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Sommario del 07/05/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Aprite il cuore alle sofferenze del Myanmar: l’appello del Papa all’udienza generale. In Piazza San Pietro, Benedetto XVI e Karekin II rinnovano l’impegno per il dialogo ecumenico
  • Le congratulazioni del Papa al sacerdote polacco Michal Heller insignito del premio Templeton 2008
  • Concerto in Vaticano dell'Orchestra Filarmonica Cinese in onore del Papa
  • La Santa Sede aderisce ai Trattati internazionali sulla protezione dello strato dell'ozono
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Myanmar: un milione gli sfollati. La testimonianza del nunzio
  • Nuove tensioni in Libano: l'appello di mons. Béchara Raï
  • Il cardinale Bertone presiede la Supplica nel Santuario della Madonna del Rosario di Pompei
  • Convegno alla Lateranense sulla Humanae Vitae a 40 anni dalla promulgazione: intervista con il prof. Giovanni Maria Vian
  • Rapporto di "Save the Children" sullo stato delle madri nel mondo
  • Chiesa e Società

  • Crollo di matrimoni e nascite in Europa
  • Iraq: mons. Warduni invita l'Occidente a non dimenticare il dramma degli iracheni
  • Il cardinale Pell parla di “pulizia etnica” per i cristiani in Iraq
  • Il 22 maggio incontro tra il cardinale Nasrallah Sfeir e il presidente Bush
  • Brasile: condannato il sicario di Suor Dorothy Stang, assolto il proprietario terriero accusato di essere il mandante
  • In visita in Vaticano la presidenza del CELAM, per i 50 anni della Pontificia Commissione per l’America Latina
  • La Chiesa dello Sri Lanka denuncia l'arruolamento di bambini soldato
  • In India i vescovi chiedono più tutele per i lavoratori atipici che costituiscono la maggioranza nel Paese
  • Uganda: le Chiese cristiane dicono no all’abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole
  • Domani in Canada marcia nazionale per la vita
  • Corea del sud: vocazioni al sacerdozio in un'inchiesta dell'arcidiocesi di Seul
  • Australia: i progetti missionari in tutto il mondo sul sito web delle Pontificie Opere Missionarie
  • Inaugurato il sito dell’Associazione di Terra Santa www.ats.custodia.org
  • Alla GMG di Sydney, sms ai partecipanti con le parole del Papa
  • Domani intronizzazione del primo vescovo della diocesi ortodossa romena d'Italia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sviluppare le liberta’ civili: così il neopresidente russo Medvedev nel giorno del suo insediamento al Cremlino
  • Il Papa e la Santa Sede



    Aprite il cuore alle sofferenze del Myanmar: l’appello del Papa all’udienza generale. In Piazza San Pietro, Benedetto XVI e Karekin II rinnovano l’impegno per il dialogo ecumenico

    ◊   Aprite il cuore alla generosità verso il popolo sofferente del Myanmar: è l’accorato appello levato stamani dal Papa in Piazza San Pietro, durante il tradizionale appuntamento con i pellegrini del mercoledì. Benedetto XVI ha colto l’occasione della presenza all’udienza generale del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II per rinnovare l’impegno a rafforzare il dialogo ecumenico. In questi giorni di preparazione alla Pentecoste, è stata l’esortazione del Papa ai 30 mila fedeli presenti, ravviviamo la speranza nell’aiuto dello Spirito Santo “per avanzare sulla strada dell’ecumenismo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    La comunità internazionale dimostri la sua generosità verso il popolo del Myanmar devastato dal ciclone “Nargis”: in Piazza San Pietro, il pensiero del Papa va a quanti soffrono nel Paese asiatico. Il Santo Padre rinnova il messaggio di solidarietà inviato al presidente della conferenza episcopale del Myanmar con un vibrante appello al cuore di ogni uomo di buona volontà:

     
    “Faccio mio il grido di dolore e di aiuto della cara popolazione del Myanmar, che ha visto improvvisamente distrutte dalla sconvolgente violenza del ciclone Nargis numerosissime vite, oltre a beni e mezzi di sussistenza (…) Vorrei inoltre ripetere a tutti l’invito ad aprire il cuore alla pietà e alla generosità affinché, grazie alla collaborazione di quanti sono in grado e desiderano prestare soccorso, si possano alleviare le sofferenze causate da così immane tragedia”.

     
    L’udienza generale, conclusasi con questo appello, è stata arricchita dalla presenza del Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni Karekin II, accolto da Benedetto XVI sul sagrato della Basilica vaticana, tra gli applausi dei pellegrini. Karekin II è arrivato sul sagrato dalla Basilica di San Pietro. Prima dell’udienza generale, infatti, ha reso omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II ed ha salutato la statua di San Gregorio l’Illuminatore, fondatore della Chiesa armena, collocata in una nicchia della Basilica. Benedetto XVI ha ringraziato Karekin II per il suo impegno personale nel rafforzamento dell’amicizia tra la Chiesa apostolica armena e quella cattolica. Quindi, ha ricordato le “dure persecuzioni” sofferte dai cristiani armeni, specie nel secolo scorso:

     
    “Armenia’s many martyrs are a sign of the power of the Holy Spirit…”
    I tanti martiri dell’Armenia, ha detto il Papa, sono uno segno della potenza dello Spirito Santo che lavora in tempi di oscurità ed è promessa di speranza per i cristiani in ogni luogo. Dal canto suo, Karekin II ha ricordato che gli armeni sono sopravvissuti ad uno sterminio ed ha levato un appello affinché tutte le nazioni condannino gli stermini del passato e del presente e si impegnino nella costruzione della pace.

     
    (canti)
     
    Dopo il momento dei saluti, in un clima di grande cordialità, il Papa ha svolto la sua catechesi. La presenza di Karekin II, ha detto ai pellegrini, “ci ravviva nella speranza di piena unità di tutti i cristiani”. Una visita che avviene dopo il recente viaggio in Armenia del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il Pontefice ha riconosciuto gli sforzi compiuti dalla Chiesa apostolica armena per il dialogo ecumenico. Quindi, ha messo l’accento sul significato della Solennità di Pentecoste sulla strada dell’ecumenismo:

     
    “Noi abbiamo la certezza che il Signore Gesù non ci abbandona mai nella ricerca dell’unità poiché il suo Spirito è instancabilmente all’opera per sostenere i nostri sforzi tesi a superare ogni divisione e a ricucire ogni lacerazione nel vivo tessuto della Chiesa”.

     
    Nel giorno della Pentecoste, ha detto, il dono che Gesù aveva affidato ai suoi la sera di Pasqua, l’assistenza dello Spirito Santo, divenne palese e pubblico. Da allora, ha proseguito, la Chiesa è sempre, “per così dire, in stato di Pentecoste: raccolta nel Cenacolo prega incessantemente per ottenere sempre nuove effusioni dei doni dello Spirito Santo”:

     
    “Ecco perché, pur di fronte alle difficoltà e alle divisioni, i cristiani non possono rassegnarsi né cedere allo scoraggiamento. Questo chiede a noi il Signore: perseverare nella preghiera per mantenere viva la fiamma della speranza e l’anelito verso la piena unità. Ut unum sint!”

     
    “La Chiesa – ha detto il Papa a braccio - parla, fin dal primo momento della sua esistenza, in tutte le lingue, grazie alla forza dello Spirito Santo, e vive in tutte le culture. La Chiesa non distrugge niente dei propri doni, della propria storia, ma riassume tutto in una nuova unità che riconcilia unità e diversità”:
     
    “Nei giorni dopo l’Ascensione del Signore fino alla domenica di Pentecoste, i discepoli con Maria erano riuniti nel Cenacolo per pregare. Loro sapevano che non potevano da loro stessi creare, organizzare la Chiesa; che la Chiesa non può essere organizzata ma deve nascere; che la Chiesa non è una Creatura nostra, ma è dono di Dio. E così solo crea anche unità e cresce unita”.

     
    Un invito all’unità rilanciato dal Papa anche nel viaggio negli Stati Uniti, dove ha ribadito la “centralità della preghiera nel movimento ecumenico”. Benedetto XVI ha invocato lo Spirito Santo affinché i cristiani, nel loro “comune e generoso servizio al Vangelo, possano essere nel mondo segno dell’amore di Dio per l’umanità”. In questa prima udienza generale nel mese mariano, il Papa ha invitato i giovani, i malati e gli sposi novelli ad affidarsi alla protezione della Santa Vergine.

     
    Al momento dei saluti ai fedeli nelle diverse lingue, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai pellegrini della Chiesa “Nostra Signora del Rosario” di Doha, in Qatar, al momento prima ed unica chiesa nel Paese arabo. Un augurio particolare ai polacchi che domani festeggiano San Stanislao, patrono della Polonia. Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha rivolto un cordiale pensiero ai partecipanti al Pellegrinaggio promosso dalle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento e ai rappresentanti delle Scuole delle Maestre Pie Venerini. Infine, un saluto all’Inter, squadra di calcio italiana che festeggia il centenario di fondazione. Nell’occasione, Benedetto XVI ha sottolineato “l’importanza dei valori morali dello sport nell’educazione delle nuove generazioni”.

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    Le congratulazioni del Papa al sacerdote polacco Michal Heller insignito del premio Templeton 2008

    ◊   Il Santo Padre si congratula con mons. Michal Heller vincitore del Premio Templeton 2008 per i suoi studi di scienza e teologia. Lo fa con un messaggio a firma dell’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato. Il premio, consegnato oggi a Buckingham Palace dal principe Filippo, duca di Edimburgo, è stato istituito da Sir Templeton nel 1972 e dedicato a persone che abbiano dato un contributo eccezionale alla promozione della dimensione spirituale della vita. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Con le congratulazioni al sacerdote cattolico e cosmologo Heller, il messaggio di Benedetto XVI torna a sottolineare l’importanza di un fruttuoso rapporto tra fede e ragione, “le due ali su cui lo spirito umano si eleva a contemplare la verità”. Esprime anche incoraggiamento per quanti si dedicano alla ricerca scientifica nel contesto del credo religioso e promuovono una più profonda comprensione del rapporto tra fede e scienza.

    In particolare, padre Michal Heller viene premiato per la sua teoria sulle origini e la causa dell’universo, elaborata attraverso studi multidisciplinari nei campi della fisica, della cosmologia, della teologia, e della filosofia. Ha settantadue anni e insegna Filosofia alla Pontificia Accademia Teologica di Cracovia, dove ha collaborato in passato con l’allora cardinale Karol Wojtyla. Impossibile ricordare tutti i suoi altri impegni accademici o le sue pubblicazioni che sono migliaia. Conviene sottolineare, piuttosto, che al centro dei suoi studi c’è l’interrogativo circa la necessità di una causa per le origini dell’universo. Ha più volte argomentato contro l’atteggiamento di chi ricorre a Dio per spiegare quanto sfugge alla scienza. Heller sostiene, ad esempio, che l’obiezione dei creazionisti all’insegnamento della teoria evoluzionista di Darwin è “un grave errore”, poiché introduce un’opposizione “manichea” fra Dio e la casualità. Gran parte dei suoi scritti sono rivolti a sostenere la possibilità di conciliare conoscenza scientifica e religione. Sui limiti che secondo alcuni la razionalità stessa pone all’impegno teologico ma anche filosofico, al microfono di Chris Altieri, padre Michal Heller risponde così:

    R. – I think that the core...
    Penso che alla base del problema ci sia il concetto della razionalità. Se qualcuno sostiene che i limiti della razionalità coincidono con i limiti del metodo scientifico, certo non c’è posto per la teologia, per la religione ed anche la filosofia. Ma se comprendiamo che i limiti della razionalità non coincidono con i limiti del metodo scientifico, c‘è posto per un orizzonte più grande.

    Padre Heller ha espresso l’intenzione di usare il premio, che ammonta a 820.000 sterline, per la creazione di un centro studi intitolato a Copernico. Ascoltiamo padre Michal Heller:

    R. – What I want to do…
    Cosa voglio fare con questi soldi? Vogliamo creare a Cracovia un istituto particolare interessato a fare ricerche dedicate al rapporto tra scienza e teologia, ed anche ricerche sull’istruzione. Abbiamo pensato ad un’istituzione del genere per tanto tempo ed abbiamo già avviato questo processo.

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    Concerto in Vaticano dell'Orchestra Filarmonica Cinese in onore del Papa

    ◊   Questa sera alle 18.00, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, l’Orchestra Filarmonica Cinese eseguirà in onore e alla presenza di Benedetto XVI il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart. Il Concerto sarà diretto dal Maestro Long Yu con la collaborazione dello Shanghai Opera House Chorus. La Radio Vaticana trasmetterà in diretta l’evento a partire dalle 17.50. L’opera era stata eseguita per la prima volta dalla Filarmonica Cinese nel 2006, nella chiesa cattolica di Wang Fujing di Pechino, in collaborazione con la Scala di Milano; l’esecuzione si inseriva nel programma del IX Festival della Musica di Pechino e avveniva nel 250.mo anniversario di nascita di Mozart. Il “Requiem” è stato recentemente eseguito dalla Filarmonica Cinese in una chiesa di Shanghai, insieme al Coro dell’Opera di Shanghai.

    La China Philarmonic è l’orchestra sinfonica più nota della Cina, fondata nel 2000 sulla base della precedente China Broadcasting Symphony Orchestra, e diretta dal noto Maestro Long Yu. Consulente dell’Orchestra è la signora Deng Rong, figlia del leader cinese Deng Xiaoping, che sarà presente al Concerto odierno. L’Orchestra ha tenuto numerosi concerti internazionali in tutto il mondo, in Europa, nell’America settentrionale e in Asia. Nel dicembre del 2004 aveva presentato un concerto natalizio a Roma, al Senato della Repubblica italiana, trasmesso in diretta in vari Paesi europei, molto apprezzato dal pubblico. Fra i numerosi concerti realizzati in Cina sono da rilevare soprattutto quelli tenuti nel quadro del famoso Beijing Music Festival, il Festival della Musica di Pechino.

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    La Santa Sede aderisce ai Trattati internazionali sulla protezione dello strato dell'ozono

    ◊   La Santa Sede ha aderito alla Convenzione di Vienna e al Protocollo di Montreal (e ai suoi quattro emendamenti di Londra, Copenhagen, Montreal e Pechino) per la protezione dello strato dell'ozono e la riduzione delle sostanze che lo riducono. Lo Strumento di adesione è stato depositato lunedì scorso presso la sede delle Nazioni Unite a New York dall'osservatore permanente della Santa Sede, l’arcivescovo Celestino Migliore.

    In un comunicato della rappresentanza vaticana presso il Palazzo di Vetro, si afferma che “la Santa Sede desidera incoraggiare tutta la comunità internazionale a promuovere in modo deciso un'autentica cooperazione tra politica, scienza ed economia”. Questa cooperazione – prosegue la nota - com'è stato dimostrato nel caso degli accordi sulla protezione dello strato di ozono, “può raggiungere risultati importanti, che rendono allo stesso tempo possibile salvaguardare la creazione, promuovere lo sviluppo umano integrale e aver cura del bene comune, in uno spirito di solidarietà responsabile e con profonde ripercussioni positive per le generazioni presenti e future”.

    “In conformità con la sua natura e con il particolare carattere dello Stato della Città del Vaticano, la Santa Sede – rileva ancora il comunicato - attraverso questo solenne atto di adesione, intende dare il proprio sostegno morale all'impegno degli Stati per la corretta ed efficace attuazione dei Trattati in questione. A questo scopo - conclude la nota - esprime il desiderio che, riconoscendo i segni di una crescita economica che non è sempre stata capace di difendere i delicati equilibri della natura, tutti gli attori intensifichino la cooperazione e rafforzino l'alleanza tra l'uomo e l'ambiente, che deve rispecchiare l'amore creativo di Dio, dal quale veniamo e al quale siamo legati”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia sul referendum in Bolivia - contestato dal Governo - riguardo all'autonomia del dipartimento di Santa Cruz.

    Un articolo di Gabriele Nicolò sulla difficile gestione del petrolio in Iraq, dopo che l'Esecutivo ha espresso l'intenzione di privatizzare il settore per favorire gli investimenti delle compagnie straniere.

    In cultura, le relazioni di Giuliano Crifò e Marilena Amerise al XXXVII incontro di studi dell'antichità cristiana - che si apre domani a Roma - su esegesi biblica e diritto romano del matrimonio.

    In flessione il numero degli aborti: Assuntina Morresi illustra i risultati di uno studio pubblicato dalla rivista "Lancet".

    I primi patroni di Milano? Tre immigrati africani: monsignor Inos Biffi racconta come sant'Ambrogio cantò i martiri Vittore, Nabore e Felice.

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    Oggi in Primo Piano



    Myanmar: un milione gli sfollati. La testimonianza del nunzio

    ◊   Sempre più drammatica la situazione in Myanmar dove stanno giungendo i soccorsi delle Nazioni Unite autorizzati dalla Giunta militare. Risale a ieri il bilancio ufficiale delle vittime che conta 22 mila morti e 41mila dispersi mentre sono un milione i senza tetto. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:


    Secondo le Nazioni Unite la catastrofe in Myanmar potrebbe assumere una dimensione ancora più spaventosa. Un funzionario dell’Ufficio per gli aiuti umanitari dell’ONU, da Bangkok, ha riferito che l’intero delta dell’Irrawaddy si trova ancora sommerso e che nei prossimi giorni quando le acque defluiranno potrebbero emergere nuove vittime. Un primo volo delle Nazioni Unite con 25 tonnellate di materiale di soccorso prese dai depositi di Brindisi è stato finalmente autorizzato dalla Giunta militare birmana. Si tratta di un segnale positivo di apertura che giunge dopo le critiche e le pressioni della comunità internazionale. Impoverito da 46 anni di dittatura e di sanzioni, il Myanmar non sembra essere in grado di far fronte ad una così grave emergenza che ha colpito un milione di persone rimaste senza casa secondo le stime della Croce Rossa Internazionale che oggi ha fatto appello per quasi 4 milioni di euro necessari a portare viveri, acqua, tende e zanzariere ai sopravissuti. Intanto è polemica sulle carenze del sistema di allarme che non è scattato pur sapendo in anticipo del passaggio del ciclone Nargis. L’ufficio meteorologico indiano avrebbe avvertito il Governo birmano 48 ore prima della presenza di una grande depressione tropicale formatasi sul Golfo del Bengala.

    Anche la piccola comunità cattolica locale è impegnata sul fronte degli aiuti. Ascoltiamo in proposito mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Myanmar, raggiunto telefonicamente a Bangkok da Sergio Centofanti:

    R. – La Chiesa ha delle strutture di Caritas, molto modeste, che però riescono a portare l’aiuto necessario in questa situazione d’emergenza. Le zone colpite, che io ho visitato di recente, sono nella diocesi di Pathein, e anche nella zona di Bako, dove c’è anche un seminario minore, e nei villaggi le casupole, che sono di paglia, sono state letteralmente spazzate via: è stata una cosa davvero tragica! Sono zone che ho visitato di recente anche perché nei dintorni c’è un Santuario della Madonna di Nyaunglebin, molto caro alla devozione mariana. Ci affidiamo anche all’aiuto della Madonna. Naturalmente, il problema principale adesso è quello delle comunicazioni. E si spera che gli aiuti arrivino presto.

     
    D. – Com’è la Chiesa, la piccola minoranza cristiana in Myanmar?

     
    R. – E’ una Chiesa molto viva, di una fede genuina e in sintonia, anche, con quello che vive la popolazione del Paese. E' ricca di vocazioni e ancorata all'evangelizzazione che i Padri del PIME, i cari padri missionari italiani, stanno facendo da vent’anni, portando la fede a queste popolazioni. Sono 14 diocesi, e negli ultimi due anni c’è stata la creazione di due nuove diocesi e ci sono molte vocazioni alla vita religiosa e anche al sacerdozio. Ultimamente, proprio in quel Santuario di cui parlavo prima – Nyaunglebin – ho ordinato otto sacerdoti dell’arcidiocesi di Yangon.

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    Nuove tensioni in Libano: l'appello di mons. Béchara Raï

    ◊   I sindacati libanesi hanno sospeso lo sciopero generale proclamato per oggi a Beirut, peraltro cominciato in mattinata con blocchi stradali e proteste guidate dall'opposizione Hezbollah. Le richieste delle parti sociali erano per un adeguamento dei salari, ma - secondo i sindacati - le mobilitazioni “sono state politicizzate”, con scontri e violenze nelle strade: diverse esplosioni di razzi anticarro e raffiche di mitra sono state udite nella parte occidentale della capitale. Le tensioni si inseriscono in un quadro politico già pesante, aggravato dal mancato accordo per l’elezione del capo dello Stato che dovrà succedere al presidente Emile Lahoud, il cui mandato è scaduto a novembre 2007. Sugli ultimi avvenimenti in Libano, ascoltiamo mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei maroniti, intervistato da Giada Aquilino:


    R. – Lo sciopero è stato una richiesta dei sindacati dei lavoratori, mentre gli Hezbollah e l’opposizione hanno voluto approfittare di questa mobilitazione per creare uno stato di caos nel Paese. Questo ha, quindi, costretto gli stessi sindacati a rinunciare allo sciopero, che è stato conseguentemente sospeso e rimandato. Hezbollah ed opposizione hanno sfruttato tale situazione, per disturbare la sicurezza del Paese, creare danni ai cittadini e alle loro proprietà.
    D. – Le nuove tensioni si inseriscono in un lungo periodo di crisi per il Libano. Perché non si riesce a superare lo stallo politico in atto?

     
    R. – Anzitutto la questione è internazionale, nazionale e regionale. Il grande problema libanese è il conflitto che è in corso fra sunniti e sciiti e che ha due linee di alleanza regionale ed internazionale: la linea sunnita, appoggiata da Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti; e la linea sciita, appoggiata da Iran e Siria. Purtroppo i libanesi sunniti e sciiti e tutti coloro che sono alleati ai due gruppi non rappresentano l’opinione generale, perché la maggioranza dei libanesi, quella silenziosa, vuole un Libano fatto di convivenza, di consenso e di intesa. E’ vero che in Libano c’è una grande crisi economica e relativa alla sicurezza, ma tutto ciò è dovuto proprio alla forte crisi politica. L’opposizione non permette l’elezione del presidente della Repubblica: sono cinque mesi che siamo senza capo dello Stato. I lealisti non vogliono cedere per arrivare ad una soluzione di governo che sia più omogenea. Il Parlamento è stato ‘chiuso’ dal suo presidente e al momento non è in attività. Questa situazione politica paralizza tutto. E’ necessario che gli Stati di buona volontà ci aiutino a organizzare ad esempio una conferenza di riconciliazione.

     
    D. – Qual è, dunque, l’appello della Chiesa locale libanese?

     
    R. – Che la comunità internazionale ci aiuti a realizzare proprio questa conferenza di riconciliazione e di compromesso storico-politico in Libano.

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    Il cardinale Bertone presiede la Supplica nel Santuario della Madonna del Rosario di Pompei

    ◊   Domani mattina decine di migliaia di fedeli, com’è tradizione da oltre un secolo, si raduneranno presso il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei per la recita, a mezzogiorno, della Supplica a Maria. La preghiera è stata scritta dal fondatore del Santuario, il Beato Bartolo Longo, nel 1883. Quest’anno la Supplica sarà guidata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone al termine di una Santa Messa da lui presieduta. Sul significato della Supplica ascoltiamo l’arcivescovo prelato di Pompei, Carlo Liberati, intervistato da Federico Piana:


    R. – Questa preghiera, tra le più belle che esistono nel panorama intenso delle elevazioni che facciamo a Maria nella Chiesa cattolica è notissima. Da Pompei sale la supplica alla Regina delle Vittorie - come la chiamava il Beato Bartolo Longo - alla Madre del Signore Nostro, a Colei che ci è stata lasciata da Cristo, sotto la Croce, come modello di fede, come mamma che ci prende per mano nelle traversie, nelle difficoltà e nei problemi della vita e ci porta ogni giorno al Signore. A questo punto vorrei ricordare la frase di un santo innamorato della Madonna, San Luigi Maria Grignon de Montfort, che nel suo Trattato della vera devozione, dice con una espressione bellissima: “Quando tu dici Maria e la invochi, Lei ti risponde Gesù, ti porta il Signore, perchè è nata per questo, è stata scelta per questo, non sa fare che questo: portarti la grazia di Dio”. Ora noi, attraverso la Supplica portiamo il Signore attraverso Maria a tutto il mondo, a tutta la Chiesa.

     
    D. – Questa invocazione è ricca di contenuti, ma soprattutto profetica per l’epoca in cui è stata scritta…

     
    R. – Mentre Bartolo Longo scriveva la Supplica, Papa Leone XIII, il 1° settembre del 1883, aveva lanciato al mondo l’Enciclica Supremi Apostolatus Officio, con la quale invitava tutta la Chiesa cattolica a recitare il Santo Rosario come strumento sicuro del conseguimento del bene spirituale della società e della Chiesa, travagliata da gravi calamità e che Bartolo Longo chiamava la Supplica, “L’ora del mondo”, e cioè l’ora in cui, attraverso la preghiera alla Vergine Santissima, tutto il mondo è invitato a rivolgersi a Dio per ottenere l’unità della famiglia, la crescita spirituale dei giovani nella scuola, perchè siano punto di riferimento, che non ci sono più, se vogliamo costruire, in un amore rinnovato, la pace della famiglia e la pace delle nazioni. Questa preghiera viene oggi celebrata da New York a Buenos Aires, da Toronto a Sydney, da Johannesburg a Caracas e in modo particolarissimo qui in Campania, dove le afflizioni sono ripetute, come vediamo dai TG di tutto il mondo.

     
    D. - Afflizioni e problemi che la Chiesa come può aiutare a cancellare?

     
    R. - Fare in modo che la Chiesa sia un punto di riferimento, di amore, di giustizia e di pace, perchè questo è il Regno di Dio sulla terra. Il Signore ci ha chiamati ad evangelizzare il mondo e a portarlo a quella dimensione umana che, di per sé, noi chiamiamo santità, perchè lo possiamo fare solo per opera e con la genialità dello Spirito Santo. Ma dobbiamo essere disponibili a questo impegno di amore. C’è troppa gente - ed anche qui in Campania – rassegnata, avvilita, stanca, dispersa, offesa. Dalla Campania sono usciti, lo scorso anno, 280 mila giovani che sono andati a cercare lavoro nelle altre regioni di Italia, in Europa e nel mondo. No, questo esodo e questa fuga debbono cessare! Dobbiamo trovare ragioni di rispetto, dobbiamo costruire nell’amore la giustizia e la pace.

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    Convegno alla Lateranense sulla Humanae Vitae a 40 anni dalla promulgazione: intervista con il prof. Giovanni Maria Vian

    ◊   Da domani a sabato prossimo si tiene a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, un Convegno sull'attualità dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI a 40 anni dalla sua promulgazione. Introduce i lavori il vescovo Rino Fisichella, rettore della Lateranense. Tra i relatori il prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano. Giovanni Peduto gli ha chiesto in quale contesto storico sia nata l’Humanae Vitae:

     
    R. – Un contesto molto trasformato e molto complesso. Era la prima volta che la crescita demografica mondiale riguardava estesamente anche i Paesi allora detti “in via di sviluppo”. E questo già dalla metà degli anni Cinquanta iniziò a preoccupare, perché si riteneva che le risorse del pianeta non fossero sufficienti a nutrire tutti. Poi, il contesto più vicino all’Enciclica è quello sostanzialmente del ’68: l’Enciclica viene pubblicata con la data del 25 luglio di quell’anno e resa pubblica quattro giorni dopo. Si tratta, quindi, di un anno di svolta.

     
    D. - Quali sono i punti principali di questa Enciclica?

     
    R. – Sostanzialmente l’Enciclica era in linea con il magistero pontificio più recente, soprattutto la Casti Connubii di Pio XI che aveva - sia pure molto cautamente – innovato in materia, e soprattutto con gli insegnamenti molto più aperti di Pio XII. L'Enciclica si dichiarò, coerente con le novità conciliari sul concetto di matrimonio, contraria alla pratica della contraccezione se non con metodi naturali. Questo in opposizione all’edonismo e alle politiche di pianificazione familiare che spesso venivano imposte ai Paesi poveri da quelli più ricchi.

     
    D. - La sua relazione riguarda il tema della solitudine di Paolo VI: ce ne vuole parlare?

     
    R. – Solitudine perché il Papa decise di fatto da solo, anche se ovviamente con l’aiuto di molti esperti. Si tratta di una solitudine – diciamo – relativa, perché una parte dell’episcopato lo sostenne, anche se per la prima volta un documento papale venne subissato di critiche.

     
    D. - L’Enciclica ebbe dunque un’accoglienza contrastata anche nell’ambito ecclesiale …

     
    R. – Molto contrastata e molto contrastata – credo – proprio perché il documento di Paolo VI fu un documento controcorrente, che andava contro la mentalità allora dilagante, una mentalità spesso indotta ed imposta.

     
    D. - A distanza di 40 anni, quale è stata la profezia di Papa Montini?

     
    R. – Quello che colpisce è l’altissimo concetto del rapporto di amore tra i coniugi. Ci sono delle espressioni molto belle dell’Enciclica che definisce l’amore coniugale un amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale ed atto di volontà libera che deve naturalmente confrontarsi con i problemi quotidiani. Ma l'Enciclica è anche una sorta di antiveggenza sull’evoluzione dell’ingegneria genetica. C’è un’espressione anche qui molto netta: “Se non si vuole esporre all’arbitrio degli uomini – dice l’Humanae Vitae – la missione di generare la vita, si devono necessariamente riconoscere dei limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell’uomo sul proprio corpo”. Vediamo come queste parole siano oggi quanto mai attuali.

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    Rapporto di "Save the Children" sullo stato delle madri nel mondo

    ◊   I Paesi scandinavi sono le nazioni dove madri e bambini vivono meglio ed i Paesi dell’Africa sub-sahariana quelli dove stanno peggio. La classifica è stata stilata da “Save The Children” che, in occasione della prossima festa della mamma, ha presentato il nono rapporto sullo stato delle madri nel mondo, la pubblicazione annuale sulla salute materno-infantile. L’Italia risulta al primo posto nell’elenco dei Paesi in cui i bambini stanno meglio e al 19.mo per la condizione delle madri. Il servizio di Francesca Sabatinelli:


    In Svezia, ogni parto ha l’assistenza medica; in Niger accade solo nel 33% dei casi. In Svezia, solo una donna su 185 rischia di perdere il proprio figlio prima dei cinque anni; in Niger, un bambino su quattro muore prima dei cinque anni, e 9 madri su 10 perdono ben due bambini nel corso della propria vita. Svezia e Niger, primo e ultimo Paese della classifica di “Save The Children”, che vede in fondo principalmente Paesi dell’Africa sub-sahariana, laddove le condizioni di vita di mamme e bambini sono difficilissime: 200 milioni di bambini non hanno accesso alle cure di base e quasi 10 milioni muoiono all’anno per malattie curabilissime, come la diarrea. Benessere materno e infantile sono indissolubilmente legati, ecco perché bisogna aiutare le donne: per far sopravvivere i bambini. Valerio Neri, direttore generale di “Save The Children Italia”:

     
    “La scolarità delle bambine nei Paesi in via di sviluppo è bassissima. Ci sono sperequazioni forti ancora tra maschietti e femminucce e questo cosa vuol dire? Vuol dire che si avrà poi una donna che non ha studiato e quindi meno capace anche di autocurarsi nel concetto di medicina moderna e meno capace di lavorare, di integrarsi e sarà una madre allora anche meno capace di aiutare i propri bambini”.
     
    Il Rapporto di quest’anno lancia un ulteriore allarme: oltre alla grande disparità tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo, il divario tra poveri e ricchi si sta allargando negli stessi Paesi in crescita, come India e Cina. Una forbice sempre più ampia che crea allarme e paure sociali. L’appello è ai ricchi del pianeta, al G8 di quest’anno in Giappone e a quello in Italia del 2009: con interventi semplici e mirati, soprattutto a basso costo, si potrebbero salvare le vite di sei milioni di bimbi all’anno. Ancora Valerio Neri:

     
    “Se dei dieci milioni di bambini che muoiono ogni anno, l’80 per cento è concentrato nei Paesi che stanno più indietro nel mondo, questo è certamente un dato la cui responsabilità sta tutta sulle spalle del mondo ricco, uindi del G8. Dietro questa responsabilità così apparentemente formale ci sono milioni e milioni di morti”.
     
    "Benché terra sfortunata, il Bangladesh possiede una forza quasi magica, grazie alla quale è in grado di superare tutte le difficoltà, perché è un Paese di madri": lo scrive Tahmima Anam, autrice del romanzo “I giorni dell’amore e della guerra”, la storia di come anche le donne del Bangladesh, il Paese di Tahmima, combattono la battaglia per la sopravvivenza dei propri figli:

     
    “Mothers’ hope are very simple…”
    La speranza delle mamme del Bangladesh è quella di crescere il proprio bambino al riparo dalle malattie, dall’analfabetismo e dalle povertà. Il governo del mio Paese sta investendo molto nell’istruzione delle donne. Ora nelle scuole ci sono maschietti e femminucce in eguale numero. Inoltre alle studentesse garantisce un incentivo economico affinché possano concludere i loro studi, per evitare che si sposino proprio perchè il matrimonio è la ragione per la quale le ragazzine lasciano la scuola. Questo è uno degli interventi di maggiore successo che il governo sta attuando in collaborazione con Save the Children”.

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    Chiesa e Società



    Crollo di matrimoni e nascite in Europa

    ◊   La Rete Europea dell’Istituto di Politica Familiare (IPF), ha presentato questa mattina a Bruxelles la Relazione sulla “Evoluzione della Famiglia in Europa, 2008”, in concomitanza con le celebrazioni della Giornata dell’Europa e della Giornata Internazionale della Famiglia. La Relazione, riferisce l'Agenzia Fides, è stata redatta in maniera multidisciplinare da una squadra di esperti di distinte aree. “Affinché le famiglie europee possano continuare a compiere la loro imprescindibile funzione - ha affermato Lola Velarde, presidente della Rete Europea -, è essenziale che i diversi organismi, istituzioni ed organizzazioni sociali dell'Europa la appoggino e che i distinti Paesi membri incorporino nelle loro politiche economiche e sociali la dimensione familiare” in quanto i problemi della famiglia continuano ad aggravarsi. In effetti gli indicatori su popolazione, natalità, unioni matrimoniali, separazioni e abitazioni sono sostanzialmente peggiorati in questi 27 anni. Secondo i dati della Relazione l’Europa è immersa in un inverno demografico per cui è già oggi un continente vecchio - gli anziani di 65 anni superano già di più di 6 milioni i giovani minori di 14 anni -. La crescita lenta della popolazione è dovuta in particolar modo all’immigrazione, che ha rappresentato l’84% della crescita di popolazione dell’Unione Europea nel periodo 2000-2007. Il problema della natalità è quindi diventato critico poiché nascono sempre meno bambini, quasi un milione di nascite in meno rispetto al 1980. Inoltre si realizzano un milione di aborti tali da essere - insieme al cancro - la principale causa di mortalità in Europa. Infine si sta verificando un crollo dei matrimoni. Ogni volta si registrano sempre meno matrimoni e sono sempre più numerosi quelli che si rompono: 1 milione sono i divorzi annuali. Le case poi si stanno svuotando: in 2 case europee su 3 non c’è neanche un bambino. Davanti a questa situazione, l’IPF propone di favorire lo sviluppo di politiche pubbliche con “prospettiva familiare” in Europa e di impiantare una vera ed efficace politica integrale e di carattere universale sulla famiglia. Questo sarà possibile seguendo quattro direttrici: “Trasformare la famiglia in una priorità politica; incorporare la ‘prospettiva familiare’ in tutte le attuazioni, politiche e programmi dell’Unione Europea; promuovere la convergenza nelle politiche familiari nazionali, evitando la discriminazione tra Paesi; sollecitare le pari opportunità tra le famiglie europee, evitando discriminazioni per numero di figli, livello di redditi, ripartizione di entrate, etc.”. (R.P.)

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    Iraq: mons. Warduni invita l'Occidente a non dimenticare il dramma degli iracheni

    ◊   “Ho voluto ricordare agli italiani quanto avviene in Iraq ai danni di tutto il popolo e dei cristiani in particolare”. Nella memoria di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, ancora le giornate “drammatiche” del rapimento e dell’uccisione dell’arcivescovo di Mosul, mons. Faraj Rahho, e dei tanti cristiani vittime della violenza settaria costretti ad abbandonare tutto e a fuggire a nord o all’estero. Si calcola che siano 4 milioni i profughi dal Paese. “Mancano sicurezza e stabilità, non c’è lavoro, l’elettricità viene erogata solo pochissime ore al giorno. E’ vero gli stipendi sono saliti ma anche il costo della vita. Oggi, per esempio, fare benzina ha dei costi insostenibili per un iracheno ed è paradossale in un Paese produttore di petrolio. Con le sue risorse materiali il nostro Paese potrebbe sfamare tutto il Medio Oriente”. La gente, così, cerca un futuro altrove, lontano dalla violenza settaria. Una scelta che accomuna musulmani e cristiani: “non sono solo quest’ultimi a fuggire – dice al Sir il vescovo, in partenza per Baghdad dopo un periodo passato in Italia e con conferenze tenute in diverse località, tra cui Brescia e Venezia – ma anche i musulmani. Il popolo è quello che vive sulla propria pelle la guerra e gli iracheni sono allo stremo”. Non propone ricette economiche o politiche, “non spettano agli uomini di Chiesa” afferma Warduni, ma solo “preghiera e riconciliazione per sanare gli scontri etnici e le divisioni interne”. E non è una soluzione, alla persecuzione dei cristiani, nemmeno “la piana di Ninive” dove per alcuni “la minoranza cristiana potrebbe vivere al sicuro, lontano dai fondamentalisti islamici e dai terroristi”. “I cristiani – ribadisce il presule - non possono essere ghettizzati, essi devono poter continuare a vivere dove sono nati e cresciuti, in ogni parte dell’Iraq, e non in aree protette”. “L’Occidente – conclude – non deve dimenticare l’Iraq e la guerra che lo sta distruggendo”. (R.P.)

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    Il cardinale Pell parla di “pulizia etnica” per i cristiani in Iraq

    ◊   I cristiani in Iraq, dove abitano da prima della diffusione dell’islam, "stanno subendo una sistematica campagna terroristica” ma le forze dell’ordine non riescono ad assicurare un’adeguata cornice di sicurezza. E’ quanto scrive il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, definendo disastrosa la situazione dei cristiani iracheni. Tra i molteplici drammi, il porporato ricorda l’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mossul Paul Faraj Rahho, trovato morto lo scorso 12 marzo, e l’assassinio di padre Ragheed Ganni insieme con tre diaconi nel mese di giugno. Il cardinale nel documento diffuso dal sito www.ankawa.com e ripreso dal Sir, sottolinea anche altre laceranti ferite, quali la distruzione di chiese e l’obbligo per i cristiani di pagare "tasse" per ricevere protezione. In questo contesto, la fuga di molte famiglie cristiane dal Medio Oriente – aggiunge l’arcivescovo di Sydney – è un altro esempio di “pulizia etnica”. L’attuale tragedia irachena – osserva il cardinale George Pell – è la conseguenza di una guerra che “non ha giustificazioni morali”. L’Iraq di Saddam Hussein – sottolinea infatti il porporato – “non aveva armi chimiche illegali e non stava sostenendo il terrorismo internazionale”. Dopo il conflitto – spiega il cardinale - la situazione interna del Paese arabo è sprofondata anche a causa di violenze condotte da fazioni islamiche. Nonostante questo, i cristiani in Iraq continuano comunque ad offrire una forte testimonianza di fede: tra questi, in particolare, alcuni giovani iracheni attendono con trepidazione di partecipare alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Sydney dal 15 al 20 luglio prossimi. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Il 22 maggio incontro tra il cardinale Nasrallah Sfeir e il presidente Bush

    ◊   Si terrà giovedì 22 maggio, negli Stati Uniti, l’incontro tra il cardinale Nashrallah Sfeir, patriarca della Chiesa maronita in Libano, ed il capo della Casa Bianca, George W. Bush. L’incontro si inserisce in una fitta agenda di appuntamenti internazionali del cardinale, che ha iniziato, domenica scorsa, una visita in diversi Paesi asiatici, africani ed europei. Scopo del viaggio è richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulla crisi politica del Libano, privo del capo di Stato dal 24 novembre scorso. La prima tappa del viaggio del cardinale è stato il Qatar: nella capitale, Doha, il patriarca ha celebrato una Messa nell’unica Chiesa cattolica del Paese, inaugurata lo scorso marzo. In seguito, il cardinale ha incontrato lo sceicco Hamad a-lKhalifa al-Thani ed il vicepremier Abdallah ben Hamad Attié. Ieri sera, invece, il patriarca è arrivato in Sudafrica, dove resterà per otto giorni ed inaugurerà una nuova Chiesa a Johannesburg. Il 14 maggio, il card. Sfeir partirà alla volta degli Stati Uniti: la sua visita avrà inizio in Pennysilvania, dove ha sede un’importante comunità maronita. Previsto anche un incontro, a New York, con il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, mentre il 23 maggio sarà la volta dell’Europa, precisamente la Spagna, dove il cardinale Sfeir incontrerà re Juan Carlos. Il ritorno del patriarca in Libano è programmato per il 26 maggio. “I libanesi sono capaci di prendere in mano il loro destino – ha dichiaro il card. Sfeir, prima di lasciare Beirut – a condizione che lascino da parte gli interessi personali e sappiano apprezzare i vantaggi che otterrà il Paese da una restaurazione dell’indipendenza”. Quanto all’incontro con il presidente americano Bush, il patriarca ha sottolineato che “il governo americano conosce la situazione del Libano”. “Se il governo statunitense – ha concluso - può contribuire ad instaurare la sicurezza cui noi aspiriamo, i suoi sforzi saranno benvenuti”. (I.P.)

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    Brasile: condannato il sicario di Suor Dorothy Stang, assolto il proprietario terriero accusato di essere il mandante

    ◊   Una condanna a 28 anni di carcere per Rayfran das Neves Sales, reo confesso dell’omicidio di suor Dorothy Stang e l’assoluzione per Vitalmiro Moura, detto ‘Bida’, accusato di essere il mandante dell’omicidio della missionaria americana uccisa il 12 febbraio 2005 ad Anapu, nello stato settentrionale del Pará per il suo impegno al fianco dei contadini ‘senza terra’ e contro il saccheggio della selva amazzonica. La sentenza dei magistrati del tribunale di Belem, anche se attesa, ha provocato la reazione indignata di molti. Per cinque voti contro due, i magistrati di Belem, infatti, hanno assolto il ‘fazendeiro’ - indicato in precedenti processi dall’esecutore dell’omicidio come il suo mandante e già condannato a 30 anni di carcere - dato che nel nuovo processo chiusosi ieri, il reo-confesso ha ritrattato le precedenti versioni, scagionando completamente il proprietario terriero e sostenendo di aver agito per conto proprio. Suor Dorothy fu uccisa all’età di 73 anni con sei colpi di pistola, mentre si stava recando insieme a un collaboratore all’insediamento ‘Esperança’, dove dal 1999 lavorava a un ‘Progetto di sviluppo sostenibile’: “un’utopia” estranea agli interessi di ‘fazendeiros’ e ‘madereiros’ (commercianti di legname) per consentire a 400 famiglie di contadini indios, meticci e immigrati, di vivere in un’area di 1400 chilometri quadrati nel rispetto della natura, grazie ad un’agricoltura a bassa intensità e ai prodotti della foresta. “Suor Dorothy fu perseguitata in vita e ora è insultata da morta”: ha detto il pubblico ministero Edson Souza alla lettura della sentenza. Per una singolare coincidenza, rilevano fonti della Misna contattate a Belém, la sentenza è giunta nelle stesse ore in cui tre vescovi e un sacerdote minacciati di morte nel Pará denunciavano di fronte alla ‘Commissione per l'Amazzonia’ della Camera dei deputati di Brasilia, l’esistenza di “un consorzio del crimine” nello stato amazzonico, già ‘maglia nera’ per le violazioni dei diritti umani nei confronti di indigeni e contadini ‘senza terra’. “Chi prende posizione a favore degli esclusi in Amazzonia, diventa automaticamente un nemico dei ‘fazendeiros’, dei ‘madeireiros’ (mercanti di legname), dei ‘garimpeiros’ (cercatori di diamanti)…Gente che si arricchisce dalla notte al giorno” ha detto ieri alla Camera monsignor Erwin Krautler, vescovo dello Xingu, collaboratore e amico di suor Dorothy Stang, da anni bersaglio di minacce di morte. (R.P.)

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    In visita in Vaticano la presidenza del CELAM, per i 50 anni della Pontificia Commissione per l’America Latina

    ◊   È iniziata ieri in Vaticano la visita di mons. Raymundo Damasceno Assis e mons. Victor Sánchez, rispettivamente presidente e segretario generale del CELAM, il Consiglio Episcopale Latinoamericano. I presuli sono stati invitati a partecipare alle celebrazioni per i 50 anni della fondazione della Commissione per l’America Latina (CAL). Attualmente presieduto dal card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l’organismo fu creato da Papa Pio XII il 21 aprile 1958. Cinque anni più tardi, il 30 novembre 1963, Papa Paolo VI istituì il Consiglio Generale della CAL, con l’obiettivo di fare della Commissione una sede di studio della realtà latinoamericana. In seguito, con la Lettera Apostolica Decessores Nostri del 18 novembre 1988, in forma di Motu proprio, Giovanni Paolo II affidò alla CAL il compito di “aiutare in maniera efficace, con i mezzi pastoralmente più opportuni, il Consiglio Episcopale Latinoamericano”. La visita in Vaticano di mons. Damasceno Assis e mons. Sánchez ha anche come scopo quello di prendere contatti con diversi organismi della Santa Sede per diffondere informazioni sulla Grande Missione Continentale, che avrà inizio il prossimo 17 agosto, alla chiusura del Terzo Congresso Missionario Americano (CAM 3), in programma a Quito, in Ecuador, dal 12 al 17 agosto. I vertici del CELAM hanno già incontrato mons. Octavio Ruíz, vicepresidente della CAL, al quale hanno presentato il piano di lavoro del CELAM per il quadriennio 2007-2011, oltre al materiale di preparazione della Grande Missione Continentale e ad un video commemorativo della Conferenza di Aparecida, svoltasi un anno fa in Brasile. Mons. Ruíz ha chiesto, inoltre, informazioni sulle celebrazioni, il prossimo 9 maggio, dei 50 anni di fondazione della CAL, che coincidono con la commemorazione dei 25 anni dalla proclamazione di San Toribio di Mogrovejo come patrono dell’episcopato latinoamericano, da parte di Giovanni Paolo II. Successivamente, mons. Damasceno Assis e mons. Sánchez hanno incontrato mons. Fernando Filoni, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, il quale ha sottolineato la necessità che dal CELAM partano studi e riflessioni che aiutino a comprendere la missione della Chiesa in diversi campi particolarmente importanti per la realtà attuale, come quello politico, sociale ed economico. Successivamente, i vertici del CELAM hanno incontrato mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il quale ha richiamato l’importanza, per il mondo laico, della Conferenza di Aparecida ed ha ricordato con piacere i congressi dei movimenti e le nuove realtà ecclesiali, svoltisi nel continente latinoamericano (I.P.)

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    La Chiesa dello Sri Lanka denuncia l'arruolamento di bambini soldato

    ◊   La Chiesa cattolica in Sri Lanka riporta l’attenzione sul problema dei bambini soldato impiegati nella guerra civile nel nord dell’isola e indica come responsabili della situazione sia i ribelli delle Tigri tamil che le forze speciali dell’esercito. Un rapporto della Commissione giustizia e pace della diocesi di Jaffna denuncia oggi che tra le vittime del conflitto molte sono bambini: “i più si arruolano nelle fila dei ribelli Tamil senza che i genitori ne siano a conoscenza, dopo aver subito minacce, rapimenti, torture, nella più totale violazione dei loro diritti”. I responsabili non sono solo i ribelli con i loro metodi violenti, ma anche le forze di sicurezza di Colombo che contribuiscono a creare un clima di terrore, “cercando con le intimidazioni, di mettere a tacere le rivendicazioni di pari diritti della comunità tamil”. Il documento di Giustizia e pace, ripreso dall'Agenzia AsiaNews, punta il dito anche contro la propaganda del governo, secondo il quale obiettivo delle operazioni militari sono solo le basi delle Tigri Tamil, mentre i media danno in continuo notizie di “bombardamenti nei pressi di zone abitate con perdite anche tra i civili”. Il rapporto lancia l’allarme sul futuro di una società “malata mentalmente” a causa dei traumi subiti dalle nuove generazioni. “Molti bambini – si legge nel documento – raccontano ai sacerdoti di avere paura a partecipare ai servizi funebri dei loro coetanei uccisi: i soldati potrebbero associarli ai ribelli e pensare che tra loro vi siano legami; molti sono scomparsi o morti a causa di queste ‘presunte’ relazioni”. Infine la Chiesa di Jaffna ribadisce la necessità che il governo “faccia il primo passo” per dichiarare l’area del santuario mariano di Madhu come “no war zone” e luogo di rifugio per i numerosi sfollati della zona. (R.P.)

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    In India i vescovi chiedono più tutele per i lavoratori atipici che costituiscono la maggioranza nel Paese

    ◊   Maggiori tutele per i milioni di lavoratori atipici che in India sono privi di qualsiasi copertura sociale. È quanto chiede la Commissione lavoro della Conferenza episcopale indiana (CBCI) che il primo maggio ha lanciato una vasta campagna epistolare ai parlamentari indiani per sollecitare una seria riforma in tal senso. La legislazione attuale in India tutela appena l’8% dei lavoratori. Il rimanente 92%, che contribuisce al prodotto interno lordo per oltre il 65%, è costituito da persone senza alcuna protezione sociale, con un posto precario ed una retribuzione incerta e inadeguata. Il governo di New Delhi si è impegnato a varare una legge di riforma del welfare che copra anche tali categorie, ma l’ultima Legge Finanziaria ha destinato a questo scopo appena 50 milioni di rupie contro i 300 necessari. Di qui la protesta delle organizzazioni sindacali indiane alla quale si è unita la Commissione lavoro dei vescovi, che ha deciso di lanciare una mobilitazione nazionale. La campagna ha preso il via il primo maggio con la presentazione del messaggio contenuto nelle cartoline che saranno inviate ai membri del Parlamento indiano e con un seminario, cui sono intervenuti diversi esponenti del mondo politico e sindacale e rappresentanti di diverse categorie. (L.Z.)

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    Uganda: le Chiese cristiane dicono no all’abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole

    ◊   In Uganda le Chiese cristiane si oppongono ad un progetto governativo che vuole abolire l’insegnamento della religione nelle scuole. La proposta è contenuta in una circolare presentata nei giorni scorsi al parlamento che prevede anche la soppressione dei finanziamenti pubblici alle scuole confessionali che continuano a percepire rette. Secondo i leader cristiani ugandesi, si tratta di un’iniziativa “inaccettabile” in un Paese in cui la sfida più grande è oggi la difesa dei valori morali. In questo senso si è espresso il pastore anglicano Grace Kaiso, segretario esecutivo del Consiglio cristiano unito dell’Uganda (UJCC), che riunisce le Chiese anglicana, cattolica e ortodossa: “Studieremo la circolare, reagiremo, ma non possiamo accettare che qualcuno pensi che l’insegnamento religioso non sia importante”, ha dichiarato il pastore anglicano. Un giudizio condiviso da diversi leader politici che si sono pronunciati a favore del mantenimento dell’insegnamento della religione nelle scuole in Uganda, dove l’84% della popolazione è cristiana, anche se in questi ultimi decenni la pratica religiosa è in declino. (L.Z.)

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    Domani in Canada marcia nazionale per la vita

    ◊   In un messaggio dal titolo “Il diritto alla vita: una questione di giustizia”, l’organizzazione cattolica canadese per la vita e la famiglia, invita i cittadini canadesi a partecipare domani ad una marcia per la difesa dei diritti dell’uomo. “Molti canadesi – si legge nella nota – sono stupiti nell’apprendere che, oggi, il primo diritto umano non è tutelato nel nostro Paese durante i nove mesi di gravidanza”. “La vita – si legge ancora nel documento – è un miracolo della Creazione dal quale discendono tutti gli altri diritti”: “dove non c’è vita – si precisa – non ci sono diritti”. E’ necessario promuovere – sottolinea inoltre l’organismo cattolico canadese per la vita e la famiglia – una comprensione autentica del significato della sessualità: “molti giovani hanno sperimentato una dipendenza da pornografia e altre trappole di una cultura che trasforma l’uomo in un oggetto”. I nostri giovani – si spiega nel documento – sono desiderosi di sapere che sono stati generati per amore, permanente, esclusivo e fedele”. Si deve infine riscoprire – conclude il messaggio – “la vocazione alla condizione di genitore”: la paternità e la maternità sono doni immensi e comportano responsabilità che portano grandi ricompense. (A.L.)

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    Corea del sud: vocazioni al sacerdozio in un'inchiesta dell'arcidiocesi di Seul

    ◊   “Presente e futuro dello sviluppo delle vocazioni”: è il titolo del Rapporto diffuso dall’arcidiocesi di Seul, che raccoglie i risultati di un’inchiesta durata un anno, condotta nelle diverse diocesi, fra le parrocchie e i fedeli. Il Rapporto, ripreso dall'Agenzia Fides, è stato curato dal Dipartimento per le Vocazioni dell’arcidiocesi, in collaborazione con il Centro di ricerca per la pastorale di Seul. Secondo il Rapporto, il 68,5% degli aspiranti seminaristi ha iniziato a nutrire un certo interesse verso la vocazione al sacerdozio durante gli anni della pre-adolescenza, nel corso delle scuole medie. I ragazzi hanno affermato che partecipare a momenti di condivisione, incontri di riflessione, giornate di ritiro dedicate al discernimento vocazionale, li ha molto aiutati. L’89% dei sacerdoti intervistati ha confermato questi risultati affermando di porre molta attenzione ai programmi propedeutici al seminario e al discernimento vocazionale dei ragazzi quotidianamente, nell’ambito del lavoro pastorale presso le loro parrocchie. Questo innesca un circolo virtuoso che aiuta i giovani a compiere scelte coraggiose e decisive per il loro futuro. Padre Luke Koh Chan-geun, Direttore del Dipartimento per le vocazioni dell’arcidiocesi di Seul, commentando il Rapporto, ha dichiarato che: “il numero di aspiranti al sacerdozio riflette la fede presente nella nostra società, nella Chiesa, nella nostra epoca. Una vita di fede senza un impegno attivo e senza preghiera non genera nuove vocazioni”, ha notato, ricordando l’importanza di seminare e far crescere il seme della fede e della preghiera nell’ambito della famiglia. (R.P.)

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    Australia: i progetti missionari in tutto il mondo sul sito web delle Pontificie Opere Missionarie

    ◊   Informare sulle situazioni più gravi di carenze di cibo, di istruzione, di dignità; sensibilizzare tutti i naviganti della rete, cattolici e non, sulla necessità di offrire un piccolo contributo per la vita di persone lontane, nello spirito della fratellanza universale; illustrare gli oltre 100 progetti di assistenza, aiuto, sviluppo portati avanti dalle Pontificie Opere Missionarie (POM), in oltre 40 paesi del mondo, grazie agli aiuti dei donatori. E’ questo l’obiettivo della nuova mappa interattiva presente sul sito web delle Pontificie Opere Missionarie in Australia, consultabile con un click al sito www.catholicmission.org.au. La sezione - precisa l'Agenzia Fides - comprende statistiche, dati, riflessioni, informazioni sui paesi in cui le POM sono coinvolte direttamente e viene aggiornata di continuo specificando lo stato e l’andamento dei progetti. Vi sono tre aree di interesse: “bambini”, “leader ecclesiali” e “comunità”, in una suddivisione che rende più agevole per il lettore constatare l’impegno delle POM, in prima linea nella cura degli orfani e dei malati di Aids, come nel supporto a giovani seminaristi o all’istruzione di centina di ragazzi. (R.P.)

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    Inaugurato il sito dell’Associazione di Terra Santa www.ats.custodia.org

    ◊   “La Terra Santa non è un luogo qualunque: è la terra che ha dato origine alla nostra fede, dove affondano le nostre radici; abbiamo l’imperativo di radicarci nella testimonianza cristiana”. Sono alcune delle frasi che compaiono nella home page di www.ats.custodia.org, nuovo sito dell’Associazione di Terra Santa (ATS). "Il cuore del mondo – scrive padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa - batte a Gerusalemme e in Terra Santa dove convergono tutte le nostre aspirazioni e speranze”... Fruibile in italiano, inglese, spagnolo e tedesco, il sito nasce dal desiderio di “offrire a tutti la possibilità di collaborare al grande compito affidato dalla Chiesa ai frati minori francescani”: custodire “le pietre della memoria” e sostenere le “pietre vive della Terra Santa”. Tra le priorità, indicate dall’Associazione, ci sono anche quella “di sostenere la presenza cristiana in Medio Oriente e di promuovere la pace ed il dialogo”. L’attività dei francescani in Terra Santa – ricorda il Sir – si concretizza in opere sociali ed educative, culturali e assistenziali a fianco delle comunità cristiane e delle fasce più povere della popolazione. L’Associazione ATS è un‘organizzazione non governativa senza fine di lucro della Custodia di Terra Santa. Supporta la Custodia attraverso la realizzazione di progetti specifici in collaborazione con sostenitori istituzionali pubblici e privati. (A.L.)

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    Alla GMG di Sydney, sms ai partecipanti con le parole del Papa

    ◊   “Messaggi di testo giornalieri con le parole del Papa, spazi digitali dove annotare preghiere, aree disponibili con connessione internet e possibilità di scaricare foto, testi e musiche della GMG”: sono queste le principali iniziative messe in campo da Telstra, società di telecomunicazione australiana, partner della Giornata mondiale della Gioventù di Sydney (15-20 luglio). L’azienda – riferisce il SIR - fornirà servizi voce, telefonici, trasmissione dati, anche a larga banda, mettendo in comunicazione 8000 volontari, 2000 sacerdoti, 3000 giornalisti. Sono 700 i luoghi attrezzati a questo scopo nella zona di Sydney a disposizione dei 225 mila partecipanti. Secondo il vescovo coordinatore della GMG, mons. Anthony Fisher, questo impegno renderà unico tale evento. Per la prima volta, il Papa potrà “inviare messaggi di speranza ai pellegrini, raggiungendo i giovani nei loro ambienti di vita”. L’iniziativa ricalca quella già messa in campo nelle Olimpiadi del 2000, nei Mondiali di Rugby del 2003 e nei Giochi del Commonwealth del 2006. (A.L.)

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    Domani intronizzazione del primo vescovo della diocesi ortodossa romena d'Italia

    ◊   Domani nella Chiesa Sant’Anastasio di Lucca si terrà la celebrazione di intronizzazione di sua eccellenza Siluan, primo vescovo della diocesi ortodossa d’Italia. All’evento – di cui dà notizia un comunicato della neodiocesi romena – parteciperanno diversi membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa romena guidati dall’arcivescovo Iosif, metropolita della Metropolia ortodossa romena dell’Europa occidentale e meridionale, vescovi ortodossi presenti in Italia, vescovi cattolici, rappresentanti delle autorità di Stato della Romania e dell’Italia. Per la Chiesa cattolica italiana parteciperà mons. Vincenzo Paglia, in qualità di presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo. Mons. Siluan ha riferito al Sir che tra le priorità del suo mandato c’è quella di promuovere “un carattere missionario”: “noi dobbiamo seguire e assicurare la cura pastorale, sacramentale, spirituale ai nostri confratelli ortodossi romeni presenti in Italia”. “La prima priorità – ha aggiunto - è la cura della persona umana; la persona umana ha bisogno del cibo spirituale, del cibo del cuore, ma ha bisogno anche del cibo naturale. “I nostri mezzi – ha spiegato - sono molto ridotti ma possiamo dare l’essenziale, quindi la Parola di Dio, i sacramenti, consolazione e incoraggiamento”. “La nostra gente – ha detto il vescovo - si trova in una situazione di sradicamento spirituale e fisico dal loro Paese. Si tratta di portare avanti un lavoro di prossimità alle persone per i loro bisogni più immediati. Penso in particolare ai poveri, alle persone sole, ai malati negli ospedali, ai detenuti”. Mons. Siluan guiderà le 75 parrocchie presenti attualmente in Italia, servite da più di 85 preti e diaconi. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Sviluppare le liberta’ civili: così il neopresidente russo Medvedev nel giorno del suo insediamento al Cremlino

    ◊   La Russia ha da oggi un nuovo presidente. Si tratta di Dmitri Medvedev. In una suggestiva cerimonia al Cremlino è avvenuto il passaggio di consegne tra Vladimir Putin ed uno dei suoi fedelissimi, eletto alle presidenziali dello scorso marzo con oltre il 70 per cento dei suffragi. Proprio Putin è stato candidato dal neo capo dello Stato come nuovo primo ministro. Sarà domani la Duma ad approvare la nomina che appare scontata. Il servizio di Giuseppe D’Amato:


    Sviluppare le libertà civili ed economiche è il compito principale per i prossimi quattro anni. Questo è uno dei passaggi del discorso inaugurale di Dimitri Medvedev, che poco dopo le 12.00, ora di Mosca, si è insediato come nuovo presidente russo. Al Cremlino si è poi tenuta la successiva cerimonia, alla presenza di centinaia di rappresentanti politici ed economici, nazionali e stranieri. Medvedev ha giurato su una copia della Costituzione nelle mani del capo della Corte Costituzionale, Valery Zorkin, a fianco degli speaker dei due rami del Parlamento, Gryzlov e Mironov. Come vuole la legge, il governo Zukov ha rassegnato le dimissioni accettate dal neopresidente. Il capo del Cremlino uscente, Vladimir Putin, in un breve discorso ha rivolto i migliori auguri a Medvedev e ha sottolineato che è importante continuare il corso scelto dal potere in questi ultimi anni. Trenta salve di cannone hanno concluso la cerimonia. Imponenti le misure di sicurezza adottate. Il centro della capitale è chiuso al traffico. Aerei speciali hanno gettato delle sostanze per disperdere le nuvole. La cerimonia è stata trasmessa in diretta televisiva.

     
    USA-primarie
    Non cambia il quadro della corsa democratica alle presidenziali di novembre negli Stati Uniti. Le primarie di ieri hanno visto la vittoria di Hillary Clinton nell’Indiana e di Barack Obama in North Carolina. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:


    Tre settimane di suspence e tutto è esattamente come prima. Nella tornata elettorale di ieri, Hillary Clinton si è aggiudicata infatti l’Indiana e Barak Obama il Nord Carolina, entrambi con buoni margini di vantaggio. Un altro pareggio che lascia inalterata di fatto la conta dei delegati a favore di uno e dell’altro candidato alla nomination democratica nella corsa alla Casa Bianca. E non solo, il confronto di ieri non ha messo l’agognata parola fine ad una gara estenuante che prosegue da inizio anno, rimettendo ancora una volta in pista la Clinton: l’ha catapultata verso una tornata di primarie che potrebbe concludersi a suo favore. A partire dalla West Virginia di martedì, infatti, gli ultimi sei Stati ad andare alle urne hanno caratteristiche favorevoli per la senatrice di New York. Salvo sorprese, dunque, i democratici potrebbero non sapere chi sarà il loro candidato fino alla convention di fine agosto.

     
    Iraq
    Rinviata a data da destinarsi la quarta tornata di colloqui tra le delegazioni dell’Iran e degli Stati Uniti sulla situazione in Iraq. Intanto nel Paese prosegue la violenza: quattro soldati iracheni sono stati uccisi stamani in scontri armati a Mossul con un commando non identificato.

    Afghanistan
    La NATO ha nominato il diplomatico italiano Fernando Gentilini alto rappresentante civile dell’Alleanza Atlantica in Afghanistan.

    Petrolio
    In lieve calo il prezzo del petrolio che ieri ha toccato l'ennesimo record a 122,73 dollari. Oggi a New York scambiato a 121,74 dollari al barile, 9 cent in meno rispetto alla chiusura di ieri.

    Tibet -Giappone
    A conclusione della visita in Cina, il premier giapponese Fukuda ha chiesto a Pechino di proseguire il dialogo sul Tibet in modo da rispondere alle preoccupazioni della comunità internazionale. Dal canto suo, il presidente cinese Hu Jintao ha esortato il Dalai Lama ad una maggiore sincerità, ammettendo di voler sabotare le Olimpiadi. Solo domenica scorsa le parti si erano incontrate per colloqui informali. Intanto, il presidente della Regione Autonoma del Tibet ha annunciato che la regione himalayana sarà riaperta al pubblico entro la fine di giugno.

    Italia-politica
    Si concluderanno oggi pomeriggio le consultazioni del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per la formazione del nuovo Governo. Al Colle sono saliti i maggiori partiti e forse già in serata verrà conferito l’incarico di premier a Silvio Berlusconi. Stamani il leader del Popolo della Libertà, parlando dell’esecutivo, ha affermato che ormai la squadra è pronta; secondo il leader della Lega Nord Bossi il giuramento dei ministri avverrà già domani.

    Zimbabwe-politica
    E’ stato aggiornato a 25 vittime il bilancio fornito dall’opposizione degli scontri seguiti alle elezioni del 29 marzo scorso in Zimbabwe. Si tratta dei manifestanti del Movimento per il Cambiamento Democratico. Intanto, secondo fonti di stampa, sia il partito del presidente Mugabe che quello guidato dal leader dell’opposizione Tsvangirai hanno contestato davanti al tribunale elettorale i risultati delle legislative riferiti ad alcune circoscrizioni. L’Unione Africana, infine, ha esortato entrambe le parti a garantire uno svolgimento “libero, trasparente e non violento” del secondo turno delle presidenziali.

    Somalia- rapporto Amnesty
    In Somalia tutte le parti coinvolte nel conflitto si sono macchiate di orribili abusi, rapimenti e uccisioni di civili. E’ l’ultima denuncia di Amnesty International, che ieri ha presentato a Nairobi un rapporto sulla grave crisi umanitaria e dei diritti umani che affligge il Paese del Corno d’Africa.

    India-missile
    E’ stato testato con successo in India un missile terra-terra a capacità nucleare che può colpire obiettivi fino a 3500 km. Il lancio è avvenuto dalla piattaforma mobile al largo dell'isola di Wheller, dinanzi alle coste dell'Orissa. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 128

     
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