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Sommario del 13/05/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nomina
  • Il 22 maggio, il Papa celebrerà la Messa del Corpus Domini in San Giovanni in Laterano e presiederà la processione eucaristica
  • Il Rosario recitato dal Papa in 4 CD realizzati dalla Radio Vaticana. Padre Lombardi illustra l’iniziativa e sottolinea la dimensione mariana del Pontificato di Benedetto XVI
  • Famiglie migranti, mondo globalizzato e evangelizzazione: aperta l’XVIII sessione plenaria del Consiglio per i Migranti e gli Itineranti
  • A Fatima, le celebrazioni per il 91.mo anniversario della prima apparizione della Madonna. Intervista col rettore del Santuario, mons. Luciano Gomes Paulo Guerra
  • Migliaia di persone in Aula Paolo VI per la Giornata del pellegrino. Intervista con padre Cesare Atuire
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Zen di Hong Kong: le Olimpiadi, occasione per la Cina per una maggiore apertura sui diritti umani, a partire dalle comunicazioni
  • Dedicato all'Africa il secondo Corso per diplomatici organizzato dalla Fondazione La Gregoriana e dall'Istituto Jacques Maritain. Interviste con il prof. Imoda e il prof. Papini
  • Nel Magistero di Benedetto XVI si ritrova la chiarezza del teologo Ratzinger: lo afferma il rettore del “Regina Apostolorum”, padre Barrajón, nel 40.mo anniversario di “Introduzione al Cristianesimo”
  • Presentato all'Università Lateranense il libro del cardinale Ruini "Rieducarsi al cristianesimo"
  • Stelle del calcio, cantanti e attori alla "Partita del cuore" 2008. Il ricavato devoluto all'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei Sordi
  • Chiesa e Società

  • In Cina, la comunità cattolica in prima linea nella zona terremotata
  • Arrivati in Myanmar gli aiuti della Chiesa per le vittime del ciclone
  • Per il vicario di Beirut, mons. Dahdah, "non c'è più spazio per ingerenze esterne"
  • L’Occidente e le Chiesa aiutino i cristiani iracheni: è l’appello dell’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako
  • Morta ieri a Varsavia Irena Sendler, cattolica polacca che rischiò la vita per salvare 2500 bambini ebrei dalla deportazione nazista
  • Rapporto di Christian Aid: l’evasione fiscale uccide milioni di bambini
  • In Sri Lanka, i militari permetteranno il rientro della statua di Nostra Signora di Madhu
  • La casa generalizia dei Missionari di San Colombano si trasferisce da Dublino ad Hong Kong
  • L'arcidiocesi de L'Avana realizza il sogno di costruire un nuovo Seminario
  • Negli Stati Uniti, un sondaggio conferma il grande impatto del viaggio di Benedetto XVI sui cattolici americani
  • Delegazione dell’arcidiocesi di Sarajevo a Gurk in Austria
  • A Pompei, oltre 5.000 studenti per la XIII giornata della pace, promossa dal Centro Educativo “Bartolo Longo”
  • Domenica la 17.ma Festa dei Popoli promossa dal vicariato di Roma e dedicata al tema “Siamo tutti migranti”
  • A Roma, da giovedì, mostra di icone bizantine contemporanee del Monte Athos
  • I media in Italia, un motore per lo sviluppo: master dell'Università europea e del World Family of Radio Maria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cina: sale il numero delle vittime del terremoto. Pechino dice sì agli aiuti internazionali ma respinge le squadre di soccorso straniere
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Costa Rica l'arcivescovo Pierre Nguyên Van Tot, finora nunzio apostolico nella Repubblica Centroafricana ed in Ciad.

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    Il 22 maggio, il Papa celebrerà la Messa del Corpus Domini in San Giovanni in Laterano e presiederà la processione eucaristica

    ◊   Giovedì 22 maggio, Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, alle ore 19, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, informa l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche, il Papa presiederà la Processione eucaristica che, percorrendo via Merulana, raggiungerà la Basilica romana di Santa Maria Maggiore.

    La processione si snoderà nel seguente ordine: Scouts, Confraternite e sodalizi, associazioni eucaristiche, neo-comunicati e ministranti, Cavalieri del Santo Sepolcro, religiose, religiosi, sacerdoti, parroci, cappellani e prelati di Sua Santità, vescovi, arcivescovi, cardinali.

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    Il Rosario recitato dal Papa in 4 CD realizzati dalla Radio Vaticana. Padre Lombardi illustra l’iniziativa e sottolinea la dimensione mariana del Pontificato di Benedetto XVI

    ◊   Pregare il Santo Rosario guidati dalla voce di Benedetto XVI è ora possibile per tutti i fedeli, grazie alla registrazione realizzata dalla nostra emittente. Disponibile in 4 CD, raccolti in un cofanetto al prezzo di 15 euro, la registrazione della preghiera mariana può essere richiesta direttamente alla nostra emittente o alla Libreria Editrice Vaticana in Piazza San Pietro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (canti)

    “Il santo Rosario non è una pia pratica relegata al passato, come preghiera di altri tempi a cui pensare con nostalgia. Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI il 3 maggio scorso, durante la recita del Rosario nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Per tanti fedeli romani è una gioia poter recitare il Rosario con il Papa. Una possibilità che ora viene estesa a tutti, superando i confini dell’Urbe, grazie alla registrazione - realizzata dalla Radio Vaticana - delle quattro serie dei Misteri. L’origine di questa iniziativa ci viene illustrata dal nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

    R. - E’ nata come risposta ad una domanda che veniva dagli ascoltatori e da diverse radio cattoliche. Bisogna pensare che nel lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, molte volte il Papa aveva recitato il Rosario in diretta ai microfoni della Radio Vaticana, con grande consolazione degli ascoltatori, e quindi molti si erano abituati a recitare il Rosario guidato dal Papa stesso. Negli ultimi anni, Papa Giovanni Paolo II non aveva più potuto recitare in diretta il Rosario, ma siccome esistevano diverse registrazioni, allora gli ascoltatori, i fedeli potevano utilizzare delle cassette messe a loro disposizione, in cui c’era la registrazione di un Rosario guidato dal Papa e questo facilitava la loro preghiera e la loro devozione. Con il nuovo Pontificato, questa domanda naturalmente si è rinnovata, desiderando pregare insieme con il Santo Padre. Papa Benedetto XVI ha recitato varie volte dei Rosari, anche con i fedeli: però erano magari in situazioni molto particolari oppure erano in italiano in una celebrazione in cui i Misteri venivano pronunciati da altre persone, e così via. Quindi, non avevamo ancora di per sé un Rosario in una forma sufficientemente “generale” da poter essere presentato come risposta ad ascoltatori molto diversi, anche di lingue e nazionalità differenti. Adesso, con la gentilezza anche del Santo Padre, abbiamo potuto realizzarlo.

    Primum Mysterium. Angelus Domini nuntiavit Mariae…

    Nella registrazione, il Santo Rosario è recitato in latino. Padre Lombardi spiega le ragioni di questa scelta:

    R. - Il Papa ha recitato una volta il Rosario in una delle Cappelle del Palazzo Apostolico in latino, e noi lo abbiamo potuto registrare. Inoltre, il Papa ha potuto anche aiutarci a completare l’opera, riprendendo magari i titoli dei diversi Misteri, e così via. E così, abbiamo potuto presentare la serie completa del Rosario con le quattro serie di Misteri differenti. E’ in latino proprio perché le richieste noi le ricevevamo non solo dall’Italia, ma certamente numerose anche dalla Germania e da altri Paesi. E quindi abbiamo usato questa lingua che per il Rosario tutti facilmente capiscono e che è la lingua universale della Chiesa.

    (Canto del Salve Regina)

    Una registrazione, dunque, a lungo attesa che viene pubblicata proprio nel mese mariano. L’iniziativa, sottolinea il nostro direttore, rappresenta allora anche un rinnovato invito del Papa a lasciarsi guidare da Maria nell’incontro con il Figlio:

    R. - Anche Benedetto XVI ha una grande devozione mariana. Recita ogni giorno il Rosario insieme con i suoi segretari, passeggiando, e quindi ci invita proprio ad utilizzare questa preghiera - una preghiera semplice, umile, quotidiana che tutti possono recitare con devozione e che ci aiuta anche a meditare i misteri della vita di Cristo insieme con Maria, che è la persona più vicina - evidentemente - a Cristo. Ecco quindi la devozione mariana di Benedetto XVI si pone in profonda continuità con quella che abbiamo conosciuto di Giovanni Paolo II e ci aiuta a pregare anche oggi il Rosario.

     (canti)

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    Famiglie migranti, mondo globalizzato e evangelizzazione: aperta l’XVIII sessione plenaria del Consiglio per i Migranti e gli Itineranti

    ◊   “La famiglia migrante e itinerante” è il tema della 18.ma sessione plenaria del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, aperta stamani a Palazzo San Calisto con gli interventi del presidente del dicastero vaticano, il cardinale Renato Raffaele Martino, e del segretario, l’arcivescovo Agostino Marchetto. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “Qualificare sempre più la creatività e lo zelo degli operatori pastorali in ambito di migranti, senza mai perdere l’orientamento fondamentale comune, che è quello di attuare il piano di Dio, che ha voluto che l’uomo e la donna formassero una sola carne (cf. Mt 19, 6) nel vincolo del matrimonio”: è l’obiettivo indicato dal cardinale Raffaele Martino, dopo aver esaminato il tema della famiglia migrante e itinerante nell’odierno mondo globalizzato. Il cardinale Martino ha osservato che la famiglia stessa è uno dei fattori propulsori della mobilità delle persone. Si emigra, ha detto, per trovare condizioni più favorevoli di vita, si fugge per cercare rifugio in terre ospitali, ci si sposta per studiare all’estero, si affronta un viaggio turistico anche per rinsaldare i vincoli familiari, si lavora in mare o nell’aviazione civile per dare sostentamento ai propri cari. Vi sono poi - ha sottolineato - diverse circostanze per la famiglia con riferimento alla strada: nel cammino del pellegrinaggio, nel “nomadismo” per cultura e tradizione, nella viabilità come utenti, nel triste sfruttamento della prostituzione, nella ricerca di una residenza per i senzatetto e di un’accoglienza per tanti minori. La raccomandazione del cardinale Martino, in definitiva, è quella di “prodigarsi affinché la famiglia, cellula vitale di ogni società, possa vivere unita anche nella mobilità e, ove ciò non fosse possibile, per trovare una comunità o un luogo ove sperimentare un clima familiare”. C’è poi un’altra riflessione sulla cellula familiare: riguarda la sua missione educatrice da svolgere. Attraverso l’esempio e il dialogo, i genitori - ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio - possono assolvere al compito di catechisti dei loro figli, offrendo una cultura della vita, nel rispetto dei valori, nell’armonia delle relazioni, nell’osservanza della religione e nella salvaguardia del Creato.

    C’è stato poi l’intervento dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, che ha innanzitutto ripercorso l’impegno di riflessione fatto a partire dalla scorsa plenaria, indicando i relativi documenti. Si è rivolto poi non solo agli operatori nel campo ma a tutti i sacerdoti, le comunità parrocchiali e le comunità cristiane, perché trasformino “la famiglia migrante e itinerante in un fattore più efficace per l’evangelizzazione e per il consolidamento dei valori cristiani”. L’obiettivo indicato è quello di rendere la famiglia non solo beneficiaria dell’azione pastorale e caritativa della Chiesa, ma anche protagonista dell’evangelizzazione, nel suo specifico ambito.

     
    Di società europea interculturale e multireligiosa ha parlato padre Hans Voecking, segretario della Commissione per le Migrazioni del Consiglio Conferenze episcopali europee (CCEE), chiedendo per tutte le persone immigrate in un Paese europeo, con un contratto di lavoro, "stessi diritti sociali e familiari dei residenti". "Bisogna opporsi - ha affermato - all'applicazione dello statuto di 'stagionale' e a quello di lavoratori di breve durata, poichè entrambi tengono conto unicamente della forza lavorativa e non considerano gli aspetti psicologici e educativi". "Non è accettabile - ha sottolineato padre Voecking - mantenere le differenze tra i gruppi socioeconomici provenienti dall'Europa o da un altro continente". "L'altro - ha aggiunto - va riconosciuto per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse".

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    A Fatima, le celebrazioni per il 91.mo anniversario della prima apparizione della Madonna. Intervista col rettore del Santuario, mons. Luciano Gomes Paulo Guerra

    ◊   Il 13 maggio di 91 anni fa, i prati della Cova da Iria sui quali tre bambini - Lucia, Giacinta e Francesco - pascolavano il loro gregge furono teatro di una prima apparizione della Vergine, destinata a trasformare la città di Fatima in un centro di spiritualità mondiale. Mentre il Santuario portoghese, e la Chiesa nel mondo, celebrano oggi la ricorrenza, Giovanni Peduto ha contattato telefonicamente il rettore del Santuario di Fatima, mons. Luciano Gomes Paulo Guerra, per chiedergli in che modo la parola mariana che viene dalla Cova da Iria si sia radicata in quest’ultimo secolo di storia:
     
    R. - Si è radicata secondo la volontà di Dio, attraverso l'insieme di grazie, di manifestazioni straordinarie che Dio suscita nella Chiesa e nel mondo intero. Penso si sia radicata, certamente, attraverso gli avvenimenti straordinari delle apparizioni, o lo straordinario prodigio del sole. C’è stata la grande promessa della conversione della Russia, che ci ha accompagnato per decine di anni nella speranza che accadesse secondo la promessa della Madonna a Fatima. E poi c’è stata anche la vita di Giovanni Paolo II, tanto legata dalla Provvidenza divina a questa coincidenza dell’attentato del 13 maggio del 1981. E anche per questo, oggi Fatima è conosciuta e amata nel mondo intero.

     
    D. - Qual è il messaggio specifico che viene al mondo dal Santuario di Fatima?

     
    R. - E’ molto semplice e molto complesso, allo stesso tempo, perché si può dire che il messaggio percorra tutta la teologia cristiana: dalla Santissima Trinità alle verità della vita dopo la morte, del cielo e dell’inferno. Si può dire, quindi, che tutto questo parte della teologia sia presente a Fatima. E nella sua semplicità, c’è una devozione eucaristica molto forte, che ci viene dalle apparizioni dell’Angelo. C’è un culto mariano incentrato sul Cuore Immacolato di Maria e poi più concretamente sulla preghiera del Rosario, che la Madonna domanda ad ogni apparizione. Questo è l’essenziale. Ma c’è pure un'esperienza di Dio che attrae il pellegrino: è il senso della presenza e della Provvidenza divine nelle nostre vite.

     
    D. - Don Luciano com’è la situazione oggi a Fatima? Come festeggiate l’anniversario della prima apparizione?

     
    R. - Abbiamo trascorso la notte come vigilia eucaristica - una parte nella nuova Chiesa della Santissima Trinità e il resto nel recinto del Santuario e nella cappellina. Alle 7.00 del mattino c'è stata una processione con il Santissimo Sacramento, con 4-5 mila persone. Poi, alle 9, il Rosario internazionale e poi la Messa internazionale, l’atto principale. Ma durante tutta la giornata, la gente pregherà e verranno celebrate varie Messe.

     
    D. - Continua sempre l’afflusso di pellegrini a Fatima?

     
    R. - Sì. Abbiamo stimato l'afflusso per oggi attorno alle 150 mila persone e forse di più. Questo è il numero più realistico.

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    Migliaia di persone in Aula Paolo VI per la Giornata del pellegrino. Intervista con padre Cesare Atuire

    ◊   Nel giorno dell’anniversario di Fatima, circa cinquemila persone hanno partecipato questa mattina alla sesta Giornata del pellegrino, organizzata dall'Opera romana pellegrinaggi (OPR). Nel pomeriggio, sarà il cardinale vicario Camillo Ruini a celebrare una Messa nella Basilica di San Pietro. Sul significato di questa iniziativa, Antonella Palermo ha sentito l’amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, padre Cesare Atuire:


    R. - Penso che questa iniziativa sia celebrare insieme a tutti i nostri pellegrini queste giornate del pellegrino per ricordare l’importanza del pellegrinaggio nella vita dell’uomo e nella vita del cristiano, soprattutto.

     
    D. - Quale valore aggiunto dà il senso di mettersi in cammino per arrivare in un determinato luogo al discorso della scoperta interiore del Signore o della riscoperta della propria fede?

     
    R. - Io credo che la nostra religione sia una religione molto incarnata. Dio è uscito dal cielo per venire all’incontro dell’uomo e per camminare con l’uomo. Infatti, nel Vangelo di Giovanni si dice che il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Ora, ci sono alcuni luoghi nel mondo che sono stati segnati dalla presenza e dal passaggio di Dio. Andare allora in pellegrinaggio verso questi luoghi è come vivere il paradigma della nostra vita: andare verso la casa del Signore.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Se la ciotola di riso è quotata in borsa: in prima pagina, un articolo di Enrico Gotti Tedeschi sulla crisi alimentare mondiale determinata da speculazioni finanziarie.

    In cultura, anticipazioni degli interventi dell'arcivescovo Claudio Maria Celli e dello scrittore de "La Civiltà Cattolica" Antonio Spadaro al convegno, domani a Roma, su "Internet, informazione e democrazia".

    Un articolo di Silvia Guidi sulla figura di san Willibrordo, l'apostolo dei frisoni, nato 1350 anni fa: in questi giorni, in Lussemburgo, solenni celebrazioni eucaristiche e un convegno internazionale.

    L'intervento del direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, al convegno - a Venezia - su "I Musei e l'apertura al mondo. Musées et mondialisation", un colloquio italiano e francese dedicato alla collaborazione fra i grandi musei internazionali e agli accordi fra gli Stati per la cooperazione in materia artistica.

    Nell'informazione religiosa, Francesco M. Valiante intervista il direttore della Specola Vaticana, padre José Gabriel Funes.

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Zen di Hong Kong: le Olimpiadi, occasione per la Cina per una maggiore apertura sui diritti umani, a partire dalle comunicazioni

    ◊   Sono diverse le circostanze in cui, in questi giorni, la Cina è stata e sarà presente nei pensieri del Papa e della Santa Sede. La settimana scorsa, con il concerto in Aula Paolo VI offerto in onore di Benedetto XVI dalla China Philarmonic Orchestra, e la prossima settimana con la celebrazione della prima Giornata di preghiera per la Cina. Uno dei protagonisti della vita ecclesiale cinese è il cardinale arcivescovo di Hong Kong, Zen Ze-Kiun, intervenuto ieri a Torino alla Fiera internazionale del Libro. Guardando alle prossime Olimpiadi, Silvia Gusmano gli ha chiesto quale sia il valore di questo evento, al di là del fatto sportivo:

    R. - Io penso che le Olimpiadi siano una cosa importante e rappresentino un valore che non possa essere compromesso da altre cose. Per questo, anche il Papa ha augurato che si risolvano in un successo. Queste competizioni fraterne, questo radunarsi di tanta gente da tutte le parti del mondo, costituiscono un valore prezioso. Naturalmente, bisogna approfittare di questa occasione per incoraggiare il governo di Pechino a fare progressi anche riguardo i diritti umani - cominciando dalla concessione di una maggiore libertà agli attori della comunicazione - come ha promesso quando ha chiesto di ospitare le Olimpiadi.

     
    D. - Benedetto XVI, nel discorso rivolto recentemente all’Orchestra cinese, ospite in Vaticano, ha espresso la sua vicinanza all’intero popolo della Cina “con un pensiero speciale - sono le sue parole - ai vostri concittadini che condividono la fede in Gesù”. Come è stato accolto nel Paese questo segno di affetto del Pontefice?

     
    R. - Io ho letto sul giornale comunista di Hong Kong che le parole del Papa sono state riportate tutte fedelmente. Vuol dire che le accettano.

     
    D. - Eminenza, a breve, il prossimo 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, si celebra la prima giornata di preghiera per la Cina, così come auspicato da Benedetto XVI nella sua lettera alla Chiesa cattolica cinese...

     
    R. - Sì, noi ad Hong Kong stiamo lavorando non solo per la festa, ma faremo anche una Novena in quel senso. La Madonna è stata sempre quella che ha aiutato la Chiesa nei momenti difficili. Ho saputo che anche il segretario di Stato del Vaticano ha scritto a tutte le Conferenze episcopali, invitandole a pregare. E noi siamo pieni di fiducia.

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    Dedicato all'Africa il secondo Corso per diplomatici organizzato dalla Fondazione La Gregoriana e dall'Istituto Jacques Maritain. Interviste con il prof. Imoda e il prof. Papini

    ◊   “La Chiesa Cattolica e la politica internazionale della Santa Sede” è il titolo del Corso per diplomatici dei Paesi dell’Africa, che viene presentato alle 17 di oggi presso la Sala Loyola del Centro Convegni "Matteo Ricci" di Roma. Degli obiettivi del corso - organizzato dalla Fondazione La Gregoriana e dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain - parla il prof. Franco Imoda, presidente del corso e della Fondazione La Gregoriana, intervistato da Laura Orecchia:


    R. - L’idea fondamentale era di presentare la Chiesa cattolica, nella sua struttura di organismo internazionale, a dei diplomatici che potranno essere dei punti di riferimento nelle ambasciate che spesso operano o a Roma, per conto dei loro governi, o negli stessi Paesi da cui loro provengono. E, dunque, presentare come opera la Chiesa cattolica soprattutto in quelle aree che sono di particolare interesse nel mondo di oggi, che sono la giustizia, la pace, i diritti umani, lo sviluppo, la formazione, ma anche la famiglia: aree nelle quali riteniamo che la Chiesa abbia da dire qualcosa di importante.

     
    D. - Qual è il ruolo della Chiesa come legame, in questo caso, tra i Paesi dell’Africa e le società dell’Occidente?

     
    R. - Ci veniva indicato, anche da chi conosce abbastanza bene la situazione africana, che spesso la Chiesa è stata chiamata attraverso le conferenze episcopali, o qualcuno dei vescovi, a operare come mediatrice, come forza di pacificazione in situazioni di conflitto, in situazioni di difficoltà. Quindi, il ruolo della Chiesa è un ruolo di evangelizzazione, spesso anche un ruolo che si inserisce nel tessuto umano delle nazioni, delle persone. Bisogna far conoscere questa presenza della Chiesa a chi domani sarà il punto di riferimento tra il governo e la Chiesa stessa.

     
    Il Corso per diplomatici è alla sua seconda edizione. Sempre al microfono di Laura Orecchia, il prof. Roberto Papini, segretario generale dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain, spiega perché la scelta sia caduta sul continente africano:


    R. - Il primo motivo è che, in questo momento, l’Africa è all’attenzione di tutti per la crisi alimentare mondiale che sta facendo soffrire soprattutto i Paesi di quel continente e per tutti i problemi precedenti che conosciamo. Certamente, l’Africa non raggiungerà gli Obiettivi del Millennio, i Millenium goals, lo sviluppo e il superamento della malattia e della povertà, perchè conosciamo le stime della FAO ed eccetto alcuni Paesi che sono in fase di sviluppo gli altri sono in regressione. In questo scenario, ci siamo resi conto che ci sono alcune categorie professionali particolarmente importanti: quella dei politici e quella dei diplomatici - che sono di per se stessi operatori di pace perchè cercano mediazioni ai problemi - e quella dei giornalisti. I diplomatici sono quelli che avranno più possibilità di avere contatti sul mondo internazionale, l’importante è che conoscano l’azione internazionale della Santa Sede.

     
    D. - L’Africa non è l’unico continente in difficoltà. Qual è un altro Paese a rischio in cui la Chiesa dovrebbe intervenire?

     
    R. - La Chiesa non ha come primo scopo lo sviluppo materiale di una società. La Chiesa mira allo sviluppo integrale dell’uomo e di tutti gli uomini, come dice la Popolorum progressio. Tutti i continenti e i Paesi del mondo hanno bisogno di pace e di sviluppo umano e, soprattutto nei Paesi evoluti, c’è bisogno di senso, di finalità che è una delle cose che manca di più. Dobbiamo prendere coscienza che la “iper-consumazione” dell’Occidente si paga con la “sotto-consumazione” di altri popoli tra i quali i popoli africani, l’America Latina e una parte dell’Asia.

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    Nel Magistero di Benedetto XVI si ritrova la chiarezza del teologo Ratzinger: lo afferma il rettore del “Regina Apostolorum”, padre Barrajón, nel 40.mo anniversario di “Introduzione al Cristianesimo”

    ◊   “La ragione può parlare di Dio, deve anzi parlare di Dio, se non vuole amputare se stessa”: è il tema della seconda e ultima giornata di convegno per il 40.mo anniversario del libro “Introduzione al Cristianesimo” di Joseph Ratzinger, promosso dal Pontificio ateneo “Regina Apostolorum”. Sulle ragioni del successo di quest’opera, fondamentale per comprendere il pensiero teologico di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha intervistato il rettore del “Regina Apostolorum”, padre Pedro Barrajón:


    R. - Secondo me, il successo è la verità con la quale lui vuole affrontare il tema del cristianesimo. Non ha paura di presentare le cose come stanno, non ha paura di presentare il cristianesimo nella sua bellezza, nei suoi punti di confronto con altre mentalità, che non concordano con il cristianesimo, e questo secondo me piace. Non ha voluto diluire il cristianesimo in una religione facile, in una religione non dogmatica in cui tutto vale e tutto non vale. Ha voluto presentarla nella sua integralità, nella sua verità, e credo che questo sia stato uno dei punti chiave per il suo successo.

     
    D. - “Introduzione al Cristianesimo” si sviluppa proprio come un dialogo sui fondamenti della fede, sull’essenza del cristianesimo. Ci sono tante domande, scorrendo le pagine di questo libro. Può essere efficace anche oggi questa modalità di catechesi, di evangelizzazione, di fronte alle sfide dei nostri tempi?

     
    R. - Sì, certo. “Introduzione al Cristianesimo” in realtà vuole essere un commento del Credo, con un prologo, un proemio, abbastanza lungo sul tema della fede. Come credere? Perché credere? Cosa è la fede? Ritengo che molte persone cerchino appunto questo. Interessa il nocciolo, il nucleo: che cosa è essenziale. Io devo raccontare una mia piccola esperienza: a volte seguo gruppi di coppie, e una volta, durante tutto un anno, abbiamo approfondito questo libro che io ritenevo difficile, però loro stessi lo hanno scelto. E’ stata una bellissima esperienza, perché hanno capito in profondità ciò che era la loro fede, che a volte veniva presentata in modo molto più superficiale e banale. Lì, in questo libro, hanno trovato profonde radici. E’ un libro - possiamo dire - di perenne attualità per la tematica, ma anche per la forma esterna, moderna del linguaggio che conserva il libro.

     
    D. - E poi, questa chiarezza - potremmo dire - tipicamente "ratzingeriana" ...

     
    R. - Certo. Una delle caratteristiche di Ratzinger è la sua chiarezza. Non sempre ci troviamo con dei teologi che parlino un linguaggio così chiaro, così pungente, e allo stesso tempo con una argomentazione così logica. Questa logica della fede, che Ratzinger sempre ha mantenuto.

     
    D. - E poi, anche in questa apertura degli orizzonti della ragione, anche in questo troviamo una straordinaria continuità tra quello che era uno studio, una serie di lezioni di un giovane teologo - 40 anni fa - e quello che oggi è il Magistero del Successore di Pietro...

     
    R. - Infatti, una delle costanti della teologia e poi del Magistero di Joseph Ratzinger è questo continuo fecondo dialogo tra ragione e fede. Lui si è meravigliato, studiando i Padri della Chiesa, che il cristianesimo non abbia dato continuità alla religione romana o greca e invece abbia voluto dare una certa continuità alla filosofia greca. E ha trovato che questo nucleo di continuità lo dava il logos, la ragione, che il cristianesimo assume pur nella dovuta purificazione che del logos fa la fede. Quando uno legge libri come “Introduzione al Cristianesimo”, si sente veramente arricchito, stimolato a pensare di più il cristianesimo in una chiave profonda e allo stesso tempo originale.

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    Presentato all'Università Lateranense il libro del cardinale Runi "Rieducarsi al cristianesimo"

    ◊   “Rieducarsi al cristianesimo - Il tempo che stiamo vivendo” E’ il titolo del nuovo testo del cardinale vicario Camillo Ruini, edito dalla Mondadori e presentato ieri presso la Pontificia Università Lateranense. All’incontro, tra gli altri, erano presenti il rettore dell'ateneo, il vescovo Rino Fisichella, lo storico Andrea Riccardi e lo scienziato Ugo Amaldi. Il servizio di Marina Tomarro:


    E’ l’ uomo il "filo rosso" che collega i cinque interventi contenuti nel nuovo libro del cardinale Camillo Ruini "Rieducarsi al Cristianesimo". Il tempo che stiamo vivendo. Un tempo difficile spiega il presule, caratterizzato da continue e repentine trasformazioni, che negli anni hanno portato ad una semplificazione del concetto stesso dell’ uomo. Ascoltiamo il suo commento:

     
    “Un tempo impegnativo come tutti i tempi. Credo comunque che dobbiamo sempre essere tendenzialmente amici del nostro tempo, cercando di ricavarne tutto il buono che in un modo o nell’altro contiene. Poi, cercando anche di convertire noi stessi e di convertire al Signore anche il tempo che stiamo vivendo”.
     
    E parlando poi di scienza e fede, il cardinale Ruini ha spiegato che il confronto è ancora aperto, ma che non bisogna mai dimenticare che al centro di tutto ci deve essere la difesa della dignità umana, il credente sa che Cristo è e sarà sempre presente, ma per la società il confronto resta aperto, ha concluso il cardinale.

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    Stelle del calcio, cantanti e attori alla "Partita del cuore" 2008. Il ricavato devoluto all'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei Sordi

    ◊   Gianni Morandi, Eros Ramazzotti, Raoul Bova sono stati tra i protagonisti della Partita del cuore 2008 che si è svolta ieri sera a Roma allo Stadio Olimpico e che ha visto sfidarsi la Nazionale italiana cantanti contro la Formazione Unica capitanata da Francesco Totti. Guest star d’eccezione della manifestazione benefica, l’ex "pibe de oro" del calcio, Diego Armando Maradona. Il servizio di Marina Tomarro:

    (Canti)

     
    Una serata all’ insegna dello sport e del divertimento, ma sopratutta una serata dedicata alla solidarietà. Erano 51 mila spettatori ieri sera allo Stadio Olimpico per la partita del cuore, un pubblico caloroso e festante, che ha accolto i cantanti gli attori e gli sportivi che si sono sfidati in una partita di calcio conclusasi con un pareggio di 6 a 6. Ma come si coniuga il binomio tra sport e solidarietà? Ascoltiamo i commenti di Claudio Amendola, di Francesco Totti, e Federico Zampaglione:

    R. - Si coniuga benissimo in questa città, che risponde come sempre meravigliosamente bene. E’ un connubio felice, sempre.

     
    R. - E’ un binomio che va avanti da solo. Speriamo che possa proseguire nel migliore dei modi, perchè penso che questa sia la cosa più importante.

     
    R. - Si coniuga con una partita come questa, perchè all’insegna del gioco e del divertimento si possono fare cose importanti. Credo che queste siano cose belle che andrebbero fatte sempre più spesso.

    E tra i progetti beneficiari di questa gara c’è la Fondazione Parco della Mistica, un campus produttivo della legalità e della solidarietà che nascerà alle porte della capitale, e che sarà rivolto al recupero e al reinserimento di soggetti deboli. Ascoltiamo a questo proposito Claudio Baglioni e Paolo Belli:

    R. - La Nazionale cantanti dopo aver fatto nella sua lunga storia tanti percorsi, ne sposa ora uno in maniera particolare: è quello cioè di trovare nelle periferie dei luoghi di aggregazione e di poter così sviluppare l’arte dell’intrattenimento, del passatempo. E questo specialmente per alcuni di noi che sono nati e vissuti nella periferia, ha un valore ancora più forte.

     
    R. - Viene fatto soprattutto per i ragazzi e noi siamo soltanto un piccolo mezzo per partire. E sarà poi tramandando questa cultura che diventerà sempre più importante questo centro.

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    Chiesa e Società



    In Cina, la comunità cattolica in prima linea nella zona terremotata

    ◊   Il mondo cattolico ha espresso la propria piena solidarietà e preghiera alla popolazione cinese colpita dal terremoto. La Chiesa cattolica cinese prega ed è attiva in prima linea nella zona terremotata, soprattutto attraverso le diocesi interessate dal sisma. Fino ad oggi i morti accertati sono oltre 12 mila. Secondo le ultime informazioni raccolte dall’Agenzia Fides nelle diocesi cattoliche, una quarantina di chiese della diocesi di Cheng Du, capoluogo della provincia del Sichuan, sono state danneggiate, tra cui una chiesa antica che è stata completamente rasa al suolo. Secondo un sacerdote della diocesi di Chong Qing, dieci chiese sono state danneggiate. Nella diocesi di Nan Chong tre chiese presentano crepe lunghe e profonde, così da renderle inagibili. I fedeli hanno organizzato subito la preghiera in serata ed hanno già raccolto i primi fondi. La diocesi di Yi Bin, che si trova a 300 chilometri dall’epicentro del sisma, si è mobilitata subito per portare aiuti e solidarietà. Preoccupa infine la situazione del territorio della parrocchia di Ya An, della diocesi di Le Shan, che è stata colpita pesantemente. Non si è ancora in grado di avere contatti con queste comunità. Attualmente si può comunicare con la zona dell’epicentro solo attraverso il telefono satellitare. (A.L.)

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    Arrivati in Myanmar gli aiuti della Chiesa per le vittime del ciclone

    ◊   “Come Chiesa, stiamo raggiungendo le vittime con tutti i mezzi a nostra disposizione; c’è urgente bisogno di cibo, acqua, rifugi e assistenza medica”. E’ quanto afferma l’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Maung Bo, ribadendo l’impegno profuso dalla Chiesa per consegnare aiuti alla popolazione del Myanmar. Sono già stati forniti a Yangon e a Irrawaddy - rende noto l'agenzia Zenit - cibo e aiuti ad oltre 10 mila persone. Si stima che, entro domani, saranno più di 40 mila le persone che riceveranno assistenza. Per quanto riguarda i bilanci delle vittime, Caritas Internationalis ritiene che i morti siano, complessivamente, più di 100 mila. Proseguono inoltre le operazioni di soccorso ma molte aree sono ancora inaccessibili. Altre zone sono segnate da una agghiacciante devastazione: “Per i miei occhi che hanno visto lo tsunami asiatico e il terremoto del Kashmir è stato scioccante”, ha detto un membro di una squadra di soccorso che vuole mantenere l’anonimato. Alle terribili sofferenze in Myanmar, provocate dal passaggio del ciclone Nargis, si aggiungono anche quelle di chi è fuggito da povertà e violenze per cercare migliori condizioni di vita in altri Paesi. In Thailandia, in particolare, la Chiesa locale sta cooperando con le autorità governative per aiutare gli immigrati del Myanmar a trovare un lavoro regolare. Si stima che in Thailandia siano oltre un milione i lavoratori birmani clandestini. Nella maggior parte dei casi, sono malpagati e non ricevono alcuna tutela. (A.L.)

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    Per il vicario di Beirut, mons. Dahdah, "non c'è più spazio per ingerenze esterne"

    ◊   “Bisogna andare alla radice dei problemi del Libano ed estirpare l’erba cattiva. Non c’è più spazio per ingerenze esterne ma solo per il bene di questa terra e del suo popolo. La speranza è solo nel dialogo. Le armi non risolvono nulla”. Così mons. Paul Dahdah, vicario apostolico di Beirut per i Latini commenta, in un’intervista al Sir, la crisi in atto in Libano e il tentativo di mediazione della Lega Araba, il cui segretario Amr Mussa è atteso domani a Beirut. “Un Libano pacificato – afferma l’arcivescovo - fa paura a tanti in Medio Oriente e, per questo, è sempre stato al centro degli interessi di potenze regionali e internazionali. Ma questo Paese deve continuare ad essere un laboratorio di convivenza politica e religiosa come ha ricordato il Papa domenica scorsa. Il Libano è tra tutti i Paesi mediorientali l’unico dove ci sia ancora un pò di libertà di espressione e di religione, di democrazia”. Davanti alla divisione politica dei cristiani, una parte sostiene il governo filo-occidentale del premier Siniora, un’altra i filo-siriani di Hezbollah, mons. Dahdah ribadisce che “non spetta alla Chiesa dare giudizi o schierarsi. L’importante è che non si arrivi all’uso delle armi ma si dialoghi. Come Chiesa dobbiamo proporre l’urgenza di lavorare per il bene comune del Paese. E su questo che ci si deve misurare, non sulle armi”. (R.P.)

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    L’Occidente e le Chiesa aiutino i cristiani iracheni: è l’appello dell’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako

    ◊   “L’Occidente deve accogliere ed offrire integrazione ai cristiani iracheni che hanno lasciato il loro Paese, ma al tempo stesso deve fare pressioni politiche su Stati Uniti e governo di Baghdad per fare in modo che quanti decidono di restare in patria, possano farlo in sicurezza”. E’ l’appello lanciato da mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, nel corso di una conferenza tenuta all’università di Friburgo, in Svizzera. “I cristiani iracheni – sostiene il presule - sono una ricchezza della Chiesa universale e non vanno dimenticati, né abbandonati, di fronte al progetto di totale islamizzazione portato avanti dagli estremisti”. “I cristiani di occidente – aggiunge nell'appello ripreso dall'agenzia AsiaNews - devono prendere coscienza della gravità della tragedia dei cristiani iracheni, che spesso sono vittime di violenze”. L’arcivescovo ricorda poi che appena 30 anni fa, i cristiani erano il 5% della popolazione, oggi meno del 3%. La caduta del regime e l’invasione americana hanno creato una situazione molto instabile e il Paese – sottolinea il presule - è divenuto terreno d’azione dei terroristi. Gli attacchi contro le chiese, il rapimento di sacerdoti a Baghdad e Mosul, l’uccisione di tre sacerdoti, di due sotto-diaconi e dell’arcivescovo caldeo di Kirkuk – spiega mons. Sako - hanno completamente distrutto la fiducia di molti cristiani. “Le Chiese di Occidente – conclude l’arcivescovo - ci devono aiutare concretamente per restare nel nostro Paese: la priorità va data all’apertura di scuole e istituti professionali, anche di infermieri, alla messa in opera di piccoli progetti agricoli e di organizzazioni economiche e sanitarie. Questo produrrà sicuramente lavoro, perché possano nutrire la speranza di poter restare”. (A.L.)

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    Morta ieri a Varsavia Irena Sendler, cattolica polacca che rischiò la vita per salvare 2500 bambini ebrei dalla deportazione nazista

    ◊   E’ morta ieri in un ospedale di Varsavia, all’età di 98 anni, Irena Sendler, nota come "l’angelo del ghetto" per aver salvato dall’Olocausto 2500 bambini ebrei. Quando le truppe della Germania nazista hanno invaso la Polonia, Irena – di fede cattolica - era infermiera presso il Dipartimento del benessere sociale di Varsavia, che gestiva le mense comunitarie della città. Lavorò instancabilmente per alleviare le sofferenze di migliaia di persone, sia cattoliche sia ebree. Faceva parte della resistenza nazionale e, anche grazie al movimento clandestino “Zagota”, riuscì ad ottenere un visto per poter entrare legalmente nel ghetto. Fu la protagonista di molte operazioni di salvataggio: iniziò a portare via i bambini in un’ambulanza, dove a fianco dell’autista c’era sempre un cane, per coprire con i latrati i pianti dei piccoli. Molti bambini furono poi affidati a famiglie cristiane o a conventi. Irena si assicurò anche che tutte queste operazioni venissero documentate: scrisse in codice il vero nome del bambino, il suo nuovo nome e quello di chi lo aveva accolto. In questo modo era sicura che i bambini sarebbero potuti tornare alla loro famiglia dopo la guerra o che, almeno, fosse più facile rintracciarli. Il registro è stato a lungo conservato in fiaschi sotterrati sotto un albero di mele nel giardino di un vicino, di fronte ad un’area utilizzata da soldati tedeschi. Nell’archivio erano indicati, in totale, i nomi di 2500 bambini. Uno dei momenti più drammatici avvenne nell’ottobre del 1943, quando Irena venne arrestata dalla Gestapo. Era l’unica a sapere i nomi e gli indirizzi delle famiglie che alloggiavano i bambini ebrei e sopportò la tortura per non tradirli. Le spezzarono i piedi e le gambe, ma nessuno riuscì a spezzarne la volontà. Nel 1965 il Memoriale dello Yad Vashem conferì a Irena il titolo di "Giusto fra le nazioni" e nel 1991 le venne concessa la cittadinanza onoraria israeliana. Negli anni scorsi, riferendosi ai bambini salvati dall’Olocausto, Irena ha dichiarato che avrebbe “potuto fare di più”; “questo rimpianto ha aggiunto - non mi lascia mai”. Ma nessun rimorso può cancellare la sua storia, che resta oggi un indelebile capitolo nella dramamtica pagina dell'Olocausto. (A.L.)

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    Rapporto di Christian Aid: l’evasione fiscale uccide milioni di bambini

    ◊   Nei Paesi del Terzo mondo milioni di bambini perdono la vita a causa dell’’evasione fiscale: è quanto sostiene in un rapporto “Christian Aid”, una delle ONG britanniche più importanti e attive nel settore dello sviluppo. Le responsabilità più importanti ricadono su aziende e multinazionali occidentali che, con operazioni più o meno legali, privano di risorse vitali in nazioni in via di sviluppo. Secondo la ONG britannica, sono oltre 100 i miliardi di euro, da destinare ai Paesi poveri, che ogni anno non vengono inclusi nelle dichiarazioni dei redditi di grandi aziende occidentali. “L’evasione fiscale – si legge poi nel rapporto di Christian Aid – è talmente diffusa e dannosa da assurgere a una nuova schiavitù”. Il direttore della ONG, Daleep Mukarji, spiega inoltre che questa grave pratica sarà responsabile tra il 2000 ed il 2015, solo nel settore degli scambi commerciali, della morte di almeno 5,6 milioni di bambini. Christian Aid – riferisce infine il quotidiano “Avvenire” – punta il dito in particolare contro i paradisi fiscali, dove sarebbero custoditi oltre 11 trilioni di dollari. (A.L.)

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    In Sri Lanka, i militari permetteranno il rientro della statua di Nostra Signora di Madhu

    ◊   Entro poche settimane l’esercito lascerà in Sri Lanka l’area per 2,5 chilometri intorno al santuario di Nostra Signora di Madhu (Mannar). La Chiesa spera così di poter celebrare nel santuario, l’annuale festa per l’Assunzione di Maria, il 15 agosto, il più importante pellegrinaggio e festa religiosa cattolica del Paese. Il comandante delle Forze di sicurezza della zona, il generale Jagath Jayasuriya, ha assicurato al vescovo di Mannar, mons. Joseph Rayappu, il massimo impegno “per rendere sicura la zona della chiesa di Madhu senza lasciare alcuna presenza dell’esercito nella zona”. L’esercito si offre anche di “riparare il Santo Santuario e di bonificare la zona da possibili mine o bombe inesplose, cosa che richiederà circa 6-8 settimane”. Il santuario di Nostra Signora di Madhu – ricorda l’agenzia AsiaNews - è luogo di grande devozione per i cattolici sia tamil che cingalesi ed è simbolo di unità tra loro e con i fedeli di ogni religione. Per la festa del 15 agosto arrivano anche un milione di persone. Ma negli ultimi anni questa è diventata zona di guerra tra l’esercito e i ribelli delle Tigri Tamil. Il 20 novembre 1999 ci sono stati 44 morti e oltre 60 feriti civili, per un attacco di cui entrambe le parti accusano l’altro. Dalla chiesa di recente è stata portata via, per ragioni di sicurezza, persino la statua della Santa Vergine. (A.L.)

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    La casa generalizia dei Missionari di San Colombano si trasferisce da Dublino ad Hong Kong

    ◊   A 90 anni dalla fondazione, la Casa generalizia della Società di San Colombano per le Missioni Estere, di origine irlandese, è stata trasferita da Dublino ad Hong Kong, per meglio rispondere alle esigenze missionarie. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), padre Thomas Murphy, superiore generale, ha spiegato che “la decisione è stata preso dopo una lunga ed attentissima riflessione comunitaria, che rispecchia 90 anni di lavoro missionario oltre confine e nelle diverse culture della Società. Negli ultimi anni il 90% dei nostri missionari sono venuti dall’Asia, dall’Oceania e dall’America Latina”. Padre Jim Mulroney, superiore provinciale di Hong Kong dei missionari di San Colombano, ha evidenziato che “la scelta di Hong Kong è dovuta alla facilità dei collegamenti, sia per le comunicazioni che per i trasporti, che consente di contattare facilmente tutti i nostri confratelli” compresi quelli che lavorano in Cina continentale come insegnanti all’Università cinese. La Società di San Colombano per le Missioni Estere venne fondata nel 1918 a Galway, in Irlanda, dai sacerdoti Edward Galvin e John Blowick per inviare missionari in Cina. Fu intitolata a San Colombano per ricordare questo grande missionario irlandese del VI secolo. Venne approvata dalla Santa Sede il 5 giugno 1925. La Società conta oggi 29 case e 554 membri, 502 dei quali sacerdoti. Subito dopo la fondazione della Società, i primi missionari si recarono in Cina, nella diocesi di Hanyang, guidati dallo stesso Fondatore. In seguito, nel 1950, furono costretti a riparare ad Hong Kong dove proseguirono il lavoro missionario e pastorale. (R.P.)

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    L'arcidiocesi de L'Avana realizza il sogno di costruire un nuovo Seminario

    ◊   Alla periferia de L’Avana, a circa 150 chilometri dal centro storico della città, si sta costruendo il nuovo Seminario arcidiocesano “San Carlo e Sant'Ambrogio”. Lo annuncia la rivista dell’Arcidiocesi “Palabra”, ripresa dall'Agenzia Fides. L’opera, di grande portata, è la più significativa della Chiesa di Cuba negli ultimi 50 anni. I lavori per questo nuovo edificio, iniziati nel luglio 2006, si devono in gran parte alle limitazioni dell’attuale struttura che ospita i seminaristi, che ha sofferto durante gli anni, numerose trasformazioni a scapito della sua funzionalità. L’attuale Seminario è poi ubicato nella zona storica e turistica della città, e questo comporta grandi difficoltà. Per questo si è cercata una zona tranquilla e con sufficiente spazio. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Cuba, benedisse la prima pietra di quello che allora era solo un sogno e che adesso sta diventando realtà. L’opera si sta portando a termine grazie a numerose donazioni tra cui quelle della Conferenza Episcopale Italiana e di un gruppo di cattolici francesi. Inoltre la Chiesa di Milano ha regalato le vetrate di San Carlo e Sant’Ambrogio e anche la Pontificia Commissione per l’America Latina ha sostenuto la costruzione. L’attuale seminario di San Carlo e Sant’Ambrogio non perderà la sua essenza e sarà convertito in un grande centro culturale e di studio con il nome di Félix Varela. Nello stesso edificio verrà realizzata una grande biblioteca aperta al pubblico, il Museo arcidiocesano e verranno allestiti spazi per esposizioni d’arte, concerti ed altre cerimonie. (R.P.)

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    Negli Stati Uniti, un sondaggio conferma il grande impatto del viaggio di Benedetto XVI sui cattolici americani

    ◊   Dopo la visita di Benedetto XVI negli Stati Uniti, i cattolici statunitensi apprezzano ancora di più il Papa e comprendono meglio la posizione della Chiesa su alcune questioni importanti. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dai Cavalieri di Colombo al quale hanno preso parte oltre 1000 persone. I risultati di questa ricerca - ha detto il cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson – mostrano chiaramente che “Benedetto XVI ha rappresentato un’enorme opportunità per i cattolici degli Stati Uniti”. Quello americano – ha aggiunto – è un popolo religioso e ha risposto in modo molto positivo al messaggio di fede, speranza e amore che il Santo Padre ha diffuso durante la sua visita”. “Sta ora a tutti noi nella comunità cattolica- ha spiegato - passare attraverso la porta che ci ha aperto e lavorare insieme per costruire una civiltà dell’amore”. In base ai dati raccolti, la maggioranza dei cattolici, il 54%, ha affermato di essere maggiormente a contatto, dopo la visita del Papa, con i propri valori spirituali. L’88% dei praticanti e il 73% dei non praticanti affermano infine che il viaggio di Benedetto XVI ha risposto pienamente alle loro aspettative. (A.L.)

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    Delegazione dell’arcidiocesi di Sarajevo a Gurk in Austria

    ◊   L'"attenzione verso il prossimo" come importante "elemento per costruire la pace nel mondo". Con queste parole il vescovo di Gurk, in Carinzia, mons. Alois Schwarz, ha salutato nei giorni scorsi l'arrivo di una delegazione dell'arcidiocesi di Sarajevo. L'incontro, cui ha partecipato il card. Vinko Puljic, riferisce l'Agenzia Sir, è avvenuto nel quadro del gemellaggio tra le diocesi di Gurk e Sarajevo: un gemellaggio, ha sottolineato mons. Schwarz, che è primariamente un "gemellaggio di cuori e dell'affetto reciproco". Il vescovo si è detto "impressionato" per le "testimonianze di fede vissuta", osservate a Sarajevo e ha manifestato la necessità di percepire "la diversità come arricchimento reciproco". L'esperienza del gemellaggio diocesano con l'arcidiocesi di Sarajevo, che opera in una realtà in cui la Chiesa cattolica è una minoranza, ha aggiunto, dimostra che "il perdono e la riconciliazione sono requisiti del dialogo". E il card. Puljic, secondo il vescovo austriaco "ha avviato un processo di pace esemplare" che fa di Sarajevo "un luogo di speranza". Da parte sua, il card. Puljic ha rilevato che "il riconoscimento e l'accettazione della diversità è un requisito necessario per un'Europa riunita”. Riferendosi a quest'ultima, Puljic ha riaffermato l'esistenza delle radici cristiane del continente che "è necessario conservare. Solo così l'Europa non perderà la sua identità", ha detto. Nell'illustrare le attività della Chiesa cattolica a Sarajevo, il cardinale ha posto l'accento sui "molti compiti importanti" ancora da affrontare: "La ricostruzione delle strutture ecclesiastiche, dopo la lunga Via Crucis della Seconda Guerra Mondiale, del titoismo e quindi della guerra in Bosnia, avviene molto lentamente", ha concluso. (L.Z.)

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    A Pompei, oltre 5.000 studenti per la XIII giornata della pace, promossa dal Centro Educativo “Bartolo Longo”

    ◊   Si è svolta questa mattina a Pompei la XIII edizione della giornata della pace dei bambini e dei ragazzi, sotto l’alto patronato della presidenza della repubblica e con il patrocinio della provincia di Napoli, del santuario e della città di Pompei, che ha visto la partecipazione di oltre 5.000 studenti delle scuole di ogni ordine e grado di Pompei e dei comuni vicini. Il titolo scelto quest’anno “Ogni persona di buona volontà è un canale di pace” punta sull’impegno personale dei singoli per la costruzione della vera concordia. Tutti gli studenti si sono ritrovati nell’area meeting del santuario di Pompei, dove si è svolta la festa con coreografie, momenti di riflessione, testimonianze, interventi di numerosi complessi, canti e danze. Alle ore 12.00, poi, l’appuntamento è stato davanti alla facciata della basilica, dedicata proprio alla pace universale, per la conclusione, con le parole dell’arcivescovo-prelato e delegato pontificio di Pompei, mons. Carlo Liberati, ed il volo delle colombe, simbolo di pace. L’impegno a promuovere nel mondo una vera cultura di pace è uno degli aspetti più significativi dell’eredità che il Beato Bartolo Longo ha lasciato alla comunità ecclesiale della cittadina mariana e a tutti i devoti della Madonna di Pompei sparsi nel mondo intero. La giornata della pace, coordinata da fratel Filippo Rizzo dei Fratelli delle scuole cristiane, è una delle iniziative che animano e danno linfa a questo particolare impegno durante il mese mariano, oltre a quello della preghiera del rosario. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Domenica la 17.ma Festa dei Popoli promossa dal vicariato di Roma e dedicata al tema “Siamo tutti migranti”

    ◊   Una festa della Chiesa e della città di Roma, è quella in programma per domenica prossima, dedicata al tema “Siamo tutti migranti”. E’ un appuntamento ormai tradizionale, promosso dai Missionari Scalabriniani in collaborazione con il vicariato di Roma. L’iniziativa prende spunto dal messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale delle migrazioni. Intitolato “Siamo tutti migranti”, il tema farà da filo conduttore all’intera giornata, a partire dalle 9, quando l’apertura degli stand e le attività di accoglienza daranno il via alla manifestazione. La Festa sarà all’insegna della partecipazione reale degli immigrati, protagonisti anche del momento centrale della giornata: la celebrazione eucaristica alle 12 nella basilica lateranense, sarà presieduta dal segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli mons. Robert Sarah. L’animazione liturgica sarà curata da 20 comunità etniche: solo una parte delle oltre 40 attivamente coinvolte nell’organizzazione della giornata. Saranno loro a dare espressione alla realtà degli oltre 150 gruppi di stranieri, cattolici e non, organizzati in centri o associazioni e presenti nella città e nella provincia di Roma. L’obiettivo - rilevano gli organizzatori - è quello con cui la manifestazione è nata, il 3 maggio 1992: “Promuovere la conoscenza del diverso, che è l’ unico strumento per abbattere il muro della diffidenza e scoprire la ricchezza che gli immigrati portano con sé”. Latinoamericani, russi, ucraini, romeni, nigeriani, egiziani, filippini, cinesi: domenica saranno insieme in piazza “per dimostrare che la condivisione della vita è possibile”. (A.L.)

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    A Roma, da giovedì, mostra di icone bizantine contemporanee del Monte Athos

    ◊   Giovedì prossimo alle 17.30 a Roma, presso l’Oratorio dell’Ordine Francescano Secolare annesso alla basilica dell’Ara Coeli, sarà inaugurata una mostra di oltre 80 icone dipinte da monaci athoniti e dalle loro scuole. Esse rappresentano i sacri volti di Cristo, di Maria, di Angeli e Santi della tradizione cristiana, scene e miracoli tratti dagli Evangeli. Si tratta di opere dipinte dalla mano dei maestri iconografi maggiormente considerati e, per la maggior parte, operanti a Nea Skiti, annessa al monastero di Aghiou Pavlou, sul Monte Athos. La mostra rimarrà  aperta fino al 6 giugno 2008 (tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00). L’icona è una creazione bizantina e compare nel V secolo. L’Impero di Bisanzio crolla nel 1453, ma con i popoli balcanici e slavi, la storia delle icone cavalca a grandi passi lo spazio ed il tempo. Più che un’opera d’arte, l’icona fa appello a quell’arte che permette il passaggio dal visibile all’Invisibile. La bellezza dell’icona non è esclusivamente estetica, né esclusivamente spirituale, ma interiore; essa ha la fonte nel suo archetipo, nel suo modello. L’iniziativa della Mostra si colloca nell’ambito del VII Convegno Nazionale dell’Associazione Culturale Onlus “Insieme per l’Athos”, che si tiene a Roma sabato prossimo presso la Fondazione Europea Dragan, in Piazza Foro di Traiano. In un momento storico dove tutto il mondo cristiano sta riscoprendo la bellezza e la spiritualità della pittura sacra bizantina, questa mostra vuole essere un ulteriore apporto alla conoscenza del mondo cristiano ortodosso e delle sue sacre Tradizioni. Vuole essere una finestra sul mondo del Monte Athos, un invito ed un aiuto alla preghiera rivolto ad ogni cristiano e ad ogni uomo affinché ogni passo di innalzamento e di avvicinamento a Dio promuova la pace e la fratellanza universale. La mostra dal titolo “Il volto dell’Assoluto” è stata organizzata dalla Associazione “Insieme per Athos Onlus”, con la benedizione del sacro monastero di San Paolo e della Iera  Epistasia, con il patrocinio del ministero per i Beni e le Attività  Culturali, della Regione Lazio, della Provincia di Roma, del Comune di Roma, e delle ambasciate di Bulgaria, Cipro, Grecia, Romania, Russia, Serbia ed Ucraina. (A cura di Giovanni Peduto)

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    I media in Italia, un motore per lo sviluppo: master dell'Università europea e del World Family of Radio Maria

    ◊   Formare non solo bravi comunicatori, ma professionisti che abbiano a cuore la crescita dei Paesi in via di sviluppo. Questo l’obiettivo del master in gestione della comunicazione per lo sviluppo dell’Università Europea e del World Family of Radio Maria, realizzato in collaborazione con il Dipartimento Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri italiano e con l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, presentato all’interno di un convegno su “Media, persona umana e sviluppo”. In un mondo globalizzato, riferisce l'Agenzia Fides, la comunicazione riveste un importante ruolo come depositaria di cultura, soprattutto dove c’è necessità di far conoscere ed incrementare progetti di sviluppo. "Nel popolo cristiano si trova terreno fertile alla comunicazione, Dio per primo si è comunicato agli uomini", ha evidenziato Padre Paolo Scarafoni, Rettore dell’Università, auspicando che il master sia uno strumento grazie al quale i mezzi di comunicazione nei paesi in via di sviluppo non siano solo la riproduzione di modelli occidentali. “Le nuove tecnologie mediatiche possono costituire dei potenti fattori di promozione umana, consentendo di accedere più facilmente al sapere” ha affermato il card. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che ha sottolineato anche il rischio di “valenze negative” delle tecnologie della comunicazione. Occorre quindi farne uso “con capacità critica, affinchè un tale fenomeno favorisca lo sviluppo della persona e della società”, ha proseguito il porporato. Nel suo intervento è stato centrale il richiamo all’etica della comunicazione, secondo i principi della Dottrina sociale della Chiesa: anche nella comunicazione valgono “i principi generali di etica sociale, come la solidarietà, la sussidiarietà, la giustizia, l’equità”, ha continuato il cardinale Martino. “La comunicazione deve essere sempre veritiera perché la verità è essenziale alla libertà individuale e alla comunione autentica fra le persone”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Cina: sale il numero delle vittime del terremoto. Pechino dice sì agli aiuti internazionali ma respinge le squadre di soccorso straniere

    ◊   La paura è tornata nella provincia cinese di Sichuan. Una scossa di assestamento è stata avvertita nella città di Chengdu dopo il forte sisma di ieri che ha provocato un numero imprecisato di vittime. Fonti ufficiali riferiscono di dodicimila morti, ma il bilancio potrebbe raddoppiare. Non si conosce il numero dei dispersi ma tra questi ci sono 15 britannici. I soccorsi intanto hanno raggiunto la contea di Wenchuan, zona dell’epicentro. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Si sono riproposte oggi uguali e drammatiche le scene di panico che già ieri si erano viste nella provincia di Sichuan. Una nuova scossa di 6,1 gradi sulla scala Richter è stata avvertita dalla popolazione che non ha esitato a scappare, riversandosi nelle strade dove non mancano macerie e segni di distruzione. E’ stato aggiornato il bilancio ufficiale delle vittime salito a 12 mila morti – nessuno straniero precisa Pechino - ma si teme che la stima possa raddoppiare, nella sola contea di Mianzhu mancano all'appello ventimila persone, dispersi anche 15 turisti britannici. La macchina dei soccorsi lavora a pieno ritmo, è stata anche raggiunta la contea di Wenchuan, zona dell’epicentro del terremoto, l’area era rimasta completamente isolata a causa del maltempo e dei crolli. Oltre 50 mila i soldati impegnati nel prestare aiuto. Assistenza è stata offerta alla Cina da tutta la comunità internazionale: Unione Europea, Stati Uniti, Giappone ed anche Taiwan. Pechino ha detto sì agli aiuti ma ha respinto le squadre di soccorso straniere motivando il rifiuto con le difficoltà di raggiungere le aree disastrate. Tra le tante espressioni di vicinanza sono giunte anche le condoglianze del Dalai Lama per i famigliari delle vittime del terremoto. Al microfono di Silvia Gusmano il dolore del cardinale Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong in questi giorni in Italia:

    R. – E’ veramente una grande tragedia. La zona colpita è molto povera. Quindi, la difficoltà è ancora maggiore. Io veramente spero che tutti si muovano per venire incontro alle loro necessità.

     
    D. – Come interverrà, Eminenza, la Chiesa cinese in questo drammatico frangente?

     
    R. – Io penso che tutti si muoveranno, ma mi pare che sia soprattutto necessario l’intervento di enti internazionali, di agenzie internazionali, come la Croce Rossa. Naturalmente, in questi giorni tutti si erano mobilitati per quello che è successo nel Myanmar. Anche questa adesso, però, è una grande tragedia e sono sicuro che da Hong Kong ci metteremo in contatto con la Caritas Internazionale e con la Croce Rossa in Cina.

     
    D. – Che messaggio rivolge alle famiglie vittime di questa calamità, in queste ore di lutto e di angosciosa attesa?

     
    R. – Siamo vicini con la preghiera. Che il Signore aiuti tutti.

     
    Sulla situazione dei soccorsi nella Cina colpita dal terremoto, la riflessione di padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia "AsiaNews" ed esperto di questioni asiatiche, intervistato da Giada Aquilino:


    R. – La situazione dei soccorsi mi sembra difficile, sia perché c’è il maltempo e quindi ci sono grandi difficoltà per gli elicotteri e per i soccorritori di muoversi e sia perché le strade e le comunicazioni sono interrotte. Ci sono ancora zone delle quali non si sa assolutamente nulla, riguardo al bilancio dei morti e dei feriti, ma anche laddove si è potuto cominciare a scavare il bilancio è ancora molto provvisorio.

     
    D. – Quali sono le emergenze di cui occuparsi immediatamente?

     
    R. – Quelli che si sono salvati hanno bisogno anzitutto di tende, perché la gente non vuole tornare nelle proprie case per il timore che vi possano essere altre scosse, così come è effettivamente avvenuto nelle ultime ore. Ma c’è poi bisogno ovviamente di cibo e di acqua. C’è inoltre necessità di curare tutti i feriti. Si attende qualsiasi tipo di soccorso.

     
    D. – Il Paese come può gestire una catastrofe simile?

    R. – Il Paese solitamente sfrutta i militari per far fronte a questi tipi di catastrofe. L’esercito è molto esperto per affrontare, ad esempio, i problemi dell’alluvione. Certo è che una situazione così vasta di disastro è difficile da gestire per la sola Cina. Sarebbe importante che il Paese si aprisse al personale internazionale, in modo da poter dare così una mano, tutti insieme, alla Cina.

     
    D. – Dalle notizie che avete ad "AsiaNews", come vive la Chiesa cinese in queste ore?

     
    R. – La Chiesa cinese è una vittima del terremoto, un po’ come tutte le altre organizzazioni e le persone della Cina. Da quello che abbiamo saputo, ci sono stati alcuni conventi che sono crollati e delle chiese che presentato delle crepe. Ci è stato raccontato di alcune suore che sono riuscite a fuggire, mentre la loro casa – una casa molto vecchia e in riparazione – crollava. Grazie a Dio si sono salvate.

    Myanmar
    E’ ancora drammatica la situazione in Myanmar a più di dieci giorni dal passaggio del ciclone "Nargis" che ha provocato 32 mila morti, secondo il governo di Yangoon, almeno il doppio secondo altre fonti. Proseguono intanto le pressioni internazionali sulla Giunta militare per favorire l’ingresso e la consegna degli aiuti. Le Nazioni Unite temono una seconda catastrofe se non si aprirà un ponte aereo. A Bruxelles, è prevista per oggi una riunione dei ministri alla Cooperazione della Unione Europea per studiare un piano di interventi. Negli ultimi giorni, è gravissimo anche il rischio di epidemie. Tra le associazioni che stanno prestando soccorso c’è il Sovrano Militare Ordine di Malta. Qual è la situazione nella quale stanno operando i volontari? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Gian Antioco Chiavari, cavaliere dell’Ordine:

    R. – Le difficoltà sono enormi. Devo dire che la situazione è molto cambiata, rispetto alla settimana scorsa, nel senso che noi domenica siamo riusciti, in effetti, con una squadra di soccorso, composta da otto persone, a raggiungere la città di Labut nel delta dell’Irrawati. Abbiamo aperto un posto di soccorso medico di emergenza e siamo stati accolti dalla popolazione realmente con un entusiasmo incredibile perchè il nostro camion con due automobili è riuscito a portare medicine, alimenti, pastiglie soprattutto per la depurazione dell’acqua e, molto importante, i teli di plastica che servono per costruire dei rifugi provvisori. Siamo felici di essere una delle prime organizzazioni che è stata in grado di aiutare i superstiti, in questa regione così severamente colpita da tale tragedia. Abbiamo anche, però, la speranza che comincino a far entrare tutti gli altri soccorsi, perché sono realmente necessari. Ci auguriamo che poi questi aiuti arrivino realmente alle persone. Certo, questo intervento non può bastare per risolvere il problema che ha colpito il Paese.

    D. – La macchina di aiuti, quindi, passa necessariamente attraverso la gestione del governo del Myanmar. Si può avere la certezza che giungano tutti a buon fine?

     
    R. – Siamo in Myanmar fin dal 2001 e siamo riusciti a portare strutture sanitarie di base, programmi di lotta alla malaria, alla tubercolosi, all’AIDS, rifornimenti di acqua potabile. Forse questa nostra presenza ci ha permesso di arrivare con altri soccorsi in quella zona. Penso che stiano capendo lentamente che non sono in grado di gestire la situazione. Putroppo, loro erano molto focalizzati sul loro referendum, che li ha portati a legittimare la loro giunta militare.

    D. – La giunta militare stessa non ha avuto forse la consapevolezza della gravità di quanto accaduto, secondo voi?

    R. – Penso che loro forse non si rendano conto che 220 mila dispersi, oltre 100 mila morti – questi i dati delle Nazioni Unite – sono un numero terrificante. Non si rendono conto soprattutto di quello che sta per succedere in quel Paese con queste temperature. Non si accorgono del pericolo delle epidemie che potrebbero espandersi, specialmente con questa acqua che alla fine, per sete, finiscono per bere, ma è acqua che non è stata purificata. Noi abbiamo portato a 40 mila persone pastiglie per purificarla. Certo, comunque vada, questo intervento non può bastare per risolvere il problema che ha colpito questo Paese.

    D. – Il prossimo passo è, quindi, necessariamente un ammorbidimento dell’atteggiamento del governo dell’ex Birmania?

     
    R. – Conto che questo popolo venga aiutato e che questa giunta militare capisca che noi non abbiamo nessun interesse ad interferire sulla politica del Paese, ma abbiamo interesse a portare soccorso ad un popolo - 1 milione e 900 mila persone - che, in questo momento, versa in una situazione veramente catastrofica. Si immagini cosa significherebbe se cominciassero a spargersi epidemie su numeri del genere.

     
    Medio Oriente
    Rilanciare le speranze di pace in Medio Oriente. Con questo spirito inizia oggi la visita del presidente americano Bush, atteso a Gerusalemme per le celebrazioni dei 60 anni di Israele. Il capo della Casa Bianca parlerà anche alla Knesset ma è fallita l’ipotesi di colloqui a tre con Olmert, alle prese con scandali finanziari, e Abu Mazen in difficoltà per la ripresa delle violenze da parte di Hamas. In un’intervista, Bush ha affermato che l’Iran rappresenta “la maggiore minaccia di lungo termine per la pace in Medio Oriente”.

    Libano-Bush
    Sempre di Iran aveva parlato ieri il presidente americano in riferimento alla crisi politica in Libano. Bush ha ammonito sia Teheran che la Siria per il loro coinvolgimento nelle violenze. In 6 giorni di scontri tra Hezbollah e truppe del governo antisiriano sono stati almeno 80 i morti; e se a Beirut è calma apparente, le tensioni si sono spostate a Tripoli, nel Nord, dove anche questa notte si sono uditi spari di pistola ed esplosioni di granate. Intanto, domani a Beirut, arriva una delegazione della Lega Araba accettata dal premier Fuad Siniora e anche da Hezbollah, che ha dato il permesso alla riapertura della strada per l’aeroporto internazionale, fermo da mercoledì scorso. Intanto, è stata ancora rinviata al 10 giugno l’elezione del presidente della Repubblica. Si tratta del diciannovesimo slittamento. Il Libano è senza capo dello Stato da novembre scorso dopo la fine del mandato di Lahoud.

    Iraq-violenza
    Escalation di violenza in Iraq. Ieri sera, sono scoppiati nuovi scontri a Sadr City, roccaforte sciita di Baghdad: tre le vittime per il comando americano, fonti irachene parlano di 11 morti. Cinque i soldati iracheni uccisi e altre otto persone, tra cui quattro bambini, rimasti feriti: è il bilancio dell'esplosione di due ordigni avvenuta stamani in due zone di Mossul.

    USA-primarie
    Seggi aperti in West Virginia per le primarie democratiche tra Hillary Clinton, largamente favorita sullo sfidante Barack Obama. Sono in palio 28 delegati alla Convention di agosto. Votano anche i repubblicani in Nebraska, scontata la scelta del senatore dell'Arizona John McCain come candidato alla Casa Bianca.

    Zimbabwe-ONU
    Allarme dell’ONU per la situazione in Zimbabwe. Il rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese, Augustino Zacarias, ha affermato che l’acuirsi delle violenze in particolare nelle aree rurali potrebbe portare ad una vera e propria crisi. La dichiarazione arriva all’indomani della decisione del governo di impedire l’accesso di osservatori stranieri durante il prossimo ballottaggio tra il presidente Mugabe e il leader dell’opposizione Tsvangirai. Una scelta che potrebbe essere revocata solo nel caso in cui vengano tolte le sanzioni internazionali contro il Paese africano.

    Italia-politica
    E’ previsto per domani il voto di fiducia alla Camera del nuovo governo Berlusconi. Stamani il premier ha presentato il programma di governo che ruota intorno ai temi della sicurezza, alla detassazione, allo smaltimento dei rifiuti. Mano tesa all’opposizione. Berlusconi ha definito il “governo ombra” “uno strumento di osservazione”. Intanto ieri il consiglio dei ministri ha nominato 37 sottosegretari ma nessun vice-ministro.

    Pakistan-politica
    Crisi politica in Pakistan. La Lega Musulmana Pachistana di Nawaz Sharif ha ritirato i suoi 9 ministri dal governo di Gilani, insediatosi sei settimane fa. Una decisione dovuta al mancato accordo con il Partito del Popolo Pachistano sul reinserimento dei giudici costituzionali rimossi a novembre dal presidente Musharraf.

    Bangladesh- traghetto
    Disgrazia nelle acque del Bangladesh. Oltre 40 le vittime del naufragio di un traghetto capovoltosi ieri nel nord-est del Paese, lungo il fiume Ghorautura, a circa 180 chilometri dalla capitale Dacca. A bordo del natante, travolto dalle acque in tempesta, c'erano circa 150 passeggeri, 25 dei quali sono riusciti a mettersi in salvo.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 134

     
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