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Sommario del 08/05/2008
Impegno ecumenico e dialogo con l'islam al centro del discorso del Papa alla Chiesa greco-melchita
◊ Oltre 300 pellegrini della Chiesa greco-melchita cattolica, guidati dal patriarca di Antiochia in Siria, Gregorios III Laham e da 14 vescovi al seguito sono giunti stamane in Vaticano per incontrare il Papa. Sono arrivati da diversi Paesi del Medio Oriente e da altre regioni della diaspora. Benedetto XVI li ha riuniti nella Sala Clementina, dopo l’udienza al Patriarca, e la foto ricordo con i presuli nella Sala dei Papi. Il servizio di Roberta Gisotti:
Una chiesa vitale, quella greco-melchita, “malgrado le difficoltà della situazione sociale e politica” della regione mediorientale, ha sottolineato Benedetto XVI, richiamando la prossima apertura dell’Anno dedicato a San Paolo, che proprio sulla via di Damasco - sede del Patriarcato greco-melchita – “ha vissuto l’evento che ha trasformato la sua esistenza e che ha aperto le porte del Cristianesimo a tutte le Nazioni”. Nell’incoraggiare un rinnovato “dinamismo evangelico”, assicurando “unità” fra le comunità ed il “buon funzionamento degli affari ecclesiali” tra le Chiese patriarcali, il Papa ha raccomandato di riferirsi” al Sinodo dei vescovi che riveste un ruolo d’“importanza fondamentale”.
Ha lodato quindi il Santo Padre l’attività ecumenica della Chiesa greco-melchita e le “relazioni fraterne” stabilite con i fratelli ortodossi:
"Nous devons donc faire tout notre possible pour abattre les murs de division… "
“Dobbiamo fare tutto il nostro possibile – ha ribadito il Papa - per abbattere i muri di divisone e di sfiducia” che ci impediscono di realizzare l’unità. “Soprattutto non possiamo perdere di vista che la ricerca dell’unità –ha aggiunto - è un compito che concerne non solamente una Chiesa particolare ma la Chiesa tutta intera”.
Così anche apprezzamento, ha espresso Benedetto XVI, per le “buone relazioni” che la Chiesa greco-melchita intrattiene con i musulmani e con i responsabili delle loro istituzioni, sforzandosi di risolvere i problemi “in uno spirito di dialogo fraterno, sincero e obiettivo”, ricercando la “comprensione mutua”, promuovendo e difendendo insieme, “per il beneficio di tutti, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
Da parte sua, il Patriarca Gregorios III - nel suo saluto al Papa - ha sottolineato la particolarità del ruolo dei cristiani orientali arabi che vivendo in un mondo a maggioranza musulmana hanno al riguardo una missione esclusiva soprattutto in Libano e Siria. E così anche che la comunione con la Chiesa di Roma non li separa dalla loro realtà ecclesiale ortodossa.
Non ha mancato infine il Papa di riferirsi al “contesto agitato e talvolta drammatico del Medio Oriente”, dove la Chiesa si è trovata di fronte a situazioni dove la politica gioca un ruolo che non è indifferente alla sua vita:
“Il est donc important qu’elle maintienne des contacts avec les Autorités politiques… "
E’ dunque importante – ha osservato Benedetto XVI – che la Chiesa "mantenga contatti con le autorità politiche, le istituzioni e i diversi partiti. Tuttavia – ha aggiunto - non spetta al clero d’impegnarsi nella vita politica. Questo resta un fatto dei laici. Ma la Chiesa – ha concluso - deve proporre a tutti la luce del Vangelo, affinché tutti s’impegnino a servire il bene comune e affinché la giustizia prevalga sempre, perché il cammino della pace possa infine aprirsi davanti ai popoli di questa regione".
Musica e arte veicoli privilegiati d’incontro: così il Papa nel suo abbraccio al popolo cinese al termine del Concerto offerto in suo onore dalla Filarmonica di Pechino
◊ Anche la musica può permettere la conoscenza tra i popoli: è quanto ha affermato Benedetto XVI ieri sera al termine del concerto offerto, nell’Aula Paolo VI, dall’Orchestra Filarmonica Cinese e dal Coro dell’Opera di Shanghai. In onore del Santo Padre sono stati eseguiti il Requiem di Mozart e il Jasmin Flowers, canto popolare cinese usato nella Turandot. Rivolgendo i suoi saluti ai musicisti il Papa ha voluto anche estendere il suo pensiero all’intero popolo cinese che con le prossime Olimpiadi si prepara “a vivere un evento di grande valore per l’intera umanità”. Il servizio di Tiziana Campisi:
Veicolo di incontro e di reciproca conoscenza e stima fra popolazioni e culture diverse: questo possono diventare la musica e l’arte per Benedetto XVI. Il Papa ha ringraziato calorosamente l’Orchestra Filarmonica Cinese e il Coro dell’Opera di Shanghai che con il loro concerto hanno offerto l’opportunità di un contatto “con la vivace realtà del mondo della Cina”:
“Questa sera, accogliendo voi, cari artisti cinesi, il Papa intende accogliere idealmente l’intero vostro popolo, con un pensiero speciale ai vostri concittadini che condividono la fede in Gesù e sono uniti con un particolare legame spirituale al Successore di Pietro”. Il “Requiem” è nato da questa fede, come preghiera al Dio giudice giusto e misericordioso, e proprio per questo tocca il cuore di tutti, proponendosi come espressione di un umanesimo universale”.
E complimentandosi con i musicisti per l’esecuzione Benedetto XVI ha poi aggiunto:
“Invio il mio saluto, attraverso di voi, a tutti gli abitanti della Cina che, con le prossime Olimpiadi, si preparano a vivere un evento di grande valore per l’intera umanità”.
“La musica interpreta gli universali sentimenti dell’animo umano, fra cui quello religioso che supera i confini di ogni singola cultura”, ha detto ancora il Santo Padre che ha inoltre sottolineato:
“In un gruppo di così validi artisti possiamo vedere rappresentata la grande tradizione culturale e musicale della Cina, e l’esecuzione da essi realizzata ci aiuta a meglio comprendere la storia di un Popolo, con i suoi valori e le sue nobili aspirazioni”.
A precedere il concerto il saluto del maestro Long Yu, per il quale l’evento è stato “un momento di rilevanza storica che sarà ricordato a lungo”. Il direttore dell’orchestra ha anche spiegato che il repertorio ha voluto riflettere “il valore di ogni uomo e di ogni donna nel mondo, con spirito di pace e di amore. “Come principale orchestra in Cina, è nostra ferma convinzione – ha concluso – che la musica possa essere un potente strumento per approfondire la comprensione culturale reciproca tra i popoli e le culture”.
Ai cinesi Benedetto XVI ha augurato poi ogni bene anche nella loro lingua:
(Parole cinesi)
“Ringrazio tutti e auguro ogni bene!”
Quindi l’orchestra e il coro hanno intonato, in omaggio al Papa, la tradizionale canzone popolare cinese “Fiore di gelsomino”. Utilizzata da Giacomo Puccini nella Turandot, le sue note sono state scelte anche dal musicista Hao Weiya per concludere l’opera rimasta incompiuta secondo una versione personale eseguita a Pechino nel marzo di quest'anno. Il compositore cinese ha voluto musicare così la frase che chiude il libretto della Turandot: “L’amore illumina il mondo”.
Pubblicato il programma ufficiale della prossima visita del Papa a Savona e Genova. Il cardinale Bagnasco: attendiamo con gioia Benedetto XVI
◊ La Sala Stampa vaticana ha reso noto oggi il programma ufficiale della visita pastorale che il Papa compirà a Savona e Genova il 17 e 18 maggio prossimi. Si tratta del nono viaggio apostolico di Benedetto XVI alle diocesi italiane. Il Pontefice giungerà nel pomeriggio di sabato 17 maggio a Savona dove visiterà il Santuario di Nostra Signora della Misericordia e presiederà la Messa in Piazza del Popolo. In serata si trasferirà a Genova: primo appuntamento, la visita, domenica mattina, al Santuario della Madonna della Guardia. Poi l’incontro all’Ospedale pediatrico Gaslini con i medici e i bambini ricoverati. Sempre in mattinata incontrerà i giovani in Piazza Matteotti dove guiderà la preghiera dell’Angelus. Nel pomeriggio presiederà la Messa in Piazza della Vittoria a Genova. In serata il rientro in Vaticano. Ma quale atmosfera si sta vivendo l’attesa della visita del Papa? Debora Donnini lo ha chiesto al cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana:
R. – Di grande aspettativa e di grande preparazione, di fermento, fermento spritiuale nella preghiera in tutte le parrocchie e in modo particolare nella forma dell’adorazione eucaristica. Questa è la cosa fondamentale, affinché possiamo circondare il Papa e fargli sentire tutto il nostro affetto, la nostra preghiera e il nostro sostegno. E poi c’è anche il fermento organizzativo, che è altrettanto necessario, fatto in stretta collaborazione fra la diocesi e le amministrazioni civili. C’è una grande gioia ed una grande attesa. Una grande gioia perchè il Santo Padre, visitando Genova, fa un grande onore alla nostra città e alla nostra Chiesa locale; ed una grande grazia per la conferma della fede.
D. – Lei personalmente, come cardinale arcivescovo di Genova ed anche come presidente della CEI come vive questa attesa della visita del Papa?
R. – Sono molto grato al Santo Padre che ha scelto Savona e Genova per questa visita pastorale. Ho quindi un sentimento di profonda riconoscenza al Papa per questa grazia che fa alla mia diocesi e naturalmente sono particolarmente attento, insieme alla mia gente e insieme al mio popolo, perchè tutti cresciamo in un senso ancora più profondo di appartenenza alla Chiesa e di affetto al successore di Pietro.
La presidenza del CELAM dal Papa
◊ Oggi sono stati ricevuti dal Santo Padre mons. Raymundo Damasceno Assis e mons. Víctor Sánchez, rispettivamente presidente e segretario generale del Consiglio episcopale Latinoamericano (CELAM). I presuli, in Vaticano da diversi giorni, per consultazioni regolari prenderanno parte oggi, alle ore 17.00, nella Basilica di Sant’Anastasia, alla concelebrazione eucaristica per rendere grazie a Dio per l’opera della Pontificia Commissione per l’America Latina (CAL) istituita da Papa Pio XII il 21 aprile 1958. Ieri, mons. Raymondo Damasceno Assis e mons. Víctor Sánchez sono stati ricevuti dal cardinale Segretario di stato Tarcisio Bertone al quale hanno consegnato una copia del Piano pastorale globale del coordinamento ecclesiale continentale per il quadriennio 2007 – 2011, intitolato “Creemos y Esperamos”. Inoltre, oltre alla Guida per la Missione continentale che avrà inizio ufficialmente il 17 agosto, hanno consegnato anche un video commemorativo della V Conferenza generale di Aparecida, celebrata dal 13 al 31 maggio di un anno fa, con la presenza di Benedetto XVI.
I presuli si sono intrattenuti con il cardinale Bertone su diversi aspetti dell’odierna realtà latinoamericana e caraibica con particolare riferimento alle sfide pastorali e all’applicazione delle raccomandazioni del Documento di Aparecida. Oggi, prima dell’udienza con il Santo Padre, i membri della presidenza del CELAM hanno avuto un colloquio di lavoro presso il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. Nei giorni scorsi i presuli hanno già incontrato il prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, presidente della CAL e mons. Octavio Ruíz, vicepresidente con i quali hanno parlato del piano di lavoro del CELAM e della fase finale di preparazione della Grande Missione Continentale.
Successivamente, i vertici del CELAM hanno incontrato mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il quale ha richiamato l’importanza, per il mondo laico, della Conferenza di Aparecida. (A cura di Luis Badilla)
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale di Ungheria, in visita "ad Limina". Questo pomeriggio riceverà il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Costa d’Avorio mons. Ambrose Madtha, finora incaricato d’Affari a.i. della nunziatura apostolica in Cina, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Naisso, con dignità di arcivescovo. Mons. Ambrose Madtha è nato a Belthangady (Karnataka, India) il 2 novembre 1955. E’ stato ordinato sacerdote il 28 marzo 1982. E’ laureato in Diritto Canonico. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° giugno 1990, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Ghana, El Salvador, Georgia, Albania e come incaricato d’Affari a.i. nella nunziatura apostolica in Cina. Conosce l’inglese, il tedesco, il francese, l’italiano, lo spagnolo, il russo, l’albanese e il cinese.
Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Haiti mons. Bernardito C. Auza, finora consigliere nella rappresentanza pontificia della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Suacia, con dignità di arcivescovo. Mons. Bernardito C. Auza è nato a Talibon (Filippine) il 10 giugno 1959. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1985. E’ laureato in Teologia. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° giugno 1990, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Madagascar, Bulgaria, Albania, presso la sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e presso la rappresentanza pontificia presso l’O.N.U. a New York. Conosce l’italiano, l’inglese, lo spagnolo e il francese.
Simposio dei centri cattolici asiatici in Nepal. Padre Ardura: l'evangelizzazione del continente passa attraverso la croce e la testimonianza
◊ Il Pontificio Consiglio della Cultura ha promosso nei giorni scorsi a Katmandu, in Nepal, un simposio dei centri culturali cattolici del sud-est asiatico. Al centro dell'incontro il rapporto tra messaggio cristiano, globalizzazione e culture tradizionali. In questo contesto qual è la principale sfida della Chiesa in Asia? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Bernard Ardura, segretario del dicastero e coordinatore dell'evento:
R. – La sfida della Chiesa in Asia è proprio quella di riuscire a far capire che il messaggio di Cristo non è un messaggio estraneo; che è un messaggio universale e che proprio i loro valori, i loro costumi sono spesso come una preparazione all’annuncio del Vangelo. Naturalmente non dobbiamo dimenticare che tutte le culture, comprese le nostre, hanno bisogno di essere purificate da questa luce del Vangelo. In questo senso non dobbiamo aver paura di proporre il messaggio di Cristo, come veramente un elemento fondamentale per la dignità della persona umana e della società.
D. - In Asia si parla di “disorientamento” delle culture tradizionali ma nello stesso tempo si assiste ad una recrudescenza del nazionalismo culturale e religioso…
R. – naturalmente l’effetto della globalizzazione è un effetto universale e quello che osserviamo – ad esempio – nel mondo musulmano, lo possiamo riscontrare anche in Asia: queste culture tradizionali si sentono minacciate dall’esterno e da questi valori o controvalori, che sono comunicati attraverso la globalizzazione. C’è naturalmente un senso di difesa, mirato ad una sopravvivenza e che talvolta assume però degli aspetti negativi, di violenza e di esclusione dell’altro. Sarà, quindi, molto importante far sì che ci possa essere una apertura all’universale che sia fondato proprio su una identità chiara e pacifica di se stesso.
D. - Le minoranze cristiane rischiano la marginalizzazione se non, talora, forme di vera persecuzione…
R. – Direi che a questa domanda non si può dare una risposta generica. Faccio l’esempio del Nepal, che ho scoperto ora per la prima volta: in Nepal ci sono 27 milioni di abitanti e fino a 50 anni fa era come è oggi l’Arabia Saudita e, quindi, un Paese costituzionalmente induista e tutte le altre religioni erano proibite. 50 anni fa, il primo ministro fece venire dei gesuiti per occuparsi dell’apertura di alcune scuole, che è quello che è stato poi fatto ed oggi abbiamo in Nepal su 27 milioni di abitanti, un milione di protestanti e 6 mila cattolici. Quando osservo la città di Katmandu, caratterizzata da parecchi milioni di abitanti, penso che soltanto fino a circa 6-7 anni fa c’erano soltanto 35 cristiani e piuttosto cattolici; oggi sono invece 220 e contano ben più di 100 neofiti. Ho anche in un’altra città, non lontana da Katmandu, Pokra, una scuola aperta dai missionari di San Francesco Saverio del Pilar, che hanno più di 300 alunni e propri lì si può vedere come attraverso il contatto con i bambini e le famiglie ci sia un avvicinamento alla Chiesa e alla fede in Cristo. In questo senso, direi che in Nepal, la Chiesa – che è piccolissima – è una Chiesa molto viva e per questo posso dire di essere assolutamente pieno di speranza per il suo futuro.
D. - Perché in Asia il cristianesimo fa così tanta difficoltà a penetrare?
R. – Fa difficoltà a penetrare, credo per almeno due motivi: il primo, che è molto molto noto, è relativo al fatto che la Chiesa è stata evangelizzatrice attraverso dei missionari e fatta eccezione per la Corea che fu evangelizzata da coreani, tutti gli altri Paesi sono evangelizzati da missionari stranieri. Spesso viene quindi presentato il messaggio di Cristo come un messaggio che arriva da fuori, dall’estero, che è estraneo alla propria cultura. Questo è certamente un elemento forte e, quindi – come dicevo – si deve riuscire a dimostrare che questo messaggio è un messaggio universale, perchè Gesù ha detto agli Apostoli di andare in tutto il mondo per insegnare quello che lui stesso ha rilevato del Padre e battezzare tutti. C’è, però, un altro elemento e cioè che spesso – forse – non siamo abbastanza missionari: siamo molto preoccupati di portare un contributo allo sviluppo di questi Paesi e questa è certamente una cosa molto positiva. Noi cattolici, però, non possiamo accontentarci soltanto di questo e dobbiamo rilevare quello che è il nostro tesoro e quindi la nostra fede e cioè che Gesù Cristo è l’unico Salvatore e che è in grado di portare uomini e donne del nostro tempo e di tutti i continenti a vivere nell’amicizia con Lui e con il Padre, che ha voluto la nostra salvezza.
D. - Giovanni Paolo II aveva detto che il Terzo Millennio sarebbe stato caratterizzato dalla fioritura del cristianesimo in Asia…
R. – Una fioritura certo, ed io di questo ne sono convinto, ma una fioritura che non cammina senza la Croce. E’ importante capire che in alcuni di questi Paesi è pericoloso essere cristiano e soprattutto è importante che questa fioritura venga fatta a condizione, però, che la nostra vita di fede sia approfondita, sia vera. Come diceva Paolo VI “il mondo ha bisogno di testimoni”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, il testo in cinese del discorso del Papa al termine del concerto offerto in Vaticano dall'Orchestra filarmonica di Pechino.
Nell’informazione internazionale, in evidenza la situazione in Myanmar, dopo il devastante passaggio del ciclone “Nargis”. La popolazione attende gli aiuti, giunta militare permettendo.
In cultura, le relazioni di Janne Haaland Matlary, Paul Yonnet e il saluto del rettore, vescovo Rino Fisichella al convegno - alla Pontificia Università Lateranense - per i quarant’anni dell’enciclica “Humanae vitae”.
La democrazia e l’eredità del Sessantotto: l’intervento di Ernesto Galli della Loggia al congresso nazionale della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), in corso a L’Aquila.
Missionari reporter e religione online (ma anche tanti libri): Andrea Gianni sullo stand della Conferenza episcopale italiana alla Fiera di Torino.
Nell’informazione religiosa, la cronaca della recita della supplica alla Vergine di Pompei, guidata - nel santuario ai piedi del Vesuvio - dal cardinale Tarcisio Bertone.
Oltre 100 mila morti in Myanmar. Arrivano i primi aiuti dell'ONU
◊ Si fa sempre più drammatica la situazione in Myanmar, colpito dal ciclone Nargis. I morti potrebbero essere 100 mila. Si teme ora per le epidemie. Resta difficile l’invio degli aiuti internazionali. Da New Delhi Maria Grazia Coggiola:
Un aereo del PAM, il Programma Alimentare Mondiale, è atterrato stamattina a Rangoon dopo due giorni di ritardo. Trasporta materiale di soccorso donato dalla cooperazione italiana tra cui medicinali, kit di depurazione dell’acqua e tende. Sempre oggi sono attesi altri tre voli umanitari. Alcuni team dell’ONU avrebbero ottenuto i visti di ingresso per recarsi nelle zone colpite ed effettuare una valutazione dei danni e bisogni per soccorrere circa un milione di sfollati che a sei giorni dal passaggio del ciclone si trovano in condizioni disperate. Anche se lentamente, la giunta militare sta allentando la presa di fronte alla gravità della crisi che con il passare delle ore assume contorni sempre più spaventosi. Secondo in funzionario birmano nella sola località di Labutta, l’epicentro del disastro, nel delta meridionale dell’Irrawaddy, si conterebbero 80 mila morti. Non è invece chiaro se il regime abbia finalmente accettato l’offerta di soccorso degli Stati Uniti dopo le rassicurazioni di Condoleezza Rice. Un C 130 statunitense sta aspettando a Bangkok l’autorizzazione a partire. Sarebbe stata danneggiata dal passaggio del ciclone nell’ex capitale di Rangoon anche l’abitazione di Aung Saan Suu Kyi, la dissidente e premio nobel per la pace, ormai da anni agli arresti domiciliari. Secondo testimoni, la casa sarebbe stata scoperchiata.
Tra le pochissime ONG italiane che operano nella ex Birmania c’è Terre des Hommes, che si è attivata per portare i primi aiuti: al centro del suo intervento i bambini, che sono le principali vittime del ciclone. Francesca Sabatinelli ha raggiunto telefonicamente a Yangon Alessandro Basilicò, operatore di Terre des Hommes Italia, chiedendogli anzitutto come sta reagendo la popolazione del Myanmar di fronte a questa catastrofe:
R. – La popolazione si è messa subito a lavorare, cercando di liberare le strade e facendo defluire il flusso delle acque. Sono delle persone che certamente si rimboccano le maniche, cercando di lavorare con gli strumenti che hanno, con grande sacrificio. Credo anche che il governo stia dando una prova, almeno in questa circostanza, di presenza: si vedono fisicamente mezzi militari e tecnici che stanno cercando di rimettere a posto le cose; c’è certamente una forte predisposizione da parte di tutti a collaborare. Ci sono ora i postumi e, quindi, la carenza di acqua, di energia. I prezzi sono elevati: quello del combustibile, quello dei beni di prima necessità, dei trasporti; la verdura non si trova e si trova invece soltanto un po’ di carne.
D. – State riuscendo a distribuire e a dare un aiuto concreto?
R. – Sì, si sta incominciando. La Croce Rossa Internazionale è in prima linea con la Croce Rossa locale. Sta già avvenendo la distribuzione dei beni di prima necessità. Operativamente si sta cercando di raggiungere tutti i villaggi, mettendo a disposizione tutte le risorse: dai camion alle macchine, allo stoccaggio di alcuni materiali per procedere poi alla distribuzione.
D. – Quali sono oggi le emergenze che preoccupano di più?
R. – C’è il problema dell’acqua e soprattutto la possibilità di sviluppo di malattie a rischio. Mancano i beni di prima necessità.
Il cardinale Bertone presiede la Supplica alla Vergine del Rosario nel Santuario di Pompei
◊ Un centro di spiritualità mariana e di promozione umana generosa. Sono le parole di apprezzamento con le quali il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha definito il Santuario Mariano di Pompei. Nella festa odierna della Beata Vergine del Rosario, il porporato ha presieduto la Santa Messa sul sagrato del Santuario campano, culminata con la recita della Supplica alla Vergine, e ha portato il saluto di Benedetto XVI alle migliaia di persone presenti. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:
(Parole Supplica)
Il portale del Santuario di Pompei, illuminato dal sole, esprime ciò che il Beato Bartolo Longo - il compositore della celebre Supplica mariana che ha unito questa mattina i cuori di milioni di pellegrini da New York a Sydney - volle esprimere con l’intuizione e i versi di 125 anni fa: la pace per tutto il mondo, custodito dall’abbraccio materno della Madonna.
(parole Supplica)
Sul davanti di quel portale, e con alle spalle l’immagine della Madonna del Rosario, il cardinale Bertone ha presieduto la Messa davanti a oltre 30 mila pellegrini, giunti in pullman, in treno e anche a piedi per unirsi in preghiera ai piedi della Vergine e, idealmente, con Benedetto XVI il quale - ha ricordato all’omelia il cardinale Bertone - è erede di una tradizione iniziata 98 anni fa, quando Benedetto XV e la Curia Romana si fermarono a mezzogiorno dell’8 maggio 1915 per recitare, per la prima volta in Vaticano, la Supplica alla Vergine di Pompei:
“Anche ieri sera, dopo il Concerto della Filarmonica cinese di Pechino e del Coro di Shangai alla presenza del Papa, il Papa - uscendo dall’Aula Paolo VI - mi ha detto: ‘Vado alla Grotta di Lourdes’, ed è andato nei Giardini Vaticani a recitare il Santo Rosario”.
Il cardinale Bertone ha affermato che l’“autentica devozione mariana” e il “generoso impegno di promozione umana sono ancora oggi i poli dinamici” del Santuario mariano di Pompei. Una solidarietà praticamente ininterrotta, che ha portato in oltre un secolo alla creazione di numerosissime opere di aiuto e assistenza, sull’esempio del Beato Bartolo Longo, del quale l’arcivescovo prelato di Pompei, Carlo Liberati, ha ricordato all’inizio della Messa la carica straordinaria del suo amore per i poveri, le famiglie disagiate e soprattutto i bambini, dei quali egli divenne educatore sullo stile di Don Bosco:
“In un secolo di storia e della nostra intensa fatica educativa, qui a Pompei, sono stati educati ed accolti non meno di 50 mila bambini e bambine, figli e figlie dei carcerati, gli orfani di tutte le disgrazie familiari (…) Così anche abbiamo fondato la Comunità Incontro, per il recupero dalle droghe da cui siamo circondati, e dall’alcol. Non possiamo arrenderci alla tristezza dei tempi, ma fiduciosi in Dio e sull’esempio della Vergine Santissima cerchiamo di essere i cantori della vita e costruttori di storia”.
L’omelia, incentrata inizialmente sul Vangelo dell’Annunciazione letto in precedenza, ha portato anche il segretario di Stato a riflettere sul quello che ha definito un “complesso armonico di opere sociali” che traducono “l'amore verso Maria in amore concreto verso i fratelli”. Dunque, ha auspicato il cardinale Bertone:
“Facciamo in modo che la nostra preghiera assidua e concorde salga al Cielo come in una cordata tenuta salda dalle mani di Maria, Regina della pace e del perdono, che annoda le necessità di ciascuno e porta benefici estesi a tutti, perché tutti siamo un Corpo solo in Cristo, tutti una sola famiglia, un solo popolo cristiano”.
Poco prima di terminare l’omelia, il cardinale Bertone ha voluto ricordare l’affetto da sempre nutrito da Benedetto XVI per la preghiera mariana dell’8 maggio, fin da quando, nelle vesti di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, si fermava in preghiera ad ogni ricorrenza insieme con i suoi collaboratori. Ed ha concluso portando alla folla l’abbraccio del Pontefice:
“A tutti e a ciascuno ho il piacere di trasmettere il saluto e la benedizione del Santo Padre, Benedetto XVI”. (applausi)
L'arcivescovo Rowan Williams e il cardinale Kasper presiedono i Vespri per l'insediamento del nuovo direttore del Centro anglicano a Roma
◊ Ieri sera a Roma, sotto la volta brillante in oro e azzurro della Basilica di Santa Maria sopra Minerva, il primate della Comunione anglicana mondiale e il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani hanno parlato dell’urgente necessità di andare oltre la vicendevole amicizia per raggiungere una più profonda condivisione di doni spirituali, teologici e liturgici. L’arcivescovo di Canterbury, il dr. Rowan Williams, e il cardinale Walter Kasper, hanno presieduto i Vespri nella Basilica romana in occasione dell’insediamento del nuovo direttore del Centro anglicano, il rev.do David Richardson, già decano della cattedrale anglicana di Melbourne, in Australia. Il Centro, che ha sede a Palazzo Doria Pamphili, fu istituito da Paolo VI e dall’arcivescovo emerito di Canterbury Michael Ramsey, subito dopo la chiusura del Concilio Vaticano II. Al termine della cerimonia, Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, ha chiesto al cardinale Walter Kasper quale sia il suo messaggio per il nuovo direttore e sua moglie:
R. – First of all, I’m very happy to have here a new director, …
Prima di tutto, sono veramente contento di avere un nuovo direttore, perché il Centro Anglicano è veramente importante per noi, è un punto di riferimento, un bel punto di incontro con la Comunione anglicana e con l’arcivescovo di Canterbury. Mi hanno fatto una buona impressione, lui e sua moglie, e speriamo di collaborare e di poter dare qualche contributo al superamento di problemi interni alla Comunione anglicana. Dopo la Conferenza di Lambeth, in luglio/agosto, speriamo di poter proseguire nel nostro dialogo ARCIC. Noi siamo pronti ad aiutare l’arcivescovo di Canterbury a tenere unita la Comunione anglicana: che questo sia possibile o meno non dipende da noi ma nemmeno dall’arcivescovo di Canterbury. Lavoriamo e preghiamo con lui. Noi non desideriamo che si verifichino nuove frazioni e nuove divisioni: questo non aiuta. Io sarò presente qualche giorno alla Conferenza di Lambeth: vedremo cosa si potrà fare per approfondire i nostri legami di amicizia.
D. – Il dr. Williams ha parlato di andare oltre l’amicizia: ha parlato di una vera condivisione dei doni, gli uni con gli altri. Cosa significa questo, per lei?
R. – Sharing gifts is a definition of John Paul II of the ecumenical dialogue. …
“La condivisione dei doni” è un’espressione di Giovanni Paolo II per indicare il dialogo ecumenico. Lui diceva che il dialogo ecumenico non è soltanto la condivisione delle idee, ma anche dei doni; questo significa che possiamo imparare gli uni dagli altri, e imparando gli uni dagli altri, ci avviciniamo gli uni agli altri. Sono appena tornato da Oxford, dove ho partecipato ai Vespri: canti meravigliosi nella cornice della Madeleine College. I nostri fratelli cattolici in Inghilterra hanno molto da imparare da questa grande cultura di devozione, e forse gli anglicani possono imparare qualcosa da noi, per quanto riguarda l’autonomia: che è una grande cosa ma deve essere sempre collegata con la solidarietà e la comunione con le province e a livello universale. Credo che questo sia il programma dell’arcivescovo: quello di rafforzare i legami di comunione universale che richiedono anche delle regolamentazioni istituzionali, perché altrimenti non funzionerà nel nostro mondo terreno ...
Negli ultimi 40 anni, il dialogo anglicano-cattolico ha fatto grandi progressi nel superamento delle aspre divisioni dei secoli precedenti, con dichiarazioni comuni sull’Eucaristia, la Scrittura, il Ministero, l’Autorità e i temi mariani. Philippa Hitchen ha chiesto al nuovo direttore del Centro anglicano, il rev.do David Richardson, quale, a suo avviso, sia oggi la sfida maggiore del movimento ecumenico:
R. – I think the ecumenical picture everywhere has some similarities, …
Credo che il quadro ecumenico sia molto simile un po’ ovunque, in questo momento, e questo significa che probabilmente una parte della grande energia di qualche anno fa si è esaurita, ma che questa stessa energia ha lasciato rapporti molto profondi a livello locale. Credo che ci sia una lacuna nel lavoro teologico, in riferimento alla teologia delle piccole energie locali: credo infatti che sì, ovviamente, l’ecumenismo è un movimento verso l’unità visibile e in questo orientamento c’è stato un po’ un capovolgimento; ma ciò nonostante, l’ecumenismo è vivo e sano anche se – come ho detto – questo non avviene con l’eccitazione e l’energia che c’era quando io studiavo teologia e quando sono stato ordinato. Credo però che stia diventando – in certo modo – una seconda pelle per molti, molti cristiani, religiosi e laici. Ci sono comunità di fedeli che pregano insieme, studiano insieme – non sarebbe leale dire che fanno la comunione insieme, perché probabilmente non lo fanno e nemmeno lo possono fare; ma fanno comunque molte cose insieme a troverebbero molto strano non farlo o non poterlo fare.
Il presidente Napolitano inaugura la Fiera del Libro di Torino: appello al dialogo delle culture
◊ Si è inaugurata stamani al Lingotto di Torino l’edizione 2008 della Fiera internazionale del Libro, accompagnata da polemiche per la decisione degli organizzatori di invitare Israele come ospite d’onore. Intervenendo alla Fiera, il presidente italiano Giorgio Napolitano ha lanciato un appello al dialogo tra le culture, sottolineando tra l'altro che “non ci può essere dialogo se si nega il diritto dello Stato di Israele ad esistere”. Il diritto all’esistenza dello Stato ebraico – ha aggiunto – “può e deve combinarsi con il diritto del popolo palestinese a dare vita ad un suo Stato”. Gli organizzatori hanno poi sottolineato che l’obiettivo della Fiera è di rendere omaggio alla tradizione letteraria di Israele di cui ricorrono i 60 anni di vita. Sul patrimonio letterario di questo Paese ascoltiamo al microfono di Luca Collodi, Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica di Roma:
R. – Per fare una citazione biblica, “il popolo ebraico è il popolo del libro”. Certamente è un popolo non solo appassionato di lettura: la società israeliana è profondamente radicata in quelle che sono tutte le attività culturali. C’è una grande passione.
D. – Qual è il concetto di cultura che c’è in Israele?
R. – Io credo che sia legato al fatto che Israele è una nazione di tante culture, di persone che vengono da Paesi completamente diversi, da mentalità completamente diverse. C’è una cultura che nasce dal mondo laico, profondamente laico, ma che è profondamente ebraica; c’è anche una cultura che invece si ispira profondamente ai valori religiosi ed è forse anche erede di quel meccanismo che c’è nel mondo ebraico della continua e profonda discussione. Basta vedere un po’ cos’è il grande libro sacro dell'ebraismo, il Talmud…
Al centro della rassegna è l’interrogativo “Ci salverà la bellezza?” che sarà lo spunto per dibattiti e iniziative sul concetto di bello nella sua evoluzione e nelle sue diverse codificazioni. Sono previsti inoltre appuntamenti su tematiche religiose e questa sera interverrà il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, sul tema “La bellezza della Parola nel nostro tempo. La nuova tradizione della Bibbia CEI”. Alla fiera è presente anche la Libreria Editrice Vaticana (LEV), come spiega al microfono di Luca Collodi il direttore della LEV, don Giuseppe Costa:
R. – E’ una presenza tradizionale per l’Editrice Vaticana questo essere a Torino. Quest’anno non abbiamo potuto aprire uno stand tutto nostro, lo faremo certamente l’anno prossimo. Siamo, comunque, presenti nello stand del quotidiano “Il Messaggero”, con tutta una serie di titoli e siamo presenti con l’Associazione Sant’Anselmo ed anche qui con altrettanta presenza di titoli.
D. – Don Costa non è la prima volta che la Libreria Editrice Vaticana è presente in appuntamenti nazionali ed internazionali...
R. – Certamente non è la prima volta. Posso anzi dire che in futuro questa presenza verrà sempre più rafforzata ed ampliata. E questo perchè l’Editrice Vaticana, soprattutto nelle Fiere internazionali, ha un ruolo importante. L’istituzione del copyright e il desiderio di molti editori di stampare il magistero del Santo Padre spinge l’Editrice ad essere presente.
Conferita ieri al patriarca Karekin II la laurea "honoris causa" in pastorale giovanile
◊ “Una vera apertura ecumenica”, in modo specifico nei confronti della Chiesa cattolica, e un’attenzione “particolare” alla pastorale giovanile sono due dei tratti peculiari del ministero svolto dal patriarca e Catholicos di tutti gli armeni, Karekin II. E’ quanto ha affermato ieri il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, in occasione del conferimento al patriarca, nella sede della Pontificia Università Salesiana, della laurea "honoris causa" in pastorale giovanile. Il decano della Facoltà di Teologia, Giorgio Zevini, ha ricordato poi la “particolare solerzia” con cui Karekin II ha curato “la formazione cristiana del popolo di Dio”, promuovendo “iniziative di grande significato ecclesiale e teologico”. Alla cerimonia è intervenuto anche il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone che ha indicato nel martirio “un elemento costante del cammino” della Chiesa armena. Nel suo intervento, Karekin II ha sottolineato come il popolo armeno, nonostante terribili sofferenze, non abbia mai abbandonato la sua fede in Gesù Cristo. Tra le pagine più drammatiche, il patriarca si è soffermato sullo sterminio contro gli armeni perpetrato dal 1915 al 1921 nell’allora Impero Ottomano. Karekin II ha anche ripercorso gli anni del regime sovietico che “ha causato enormi danni alla vita della Chiesa”. Illustrando l’attuale situazione dell’Armenia, il patriarca ha inoltre affermato che l’ex Repubblica sovietica “sta facendo oggi i conti con una profonda crisi economica, con un crescente numero di disoccupati e la conseguente emigrazione all’estero”. La visita in Italia del Catholicos di tutti gli armeni è iniziata ieri con la partecipazione all’udienza generale. Oggi il programma prevede una visita al Pontificio collegio armeno e al Pontificio Istituto Orientale. Sempre oggi, Karekin II è atteso al memoriale dei martiri recenti e dei testimoni della fede nella Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina, dove è custodito l'antico sarcofago che accoglie le reliquie di San Bartolomeo, apostolo ed evangelizzatore degli armeni. Domani, in Vaticano, sono in programma l’incontro e una liturgia della Parola con Benedetto XVI e, nel pomeriggio, la celebrazione dei vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. La Chiesa armena ha origini antichissime: è nata dalla predicazione degli apostoli Taddeo e Bartolomeo e rafforzata nel IV secolo. In questo periodo il cristianesimo divenne religione di Stato dell’Armenia nel 301, 14 anni prima che Costantino proclamasse la libertà di culto nell’Impero Romano. Attualmente, la Chiesa armena conta più di sette milioni di fedeli. Tra questi, almeno 2 milioni si trovano in Armenia, circa 2 milioni in Russia e oltre un milione in America settentrionale. (A.L.)
La Chiesa birmana organizza gli aiuti per gli sfollati in Myanmar
◊ La Chiesa cattolica in Myanmar sta preparando i suoi interventi in soccorso alla vittime del ciclone Nargis. A riferirlo è l’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Maung Bo: “Per quanto possiamo – spiega il presule - cercheremo di aiutare tutti; i bisogni più urgenti ora sono cibo, acqua e tende; in migliaia, inoltre, hanno bisogno di assistenza medica”. L’arcivescovo precisa anche che la Chiesa ha intenzione di comprare e distribuire il materiale di prima necessità, utilizzando i fondi diocesani. Si teme che siano morte oltre 100 mila persone nel sud del Paese. Il territorio sotto l’arcidiocesi di Yangon è una della due zone più colpite dal disastro naturale del 3 maggio. Padre Francis Than Htun, direttore di Karuna, organizzazione per il lavoro sociale dell’arcidiocesi di Yangon, spiega che da giorni è in corso la raccolta di informazioni dalle varie parrocchie sulla portata dei danni causati da Nargis: “Abbiamo deciso di aiutare le vittime distribuendo acqua, medicine e riso” e riferisce della formazione di gruppi di volontari tra cui anche sacerdoti e seminaristi. L’arcidiocesi di Yangon – rende noto l’agenzia AsiaNews - ha istituto un comitato speciale per l’emergenza, il Myanmar Disaster Relief Committe, che comprende rappresentanti delle vittime, delle parrocchie e dei partner donatori. A favore del Myanmar si stanno muovendo con aiuti anche altre realtà cattoliche nella regione: la Caritas in Thailandia ha ricevuto il permesso per entrare ed anche quella indiana ha intenzione di mandare personale per valutare gli interventi. La ex Birmania è un Paese a maggioranza buddista. Su 53 milioni di abitanti, i cristiani sono 3 milioni, di cui 700mila cattolici. (A.L.)
Continua in Spagna il pellegrinaggio mariano dei vescovi cubani
◊ La visita pastorale della Conferenza Episcopale Cubana, con il viaggio di tutti i Vescovi in Spagna, ha avuto inizio con una Santa Messa concelebrata dagli Ordinari delle undici Diocesi cubane presso il Santuario di Nostra Signora della Carità di Illescas, a Toledo. L'arcivescovo di Santiago di Cuba, Mons. Guillermo García all'omelia ha sottolineato che benché “siano stati attraversati momenti difficili”, la presenza della Vergine “fa parte delle nostre radici e dell’essere di Cuba”. Ha inoltre ricordato che molti cubani hanno conservato l’immagine della Madonna nelle loro case in tempi in cui “questa tradizione cadde in disuso perché non era ben vista”. Il Presidente della Conferenza Episcopale di Cuba, l’Arcivescovo di Camagüey Mons. Juan García Rodríguez, ha spiegato che il prossimo 30 agosto, con la Novena per la festa dell’8 settembre, cominceranno i preparativi del Giubileo che nel 2012 commemorerà il quarto centenario della patrona di Cuba. Per questo motivo, si sta già preparando un percorso di fede che motiverà ulteriormente la solidarietà tra il popolo cubano ed il popolo di Illescas. L’Arcivescovo di Santiago di Cuba, dal canto suo, in un’intervista concessa al quotidiano spagnolo “La Razón”, ha affermato che la Chiesa di Cuba “è una Chiesa che rinasce. Una Chiesa che arrivò ad essere espressione di una minima parte del Paese, ma che nell’Incontro Nazionale Ecclesiale del 1986, indicò come scelte prioritarie quelle di essere una Chiesa orante in un Paese che si dichiarava ateo ed essere una Chiesa missionaria quando si viveva rinchiusi nelle chiese. Al principio non sapevamo come portare a termine questo compito, ma lo Spirito ha soffiato e tutto fu possibile”. A tutto questo diede grande impulso la visita del Santo Padre Giovanni Paolo II nel 1998, ha continuato Mons. Garcia. In quella occasione “molte persone riscoprirono le loro origini cattoliche e scoprirono anche una differente visione del mondo, la visione della fede e del senso della vita”. Attualmente “l’80% delle persone che vanno a Messa e partecipano alla vita della Chiesa, sono entrate nella Chiesa negli ultimi 15 anni”. Uno degli obiettivi principali è che “la vita della Chiesa a Cuba sia una vita normale, nella quale il cristiano possa praticare la sua fede così come può farlo qualunque cittadino del mondo”. Tra le principali sfide indicate dal Presule spicca il tema della costruzione di nuove chiese. Un altro fenomeno da registrare nella Chiesa cubana è la nascita di comunità all’interno di abitazioni. In posti dove non vi sono chiese, una famiglia mette a disposizione la sua casa e lì vi si reca un sacerdote o un laico missionario ed incomincia una piccola comunità che si riunisce intorno alla Parola di Dio, avviando una prima evangelizzazione. (R.P.)
Il nunzio apostolico in Australia, mons. Giuseppe Lazzarotto: “il Papa attende con emozione il viaggio per la GMG a Sydney
◊ “Benedetto XVI attende con emozione il viaggio a Sydney e prega per gli sforzi organizzativi che si stanno compiendo in vista di questo importante appuntamento”. Lo ha detto il nunzio apostolico in Australia, mons. Giuseppe Lazzarotto, all’assemblea dei vescovi della Conferenza episcopale australiana, in corso in questi giorni. Durante l’assemblea - rende noto il Sir - è stato elogiato, in particolare, “lo straordinario impegno profuso da tutta la Chiesa del Paese per la Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà a Sydney dal 15 al 20 luglio”. “Siamo felici per questo impegno – ha detto il presidente dell’Assembela dei vescovi, mons. Philip Wilson. “Il pellegrinaggio della Croce, dell’icona e del message stick aborigeno – ha aggiunto - stanno richiamando tanta gente”. I progressi ottenuti nell’organizzazione della GMG sono, secondo mons. Philip Wilson, “un anticipo della grazia che cadrà sulla nostra nazione quando arriveranno giovani da tutto il mondo per incontrare Benedetto XVI”. Mons. Wilson ha sottolineato anche “la grande collaborazione tra Chiesa, governo ed esponenti del mondo economico”. Il presidente dell’Assemblea dei vescovi della Conferenza episcopale australiana ha invitato infine “tutti i giovani australiani ad iscriversi alla GMG e ogni abitante a prestare la propria opera come volontario, ad aprire le case ai giovani in arrivo e a partecipare agli eventi presieduti dal Papa”. (A.L.)
I 60 anni di Israele: la preghiera delle comunità cattoliche di espressione ebraica
◊ “Ti ringraziamo Dio, vivente ed eterno, per i 60 anni di indipendenza dello Stato di Israele”. E’ l’inizio della preghiera che le comunità cattoliche di espressione ebraica hanno composto per chiedere “la pace, il benessere e lo sviluppo di Israele”, in occasione del 60° anniversario della nascita dello Stato di Israele e che verrà letta l’11 maggio, domenica di Pentecoste. “Padre nostro che sei nei cieli – recita la preghiera – roccia e salvezza di Israele, benedici il nostro Stato, proteggilo e allarga su di esso e sui suoi vicini la tenda della tua pace. Che la pace possa regnare tra tutti i popoli cosicché non ci sia più odio, gelosia, competizione e non ci sia più la vittoria di uno sull’altro, di uno sui propri vicini”. “Manda la tua luce e la tua verità sui Capi dello Stato e dona loro la tua sapienza affinché guidino i cittadini sulle vie di giustizia e di pace. Manda il tuo Spirito su tutti gli abitanti dello Stato perché vivano in unità, in vincoli di fraternità. Aiuta i più deboli – è la conclusione della preghiera - a trovare il loro posto nella società e la strada per vivere in dignità”. I cattolici di lingua ebraica, riferisce l'Agenzia Sir, secondo stime recenti, sono poche centinaia e sono presenti a Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa e Beer Sheba. Nel Vicariato che le raggruppa sono comprese anche due comunità di lingua russa. (R.P.)
Veglia di Pentecoste a Roma con il cardinale Ruini sul tema della GMG, con la Cresima a 185 universitari
◊ Sabato prossimo alle ore 19.30, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma, avrà luogo la Veglia di Pentecoste sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) Avrete forza dallo Spirito Santo” presieduta dal cardinale Vicario, Camillo Ruini. Nel corso della Veglia il porporato amministrerà il sacramento della Confermazione a 185 universitari. Infatti accogliendo l’invito di Benedetto XVI contenuto nel messaggio per la GMG di Sydney, 330 giovani universitari di Roma hanno deciso di prepararsi a ricevere il Sacramento e hanno iniziato il cammino di formazione. Dopo l’annuncio avvenuto durante il pellegrinaggio ad Assisi, l’itinerario è iniziato il 13 dicembre dello scorso anno e, dopo il rito della consegna della Sacra Scrittura, si concluderà appunto nella Veglia di Pentecoste. Gli altri giovani che hanno vissuto il cammino di preparazione riceveranno il sacramento della Confermazione nelle parrocchie o diocesi di provenienza. Concelebreranno con il Cardinale, riferisce l'Agenzia Fides, 45 sacerdoti, cappellani universitari e animatori di pastorale universitaria attivi nelle parrocchie, nei collegi, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. L’assemblea sarà animata dal coro inter-universitario diretto dal maestro Massimo Palombella. Al termine della celebrazione, l’assemblea saluterà la delegazione degli universitari di Roma che partirà per Sydney, lanciando così un ponte verso la prossima Giornata mondiale della Gioventù. (R.P.)
Martedì prossimo si terrà a Roma la 4.a edizione della Giornata del pellegrino dell’ORP
◊ “Trasformare i luoghi in volti”. Questo il tema della quarta Giornata del pellegrino che si svolgerà a Roma martedì 13 maggio, anniversario dell’apparizione della Madonna di Fatima, organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP). “Sono quei volti a caratterizzare le mete nelle quali accompagniamo i suoi pellegrini - spiega padre Cesare Atuire, amministratore delegato ORP in un comunicato diffuso dal Sir -. E sono quei tanti volti a indirizzarci verso la ricerca di quel Volto con la "V" maiuscola sulle cui tracce c’incamminiamo ogni volta che partiamo per un pellegrinaggio”. Alla manifestazione mattutina, la “Festa del pellegrino”, prenderanno parte circa 5.000 persone, tra cui un gruppo di pellegrini italiani e spagnoli, che hanno percorso a piedi diversi itinerari romei. Nell’Aula Paolo VI, dove giungerà la statua pellegrina della Madonna di Fatima, ci sarà un momento di preghiera mariana. Nel pomeriggio, la processione, guidata dal card. Angelo Comastri, con la statua pellegrina, da via Conciliazione alla basilica di San Pietro, con sosta nel luogo dove Giovanni Paolo II fu ferito il 13 maggio 1981. La manifestazione si concluderà a S. Pietro con una messa, presieduta dal card. Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente dell’ORP, alla quale sono previste diverse migliaia di persone provenienti da Roma, dal Lazio e da tutta Italia. (V.V.)
Da oggi all’Aquila Congresso nazionale della FUCI dedicato ai giovani
◊ La Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) celebra a L'Aquila, a partire da oggi e fino a domenica prossima, il suo 59° Congresso Nazionale. Durante il convegno incentrato sul tema “Domani cercasi. Università, società e politica: quale spazio per i giovani?” si riflette, in particolare, sulla crisi della politica italiana e sul prezzo che le giovani generazioni pagano per le scelte dell’oggi. Per gli studenti della FUCI quella italiana è una società “che non vuole invecchiare” e le nuove generazioni sono costrette a vivere come in “un limbo”: “tra la fine dell'adolescenza e l'ingresso nella vita adulta sembra essersi prefigurata una nuova fase del ciclo vitale che tende ad estendersi presso quote sempre più significative di popolazione”. “Nella frattura tra sogno e realtà, tra ideale e concretezza - si legge inoltre sul sito della FUCI (www.fuci.net) - sta tutta l’incertezza che viviamo sulla nostra pelle”. Un’incertezza che “fa impallidire il desiderio di indipendenza, rinunciare all’impegno, abbandonare ogni ambizione ed ogni possibilità di sacrificio lungimirante”. Tra i temi in agenda, figurano anche quelli del precariato e dell’inserimento nel mondo del lavoro. Al rapporto tra giovani e politica è dedicata poi una tavola rotonda con politici, giornalisti, esponenti dell’imprenditoria e costituzionalisti. Particolarmente intenso è infine il programma liturgico: domani sarà celebrata la Messa di suffragio in memoria di Aldo Moro, a trenta anni esatti dall’assassinio dello statista italiano. La liturgia sarà presieduta da mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico dell’Azione Cattolica italiana e dall’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari. (A.L.)
Francia: il Consiglio delle Chiese cristiane compie 20 anni
◊ “In questi 20 anni i cristiani di Francia hanno imparato a conoscersi e a lavorare insieme. Si sono tessuti rapporti di stima e di amicizia. Il confronto delle idee ha permesso di ben delineare le sensibilità di ciascuna delle tradizioni ecclesiali”. Questo il bilancio stilato in un comunicato stampa diffuso dall'Agenzia Sir, dai tre leader delle Chiese francesi per il 20° anniversario del Consiglio delle Chiese cristiane in Francia che sarà celebrato mercoledì 14 maggio a Parigi nella cattedrale Saint Stéphane (sede della Assemblea dei vescovi ortodossi francesi). Il comunicato è firmato dal card. André Vingt-Trois per la Conferenza episcopale francese, dal pastore Claude Baty per la Federazione protestante di Francia e dal metropolita Emmanuel per l’Assemblea dei vescovi ortodossi. Fondato nel 1987, il Consiglio delle Chiese – si legge nel comunicato - si è dato come obiettivo quello di “essere un luogo di scambio di informazioni, di ascolto e di dialogo” per “facilitare una riflessione ed eventualmente delle iniziative comune”. Così è stato: dal 1987 cattolici, protestanti e ortodossi di Francia hanno sostenuto iniziative e prese di posizioni comuni su molti temi, dalle politiche sulla migrazione, al no alla pena di morte e alla tortura, alla opposizione per il commercio delle armi, alla violazione delle tombe e dei luoghi di culto. Tutto ciò rappresenta oggi un incoraggiamento a “proseguire questo lavoro”. (R.P.)
A Londra, concerti e spettacoli teatrali nelle fermate della metropolitana per il festival di Pentecoste
◊ Dieci fermate della metropolitane trasformate in altrettanti luoghi di missione e di annuncio del Vangelo. E’ quanto prevede l’iniziativa, che si terrà a Londra nel prossimo week end di Pentecoste, nel tratto compreso tra le fermate di Camden e Waterloo. L’evento è promosso dall’Agenzia per l’evangelizzazione della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles e dalla compagnia teatrale “Ten ten theatre”. Per l’occasione verrà messa in scena l’opera “Chased”, ovvero “inseguito” del noto scrittore cattolico, Martin O’Brien. Il programma di questo festival di Pentecoste, che intende avvicinare chi non va più in chiesa, prevede anche concerti, spettacoli teatrali, eventi sportivi, dibattiti, film, cene, balli. Tra i concerti – riferisce il Sir – è in programma anche quello del coro della chiesa cattolica di St. Patrick, a Leicester Square, nel cuore di Londra. (A.L.)
I missionari Camilliani delle Filippine sempre più vicini all'Indonesia
◊ Il mese scorso, padre Luigi Galvani, missionario Camilliano da 31 anni nelle Filippine, si è recato in Indonesia per studiare la possibilità di concretizzare una futura presenza dei Camilliani. Come comunica all’Agenzia Fides lo stesso religioso, un primo contatto con il paese era stato lanciato 8 anni fa quando un gruppo di 7 giovani indonesiani arrivò a Manila per conoscere meglio il carisma di San Camillo e iniziare la formazione religiosa e sacerdotale. Essi provenivano dalla piccola isola di Flores che si trova nel centro dell’arcipelago indonesiano, a Est di Bali. Flores è l’unico luogo dell’Indonesia - paese a larga maggioranza musulmana con circa 200 milioni di fedeli - dove la religione cristiana è maggioritaria rispetto all’islam, per eredità della colonizzazione portoghese. Su una popolazione di circa 3 milioni di persone, i cattolici sono l’ 80%. A Maumere, città più popolata dell’isola, c’è il più grande seminario della Chiesa cattolica per studenti di filosofia e teologia con circa 700 seminaristi, diretto dai Missionari Verbiti che, oltre ai loro studenti (350 professi e 200 novizi), accolgono studenti di altre diocesi e congregazioni religiose. Facoltà di Filosofia e Teologia sono state aperte in altre diocesi del paese a conferma del momento favorevole per le vocazioni. Così nell’isola di Giava, dove abita quasi la metà della popolazione dell’Indonesia, ci sono le Facoltà di Giakarta, con 200 studenti, di Giogjakarta, altra città al centro dell’isola, con 330 studenti, e di Malang, con 370 studenti. Nell’isola di Timor, nella diocesi di Kupang, lo Studio Teologico ospita più di 350 alunni. Queste facoltà sono organizzate in cooperazione tra diocesi e diverse congregazioni religiose. Anche i Missionari Camilliani si sono quindi mossi dalle Filippine per far conoscere il carisma di San Camillo in questo grande arcipelago asiatico. Ora la piccola semente gettata 8 anni fa, sta portando i primi frutti. Infatti 5 dei sette giovani arrivati a Manila hanno già terminato gli studi teologici e ora si stanno preparando alla totale consacrazione religiosa e successivamente al sacerdozio. La Provincia Filippina Camilliana è incaricata della nuova missione indonesiana: da terra di missione è divenuta ora paese che invia missionari. (R.P.)
Per MSF è stata un’opportunità sprecata il vertice su ricerca e sviluppo dell’ONU
◊ Il vertice della Nazioni Unite su Ricerca e Sviluppo che si è concluso a Ginevra il 3 maggio, non ha prodotto alcuna azione concreta per riformare un sistema di ricerca medica che ignora i bisogni sanitari di milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo. E’ quanto dichiara il dottor Tido von Schoen-Angerer, direttore della Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali di Medici Senza Frontiere (MSF). “Ci aspettavamo – aggiunge - che i governi indicassero dei cambiamenti in un sistema che non funziona, ma non hanno voluto affrontare la sfida”. Secondo il dottor Tido von Schoen-Angerer, “le proposte concrete per garantire i farmaci e i sistemi diagnostici necessari per le malattie che colpiscono i Paesi poveri non hanno ricevuto alcun supporto; considerando gli enormi bisogni, questa è stata un’opportunità sprecata”. Il gruppo di lavoro intergovernativo sulla salute pubblica, innovazione e proprietà intellettuale, aveva il compito di disegnare una strategia e un piano d’azione che affrontassero i problemi della ricerca medica delle malattie trascurate e assicurassero l’accesso alle cure. Secondo MSF, tuttavia, le negoziazioni non sono riuscite a sfruttare questa opportunità: è fondamentale – si legge in un comunicato dell’organizzazione umanitaria - che l’Assemblea Mondiale dell’OMS “fissi nuove regole per promuovere la ricerca sulle malattie trascurate (per esempio sulla tubercolosi) e per diminuire il prezzo dei farmaci”. Medici Senza Frontiere è stata insignita nel 1999 del Premio Nobel per la Pace. Opera in oltre 60 Paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. (A.L.)
Preoccupante incremento della disoccupazione in Spagna
◊ Secondo un rapporto appena pubblicato sull’andamento dell’economia e del lavoro in Spagna, la disoccupazione ha fatto registrare, lo scorso mese d’aprile, un incremento inaspettato che ha preoccupato i più alti responsabili dell’economia della nazione. Durante il mese d’aprile, 37.542 lavoratori sono rimasti senza lavoro. In questo momento, sono 2.338.517 i disoccupati in Spagna. Con questi dati si conferma ormai una tendenza che é iniziata alcuni mesi fa. Dal mese di marzo del 2.007, sono 315.393 i lavoratori che hanno perso il lavoro. In contrasto con le previsioni del governo che davano un tasso di disoccupazione del 9,8% per il 2.008, altri esperti si mostrano più scettici e prevedono una disoccupazione, per la fine dell’anno in corso, del 11%. L’incremento della disoccupazione in particolare durante lo scorso mese d’aprile ha avuto un ulteriore motivo di preoccupazione; normalmente, nel mese d’aprile, si registra un naturale incremento nel mercato del lavoro causato dal turismo, la edilizia e l’agricoltura. Secondo fonti del governo non c’e da aspettarsi, per ora, un miglioramento della situazione che, nel 2.009 potrà registrare una disoccupazione del 10’%. I settori nei quali si è registrato un maggiore incremento della disoccupazione sono l’edilizia e certi servizi collegati a questo settore. (Dalla Spagna: Ignacio Arregui)
Nuovi scontri in Libano tra Hezbollah e filogovernativi
◊ Sei persone, di cui due bambini e una donna, sono rimaste ferite stamani in scontri a fuoco nella valle orientale libanese della Bekaa. Si è trattato di scontri a fuoco tra seguaci dell'opposizione, guidata dal movimento sciita Hezbollah, e altri della maggioranza governativa. Inoltre, seguaci sunniti della maggioranza governativa libanese hanno bloccato le principali arterie nella valle orientale della Bekaa, compresa l'autostrada che conduce in Siria, ponendo come condizione per la rimozione dei blocchi che il movimento sciita Hezbollah liberi dalle barricate l'autostrada che collega Beirut all'aeroporto internazionale, chiuso da ieri. Attivisti del movimento sunnita governativo al-Mustaqbal, guidato da Saad Hariri leader della maggioranza parlamentare antisiriana, hanno dato fuoco a copertoni di automobili nei pressi del valico di montagna di Dahr al-Baydar, punto di passaggio obbligato tra Beirut e la Bekaa. Anche l'autostrada che conduce al punto di frontiera di Masnaa con la Siria è stata interrotta con copertoni in fiamme, rendendo ancor più difficile la circolazione nella fertile valle, principale regione agricola del Libano. La strada litoranea che collega Beirut con il sud del Paese è stata anch'essa bloccata da giovani manifestanti non meglio identificati. Il sayyed Hasan Nasrallah, leader di Hezbollah, terrà oggi pomeriggio una conferenza stampa nella periferia meridionale della capitale. Saad Hariri ha dal canto suo annunciato che terrà un discorso pubblico in serata.
Israele
Tra fuochi di artificio, bande militari, feste di piazza e stringenti misure di sicurezza sono iniziati ieri sera in Israele i festeggiamenti per il sessantesimo anniversario dell'indipendenza. La sua proclamazione avvenne il 14 maggio 1948, a poche ore dalla scadenza del mandato britannico sulla Palestina. Le celebrazioni, tuttavia, sono state organizzate in base al calendario lunare ebraico. L'anniversario cade in un momento in cui la pace con i palestinesi e la maggioranza dei vicini arabi appare ancora lontana. Ma in un discorso pronunciato davanti ai rappresentanti delle istituzioni e al corpo diplomatico, la presidente della Knesset, il parlamento israeliano, ha detto che per un giorno era comunque il caso di godersi la festa. “Quella di Israele è una storia tutta al positivo - ha affermato - possiamo essere orgogliosi di quasi tutto quello che abbiamo fatto per la nostra patria, abbiamo tramutato un sogno in realta”. Il premier, Ehud Olmert, aveva parlato poche ore prima quando, al suono delle sirene di allarme, il Paese ha reso omaggio agli oltre 22 mila caduti delle guerre avvenute prima, durante e dopo la fondazione dello Stato ebraico. “Il nostro conflitto è stato davvero lungo, ma è la pace, non la guerra, che noi vogliamo”, ha affermato. Per la giornata del lutto, prima, e per i festeggiamenti della serata, poi, sono stati mobilitati migliaia di militari e di poliziotti nel timore di possibili attentati palestinesi. Per scongiurare ogni pericolo, le autorità da lunedì hanno disposto la chiusura di tutti i valichi con la Cisgiordania.
Iraq
A Baghdad, truppe irachene e americane hanno circondato la sede dell'emittente radio del movimento sadrista, al Ahad, forzando l'interruzione delle trasmissioni, mentre nel grande sobborgo sciita Sadr City, nelle ultime 24 ore, sono stati registrati sei morti e 18 feriti negli scontri tra forze di sicurezza e miliziani sadristi che si sono svolti anche nella notte. Allo stesso tempo, nella città santa sciita di Kerbala il capo della polizia locale generale, Rahed Shaker, ha annunciato l'arresto del capo delle Brigate speciali dell'Esercito del Mahdi di Bassora e di due suoi stretti collaboratori, i cui nomi non sono stati resi noti “per motivi di sicurezza”. A nordest di Baquba, un soldato iracheno è morto e altri sette sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno in un villaggio.
Somalia
Un autista che era alla guida di un camion del Programma alimentare Mondiale (PAM), che trasportava aiuti d'emergenza agli sfollati somali, è stato ucciso ieri da un miliziano in Somalia. Lo rende noto un comunicato dell'agenzia ONU diffuso oggi a Nairobi. Dopo l'assassinio, i banditi si sono dileguati senza toccare il contenuto dei camion, 275 tonnellate di cibo. È il secondo autista che opera a contratto per il PAM che viene ucciso quest'anno in Somalia: un episodio analogo avvenne lo scorso 12 febbraio, nel sud del Paese. Quanto all'attacco di ieri contro un veicolo delle truppe etiopiche, con un primo bilancio di otto morti tra i soldati, sembra in realtà che si sia sviluppata una battaglia tra etiopici e gli integralisti islamici che avevano compiuto l'attentato e che avrebbero, per loro ammissione, perduto due uomini. Inoltre, testimonianze concordi riferiscono che una dozzina di civili sarebbero stati uccisi dal fuoco incrociato. Situazione sempre più grave, dunque in Somalia mentre lunedì a Gibuti si aprono i colloqui tra governo federale di transizione somala (che malgrado la buona volontà del nuovo premier, che punta al dialogo, non reggerebbe un giorno senza le truppe etiopiche), e l'opposizione politica che siede all'Asmara. La volontà negoziale tra le parti c'è, ma gli integralisti che operano sul territorio non vogliono sentirne parlare.
Burundi
Almeno cinquanta ribelli del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) il più antico gruppo di guerriglia del Burundi, e l'unico ancora in azione, sono stati uccisi dall'esercito la scorsa notte a poca distanza dalla capitale Bujumbura, area collinosa dove è sempre stata forte e radicata la presenza del FLN. Stando alla versione ufficiale, di cui riferisce Radio Nairobi, sarebbero stati i ribelli ad attaccare le truppe, tra cui si conterebbero due morti e quattro feriti, per poi essere fatti letteralmente a pezzi. Almeno 50 guerriglieri uccisi, molti feriti, 31 arresti, armi e munizioni sequestrate: in pratica un colpo di grazia. Ma su tale versione ci sono molti dubbi. Proprio ieri, infatti, il portavoce ufficiale del FLN, Pasteur Habimana, parlando da Dar ed Salaam (Tanzania) aveva dichiarato che il gruppo era disposto a riaprire il dialogo col governo e cercare un'intesa certa, ma chiedeva garanzie alla comunità internazionale per poter raggiungere ed operare in sicurezza a Bujumbura per arrivare ad un accordo. Non c'è stata una risposta politica, ma l'impressione e che ve ne sia stata una militare, pesantissima, che di fatto chiude ogni possibile dialogo, ammesso che non abbia del tutto decapitato l'FLN. Il Burundi ha vissuto una decina di anni di tragica guerra civile, sostanzialmente tra minoranza Hutu da sempre al potere e maggioranza Tutsi (stesso scenario del Rwanda, ma meno sanguinoso) che ha fatto circa 300 mila morti. C'è poi stata una pace, faticosamente raggiunta con lunghe mediazioni, tra i ribelli ed il governo, e quindi elezioni più o meno regolari e, dal 2005, un governo che tiene, seppur tra accuse di corruzione e scarso rispetto dei diritti civili. Da tutto ciò era rimasto fuori l'FLN, che nei mesi scorsi aveva lanciato un'ennesima offensiva, evidentemente fallita. Da cui la richiesta di colloqui, la risposta è stata la 'battaglià di ieri.
Nel pomeriggio in Italia giura il nuovo governo
Giurerà oggi pomeriggio alle 17 al Quirinale nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il quarto governo Berlusconi. A quel punto, l’esecutivo sarà nel pieno dei poteri. Ieri sera, al termine delle consultazioni il vincitore delle elezioni politiche del 13 aprile ha ricevuto l’incarico e ha subito presentato la lista dei ministri. Che in tutto saranno 21: 12 con portafoglio, 9 senza. Servizio di Giampiero Guadagni:
Sono bastati dunque 25 giorni dalle elezioni per formare il nuovo governo. Il chiaro esito del voto, ha sottolineato ieri il capo dello Stato, Napolitano, ha consentito di procedere speditamente, anche più che in Spagna. Nessuna lungaggine, ha precisato Napolitano rispondendo indirettamente a chi riteneva superflue le consultazioni. Ieri sera, Berlusconi, convocato al Quirinale per ricevere l’incarico, è stato già in grado di presentare la lista dei ministri. C’è un solo precedente in questo senso: Pella nel 1953. Poche le sorprese rispetto ai nomi che circolavano da giorni. La curiosità maggiore riguarda la scelta per il Ministero della giustizia di Angelino Alfano: 38 anni, avvocato, finora coordinatore di Forza Italia in Sicilia. A lui toccherà il delicatissimo compito di ricucire i rapporti tra politica e magistratura, da tempo deteriorati. E l’Associazione nazionale magistrati (ANM) ha già dato disponibilità totale a collaborare. Per il resto: all’Interno va Roberto Maroni, al Viminale già nel 1994; agli Esteri Franco Frattini; all’Economia torna Giulio Tremonti. Alla Difesa Ignazio La Russa; al Welfare Maurizio Sacconi; alle Attività produttive Caludio Scajola; alle Riforme Umberto Bossi; alle Politiche Agricole Luca Zaia; alle Infrastrutture Altero Matteoli; ai Beni Culturali Sandro Bondi. E poi alla Funzione pubblica Renato Brunetta; agli Affari regionali Raffaele Fitto; all’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi; ai Rapporti col Parlamento Elio Vito; alle Politiche comunitarie Andrea Ronchi. Nasce il Ministero della semplificazione legislativa, affidato a Roberto Calderoli. Quattro le donne presenti nell’Esecutivo. Due con portafoglio: Stefania Prestigiacomo all’Ambiente e Maria Stella Gelmini all’Istruzione. Due senza portafoglio: Mara Carfagna alle Pari Opportunità e Giorgia Meloni alle Politiche giovanili. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio sarà Gianni Letta. Dopo il giuramento di oggi pomeriggio al Quirinale, primo Consiglio dei ministri che conferirà le deleghe ai ministri senza portafoglio e forse procederà alla nomina dei sottosegretari. La settimana prossima il nuovo Governo si presenterà alle Camere per chiedere la fiducia. A seguire, la prima riunione operativa del Consiglio dei ministri che si svolgerà a Napoli e si occuperà di rifiuti, Alitalia e dell’abolizione dell’ICI.
Turchia
Con la pubblicazione stamani sulla Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore da oggi in Turchia il nuovo articolo 301 del Codice Penale che riguarda la libertà di espressione i cui emendamenti erano stati approvati dal parlamento con 250 voti a favore e 65 contrari lo scorso 30 aprile, al termine di un lungo dibattito notturno. Il testo riformato dell'articolo era stato firmato ieri sera dal presidente della Repubblica, Abdullah Gul. La modifica del 301 era da tempo stata chiesta dall'UE per la genericità dell'articolo stesso, fatto che aveva consentito in passato di avviare processi a carico di intellettuali e giornalisti turchi tra cui il premio Nobel per la letteratura turco, Orhan Pamuk - accusato di “vilipendio dell'identità nazionale turca” per suoi commenti ai massacri di armeni avvenuti ai tempi dell'Impero ottomano - e il giornalista turco-armeno, Hrant Dink, ucciso nel gennaio del 2007. D'ora in poi, in base agli emendamenti apportati all'articolo 301, sarà reato vilipendere lo Stato turco (e non più l'identità nazionale) e gli organi statali e solo il ministro della Giustizia sarà autorizzato a chiedere l'apertura di un procedimento. Inoltre, la pena massima è stata ridotta da tre a due anni di carcere.
Russia
A poco più di 24 ore dal passaggio di consegne presidenziali al suo delfino, Dmitri Medvedev, Vladimir Putin ha ottenuto come candidato premier il voto di fiducia dalla Duma, il ramo basso del parlamento, tornando così alla carica ricoperta per alcuni mesi nel 1999. A suo favore, 392 voti, un dato record, garantito dall'appoggio non solo del partito da lui guidato (Russia Unita), ma anche da Russia Giusta e dai liberaldemocratici del leader ultranazionalista, Zhirinovski. I voti contrari sono stati 56, quelli dei comunisti. Ora Putin ha una settimana di tempo per presentare a Medvedev la squadra di governo. La votazione è avvenuta dopo un intervento in aula di un'ora di Putin, che ha toccato i principali temi sociali ed economici: riduzione dell'inflazione ad una cifra (ora è al 14%), aumento dei salari minimi, riforma della legislazione finanziaria, fiscale e tributaria, per agevolare investimenti e sviluppo, maggiori libertà e tutele nelle attività imprenditoriali, lotta al sommerso e ai raid economici illegali. Il discorso è stato seguito da Medvedev e interrotto da numerosi applausi. La Russia, dunque, ha un nuovo premier. Proprio in queste ore, Mosca ha annunciato la propria adesione alle sanzioni ONU nei confronti dell’Iran, a causa del programma nucleare della Repubblica islamica, ma ha anche minacciato un aumento delle truppe russe nella regione georgiana filorussa dell’Abkhazia. Sulla strategia del Cremlino, ascoltiamo il prof. Mario Nordio, docente di Storia e Istituzioni dell’Asia all’università Cà Foscari di Venezia, intervistato da Giada Aquilino:
R. - Si accentua il pragmatismo russo e ciò accade in un momento in cui l’amministrazione statunitense è oggettivamente in difficoltà per i risultati in Iraq e in cui all’interno della stessa sorgono dei dubbi a proposito della politica estera.
D. - In particolare, sull’Iran qual è la linea di Mosca?
R. - L’Iran è un importante concorrente della Russia, anche dal punto di vista delle forniture energetiche. Dunque, la Russia ha come politica quella di tenere aperte due questioni: una è quella del Caspio, l’altra, con un avvicinamento alle posizioni occidentali e statunitensi, quella delle sanzioni, le quali - ricordiamolo bene - hanno un spazio pratico estremamente ridotto.
D. - Finora, nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU la Russia aveva però appoggiato l’Iran…
R. - L’aveva appoggiato cercando di negoziare con Teheran, cercando quindi di diventare l’interlocutore di transito fra l’Iran, l’Europa e gli Stati Uniti.
D. - E la strategia russa nei confronti di Tbilisi?
R. - È una spina nel fianco di tutti i governi che si sono succeduti dopo l’era sovietica e da questo punto di vista va risolto. In questo caso, la pressione militare non si sa se sia di facciata oppure preludio a qualcos’altro.
D. - Il nuovo premier Putin che indirizzo darà alla Russia?
R. - Si occuperà prevalentemente di consolidare la posizione della Russia rispetto a tre partite: la prima è la partita energetica; la seconda quella strategica con gli Stati Uniti; infine, la terza è la partita con l’Europa.
Georgia
Mosca potrebbe aumentare da 2.500 a 3.000 il numero dei suoi peacekeeper nella regione separatista georgiana dell'Abkhazia, se Tbilisi rafforzerà le sue forze militari nella stessa zona: lo ha annunciato in un comunicato il Ministero della difesa russo, come riferisce l'agenzia Interfax. “Se le strutture di sicurezza georgiane fanno ulteriori passi concentrando le loro forze nella zona di conflitto, la Russia potrebbe rispondere adeguatamente rafforzando il contigente di peacekeeper fino al limite massimo”, stabilito in 3.000 da un accordo del 1994, ha reso noto il ministero. Nei giorni scorsi, le agenzie avevano riferito che Mosca aveva inviato un migliaio di peacekeeper in aggiunta ai 2.000 già presenti.
Stati Uniti
Sono stati sospesi dal servizio per tutta la durata dell'inchiesta a loro carico i poliziotti di Filadelfia protagonisti del pestaggio di tre sospetti finito poi su diverse Tv americane. Lo ha riferito ieri sera la rete televisiva MsNbc, stando alla quale il fatto risale a lunedì scorso. L'episodio ha suscitato grande sconcerto nell'opinione pubblica americana. Nel video - girato da un elicottero e diffuso per prima dalla WTXF-TV - si vedono tre auto della polizia circondare una macchina con a bordo tre presunti sospetti. Gli agenti aprono le portiere dell'auto e scaraventano a terra i tre uomini immobilizzandoli e prendendoli ripetutamente a calci, pugni e manganellate.
Pechino
La fiaccola olimpica è stata portata sulla cima più alta del mondo, quella del monte Everest (Qomolangma in tibetano), a 8.848 metri di altezza. Le fasi finali dell'ascesa di un gruppo di alpinisti cinesi sono state trasmesse dalla televisione di Stato cinese, la CCTV. Per compiere l'impresa, la fiaccola è stata divisa in due e gli alpinisti hanno atteso per due settimane al campo base sul versante cinese della montagna che si verificassero le opportune condizioni atmosferiche. Il viaggio della fiaccola per il mondo, che, secondo le autorità cinesi, avrebbe dovuto essere un “viaggio dell'armonia” è stato segnato dalle contestazioni degli attivisti dei gruppi per i diritti umani. La fiaccola sta ora viaggiando per tutte le province della Cina e arriverà a Pechino nel giorno dell'apertura delle Olimpiadi, l'8 agosto.
Dialogo Tibet-Cina
Saranno formali i prossimi incontri tra il governo tibetano in esilio e il governo cinese. Lo scrivono in un comunicato i due inviati del Dalai Lama che hanno incontrato lo scorso fine settimana a Shenzen esponenti del governo di Pechino in colloqui informali dedicati alla situazione in Tibet, dopo i fatti di Lhasa del marzo scorso. “Nonostante divergenze sostanziali - scrivono Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen - le parti hanno dimostrato volontà di trovare un approccio comune. Abbiamo entrambi fatto proposte concrete che faranno parte dell'agenda futura. Come risultato dell'incontro, abbiamo deciso di incontrarci nuovamente per un giro formale di discussioni. La data per il settimo giro di consultazioni sarà finalizzata presto”. Dal 2002 al 2007, il governo tibetano in esilio e quello cinese si sono incontrati sei volte in modo formale senza giungere a risultati.
Immigrazione
È arrivato a Pozzallo il natante con a bordo 16 clandestini somali, compresi due donne e un diciassettene, intercettato ieri dal pattugliatore Diciotti della Guardia costiera italiana e da un'unità della Marina militare maltese, a 38 miglia a sud-est della costa Ragusana. L'imbarcazione, raggiunta da una motovedetta della capitaneria di porto e dal pattugliatore Alberti della Guardia di finanza, ha avuto un'avaria al motore a 23 miglia dalle coste della Sicilia. Gli extracomunitari sono stati soccorsi e fatti salire sulla motovedetta e condotti nel porto di Pozzallo, dove sono stati affidati alla polizia di frontiera e poi condotti nel centro di primissima accoglienza. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 129
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