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Sommario del 02/05/2008
Con coraggio e generosità, la Chiesa offra a tutto il popolo cubano la speranza di Cristo: così il Papa ai presuli cubani in visita ad Limina
◊ Un discorso all’insegna della speranza verso l’avvenire: è quello rivolto stamani da Benedetto XVI ai vescovi di Cuba, ricevuti in udienza in occasione della visita ad Limina. Il Papa ha incoraggiato i presuli cubani a dedicarsi all’educazione dei giovani, alla formazione del laicato, a promuovere i valori della famiglia e del matrimonio. Ancora, ha chiesto un maggiore accesso dei cattolici ai mass media e un numero sufficiente di luoghi di culto per le esigenze pastorali della Chiesa cattolica. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dal presidente della Conferenza episcopale cubana, l’arcivescovo di Camagüey, Juan García Rodríguez. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“In questo momento della storia” la Chiesa di Cuba è chiamata “ad offrire a tutta la società cubana l’unica vera speranza: Cristo nostro Signore”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai presuli dello Stato caraibico. Proprio questa speranza, ha aggiunto, è “la forza che ha mantenuto i credenti cubani saldi nel cammino della fede e dell’amore”. Per tale motivo, ha proseguito, la promozione della vita spirituale “deve tenere un posto centrale nelle aspirazioni e progetti pastorali”. Il Pontefice ha sottolineato la sua “vicinanza spirituale” alla Chiesa di Cuba, ricordando “i legami di comunione” che sempre hanno caratterizzato i vescovi cubani e la Sede Apostolica. E qui il Papa ha rammentato il recente viaggio a Cuba del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Benedetto XVI ha così messo l’accento “sulla vitalità della Chiesa” di Cuba:
“La vida eclesial cubana ha experimentado un cambio profondo…”
“La vita ecclesiale cubana”, ha rilevato, “ha sperimentato un cambiamento profondo”, in particolare con la storica visita di Giovanni Paolo II dieci anni fa. “Nonostante le molte difficoltà e limitazioni”, ha detto, è stato sviluppato un “intenso lavoro pastorale” che ha contribuito “a rafforzare lo spirito missionario in tutte le comunità ecclesiali cubane”. Parole corredate dall’invito del Papa a proseguire negli sforzi “audaci e generosi di evangelizzazione” per portare la luce di Cristo in ogni ambito della società.
“Uno de los objetivos prioritarios del Plan de Pastoral…”
Il Pontefice ha ricordato che una delle priorità del programma pastorale elaborato dall’episcopato è la valorizzazione di un laicato impegnato “cosciente della sua vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo”. Il Papa ha incoraggiato i presuli a promuovere un autentico processo di “educazione nella fede ai diversi livelli con l’aiuto di catechisti debitamente preparati”. Fortificati “da una intensa vita spirituale e contando su una solida preparazione religiosa”, è stato il suo richiamo, i fedeli laici “potranno offrire una testimonianza convincente della fede in tutti i contesti della società” illuminandola con la luce del Vangelo. Il Papa ha inoltre auspicato che la Chiesa di Cuba “conformemente alle sue legittime aspirazioni, possa avere un accesso normale ai mezzi di comunicazione sociale”. Quindi, ha riconosciuto lo zelo pastorale che caratterizza il clero cubano, nonostante il numero ridotto di sacerdoti e i grandi ostacoli che si trova ad affrontare:
“Confío también en que el incremento de las vocaciones...”
“Confido – ha affermato – che l’incremento delle vocazioni e l’adozione allo stesso tempo di giuste misure in questo ambito, permettano velocemente alla Chiesa di contare su un numero sufficiente di presbiteri così come di luoghi di culto necessari per svolgere la sua missione strettamente pastorale e spirituale”. L’incremento delle vocazioni sacerdotali, ha ribadito, “è una fonte di speranza”. Ed ha rimarcato l’importanza della cura dei seminari che devono occupare un posto privilegiato nel cuore dei vescovi. Ai seminaristi, ha detto, va assicurata “la migliore preparazione spirituale, intellettuale e umana possibile”. Una parte significativa del discorso è stata dedicata dal Papa alla pastorale famigliare.
“Sé cuánto les preocupa la situación de la familia...”
Benedetto XVI ha enumerato le principali preoccupazioni dei vescovi cubani riguardo alla famiglia “minacciata e destabilizzata dal divorzio e dalle sue conseguenze”, “dalla pratica dell’aborto e dalle difficoltà economiche”. E, ancora, ha ricordato “le separazioni famigliari a causa dell’emigrazione ed altri motivi”. Il Papa ha esortato i presuli a “raddoppiare gli sforzi affinché tutti, specialmente i giovani”, “si sentano più attratti dalla bellezza dei valori autentici del matrimonio e della famiglia”. Allo stesso tempo, ha proseguito, “è necessario offrire i mezzi adeguati affinché le famiglie possano esercitare il proprio diritto fondamentale all’educazione religiosa e morale dei propri figli”. Benedetto XVI non ha mancato di elogiare il lavoro esemplare di tanti religiosi e religiose:
“He podido comprobar con gozo la generosidad...”
“Vedo con gioia – ha affermato – la generosità con la quale la Chiesa si dedica al servizio dei più poveri e sfortunati, ricevendo per tale motivo l’apprezzamento e il riconoscimento di tutto il popolo cubano”. Che la prossima beatificazione del Servo di Dio, padre José Olallo Valdés, è stato il suo auspicio, dia ai vescovi nuovo impulso “nel servizio alla Chiesa e al popolo cubano” per essere in ogni momento “fermento di riconciliazione, di giustizia e di pace”.
Dal canto suo, il presidente dell’episcopato cubano, l’arcivescovo Juan García Rodríguez, ha sottolineato che la Chiesa e il popolo di Cuba “salutano con speranza” l’attuale fase di cambiamento nel Paese. Mons. Rodríguez prega la Vergine della Carità, affinché questi sviluppi facciano di Cuba “una terra più fraterna e pacifica, guidata dai principi del bene comune, della sussidiarietà, della partecipazione, della solidarietà e dai valori fondamentali della verità, della carità, della giustizia e della libertà”. Il presule ha infine espresso l’auspicio che il Papa possa essere a Cuba per il 400.mo anniversario della scoperta dell’immagine della Vergine della Carità nella Baia di Nipe, avvenuta nel 1612.
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di St. Paul and Minneapolis (U.S.A.), presentata da mons. Harry Flynn, per raggiunti limiti di età.
In data 1° maggio, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura di Bocas del Toro (Panama), presentata da mons. José Agustín Ganuza García, degli Agostiniani Recolletti, per raggiunti limiti di età. In data 1° maggio, il Papa ha nominato vescovo prelato di Bocas del Toro padre Anibal Saldaña Santamaría, degli Agostiniani Recolletti, finora parroco di Totonicapan nell’arcidiocesi di Guatemala. Padre Anibal Saldaña Santamaría è nato a Puerto Armuelles, nella diocesi di David (Panama), il 25 gennaio 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 24 ottobre 1982 a Panama.
Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’eparchia di Saskatoon degli Ucraini (Canada), presentata da mons. Michael Wiwchar, della Congregazione dei Padri Redentoristi, in conformità al can. 210 § 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Il Santo Padre ha nominato vescovo di Saskatoon degli Ucraini il padre redentorista Bryan Bayda, attualmente superiore e parroco di Yorkton (Canada). Padre Bryan Bayda è nato il 21 agosto 1961 a Saskatoon, Saskatchewan. È stato ordinato sacerdote il 30 maggio 1987.
Il Papa ha nominato vescovo dell’eparchia di Hajdúdorog e amministratore apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" dell’esarcato apostolico di Miskolc (Ungheria) padre Fülöp Kocsis, monaco di Dàmòc. Padre Fülöp Kocsis è nato il 13 gennaio 1963 a Szeged, nell’Eparchia di Hajdúdorog (Ungheria). E’stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1989.
In data 1° maggio, il Santo Padre ha nominato vescovo di Osma-Soria (Spagna) mons. Gerardo Melgar Viciosa, finora vicario generale di Palencia. Mons. Gerardo Melgar Viciosa è nato a Cervatos de la Cueza (Palencia) il 24 settembre 1948. È stato ordinato sacerdote a Palencia il 20 giugno 1973.
Il saluto del Papa al Rinnovamento nello Spirito riunito a Rimini per la 31.ma Convocazione nazionale
◊ Si è aperta ieri a Rimini la XXXI Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, sul tema “Rigenerati dalla Parola di Dio” (1 Pt 1, 23). Fino a domenica, vi partecipano oltre 20mila persone. Grande la commozione per un lungo messaggio di Papa Benedetto XVI, letto dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi. Il Papa ha ricordato il grande incontro dei Movimenti e delle Comunità ecclesiali convocato in Piazza San Pietro da Giovanni Paolo II nella Pentecoste del 1998. Il servizio è di Luciano Castro:
Un commosso applauso ha accolto il lungo messaggio che Papa Benedetto XVI ha voluto inviare al Rinnovamento, a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. “Sua Santità loda ed incoraggia l’impegno con cui il Rinnovamento nello Spirito – si legge nel messaggio – fa proprio e porta avanti lo sforzo di promuovere la comunione e la collaborazione tra le diverse realtà che il medesimo Spirito ha suscitato nella Chiesa”. Nella lettera, viene sottolineato che il Santo Padre “segue sempre con speciale sollecitudine pastorale il cammino dei movimenti ecclesiali” e che esorta il Rinnovamento affinchè “gli aderenti uniscano sempre alla preghiera la fattiva attenzione alle necessità del mondo e al bene degli uomini”. Numerosi altri messaggi di saluto sono giunti al Rinnovamento. “Auspico che il tema della Convocazione e le giornate che vivrete insieme, siano fermento vivo per una vostra rinnovata presenza nelle famiglie, nella società, nella storia degli uomini”, ha scritto il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Un altro messaggio è stato inviato a firma del presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, e del segretario generale, mons. Giuseppe Betori: “In un orizzonte di gioiosa speranza”, vi si legge, “si dispiega la preziosa opera di evangelizzazione che la vostra Associazione, prevalentemente formata da fedeli laici, conduce con spirito di servizio e abbondanza di frutti”. Ieri, la concelebrazione eucaristica è stata presieduta dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia. “Siete i testimoni – ha detto il cardinale – della potenza e della forza rigeneratrice che lo Spirito di Gesù Risorto non fa mai mancare nella storia”. Stamani, la seconda giornata si è aperta con una lectio divina sulla misericordia di Dio, guidata da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. Nel pomeriggio, sarà invece commemorato il decennale della “Pentecoste con i Movimenti e le Comunità ecclesiali”, convocata nel 1998 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II. Vi parteciperanno, oltre al Rinnovamento, rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio, del Movimento dei Focolari e di Comunione e Liberazione.
Cresce l'attesa per l'arrivo del Papa in Australia in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney
◊ Mancano poco più di due mesi alla Giornata Mondiale della Gioventù 2008, che si svolgerà a Sidney, in Australia, dal 15 al 20 luglio. E c’è grande attesa per l’incontro dei giovani con Benedetto XVI, che sarà presente tra loro dal 17 al 20 luglio. Nei giorni precedenti, invece, dal 13 al 16 luglio, il Santo Padre, che partirà da Roma il 12 luglio, trascorrerà un periodo di riposo in forma privata nei pressi di Sydney, come conferma l’arcivescovo della città, il cardinale George Pell.
Ricevuti dal Papa i tre nuovi vescovi consacrati ieri dal cardinale Bertone nella Basilica di San Pietro
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina i tre nuovi vescovi consacrati ieri pomeriggio dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella Basilica di San Pietro. Si tratta dell'arcivescovo Léon Kalenga Badikebele, al quale il Papa ha affidato l’incarico di nunzio apostolico in Ghana, mons. Frans Daneels nominato segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, nuovo segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Ieri, durante l’omelia, il cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato le prospettive “promettenti” della Chiesa in Africa e l’importanza del servizio reso alla Santa Sede nell’amministrazione della giustizia. Il servizio è di Amedeo Lomonaco:
(musica)
Chi vi incontra – ha detto il cardinale Tarcisio Bertone agli ordinandi – senta che il vostro cuore appartiene a Cristo, che è “presente e operante” innanzitutto nell’Eucaristia, nel Vangelo e in tutti i poveri e i bisognosi:
“Questo amore non venga mai meno e non si affievolisca anche di fronte alle difficoltà, alle manchevolezze della vita o alle oscurità, agli smarrimenti della società”.
“Fortes in Fide” è il motto scelto da mons. Léon Kalenga Badikebele quasi a sottolineare – ha aggiunto il segretario di Stato – che il suo ministero episcopale sarà totalmente dedicato alla difesa della fede cattolica e alla diffusione del Vangelo:
“Tu sai quanto promettente sia lo sviluppo della Chiesa nel Paese dove tra poco ti recherai ma sai pure quanti problemi economici e sfide sociali e religiose incombano sulle popolazioni africane. Ti aiuti il Signore ad essere fonte di speranza e di amore tra Dio e quanti incontrerai nel tuo quotidiano servizio pastorale e diplomatico”.
Rivolgendosi al padre premostratense Frans Daneels, che come motto ha scelto “Spiritus Tuus deducat me”, il porporato ha poi aggiunto:
“Lo spirito di Cristo ti sostenga nel servizio che continuerai a rendere alla Santa Sede in un settore delicato ed importante quale quello dell’amministrazione della giustizia nella Chiesa”.
Nell’ambito del diritto continuerà ad operare anche mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchentru. Il cardinale Tarcisio Bertone, ricordando il suo impegno nell’Opus Dei e l’incontro con San Josemaria Escrivá, si è soffermato sul motto “Sub tuum presidium”, scelto dal nuovo vescovo:
“E' con quello spirito apostolico che San Josemaria pone in luce, in una sua omelia, proprio nella solidità dell’Ascensione: 'La carità di Cristo - diceva - ci spinge a caricare su di noi parte del compito di riscattare le anime'”.
Primo impegno di ogni vescovo successore degli Apostoli – ha detto infine il segretario di Stato – non può che essere “imitare Cristo e mantenere con Lui un’indefettibile familiarità”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nel suo discorso ai vescovi di Cuba in visita “ad limina Apostolorum” Benedetto XVI ha ricordato che, in questo momento di delicati cambiamenti storici, la Chiesa cubana è chiamata ad offrire alla società l’unica vera speranza: Cristo Signore.
Nell’informazione internazionale, in primo piano l’emergenza alimentare: a causa dei rincari del cibo in Asia circa un miliardo di persone rischia di morire di fame.
Procreazione legalmente assistita: Lucetta Scaraffia e Roberto Colombo intervengono, con due distinti articoli, sulla decisione del ministro uscente della Salute italiano, Livia Turco, di firmare il decreto ministeriale che aggiorna le linee guida della legge 40.
Intervento di Mary Ann Glendon, ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede, sul sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
In cultura, il vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ricorda che “La speranza cristiana cambia il presente”: una riflessione su “la Spe Salvi e il carattere pubblico della fede”.
“Miracolo a Milano” di un prete dei poveri: Raffaele Alessandrini analizza il carteggio inedito (1957-1960) tra Paolo Villa e Giovanni Battista Montini.
Nel servizio religioso, aperta a Roma la XIII assemblea dell’Azione Cattolica italiana per eleggere i nuovi organi associativi.
Il bene comune al centro della Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali
◊ E’stata presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede la XIV Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali che si svolgerà da oggi fino al 6 maggio in Vaticano sul tema “Perseguire il bene comune: come solidarietà e sussidiarietà possono operare insieme”. La sessione vedrà riuniti studiosi di tutti i continenti. Sono intervenuti alla conferenza stampa di presentazione mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere dell’Accademia, la professoressa Margaret Archer, dell’Università inglese di Warwick e il prof. Pierpaolo Donati, dell’Università di Bologna. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Grandi disuguaglianze sociali, ingiustizie, lacerazioni del tessuto sociale ma anche potenzialità da interpretare alla luce della giustizia, della solidarietà e della sussidiarietà. E’ il ritratto sugli attuali processi della globalizzazione illustrato da Pierpaolo Donati:
“L’ipotesi è che i principi di sussidiarietà e solidarietà in un certo senso vadano a sostituire le ideologie liberali e socialiste. Però il problema è che questi principi sono in gran parte ancora o misconosciuti o fraintesi o distorti o disattesi”.
Le coordinate della sussidiarietà e della solidarietà devono essere lette in modo complementare e si deve affrontare – ha aggiunto Pierpaolo Donati – il deficit della modernità:
“La modernità ci ha lasciato in eredità una situazione di grandissima carenza per quanto riguarda la solidarietà. Allora la scommessa è che la solidarietà si possa produrre attraverso la sussidiarietà, cioè mobilitando le energie della società civile in maniera promozionale. E quindi, la scommessa in sostanza è che la combinazione di sussidiarietà e solidarietà sia la chiave per attivare dei circuiti di scambio dove vengano mobilitati risorse, reciprocità fra le persone e i gruppi sociali per trasformare la globalizzazione in un tipo di processo sociale che produce beni comuni”.
Molti pensano – ha poi detto Margaret Archer – che la globalizzazione sia la causa di tante problematiche. Tale fenomeno – ha spiegato – è invece la conseguenza di processi che stanno trasformando la società contemporanea. Rispetto al passato – ha sottolineato mons. Marcelo Sánchez Sorondo – possono comunque emergere, in un contesto globalizzato, logiche diverse da quelle prodotte esclusivamente dal mercato:
"La globalizzazione fa emergere radici antiche dell’essere umano e quindi oggi è interessante che i sociologi, gli economisti, i giuristi stanno facendo vedere che il mondo globale non finisce nel mercato, ma fa emergere quest’altra dimensione profonda dell’essere umano e la fa emergere come una nuova possibilità che non c’era prima perché non era così sviluppata la società".
La chiave, dunque, è quella di trasformare la globalizzazione in una civiltà del bene comune facendo diventare la solidarietà e la sussidiarietà i vettori di un radicale cambiamento.
Religiosi contro l'AIDS: Forum internazionale a Roma
◊ Sensibilizzare tutte le Congregazioni religiose sul fatto che l’AIDS è una realtà complessa e va oltre l’aspetto medico, includendo l’educazione, le condizioni sociali, economiche, politiche, di giustizia; continuare con il piano di mappatura e sensibilizzare le comunità religiose per ulteriori interventi, secondo il proprio carisma specifico; collaborare e lavorare in rete. Sono questi gli obiettivi del Forum Internazionale sull’impegno di religiosi e religiose per contrastare l’AIDS nel mondo, l’iniziativa che si terrà a Roma da domani al 5 maggio, promossa dai superiori e dalle superiore generali di tutto il mondo. Nel corso della tre giorni verranno presentati i risultati di un’indagine svolta in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all’AIDS e con la Georgetown University. Davide Dionisi ha chiesto a Suor Maria Martinelli, missionaria comboniana, medico e coordinatrice della ricerca, come è nato questo progetto:
R. – Questo progetto nasce dall’esigenza dei religiosi, uomini e donne, di rendere visibile quello che è il lavoro, l’impegno che insieme si porta avanti nel mondo intero, rispetto alla pandemia di HIV-AIDS. In effetti il lavoro fatto dai religiosi è molto ampio e si estende alle regioni più remote del mondo, soprattutto nei Paesi poveri, ma non solo. Infatti si opera anche in America, in Europa. Chi ha inventato le case famiglia, le case di accoglienza dei pazienti e soprattutto di quelli morenti di AIDS sono stati dei religiosi.
D. – Come mai avete scelto la strada della mappatura?
R. – Abbiamo sentito necessario, ad un certo punto, quantificare in modo abbastanza scientifico il lavoro che portiamo avanti. Adesso quando ci rapportiamo con il mondo non religioso, dal quale molte volte abbiamo sperimentato anche resistenza, quando non addirittura ostilità, non è più sufficiente dire che stiamo lavorando e che portiamo avanti dei progetti, ma è necessario dimostrarlo.
D. – Una delle vostre sfide più importanti, è quella di fare rete?
R. – La sfida è quella di fare rete soprattutto fra di noi, cominciando fra di noi, così da poter essere poi una realtà che non si oppone ad altre realtà, ma che ha la possibilità di confrontarsi con gli altri e di poter dire che le religiose ed i religiosi fanno questo o quello.
D. – Quali sono le difficoltà che avete incontrato nel corso di questa indagine?
R. – Una delle difficoltà è quella anche di riuscire a farsi dare dei dati. Noi religiosi siamo, il più delle volte, delle persone che lavorano molto e che non stanno lì a pensare di dover dimostrare che stanno lavorando. Non abbiamo una mentalità che ci porta a scrivere o rendere noto quello che facciamo. Adesso, invece, questo sta diventando importante!
La Chiesa celebra la memoria di Sant'Atanasio. Il Papa: pagò con la persecuzione la sua appassionata difesa del mistero dell'Incarnazione
◊ Ricorre oggi la memoria di Sant’Atanasio di Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa: Benedetto XVI gli ha dedicato l’udienza generale del 20 giugno 2007 definendolo un “autentico protagonista della tradizione cristiana”. Ripercorriamo la storia di questo grande santo attraverso le parole del Papa. Il servizio di Sergio Centofanti:
Sant’Atanasio nasce in Egitto verso l’anno 300: giovane ecclesiastico partecipa al primo Concilio ecumenico convocato dall’imperatore Costantino nel 325 per assicurare l’unità della Chiesa. I Padri conciliari, contro quanto affermato dagli ariani, ribadiscono con forza che Cristo è vero Dio e vero uomo. Atanasio diventa “appassionato teologo dell’incarnazione del Logos, il Verbo di Dio” fatto carne:
“Proprio per questo motivo Atanasio fu anche il più importante e tenace avversario dell’eresia ariana, che allora minacciava la fede in Cristo, ridotto ad una creatura ‘media’ tra Dio e l’uomo, secondo una tendenza ricorrente nella storia e che vediamo in atto in diversi modi anche oggi”.
Diventato vescovo di Alessandria, Atanasio è contrastato dallo stesso Costantino che per motivi politici voleva rendere la fede più accessibile a tutti i sudditi dell’Impero:
“Atanasio … si dimostrò deciso a respingere ogni compromesso nei confronti delle teorie ariane condannate dal Concilio niceno. La sua intransigenza, tenace e a volte molto dura, anche se necessaria, contro quanti si erano opposti alla sua elezione episcopale e soprattutto contro gli avversari del Simbolo niceno, gli attirò l’implacabile ostilità degli ariani e dei filoariani”.
Per ben cinque volte Atanasio è costretto ad abbandonare Alessandria passando diciassette anni in esilio. Una sofferenza che avrebbe dovuto rivelarsi provvidenziale. Si reca infatti nel deserto sostenuto spiritualmente dal grande eremita Antonio. Sarà poi infatti Atanasio a diffondere nel mondo gli ideali del monachesimo vissuti nel silenzio e nel nascondimento da Sant’Antonio.
Reinsediato definitivamente nella sua sede, il vescovo di Alessandria può continuare a predicare il mistero dell’Incarnazione ripetendo che il Verbo di Dio “si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio”:
“L’idea fondamentale di tutta la lotta teologica di Sant’Atanasio era proprio quella che Dio è accessibile. Non è un Dio secondario, è il Dio vero, e tramite la nostra comunione con Cristo noi possiamo unirci realmente a Dio. Egli è divenuto realmente ‘Dio con noi’”.
Sant’Atanasio – conclude il Papa – mostra dunque quali siano gli effetti della fede:
“Abbiamo tanti motivi di gratitudine verso Sant’Atanasio. La sua vita, come quella di Antonio e di innumerevoli altri santi, ci mostra che ‘chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino’”.
I vescovi boliviani: governo e opposizione scelgano la via del dialogo
◊ “Nonostante siano stati identificati i punti principali per il dialogo che dovrebbe aprire vie per risolvere il conflitto, non esistono tuttora le condizioni per avviare questo incontro”. Così l’episcopato boliviano in una nota di mons. Jesús Juárez Párraga, vescovo della diocesi di El Alto, segretario della conferenza episcopale. Nel documento i presuli informano l’opinione pubblica sulle cause che ritardano l’avvio di negoziati tra il governo del presidente Evo Morales e i settori dell’opposizione. Questo ritardo, rilevano i vescovi, si spiega perché purtroppo “persiste grande sfiducia tra le parti; perché alcune dichiarazioni pubbliche, nonché misure governative, non aiutano alla creazione di un clima favorevole”; perché – si legge nella nota – “tutte le parti nonché le entità chiamate a facilitare il dialogo, non riescono tuttora a definire con precisione gli interlocutori autorevoli”. La Chiesa boliviana quando, a richiesta delle parti, aveva assunto l’impegno di favorire i negoziati si era sforzata nel dare periodica e pubblica informazione sull’andamento della situazione; perciò, oggi, “desidera ribadire la sua vocazione di servizio alla pacificazione e al dialogo”. In queste settimane, si aggiunge nel testo, numerosi sono stati gli incontri con alti esponenti delle parti allo scopo di avvicinarli verso un momento d’incontro diretto. I vescovi esortano poi “tutti gli attori coinvolti in questo processo a misurare la grave responsabilità che pesa su ciascuno e, dunque, a far sì che prevalga una chiara volontà di dialogo sostenuta da gesti e atteggiamenti coerenti”. Infine, i presuli invitano tutti a lavorare per “evitare altri scontri che possano condurre alla violenza”. E avvertono che, oggi più che mai, le autorità nazionali, regionali e locali, devono avere chiara coscienza “del servizio che prestano alla società”. Devono allontanarsi – concludono - da qualsiasi gesto che sostenga lo scontro e la tensione. (A cura di Luis Badilla)
L'episcopato venezuelano critica la riforma governativa della scuola
◊ “L’educazione è un tema di straordinaria importanza per il Venezuela”. Così si esprime la Conferenza episcopale venezuelana in un ampio e articolato documento incentrato sull’implementazione del cosiddetto “sistema educativo bolivariano” e che, in queste settimane, comincia ad essere applicato a diversi livelli. I presuli ricordano che diversi protagonisti della riforma, associazioni di genitori, rappresentanti di università e sindacati di educatori “criticano l’iniziativa, poiché contraddice la legge organica sull’educazione, tuttora vigente”; dall’altra parte, la riforma “ripropone questioni che già sono state rifiutate nel referendum popolare del 2 dicembre 2007” che, tra l’altro, bocciò le numerose riforme costituzionali proposte dal governo. “Esiste poi – aggiungono i presuli - la pretesa di imporre questo sistema come una decisione già presa che occorre solo rispettare; in realtà, non si è registrato nessun processo partecipativo e aperto a più soggetti, cosa più che indispensabile di fronte ad un tema così importante”. Il documento episcopale denuncia anche l’ambiguità dei comportamenti giacché, a volte, si parla di “proposta e consultazione. Si precisa poi che non c’è fretta e che si può discutere a lungo. Ma si ricorda anche che i nuovi testi scolastici già sono pronti. “Ci preoccupa particolarmente - proseguono i vescovi - la manifesta volontà di porre il sistema educativo al servizio di un determinato progetto politico. Questo modo di procedere, arbitrario ed escludente, sta originando sconcerto, contestazioni, inquietudine e sfiducia, tutte cose che non fanno parte di un clima costruttivo”. Ricordando precedenti prese di posizioni i presuli sottolineano: “I venezuelani vogliono progredire all’interno di un sistema democratico e non sotto sistemi che negano le libertà fondamentali. Perciò rifiutiamo ogni tipo di violenza, odio e lotta di classi. (…) La riconciliazione, chiamata a superare la logica dello scontro e dell’avversario, c’interpella in favore di un cambiamento della nostra mente, del nostro cuore e dei nostri stili di vita”. I vescovi ribadiscono quindi quanto già detto nel “Manifiesto del Colectivo de Organizaciones Católicas en Educación” (L’educazione di cui il Venezuela ha bisogno) che ricorda come l'educazione sia una necessità personale, un bene pubblico, un diritto permanente ed irrinunciabile della persona, un obbligo imprescindibile per la famiglia e lo Stato. Ma il diritto all'educazione implica il diritto di tutti ad “una buona educazione”, ad un'educazione di qualità, in condizioni di equità. "Se garantiremo una buona educazione - si legge nel testo - staremo mettendo le fondamenta affinché le persone possano conquistare gli altri diritti essenziali". Si ribadisce infine che la famiglia è la prima educatrice e la prima responsabile dell'educazione dei figli: questo implica il diritto irrinunciabile a scegliere il tipo di educazione secondo le proprie convinzioni e i propri valori. (A cura di Luis Badilla)
Il cardinale Dias inaugura in Etiopia il Congresso eucaristico nazionale
◊ Si è svolta stamane ad Addis Abeba nella cattedrale cattolica della capitale etiopica una solenne liturgia eucaristica presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il porporato ha celebrato, alla presenza di numerosi religiosi, religiose e fedeli convenuti per l’occasione, in qualità di inviato speciale del Santo Padre per le celebrazioni del Congresso eucaristico nazionale, nel contesto del Millennio cristiano in Etiopia. Il cardinal Dias, che ha concelebrato con i presuli della Conferenza episcopale locale, ha sottolineato, nel corso della sua omelia, il ruolo missionario della Chiesa, ricordando che la dimensione spirituale è fondamentale e rappresenta il fondamento dell’azione evangelizzatrice nel mondo. I numerosi interventi nel campo umanitario e più in generale nella promozione umana, a cui spesso sono chiamati i religiosi e le religiose in Etiopia, non devono sminuire il ruolo spirituale della Chiesa, che non può essere confinato nel circolo delle Organizzazioni non governative. I consacrati non sono infatti dei semplici operatori sociali – ha ricordato il cardinale – ma sono testimoni del Dio vivente in un mondo che ha fame e sete di Dio. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese, Addis Abeba)
Uccisi due operatori di “Save the children” in Ciad e Darfur
◊ Un crimine ignobile. E' la condanna di Bernard Kouchner, ministro francese degli Esteri, e John Holmes, sottosegretario dell’ONU per gli affari umanitari commentando l’uccisione di due operatori umanitari dell’organizzazione non governativa “Save the children”. I due sono morti, riferisce l’agenzia Misna, nelle ultime 48 ore nell’est del Ciad e nella confinante regione occidentale sudanese del Darfur. Il francese Pascal Marlingue, 49 anni, è stato ucciso da uomini armati che hanno bloccato e sparato contro il veicolo sul quale viaggiava, sulla strada che collega Farchana a Hajir Hadid, non lontano dal confine Ciad-Sudan. Nella regione sono state sospese le operazioni della rete inglese “Save the children’. Anche Abdullah Hamid, impiegato della stessa organizzazione, è stato ucciso da uomini armati a Geneina, nello Stato del Darfur occidentale. Hamid è stato crivellato di colpi d’arma da fuoco sparati da ignoti entrati mercoledì alle 4 del mattino nel recinto che ospita i camion dell’organizzazione; i criminali sono riusciti a fuggire a bordo di uno di questi veicoli. (V.V.)
Nuovi sbarchi di immigrati nell’isola siciliana di Lampedusa
◊ Proseguono senza sosta gli sbarchi di immigrati a Lampedusa. Nell’isola siciliana il Centro di prima accoglienza (CPT) e soccorso è ormai al collasso, con oltre mille presenze rispetto a una capienza massima di 600 posti. Proprio per questo la prefettura di Agrigento ha predisposto un ponte aereo che nel pomeriggio consentirà di trasferire 280 immigrati a Bari, da dove saranno smistati verso altri Cpt. Gli ultimi due arrivi questa mattina: 27 persone, tra cui quattro donne, sono state bloccate a terra subito dopo essere sbarcate a Cala Pisana; altre 41 sono state trasbordate su una motovedetta della Guardia di Finanza da un imbarcazione che si trovava in acque maltesi, a circa 50 miglia a Sud dell'isola. Ieri a Lampedusa erano sbarcati oltre 400 clandestini, tra cui 60 donne, tre delle quali incinte, in quattro ondate consecutive. Ma lo sbarco degli immigrati non ha coinvolto solo la Sicilia. Anche in Sardegna, sul litorale di Pula, si è registrato questa mattina l'arrivo di una ventina di persone partite dalle coste algerine, ma sono in corso ricerche per individuare eventuali altre presenze. (A cura di Virginia Volpe)
Prosegue a Roma l'assemblea nazionale dell'Azione Cattolica Italiana
◊ Un’Associazione capace di stare nel chiaroscuro della storia con la fatica dell’intelligenza e la grazia della fede con una dimensione pubblica ed una privata: questa è l’Azione Cattolica che il presidente Luigi Alici lascia in eredità al suo successore. All’inizio della tredicesima assemblea, apertasi ieri a Roma e chiamata, tra le altre cose, ad eleggere il nuovo consiglio direttivo, Alici, che ha fatto sapere di non essere disponibile per un secondo mandato, ha indicato con chiarezza le sfide che attendono la più antica aggregazione ecclesiale italiana nel presente e nel futuro. “Dobbiamo allargare il nostro sguardo sul mondo - ha detto il presidente nazionale – c’è una domanda diffusa di bene che dobbiamo intercettare ed una risposta evangelica da testimoniare”. Insomma, un’Azione Cattolica capace di dialogo dove si impara la grammatica del bene comune, si pratica la sintassi della partecipazione, si tesse una rete di buone relazioni, al fine di far nascere una cultura nuova; un compito, questo, sottolineato stamattina anche dal segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, sull’impegno che, la Chiesa Italiana chiama Progetto culturale, l’Azione Cattolica - ha detto il vescovo - può spendere con coraggio, un ulteriore tratto della sua più che centenaria storia. Questa XIII assemblea, infatti, coincide con 140° anniversario della fondazione e si concluderà domenica con il grande incontro di Piazza San Pietro con il Papa al quale parteciperanno 100 mila persone. (Da Roma, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)
Aperto ieri a Roma il Congresso nazionale delle ACLI
◊ “Migrare dal Novecento, abitare il presente, servire il futuro”. Questo il tema scelto dalle ACLI per il loro 23.mo Congresso nazionale, in corso a Roma fino a domenica. Durante l’evento sono state lette le parole inviate da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI. “Essere nuovi – ha scritto nella lettera il presule, come riferito dal SIR – significa anche proporsi come principio di novità, mostrandoci capaci di ricostruire un rapporto di comunione da cui scaturiscono i rivoli di relazioni sociali più autentiche e fraterne”. Durante l’incontro il presidente delle ACLI Andrea Olivero si è soffermato su vari temi, primo fra tutti il lavoro: “Il nostro compito - ha detto - inizia dalla soppressione delle varie forme di illegalità e di sfruttamento che sono il primo attentato alla sicurezza dei lavoratori”. Per Olivero “dobbiamo uscire dal rischio di precarietà cronica” e “dobbiamo promuovere una rete di legami tra le persone che vada nella direzione di una politica della sicurezza non soltanto sociale, ma anche lavorativa”. Il presidente delle ACLI si è anche soffermato sul tema della famiglia: “Crediamo che essa – ha dichiarato - sia il primo luogo delle relazioni di reciprocità, di accoglienza, di fiducia”. “Per questo - ha continuato - sarebbe il momento di far nascere nelle province italiane dei “Punti famiglia”, spazi di incontro e offerta di servizi”. E tra le sfide di oggi, Olivero ha anche citato quella della “globabilizzazione”, definendola legata alla possibilità di “una forma inaccettabile di economia predatoria”. (V.V.)
Fervono i lavori nella Basilica di San Paolo per l'ormai prossima inaugurazione dell'Anno Paolino
◊ La Basilica di San Paolo fuori le Mura si fa più bella ed accogliente per l’Anno Paolino. I lavori, con questo intento avviati per tempo, fervono al suo interno e all’esterno per essere portati a termine prima dell’avvio delle celebrazioni, cioè entro il 28 giugno. Alcuni però sono già stati completati: in particolare quelli, durati parecchi mesi e protetti da un’imponente impalcatura, di pulitura del monumentale Quadriportico di ingresso. Ora le 150 colonne di granito grigio, con i loro capitelli corinzi di marmo bianco, si presentano in tutto il loro splendore ai pellegrini che sempre più numerosi varcano i cancelli di ingresso per venerare il sepolcro dell’Apostolo. Grande è anche la loro ammirazione per la cassettonatura del nartece, i cui fregi, rilievi e simboliche sculture sono state ricolorate o dorate. Gli interventi hanno interessato i medaglioni dipinti nonché i marmi policromi e le altre decorazioni simboliche che adornano gli altri tre lati del Quadriportico nonché il frontone di marmo bianco sovrastante il nartece. Mentre sta per essere completato il restauro del celebre Baldacchino di Arnolfo di Cambio, che si innalza sull’altare papale e la Tomba di San Paolo, un capolavoro della scultura medievale, viene predisposto il potenziamento dell’illuminazione della navata centrale della Basilica e l’adeguamento di tutta l’illuminazione ordinaria con un impianto a basso consumo energetico. Un’analoga operazione aveva consentito di dare splendore in tutta la sua magnificenza al mosaico del catino absidale al cui centro è il Cristo in trono ( al suo piede è prostrato Papa Onorio III) tra i Santi Pietro, Andrea, Paolo e Luca. Altri lavori sono connessi alla risistemazione dell’area espositiva con il recupero totale della Cappella dei Martiri ricca di affreschi (tra il transetto della Basilica e il Chiostro dell’Abbazia benedettina) e della Pinacoteca. Da essi sono stati trasferiti all’uscita dalla Basilica, alla fine della “passeggiata archeologica”, i due punti vendita di libri, stampe, icone e altri oggetti religiosi. Un intervento ha interessato pure il Battistero con la pulitura delle formelle di marmi pregiati, tutti differenti, provenienti da varie parti del mondo. Stanno intanto per essere completati i restauri del Chiostro medievale, gioiello dell’arte cosmatesca. L’antica tettoia di legno che protegge gli ambulacri è stata pulita e ridipinta mentre nel giardino è stata rinnovata la messa a dimora di piante, con molte varietà di rose. Il Chiostro sarà dotato di un’illuminazione di ambiente che ne valorizzi di sera le opere d’arte che protegge, fra cui un sarcofago del III secolo e la statua di Papa Bonifacio IX oltre al lapidario di tombe d’epoca romana e bizantina. Infine, grandi lavori hanno riguardato l’Abbazia benedettina con il consolidamento delle antiche murature, il recupero dell’antica struttura lignea delle capriate, il rifacimento del tetto e la rintonacatura del prospetto sulla via Ostiense. Alla realizzazione di questi interventi, disposti dall’Amministrazione della Basilica Papale, ha contribuito il Governatorato della Città del Vaticano. (Per Radio Vaticana, Graziano Motta)
Inaugurato a Shanghai, in Cina, il ponte sul mare più lungo del mondo
◊ È stato inaugurato ieri in Cina, in occasione della festa del lavoro, l’Hangzhu Bay Bridge, il ponte più lungo del mondo. Lungo 36 km, collega il cuore finanziario e commerciale di Shanghai con la città portuale e industriale di Ningbo, polmone manifatturiero della Repubblica Popolare. La struttura, i cui lavori sono iniziati nel 2003, è stata consegnata con otto mesi di anticipo rispetto alla programmazione ed è stata aperta al traffico ieri in via sperimentale. Il ponte sul mare riduce la distanza tra le due città portuali da 400 a 280 km, e il tempo di viaggio da quattro ore a due ore e mezzo. La costruzione taglia la baia di Hangzhu in un’area battuta da tifoni e da forti maree. Questo rende tutto ancora più sorpendente. Il cantiere è costato 11,8 miliardi di yuan (circa 1,1 miliardi di euro), ma gran parte degli investimenti sono di privati che saranno ripagati da un pedaggio che dovrebbe entrare in vigore. Negli ultimi anni, la Cina ha fatto passi da gigante per quanto riguarda le infrastrutture: in trent’anni ha costruito un milione e 500 mila km di strade, circa trenta volte la circonferenza del globo. Saranno realizzati altri ponti sul mare nello Shandong e nelle aree che si affacciano sul Mare della Cina Orientale. Il prossimo autunno inizieranno anche i lavori per la costruzione di un treno superveloce tra Nanchino e Hangzhou. (V.V.)
Pesante sconfitta per il Labour Party in Gran Bretagna
◊ Una serata “brutta e deludente”: il premier Gordon Brown ha definito così la sconfitta subita ieri dal partito laburista nelle elezioni di 159 consigli locali. Si tratta del peggior risultato laburista nel voto locale da 40 anni ad oggi, con la formazione del premier che, se i dati fossero proiettati su scala nazionale, diventerebbe il terzo partito con il 24%, superati dai Liberaldemocratici con il 25 e dai Conservatori, saliti al 44%. Nel tardo pomeriggio si conoscerà il risultato nella capitale Londra. Stefano Leszczynski ha intervistato il prof. Antonio Varsori, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze ed esperto di Gran Bretagna:
R. - Prima di tutto perché rappresenta una sorte di fine di un’era, naturalmente l’era del New Labour e di un predominio laburista incontrastato che – non dimentichiamo – è durato più di un decennio.
D. - Quali sono i punti sui quali i laburisti hanno probabilmente fallito in Inghilterra?
R. - Ci sono alcune ragioni contingenti che sono legate, ad esempio, alla situazione economica. Ci sono alcune ragioni, se vogliamo, di carattere personale: Gordon Brown, che è il primo ministro da quando Blair ha lasciato la carica, non sembra essere stato in grado di acquisire – se vogliamo dire così – quella presa e quel consenso sull’opinione pubblica che Blair ha avuto invece per lungo tempo. C’è poi un altro aspetto che, probabilmente, non va trascurato e che è quello di una stanchezza di fondo dell’opinione pubblica e di una volontà di cambiamento.
D. - Insomma, era da tempo che anche i sondaggi sulla politica britannica davano una grande percentuale per i nostalgici della Thatcher. Ci sarà spazio per un personaggio simile nell’Inghilterra del futuro?
R. - La memoria della Thatcher è una memoria molto contrastata, nel senso che in tutta la Gran Bretagna rappresenta ancora la personalità che ha un posto indiscusso nel Welfare State, che ha messo in un angolo i sindacati. C’è, certo, una ripresa dei conservatori, anche se sono dei conservatori diversi.
Iraq
Aerei militari turchi hanno bombardato nel nord dell'Iraq basi appartenenti al movimento separatista curdo PKK. Lo riferisce l'agenzia di Stato turca "Anadolu" precisando che l'area interessata dall'operazione è quella di Qandil. A quanto affermato dall'agenzia, i jet di Ankara hanno effettuato diversi raid, a partire da pochi minuti prima di mezzanotte.
Medio Oriente
Ehud Olmert è stato interrogato oggi per un'ora e mezzo nella propria residenza di Gerusalemme da investigatori della polizia israeliana incaricati di far luce su una vicenda avvenuta prima che egli assumesse la carica di primo ministro. Appelli al premier Ehud Olmert affinchè si autosospenda fino a quando la sua posizione sarà stata chiarita dalla polizia sono stati lanciati da due deputati della opposizione: Zahava Galon (Meretz, sinistra sionista) ed Aryeh Eldad, della destra nazionalista. Anche la parlamentare laburista Shelly Yehimovic ha espresso una posizione analoga. Fra quanti puntano un dito accusatorio nei confronti del premier figura il giornalista investigativo Yoav Yitzhak, che nei giorni scorsi è stato il primo a riferire di importanti sviluppi nelle indagini della polizia circa le attività di Shula Zaken, 'braccio destro' di Olmert da molti anni, da quando ancora fungeva da ministro per l'Industria e del Commercio. Yitzhak sostiene che in quel ministero la polizia ha trovato documenti che avallerebbero il sospetto che Olmert abbia usato il proprio ascendente per far approvare un controverso progetto edile nella via Cremieux di Gerusalemme, dove il primo ministro ha acquistato un elegante appartamento. Yediot Ahronot sostiene invece che Olmert avrebbe ricevuto per un periodo prolungato ingenti somme di denaro da un uomo d'affari statunitense che ha attività in Israele. Costui, secondo il giornale, si trova adesso in Israele e coopera con la polizia.
Diplomazia e conflitto israelo - palestinese
Il Quartetto per il Medio Oriente (ONU, UE, USA e Russia) ha chiesto oggi a Israele di congelare la costruzione di nuova colonie in Cisgiordania. Lo ha dichiarato il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon al termine di un incontro del Quartetto a Londra.
Esplosione in una moschea nello Yemen
Secondo il governatore di Saada, la città yemenita che ospita la moschea dove è avvenuta stamane una violenta esplosione, le persone morte sarebbero 6 e 35 quelle rimaste ferite. Fonti mediche, invece, hanno parlato di un centinaio di persone, tra morti e feriti, giunte in ospedale.
Libano
Il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, è stato ricevuto stamani a Beirut, per la seconda volta in 24 ore, dal presidente del Parlamento libanese Nabih Berri per discutere della crisi politico-istituzionale che paralizza il Paese da un anno e mezzo. Mussa è giunto a Beirut ieri per partecipare al forum economico interarabo, ma nell'agenda della sua missione spiccano gli appuntamenti con i principali leader della maggioranza parlamentare antisiriana, appoggiata da USA e Arabia Saudita, e quelli dell'opposizione, guidata dal movimento sciita Hezbollah, sostenuto da Iran e Siria. Il Libano è senza presidente della Repubblica dal novembre scorso e per diciotto volte il Parlamento non è riuscito a riunirsi per eleggere il nuovo capo dello Stato a causa del boicottaggio dell'opposizione. L'opposizione, di cui Berri è uno dei leader, chiede che oltre all'elezione del presidente della Repubblica, si raggiunga un accordo con la maggioranza anche sull'elaborazione di una nuova legge elettorale e sulla formazione di un governo di unità nazionale in cui l'opposizione abbia il diritto di veto. Nel suo discorso di apertura del forum economico interarabo, Mussa ha ribadito che “l'attuale vuoto di potere lascia il Libano esposto ai venti dell'instabilità” e che “tutti i leader politici libanesi si devono assumere le loro responsabilità nell'eleggere quanto prima il nuovo presidente della Repubblica”.
Tibet
Due emissari tibetani del Dalai Lama dovrebbero arrivare in Cina domani per incontri con responsabili cinesi sulla crisi in Tibet. Lo ha annunciato un portavoce del governo tibetano in esilio in India. Lodi Gyaltsen Gyari e Envoy Kelsang Gyaltsen sono i due inviati del Dalai Lama che domani a Pechino avranno “colloqui informali” con le autorità cinesi. Chhime R. Chhoekyapa, segretario del Dalai Lama, ha detto che gli inviati nella visita, che si annuncia breve, discuteranno della situazione corrente nelle aree tibetane. “Essi - riferisce Chooekyapa - esprimeranno la preoccupazione del Dalai Lama circa la gestione da parte delle autorità cinesi della situazione in Tibet e forniranno dei suggerimenti per portare pace nella regione”. “I due inviati sono autorizzati a trovare una soluzione soddisfacente al problema tibetano, dal momento che la Cina, dice Chhoekyapa, “ha espresso sia pubblicamente che ai governi del mondo la sua posizione sulla continuazione del dialogo”. Intanto, secondo il governo tibetano in esilio, in un comunicato apparso sul loro sito web ufficiale, la polizia cinese brucerebbe in Tibet i corpi dei tibetani morti durante i moti di Lhasa cominciati lo scorso 14 marzo. Secondo il comunicato, il 28 marzo circa 83 corpi sono stati bruciati nel crematorio elettrico nella città di Dhongkar Yabdha, nel distretto di Toelung Dechen, che rientra sotto la municipalità di Lhasa. Il motivo - viene denunciato nel documento - sarebbe stato quello di “pulire interamente dall'interno ogni prova relativa alle recenti proteste in Tibet”. Il comunicato riferisce di testimoni che hanno visto diversi corpi di tibetani morti durante gli scontri caricati e portati in due camion dell'esercito nella parte orientale di Lhasa. Altri testimoni hanno riferito di altri camion visti in diverse parti dei dintorni di Lhasa. Il comunicato denuncia che molti tibetani rimasti feriti durante gli scontri, trasportati al Peoplès Hospital, sono morti e stanno ancora morendo senza cure. A proposito di Tibet nelle ultime ore il presidente americano George W. Bush ha dato il benvenuto all’intenzione espressa dalla Cina di avviare il dialogo con i dirigenti tibetani, ma ha affermato che dovranno essere “colloqui di sostanza”.
Birmania
Il presidente americano George W. Bush ha annunciato oggi nuove sanzioni economiche contro la Birmania. Le misure intendono colpire una serie di imprese birmane che operano nel campo delle pietre preziose “sfruttando il lavoro della gente schiacciata dalla oppressione” i cui proventi “vanno ad arricchire i generali”. Bush ha detto di avere ordinato il congelamento dei beni di queste imprese “che costituiscono una fonte importante di finanziamento” per la giunta militare birmana.
Zimbabwe
Il principale partito di opposizione dello Zimbabwe respingerà i risultati della Commissione elettorale sul primo turno delle elezioni presidenziali del 29 marzo scorso, che non attribuiscono la maggioranza assoluta a nessuno dei due candidati. Lo ha riferito oggi un portavoce del partito di opposizione. Il servizio di Giada Aquilino:
È ancora in corso ad Harare la riunione della Commissione elettorale con i rappresentanti del Movimento per il cambiamento democratico di Tsvangirai e i fedelissimi del presidente Mugabe. Ieri la stessa Commissione aveva annunciato che l’opposizione nel primo turno del 29 marzo scorso aveva conquistato il 47,9% dei voti, contro il 43,2% di Mugabe. Ma il Movimento per il cambiamento democratico contesta tale risultato, rivendicando il 50,3% dei suffragi a favore del proprio leader e sottolineando quindi che un secondo turno elettorale non è necessario proprio per la disfatta dello Zanu-PF, che deteneva la maggioranza alla Camera dei deputati dall’indipendenza dell’ex territorio britannico nel 1980. Di fronte alla crisi innescatasi in Zimbabwe dalla fine di marzo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è riunito in settimana per esaminare l’ipotesi di mandare un inviato delle Nazioni Unite nel Paese africano, così come chiesto dall’opposizione di Tsvangirai, appoggiata dagli Stati Uniti. Il Movimento per il cambiamento democratico ha anche accusato le autorità di Harare di aver lanciato una campagna intimidatoria, con un bilancio di almeno 20 vittime. Mugabe ha però respinto ogni accusa.
Georgia
La Georgia ha chiesto che l'ONU mandi ulteriori osservatori in Abkhazia, regione separatista filorussa dove il recente aumento delle sue forze di pace russe, completato oggi, ha rinfocolato le tensioni con Tbilisi e suscitato le preoccupazioni dell'Occidente: lo riferisce l'agenzia Interfax, citando il vice premier Giorgi Baramidze. “È essenziale per la Georgia che ci siano più osservatori internazionali possibili in Abkhazia per controllare le attività dei cosiddetti peacekeeper russi”, ha dichiarato Baramidze. “In relazione agli ultimi sviluppi, i peacekeeper russi sono diventati una parte in conflitto e non possono in alcun modo essere considerati come mediatori esterni e imparziali”, ha proseguito. “Sosteniamo un aumento del numero degli osservatori internazionali e non farà differenza se sarà nel formato ONU o OSCE” (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), ha aggiunto, auspicando una missione di inchiesta che, a suo avviso, “potrebbe portare a cambiare il formato dei peacekeeper a sostituire quelli russi con una forza internazionale”. Attualmente ci sono 300 osservatori internazionali e 3000 peacekeeper russi nella zona di conflitto georgiano-abkhaza. Secondo alcuni osservatori, la mossa di Mosca potrebbe essere legata all'aspirazione di Tbilisi ad entrare nella NATO ma anche alle difficoltà frapposte all'ingresso della Russia nel WTO, l'organizzazione per il commercio mondiale. Obiettivo, quest'ultimo, per il quale a Mosca manca solo il "disco verde" di Georgia e Arabia Saudita.
Bolivia
Il presidente boliviano Hugo Chavez ha approfittato ieri della Festa dei lavoratori per annunciare una serie di nuove nazionalizzazioni che riportano sotto l'ombrello dello Stato varie aziende petrolifere di capitale straniero e il principale operatore nelle telecomunicazioni, Entel, controllato dall'italiana Telecom. “Entel torna oggi in mano al popolo boliviano”, ha detto Morales alla folla riunita nella piazza principale di La Paz, poco dopo aver firmato un accordo con la multinazionale ispano argentina Repsol YPF, attraverso il quale ha acquistato il pacchetto di controllo della Petrolera Andina, che ora sarà gestita dalla Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos (YPFB). Morales ha precisato che si è visto forzato a prendere controllo di Entel per decreto, perchè “abbiamo provato a negoziare, abbiamo provato a dialogare con Euro Telecom International (Telecom), ma disgraziatamente non abbiamo trovato da parte loro nessuna volonta”'. Inoltre, il presidente boliviano ha annunciato aver nazionalizzato per decreto le aziende Chaco (filiale di British Petroleum), Transredes (filiale dell'olandese Shell) e la Compania Logistica de Hidrocarburos (CLBH), controllata da capitali tedeschi e peruviani. Con queste nazionalizzazioni, il governo di Morales ha praticamente completato la sua promessa di riportare sotto controllo dello Stato le aziende del settore energetico privatizzate negli anni '90 dal governo di Gonzalo Sanchez de Lozada. “I servizi di base non possono essere privati”, ha sottolineato il presidente boliviano, che ha lanciato un appello ai governi del mondo intero “perchè assicurino che i servizi di base, come l'acqua, l'energia, le telecomunicazioni, siano considerati diritti umani”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 123
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