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Sommario del 01/05/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore. Il primato della persona sul profitto, cuore del magistero di Benedetto XVI sul lavoro
  • Maggio, mese di Maria: il Papa affida alla Madre di Dio le necessità della Chiesa e di tutto il mondo. La riflessione del cardinale Poupard
  • Una giornalista nella redazione dell'Osservatore Romano: il commento di Giovanni Maria Vian
  • Oggi in Primo Piano

  • L'arcivescovo di Accra: scetticismo sull'impegno internazionale contro la fame nel mondo
  • Siamo all'eugenetica: così il prof. Pessina sulle nuove linee guida per la Legge 40
  • Festa del Lavoro: manifestazioni nel mondo per la sicurezza e contro il carovita
  • Il tema dei valori e del servizio al centro del Congresso nazionale delle ACLI
  • Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica a 140 anni dalla fondazione: intervista con mons. Domenico Sigalini
  • Migliaia di ragazzi a Pompei per il Meeting dei giovani in preparazione alla GMG di Sydney
  • Chiesa e Società

  • In Terra Santa celebrata la Solennità dell’Ascensione
  • Appello dei vescovi del Mozambico contro la legalizzazione dell'aborto
  • I vescovi europei: la crisi antropologica è la sfida principale per la Chiesa del continente
  • Videomessaggio dei vescovi australiani sulle risorse e i pericoli di internet
  • Aperto in Etiopia il Congresso eucaristico nazionale
  • In Francia le celebrazioni per il 13.mo centenario dell’Abbazia di Mont-Saint-Michel
  • In corso in Messico il IV Congresso eucaristico nazionale
  • Le congregazioni religiose promuovono a Roma “In Loving Service”, Forum internazionale nato per la lotta all’AIDS
  • Concluso a Roma iI VI Seminario professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa
  • Siena festeggia Santa Caterina, patrona d’Italia e d’Europa
  • Il cardinale Tettamanzi presiede la veglia dei lavoratori organizzata dalla diocesi di Milano
  • Nei Paesi dell’euro calano l’inflazione e la disoccupazione
  • Manifestazioni e mostre in Spagna celebrano il bicentenario della rivolta popolare di Madrid contro Napoleone
  • Sabato, finale tutta “mariana “della Clericus Cup: a contendersi la vittoria del torneo di calcio per preti e seminaristi le squadre della Mater Ecclesiae e della Redemptoris Mater
  • 24 Ore nel Mondo

  • Zimbabwe: i primi dati sulle presidenziali assegnano la vittoria al leader dell'opposizione Tsvangirai
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore. Il primato della persona sul profitto, cuore del magistero di Benedetto XVI sul lavoro

    ◊   Oggi, primo maggio, la Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore. E’ questa, tradizionalmente, una giornata dedicata in tutto il mondo ai diritti dei lavoratori. In questi suoi primi tre anni di Pontificato, Benedetto XVI è intervenuto più volte sulle problematiche del mondo del lavoro, ribadendo sempre il primato dell’uomo sul profitto e la centralità dei diritti della persona nel campo dell’economia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (musica)

    “Un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”: Benedetto XVI si presenta così al mondo nel giorno della sua elezione alla Cattedra di Pietro, il 19 aprile del 2005. Pochi giorni dopo, nella Festa di San Giuseppe Lavoratore, il Papa chiede che le condizioni lavorative siano “sempre rispettose della dignità della persona umana” e rivolge un pensiero particolare ai giovani alla ricerca di un lavoro. Alla centralità della dignità dell’uomo nel campo dell’economia, il Papa dedica numerosi interventi in questi primi tre anni di Pontificato. Il 27 gennaio 2006 riceve le ACLI, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, in occasione del 60.mo di fondazione e ribadisce che la persona è “il metro della dignità del lavoro”:

     
    “Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”.

     
    Il 19 marzo del 2006, Solennità di San Giuseppe, il Pontefice presiede la Messa per i lavoratori e invita i credenti a “santificarsi attraverso il proprio lavoro”. Quindi, mette l’accento sul valore autentico del lavoro:

     
    “Il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto dell’umana dignità e al servizio del bene comune”.

     
    D’altro canto, il Papa ribadisce che è “indispensabile che l’uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita”. Riflessione sviluppata nell’udienza ai giovani di Confindustria, il 26 maggio dell’anno scorso. Il Papa sottolinea, ancora una volta, con vigore “la centralità dell’uomo nel campo dell’economia” e avverte che “la mera promozione di un maggior profitto” non può essere “il criterio che governa le scelte imprenditoriali”.

     
    “In effetti, è indispensabile che il riferimento ultimo di ogni intervento economico sia il bene comune e il soddisfacimento delle legittime attese dell’essere umano. In altri termini, la vita umana e i suoi valori devono sempre essere il principio e il fine dell’economia”.

     
    Il Papa denuncia più volte il trattamento degli immigrati come “merce o semplice forza lavoro”. Si appella contro il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori. Nel dicembre scorso, l’Italia è scossa dalla morte di 7 operai a causa di un incendio nelle acciaierie torinesi della ThyssenKrupp. Il Santo Padre partecipa al dolore delle famiglie e chiede che “venga tutelata con ogni mezzo la dignità e la sicurezza dei lavoratori”. L’11 gennaio di quest’anno, poi, ricevendo il personale dell’ispettorato generale presso il Vaticano, Benedetto XVI si sofferma sugli ideali che devono ispirare ogni tipo di lavoro:

     
    “La società ha bisogno di persone che compiano il loro dovere, consapevoli che ogni lavoro, ogni servizio svolto con coscienza contribuisce alla costruzione di una società più giusta e veramente libera”.

     
    (musica)

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    Maggio, mese di Maria: il Papa affida alla Madre di Dio le necessità della Chiesa e di tutto il mondo. La riflessione del cardinale Poupard

    ◊   Per antica tradizione popolare, il mese di maggio è dedicato a Maria: Benedetto XVI affida a Lei le necessità della Chiesa e del mondo intero. Maria - afferma il Papa - è madre e maestra per i cristiani di tutti i tempi. Sabato prossimo alle 18.00 il Pontefice presiederà la preghiera del Rosario nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore mentre nella serata del 31 maggio sarà in Piazza San Pietro per le celebrazioni conclusive del mese mariano. Ma perchè i cristiani hanno voluto dedicare alla Madre di Gesù il mese di maggio? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura:

    R. – E' stata un’esigenza del popolo cristiano che risale lontano nel tempo. Ricordo, nella mia infanzia angioina, noi con la mamma, con la sorella, con tutti, si andava ad adornare di fiori, e non soltanto ad adornare di fiori ma presentare alla Madonna i fiori più belli, che sono le preghiere.

     
    D. – Che ruolo ha Maria nella storia della salvezza? Cosa dice la dottrina cattolica a tal proposito?

     
    R. – Dice la cosa meravigliosa che noi affermiamo nel nostro Credo: Gesù, il Salvatore e Figlio di Dio, è nato da Maria Santissima per la nostra salvezza. Nei primi secoli della Chiesa, ci sono state grandi discussioni e il Concilio di Efeso l’ha definita come la “theotokos”, la Madre di Dio. E mi commuove sempre, quando giro per l’Europa, e in particolare a Mosca, di vedere questa scritta: Maria, Madre di Dio. E allora, l’essenziale della fede è questa: non si può separare il Figlio dalla Madre. Ed è con questa convinzione di fede che, nella Chiesa, nel corso dei secoli, si è affermata proprio l’Immacolata Concezione perché non poteva avere la macchia del peccato. E poi, fino all’Assunta, che è l’ultimo dogma definito da Papa Pacelli – Pio XII – che Maria è stata assunta in corpo e anima. Perché? Maria non poteva rimanere separata dal Cielo, e così per noi è di un’importanza grandissima.

     
    D. – Eminenza, sul piano pastorale come tradurre l’amore per Maria nell’incontro personale con Gesù?

     
    R. – E’ di seguire quello che il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, ci ha insegnato: che Maria è la Donna eucaristica. A me piace molto questa espressione che ci ha regalato: Maria, Donna eucaristica. E vuol dire che noi – sacerdoti, fedeli – quando celebriamo la Santa Eucaristia, preghiamo Maria di aiutarci a ricevere Cristo come Lei l’ha ricevuto, primo Tabernacolo. Anche noi siamo chiamati a diventare tabernacoli di Cristo. E allora, mi torna anche un altro ritornello della mia infanzia: noi cantavamo, per andare a Gesù, “andiamo, cristiani, andiamo da Maria”. E come si sa, è da San Luigi Grignon de Montfort, che Giovanni Paolo II ha tratto il suo motto “Totus tuus”. In altre parole: la pastorale è semplice e profonda. Noi andiamo verso Cristo e per andare verso Cristo andiamo con la Madonna.

     
    D. – La devozione mariana è molto diffusa nel mondo, ma può accadere che conviva con una divaricazione pratica tra fede e vita vissuta. Come purificare questa religiosità perché diventi autentica fede?

     
    R. – Anche il Concilio Vaticano II, nella Costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, insiste molto sulla necessità di superare questa divaricazione pratica tra fede e vita vissuta. Come purificare questa religiosità perché diventi autentica fede? Con un insegnamento semplice e autentico. Abbiamo sempre bisogno di nutrire la fede, perché la devozione rimanga autentica, cioè – lo ripeto sempre – Maria, per andare a Gesù.

     
    D. – Ci permette, eminenza, una domanda personale? Lei come prega Maria?

     
    R. – Io prego Maria come un bambino, come un ragazzo la sua mamma cara. Io sono stato abituato da ragazzino, ho imparato proprio sulle ginocchia della mamma questa preghiera, l’“Ave Maria”, e non posso addormentarmi senza averla ripetuta. E la mia preghiera preferita è l’“Ave Maria”, ogni giorno: io ho il privilegio di avere a casa mia una piccola comunità di suore, e con le suore, ogni pomeriggio, davanti al Santissimo esposto, preghiamo i misteri del Rosario. E non ci stanchiamo mai, perché questi misteri sono insieme di una semplicità e una profondità immensi, perché sono i misteri della vita di Maria che sono i misteri di Cristo e che sono i misteri della nostra vita, della nostra vita personale, gioiosa, luminosa, dolorosa, gloriosa, della vita delle nostre famiglie, delle nostre città, del nostro Paese, della Chiesa e del mondo.

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    Una giornalista nella redazione dell'Osservatore Romano: il commento di Giovanni Maria Vian

    ◊    
    Da domani, 2 maggio, l'Osservatore Romano, avrà in redazione una giornalista donna. La presenza femminile non è certo una novità nel giornale del Papa, ma per la prima volta la sua edizione quotidiana avrà una redattrice, per volontà di Benedetto XVI e indicazione esplicita del cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che desiderano sia sempre più sviluppato e valorizzato il ruolo delle donne nella Chiesa e all’interno della Santa Sede. Numerose sono già le donne che collaborano all’Osservatore Romano, in particolare nelle sue edizioni periodiche e anzi una di esse, quella settimanale in lingua tedesca, è guidata dallo scorso 23 febbraio dall’austriaca Astrid Haas. A entrare nella redazione del quotidiano, per rafforzare il suo servizio culturale, è ora una collaboratrice del giornale: la 36enne fiorentina Silvia Guidi. Medievista di formazione, si è laureata sotto la guida di Claudio Leonardi con una tesi su Alcuino il consigliere di Carlo Magno. E’ giornalista da 16 anni, è stata borsista nei giornali del gruppo La Repubblica-L’Espresso e dal 2000 era vice-capo servizio degli esteri del quotidiano Libero. Silvia Guidi fa parte dei Memores Domini i consacrati che aderiscono a Comunione e Liberazione.

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    Oggi in Primo Piano



    L'arcivescovo di Accra: scetticismo sull'impegno internazionale contro la fame nel mondo

    ◊   L’ONU ha definito una “sfida senza precedenti” la crisi alimentare globale, resa ancora più drammatica dall’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Le Nazioni Unite hanno anche annunciato la creazione di una task force per cercare di arginare gli effetti di questi rincari. Intanto, in molti Paesi africani l’emergenza cibo resta uno “tsunami silenzioso” che flagella milioni di persone. Per questo, molti africani accolgono con scetticismo gli annunci di piani di intervento da parte della comunità internazionale. Tra questi, c’è anche l’arcivescovo di Accra, capitale del Ghana, mons. Charles Palmer-Buckle, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Sono un po’ scettico: quante volte i Paesi cosiddetti ricchi, che hanno delle risorse ed hanno i loro prodotti alimentari nei loro silos, hanno fatto promesse che non hanno poi mantenuto? Io sono convinto che oggi il mondo abbia abbastanza risorse agricole per poter sfamare tutta la gente che vive in questo mondo e senza, soprattutto, che nessuno debba patire la fame. Patire la fame oggi per me è una vera infamia.

     
    D. – Chi ha ascoltato queste sofferenze e questi dolori è il Papa che, domenica scorsa al Regina Coeli, ha lanciato un appello chiedendo che non vengano dimenticate le "tragiche vicende dell’Africa". Come farsi “voce”, allora, dell’Africa e degli africani?

     
    R. – Dobbiamo ringraziare il Santo Padre per il suo appello. Noi utilizziamo questa occasione per rilanciare a nostra volta un appello alla Chiesa cattolica universale, affinché ci possa portare degli aiuti. Ma soprattutto chiediamo anche di poter parlare, a livello internazionale, ai politici.

     
    D. – In Africa, spesso, si sommano gli aspetti negativi della globalizzazione e si aggiungono anche delle contraddizioni: tra queste, il fatto che in molti Paesi poveri uno dei mercati più floridi è quello delle armi. Un mercato che provoca distruzione e disperazione. Come spiegare tutto questo?

     
    R. – C’è bisogno di una certa evoluzione della persona umana, affinché si riesca a comprendere cosa significhino i diritti universali. Troppo spesso i nostri politici, i nostri capi di Stato non riescono ad andare al di là degli interessi del proprio potere politico: sono pronti, ad esempio, a racimolare tanti soldi per comprare le armi che alla fin fine provocano soltanto delle tragedie. Molti, però, dimenticano che l’Africa ha anche delle cose belle.

     
    D. – Infatti l’Africa non è soltanto povertà, guerra, malattie. Ha anche un grande potenziale economico, sociale ed umano. Come si muove la Chiesa tra queste macerie e tra queste ricchezze?

     
    R. – E’ una ricchezza – aggiungo subito – anche spirituale e religiosa. Tutti si meravigliano e si chiedono come mai, malgrado le malattie, lo sfruttamento economico, geopolitico e tutte le crisi, l’africano sorrida sempre, riesca a superare queste difficoltà enormi. Io credo che l’africano sia un uomo molto religioso. Molte volte l’uomo africano è una persona che prega molto e da dentro scaturisce una gioia che va al di là dell’avere. Questa è la vera ricchezza dell’Africa. Noi come vescovi, come Chiesa, dobbiamo quindi, continuamente, portare speranza alla nostra gente.

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    Siamo all'eugenetica: così il prof. Pessina sulle nuove linee guida per la Legge 40

    ◊   In Italia si riaccende il dibattito sulla Legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita. Ieri, con un provvedimento preso a pochi giorni dalla nomina del nuovo governo, il ministro della Salute Livia Turco ha varato le nuove linee guida della normativa, introducendo la diagnosi preimpianto con la possibilità di eliminare gli embrioni malati. Numerose le proteste di quanti hanno parlato di selezione eugenetica come il prof. Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica presso l’Università Cattolica di Milano. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:


    R. – Credo che queste nuove linee guida stravolgano lo spirito e la lettera della Legge 40, la quale in fondo è nata con l'intento di permettere la maternità e la paternità a persone che non potevano avere figli. In realtà, con l’introduzione di queste linee guida si introduce un’altra idea che fa da sfondo, cioè l’idea del diritto ad un figlio sano che però mette in conto la possibilità di selezionare, quindi poi anche di distruggere, tutti quegli embrioni – cioè figli allo stato embrionale – che risultano portatori di malattie. E, in qualche modo, va contro persino la Legge 194, quella sull’aborto, perché in realtà, almeno in linea di principio, la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza stabilisce che si può accedere al cosiddetto “aborto terapeutico” non perché il figlio è malato, down o con delle disabilità gravi, ma solo per salvaguardare la salute fisica e psichica della donna. Ora si svela in qualche modo la logica comune che sta forse alle spalle di queste due leggi, o al tentativo di stravolgere questa legge, e cioè l’idea che in realtà si chiama “terapeutico” la soppressione di un essere umano che è portatore di una malattia.

     
    D. – Professore, cosa dire dell’ideologia che ribadisce “un figlio ad ogni costo, un diritto ad avere un figlio sano”?

     
    R. – Credo che innanzitutto bisognerebbe cominciare a parlare un altro linguaggio, che è il linguaggio del dovere, del dovere dell’accoglienza, che è uno dei linguaggi fondamentali nell’ambito della generazione umana. Generare, di fatto, in qualche modo, significa accogliere qualcuno che originariamente è costitutivamente è diverso da te stesso. La capacità dell’accoglienza è anche, come dire, il cemento della convivenza civile. Avere introdotto proprio nel luogo originario, cioè nella maternità, l’idea attraverso la tecnologia di una possibile selezione, di una possibile manipolazione della vita, credo che sia molto grave. Dobbiamo anche renderci conto che il grande impegno culturale di molti non basta, se non si passa attraverso le leggi, perché le leggi sono quelle che poi incidono sui costumi. Occorre anche una rinascita di consapevolezza culturale e morale della stessa vita politica.

     
    D. – Che cosa rispondere a chi ribadisce: 'sì, ma le linee guida, la normativa non hanno assolutamente un indirizzo eugenetico...'

     
    R. – Credo che ci sia dell’ipocrisia e anche della malafede nel dire che queste linee non portano all’eugenetica. L’eugenetica è appunto questo: il fatto di poter chiamare alla vita qualcuno con questa riserva: “ci riserveremo poi se farti continuare a vivere o no, a seconda che tu appartenga o meno a degli standard di salute”.

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    Festa del Lavoro: manifestazioni nel mondo per la sicurezza e contro il carovita

    ◊   Più sicurezza sul posto di lavoro: è l'appello che, in tutto il mondo, contraddistingue le manifestazioni per l'odierna Festa del lavoro. A questa richiesta, si associano anche numerose iniziative per denunciare il rialzo dei prezzi, specie dei generi alimentari, e richiedere una rivalutazione dei salari. Imponente la manifestazione svoltasi a Giakarta, capitale dell'Indonesia, con migliaia di persone scese in piazza contro il carovita. Sono oltre due milioni i morti nel mondo per incidenti e malattie legate al lavoro, 270 milioni gli incidenti non mortali, 160 milioni i nuovi casi di malattie professionali. Queste drammatiche cifre fornite dall’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, invitano a riflettere su come sicurezza e salute debbano essere una preoccupazione per i governi, i datori di lavoro e i lavoratori. Questo primo maggio, dunque, è dedicato alle "morti bianche" che nel 2007, in Italia, hanno visto il loro culmine nella tragedia della ThyssenKrupp a Torino. La penisola è uno dei Paesi in Europa in cui si muore di più sul posto di lavoro, sebbene la situazione stia migliorando: lo conferma al microfono di Francesca Sabatinelli, Félix Martin Daza, responsabile della formazione su salute e sicurezza sul lavoro del centro internazionale di formazione dell’ILO a Torino:


    R. – Bisogna capire che, negli ultimi 30 anni, in Italia diminuisce costantemente il numero degli infortuni sul lavoro e anche delle "morti bianche". Però, non è così facile calcolare tutto. Anche a livello dell’Unione Europea è difficile avere statistiche comuni, perché ci sono diverse considerazioni in diversi Paesi su cosa si considera “malattia professionale”. Un altro problema consiste anche nel fatto che nell’Unione Europea ci sono anche Paesi che incontrano problemi nel registrare tutti gli infortuni e le malattie sul lavoro: ecco, tutto questo non contribuisce ad avere un’immagine chiara sui veri numeri degli infortuni e delle malattie sul lavoro. Devo dire, comunque, che sia l’Europa, sia il Nord America sono i Paesi dei quali abbiamo i dati migliori, ovviamente. In altri Paesi, quelli in via di sviluppo, i numeri sono ancora peggiori: le statistiche non sono ben raccolte, non ci sono sistemi buoni di registrazione… dunque non è facile!

     
    D. – Félix Martin Daza, infortuni e "morti bianche" sono sempre da imputare alla scarsa messa in atto di misure di sicurezza?

     
    R. – Ci sono tante considerazioni che è necessario fare sugli infortuni sul lavoro e sulle attività che si svolgono sia nelle aziende sia a livello nazionale per la prevenzione. C’è bisogno di una grande attività legislativa a livello nazionale, di forte vigilanza, un’attività di promozione, di formazione, di informazione e ci sono tante iniziative che è necessario intraprendere anche a livello delle singole aziende, specialmente quelle che prevedono processi lavorativi pericolosi. Io direi che è importante non pensare che tutti questi infortuni e queste malattie dipendano da una sola ragione: è un problema complesso, non è un problema semplice.

     
    D. – Secondo l’ILO, gli strumenti a disposizione dei Paesi dell’Unione per prevenire sono sufficienti?

     
    R. – In Italia e anche in altri Paesi dell’Europa c’è un quadro legislativo, ci sono delle autorità di vigilanza, delle azioni di formazione e informazione a livello nazionale; ci sono anche iniziative che si svolgono in azienda: si fa la valutazione dei rischi, si fa il controllo del rischio … Questa è la strada giusta. Però, si può e si deve fare di più. Ci sono sicuramente delle imprese in cui bisognerebbe avere maggiore consapevolezza, sia da parte dei datori di lavoro, sia da parte dei lavoratori, su questa problematica. Una delle misure che in diversi Paesi dell’Unione Europea si stanno applicando per ridurre gli infortuni, è lavorare contro il lavoro sommerso: non c’è nessun rapporto sugli infortuni in questo ambito. Questa condizione del lavoro sommerso è una condizione di pericolosità. Le iniziative contro il lavoro sommerso possono contribuire a ridurre infortuni e malattie sul lavoro.

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    Il tema dei valori e del servizio al centro del Congresso nazionale delle ACLI

    ◊   Tutelare i lavoratori, stimolare una cittadinanza solidale, innovare la propria presenza sul territorio, rappresentare gli interessi dei cittadini. Sono questi alcuni dei temi che verranno affrontati a Roma nel corso del 23° Congresso delle ACLI- Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani da oggi fino a domenica prossima. Ieri dopo la partecipazione all’’udienza del Santo Padre, che ha salutato con parole di incoraggiamento l’associazione, la presentazione alla stampa dei lavori del Congresso. Il servizio di Cecilia Seppia:


    Una sfida coraggiosa, una scelta innovativa, quella delle ACLI che oggi aprono il loro 23° Congresso nazionale sul tema: “Migrare dal ‘900, abitare il presente, servire il futuro”. L’intento programmatico è quello di entrare nel XXI secolo nel modo più adeguato, consegnando ai lavoratori e ai cittadini gli strumenti giusti per essere loro stessi i protagonisti della società odierna, ma è anche quello di parlare finalmente con il linguaggio del “fare” senza perdere di vista i valori. Andrea Olivero presidente delle ACLI:

    “Un passaggio che in qualche misura ci consenta di essere più attivi, più efficaci, di rappresentare meglio i nostri associati, i lavoratori, di rispondere anche con maggiore compiutezza alle domande di senso che da essi ci provengono. Noi vogliamo abitare il presente con tutte le sue contraddizioni, ma nella prospettiva di servire il futuro. Servire è un termine che non è molto innovativo, ma è un termine molto cristiano perché è l’approccio corretto di chi guarda alla realtà sapendo che il suo compito è quello di andare a fare fino in fondo la sua parte e solo quella, sapendo che il disegno poi verrà completato da un Altro”.

    Molte le iniziative previste: tavole rotonde, forum, poi uno sguardo alla famiglia, alla politica, al problema della precarietà, del disagio giovanile, della sicurezza, ricordando le 1260 vittime di incidenti sul lavoro del 2007. Protagonisti di questa prima giornata, che poi coincide per la prima volta con la festa cristiana dei lavoratori, istituita da Papa Pio XII, sotto richiesta appunto delle ACLI, saranno i bambini. Ancora Olivero:

    “Furono le ACLI nel 1955 a chiedere ed ottenere da Pio XII che diventasse la festa di San Giuseppe Lavoratore. Oggi noi andremo a festeggiarla in modo strano, un po’ diverso dal solito: con i bambini. Alla Galleria Colonna, a Roma, andremo a coinvolgerli in un gioco sulla sicurezza. E’ un modo per ricordare i tanti lavoratori che, purtroppo, hanno perso la vita quest’anno ma anche per educarci insieme perché questo problema venga superato; richiama anche contestualmente alla intrinseca dignità del lavoro: o il lavoro è per l’uomo, o invece ci ritroviamo in una spirale perversa”.

    Sabato l’elezione del presidente nazionale e l’atteso intervento del capo dello Stato Giorgio Napolitano; poi, in chiusura, la Santa Messa celebrata dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

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    Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica a 140 anni dalla fondazione: intervista con mons. Domenico Sigalini

    ◊   Inizia oggi a Roma, alla Domus Pacis, la XIII Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, sul tema ‘Cittadini degni del Vangelo. Ministri della sapienza cristiana per un mondo più umano’. Vi prendono parte circa 1000 delegati, con il compito di discutere e approvare il documento programmatico per il triennio 2008-2011 ed eleggere i nuovi responsabili nazionali. Questa Assemblea coincide con il 140.mo anniversario di fondazione dell’Azione Cattolica, avvenuta il 2 maggio 1868. Sono passati dunque tanti anni: ma cosa resta oggi dello spirito originale dell'associazione? Giovanni Peduto lo ha chiesto al suo assistente spirituale, mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina:


    R. – Resta soprattutto il grande amore alla Chiesa. Quando questi ragazzi nel 1868 si sono messi insieme, volevano dire la loro lealtà, il loro amore al Santo Padre in tempi piuttosto difficili, in cui era quasi impossibile per l’Italia riconoscere l’alto magistero del Papa. C’erano tutte le questioni storiche che non sto a ricordare e questi ragazzi vedevano che cambiava il mondo, ma questo mondo stava togliendo loro dal cuore la loro fede, il loro ardore apostolico. E allora hanno detto: 'mettiamoci insieme, noi vogliamo stare con la Chiesa e con il Papa'. Questo amore al Papa è una caratteristica fondamentale dell’Azione Cattolica che permane oggi molto radicata.

     
    D. - Con quali sentimenti vivete questo storico traguardo e cosa vi proponete per il futuro?

     
    R. – Evidentemente, l’Azione Cattolica fa 140 anni, il che vuol dire che cento anni sono stati la storia, un’altra storia è cominciata 40 anni fa con il Concilio Vaticano II e quindi con l’aggiornamento di tutta la nostra esperienza di vita cristiana, di vita parrocchiale, di vita diocesana che oggi si vuole portare avanti. L’Azione Cattolica, oggi, ridice la sua fedeltà dentro questo cambiamento del tempo, ma con la stessa limpida fede e con lo stesso coraggio e con gli stessi percorsi di santità.

     
    D. - Quali sono oggi le sfide più significative per l'Azione Cattolica Italiana?

     
    R. – Sono sicuramente quelle che sfidano la Chiesa, per esempio l’affievolirsi della fede. Quindi, non si tratta più di vedere se i cristiani praticano o no, perché se non c’è pratica è perché manca la fede, e allora occorre una forte rigenerazione della fede delle persone, delle comunità cristiane, un afflato missionario, cioè una capacità di portare il Vangelo in tutti gli ambienti, di iscriverlo nelle leggi, nei comportamenti, nella vita pubblica, economica, nella vita sociale, e soprattutto, poi, sempre questa adesione interiore a Gesù Cristo che sta alla base di tutto.

     
    D. - Domenica prossima, la Messa con il cardinale Bagnasco in Piazza San Pietro; poi, l’incontro con il Papa. In che modo il Magistero di Benedetto XVI sostiene, a suo parere, l’Azione Cattolica Italiana nella sua missione?

     
    R. – Intanto, lo sostiene perché come Papa quando parla, per noi, è sempre un sostegno. Quindi, le due Encicliche che ha fatto e quella di prossima pubblicazione che stiamo aspettando, sono per noi la Magna Charta sulla quale riformuliamo la nostra adesione alla Chiesa. Però, dobbiamo dire che è la prima volta che l’Azione Cattolica si incontra con Papa Benedetto XVI e siamo molto in attesa di quello che ci dirà e di quale linea vorrà dare a questa grande associazione che è sempre stata all’ascolto dei Sommi Pontefici.

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    Migliaia di ragazzi a Pompei per il Meeting dei giovani in preparazione alla GMG di Sydney

    ◊   Momenti di preghiera e solidarietà durante il secondo giorno del Meeting dei giovani nella città mariana di Pompei. Migliaia di ragazzi si sono riuniti per partecipare ad un evento, giunto alla sua ventiduesima edizione, organizzato dal Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Filo conduttore dell’incontro è il tema della Giornata mondiale della gioventù di Sydney “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”, come ha spiegato don Giovanni Russo, responsabile della pastorale giovanile di Pompei. Virginia Volpe lo ha intervistato.


    R. – Da anni potremmo dire che il Meeting dei giovani prepara a queste giornate; infatti, la scelta della tematica è quella della XXIII GMG. Quindi, questo ci mette in comunione, in sinergia con le Giornate mondiali della gioventù.

     
    D. – E quale sarà la novità di quest’anno?

     
    R. – Una proposta molto forte ai giovani. Benedetto XVI a Loreto ha detto: andate nelle piazze e nelle periferie e portate ai giovani la freschezza del centro, la freschezza che solo lo Spirito sa dare. E quest’anno abbiamo scelto due piazze, ma in periferie un po’ particolari. In una piazza stanno riflettendo sull’essere testimoni: è tenuta da mons. Giovanni D’Ercole. Sull’altra piazza si riflette sull'essere missionari nel mondo di oggi, come poi ci dicono i vescovi, in un mondo che cambia. E a conclusione di questa catechesi, i ragazzi, tutte le migliaia di ragazzi, si metteranno in cammino pregando il Santo Rosario e quindi arriveranno al Santuario dove sarà celebrata la Santa Messa dal nostro arcivescovo mons. Carlo Liberati.

     
    D. – Per quale motivo i giovani partecipano al Meeting?

     
    R. - Per vivere un momento di gioia, di festa insieme. Ci saranno alcune testimonianze, nel pomeriggio, molto forti, ma quest’anno saranno i giovani stessi ad essere protagonisti, nel senso che i giovani daranno la loro testimonianza, saranno i giovani a parlare. Quindi avremo due-tre giovani che racconteranno la loro esperienza, il loro incontro con il Cristo Risorto. E poi, a conclusione della giornata, la Comunità Incontro ci propone un musical, momento molto forte di riflessione – appunto – sull’essere missionari: “Non abbiate paura”. E quindi chiudiamo questi due giorni all’insegna di Gesù Risorto.

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    Chiesa e Società



    In Terra Santa celebrata la Solennità dell’Ascensione

    ◊   Oggi a Gerusalemme, come è tradizione, i frati della Custodia di Terra Santa hanno celebrato la Solennità dell’Ascensione nel luogo che ne conserva la memoria e che sorge nella Gerusalemme Est, accanto al Santuario del Padre Nostro, proprio sulla cima del Monte degli Ulivi. Il vicario custodiale padre Artemio Vitores, che ieri pomeriggio aveva fatto il solenne ingresso nella cappella, vi ha presieduto stamattina la solenne celebrazione eucaristica. Come padre Vitores ha sottolineato al momento delle preghiere dei fedeli, per una felice coincidenza, proprio durante il canto del Credo (a partire dal momento dell'articolo "et ascendit in caelo") ha suonato la sirena che oggi, in tutto Israele, ha indicato il minuto di silenzio dedicato alla commemorazione delle vittime della Shoah. La Santa Messa in latino, partecipata da religiosi e pellegrini, e concelebrata da numerosissimi sacerdoti, si è svolta all'interno del santuario ottagonale che (costruito in epoca crociata sul posto dell'Ascensione) è chiamato come riferisce la pellegrina del V secolo Egeria, Imbomon, che vuol dire "sulla vetta". La piccola edicola (in passato a cielo aperto, senza cupola) si trova al centro di un recinto di mura - oggi proprietà musulmana - che è affiancato da una moschea ed è accessibile, per le celebrazioni, solo in occasione della Ascensione cattolica e di quella ortodossa. In questo spazio, ieri pomeriggio, come è tradizione, sono state montate delle tende per permettere ai frati e ai pellegrini di vegliare nel luogo santo. Tutta la notte, infatti, dopo l'ufficio di vespri e compieta e la celebrazione vigiliare, fedeli di diverse nazionalità e gruppi di cristiani arabi provenienti dalla Galilea hanno celebrato le Sante Messe in piccoli gruppi dentro e fuori la piccola edicola ricordando, sotto le stelle, l'episodio evangelico che a tutti i cristiani ha aperto i cieli. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    Appello dei vescovi del Mozambico contro la legalizzazione dell'aborto

    ◊   Suscitano preoccupazione e sollecitano l’intervento della locale Conferenza episcopale i progetti di legalizzazione e depenalizzazione dell’aborto in Mozambico. In un documento al termine della loro Assemblea plenaria - riferisce l'agenzia Fides - i presuli ribadiscono la loro opposizione alla pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza e raccomandano ai fedeli la lettura e diffusione della loro Lettera pastorale sulla problematica dell'aborto, intitolata “Sì alla vita e No alla morte”, dell'aprile 2007. “I valori conquistati dalla coscienza dell'umanità – è scritto nel documento - non possono essere distrutti dalle posizioni egoistiche e interessate di una minoranza alla quale non interessano i valori della vita in tutte le sue dimensioni”. E sottolineando l’attenzione verso la salvaguardia della salute della donna i presuli affermano che tale finalità “non deve essere conseguita attraverso uno scambio con la vita di chi non può difendersi in nessun modo”. Ancor più grave – aggiungono – “è che la maggior parte degli aborti, in numero spaventoso, non mira a salvaguardare la vita delle donne” ma a soddisfare “motivazioni egoistiche e/o interessi economici, in connessione con una cultura di morte”. Il messaggio dei vescovi mozambicani si conclude con l’invito a “ripudiare e denunciare le culture e le mentalità che impoveriscono i valori della vita”. (C.D.L.)

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    I vescovi europei: la crisi antropologica è la sfida principale per la Chiesa del continente

    ◊   La crisi culturale antropologica è la più profonda sfida per la Chiesa nel Continente europeo. E’ quanto hanno affermato le presidenze del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e delle Conferenze episcopali della Comunità Europea (COMECE) durante l’incontro conclusosi martedì scorso a Budapest. Alla crisi culturale – si legge in un comunicato – “si lega l’indebolimento del senso della vita e della responsabilità etica davanti alla vita, alla famiglia, alla giustizia e alla salvaguardia dell’ambiente”. Come risposta a questa situazione – si legge nel testo – “non è sufficiente il recupero di una generica dimensione spirituale vuota di Dio, ma è urgente ridonare Dio all’Europa”. Sui temi del dialogo interculturale, della riconciliazione e del cambiamento climatico si terrà infine, il prossimo 5 maggio a Bruxelles, il quarto incontro tra i responsabili delle istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio) e un gruppo di leaders delle religioni presenti in Europa. Si auspica – conclude il comunicato – che “questi significativi passi portino a realizzare in modo sempre più concreto e fruttuoso quel dialogo trasparente e regolare tra comunità religiose e istituzioni europee, su tutti i temi di comune interesse, previsti nel trattato di Lisbona. (A.L.)

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    Videomessaggio dei vescovi australiani sulle risorse e i pericoli di internet

    ◊   Un videomessaggio in rete. Questo il metodo scelto dai vescovi australiani per rendere nota la loro nuova lettera pastorale che ha per tema proprio i pericoli di internet. La missiva mette in guardia i fedeli, soprattutto i giovani e i bambini, dalle minacce che si annidano nel web. Si promuove anche un uso critico delle nuove tecnologie, per metterle al servizio della dignità dell’uomo e dell’annuncio del Vangelo. Nel video, inserito nel noto sito “Youtube” mons. Peter William Ingham, vescovo di Wollongong, si rivolge direttamente ai fedeli. Come dimostrano le modalità stesse prescelte dai presuli per diffondere il messaggio, la Chiesa locale non vuole demonizzare o scomunicare la rete. Questa, invece, osserva il presule, ha portato enormi vantaggi alla società moderna, rendendo fruibile l’informazione e la comunicazione con tempestività. Ma d’altro canto, come l’Agenzia Fides apprende dalla Chiesa locale, internet ha anche la capacità di indurre giovani e ragazzi in tentazioni o esplorazioni dannose per la loro crescita. Per questo, il messaggio chiede alle famiglie di “garantire un uso prudente di internet”, e, nello specifico, le esorta a installare filtri speciali che neghino l’accesso a siti pericolosi e di razionare l’uso del computer per i propri figli. Nella videopresentazione mons. Ingham aggiunge: “Se anche solo poche persone vedranno questo video-messaggio e rifletteranno sui punti che ho sollevato, allora sarà servito a qualcosa”. Già nel 2006 i vescovi australiani avevano pubblicato la lettera pastorale “Andate, annunciate al mondo”, incentrata sulla relazione e sull’impegno della Chiesa nei mass-media. (V.V.)

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    Aperto in Etiopia il Congresso eucaristico nazionale

    ◊   Nell’ambito delle celebrazioni per il Nuovo Millennio Cristiano in Etiopia, si apre oggi ad Addis Abeba il Congresso eucaristico nazionale Etiopico, presieduto dall’inviato speciale del Santo Padre, il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, cardinale Ivan Dias. I primi tre giorni del Congresso si svolgeranno nella Cattedrale della Natività della capitale etiopica e saranno ritmati da liturgie eucaristiche e penitenziali, momenti di adorazione del Santissimo, meditazioni e testimonianze. A determinare l’accentuazione spirituale di ogni giornata sarà la catechesi quotidiana. Quella di oggi si terrà sul tema “La Santa Eucaristia, il Sacramento del sacrificio di Gesù sulla Croce per la Redenzione dell’intera umanità”. Prendono parte al Congresso i delegati di tutte le diocesi, sacerdoti, catechisti, religiosi e religiose, giovani e studenti di istituzioni superiori, fedeli laici. (A.L.)

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    In Francia le celebrazioni per il 13.mo centenario dell’Abbazia di Mont-Saint-Michel

    ◊   Si aprono oggi in Francia le celebrazioni per il 13.mo centenario dell’Abbazia di Mont-Saint-Michel con una solenne liturgia eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, presidente dell’episcopato francese. Oltra alla Santa Messa, è prevista anche una processione: durante il percorso, i fedeli potranno volgere lo sguardo in direzione delle statua di San Michele che svetta sull'Abbazia dominando l'intera baia. La storia di questo luogo di fede, sospeso sull'Atlantico, ha inizio nell'VIII secolo quando il vescovo di Avranches, Sant’Uberto, ricevette nel sonno la richiesta di costruire un santuario sull’isola del Monte Tombe. Dall’arrivo dei benedettini, nel 965, la piccola comunità del Monte ricevette un prezioso appoggio che le permise di superare la dura prova delle invasioni normanne. I monaci intrapresero poi, senza indugio, l’opera di ricostruzione e di ampliamento, mentre il Monte accoglieva un numero sempre maggiore di pellegrini. Con l’apogeo dei pellegrinaggi, nel XIII secolo, l’Abbazia divenne uno dei fari della spiritualità europea: alle sue porte terminava il “cammino del Paradiso”, l’itinerario di fede e di vita che i pellegrini di Francia e dell’Europa iniziavano nel cuore di Parigi in direzione del Monte, già conosciuto allora come “la meraviglia”. E’ seguito quindi un lento declino, culminato con la Rivoluzione francese, l’espulsione dei monaci e l’istituzione di un carcere a Mont-Saint-Michel. Nel 1966 è stato richiesto il ritorno dei monaci con una petizione popolare. Dal 1991, la fraternità monastica di Gerusalemme si è stabilita negli ambienti dell’Abbazia, ravvivando la vita spirituale dei luoghi con le celebrazioni liturgiche e l’accoglienza dei pellegrini. L’anno del centenario si concluderà il 16 ottobre 2009, anniversario della dedica della prima chiesa. (A.L.)

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    In corso in Messico il IV Congresso eucaristico nazionale

    ◊   Sul tema “Gesù Cristo Eucaristia, Dono del Padre e vita per le nostre famiglie” si è aperto ieri in Messico il IV Congresso eucaristico nazionale (CEN). Per la Chiesa locale l’incontro rappresenta un’occasione di rinnovamento spirituale nel segno del Sacramento di Gesù Eucaristia e costituisce un’esperienza di celebrazione comunitaria della fede, sostenuta dalla speranza e alimentata dalla carità. Un simposio teologico ha dato avvio ieri al Congresso, affrontando temi fra cui “Il vissuto eucaristico nella storia del Messico”, “L’Eucaristia, dono di Dio Padre”, “L’Eucaristia, memoriale della Pasqua di Gesù” e “L’Eucaristia, fonte di vita nello Spirito”. Da domani e fino al 4 maggio i 4800 partecipanti al Congresso eucaristico rifletteranno quindi sulla gratuità del dono dell’Eucaristia e sul legame tra questa e la famiglia, in linea con il motto che accompagna l’evento “Sei tu, Signore, il Pane di Vita”. In tale prospettiva il CEN è inteso anche come tempo di riflessione e di scambio in vista dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Città del Messico nel gennaio 2009. Tra le iniziative spirituali previste nell’ambito del Congresso figura la processione eucaristica per le strade cittadine, in programma per sabato 3 maggio, con la benedizione conclusiva nella Cattedrale di Morella, e a conclusione dell’evento la solenne Liturgia “Statio nationis”. (C.D.L.)

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    Le congregazioni religiose promuovono a Roma “In Loving Service”, Forum internazionale nato per la lotta all’AIDS

    ◊   Nasce per contenere la diffusione del morbo dell’HIV nei Paesi poveri del mondo, ed in particolare nel continente africano, dove vivono i due terzi dei 40 milioni di malati. E’ il Forum internazionale promosso dalle Unioni dei Superiori (UISG) e delle Superiore (USG) generali delle Congregazioni religiose maschili e femminili, in programma a Roma dal 3 al 5 maggio prossimi. Un’iniziativa che testimonia come la Chiesa cattolica sia in prima linea nella lotta contro la pandemia e nell’assistenza “globale” ai malati e alle loro famiglie. Presentato ieri da padre Frank Monks, camilliano, della Commissione salute UISG e USG e membro del Pontificio Consiglio per la Salute – riferisce il SIR - il Forum intende promuovere la coordinazione tra i diversi istituti impegnati nella lotta al morbo, per superare la frammentazione degli interventi e sollecitare il coinvolgimento delle autorità internazionali con “progetti articolati di lungo periodo”. “Abbiamo bisogno di trovare una voce unitaria, per creare una rete di collaborazione e di scambio di esperienze” ha detto suor Dorina Todiello, comboniana, impegnata nel progetto. La religiosa ha ribadito che la lotta all’AIDS chiama in causa “competenze specifiche diverse”, giacché “richiede un approccio globale alla persona, sotto l’aspetto spirituale, economico, affettivo, familiare” ed ha ricordato la difficile condizione di bambini orfani di genitori vittime del morbo. La “prevenzione” e l’“educazione alla cultura della vita e alla dignità della persona” ha concluso la religiosa comboniana, sono la prima “preoccupazione dei tanti religiosi impegnati nella lotta all’Aids”. (C.D.L.)

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    Concluso a Roma iI VI Seminario professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa

    ◊   Oltre 300 tra professionisti della comunicazione, responsabili delle Conferenze episcopali, docenti e giornalisti provenienti da oltre 60 nazioni hanno partecipato a Roma al VI Seminario professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, conclusosi ieri e incentrato sul tema “Cristo sia sempre per voi la Via, la Verità e la Vita”. Durante l’incontro, apertosi lo scorso 28 aprile, il presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli, ha suggerito ai partecipanti “di imparare dalla passione per la verità di Santa Caterina da Siena”. Il direttore della Sala Stampa Vaticana e della nostra emittente, padre Federico Lombardi, ha quindi ricordato alcuni principi fondamentali per un comunicatore della Chiesa: “dire sempre la verità, essere tempestivo, cercare di rispondere bene con uguaglianza a tutti i giornalisti e riconoscere i bisogni dei propri superiori”. L’arcivescovo di San Juan de Cuyo, mons. Alfonso Delgado, ha sottolineato, poi, come “lo scambio costante di approcci e di impressioni permetta di vedere i problemi da una prospettiva più larga e più ricca per la comunicazione e per la responsabilità pastorale”. L’arcivescovo di Perth, mons. Barry Hickey, ha aggiunto che bisogna “trarre vantaggio dalle situazioni di controversia per presentare il messaggio della Chiesa con chiarezza”. Per il sociologo Andrea Maccarini, le controversie sono per la Chiesa “come un laboratorio simbolico che formula problemi e risposte interessanti per l’intera società”. Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, ha affermato infine che c’è un unico modo di comunicare quando c’è troppa distanza nella controversia tra l’uno e l’altro: “va preso per normale il punto di partenza dell’altro”. (A.L.)

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    Siena festeggia Santa Caterina, patrona d’Italia e d’Europa

    ◊   Numerose iniziative hanno festeggiato lo scorso fine settimana a Siena la Santa Patrona d’Italia e d’Europa che nella città toscana ebbe i natali. L’attualità del messaggio di Santa Caterina – riferisce il quotidiano Avvenire - ha trovato eco negli interventi delle autorità ecclesiastiche e istituzionali presenti ai diversi appuntamenti. Un messaggio “ricco di sapienza cristiana che giunge fino a noi dal XIV secolo” ha detto il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio e segretario di Stato emerito, durante la Messa da lui presieduta nella Basilica di San Domenico. Un esempio di carità cristiana – ha aggiunto l’arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, mons. Antonio Buoncristiani – che trova testimonianza ancora oggi nell’oratorio di Santa Caterina della Notte, che in città raduna infermiere volontarie della Croce Rossa, impegnate, come la Santa loro patrona, nella carità verso i fratelli. Tra i presenti alle celebrazioni anche il sindaco di Siena, Maurizio Cenni, che si è soffermato sugli ammonimenti ad operare per il bene comune rivolti dalla Santa alla classe politica. (C.D.L.)

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    Il cardinale Tettamanzi presiede la veglia dei lavoratori organizzata dalla diocesi di Milano

    ◊   Attenzione alla famiglia e tutela dei lavoratori. Sono i temi portanti dell’intervento del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, pronunciato ieri alla veglia diocesana dei lavoratori, promossa a Sesto San Giovanni in preparazione della festa del 1° maggio. Ai presenti il porporato ha detto che “i vari e profondi cambiamenti in atto nella società vanno valutati” “nella loro ricaduta sulla qualità di vita delle famiglie” e dei lavoratori, e affrontati con “con intelligenza, responsabilità e coraggio”, alla luce della dignità dell’uomo, dei suoi diritti e dei doveri. “Ci sono situazioni – ha sottolineato - che non possono che essere denunciate come ingiuste”, e fra queste “il lavoro nero o sottopagato al quale sono costretti non pochi” e specialmente “uomini e donne immigrati”. Situazioni in cui l’uomo viene considerato uno strumento al servizio di interessi economici e che pongono le premesse per incidenti mortali. Non rispettare la dignità di queste persone - ha detto – significa togliere loro la speranza. Ma affrontare le trasformazioni sociali senza perdere di vista la centralità dell’uomo – ha aggiunto il cardinale Tettamanzi - significa anche “guidare i cambiamenti a misura di famiglia”, riconoscendo in essa un “soggetto sociale primario e insostituibile”, da tutelare attraverso “politiche familiari più adeguate, più concrete e sostanziali”, che consentano alle madri di coniugare lavoro e famiglia, tramite l’impiego part-time e con “un numero adeguato di asili nido e scuole dell’infanzia”. In sostegno della famiglia e di tutti i lavoratori l’arcivescovo di Milano ha auspicato infine l’“alleanza solidale tra istituzioni, imprese economiche e forze sociali”. (C.D.L.)

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    Nei Paesi dell’euro calano l’inflazione e la disoccupazione

    ◊   Inflazione e disoccupazione in calo nei Paesi che adottano l’euro. Secondo Eurostat, il servizio europeo di statistiche promosso dalla Commissione europea, nel mese di marzo la disoccupazione ha replicato i dati di febbraio confermandosi al 7,1 per cento, mentre in aprile l’inflazione è scesa al 3,3 per cento dal 3,6 del mese precedente. I dati raccolti - riferisce il SIR - mostrano che nel marzo 2008 quasi 16 milioni “di uomini e donne erano senza lavoro”, e fra questi “10 milioni e 900mila nei 15 Paesi dell’eurozona”. Rispetto al 2007 il servizio statistico della Commissione segnala che “il numero dei disoccupati è diminuito di 1,4 milioni di unità in tutta Europa e di 600mila unità nell’area della moneta unica”. Tra gli Stati membri dell’Unione Europea il tasso più contenuto di disoccupazione si registra nei Paesi Bassi (2,6%), in Danimarca (3,1) e a Cipro (3,7), e ancora sotto la media UE sono i dati pervenuti da Austria, Svezia e Repubblica Ceca. Se in Italia nell’anno in corso la disoccupazione si attesta al 6,1 per cento, i tassi maggiori si registrano in Spagna (9,3) e Slovacchia (9,8). Ancora molto alti invece i livelli di disoccupazione riferiti in particolare alla popolazione giovanile: fra gli under25 è pari al 14,5%, fino a toccare punte del 21,8% in Italia e Grecia. (C.D.L.)

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    Manifestazioni e mostre in Spagna celebrano il bicentenario della rivolta popolare di Madrid contro Napoleone

    ◊   Numerose manifestazioni ricordano in Spagna il bicentenario della rivolta popolare scoppiata a Madrid il 2 maggio del 1808 contro l’esercito dell’imperatore Napoleone Bonaparte, che aveva occupato il Paese. Una data fondamentale nella storia moderna di Spagna: dopo aver deposto i reali, Napoleone aveva nominato re suo fratello Giuseppe Bonaparte. La rivolta popolare è stata soffocata dall’esercito francese guidato dal generale Murat. I morti sono stati più di 400. L’episodio è stato immortalato dal pittore Francisco Goya, in particolare con tre dei suoi capolavori: “Il 2 maggio del 1808 a Madrid”, “La carica dei mamelucchi” e “Il 3 maggio”. Il motivo ultimo della ribellione popolare è stato il tentativo dell’esercito francese di portare fuori dalla Spagna la famiglia reale. All’inizio, la ribellione ha avuto come protagonista il popolo di Madrid, che spontaneamente ha reagito con una mossa patriottica, in favore dell’indipendenza della Spagna. L’esercito francese, di gran lunga superiore ai ribelli spagnoli, ha dominato l’insurrezione al suo inizio. Il mese di dicembre del 1808, l’imperatore Napoleone Bonaparte, alla guida di un forte esercito, è quindi entrato a Madrid. La guerra è durata circa 6 anni con perdite enormi per tutti i belligeranti, spagnoli, inglesi e francesi. Napoleone, dopo la sua sconfitta in Russia, fu poi costretto ad abdicare. Poco dopo, conclusa la guerra in Spagna, il re Fernando VII ha potuto fare il suo ingresso a Madrid, l’11 maggio del 1814. Sono oltre un centinaio le manifestazioni organizzate per commemorare in particolare la rivolta a Madrid. Una grande mostra storico-artistica sulla guerra d’indipendenza è stata inaugurata nella capitale e rimarrà aperta fino al 28 settembre. Sono infine innumerevoli gli studi, gli articoli che in questi giorni tentano di interpretare e valutare questi episodi che hanno segnato la storia moderna della Spagna. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Sabato, finale tutta “mariana “della Clericus Cup: a contendersi la vittoria del torneo di calcio per preti e seminaristi le squadre della Mater Ecclesiae e della Redemptoris Mater

    ◊   Sarà il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, a dare sabato prossimo il calcio di inizio al Pontificio Oratorio San Pietro alla finale della Clericus Cup, campionato di calcio riservato a sacerdoti e seminaristi. Nel mese mariano, sarà un derby "tutto mariano" ad assegnare la Clericus Cup 2008: si contenderanno infatti la vittoria le formazioni della Mater Ecclesiae e della Redemptoris Mater. Quest’ultima compagine ha raggiunto la finale per il secondo anno consecutivo dopo aver vinto in semifinale contro la squadra del Pontificio Collegio Nordamericano. La formazione della Mater Ecclesiae è arrivata alla fase conclusiva del torneo dopo aver superato in semifinale la squadra dell’UCRO, composta da sacerdoti ucraini e croati. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Zimbabwe: i primi dati sulle presidenziali assegnano la vittoria al leader dell'opposizione Tsvangirai

    ◊   Secondo alcune fonti della commissione elettorale dello Zimbabwe, il leader dell'opposizione, Tsvangirai, avrebbe vinto le presidenziali svoltesi il 29 marzo scorso con il 47 per cento dei voti. La formazione politica di Mugabe, che ha raccolto il 43 per cento delle preferenze, chiede ora il ballottaggio tra i due candidati. Ma il partito all’opposizione reclama la vittoria e getta ombre su i risultati, parlando di manipolazione dei dati. Il servizio di Marco Guerra:

    Nello Zimbabwe, il leader dell'opposizione Tsvangirai, avrebbe vinto le presidenziali svoltesi il 29 marzo scorso con il 47 per cento dei voti, contro il 43 per cento raccolto da Mugabe, l’uomo che ha guidato il Paese negli ultimi 28 anni. A comunicare l’esito del voto sono state alcune fonti governative vicine alla commissione elettorale. Alla luce di questi primi dati, resi noti a più di un mese di distanza dalle elezioni, alcuni esponenti del partito al potere hanno evidenziato la necessità di andare al ballottaggio. Ma l’ipotesi di un secondo turno di presidenziali è stata subito respinta dal Movimento per il Cambiamento Democratico, il partito all'opposizione già vittorioso alle politiche. Un portavoce della formazione sostiene infatti che le cifre sarebbero state manipolate e che Tsvangirai avrebbe vinto con oltre il 50 per cento dei voti. Si affacciano quindi sull’orizzonte politico gli spettri di un altro periodo di empasse, che potrebbe far degenerare la situazione di caos post elettorale che attanaglia il Paese africano.

     
    Somalia
    Ancora violenze in Somalia, dove due importanti leader del Movimento islamico somalo sono rimasti uccisi in seguito al bombardamento aereo di un’abitazione a Dusamareb, dove si trovavano all'alba di oggi. La residenza, che apparteneva all'uomo ritenuto il capo di Al Qaeda in Somalia, è stata colpita da quattro velivoli, durante una riunione dei vertici locali del gruppo terroristico. Altre 13 persone sono rimaste uccise nel bombardamento. Alcuni testimoni attribuiscono il raid alle forze statunitensi.

    Egitto: tragico incidente bus
    Almeno nove morti carbonizzati e 28 feriti. È il pesante bilancio di un incidente stradale avvenuto in Egitto, che ha visto un autobus carico di turisti europei e canadesi ribaltarsi su una strada che attraversa il deserto del Sinai. A bordo del bus c'erano 40 passeggeri. I feriti, fra cui sette gravi, sono stati portati in quattro ospedali del Sinai. L'incidente, avvenuto nella regione di Wadi Ghandal, sarebbe stato provocato dallo scoppio di un pneumatico del veicolo mentre viaggiava a una velocità piuttosto elevata: l'autista ha perso il controllo del mezzo, che si è capovolto e incendiato.

    Iraq
    Ennesima giornata di sangue in Iraq. A Baghdad, nel quartiere sciita di Sadr City, otto persone sono state uccise negli scontri tra forze americane e miliziani sciiti del leader radicale Moqtada al Sadr. Sempre nella capitale, altre nove vittime si registrano a seguito di un’esplosione avvenuta vicino ad una pattuglia americana. Secondo la polizia irachena ci sarebbero delle vittime anche tra i militari americani, ma nessuna conferma è finora giunta dal comando USA in Iraq. Si apprende intanto che una delegazione parlamentare irachena sciita è partita ieri per l'Iran per negoziare proprio con il capo radicale sciita, Moqtada al Sadr, una soluzione alle violenze tra forze governative e suoi miliziani.

    Pakistan
    In Pakistan torna a colpire il terrorismo. Un attentatore suicida si è fatto esplodere in una scuola coranica di un movimento radicale, provocando un morto e una trentina di feriti. Secondo alcune fonti non vi sarebbero ancora notizie precise sulle cause dell'attentato nella sede del gruppo religioso denominato “Movimento per la promozione della virtù e lo sradicamento del vizio”, ritenuto vicino ai talebani, avvenuta nel distretto di KLhyber, non lontano dalla frontiera afghana.

    Tensioni Russia-NATO
    Le azioni della Russia nelle due repubbliche separatiste georgiane della Abkhazia e dell'Ossezia del Sud stanno "aumentando le tensioni e minando l'integrità territoriale della Georgia". Così, il portavoce della NATO, James Appathurai, che si è mostrato molto preoccupato per il sostegno del Cremlino alle regioni separatiste dello Stato caucasico. Anche gli Stati Uniti, attraverso il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Gordon Johndroe, si sono detti preoccupati per le notizie che riguardano la regione.

    Inghilterra
    Urne aperte in Inghilterra e Galles per il rinnovo di 159 consigli comunali. Tutti i riflettori di queste amministrative sono puntati alla sfida per il municipio di Londra, dove la lotta tra il conservatore Boris Johnson e il sindaco uscente, il laburista Ken Livingstone, si annuncia all'ultimo voto. Nella capitale inglese sono chiamate al voto più di cinque milioni di persone. Un confronto elettorale con una forte valenza politica nazionale, che potrebbe condizionare il futuro della leadership laburista del premier Gordon Brown.

    Paesi Baschi
    In Spagna la scorsa notte, tre esplosioni si sono verificate nei Paesi Baschi provocando solo danni materiali. Una bomba di forte intensità è esplosa verso mezzanotte in una delle sedi del Ministero del lavoro nella località di Arrigoriaga. Altre due bombe sono esplose poco dopo in prossimità di un ufficio governativo a San Sebastian, causando pochi danni. Avvertimenti telefonici dell'ETA, il gruppo indipendentista armato basco, hanno preceduto la deflagrazione degli ordigni collocati a San Sebastian. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)



     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 122

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