoria salesiana Africa Grandi Laghi (AGL). L’incontro, giunto alla sua terza edizione, è stato caratterizzato dal tema “Scegliamo la cultura della vita tutelando i nostri diritti”. L’iniziativa, organizzata e promossa dal gruppo per la pastorale giovanile, ha visto i giovani impegnati in un programma ricco di attività, giochi, danze e canti. Novità di questa edizione - rende noto il Sir - è stata la prima esibizione della Fanfara dell’opera salesiana di Bombo, in Uganda. L’incontro giovanile, che ha avuto inizio con la celebrazione dell’Eucaristia presieduta da don Camiel Swertvaghen, vicario della visitatoria, e si è concluso con l’intervento di don Innoncent Gatete, delegato per la Pastorale Giovanile, che ha sviluppato il tema dell’incontro, invitando i giovani a divenire creatori e promotori della vita umana. (A.L.)
In Africa, in crescita il settore della telefonia mobile
◊ In Africa sono stati sottoscritti 65 milioni di nuovi contratti e in tutto il continente sono 265 milioni gli abbonati alla telefonia mobile. Sono alcuni dei dati resi noti dal segretario generale dell’Unione internazionale per le telecomunicazioni dell’ONU, Hamadoun Touré, intervenendo ieri alla Conferenza internazionale sulle telecomunicazioni in Africa (ITU) in corso a Il Cairo fino a venerdì prossimo. In Africa – ha aggiunto Hamadoun Touré – “la crescita del settore della telefonia mobile ha superato tutte le previsioni”. Presenta invece un trend meno positivo la diffusione di internet: in tutto il Continente – ricorda l’agenzia Misna - sono appena 50 milioni gli africani che accedono alla rete. In media, un abbonamento mensile costa 50 dollari, il 70% del reddito medio. Secondo l’ITU, dopo il buon andamento nel settore delle comunicazioni mobili, è adesso necessario “aumentare l’accesso ad internet nelle zone in cui non è ancora diffuso”. Per centrare questo obiettivo, il primo passo è quello di ridurre i costi per l’accesso ad internet. (A.L.)
Nella newsletter del centro Oasis, mons. Warduni parla del dramma iracheno
◊ “L'Iraq è un inferno per tutti oggi” e “la realtà più dolorosa è la mancanza di sicurezza: ognuno di noi vive nell'incertezza, non sa se a sera tornerà a casa vivo; c'è la continua minaccia degli attentati e dei rapimenti”. Lo afferma mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, in un’intervista pubblicata sulla newsletter di maggio di “Oasis”, centro internazionale di studi e ricerche (www.oasicenter.it). Anche se è diminuito il numero dei cristiani in Iraq, mons. Warduni sottolinea che i cristiani “restano quanto mai legati alla loro fede; io - osserva il presule - non ho mai chiuso la mia chiesa e anzi posso testimoniare che tutte le chiese a Pasqua erano piene”. “Sono convinto – aggiunge - che la guerra non risolva mai i problemi, perché distrugge e non costruisce. Dicono che ora ci sia la democrazia in Iraq. Ma girando per le strade delle nostre città, mi chiedo dove stia veramente questa democrazia”. (A.L.)
La politica serva il bene comune: così il cardinale Bertone ai parlamentari italiani
◊ I valori non negoziabili, tra cui la difesa della vita, della famiglia e della libertà d'educazione, sono stati al centro dell’omelia pronunciata ieri dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone durante la Santa Messa per senatori e deputati italiani nella chiesa romana di Sant’Ivo alla Sapienza. Per i cristiani – ha detto il porporato, le cui parole sono state riprese dal quotidiano 'Avvenire' – “è sempre più urgente impegnarsi nell’ambito della cultura e della politica”. Soprattutto in un momento storico – ha aggiunto – in cui “va diffondendosi un relativismo culturale ed etico” nocivo per la stessa democrazia, “che ha bisogno di principi etici”. Il segretario di Stato ha anche portato il saluto del Papa e invocato “la luce dello spirito Santo sui politici, chiamati a perseguire il bene comune”. Sempre ieri, durante la Santa Messa nella chiesetta della Camera per la nuova legislatura, il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, ha auspicato che venga promosso il bene di tutti. “Qui – ha detto mons. Fisichella – c’è un unico Signore, un unico Padre”. La preghiera – ha aggiunto – è che “esercitiate al meglio le vostre responsabilità in questa legislatura”. I parlamentari – ha detto infine il rettore della Laternanense – devono “essere in mezzo alla gente perché solo in questo modo si recupera la capacità di dare risposte”. (A.L.)
Più di 5 mila fedeli ieri a Roma per la IV Giornata del Pellegrino
◊ Si è svolta ieri a Roma la IV edizione della Giornata del Pellegrino, organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP), sul tema “Trasformare i luoghi in volti”, che è anche il filo conduttore della programmazione ORP per il 2008. Un appuntamento che ogni anno riunisce la grande famiglia dei pellegrini, degli animatori, degli assistenti spirituali, dei collaboratori ed amici dell'ORP e della Quo Vadis. La manifestazione ha preso il via nell'Aula Paolo VI, alla presenza di circa 5.000 persone con la “Festa del Pellegrino” condotta dalla giornalista Paola Saluzzi e che ha visto l’arrivo di un gruppo di 200 pellegrini italiani e spagnoli, che hanno percorso a piedi diversi itinerari Romei per giungere puntuali in occasione dell’evento. A conclusione della “Festa del Pellegrino” – riferisce l’agenzia Zenit - si è quindi tenuta la cerimonia di premiazione “Fidelitas 2008”, un riconoscimento che vuole essere un ringraziamento a tutti coloro che hanno scelto e continuano a scegliere l'ORP per i loro pellegrinaggi. Si stima che sugli otto milioni di pellegrini che ogni anno partono dall'Italia, circa 130 mila scelgono l’Opera Romana pellegrinaggi. La seconda parte della “Giornata del Pellegrino” si è svolta nel pomeriggio con la processione su via della Conciliazione della statua Pellegrina della Madonna di Fatima che è stata fatta sostare per alcuni minuti nel luogo in cui Giovanni Paolo II fu colpito dal proiettile sparato da Mehmet Ali Agca il 13 maggio del 1981. E' stato poi il Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la città del Vaticano, a guidare la solenne processione mariana fino alla Basilica di San Pietro, dove la manifestazione si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dal Cardinale Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente dell’ORP. Nella sua omelia, il porporato ha detto che “l'esperienza del pellegrinaggio, di ogni pellegrinaggio ha come meta non un santuario o un luogo verso cui ci rechiamo ma Dio stesso. Il pellegrinaggio è un cammino verso Dio che intraprendiamo lasciandoci portare per mano da Gesù, sospinti dal soffio dello Spirito Santo”. “I pellegrinaggi - ha detto infine il porporato - si fanno in compagnia e la compagnia più affidabile è certamente la Chiesa, intesa come comunità di fedeli sparsi in tutto il mondo”. (A.L.)
Intervista de L'Osservatore Romano al direttore della Specola Vaticana
◊ “Da astronomo, io continuo a credere che Dio sia il creatore dell'universo e che noi non siamo il prodotto della casualità, ma i figli di un Padre buono, il quale ha per noi un progetto d'amore”: lo afferma in una intervista su “L’Osservatore Romano” di ieri, padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana, interpellato sui rapporti tra astronomia e fede. Titolo dell’articolo è “L’extraterrestre è mio fratello”. Proprio in riferimento a una eventuale presenza di vita nello spazio, padre Funes afferma: “A mio giudizio questa possibilità esiste: gli astronomi ritengono che l'universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti”. Forme di vita – aggiunge - potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno” e questo non “costituirebbe problema per la nostra fede”. “Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio”. Questo – spiega padre Funes - non contrasta con la nostra fede, “perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio”. Se consideriamo le creature terrene come ‘fratello’ e ‘sorella’ perché – conclude il direttore della Specola Vaticana - non potremmo parlare anche di un ‘fratello extraterrestre’? Farebbe parte comunque della creazione”. (A.L.)
Ordinariato militare: 6 mila soldati italiani al pellegrinaggio internazionale di Lourdes
◊ Saranno 6000 i militari italiani che parteciperanno al 50.mo pellegrinaggio militare internazionale, in programma a Lourdes dal 22 al 25 maggio 2008, guidati dal generale Domenico Rossi, comandante della Regione militare centrale e presidente del Cocer Interforze. “Il pellegrinaggio – ha detto al Sir l’ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi – è una grazia da preparare nella preghiera e nella testimonianza. Quest’anno si celebra il 150.mo anniversario delle apparizioni della Madonna a Bernadette”. “Sono due giubilei – spiega mons. Vincenzo Pelvi - che ci invitano a ricollocare il senso del pellegrinaggio in una esistenza cristiana ordinaria”. I militari, più di 22 mila provenienti da 40 Paesi, sfileranno nelle strade di Lourdes fino alla basilica sotterranea di san Pio X dove verrà celebrata una messa per la pace. “Il pellegrinaggio a Lourdes – conclude mons. Pelvi – si pone anche come preparazione al nostro convegno annuale che si terrà ad Assisi (20-23 ottobre) sul tema dell’annuncio di Cristo, l’iniziazione cristiana e il mondo militare”. (A.L.)
Iniziato in Sardegna il pellegrinaggio della Madonna di Bonaria
◊ E’ iniziato ieri sera a Cagliari il pellegrinaggio della statua della Madonna di Bonaria tra i maggiori porti della Sardegna. A cento anni dalla sua proclamazione come patrona della regione, la statua lignea approderà in diversi porti. Con il pellegrinaggio, intimamente collegato al mare, iniziano le celebrazioni del centenario che culmineranno il 7 settembre con la visita a Cagliari di Benedetto XVI. Tutte le volte che la statua della Madonna di Bonaria prenderà il mare, nei porti si reciterà il rosario, seguito da una fiaccolata. Secondo la tradizione – ricorda il quotidiano ‘Avvenire’ – la statua era a bordo di un veliero spagnolo incappato in una tremenda tempesta. Il capitano ordinò per alleggerire la nave che si buttasse tutto in mare. Tutte le casse andarono a picco tranne una che, galleggiando, approdò dove adesso è il santuario. La cassa custodiva la statua della Madonna che ora riprende il largo come a voler dire: “Dal mare sono venuta e attraverso il mare vi vengo incontro”. (A.L.)
Aperto oggi a Roma il Congresso internazionale dell’Ordo Virginum
◊ “La verginità consacrata vissuta nel mondo: un dono nella Chiesa e per la Chiesa”: è questo il tema del II congresso-pellegrinaggio internazionale dell’Ordo Virginum che si apre oggi a Roma con il patrocinio della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e per le società di vita apostolica. L’incontro, al quale parteciperanno 500 vergini consacrate di 52 Paesi, si concluderà il prossimo 20 maggio. I lavori si alterneranno tra relazioni, dibattiti, scambi di esperienze e pellegrinaggi in luoghi simboli della cristianità. Tra i relatori figurano mons. Jean-Pierre Cattenoz, arcivescovo di Avignone, mons. Demetrio Gonzalez, vescovo di Tarazona (Spagna), mons. Raymond Burke, arcivescovo di Saint Louis (Usa) e i cardinali Franc Rodé e Francis Arinze. In programma anche una tavola rotonda su “il ruolo e la vita della vergine consacrata nella Chiesa locale e il suo rapporto col vescovo”. La Messa finale sarà celebrata da mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia. Secondo alcune stime, fornite dallo stesso Ordo, nel mondo ci sono circa 3000 vergini consacrate di cui più di 1000 in America, 1500 in Europa e 500 negli altri continenti. (A.L.)
All’Ospedale pediatrico Bambino Gesù una nuova casa per le famiglie dei bambini ricoverati
◊ La Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald in Italia e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno firmato oggi un accordo per la gestione della “Casa del Clero”, situata a Palidoro, nel comune di Fiumicino, per permettere ai bambini ricoverati di stare accanto ai loro genitori. La collaborazione tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Fondazione Ronald McDonald crea così ulteriori opportunità di accoglienza per le famiglie di piccoli pazienti provenienti dall’Italia e dall’estero, coerentemente con quanto già realizzato dal Bambino Gesù con la Casa di accoglienza di Bellosguardo. Infatti, la Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia, proprio ospitando le famiglie nelle proprie Case, dà la possibilità ai bambini malati di continuare a vivere insieme ai genitori per essere sostenuti dal loro amore e affrontare in modo migliore il cammino verso la guarigione e contro la malattia. La Casa, dotata di 33 unità abitative familiari, un’ampia sala da pranzo, una sala relax/TV, una sala giochi/internet e un ampio giardino esterno, verrà inaugurata ufficialmente il prossimo 25 giugno alla presenza del segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è un istituto di ricovero Cura a Carattere Scientifico di proprietà della Santa Sede, punto di riferimento di livello internazionale sul fronte della ricerca e dell’assistenza sanitaria a favore dei bambini e dei ragazzi. La Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia è un’associazione non a scopo di lucro, che ha l’obiettivo di aiutare i bambini malati e in condizione di disagio ad avere un futuro migliore. (A.L.)
All'Urbaniana, master per formare giornalisti in ambito missionario
◊ Formare giovani professionisti nel mondo della comunicazione per operare in ambito missionario, tra diverse culture e religioni. E’ lo scopo del master di I livello in comunicazione sociale nel contesto interculturale e missionario, promosso dalla Pontificia Università Urbaniana e dalla Fondazione Misna, che verrà presentato domani a Roma nell’ambito del convegno “Comunicazione, intercultura, missione”. Il master, realizzato in collaborazione con Radio vaticana, Sat 2000, Radioinblu, Agenzia Sir, H20, Mabq e Jobel teatro, è rivolto a giovani religiosi e laici. L’obiettivo – spiega il direttore del Centro di comunicazioni sociali dell’Urbaniana e del master, don Luca Pandolfi – è di “fornire conoscenze etiche, socio antropologiche ed ecclesiali per la gestione di un mezzo di comunicazione di massa”. Tra le finalità, anche quella di trasmettere “competenze pratiche sulle logiche di produzione, realizzazione e gestione economica di un periodico, ufficio stampa, radio e tv locale, in contesti con scarse risorse”. Il master – rende noto il Sir – durerà 13 mesi, da novembre 2008 a dicembre 2009. (A.L.)
Domani a Roma la presentazione di un libro di don Luigi Giussani
◊ Sarà presentato domani a Roma il libro recentemente pubblicato dall’editore Rizzoli, “Si può vivere così? Uno strano approccio all’esistenza cristiana”, scritto dal fondatore di Comunione e Liberazione (CL), don Luigi Giussani. Alla presentazione, che si svolgerà a Roma (Auditorium Parco della Musica), interverrà l’attuale presidente di CL, don Julián Carrón. Sono oltre 150 – informa il movimento - le presentazioni che si stanno svolgendo in Italia e nel mondo, da New York a Mosca, del libro tradotto in sette lingue (inglese, spagnolo, tedesco, portoghese, brasiliano, ungherese e russo) e che da gennaio costituisce la catechesi settimanale degli aderenti a CL.“Ci si trova davanti a un genere di libro particolare – si legge nella nota introduttiva del testo - una specie di romanzo”. Un percorso di un anno che don Giussani ha realizzato “in dialogo con un centinaio di giovani, decisi a impegnare la propria vita con Cristo, in una forma di dedizione totale al Mistero e al suo destino della storia che la Chiesa chiama verginità”. (A.L.)
Mons. Ravasi: è necessario dialogare di più con il mondo del cinema
◊ “Da sempre la Chiesa è impegnata in un dialogo e in un confronto serio e motivato nei confronti del mondo della cultura”; per questo è necessario “un più fecondo rapporto dialogico con il panorama culturale cinematografico”. Lo ha detto ieri mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura”, intervenendo alla conferenza stampa “Roma -Guadalajara-Los Angeles-New York: destinazione cinema. Un nuovo approccio antropologico all’insegnamento ed alla produzione cinematografica”. Nel corso della conferenza stampa, sono state presentate quattro iniziative volte a promuovere a livello internazionale lo sviluppo di nuovi linguaggi cinematografici tra i giovani registi. Richiamando grandi maestri del passato come Andrei Tarkovski e Pier Paolo Pasolini, mons. Ravasi ha ribadito l’interesse della Chiesa per tutti gli aspetti culturali “capaci di un serio confronto nella verità e nel dialogo sincero e onesto”. Don Javier Magdaleno Cueva, presidente del Patronato del Centro superior de producción cinematográfica “Filmar lo Inefable” (CSPC), ha illustrato poi il progetto nato nel 2006 a Guadalajara, in Messico, grazie alla collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura: un corso di regia avviato nel 2007 cui hanno partecipato 18 giovani cineasti di 8 Paesi dell’America latina e del Sud. Il progetto del CSPC – riferisce il Sir - è stato realizzato anche grazie al contributo dell’Ente dello spettacolo, e vede nascere proprio quest’anno l’edizione in lingua spagnola della Rivista del cinematografo. “Da quattro anni l’Ente vede in prima linea l’impegno e la collaborazione con realtà internazionali capaci di incisività a livello culturale”, ha affermato mons. Dario E. Viganò, presidente dell’Ente dello Spettacolo e direttore della Rivista del cinematografo. “Tutto – ha concluso - è nato con la prima edizione del Festival del cinema spirituale in America Latina, da cui è nato un rapporto di lavoro che arriva fino ad oggi”. (A.L.)
Al via oggi il 61.mo Festival di Cannes
◊ ‘Blindness’ (Cecità) del brasiliano Fernando Meirelles, che inaugura oggi il 61.mo Festival di Cannes, avrebbe avuto tutte le carte in regola per non passare inosservato; una fonte celebre, il romanzo omonimo dello scrittore portoghese José Saramago, un cast stellare con Julianne Moore, Mark Ruffalo e Gael Garcia Bernal e una storia che allude metaforicamente ai nostri tempi: una città senza nome colpita da un’epidemia di cecità che risparmia solo una donna. In realtà, il film delude fortemente. A parte le incongruenze di una sceneggiatura che banalizza la scrittura e il pensiero di Saramago e una recitazione da fiction televisiva, Blindness segue infatti la logica del tanto peggio tanto meglio, tipica di tanta letteratura fantascientifica. Viene descritta una società in preda alla barbarie e ormai priva della coscienza di sé, con uno sguardo totalmente immanente che non lascia intravedere il minimo barlume di umanità. Se per arrivare ad un “lieto fine” dobbiamo passare per una galleria degli orrori esibita attraverso un’estetica pubblicitaria tutta mirata a vendere il prodotto, preferiamo abdicare e passare oltre. D’altronde non è che manchino le occasioni, viste le centinaia di titoli che affollano il programma di questa edizione, fra Competizione Ufficiale, Un Certain Regard, Quinzaine des Réalisateurs e Semaine Internationale de la Critique. A contendersi la Palma d’oro una ventina di film fra cui alcuni, realizzati dai migliori cineasti contemporanei: ‘Changeling’ di Clint Eastwood, ‘Le silence’ de Lorna di Jean-Pierre e Luc Dardenne, Adoration di Atom Egoyan, ‘La frontière de l’aube’ di Philippe Garrel, ‘24 City’ di Jia Zhangke, The Palermo Shooting di Wim Wenders. Fra i film in concorso anche due italiani, che faranno molto discutere: ‘Gomorra’ di Matteo Garrone, basato sul libro omonimo di Roberto Saviano, e ‘Il divo’ di Paolo Sorrentino, ispirato alla figura di uno dei più celebri politici italiani, Giulio Andreotti. Nonostante l’inizio sottotono, la speranza è quella di vedere un cinema che respiri l’etica della vita piuttosto che quella della morte. Noi siamo pronti al via. Sulla Croisette soffia forte il vento del cinema. (Da Cannes: Luciano Barisone)
Attentato dell'ETA in Spagna: ucciso un agente della guardia civil
◊ A poco più di due mesi dall'assassinio del socialista basco, Isaias Carrasco, freddato il 7 marzo a Mondragon alla vigilia delle elezioni politiche spagnole, l'ETA torna a uccidere: un'autobomba attribuita al gruppo armato separatista basco è esplosa questa notte alle tre contro una caserma della guardia civil nella località basca di Legutiano, provocando la morte di un agente e il ferimento di altri quattro, uno dei quali in forma grave. L'attentato non è stato rivendicato, ma le autorità spagnole non hanno dubbi sulla matrice ETA. Il ministro degli Interni del governo regionale basco, Javier Balza, ha detto che riporta il Paese ai “tempi più bui” del “gruppo terrorista”. Il capo del governo basco, Juan Josè Ibarretxe, ha “espresso la condanna più ferma dell'attentato a nome del popolo basco”, denunciando “la violenza irrazionale, crudele e codarda” dell'ETA. Il premier socialista spagnolo, Josè Luis Zapatero, si recherà nel pomeriggio nei Paesi Baschi per incontrare la famiglia della Guardia civil uccisa, Juan Manuel Pinuel Villalon, 41 anni, e i feriti ricoverati all'ospedale di Vitoria.
Striscia di Gaza
È salito a quattro il numero dei palestinesi che sono stati uccisi stamani nella Striscia di Gaza in raid dell'esercito israeliano. Tre degli uccisi, secondo fonti ospedaliere palestinesi, sono miliziani di Hamas.
Iraq
Due civili iracheni sono morti e altri quindici sono rimasti feriti, stamani, nell'esplosione di un'autobomba a Baghdad. Inoltre, sempre a Baghdad, un influente deputato sunnita è sfuggito oggi ad un'attentato dinamitardo a Baghdad che ha comunque provocato la morte di tre persone e il ferimento di altre sette.
Italia - fiducia della Camera al governo Berlusconi
Con 355 voti a favore e 275 contrari, la Camera italiana ha concesso la fiducia al quarto Governo Berlusconi. Nel pomeriggio si apre il dibattito al Senato, dove il voto è previsto domani. Nel suo intervento in aula, il leader del Partito democratico, Walter Veltroni, ha raccolto l’invito del premier al dialogo ma ne ha precisato le condizioni. Il servizio è di Giampiero Guadagni:
Con l’avvio della Legislatura, sembra davvero aprirsi una nuova stagione nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Intervenendo in aula a Montecitorio, il premier Berlusconi ha ribadito oggi l’apertura al dialogo. Tra le altre priorità indicate da Berlusconi, le riforme istituzionali, l’attenzione ai conti pubblici, la lotta all’evasione fiscale e la sicurezza del territorio. Proprio in queste ore, peraltro, il governo sta mettendo a punto un pacchetto di misure che saranno all’esame del consiglio dei ministri del 21 maggio. Ieri, Berlusconi aveva anche preso impegni sui temi etici, a partire dalle politiche a sostegno della vita e della tutela dell’infanzia. Gli osservatori politici sono concordi nel registrare più ancora che i contenuti, i toni degli interventi di Berlusconi, diversi rispetto al passato e che risentono positivamente del senso di stabilità emersa dal voto del 13 e 14 aprile. Toni che hanno convinto anche l’opposizione. E così nel suo intervento di questa mattina, Veltroni ha detto no alla fiducia ma sì a scelte che rendano l’Italia più forte e sicura. Per il leader del PD, l’appello al dialogo di Berlusconi ha però due banchi di prova: le riforme istituzionali e l’indipendenza della tv pubblica. Il segretario del Pd suggerisce di partire subito con le misure per rendere più efficiente la macchina dello Stato, la riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione dei costi della politica, l’autonomia e la libertà di informazione. Veltroni sollecita poi il governo a ratificare subito il Trattato di Lisbona per le politiche sociali. Tema, sostiene, sul quale si giocherà la vera sfida tra schieramenti. Anche il leader UDC, Casini, conferma il no alla fiducia ma osserva: è difficile dissentire sulle dichiarazioni programmatiche di Berlusconi, il nostro compito è quello di aiutare il governo a non deludere le aspettative dei cittadini. Le prime scintille della nuova legislatura arrivano invece dal leader dell’Italia dei valori Di Pietro che oggi in aula ha attaccato il presidente del consiglio e non ha risparmiato critiche a Veltroni.
Cipro
Tay-Brook Zerhoun, il nuovo rappresentante speciale del segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, nonchè responsabile della forza di pace dell'ONU a Cipro (UNFICYO), ha incontrato stamani il presidente cipriota, Demetris Christofias, con cui ha discusso della situazione dell'isola, divisa dal 1974 dopo un'invasione militare turca, e della possibilità di una imminente ripresa dei negoziati tra le parti per la riunificazione del Paese. Nel pomeriggio, come da programma, Zerhoun - che è arrivato a Cipro ieri - avrà colloqui con il leader della comunità turco-cipriota, Mehmet Ali Talat, nella parte Nord di Nicosia. Tay-Brook Zerhoun sostituisce la canadese Elizabeth Spehar, che era stata nominata allo stesso posto lo scorso 27 marzo in sostituzione temporanea di Michael Moeller che ricopriva l'incarico di rappresentante dell'ONU a Cipro dall'inizio del 2006, ma da subito venne osteggiato dalla dirigenza turco-cipriota perchè ritenuto troppo filogreco-cipriota e quindi non equanime come mediatore.
Hillary Clinton vince in West Virginia ma Obama resta in vantaggio alle primarie USA
La senatrice di New York, Hillary Clinton, ha vinto di largo margine le primarie democratiche della West Virginia in una sfida contro il front-runner Barack Obama in cui il 78 per cento degli elettori ha detto che vuole che non si ritiri. La vittoria non cambia necessariamente il panorama elettorale, come spiega Elena Molinari:
Hillary Clinton ha vinto di ampio margine le primarie democratiche della West Virginia e non solo, quasi l’80 per cento degli elettori ha detto che non vuole che si ritiri. Il margine di vittoria dell’ex first lady è di oltre il 30 per cento. Ma la vittoria non cambia di fatto il panorama elettorale della sfida democratica: Barak Obama ritiene infatti di avere ormai in tasca la candidatura. Hillary può, però, ora rivendicare il diritto di continuare a battersi fino all’ultimo voto delle primarie del partito in South Dakota e Montana in 3 giugno e quindi imporre le sue condizioni per un’eventuale uscita di scena. Il risultato di ieri suona anche un campanello di allarme per le chance di Obama di conquistare i cosiddetti Stati “campo di battaglia”, vale a dire quelli altalenanti tra repubblicani e democratici, come appunto la West Virginia, la Pennsylvania, l’0hio e l’Indiana: Stati, questi, che nelle primarie sono andati tutti alla Clinton e in cui almeno un terzo degli elettori si è detto pronto a votare repubblicano se non fosse lei la candidata.
Nigeria
Undici dipendenti del gruppo petrolifero americano Chevron, fra cui un portoghese e un ucraino, sono stati rapiti ieri sera da uomini armati che hanno attaccato la loro nave nello Stato di Rivers, nel sud. Lo ha detto oggi un portavoce militare. Secondo il tenente colonnello Musa Sagir, per liberarli i sequestratori chiedono un riscatto di 30 milioni di naira (oltre 160 mila euro). Gli 11 rapiti facevano parte dell'equipaggio di una nave, la "Lourdes Tide", che quando è stata attaccata era in navigazione fra Onne (Stato di Rivers) e Escravos (Stato del Delta). Fino a stamattina l'attacco non è stato rivendicato. Da oltre due anni, nelle zone petrolifere agiscono sia bande criminali a caccia di riscatti sia gruppi di guerriglia, che chiedono una più equa ripartizione dei proventi del greggio a favore delle popolazioni locali. Questi gruppi spesso attaccano gli impianti delle compagnie petrolifere e ne rapiscono il personale. Per via dell'insicurezza, la Nigeria (ottavo esportatore mondiale) produce ora non più di due milioni di barili di petrolio al giorno, il 25% in meno del normale.
Ucraina
I deputati del blocco del premier, Iulia Timoshenko, hanno bloccato oggi per il secondo giorno consecutivo la Rada, il parlamento ucraino, sullo sfondo di una guerra aperta per le prossime presidenziali del 2009 con il capo dello Stato, Viktor Iushenko, costretto ad una coabitazione sempre più difficile con la sua vecchia alleata della rivoluzione arancione. Lo riferiscono le agenzie. Ieri, il blocco dell'aula aveva impedito a Iushenko di tenere il discorso alla nazione. Il pretesto del blocco che fa capo alla Timoshenko è la volontà di approvare subito alcune misure contro un'inflazione galoppante, che secondo alcune previsioni potrebbe sfiorare il 20% a fine anno. Complice, sostengono i detrattori del premier, alcuni provvedimenti populistici della stessa Timoshenko, come il pagamento dei risparmi perduti dai clienti della banche dopo il crollo dell'Urss. Ma, secondo il blocco che fa riferimento a Iushenko, si tratta solo di una manovra per non approvare il primo punto all'ordine del giorno, una serie di provvedimenti che rafforzano i poteri del presidente a scapito dell'esecutivo. “È una guerra per la presidenza”, sostiene il leader centrista Vladimir Litvin. Il presidente del parlamento Arseni Yatsenyuk ha annunciato oggi che Iushenko ha intenzione di incontrare il premier e i capigruppo parlamentari, prima di partire per una visita ufficiale di due giorni in Gran Bretagna.
Birmania
Il primo ministro thailandese, Samak Sundaravej, è partito oggi da Bangkok alla volta della ex Birmania per fare pressione sul regime militare birmano affinchè faciliti l'arrivo degli aiuti internazionali alla popolazione colpita dal ciclone Nargis. Anche il commissario europeo per lo Sviluppo, Louis Michel, è arrivato oggi a Bangkok da dove proseguirà il suo viaggio verso la ex Birmania per convincere la giunta militare a facilitare l'arrivo dei soccorsi internazionali alla popolazione colpita dal ciclone Nargis. Michel aveva reso noto ieri di aver ottenuto un visto per entrare in Birmania nell'ambito di una missione “strettamente umanitaria”. Secondo quanto comunicato, il commissario UE resterà in Birmania fino a venerdì sera, è tuttavia ancora in discussione la possibilità di recarsi sui luoghi maggiormente colpiti dal ciclone, nel delta del fiume Irrawaddy, nel sud-ovest del Paese. Washington, Londra e il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, hanno chiesto al governo di Bangkok di agire da intermediario nel tentativo di ammorbidire la posizione della giunta militare che se da una parte ha accettato l'aiuto internazionale, dall'altra pretende di mantenere l'assoluto controllo della distribuzione degli aiuti.
Bangladesh
Almeno otto persone sono morte e diverse decine sono rimaste ferite in un incidente ferroviario avvenuto questa mattina in una stazione ad est di Dhaka, capitale del Bangladesh, dove si sono scontrati due treni con a bordo centinaia di passeggeri. Lo riportano fonti di polizia. L'incidente è avvenuto nella stazione di Ashuganj, nel distretto di Brahmanbaria, circa 100 chilometri ad est di Dhaka. La linea ferroviaria è stata immediatamente interrotta.
Guatemala
Un giornalista che si occupava di servizi dedicati al traffico della droga in Guatemala è stato trovato ucciso a colpi d'arma da fuoco nella sua abitazione. È il secondo cronista assassinato nello Stato dell'America centrale quest'anno. La polizia ha trovato Jorge Merida, 40 anni, giornalista per il 'Prensa Librè, riverso sul suo personal computer, colpito alla testa da quattro proiettili. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 135
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