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Sommario del 10/05/2008
L’amore coniugale, aperto al dono inestimabile della vita, sappia coniugare libertà e verità: l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti al convegno sull’Humanae Vitae di Paolo VI, documento coraggioso e lungimirante
◊ Coniugare libertà e verità di fronte al dono inestimabile della vita umana: si è sviluppato intorno a questo tema fondamentale, “antico e sempre nuovo”, il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno internazionale per il 40.mo anniversario della Humanae Vitae di Paolo VI. Un intervento di grande respiro su uno di quei “valori non negoziabili” tanto cari al Pontefice. L’udienza di stamani ha offerto anche l’occasione a Benedetto XVI di ricordare il coraggio e la lungimiranza di Papa Montini nella pubblicazione di questa Enciclica, purtroppo spesso fraintesa. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dall’arcivescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, ateneo che in questi giorni ha ospitato il convegno sull’Humanae Vitae. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Il riguardo per la vita umana e la salvaguardia della dignità della persona” ci impongono di “non lasciare nulla di intentato perché a tutti possa essere partecipata la genuina verità dell’amore coniugale responsabile, nella piena adesione alla legge iscritta nel cuore di ogni persona”: è il richiamo di Benedetto XVI nel suo appassionato discorso sull’Humanae Vitae di Paolo VI. Un documento, ha detto, che a quarant’anni dalla sua pubblicazione “non solo manifesta immutata la sua verità, ma rivela anche la lungimiranza con la quale il problema va affrontato”. Il Pontefice ha voluto ricordare il contesto difficile in cui maturò la pubblicazione dell’Humanae Vitae ed ha sottolineato il coraggio di Papa Montini:
“Quel documento divenne ben presto segno di contraddizione. Elaborato alla luce di una decisione sofferta, esso costituisce un significativo gesto di coraggio nel ribadire la continuità della dottrina e della tradizione della Chiesa. Quel testo, spesso frainteso ed equivocato, fece molto discutere anche perché si poneva agli albori di una profonda contestazione che segnò la vita di intere generazioni”.
“L’insegnamento dell’Humanae Vitae”, ha riconosciuto il Papa, “non è facile”. Tuttavia, ha proseguito, “è conforme alla struttura fondamentale mediante la quale la vita è sempre stata trasmessa fin dalla creazione del mondo, nel rispetto della natura e in conformità con le sue esigenze”. La “parola chiave” per comprendere l’Enciclica di Paolo VI, ha rilevato, “rimane quella dell’amore”. Di fatto, ha spiegato, nella Humanae Vitae “l’amore coniugale viene descritto all’interno di un processo globale che non si arresta alla divisione tra anima e corpo né soggiace al solo sentimento, spesso fugace e precario, ma si fa carico dell’unità della persona”. Tolta questa unità, è stato il monito di Benedetto XVI, “si perde il valore della persona e si cade nel grave pericolo di considerare il corpo come un oggetto che si può comperare o vendere”:
“In una cultura sottoposta alla prevalenza dell’avere sull’essere, la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l’esercizio della sessualità si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora ciò che si deve difendere non è più solo il vero concetto dell’amore, ma in primo luogo la dignità della persona stessa”.
Per questo, ha avvertito, come credenti “non potremmo mai permettere che il dominio della tecnica abbia ad inficiare la qualità dell’amore e la sacralità della vita”. E, ancora, il Santo Padre ha ribadito che il Magistero della Chiesa “non può esonerarsi dal riflettere in maniera sempre nuova e approfondita sui principi fondamentali che riguardano il matrimonio e la procreazione”. Ha così messo l’accento sul “dono inestimabile” della vita al quale non può “rimanere chiuso” l’amore coniugale. “Nella fecondità dell’amore coniugale – ha detto ancora – l’uomo e la donna partecipano all’atto creativo del Padre”. Non a caso, ha rammentato, parlando dell’amore umano, Gesù “si richiama a quanto operato da Dio all’inizio della Creazione”. Una parola, ha affermato, che “permane immutata con la sua profonda verità e non può essere cancellata dalle diverse teorie che nel corso degli anni si sono succedute e a volte perfino contraddette tra loro”:
“La legge naturale, che è alla base del riconoscimento della vera uguaglianza tra le persone e i popoli, merita di essere riconosciuta come la fonte a cui ispirare anche il rapporto tra gli sposi nella loro responsabilità nel generare nuovi figli. La trasmissione della vita è iscritta nella natura e le sue leggi permangono come norma non scritta a cui tutti devono richiamarsi”.
Quindi, il Papa ha esortato a riscoprire la fecondità dell’alleanza tra ragione e amore. “Se la ragione istruisce l’amore e l’amore illumina la ragione”, ha detto citando Guglielmo di Saint Thierry, “allora essi possono fare qualcosa di grande”. Questo “qualcosa di grande”, ha precisato, è proprio “il sorgere della responsabilità per la vita, che rende fecondo il dono che ognuno fa di sé all’altro”:
“E’ frutto di un amore che sa pensare e scegliere in piena libertà, senza lasciarsi condizionare oltremisura dall’eventuale sacrificio richiesto. Da qui scaturisce il miracolo della vita che i genitori sperimentano in se stessi, verificando come qualcosa di straordinario quanto si compie in loro e tramite loro”.
Ecco perché, ha evidenziato, “nessuna tecnica può sostituire l’atto d’amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero più grande che li vede protagonisti e compartecipi della Creazione”. Benedetto XVI ha dedicato la parte conclusiva del suo discorso all’educazione degli adolescenti, le cui reazioni, ha notato, “manifestano una non corretta conoscenza del mistero della vita e delle rischiose implicanze dei loro gesti”. Ha dunque richiamato “l’urgenza formativa” che, ha sottolineato, “vede nel tema della vita un suo contenuto privilegiato”. Il Papa ha espresso l’auspicio che i giovani “possano apprendere il vero senso dell’amore e si preparino per questo con un’adeguata educazione alla sessualità senza lasciarsi distogliere da messaggi effimeri che impediscono di raggiungere l’essenza della verità in gioco”:
“Fornire falsi illusioni nell’ambito dell’amore o ingannare sulle genuine responsabilità che si è chiamati ad assumere con l’esercizio della propria sessualità non fa onore a una società che si richiama ai principi di libertà e di democrazia. La libertà deve coniugarsi con la verità e la responsabilità con la forza della dedizione all’altro anche con il sacrificio”.
“Senza queste componenti – ha concluso il Santo Padre – non cresce la comunità degli uomini e il rischio di rinchiudersi in un cerchio di egoismo asfissiante rimane sempre in agguato”. Dal canto suo, l’arcivescovo Rino Fisichella ha ricordato l’attenzione riservata dagli allora cardinali Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger all’insegnamento dell’Humanae Vitae. Un documento, ha affermato, “che riesce a coniugare e salvaguardare in modo coerente il rispetto per la legge naturale e la libertà dei coniugi”.
Crisi della famiglia e consumismo al centro del discorso del Papa ai vescovi ungheresi in visita ad Limina
◊ La grave crisi che anche in Ungheria attraversa la famiglia e il consumismo: sono i temi centrali del discorso di Benedetto XVI ai vescovi ungheresi ricevuti stamane in visita ad Limina. Ma nelle parole del Papa c’è anche l'invito a conservare la memoria degli "eroici testimoni della fede" vissuti durante il periodo comunista, e l'apprezzamento per importanti scelte fatte dalla Conferenza episcopale ungherese e in particolare per la proclamazione del 2008 “Anno della Bibbia”. Con l’auspicio che l’impegno sociale della Chiesa possa ricevere un sostegno da parte delle pubbliche istituzioni. Il servizio di Fausta Speranza.
Un senso di insicurezza pervade la società ungherese, in particolare c’è una “certa difficoltà a fidarsi degli altri, tipica di chi ha vissuto a lungo in un clima di sospetto”. Lo afferma il Papa sottolineando che "purtroppo il lungo periodo del regime comunista ha segnato pesantemente la popolazione ungherese, così che ancora oggi si notano le conseguenze". Aggiunge poi che la “difficile congiuntura economica” accentua tutto ciò, così come quello che definisce uno “sconsiderato consumismo”. E qui il Papa parla di “debolezza di pensiero e di volontà” spiegando che è “assai comune ai nostri tempi”. Comune così come il processo di secolarizzazione di cui fa innanzitutto le spese la famiglia, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “la famiglia anche in Ungheria attraversa una grave crisi”. Meno matrimoni e – dice il Papa – “un impressionante numero di divorzi” con il moltiplicarsi delle “cosiddette coppie di fatto” e “un drastico calo delle nascite, reso ancor più drammatico dalla diffusa pratica dell’aborto”. Il Papa la definisce “un’enorme sfida per la Chiesa” e incoraggia così i presbiteri:
“In questo contesto la Chiesa dev’essere certamente maestra, ma mostrandosi sempre e prima di tutto madre, così da favorire la crescita della reciproca fiducia e la promozione della speranza”.
“Giustamente – aggiunge - voi avete criticato il pubblico riconoscimento delle unioni omosessuali, perché contrario non solo all’insegnamento della Chiesa ma alla stessa Costituzione ungherese”.
Parlare di problemi della famiglia significa anche considerare le conseguenze sui giovani e, a questo proposito, Bendetto XVI parla di “evangelizzazione della cultura” esprimendo il suo “più vivo apprezzamento per le molteplici iniziative che la Chiesa ungherese promuove, pur con i mezzi limitati di cui dispone, per animare il mondo dei giovani, con momenti di formazione e di amicizia che stimolino la loro responsabilità”. Cita anche le iniziative “tradizionali, quali i pellegrinaggi e le espressioni di devozione ai Santi ungheresi, in particolare a Santa Elisabetta, a Sant’Emerico e, naturalmente, a Santo Stefano”. A proposito di pellegrinaggi, cita il "perdurare della consuetudine del pellegrinare alla Sede di Pietro" (significativamente, nella Basilica dell’Apostolo esiste una suggestiva Cappella Ungherese), e si compiace dei sempre più frequenti pellegrinaggi a Mariazell, Częstochowa, Lourdes, Fatima, e al nuovo Santuario della Divina Misericordia a Cracovia, dove è stata eretta recentemente una 'Cappella Ungherese':
“Nel XX secolo non sono mancati nella vostra Comunità eroici testimoni della fede: vi esorto a custodire la loro memoria, affinché le sofferenze da essi affrontate con spirito cristiano continuino ad essere di stimolo al coraggio e alla fedeltà dei credenti e di quanti si impegnano per la verità e la giustizia.”
Il Papa esprime poi un’altra preoccupazione: “La mancanza di sacerdoti e il conseguente sovraccarico di lavoro pastorale per gli attuali ministri della Chiesa”, ricordando che è “un problema che si riscontra in molti Paesi d’Europa”. “Occorre – sottolinea - far sì che i sacerdoti alimentino adeguatamente la propria vita spirituale, affinché, malgrado le difficoltà e il lavoro pressante, non smarriscano il centro della loro esistenza e del loro ministero e, di conseguenza, sappiano discernere l’essenziale dal secondario, individuando le giuste priorità nell’agire quotidiano”.
Ricordando che “la Chiesa Cattolica rimane per moltissimi ungheresi la Comunità religiosa di appartenenza”, Benedetto XVI auspica che “i rapporti con le Autorità statali siano caratterizzati da rispettosa collaborazione, grazie anche agli Accordi bilaterali, sul cui corretto adempimento veglia un’apposita Commissione Paritetica”. E poi esprime un altro auspicio:
“E poiché la Chiesa, grazie al suo impegno nelle scuole e nel servizio sociale, reca un notevole contributo alla comunità civile, come non auspicare che le sue attività siano sostenute dalle pubbliche Istituzioni, a vantaggio soprattutto dei ceti sociali meno abbienti? Da parte ecclesiale, nonostante le difficoltà economiche generali dell’attuale momento, non verrà meno l’impegno a servizio di chi si trova in situazioni di bisogno.”
Il Papa, inoltre, sottolinea l’unità che caratterizza la Chiesa ungherese nel seguire gli insegnamenti della Chiesa, “motivo di serenità e di conforto”. E si compiace dell’incremento dei contatti con le Conferenze episcopali dei Paesi vicini, soprattutto con la Slovacchia e la Romania, dove c’è una presenza di minoranze ungheresi. “Le tensioni non sono certo facili da superare - afferma Bendetto XVI - ma la strada intrapresa dalla Chiesa è giusta e promettente”. E poi parole di apprezzamento per la promozione dell’“Anno della Bibbia” nel 2008.
Il Papa concede l'indulgenza plenaria per l'Anno Paolino
◊ Benedetto XVI concede l’indulgenza plenaria in occasione dell’Anno Paolino indetto per celebrare i duemila anni dalla nascita di San Paolo. La Penitenzieria Apostolica ha pubblicato oggi il relativo Decreto che copre il periodo che va dal 28 giugno prossimo, ovvero dai Primi Vespri della prossima Solennità dei Santi Pietro e Paolo, fino al 29 giugno 2009.
Si può ottenere l’indulgenza plenaria visitando in forma di pellegrinaggio la Basilica papale di San Paolo fuori le Mura a Roma. Sono necessarie le solite condizioni: la confessione, la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa, praticate con l’animo veramente pentito e distaccato da qualsiasi peccato, anche veniale. "L'indulgenza plenaria - precisa il Decreto - potrà essere lucrata dai fedeli cristiani sia per loro stessi, sia per i defunti, tante volte quanto verranno compiute le opere ingiunte; ferma restando tuttavia la norma secondo la quale si può ottenere l'indulgenza plenaria soltanto una volta al giorno".
E’ stabilito inoltre che i fedeli, “oltre ad elevare le proprie suppliche davanti all’altare del Santissimo Sacramento, ognuno secondo la sua pietà, si dovranno portare all’altare della Confessione e devotamente recitare il ‘Padre nostro’ e il ‘Credo’, aggiungendo pie invocazioni in onore della Beata Vergine Maria e di San Paolo. E tale devozione – si aggiunge - sia sempre strettamente unita alla memoria del Principe degli Apostoli San Pietro”.
Possono ottenere l’indulgenza plenaria anche i fedeli delle varie Chiese locali che, adempiute le consuete condizioni, “parteciperanno devotamente ad una sacra funzione o ad un pio esercizio pubblicamente svolti in onore dell’Apostolo delle Genti nei giorni della solenne apertura e chiusura dell’Anno Paolino, in tutti i luoghi sacri, e in altri giorni determinati dall’Ordinario del luogo, nei luoghi sacri intitolati a San Paolo e, per l’utilità dei fedeli, in altri designati dallo stesso Ordinario”.
L’indulgenza plenaria è concessa anche a quei fedeli che, “impediti da malattia o da altra legittima e rilevante causa” e col proposito di adempiere alle consuete condizioni non appena sarà possibile, si uniscono spiritualmente ad una celebrazione giubilare in onore di San Paolo, offrendo a Dio le loro preghiere e sofferenze per l’unità dei Cristiani.
Il Decreto invita infine i sacerdoti ad essere disponibili con generosità ad accogliere le richieste dei fedeli per l’ascolto delle Confessioni.
Ricordiamo, con il Catechismo della Chiesa Cattolica, che l'indulgenza plenaria è la remissione totale “dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa”. Infatti “ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione”. La pena temporale è dunque quanto rimane da purificare del peccato: cosa che avviene in questa vita con la preghiera, con atti di penitenza e di fervente carità, o in Purgatorio. L’indulgenza libera dalle pene temporali attingendo al cosiddetto Tesoro della Chiesa, costituito dai “beni spirituali della comunione dei santi” che attraverso “i meriti di Cristo” acquistano un infinito ed inesauribile valore presso il Padre. (A cura di Sergio Centofanti)
In una lettera del cardinale Bertone, la benedizione del Papa per i giovani che stasera partecipano alla Veglia di Pentecoste nella Basilica laterana
◊ Benedetto XVI prega per i giovani universitari perché lo Spirito Santo dia loro “la forza e la generosità per costruire un’autentica civiltà dell’amore”. Lo scrive in una lettera il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, rivolgendosi per il tramite del cardinale vicario, Camillo Ruini, agli studenti universitari che questa sera parteciperanno alla Veglia di Pentecoste nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Questo appuntamento, ricorda il cardinale Bertone nella lettera, “conclude l’itinerario formativo preparato per i giovani universitari dall’Ufficio Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, iniziato ad Assisi nel novembre scorso e articolato sul tema ‘Testimoni del Risorto in Università. Costruire insieme la civiltà dell’amore’”.
Il Papa, si legge ancora nel testo, “ha appreso con favore che, nel corso della Veglia, a molti giovani sarà amministrato il Sacramento della Confermazione, ed auspica che, come scrive nel Suo Messaggio per la XXIII giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Sydney, in Australia, essi riscoprano tale sacramento e ne ritrovino il valore per la loro crescita spirituale”.
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha promosso all’Ordine dei Vescovi il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, assegnandogli il titolo della chiesa suburbicaria di Frascati.
Nella Solennità di Pentecoste il Papa presiede la Messa nella Basilica di San Pietro. Intervista con mons. Ravasi
◊ Domani la Chiesa celebra la Solennità di Pentecoste. Alle ore 10.00, Benedetto XVI presiederà la Santa Messa nella Basilica Vaticana. La nostra emittente seguirà la celebrazione in diretta a partire dalle 9.50. Il termine “pentecoste” deriva dal greco e significa, letteralmente, “cinquanta”: la Solennità di Pentecoste cade, infatti, 50 giorni dopo la Pasqua e ricorda la discesa dello Spirito Santo sui discepoli. Ma quale simbologia rappresenta questo numero? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
R. – E’ il simbolo profondamente biblico delle sette settimane. Il numero sette, noi sappiamo, nell’interno delle culture d’Oriente, è un numero simbolico che rappresenta pienezza. 50 giorni vogliono dire, per la tradizione giudaica, festa per eccellenza della Nuova Alleanza, cioè il nuovo dono dell’Alleanza tra Dio e Israele, non più sulle tavole di pietra del Sinai bensì sulle tavole di carne dei cuori. Per il cristianesimo, invece, diventa la fusione sempre dello Spirito nell’interno della comunità per una nuova alleanza, anch’essa, che però è suggellata ora dalla presenza del Cristo risorto nell’interno della sua comunità che è presente attraverso lo Spirito e attraverso la sua parola.
D. – Una Chiesa animata dallo spirito di Pentecoste quali caratteristiche deve avere?
R. – Deve avere almeno due caratteristiche. Da una parte è sicuramente protesa verso il suo Signore. Lo Spirito ci aiuta a comprendere di più il grande segreto di Dio. La seconda dimensione invece è quella più orizzontale: nell’interno della comunità lo Spirito è presente sia per costituire la Chiesa, sia quasi per esserne l’anima, per impedire che diventi quindi semplicemente una struttura, un’organizzazione ma sia profondamente un corpo unico vivente con il suo Signore, sia un corpo di fratelli, sia soprattutto in ascolto della Parola di Dio che fa fremere gli spiriti, che anima le coscienze, che conduce e guida l’esistenza.
D. – In un mondo globalizzato come il nostro, come rinnovare continuamente lo Spirito, anche nel mondo laico?
R. – Una prima strada è quella tipicamente ecclesiale di riuscire ancora a ritornare all’invocazione dello Spirito, alla meditazione attorno alla Parola di Dio che è alimentata dallo Spirito, ritornare alla liturgia e soprattutto esaltare alcune componenti che sono fondamentali nell’interno della liturgia per quanto riguarda lo Spirito. Pensiamo al Battesimo, per esempio, pensiamo soprattutto al Sacramento della Confermazione o Cresima che ha sicuramente quasi come emblema, lo Spirito. Un’altra strada è anche più di tipo simbolico, e quindi anche culturale ed è riuscire a trovare ancora i grandi simboli biblici che parlano dello Spirito. Io ne ricordo soltanto due tra i tanti. Il primo è quello del soffio. Il tema del soffio, del respiro vuol dire vita. Come noi dai nostri genitori abbiamo ricevuto il respiro della vita nascendo, così quando nel Battesimo e poi nella Confermazione abbiamo ricevuto il dono dello Spirito, abbiamo avuto un altro respiro, cioè un’altra vita: la vita stessa di Dio, un respiro che può essere mozzato, tagliato con il male, con il peccato. Il secondo simbolo è quello del fuoco: lo diciamo anche noi, il fuoco dell’amore. Lo Spirito è il principio dell’amore, non solo nell’interno della comunità, ma anche quello che ci invita a stendere la mano al di fuori, sollevando chi è caduto, accarezzando chi è solo, portando quel precetto fondamentale che Cristo ci ha lasciato: quello dell’amore.
Davanti ai giornalisti internazionali, ospiti della Radio Vaticana, Karekin II, e i suoi più stretti collaboratori sottolineano l'importanza ecumenica della visita in Vaticano
◊ “E’ particolarmente gradevole per noi confermare che lo spirito di amore e collaborazione tra le Chiese apostolica armena e cattolica trova una tangibile espressione nel nostro tempo”. Sono alcune della parole del Messaggio del Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II, rivolto ai giornalisti che nel primo pomeriggio di ieri hanno partecipato alla conferenza stampa ospitata dalla Sala Marconi della nostra emittente. Il Patriarca armeno apostolico era accompagnato da alcune delle più eminenti personalità del mondo religioso e laico armeno. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Dall’epoca delle Crociate, “quando l'Occidente trovò un amico e alleato nel regno armeno di Cilicia”, al viaggio che sette anni fa Giovanni Paolo II compì a Etchmiadzin - con la storica sosta davanti al Memoriale che ricorda le vittime dello sterminio armeno del 1915 - fino alla visita di ieri che ancora una volta “rafforza la calorosa atmosfera di amore e di rispetto, costituitasi fra le nostre due Chiese”. Davanti ai giornalisti di numerose testate internazionali, il Patriarca Karekin II ha ricordato l’antico vincolo che, da quasi mille anni, lega il Papa di Roma al Catholicosato armeno e ha ribadito l’importanza dell’incontro che ieri in Vaticano ha visto Benedetto XVI e lo stesso Patriarca armeno apostolico stringersi in un abbraccio di fraternità, suggellato dalla recita comune del Padre nostro, nell’antica lingua armena. Importanza che ha trovato eco nelle parole del primate della diocesi della Chiesa armena degli Stati Uniti, l’arcivescovo di New York, Khajag Barsamian, che parla anche dell’incontro avuto con il Papa alla celebrazione ecumenica durante il recente viaggio pontificio in terra americana:
“L’incontro tra il Patriarca della Suprema Chiesa armena e Sua Santità è andato molto, molto bene, sia nell’incontro privato che con i vescovi e sia durante il pranzo. Io ero presente e ho visto che c’era un’atmosfera molto, molto calda e molto, molto forte. Negli Stati Uniti noi abbiamo molte collaborazioni. Sono ad esempio vicino al cardinale Egan, al cardinale George ed anche ad altri cardinali, vescovi, sacerdoti. Il nostro dialogo con la Chiesa cattolica negli Stati Uniti è molto buono. Anche questa visita di Sua Santità negli Stati Uniti è andata molto, molto bene. E come ha detto Sua Santità durante il pranzo, questo era molto importante non solo per i fedeli cattolici, ma per tutti i cristiani".
Le domande dei giornalisti hanno permesso ai rappresentanti del Patriarca armeno - che nel frattempo aveva lasciato la conferenza stampa per onorare i numerosi impegni della sua agenda - di fare luce su alcuni scenari, come ad esempio il dialogo con la Turchia o la situazione in Iraq. Qui, da dove i cristiani fuggono in massa per il conflitto, ciò che “non dobbiamo assolutamente fare - ha affermato l’arcivescovo Avak Asadourian, primate della diocesi della Chiesa armena in Iraq - è accentuare la differenziazione tra le religioni perché la situazione del Paese non è quella che si vede e si legge all'estero: è molto peggiore e le cause dei conflitti hanno radici profonde”. Del resto, nel corso dell’udienza di ieri, lo stesso Karekin II aveva ricordato l’esortazione del Papa negli Stati Uniti ad intraprendere la strada del dialogo e della pace piuttosto che quella del confronto e della violenza.
Ma l’obiettivo supremo resta quello del raggiungimento della piena unità tra le due Chiese e la tappa di ieri - ribadisce l’archimandrita padre Aren Shainian, parroco della Chiesa armena apostolica in Italia - ha segnato un ulteriore progresso:
“L’incontro con Sua Santità Benedetto XVI è stato un meeting per rafforzare la fede cristiana. E’ stato un incontro molto, molto importante, dove la Chiesa cattolica, tramite Sua Santità Benedetto XVI, ha potuto esprimere un rapporto più chiaro con la Chiesa armeno-apostolica, la fraternità, l’amore, verso una strada per l’unica Chiesa”.
Benedetto XVI, dall’Ovest all’Est: l'editoriale di padre Lombardi
◊ Sono ancora vivissimi gli echi del viaggio del Papa in America e dell’entusiasmo e della simpatia dimostrata dal popolo americano in risposta alla stima con cui Benedetto XVI si è rivolto a quella grande nazione, alla sua storia e ai suoi valori, ed ecco che nell’Aula Paolo VI abbiamo vissuto un altro significativo momento di incontro, questa volta rivolto verso l’Est, con una qualificata rappresentanza proveniente dalla Cina. Un incontro di carattere e natura completamente diversa, naturalmente, perché altro è un viaggio in un Paese altro è ricevere l’omaggio di una grande orchestra, ma che dimostra efficacemente l’ampiezza dell’orizzonte e delle disposizioni al dialogo della Chiesa cattolica e il suo desiderio di servizio spirituale senza confini.
Dall’Ovest all’Est, dunque, non solo i grandi popoli, ma tutti i popoli sono benvenuti all’incontro. Il Papa ha definito la grande Aula delle Udienze “una finestra aperta sul mondo, in cui si incontrano persone provenienti da ogni parte della terra, ognuna con la propria storia personale e la propria cultura, ognuna accolta con stima e affetto” e ha affermato di “accogliere idealmente l’intero popolo cinese”, augurandogli anche di prepararsi alle prossime Olimpiadi come “evento di grande valore per l’intera umanità”. Mentre ci prepariamo alla giornata di preghiera per la Chiesa in Cina del 24 maggio, indetta dal Papa nella sua famosa lettera dello scorso anno, guardiamo dunque con fiducia anche verso la prosecuzione del lungo cammino di dialogo fra la Chiesa, il popolo cinese e le sue autorità.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L’assurdo referendum della giunta nel Myanmar: nell’informazione internazionale, un articolo di Francesco Citterich, in cui si sottolinea che – nonostante la tragica situazione dopo il ciclone – si tiene ugualmente il voto sul progetto che dovrebbe porre le basi giuridiche per l’organizzazione di elezioni multipartitiche nel 2010.
In cultura, Giulia Galeotti sul significato del congresso internazionale – conclusosi oggi con l'udienza del Papa – a quarant’anni dall’“Humanae vitae”.
Il vero erede di Sant’Ambrogio? Alessandro Manzoni: nell’articolo di mons. Inos Biffi si mette in luce che tra gli inni presenti nella moderna liturgia ambrosiana vi sono anche brani tratti da “La Pentecoste”.
Una traduzione più letterale, ma soprattutto più bella: l’intervento del segretario generale della CEI – alla Fiera del Libro di Torino – in cui viene illustrata la nuova versione in italiano della Bibbia.
Morti e violenze in Libano. Il governo accusa Hezbollah: è un golpe
◊ Beirut e il Libano continuano ad essere teatro di sanguinosi combattimenti tra esercito regolare e milizie Hezbollah. Nella capitale sei persone sono morte in seguito a violenze scoppiate nel corso di un funerale sunnita. Sul versante politico, il premier Fuad Siniora ha assicurato alla popolazione di Beirut che il Libano “non cadrà nelle mani di coloro che stanno attuando un colpo di Stato”. Il primo ministro ha anche aggiunto che l'esercito interverrà a Beirut per restaurare l'ordine. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
In Libano si intrecciano notizie di drammatici scontri con accorati appelli per la pace: è salito ad almeno 29 morti il bilancio dei combattimenti tra Hezbollah e soldati. A Beirut sono previste oggi due manifestazioni per chiedere la fine delle violenze e il ritorno alla normalità. Ma la situazione resta tesa: la parte occidentale della capitale, presidiata ieri da uomini del movimento sciita, è adesso sotto il controllo dell’esercito. Sul versante politico, il governo libanese ha accusato il movimento Hezbollah di aver messo in atto un colpo di Stato contro la Costituzione e le risoluzioni dell'ONU. L’Unione Europea ha poi manifestato pieno appoggio al governo del Libano e al suo primo ministro. Gli Stati Uniti condannano inoltre il ricorso alla violenza da parte dei gruppi armati illegittimi e chiedono alle parti in causa di rispettare lo stato di diritto. Ma, soprattutto, l’amministrazione americana esorta Iran e Siria a porre fine all’appoggio agli Hezbollah. La crisi nel Paese dei Cedri si è innescata nei giorni scorsi quando il governo libanese ha ordinato la chiusura della rete di telecomunicazioni gestita dagli Hezbollah e rimosso il capo della sicurezza dell’aeroporto di Beirut, ritenuto vicino al movimento sciita.
In questo momento il Libano è un Paese paralizzato. L’aeroporto internazionale di Beirut è chiuso ed il porto della capitale ha cessato le attività. Sulla situazione del Paese dei cedri ascoltiamo al microfono di Luca Collodi, il vescovo maronita di Baalbek, mons. Simon Atallah, rimasto bloccato a Parigi dopo la chiusura dell’aeroporto di Beirut:
E’ tragica e triste nello stesso momento. Però noi offriamo tutto questo al Signore perchè questi sacrifici portino frutti. Perché portino un’intesa tra questi partiti libanesi e, soprattutto, una pace duratura. Ne abbiamo abbastanza: in tutta la nostra vita abbiamo sofferto a causa delle guerre. La pace è un diritto dell’uomo: dove sono quelli che lottano per i diritti dell’uomo? Che peccato ha commesso questo popolo per dover pagare così a lungo con queste guerre? Ci sono delle forze straniere che soffiano sul fuoco di Beirut: di questo siamo convinti anche noi.
Mons. Atallah, avete ancora la speranza che il Libano possa diventare un Paese normale?
Malgrado tutto, noi nutriamo la speranza che alla fine possa vincere la ragione. Ho accolto con gioia l’appello del Papa per chiedere di pregare per il Libano. Spero che soprattutto molti dirigenti trovino accordi e rispondano all’appello del Santo Padre a sentirsi responsabili della pace per il Libano e in Libano. Per questo, auspico che questi dirigenti non soffino sul fuoco ma ispirino fiducia e comunichino la vita a questo popolo così ferito nella sua dignità.
Al via oggi Run4Unity 2008, staffetta mondiale per la pace promossa dal movimento dei Focolari
◊ Ragazzi protagonisti di una staffetta attraverso il mondo per ribadire il loro impegno concreto a costruire pace, unità e solidarietà fra i popoli. E’ quanto si propone di fare la seconda edizione di Run4 Unity, evento internazionale promosso dai Ragazzi per l’Unità, gli adolescenti del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. La staffetta attraversa i luoghi simbolo del pianeta, dove c’è la guerra, la povertà, e nei quartieri dimenticati, per culminare a piazza Navona a Roma, con una trasmissione in collegamento satellitare tra 350 città del mondo, dalle ore 18.00. Gabriella Ceraso ha intervistato uno degli organizzatori: Luca Salerno, 17 anni, di Milano.
R. – Questa è una manifestazione che appunto avrà inizio nelle Isole Fiji e continuerà con il procedere dei fusi orari fino ad arrivare alle isole Hawaii, per terminare di nuovo nel Pacifico. Al termine della corsa ci sarà un momento per spiegare appunto la regola d’oro contenuta nel Vangelo e nei testi sacri di quasi tutte le religioni, che dice appunto: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. Questa staffetta serve appunto per dire che questo si può vivere in ogni ambito della nostra vita.
D. – In ogni fuso, testimonianze, volti... Dacci un’idea di quello che avviene nel mondo e che si potrà vedere a Roma?
R. – Sappiamo già di alcune esperienze un po’ particolari, come quella di Gerusalemme, dove correranno ebrei, cristiani e musulmani tutti insieme, appunto per testimoniare l’unità fra le religioni. E questo avverrà domenica per rispettare le usanze ebree. Un’altra manifestazione speciale è quella che avverrà a Quito, in Ecuador, a 4 mila metri, dove i Ragazzi per l’Unità vogliono lanciare la regola d’oro anche dal tetto del mondo. In Italia, a Pisa, correranno invece da Piazza dei Miracoli e porteranno la regola d’oro a tutti i passanti e, sempre a Pisa, anche attraverso delle barche. Un’esperienza simile, ma dall’altra parte dell’emisfero, sarà invece in Amazzonia: in alcune piccole isole i Ragazzi per l’Unità, non avendo neanche lo spazio fisico per correre per un’ora, hanno deciso di fare anch’essi in canoa un giro nel delta del Rio delle Amazzoni.
D. – Nell’ambito di Run4 Unity voi parlerete anche di un progetto che si chiama “Coloriamo la città”. In che cosa consiste?
R. – Consiste appunto nel portare l’amore e attraverso l’amore colorare le nostre città. Una testimonianza è per esempio l’esperienza che abbiamo fatto noi Ragazzi per l’Unità di Milano, che siamo andati in un campo rom, una realtà veramente sconcertante. Dopo questo sconcerto iniziale ci siamo rilanciati. Potevamo essere noi ragazzi con il nostro amore a trasformare quella realtà. Abbiamo potuto cominciare a vederci con una quindicina di bambini e ragazzi per fare un pomeriggio di gioco, di festa insieme con loro. Spesso è diffuso un pregiudizio nei loro confronti. Noi appunto volevamo provare a guardarli proprio come fratelli. E loro stessi parteciperanno anche alla manifestazione Run4 Unity che ci sarà a Milano.
D. – Questa manifestazione è la prima che si fa dopo la morte di Chiara. Come vivete la sua assenza?
R. – Quando le abbiamo proposto tutto il programma era anche lei molto entusiasta e ci incoraggiava ad andare avanti sempre. Lei stessa ci aveva detto: “Ci sarò, come posso”. Oggi capiamo il significato di questa frase e appunto siamo davvero felici di sapere che ci sarà e ci sarà ovunque.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ In questa Domenica di Pentecoste la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù Risorto appare ai discepoli, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano per timore dei Giudei. Il Signore dice: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Quindi, alitando su di loro, aggiunge:
"Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
Sulla Solennità di Pentecoste ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gn 2, 7).
Come “in principio” il Creatore ha plasmato per noi un corpo e ci ha donato lo spirito di vita, lo Spirito vivificante, così, dopo che il nostro spirito si era estenuato ed era divenuto “senza forza” e il nostro corpo era rimasto in balia delle passioni e della morte, il Figlio, dopo averci guadagnato “la redenzione del nostro corpo” con l’offerta sacrificale del Suo, ora ci dona anche lo Spirito, come “in principio”: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita” (Gn 2, 7).
La Risurrezione ci ha liberati dalla schiavitù antica e ci ha liberati per la Pentecoste, per l’Alleanza nuova ed eterna che il Padre stringe di nuovo con noi.
In questo Spirito avviene una “nuova creazione”, un nuovo principio. E come la prima creazione era in vista del Patto, così anche ora.
Lasciamoci dunque creare di nuovo.
Lasciamoci generare di nuovo.
“Vieni Santo Spirito!”.
Il 12 e 13 maggio convegno al Regina Apostolorum su “Introduzione al Cristianesimo” il saggio scritto da Benedetto XIV nel 1968
◊ Le Facoltà di Teologia e di Filosofia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma intendono proporre una riflessione ed un’analisi teologica e filosofica di “Introduzione al Cristianesimo” l’opera scritta da Benedetto XVI 40 anni fa, in occasione di un suo corso estivo di teologia. Per questo il 12 e il 13 maggio prossimi, presso la sede dell’ateneo, si svolgerà il convegno interdisciplinare dal titolo “La voce della fede cristiana. Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, quarant’anni dopo”. Il convegno sarà aperto dal cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. Il tema di lunedì 12 maggio sarà “La questione di Dio e di Cristo come fulcro di un’introduzione alla fede cristiana”, mentre quello di martedì “La ragione può parlare di Dio, deve anzi parlare di Dio, se non vuole amputare se stessa”. Nel corso delle due mattinate seguiranno gli interventi del Rettore e dei docenti delle Facoltà di Teologia e Filosofia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Il testo in questione è stato scritto nel 1968, anno di grandi rivoluzioni culturali e sociali, ma anche momento di forti speranze e di profonde riflessioni sul futuro dell’umanità. Da allora “Introduzione al Cristianesimo” è diventato un best seller internazionale, con traduzioni in oltre trenta lingue (fra queste anche giapponese, russo, coreano, arabo e cinese). Oggi questo saggio è considerato il capolavoro di Benedetto XVI ed una specie di “porta d’accesso” al suo pensiero teologico. Nelle sue pagine si possono già trovare tutte le linee guida, le domande decisive e i temi fondamentali del futuro Pontefice. (E. B.)
Partirà lunedì prossimo il tour italiano del cardinale cinese Joseph Zen-kiun
◊ L’imminente giornata di preghiera per la chiesa in Cina del 24 maggio, i rapporti Pechino-Vaticano dopo la lettera di Benedetto XVI, i diritti umani e la libertà religiosa nel Paese asiatico, le olimpiadi cinesi e la situazione in Tibet. Sono i temi che il cardinale Joseph Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, toccherà nella sua visita in Italia in programma a partire dalla prossima settimana. Appuntamento centrale del suo breve tour si terrà a Milano, martedì mattina, presso il seminario arcivescovile di Venegono Inferiore, dove il cardinale cinese sarà accolto da alcune centinaia di preti ambrosiani radunati attorno all’arcivescovo della città, il cardinale Dionigi Tettamanzi, per la tradizionale festa dei fiori. Nella sua testimonianza e successivamente nell’omelia della cerimonia eucaristica, presieduta dall'arcivescovo di Milano, il cardinale Zen racconterà la sua vicenda di prete e vescovo tracciando un quadro della situazione ecclesiale cinese di oggi, delle tensioni e dei cambiamenti in atto sul versante dei rapporti tra Santa Sede e Pechino. In serata, nel cuore del capoluogo lombardo, presso la chiesa di Santo Stefano, è prevista la veglia di preghiera per la Chiesa in Cina, promossa dall’arcidiocesi di Milano e al PIME, Pontificio Istituto Missioni Estere, in risposta alla lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi. Nell’occasione il cardinale Zen offrirà ai presenti la sua testimonianza di pastore fedele e di coraggioso difensore della libertà. La prima tappa del suo viaggio si svolgerà lunedì alla Fiera del Libro di Tornino, con la presentazione del libro-intervista di Dorina Malovic “Senza diplomazia” che prevede una conferenza intitolata “il cristianesimo in Cina”. L’ultimo appuntamento si terrà invece mercoledì 14 maggio a Verona, dove, in collaborazione con la Pastorale della cultura della diocesi locale, è in programma l’incontro del cardinale con una rappresentanza imprenditoriale e industriale del Nord-Est sul tema “Cina, etica ed economia”. (E. B.)
I vescovi spagnoli sottolineano l'urgenza della formazione del laicato cattolico
◊ Una revisione profonda della formazione del laicato cristiano è quanto mai necessaria e urgente secondo un comunicato della Commissione dell'apostolato laicale della Conferenza episcopale spagnola, pubblicato in occasione della festività della Pentecoste. Dopo aver riconosciuto il miglioramento della formazione cristiana in alcuni settori del laicato, il documento si sofferma poi sull’analisi della crisi che si vive oggi in generale tra i laici per quanto riguarda la loro identificazione con la fede e il loro impegno evangelizzatore. “Sono molti i battezzati, che, dopo aver trascurato la loro formazione cristiana, finiscono per ignorare completamente Dio”, si afferma nel documento. Ma qual è stato il processo che ha portato a questa situazione? “Non sono pochi i cristiani – si legge - che vivono la loro fede come una eredità ricevuta ma non personalizzata. Si sono accontentati degli insegnamenti ricevuti nelle loro famiglie o nella catechesi, ma senza chiedersi che cosa vuol dire credere e seguire Gesù”. Altri invece, pur professando la fede cristiana, si comportano con una profonda rottura tra fede e vita e non manifestano alcun bisogno di formarsi per essere più fedeli alla missione affidata dal Signore. Tra le altre cause, sia pure in una analisi provvisoria, i vescovi parlano del processo di secolarizzazione della società e della mancanza di un vero processo di formazione cristiana degli adulti. “Pensavamo – affermano ancora - che la frequentazione dei fedeli ai sacramenti garantiva la necessaria formazione ma abbiamo sbagliato”. Il documento aggiunge poi un altro aspetto negativo nell’attuale situazione: nei programmi educativi si é privilegiata la preoccupazione verso l’attività, l’azione trascurando l’importanza fondamentale della vera conversione e dell’identificazione con la persona di Gesù. Il “fare” ha avuto la meglio sul essere”. Il messaggio, dal titolo “Laici cristiani, sale e luce del mondo”, mette dunque in risalto l’importanza urgente oggi in Spagna di una vera revisione della catechesi, dei programmi di formazione cristiana per gli adulti in occasione della Giornata dell’apostolato laicale in programma domani, Solennità di Pentecoste. (A cura di Ignacio Arregui)
Una scuola cattolica di Mindanao lancia un corso di educazione alla pace
◊ Il college dell’Assunzione di Davao, una scuola cattolica della provincia meridionale di Mindanao, nelle Filippine, dal prossimo anno inserirà una nuova materia: educazione alla pace. Il corso – riporta l’agenzia AsiaNews - prevede studi storici sulle etnie locali e visioni di filmati realizzati durante la guerra civile che da 40 anni vede impegnati i ribelli dei gruppi separatisti islamici e l’esercito regolare. Secondo suor Marietta Banayo, preside del college, “i ragazzi di oggi sono i leader di domani. Soltanto convincendoli della necessità della pace possiamo avere delle reali speranze per il futuro”. L’obiettivo dell’insegnamento è quello di far capire che senza pace non può esserci convivenza. “Nessuno – spiega ancora la religiosa - può negare le violenze e la militarizzazione della regione. I bambini ed i giovani sono sempre la parte più debole di questi conflitti, ma noi speriamo di poterli rendere la parte forte”. (E. B.)
Al via il processo di beatificazione di Padre Teodoro Foley, superiore generale dei Padri Passionisti
◊ Si è aperto ieri il processo di beatificazione del superiore generale della Congregazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Teodoro di Maria Immacolata Foley, al secolo Daniel. Per Padre Dominique Papa, che fu suo segretario dal 1964 al 1965, è stato “un uomo paziente e un sacerdote di grande carità”. Padre Giovanni Zubiani, postulatore della causa di beatificazione, ne ha parlato come di un uomo aperto al dialogo “ma fermo sui principi e il carisma della Congregazione”. Le tappe della vita di padre Foley sono state illustrate dal cardinale vicario Camillo Ruini, che ha presieduto la sessione di apertura presso l’Aula della Conciliazione del Vicariato. Daniel Foley, nato nel 1913 a Springfield, negli Stati Uniti, in una famiglia di emigranti irlandesi, frequentò le scuole cattoliche dai Padri Passionisti dove nacque la sua vocazione al sacerdozio. Ricevette l’abito religioso il 14 agosto 1932 e l’anno successivo fece la prima professione, prendendo il nome di Teodoro. Venne ordinato sacerdote il 23 aprile del 1940 a Baltimora. Fu prima insegnante di Teologia fondamentale e poi, nel 1958, divenne consultore generale e assistente del superiore generale. Trasferitosi a Roma, padre Teodoro visse da vicino gli anni del Concilio Ecumenico Vaticano II e il 7 maggio del 1964 fu eletto superiore generale, incarico che ricoprì fino alla morte avvenuta il 9 ottobre 1974. Concludendo il suo discorso il cardinale Ruini ha augurato ai Padri Passionisti di camminare sulla via della santità "seguita da Foley con tanta dedizione". (E. B.)
Celebrazioni domani a Taranto in onore di San Cataldo, patrono della città pugliese
◊ Si concludono domani, 10 maggio le celebrazioni in onore di San Cataldo, patrono della città. Alle 17, nella Basilica Cattedrale, in via Duomo, nel Borgo Antico, è in programma la solenne Messa Pontificale presieduta da mons. Benigno Luigi Papa, arcivescovo di Taranto, con la partecipazione del Capitolo Metropolitano e dei parroci dell’arcidiocesi. Dopo l’omelia, i parroci, i priori delle confraternite e i responsabili diocesani delle associazioni laicali presteranno obbedienza a mons. Papa, 93.mo vescovo della diocesi tarantina e 87.mo successore di San Cataldo. Alle 18.30 è in programma la solenne processione con il simulacro argenteo del Santo realizzato da Mortet, che attraverserà diverse strade della città. La statua sarà scortata dai Cavalieri del Santo Sepolcro. Saranno 12 membri della Confraternita di San Cataldo in Santa Caterina a reggere sulle “sdanghe” il simulacro del Santo prima che venga sistemato sull’artistico carro infiorato e illuminato. Dal balcone della chiesa del Carmine mons. Papa rivolgerà quindi il tradizionale saluto ed impartirà la solenne benedizione. In serata i festeggiamenti civili culmineranno alle 21 con lo spettacolo pirotecnico dal Castello Aragonese. (E. B.)
L’arcivescovo di Perugia: i call center italiani spesso sfruttano i lavoratori e offrono servizi ad alti costi per i fruitori
◊ L’arcivescovo di Perugia Giuseppe Chiaretti in un recente intervento ha preso posizione contro i call center che – ha affermato – “organizzano campagne promozionali avvalendosi anche di un precariato senza regole”. Il fenomeno, emerso da tempo a livello nazionale, è stato confermato da un’indagine sindacale che valutava il volume d’affari dei call center in almeno 4 milioni di euro nel 2004. Il presule ha sottolineato lo sfruttamento dei lavoratori di queste strutture. Si tratta spesso di giovani o donne senza altre possibilità di lavoro, impegnati nella vendita di servizi “truffaldini” come i codici 899 basati anche sulle debolezze dei fruitori. In particolare – ha osservato mons. Chiaretti – “attraverso la cartomanzia, la magia ed altro, molti call center sfruttano la disperazione, la malattia, la solitudine di tante persone che telefonano per consigli sulla propria vita e, venendo trattenute molto, devono pagare telefonate dai costi altissimi”. Sulla riflessione dell’arcivescovo è intervenuto Francesco Ferroni della segreteria UST-CISL di Perugia che ha puntato il dito contro la “mancanza di una adeguata legge in materia” invocando provvedimenti che dividano la parte “truffaldina del mondo dei call center” dalle attività lavorative legali. (E. B.)
In occasione della festa della mamma domani tornano in oltre 3 mila piazze italiane le azalee per la ricerca sul cancro
◊ Domani 11 maggio, in occasione della festa della mamma, come ogni anni circa 20 mila volontari dell’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, saranno presenti in più di tre mila piazze con le azalee della ricerca. Con un contributo di 14 euro si potrà acquistare un’azalea con il marchio dell’associazione da regalare alle mamme e i fondi raccolti serviranno per finanziare la ricerca sui tumori femminili. Assieme alla pianta si riceve in omaggio il numero speciale del notiziario dell’associazione, intitolato “La prevenzione è giovane”. Quest'anno infatti l'AIRC ha deciso di dedicare alle adolescenti la pubblicazione speciale che tradizionalmente accompagna le azalee sulle piazze con l’obiettivo di invitare le giovani donne ad avere un occhio di riguardo per il proprio corpo e ad adottare uno stile di vita volto a prevenire possibili malattie. Fra le altre iniziative benefiche per la giornata anche la Corsa in Rosa contro i tumori che si conclude a Milano dopo aver attraversato numerose città italiane. Un vasetto di rose per “crescere insieme al Sant'Anna” è invece l’ennesima iniziativa della Fondazione benefica della squadra di calcio della Juventus. L’iniziativa prevede l’allestimento di gazebo in quaranta punti della città di Torino per la vendita di piantine il cui ricavato andrà interamente devoluto per la ristrutturazione dei reparti di neonatologia e terapia intensiva dell'ospedale Sant’Anna di Torino. (E. B.)
Myanmar: urne aperte tra le macerie per il referendum voluto dal regime
◊ In Myanmar, nelle regioni meno colpite dal cataclisma, si sono aperte le urne per il referendum sulla nuova Costituzione voluto dalla Giunta militare. Intanto, le autorità del regime hanno aggiornato il bilancio delle vittime del ciclone Nargis: i morti avrebbero superato quota 23 mila, mentre i dispersi sarebbero oltre 37 mila. Fonti delle Nazioni Unite tuttavia stimano che le vittime alla fine potrebbero essere oltre centomila, a causa anche dei forti ritardi nei soccorsi. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
C’è ancora molta confusione nella distribuzione degli aiuti umanitari ai sopravissuti del ciclone Narghis che una settimana fa ha devastato il sud del Myanmar. Sembra che dopo le forti critiche della comunità internazionale, la giunta militare birmana abbia allentato in parte le restrizioni. Un aereo cargo cinese con a bordo 58 tonnellate di materiale è atterrato oggi a Rangoon, mentre il primo convoglio dell’Alto commissariato per i rifugiati ha attraversato il confine. Dalla Thailandia, i generali avrebbero anche autorizzato uno dei due aerei degli Stati Uniti che da giorni aspettano di partire. Occorre fare in fretta perchè le condizioni di salute delle popolazioni colpite dal disastro potrebbero peggiorare. Gli esperti sanitari temono una seconda calamità causata da malattie infettive e dissenteria tra i sopravvissuti, che vivono ancora all’addiaccio e in precarie condizioni igieniche. Intanto, stamattina si sono aperte le urne per il referendum che dovrà introdurre una nuova Costituzione, che secondo la giunta militare dovrebbe portare alla democrazia e al multipartitismo nei prossimi due anni. Nelle aree colpite, il voto è stato rinviato al prossimo 24 maggio. La Tv birmana ha fatto appello ieri al patriottismo dei cittadini e li ha esortati a votare per il "sì". Per far fronte all’emergenza, l’ONU ha intanto chiesto aiuti per un valore di 167 milioni di dollari. Ma in mancanza di esperti sul posto, c’è il timore che i beni di soccorso non raggiungano coloro che ne hanno veramente bisogno.
Medio Oriente
Torna alta la tensione nei territori tra la Striscia di Gaza e Israele. Cinque militanti di Hamas sono morti e altri sei sono rimasti feriti nei raid israeliani compiuti nella serata di ieri nella Striscia di Gaza, dopo che un razzo aveva centrato un kibbutz nel sud dello Stato ebraico, provocando la morte di un civile israeliano. La dura reazione militare israeliana non è riuscita, tuttavia, a bloccare il lancio di razzi da parte dei miliziani islamici vicini ad Hamas. Stamani, nove razzi Qassam, sparati dalla Striscia, hanno infatti colpito la cittadina israeliana Sderot senza causare vittime.
Turchia
Almeno venti combattenti separatisti curdi e due militari turchi sono rimasti uccisi a seguito di un attacco della guerriglia del PKK ad una base militare nel sudest della Turchia. Subito dopo, aerei dell'aviazione turca hanno bombardato zone rurali lungo il confine con l'Iraq.
Iraq
In Iraq, un portavoce del movimento radicale sciita di Al Sadr ha reso noto che è stato concluso un accordo tra il governo di Baghdad e i miliziani dell’esercito del Madhi dopo l’impennata di violenza che ha colpito la capitale irachena. L’accordo entrerà in vigore da domani. Intanto, in scontri tra i miliziani di Al Sadr e i soldati americani, avvenuti nella notte e questa mattina nella roccaforte sciita di Sadr City, tredici persone sono rimaste uccise. Ai violenti combattimenti è seguito poi un bombardamento che ha provocato decine di feriti.
Zimbabwe
Il leader dell'opposizione dello Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, ha sciolto oggi la riserva in merito alla sua partecipazione al ballottaggio dicendosi proto al confronto elettorale con Mugabe purché questo sia monitorato da osservatori internazionali. A questo punto, secondo Tsvangirai, il Paese dovrebbe tornare alle urne entro il 24 maggio. Il candidato dell’opposizione, che aveva ottenuto il 47 per cento dei voti nel primo turno delle presidenziali, non aveva finora dato il suo assenso al ballottaggio, nel timore di un rovesciamento arbitrario dell'esito elettorale da parte di Mugabe. Intanto, diverse fonti segnalano un aumento crescente della violenza nel Paese: nel periodo post-elettorale sarebbero state almeno 900 le vittime. Arresti ieri per il presidente e il segretario generale della principale organizzazione sindacale dello Zimbabwe, accusati di incitamento alla ribellione contro il governo Mugabe.
Somalia
Al via oggi, a Gibuti, i colloqui tra il governo federale di transizione somalo e l’opposizione in esilio. La conferenza, che si tiene a porte chiuse e dovrebbe protrarsi per almeno cinque o sei giorni, è sotto l’egida dell’ONU. L'inviato speciale per la Somalia delle Nazioni Unite ha espresso ottimismo sull’esito della riunione. Intanto, però, sul terreno continuano a imperversare feroci combattimenti tra truppe etiopiche che appoggiano i soldati governativi e la guerriglia islamica.
Serbia
La Serbia domani tornerà al voto per eleggere il parlamento, dopo la crisi di governo causata dall’indipendenza del Kosovo. La partita di questo voto politico anticipato, che chiama alle urne quasi sette milioni di cittadini serbi, si gioca fra la lista liberale del presidente della Repubblica, Boris Tadic, favorevole ad una politica vicina all'Unione Europea, gli ultranazionalisti del Partito radicale (SRS) e i conservatori del premier uscente, Vojislav Kostunica, reduci dalla rottura con Tadic. Gli schieramenti arrivano alla vigilia di queste elezioni, dall’esito per nulla scontato, in un clima di lacerazioni profonde, che pone gli elettori davanti scelta tra l’Europa e l’isolamento.
Corea del Nord - Nucleare
Gli Stati Uniti hanno definito “un importante passo” la consegna da parte della Corea del Nord di alcuni documenti, circa 18 mila pagine, nei quali sono illustrati i programmi nucleari fin dal 1986. Il Dipartimento di Stato americano ha auspicato una piena dichiarazione di Pyongyang sulle sue attività nucleari, che in base agli accordi di Pechino, doveva già essere consegnata entro la fine dello scorso anno. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 131
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