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Sommario del 30/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La missione del pastore nasce dall’amore per Cristo: così, il Papa nell’udienza ai nuovi arcivescovi metropoliti e ai fedeli delle loro diocesi, all’indomani dell’imposizione del Pallio
  • Altre udienze
  • Nomine
  • Un anno fa, la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici in Cina. La nota dell'agenzia Fides e un pensiero del missionario del PIME, padre Angelo Lazzarotto
  • Un contributo alla riflessione spirituale e pastorale sull'Anno Paolino dalle pagine della nuova rivista "Paulus". Intervista con don Giovanni Serra
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Passaggio del testimone da Lubiana a Parigi nella presidenza dell’UE, sulla quale pende la crisi istituzionale dopo il "no" irlandese al Trattato di Lisbona
  • Nuovo sbarco di migranti a Lampedusa: la testimonianza del sindaco De Rubeis e del parroco dell'isola, don Nastasi
  • Rendere accessibile il prezzo del pane a chi è nel bisogno: l'iniziativa di padre Ottavio Raimondo del Centro Don Milani
  • Il "Movimento e azione" dei Gesuiti italiani e il suo progetto di sostegno ai bambini albanesi colpiti da sordità. Intervista con il coordinatore, Giuseppe Mazzini
  • Celebrata la quarta edizione de "L'alba del donatore sul Campidoglio" per sensibilizzare alla donazione d'organi. Intervista con il prof. Carlo Umberto Casciani
  • Chiesa e Società

  • ANNO PAOLINO: inaugurato dalle Chiese di Thailandia, Hong Kong, Indonesia e Filippine
  • ANNO PAOLINO: la Chiesa del Myanmar lo celebra traendo nuove speranze da questo giubileo
  • ANNO PAOLINO: in Portogallo i vescovi invitano a seguire l'esempio di San Paolo, "il maggiore evangelizzatore di tutti i tempi"
  • ANNO PAOLINO: il Centro Culturale San Paolo-Onlus vara il progetto “Comunicazione, comunione, carità”
  • GMG 2008: con l'arrivo della Croce e l'icona, comincia il conto alla rovescia del grande raduno giovanile
  • GMG 2008: il concerto “Receive the power” promuoverà durante la Giornata l’unità dei cristiani
  • GMG 2008: alla presenza del cardinale Pell, la posa della prima pietra del Seminario "Redemptoris Mater"
  • GMG 2008: i Fratelli de La Salle d’Australia attivano un sito Internet per stimolare le vocazioni
  • Sud Corea: a Seul simposio cattolico internazionale sulle cellule staminali
  • India: i vescovi del Kerala in sostegno delle famiglie numerose
  • Le autorità indonesiane demoliscono tre chiese protestanti. Per la comunità cristiana è un “atto discriminatorio”
  • L'ONU ha quadruplicato gli aiuti alimentari alla Corea del nord
  • I vescovi argentini lanciano un piano di azione pastorale contro la tossicodipendenza
  • La Chiesa del Salvador denuncia il "grave impatto ambientale" dello sfruttamento minerario
  • L’appello di MSF in Sudafrica: status di rifugiati ai profughi dello Zimbabwe
  • La Conferenza episcopale degli USA pubblica una guida contro la tortura
  • Terminato a Roma il seminario su comunione e missione dei laici, promosso dai vescovi americani
  • Gran Bretagna: cattolici e anglicani mettono in guardia sui rischi della rivoluzione digitale
  • Corso della CEI per seminaristi sulla figura del Beato Antonio Rosmini
  • 24 Ore nel Mondo

  • La situazione nello Zimbabwe in primo piano al Vertice dell'Unione Africana a Sharm el-Sheikh
  • Il Papa e la Santa Sede



    La missione del pastore nasce dall’amore per Cristo: così, il Papa nell’udienza ai nuovi arcivescovi metropoliti e ai fedeli delle loro diocesi, all’indomani dell’imposizione del Pallio

    ◊   In un clima di comunione familiare, Benedetto XVI ha incontrato stamani i 40 nuovi arcivescovi metropoliti ai quali, ieri, ha imposto il Sacro Pallio nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Nell’udienza, in Aula Paolo VI, il Papa - che ha pronunciato il discorso in più lingue - si è soffermato sull’amore per Cristo vera sorgente del ministero episcopale. Quindi, ha ribadito l’importanza dell’Anno Paolino, inaugurato sabato sera. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    L’Anno Paolino appena iniziato rafforzi la fede dei cristiani e il loro legame con la Chiesa e i suoi pastori: è l’esortazione di Benedetto XVI ai pellegrini che si sono raccolti in Aula Paolo VI assieme ai loro arcivescovi metropoliti, all’indomani dell’imposizione della stola del Pallio da parte del Santo Padre:

     
    “L’Apostolo delle genti vi aiuti a far crescere le comunità a voi affidate unite e missionarie, concordi e coordinate nell’azione pastorale animate da costante slancio apostolico”.

     
    Sottolineando il clima di comunione che sempre caratterizza l’incontro con i nuovi arcivescovi metropoliti, il Papa ha ricordato che “l’immagine del corpo organico applicata alla Chiesa è uno degli elementi forti e caratteristici della dottrina di San Paolo”. Quindi, ha ricordato come la missione del pastore, che pasce le sue pecorelle, nasca dall’amore per Cristo:

    “Ricordiamo sempre che per ogni Pastore la condizione del suo servizio è l’amore per Cristo, a cui nulla deve essere anteposto. 'Simone di Giovanni, mi ami?'. La domanda di Gesù a Pietro risuoni sempre nel nostro cuore, cari Fratelli, e susciti, ogni volta nuova e commossa, la nostra risposta: 'Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo'”.

     
    “Sia questa la nostra gioia - ha detto il Papa - mentre è certamente la nostra croce: soave e leggera, perché croce d’amore”. Benedetto XVI ha salutato i metropoliti e i pellegrini in diverse lingue, dal tedesco al francese, dal russo al croato, ancora dallo spagnolo al portoghese e al polacco, a dimostrazione dell’universalità della Chiesa espressa dai 40 nuovi arcivescovi metropoliti presenti in Aula Paolo VI. Il primo saluto è andato a mons. Fouad Twal, nuovo patriarca di Gerusalemme dei Latini. Rivolgendosi agli arcivescovi e pellegrini di lingua francese, il Papa ha messo l’accento sul significato del Pallio:

     
    “Le pallium symbolise la profonde union…”
    “Il Pallio - ha spiegato - simbolizza l’unione dei Pastori con il Successore di Pietro, come anche la sollecitudine pastorale che l’arcivescovo ha per il suo popolo”. Pensiero sviluppato anche nei saluti in lingua inglese:

     
    “As a symbol of the burden of the episcopal office…”
    “Come simbolo del peso dell’ufficio episcopale - ha detto - il Pallio ricorda anche ai fedeli il loro dovere di sostenere i Pastori della Chiesa con le preghiere e cooperando generosamente con loro per la diffusione del Vangelo e la crescita della Chiesa in santità, unità e amore”.

     
    “Ein frohes „Grüß Gott“ sage ich allen, die aus meiner Heimatdiözese München und Freising...“ (applausi)

    Un fragoroso applauso ha accolto il saluto a mons. Reihnard Marx, nuovo arcivescovo di Monaco e Frisinga, diocesi d’origine del Papa. Agli arcivescovi di lingua spagnola, in particolare, il Papa ha ribadito l’importanza della comunione tra i presuli e degli stessi con il Vescovo di Roma. E ancora, li ha esortati a svolgere il proprio ministero con amore ardente, affinché Cristo sia sempre più conosciuto, amato e imitato.

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    Altre udienze

    ◊   Nel corso della mattinata, prima dell’incontro con gli arcivescovi metropoliti, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza Stanislaw Tillich, ministro presidente della Sassonia, con la consorte e il seguito. Quindi, ha avuto un incontro con il cardinale indiano Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi. Infine, il Papa ha ricevuto in udienza la signora Nevine Simaika Halim Abdalla, ambasciatore della Repubblica Araba d’Egitto, in visita di congedo.

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    Nomine

    ◊   In Papua Nuova Guinea, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wabag, presentata da mons. Hermann Raich, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato a succedergli mons. Arnold Orowae, coadiutore della medesima diocesi.

    Il Papa ha nominato arcivescovo ordinario militare per la Spagna mons. Juan del Río Martín, finora vescovo di Jérez de la Frontera.

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    Un anno fa, la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici in Cina. La nota dell'agenzia Fides e un pensiero del missionario del PIME, padre Angelo Lazzarotto

    ◊   E’ passato un anno dalla Lettera del Papa ai Cattolici cinesi, pubblicata il 30 giugno 2007. Secondo l'agenzia Fides, della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, un primo messaggio, sembra da tutti percepito, è che le cose sono radicalmente cambiate, sia all’interno della comunità cattolica, sia nei confronti del Governo di Pechino, come nei confronti della società civile cinese ed internazionale. Dopo la chiara affermazione del Papa che la Chiesa in Cina è una, e che le divergenze all’interno erano, e sono, frutto di pressioni esterne, i cattolici cinesi si stanno riscoprendo fratelli. La Chiesa in Cina è una, perché quasi tutti i vescovi sono in comunione con il Papa. Una sola Chiesa dunque, anche se la sua struttura è ancora, per così dire, anomala. Non siamo ancora in presenza di una unità perfetta e realizzata, sottolinea la nota della Fides, ma la direzione indicata da Benedetto XVI è chiara, pure se se una unificazione non si verifica dall’oggi al domani. Sarebbe troppo lungo, precisa ancora la Fides, elencare i passi avvenuti a vario livello dei quali si è avuta notizia, che assicurano come stia crescendo un movimento verso la riconciliazione e l’unità.

    La Lettera del Papa - prosegue l'agenzia di informazione vaticana - ha avuto chiaramente i suoi effetti nelle relazioni fra i fedeli della comunità riconosciuta dal governo e quelli della comunità non riconosciuta, anche in quelle zone dove le divergenze interne erano molto forti. Tra questi avvenimenti, elenca la Fides, citiamo gli auguri e i doni natalizi scambiati dai fedeli della comunità riconosciuta con quelli della comunità non riconosciuta; l’aumento, a volte significativo, del numero dei fedeli appartenenti ad una comunità alle celebrazioni eucaristiche dell’altro gruppo; i ritiri spirituali fatti insieme; i corsi di catechismo per i neofiti non riconosciuti sono stati affidati ai fedeli della Chiesa riconosciuta; in più parti della nazione si sono tenute sessioni congiunte di studio e di approfondimento, esercizi spirituali sulla stessa Lettera del Papa, per coglierne - in un clima di preghiera - l’esatto significato. Anche i funerali, spiega la Fides, sono diventati occasione di riconciliazione. Fedeli non riconosciuti sono andati a confessarsi e hanno partecipato all’Eucarestia presieduta da sacerdoti riconosciuti dal governo. In un caso, più di 500 fedeli hanno concluso un Convegno di studio sulla formazione dei cristiani per l'Evangelizzazione, con una processione e la celebrazione dell'Eucarestia.

    Non sono mancati - continua l'agenzia Fides - contatti regolari fra sacerdoti e vescovi delle due comunità per la programmazione della celebrazione della Pasqua: simili contatti o iniziative non esistevano prima della pubblicazione della Lettera. Sacerdoti o suore di un gruppo che hanno guidato ritiri spirituali per i fedeli dell’altro gruppo. Sono sparite, per la maggior parte, le accuse che i Sacramenti di un gruppo non fossero validi ed addirittura inutili, si sono registrati casi di fedeli delle due comunità riuniti insieme per le preghiere del mattino e della sera. In alcune diocesi il tema della riconciliazione è diventato il motivo base per tutta la pastorale. In cinque villaggi della Mongolia, le suore non riconosciute dal governo sono state invitate a guidare e ad animare le celebrazioni liturgiche della comunità riconosciuta dal governo. Tuttavia, insieme con questi aspetti positivi - chiarisce l'agenzia di Propaganda Fide - non sono mancate resistenze e difficoltà verso la Lettera del Papa, come dimostrano le tante domande di chiarimento che sono giunte a Roma.

    Ma si può dire che comunque la Lettera del Santo Padre abbia segnato una svolta storica nella vita della comunità cattolica. Anche i due grandi eventi, quello del terremoto e quello della Giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina del 24 maggio, con tutte le difficoltà create dalle autorità, hanno unito i cristiani in tante forme, sia di preghiera sia di iniziative pastorali. A Roma, per la prima volta, più di 500 fedeli cinesi, del continente, di Taiwan e di Hong Kong, provenienti dai due gruppi, hanno partecipato alla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Sulla Lettera del Papa, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di padre Angelo Lazzarotto del PIME, per molti anni missionario in Cina:

    R. - All’interno della Cina, questa Lettera, durante tutto l’anno passato, ha avuto una grande diffusione ed è arrivata a tutte le comunità, anche se l’autorità ha cercato di contrastarne la diffusione stressa. Ci sono state delle iniziative in varie chiese, come quella già molto nota della Chiesa di Shanghai che - celebrando il quarto centenario della fondazione nella chiesa locale - ha preso lo spunto dalla Lettera per partire con un anno di evangelizzazione. Direi che anche la Chiesa universale sta prendendone coscienza. Benedetto XVI ha ricordato a tutti l’importanza di sostenere l’impegno di quanti in Cina, in una situazione così difficile, continuano a credere, a sperare e ad amare.

     
    D. - Ricordiamo la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, quella del 24 maggio: anche questo è stato un evento che evidenzia una Chiesa in cammino?

     
    R. - Certo. Per conto mio, è stato proprio uno slancio nuovo dato sia alla comunità cinesi ed in particolare alle comunità cinesi che vivono in Italia, sia anche ai cattolici occidentali per essere solidali. Questo è proprio il senso della Chiesa che vuol dire comunità.

     
    D. - Qual è il messaggio forte della Lettera del Papa ai cattolici cinesi e alla Chiesa tutta?

     
    R.- Ha voluto dare uno slancio alla comunità dei cattolici presenti in Cina, pensando che la Cina, nei disegni di Dio, ha una grande responsabilità e non soltanto in Asia ma per il futuro dell’umanità. All’interno del popolo cinese, la piccola comunità cattolica è destinata a portare quel pizzico di sale che è la presenza del Vangelo. E’ contributo che guarda avanti.

     
    D. - La lettera, dunque, ha segnato una svolta storica in questo senso?

     
    R. - Io penso di sì. Ne vedremo i frutti più avanti certamente.

     
    D. - Frutti anche spirituali e, quindi, più difficilmente registrabili dalla cronaca?

     
    R. - E’ logico, perchè questi li vede Dio. Noi li vedremo nelle conseguenze anche concrete come, ad esempio, quella di saper annunciare con coraggio e con determinazione, partendo dalla propria vita, la verità e la nostra fede nel Vangelo.

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    Un contributo alla riflessione spirituale e pastorale sull'Anno Paolino dalle pagine della nuova rivista "Paulus". Intervista con don Giovanni Serra

    ◊   Una preghiera onnicomprensiva come senza confini fu la missione dell'Apostolo delle genti. Ieri all'angelus, dopo la solenne Messa in Piazza San Pietro alla presenza del Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, Benedetto XVI ha affidato all'intercessione di San Paolo l'evangelizzazione, la comunione nella Chiesa e la piena unità di tutti i cristiani. Temi che, in vario modo, costituiranno la "linfa" spirituale e pastorale dell'Anno Paolino appena iniziato. A contribuire alla riflessione sarà certamente la nuova rivista "Paulus", mensile della Società San Paolo inaugurato in coincidenza con il giubileo bimillenario. Il vicedirettore, don Giovanni Serra, parla degli obiettivi del magazine, nell'intervista di Emanuela Campanile:

    R. - "Paulus" vuole essere - in linea con le altre riviste pubblicate da noi - una sorta di attualizzazione del messaggio di Paolo e nel contempo, aderendo a quanto ha indicato il Papa, vuole essere uno studio più approfondito, più sostenuto della figura del grande Apostolo e del suo messaggio.

     
    D. - Per quanto riguarda i temi del primo numero di "Paulus", su cosa vi siete concentrati e soprattutto chi avete scelto come testimoni?

     
    R. - Il primissimo numero esce quasi in forma celebrativa e quindi abbiamo intervistato il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, poi il sindaco di Roma, perchè il titolo della prima puntata - chiamiamolo pure così - è “Paolo, cittadino di Roma”, perchè è dall'Urbe che tutto parte sostanzialmente. A parlare poi è anche il pastore anglicano della Chiesa di San Paolo entro le Mura, dando così voce al dialogo ecumenico in questo senso. C'è anche la testimonianza dell’abate di San Paolo per dare anche un fondamento spirituale e pastorale alla nostra azione cartacea. E, infine, dai luoghi di San Paolo, da Damasco, la parola di Sua Beatitudine il cardinale Gregorio III. Ma c’è anche un pensiero di mons. Gianfranco Ravasi, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e tanti altri ancora.

     
    D. - Don Giovanni, "Paulus" sarà un magazine internazionale: in quante lingue viene tradotto?

     
    R. - Per ora, ci siamo concentrati sul francese, l’inglese, il polacco, il tedesco e il portoghese. Ma le richieste che ci sono giunte, dopo la conferenza stampa, arrivano proprio da tutto il mondo. Mobilitiamo la Famiglia paolina per apportare contributi sia il supporto cartaceo, ma soprattutto al web.

     
    D. - Vogliamo ricordare l’indirizzo?

     
    R. - Certo che sì: www.paulusweb.net.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il compito della Chiesa di Roma: in prima pagina, un editoriale del direttore sul valore e il significato legati alla solennità dei santi Pietro e Paolo

    In evidenza, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente: Israele approva lo scambio di prigionieri con Hezbollah.

    In rilievo lo Zimbabwe: l'ONU e gli osservatori africani giudicano illegittima la vittoria di Mugabe.

    In cultura, un articolo dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi, contenuto nel dossier "Luoghi dell'Infinito" (in edicola con "Avvenire") dedicato - in occasione dell'apertura dell'Anno paolino - all' "apostolo senza frontiere".

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    Oggi in Primo Piano



    Passaggio del testimone da Lubiana a Parigi nella presidenza dell’UE, sulla quale pende la crisi istituzionale dopo il "no" irlandese al Trattato di Lisbona

    ◊   Da Lubiana a Parigi: oggi è l'ultimo giorno per la Slovenia di presidenza di turno dell’Unione Europea, che domani passerà per il secondo semestre 2008 alla Francia. Tempo di bilanci e di progetti nel passaggio del testimone alla guida del Consiglio dei Ministri dei 27 Paesi dell’UE, in una fase politica ed economica complessa aggravata da una crisi istituzionale dopo il "no" dell’Irlanda alla ratifica del Trattato di Lisbona. Roberta Gisotti ha intervistato la prof.ssa Federica Bindi, docente di Integrazione europea all’Università di Tor Vergata a Roma:

    D. - Prof.ssa Bindi, con quale giudizio archiviare la presidenza slovena che - ricordiamo - è stato il primo Paese della cosiddetta "nuova Europa", tra i dieci entrati nel 2004, a ricoprire questo ruolo?

     
    R. - Il giudizio è duplice. Da una parte, il giudizio sulla gestione tecnica che, tutto sommato, ha fatto onore alla Slovenia: è vero che è stata il primo Paese a detenerla, ma è stata la prima del gruppo ad entrare in Europa e ha una tradizione comunque di pubblica amministrazione buona ed ha funzionato bene. Direi che possiamo dar loro un voto positivo. Invece, dal punto di vista politico, purtroppo - ma questo non è certo colpa degli sloveni - c’è stato il "no" irlandese, che in parte ci si aspettava, ma che tutti speravamo non venisse, e che riporta l’Unione indietro.

     
    D. - Come valutare in particolare la politica della presidenza slovena per la stabilità dei Balcani?

     
    R. - Sulla Croazia, abbiamo fatto dei grossi passi in avanti. Infatti, tecnicamente la Croazia è quasi pronta per entrare, e questo è uno dei problemi che si pone con la mancata ratifica del Trattato di Lisbona. Sul resto, la presidenza si è trovata chiaramente in difficoltà, con la dichiarata indipendenza del Kosovo, perché le posizioni degli europei sono divergenti. E direi che più di così non avrebbe potuto fare. Un Paese piccolo non può imporsi tra Paesi grandi.

     
    D. - Guardando alla presidenza francese: quanto la crisi istituzionale cambierà l’agenda del presidente Sarkozy sui quattro temi prioritari, già annunciati: immigrazione, energia e ambiente, difesa e politica agricola?

     
    R. - Immigrazione, energia, ambiente, politica agricola non credo subiranno alcun mutamento. La Difesa potrebbe subire qualcosa, perché indirettamente legata a quello che il presidente Sarkozy cercava di fare, che erano le nomine del nuovo alto rappresentante, il presidente del Consiglio Europeo, che ovviamente a questo punto non ci saranno più. In realtà, però, questo dossier è legato più alla questione della NATO, che non all’Unione Europea. Il presidente Sarkozy ha detto fin dall’inizio che sarebbe stato pronto ad entrare nella NATO, così come del resto aveva detto Chirac a suo tempo, dietro, però, un adeguato riconoscimento del ruolo della Francia nella NATO stessa. Quindi, in sostanza c’era tutto un giro di "poltrone" che sarebbe stato facilitato dal fatto di averne alcune vacanti in più da sistemare in Europa, cosa che invece non ci sarà. Quindi, sarà un po’ più difficile questo giro ed anche il rientro della Francia nella NATO.

     
    D. - Possiamo considerare la presidenza slovena di transizione rispetto a quella francese, che adesso dovrà sciogliere nodi importanti?

     
    R. - Direi di sì. La presidenza francese è delicatissima, perché deve tentare di trovare un accordo con gli irlandesi e con i cechi, direi, perché non è chiaro cosa faranno i cechi. E chiudere tutto prima che, nel 2009, il testimone passi prima alla Svezia e poi proprio alla Repubblica Ceca, dove sappiamo c’è un presidente assolutamente antieuropeista e quindi se certi accordi non saranno chiusi prima, difficilmente verranno chiusi prima del 2009, e si passerebbe al 2010.

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    Nuovo sbarco di migranti a Lampedusa: la testimonianza del sindaco De Rubeis e del parroco dell'isola, don Nastasi

    ◊   Quarantacinque immigrati, tra cui sei donne e un bambino, sono sbarcati nella notte a Lampedusa. I migranti, a bordo di un'imbarcazione di sei metri, sono riusciti ad eludere i controlli ed approdare direttamente sulla terraferma. Una motovedetta della Capitaneria di porto li ha bloccati a Cala Maluk. Dopo le operazioni di identificazione sono stati condotti al centro di prima accoglienza. Il servizio di Monia Mandracchia:

    Oggi, alle prime luci dell’alba, l’ennesimo sbarco: 45 gli immigrati che hanno raggiunto questa notte Lampedusa, tra loro cinque donne e un bambino, avvistati dall’equipaggio della motovedetta della Guardia Costiera, mentre prendeva terra sulla costa di Cala Maluk. Successivamente i migranti sono stati condotti nel centro di prima accoglienza dell’isola. A testimoniare la solidarietà verso i migranti, un monumento inaugurato in questi giorni, dal titolo "Porta di Lampedusa", dedicato proprio a quanti tra loro hanno perso la vita in mare. Ma qual è il significato del monumento? Lo abbiamo chiesto al sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis:

     
    R. – Porta di Lampedusa, porta d'Europa, porta di accoglienza: è un monumento donato all’isola dal maestro Paladino, che vuole ricordare gli immigrati, i morti in mare, i morti di questo fenomeno epocale dell’immigrazione, gente che parte dalla propria terra in cerca di nuove speranze, raggiunge Lampedusa, per poi avviarsi verso i territori italiani ed europei. Altri muoiono in mare e così spengono la loro vita.

     
    Lampedusa viene spesso associata al fenomeno immigrazione, ma qual è il vero volto dell’isola? Ancora De Rubeis:
     
    R. – Lampedusa è un’isola bellissima e turistica con un mare trasparente. Siamo ormai arrivati a luglio e i turisti invadono le nostre spiagge. E’ anche terra di accoglienza e pertanto terra di immigrati. Arrivano in modo silenzioso sul molo. Vengono prelevati dalle vedette della Marina, della Guardia di Finanza e poi portati al centro di accoglienza, per essere trasferiti in altri centri di permanenza. Spesso e volentieri i giornalisti speculano su queste notizie. Io dico che il fenomeno c’è, continuerà a esistere, ma certamente non è un fenomeno da amplificare in modo negativo. Stiamo affrontando giornalmente, anche se in emergenza, il fenomeno. Alcuni già sono partiti per essere trasferiti nel centro di permanenza. Questi 70 che sono arrivati, vicino alle nostre coste, sono già stati curati, sfamati e verranno trasferiti nei giorni prossimi.

     
    Di fronte a questa realtà, un ruolo fondamentale viene svolto anche dalla Chiesa. A testimoniarlo è il parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi:

     
    R. – Il nostro ruolo è quello di una collaborazione esterna con il centro di prima accoglienza, perché di norma sono loro a chiamarci, ad invitarci per incontrarli, in quanto tante volte ne fanno richiesta per un supporto a livello spirituale, per un colloquio o, ancor di più, per la celebrazione dell’Eucaristia, all’interno del centro. Il centro di Lampedusa è un centro di prima accoglienza. Da qui poi vengono portati altrove. E’ soltanto un passaggio quello che avviene qui a Lampedusa.

     
    Lampedusa, oltre ad essere un’isola turistica esprime solidarietà, vuole crescere e garantire una vita più dignitosa alle persone che provengono da zone spesso difficili.

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    Rendere accessibile il prezzo del pane a chi è nel bisogno: l'iniziativa di padre Ottavio Raimondo del Centro Don Milani

    ◊   "Un chilo di pane al costo di un solo euro". E’ l’iniziativa promossa qualche anno fa dal Centro Don Milani di Bologna in favore delle famiglie indigenti. Un’iniziativa che, coinvolgendo cooperative e istituzioni locali, si è diffusa in numerose province italiane. Federico Piana ha intervistato Padre Ottavio Raimondo, ideatore dell’iniziativa, che ha mosso i suoi primi passi in provincia di Bologna:
     
    R. – Noi non siamo contro nessuno, ma siamo in favore del più debole. La realtà è questa: viviamo in un mondo capovolto, in cui si produce cibo per 12 miliardi di persone – siamo sei miliardi – e c’è chi muore di fame. Quindi, il problema non è il problema del cibo, ma dell’accesso al cibo.

     
    D. – Come funziona questa iniziativa, e, soprattutto, chi l’ha ideata?

     
    R. – Le grandi cose non si fanno individualmente, ma insieme. Con un gruppo di giovani del Centro Don Milani abbiamo cominciato a riflettere e ci siamo resi conto che, a fine mese, le cooperative, o meglio le Coop di Pianoro e di altri paesi attorno a Bologna, vendevano meno. Siamo andati in Comune e abbiamo cominciato a fare delle ricerche. Abbiamo studiato gli statuti delle cooperative e ci siamo accorti che era possibile fare qualcosa, sapendo che nessuno può fare tutto, ma tutti possono fare qualcosa. E allora abbiamo proposto questa iniziativa di vendere il pane ad un euro al chilo, abbiamo fatto conferenze stampa e abbiamo avuto una risposta interessante, soprattutto da parte delle Coop, che hanno cominciato a mettere in vendita questo pane. C’è stata una grande diffusione e proprio per questo siamo riusciti a far sì che altre istituzioni accogliessero questa iniziativa, anche al di fuori dell’Emilia. Ormai è diffuso un po’ ovunque. E’ una cosa molto bella, perchè è un'iniziativa in favore di coloro che il mondo di oggi mette sempre più in disparte.

     
    D. – Ma come avete fatto a portare sulla tavola di queste persone, di questi italiani un chilo di pane ad un euro?

     
    R. – Facendo fare degli studi. Il costo del grano in questi anni è diminuito ed anche gli ultimi aumenti non hanno compensato la diminuzione che c’è stata negli ultimi sette, otto anni. Il costo del grano è di 0,24 euro, quindi si sono fatti degli studi e si è visto che produrre il pane costa al massimo 0,37 euro, per cui abbiamo detto “è possibile”. Ma soprattutto noi siamo partiti dallo statuto delle Coop, che dicono all’art. 2 che devono presentare dei prodotti a prezzi accessibili per le persone più deboli. L’importante è far scoprire che è possibile mettersi dalla parte del più debole. Il mondo di oggi si piega di fronte a tre grandi idoli: l’idolo della competitività, l’idolo del profitto e l’idolo del possesso. Abbiamo dimenticato la convivialità, la gratuità nell’uso delle cose. Questa iniziativa del pane ci fa liberi.

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    Il "Movimento e azione" dei Gesuiti italiani e il suo progetto di sostegno ai bambini albanesi colpiti da sordità. Intervista con il coordinatore, Giuseppe Mazzini

    ◊   Accompagnare i bambini albanesi affetti da sordità verso un recupero del deficit e verso un'effettiva integrazione scolastica e sociale, oggi spesso preclusa per motivi culturali e sanitari. E' l'obiettivo che si è posto il MAGIS, il "Movimento e azione" dei Gesuiti italiani per lo sviluppo. Rosario Tronnolone ne parla con il coordinatore del progetto, Giuseppe Mazzini:
     
    R. - In Albania, il Magis è presente dal 2002 con il primo intervento fatto in questo settore a favore di ragazzi sordi dell’Istituto per non udenti di Tirana, che è l’unico esistente in quel Paese. Questo nuovo progetto vuole estendere il precedente intervento e integrarlo. Già il titolo è eloquente sulle finalità di questo nuovo progetto: “Diagnosi precoce e integrazione sociale di minori non udenti si propone l’obiettivo di ridurre l’handicap fisico e psicologico. In Albania, soprattutto nelle zone rurali, l’handicap è ancora oggi vissuto come una disgrazia: il disabile, spesso, viene tenuto in casa quasi di nascosto. Un bambino sordo viene scoperto tale solo molto tardi, all’età di 7 anni, viene portato nell'istituto statale di cui ho parlato prima, e lì segue un ciclo di studio per 9 anni basato sulla comunicazione labiale e gestuale e trascorre i migliori anni della sua vita a contatto con altri ragazzi che hanno lo stesso handicap. Lascia il collegio quando ormai è adulto e rimane quindi emarginato e senza possibilità i trovare un lavoro. Dunque, noi ci proponiamo di contribuire a risolvere questo problema che è molto grave sia sotto l’aspetto fisico che sotto l’aspetto psicologico.

     
    D. - Lo fate, intanto, con una diagnosi precoce...

     
    R. - Sì, e infatti questo progetto si realizza attraverso tre fasi. La strategia comprende un primo intervento terapeutico, un secondo di tipo educativo e un terzo di promozione sociale. Questa volta cercheremo di fare l’intervento terapeutico proprio alla radice: forniremo strumenti e mezzi ai "punti nascita" di quattro città albanesi, che per la loro dislocazione coprono tutto il territorio. In questi punti nascita si potrà diagnosticare a livello neonatale - cioè a zero anni - la sordità di bambini. Fatta questa diagnosi e applicate le protesi acustiche ai bambini, questi potrebbero entrare in una scuola o statale o privata - noi preferiamo quella statale proprio per dare un messaggio all’istituzione albanese - per seguire i corsi normali. Tutto questo lo potremmo fare soltanto con l’aiuto di risorse umane particolarmente qualificate. Ci sarà uno staff di esperti dei Servizi di audiologia e foniatria dell’Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia che opereranno insieme alla Clinica otorinolaringoiatrica dell’Università di Tirana. Dopo tre anni, contiamo di lasciare agli albanesi questa strumentazione e la formazione che avremo fatto, in modo che loro possano proseguire su questa strada e adottare queste procedure che sono le stesse che ormai si adottano nei Paesi dell’Unione Europea.

     
    D. - Si è lavorato anche con un laboratorio teatrale...

     
    R. - Il laboratorio teatrale è nato quasi per caso. Avevamo sentito proprio dal Ministero dell’educazione albanese che l’integrazione era difficilissima, perché c’era questa convinzione diffusa che il disabile dovesse essere messo da parte. Con questa attività teatrale, noi abbiamo dimostrato che non è vero tutto questo: nel 2006, venti ragazzi e ragazze dell’Istituto per non udenti di Tirana hanno lavorato insieme a dieci ragazzi e ragazze di scuole normali e in meno di cinque mesi è stato allestito uno spettacolo, il "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, che ha avuto un grande successo. Pensiamo di continuare l’attività anche con questo progetto. Gli ex-alunni molto probabilmente entreranno anche in questo progetto come aiuti-regista per avere un lavoro e per gratificarli. Questi ragazzi non udenti hanno dimostrato delle capacità straordinarie, soprattutto come attori, forse perché sono abituati ad avere un tipo di comunicazione gestuale ed effettivamente vale la pena impiegare queste loro capacità e potenzialità per il bene comune.

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    Celebrata la quarta edizione de "L'alba del donatore sul Campidoglio" per sensibilizzare alla donazione d'organi. Intervista con il prof. Carlo Umberto Casciani

    ◊   Ascoltare un concerto dal vivo su una delle più celebri terrazze di Roma mentre il sole sorge sulla città. E' la suggestiva cornice che accompagna da quattro anni "L'alba del donatore sul Campidoglio", la manifestazione organizzata dall'Agenzia Regionale del Lazio Trapianti e Patologie connesse (ART), con il patrocinio del comune di Roma. La finalità del concerto tenutosi dalle 5 di ieri mattina sulla terrazza Caffarelli è quella di promuovere la cultura della donazione d'organi. e proprio sull'andamento delle donazioni nel Lazio, Federico Piana ha sentito il presidente dell'Agenzia Regionale, il prof. Carlo Umberto Casciani:

    R. - Le donazioni nel Lazio sono andate in aumento come in tutta Italia, c’è stata soltanto una frenata nel 2007, la frenata che continua anche nei primi mesi del 2008.

     
    D. - Per quale motivo, professore, ci sono queste frenate?

     
    R. - Io credo che siano aumentate le opposizioni dei familiari. Il "no" dei familiari al proprio congiunto è legato a determinate circostanze che noi dovremmo correggere. Con l’informazione, il primo posto è la certezza cerebrale naturalmente, perché quando avvengono dei casi, come ultimamente in Francia, nei quali il donatore si risveglia sul letto operatorio dove stanno per prelevare gli organi, è logico che ciò desti molta perplessità e qualche dubbio.

     
    D. - Si scatena la paura...

     
    R. - Esatto, perché vengono prelevati degli organi prima della morte, cosa che non può accadere assolutamente nella legge italiana, che è la più garantista di tutte: ci sono tre medici che devono controllare costantemente i parametri della morte per 6 ore e, se si tratta di un bambino, per 12 ore. Si tratta di un medico legale, che funge da notaio, di un neurologo esperto in elettroencefalografia e di un rianimatore che controlla il respiro e il battito cardiaco. I parametri sono la medriasi fissa, l’assenza di respiro in mancanza del respiratore - cioè l’assistenza respiratoria - e l’assenza completa dei riflessi. Sono dunque tre medici che devono essere tutti d’accordo, perché non può essere dato, naturalmente, un parere a maggioranza. I tre medici, una volta dichiarata la morte cerebrale, devono scomparire assolutamente dalla scena del trapianto. Quindi, questo a maggior garanzia di quella che è la certezza della morte, la mancanza di un interesse qualsiasi.

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    Chiesa e Società



    ANNO PAOLINO: inaugurato dalle Chiese di Thailandia, Hong Kong, Indonesia e Filippine

    ◊   Anche le diocesi dell’Estremo Oriente si sono preparate con cura all’Anno Paolino. Come riportato dall’agenzia AsiaNews, in Thailandia la Conferenza episcopale thai ha inserito l’evento nel già previsto Anno della Parola e ha programmato raduni per leggere insieme la Bibbia, offrendo ospitalità a membri di altre confessioni, e pellegrinaggi in chiese thailandesi dedicate al Santo e nei luoghi dell’apostolo in Terra Santa, Grecia, Turchia, Siria e Roma. L’obiettivo della Chiesa locale, che conta due arcidiocesi e otto diocesi, per un totale di 300mila cattolici su una popolazione di 63 milioni, è far divenire i fedeli “familiari con la Parola di Dio”, come spiegato dal presidente della Conferenza episcopale, mons. George Yod Phimphisan. L’Anno paolino è iniziato anche a Hong Kong, con una celebrazione nella Cattedrale dell’Immacolata officiata dal Vicario generale mons. John Tong. Nel Paese, che annovera 250mila cattolici su una popolazione di 7 milioni, cui si aggiungono 100mila residenti di nazionalità filippina, è stato istituito un Comitato per sostenere le attività legate all’Anno paolino: prevista la diffusione di un libretto in cinese dedicato alla figura del Santo, corsi di lettura della Bibbia, videocassette e dvd sull’opera di evangelizzazione di San Paolo, pellegrinaggi a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le mura dove è conservato il corpo del Santo. In Indonesia, dove soltanto il 3,6% della popolazione è di religione cattolica, si terrà il primo Congresso Eucaristico della storia della Chiesa indonesiana, nella diocesi di Semarang, ad Ambarawa, in un santuario dedicato alla Madonna. Anche nelle Filippine numerose sono le iniziative in programma per “conoscere meglio il Santo”, come racconta all’agenzia Fides padre Frank Vargas, sacerdote vincenziano nonché rettore del Collegio di San Vincenzo de Paoli a Jaro. “Nella conversione di San Paolo ho sempre ritrovato tutti gli elementi necessari per essere un buon sacerdote”, ha spiegato augurandosi che il Santo possa essere preso ad esempio nella vita di ogni uomo. La Conferenza episcopale locale ha organizzato pellegrinaggi in Turchia, Grecia ed Egitto e ha diffuso un libricino dal titolo “Un apostolo per tutte le genti”, affidato all’illustre biblista padre Gil Alinsangan. L’Anno paolino nelle Filippine è stato inaugurato ufficialmente ieri con una Santa Messa celebrata nella cattedrale di Manila dal cardinale Gaudencio Rosales. (R.B.)

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    ANNO PAOLINO: la Chiesa del Myanmar lo celebra traendo nuove speranze da questo giubileo

    ◊   Le parole dell’Apostolo Paolo sono e saranno un incoraggiamento reale, un punto di riferimento per la piccola comunità cattolica birmana. L’Anno Paolino in Myanmar è stato inaugurato ieri con una Messa solenne nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Yangon, presieduta dall’arcivescovo Charles Maung Bo. Durante la celebrazione, la comunità cattolica ha espresso il suo impegno per una maggiore conoscenza del “Vangelo di San Paolo”. Come apprende Fides dalla Chiesa locale, alla Messa hanno partecipato sacerdoti, religiosi di differenti congregazioni e circa 2.000 fedeli laici, nonché cristiani di altre confessioni, in pieno spirito ecumenico e anche alcuni buddisti. L’arcivescovo ha ricordato le parole rivolte da Benedetto XVI ai vescovi del Myanmar durante la recente visita ad limina: “Illuminati dallo Spirito Santo, vi invito a unirvi a San Paolo, nella sicura fiducia che nulla potrà separarci dall’amore di Cristo” (Rm 8,35-39)”. Sarà questo il tema centrale della vita pastorale della Chiesa in Myanmar per i prossimi anni e sarà questo il punto di partenza per la riflessione e l’approfondimento che, durante l’Anno Paolino, sarà compiuto da parrocchie, comunità cattoliche, movimenti, congregazioni religiose a tutti i livelli. Mons. Bo ha invitato i fedeli a imitare San Paolo in quattro atteggiamenti privilegiati: lo spirito di appagamento nel compiere la sua missione, l’attitudine alla gioia, la forte determinazione, la preghiera ed ha poi esortato la comunità cattolica a pregare di più per l’unità dei cristiani. “Il tema prescelto dalla nostra comunità, “Nulla potrà separaci dall’amore di Dio” – ha sottolineato padre Dominic Thet Tin, segretario esecutivo della Conferenza episcopale birmana – è una forza trainante per la missione della Chiesa in Myanmar: San Paolo ci esorta a porre il nostro sguardo sulla gloria che ci aspetta, e per questo a non disperare mai per il dolore e la sofferenza dell’oggi”. (R.P.)

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    ANNO PAOLINO: in Portogallo i vescovi invitano a seguire l'esempio di San Paolo, "il maggiore evangelizzatore di tutti i tempi"

    ◊   Paolo, il grande Apostolo della Parola “possa essere per noi una guida per scoprire più profondamente il posto della Buona Novella nella vita e nella missione della Chiesa". Questo l’auspicio dei vescovi portoghesi che ad ottobre, in coincidenza con l’Anno paolino, celebreranno il Sinodo dedicato alla Parola di Dio. Come in tutto il mondo, anche in Portogallo ieri si sono aperti i festeggiamenti per il bimillenario della nascita di San Paolo e, in una nota, la Conferenza episcopale ricorda come l’Apostolo rappresenti ancora oggi il simbolo di una nuova evangelizzazione. “Paolo – affermano i presuli portoghesi ripresi dall’agenzia Fides – è stato, infatti, il maggiore evangelizzatore di tutti i tempi e continua ad essere un modello di ardore nell'annuncio della Parola”. Questo anno giubilare, proseguono i vescovi, può dunque offrire uno stimolo “per perfezionare la nostra catechesi” e a tal fine la Chiesa portoghese propone alcuni specifici strumenti pastorali, come "Un anno per camminare con San Paolo", un itinerario catechetico nel quale si percorrono le principali tappe della vita cristiana per 52 settimane, avendo Paolo come guida. Le Edizioni San Paolo, inoltre, hanno organizzato l’esposizione itinerante “Paolo, Apostolo di Gesù Cristo”, che percorrerà le diocesi del Portogallo con l’obiettivo di far conoscere in forma semplice e didattica, la figura e l'opera del Santo. (S.G.)

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    ANNO PAOLINO: il Centro Culturale San Paolo-Onlus vara il progetto “Comunicazione, comunione, carità”

    ◊   In occasione dell’Anno paolino, il Centro Culturale San Paolo-Onlus ha varato il progetto “Comunicazione, comunione, carità” che si svilupperà attraverso attività da effettuare nelle sedi territoriali del Centro, soprattutto quelle che presentano particolari situazioni di disagio. “L’obiettivo del progetto – spiegano i promotori all'agenzia Sir – è richiamare l’attenzione sulla carità paolina e sull’azione dell’Apostolo che ha saputo attivare nelle comunità da lui fondate vie di aiuto concreto e di vera promozione sociale”. Il Centro nacque all’inizio degli anni Novanta in sintonia con la missione della Società di San Paolo e in seguito seguendo le indicazioni del Progetto Culturale della Chiesa italiana, proponendosi di realizzare iniziative di utilità sociale, culturale, d’istruzione e di formazione. Tra i progetti già realizzati: il Festival biblico di Vicenza, la Settimana e il Festival della Comunicazione, i concerti d’organo ad Alba, i percorsi culturali a Cinisello Balsamo e la biblioteca di spiritualità “In quota” allo Stelvio. (R.B.)

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    GMG 2008: con l'arrivo della Croce e l'icona, comincia il conto alla rovescia del grande raduno giovanile

    ◊   Arrivati in Australia il 1° luglio 2000 e dopo un viaggio attorno al continente durato 12 mesi, i simboli della GMG, la Croce e l’Icona mariana, insieme al ‘message stick’ aborigeno, sono arrivati oggi a Sydney per un pellegrinaggio di 15 giorni nella regione circostante la città che ospiterà dal 15 al 20 luglio la GMG. Secondo quanto riferisce il Comitato organizzatore della GMG, domani la Croce e l'Icona visiteranno le diocesi di Wollongong, per poi proseguire a Parramatta, Broken Bay e tornare a Sydney dove faranno il loro ingresso nel molo di Barangaroo, che ospiterà la messa di apertura della GMG, il 15 luglio. Dal loro arrivo in Australia, il 1° luglio 2007, i simboli della GMG hanno visitato 400 comunità e incontrato circa 400 mila persone. In questi giorni finali del pellegrinaggio della Croce il Comitato invita tutti coloro che vogliono partecipare a registrarsi sul sito wyd2008.org per evitare problemi di eccessivo affollamento dei luoghi. A tutti viene consigliato di spostarsi con i mezzi pubblici e a portarsi il pranzo al sacco. Tutti gli spostamenti della Croce e dell’Icona saranno, infatti, a piedi, con partenza intorno alle 9 della mattina ed arrivo nel pomeriggio alle 16.30 circa. Una lunga processione a piedi che per 15 giorni toccherà i luoghi più importanti e affollati di Sydney e dintorni per far assaporare alla città le prime atmosfere della GMG. (R.P.)

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    GMG 2008: il concerto “Receive the power” promuoverà durante la Giornata l’unità dei cristiani

    ◊   All’interno del programma del Festival della Gioventù, che si svolgerà in concomitanza della Giornata Mondiale della Gioventù in Australia, salta all’occhio il concerto “Receive the power” che si terrà venerdì 18 luglio subito dopo la Via Crucis a Barangaroo. Molti gli artisti che si esibiranno: il cattolico Matt Maher e la sua band, i pentecostali Darlene Zschech e Hillsong Uniting, l’ex gangster John Pridmore e il seminarista Robert Galea, alcuni provenienti da varie denominazioni cristiane, ma uniti per servire la Chiesa cattolica nella sua visione di presentare il Vangelo. “L’obiettivo del concerto – ha raccontato all’agenzia Zenit la coordinatrice Kristen Toohey – è dare l’opportunità ai cristiani del Pianeta di riunirsi per adorare e chiedere a Dio l’effusione del suo Santo Spirito”. L’evento nacque nel 2007 durante un incontro fra leader di varie comunità e del Rinnovamento Carismatico Cattolico d’Australia, ma “tutti i gruppi stanno cercando di organizzare un evento simile basato sull’adorazione e sul battesimo nello Spirito Santo”, ha sottolineato padre Ken Barker, moderatore dei Missionari dell’Amore di Dio, presbitero della comunità cattolica dei Discepoli di Gesù e rappresentante del Comitato Nazionale del Rinnovamento Carismatico Cattolico. L’importanza dell’iniziativa è evidenziata dal fatto che per la prima volta gruppi diversi hanno lavorato insieme per la realizzazione di un unico evento: il Rinnovamento carismatico, la Comunità cattolica dei Discepoli di Gesù, la Comunità dei Servi di Gesù, la Comunità internazionale dell’Emmanuele, la Comunità dell’Emmanuele di Brisbane e i Kerygma Youth team. “Una testimonianza universale della musica e dell’adorazione”, l’ha definita Kristen Toohey. (R.B.)

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    GMG 2008: alla presenza del cardinale Pell, la posa della prima pietra del Seminario "Redemptoris Mater"

    ◊   Mentre Sydney attende l’ imminente venuta di Benedetto XVI per la GMG, la solennita’degli apostoli Pietro e Paolo e’ stata celebrata ieri con particolare commozione dall'arcivescovo della metropoli australiana, il cardinale George Pell, che davanti ad un folto gruppo di fedeli nel quartiere di Villawood, ha benedetto e posto la prima pietra del Seminario diocesano internazionale Redemptoris Mater. Il porporato nel 2003 aveva firmato il Decreto di erezione del seminario mentre era stato lo stesso Benedetto XVI nell'ottobre di due anni dopo, durante l'udienza generale, a benedire la prima pietra proveniente dalla Grotta di Nazareth, in Terra Santa. Sydney possiede gia’ un seminario maggiore, dedicato al Buon Pastore, le cui origini risalgono al 1888. Ma oggi, grazie all’iniziativa del Cammino neocatecumenale in Australia che ha accolto il desiderio del cardinale Pell, questo nuovo seminario offrirà alla diocesi, giovani provenienti da tutto il mondo la cui formazione e’ in primo luogo missionaria. Il seminario, posto sotto la protezione di san Vincenzo de Paoli, esperto nella formazione presbiteriale, è stato disegnato da Kiko Arguello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, con l’ausilio di altri architetti. Per la sua realizzazione si affida alla generosità dei benefattori. (R.P.)

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    GMG 2008: i Fratelli de La Salle d’Australia attivano un sito Internet per stimolare le vocazioni

    ◊   I Fratelli de La Salle dell’Australia hanno ideato un’iniziativa originale per farsi conoscere e ispirare possibili vocazioni in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Sydney dal 15 al 20 luglio: un sito Internet per presentarsi ai giovani. All’indirizzo www.delasallebrothers.com si potranno approfondire temi come il voto di povertà, il celibato e la castità, acquisire informazioni sull’iter di due anni per entrare tra i Fratelli e sulle opportunità di lavorare per le comunità attive nell’Australia occidentale e in Papua Nuova Guinea, leggere le risposte alle domande più frequenti ed effettuare un test sulla personalità per verificare la propria idoneità alla vita dei Fratelli de La Salle, che oggi sono più di 5 mila nel mondo, operanti in 80 Paesi nei settori dell’istruzione e del welfare. L’idea è nata dall’osservazione del fatto che molti giovani non sapevano cosa facesse l’Ordine e dalla verifica di un “crescente interesse verso la spiritualità e l’arricchimento attraverso esperienze di vita uniche”, come ha spiegato all’agenzia Zenit Mark McKeon, il Fratello che guida la campagna sostenuta anche dall’affissione di poster, dalla distribuzione di volantini e dalla pubblicazione di inserzioni. I Fratelli, inoltre, per aiutare anche altri ordini che vedono diminuire progressivamente i propri consacrati, hanno avviato un sondaggio on line sulla gioventù e la spiritualità nel mondo moderno, mettendo in palio buoni acquisto e Nintendo Wii. I risultati saranno pronti per la GMG. (R.B.)

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    Sud Corea: a Seul simposio cattolico internazionale sulle cellule staminali

    ◊   L’Università Cattolica della Corea ha tenuto il sesto Simposio Internazionale sulle cellule staminali dal titolo “Integrare la ricerca in Asia orientale e nel Pacifico”. Esperti, medici e teologi da diversi paesi dell’Asia e dell’Oceania si sono confrontati per elaborare comuni linee guida nella ricerca, con l’idea di unire e condividere le risorse umane e scientifiche, al fine di ottenere risultati sempre più utili e più approfonditi per quanto concerne la ricerca sulle cellule staminali adulte. L’Università Cattolica e altri centri in diversi paesi dell’Asia - riferisce l'agenzia Fides - si sono impegnati moltissimo nella promozione della ricerca sulle staminali adulte, al fine di provare la loro efficacia per combattere alcune malattie e distogliere l’attenzione dalla ricerca sulle cellule staminali embrionali, per ottenere le quali è necessario manipolare e distruggere embrioni umani. Nel suo intervento di apertura del Simposio, il cardinale Nicholas Cheoung, arcivescovo di Seul, ha detto che “la Chiesa cattolica in Corea ha istituito la Commissione per la Vita nel 2005 e da allora ha messo tutto il suo impegno nel coniugare il rispetto per la vita e la cura di malattie ritenute incurabili. Abbiamo intenzione - ha affermato - di istituire una Accademia Internazionale per la Vita che possa unire gli sforzi in Asia orientale e fungere da locomotiva per la ricerca sulle cellule staminali adulte”. La Chiesa cattolica, in risposta agli esperimenti sugli embrioni portati avanti in Corea, ha sempre denunciato la manipolazione della vita umana e la violazione della dignità della persona. La Commissione per la Vita ha ribadito che l’uso di cellule embrionali non è la sola via per curare pazienti con mali incurabili. La terapia con le cellule staminali adulte è già clinicamente testata, è una modalità sicura e non pone problemi etici. Sul piano pastorale, i fedeli sono chiamati a promuovere attivamente nella loro esperienza quotidiana e in tutta la società coreana una cultura della vita, opponendosi alla dilagante “cultura della morte”. (R.P.)

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    India: i vescovi del Kerala in sostegno delle famiglie numerose

    ◊   "Le famiglie cristiane sono chiamate ad essere aperte alla vita, accogliendo i figli che Dio dona loro, abbandonando forme artificiali di controllo delle nascite". E’ l’appello diffuso dai vescovi del Kerala, preoccupati dal calo del tasso di natalità che si registra in Kerala, anche fra i fedeli cattolici. Per questo la Commissione per la Famiglia dei vescovi del Kerala, presieduta da mons. Mathew Anikkuzhikattil, ha pubblicato un messaggio che invita le famiglie cattoliche a riconsiderare la ricchezza di una famiglia numerosa, allietata dalla presenza dei figli. I vescovi hanno insistito sulla necessità di accogliere e rispettare la vita, confidando nella Providenza Divina e non mettendo limiti umani al piano di Dio, intervenendo con forme di prevenzione delle nascite moralmente inaccettabili. Il Kerala tra l'altro, è lo Stato dell'India con la maggiore presenza di cristiani: il 20% su 31 milioni di abitanti. I fedeli cattolici, di rito latino, siro-malabarese e siro-malankarese, sono nel complesso circa 6 milioni. Il Kerala inoltre, ha il più alto tasso di alfabetizzazione e il più basso tasso di natalità dell'India: l’1,7%, inferiore ai livelli di sostituzione. I vescovi - riferisce l'agenzia Fides - hanno annunciato uno specifico meeting nel prossimo agosto che riunirà tutte le componenti della Chiesa locale, delegati dalle diocesi, leader di movimenti e associazioni, esperti e teologi, operatori pastorali, per discutere e mettere a punto un piano specifico in favore delle famiglie cristiane. Le famiglie cattoliche, hanno affermato i vescovi, non devono lasciarsi trascinare nella spirale del consumismo e di una cultura materialista ed egoista, che privilegia i beni materiali alla presenza dei figli. “Le coppie sposate e le famiglie giovani hanno nelle loro mani il futuro della Chiesa in India”, affermano i presuli, sottolineando la necessità di “famiglie sante”, pronte a vivere il Vangelo e disponibili a dare la vita ed educare nella fede tanti bambini. Le coppie sono chiamate e realizzare la missione che Dio ha dato loro, mettendo in pratica un amore trinitario: Dio chiama i genitori ad essere coloro che donano la vita, co-autori della creazione. Il messaggio richiama le riflessioni delle Chiese asiatiche che hanno dedicato l’8.a Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, al tema “La famiglia asiatica verso una cultura della vita”. (R.P.)

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    Le autorità indonesiane demoliscono tre chiese protestanti. Per la comunità cristiana è un “atto discriminatorio”

    ◊   Nella reggenza di Bekasi, provincia di West Java, in Indonesia, tre chiese protestanti sono state demolite dalle autorità il 14 giugno scorso. A denunciare il fatto, riportato da AsiaNews, è l’attivista cattolico Theo Billa. Le tre chiese, a Kelurahan Jatimulya, Kecamatan Tambun Selatan e Kabupaten Belasi, già nel 2005 erano state dimesse per le attività di culto, in conformità con un accordo siglato con le autorità, nel quale, però si prevedeva che queste fornissero tre “sale di preghiera” e s’impegnavano a non distruggere le chiese domestiche utilizzate fino a quel momento: accordo che non è stato rispettato. I pastori protestanti, infatti, hanno denunciato come fosse “troppo alto” l’affitto richiesto per le sale di preghiera, tanto da costringerli a svolgere le attività di culto in privato, nonostante nel 2006 sia stata varata la revisione del Decreto ministeriale del 1969 che regola la costruzione di edifici dedicati al culto. Dopo il preavviso di demolizione, i legali delle Chiese locali si sono rivolti alle autorità per chiederne la sospensione, hanno organizzato momenti di preghiere e proteste, ma non c’è stato nulla da fare e ora denunciano l’episodio come un “atto discriminatorio” nei propri confronti. (R.B.)

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    L'ONU ha quadruplicato gli aiuti alimentari alla Corea del nord

    ◊   Il Programma alimentare mondiale (Pam), ha annunciato oggi che quadruplicherà i suoi aiuti alimentari a beneficio di cinque milioni di nord-coreani vittime di malnutrizione cronica. In una nota ripresa dall'agenzia Misna, il programma dell’Onu ha riferito di aver raggiunto un accordo con le autorità di Pyongyang per rafforzare l’assistenza alla popolazione dopo l’arrivo di un primo carico di viveri proveniente dagli Stati Uniti, giunto ieri al porto sud-occidentale di Nampo con 37.000 tonnellate di grano. Il Pam, che aveva ridotto al minimo le sue operazioni di emergenza nel paese dal 2006 su richiesta del governo, assiste attualmente 1,2 milioni di nord-coreani; è stato autorizzato anche a dispiegare una cinquantina di operatori sul territorio. A metà aprile l’Onu stimava che 6,5 milioni di nord-coreani su 23 milioni non avevano accesso ad un’alimentazione sufficiente; un numero destinato a crescere in caso di mancata assistenza. La Divisione aiuto alla Corea del Nord, organizzazione dell'episcopato sudcoreano che gestisce l’aiuto della Chiesa ai nordcoreani, nei giorni scorsi aveva lanciato una raccolta fondi per acquistare 200 mila tonnellate di cibo, fondamentali per garantire la sopravvivenza della popolazione nordcoreana. La carestia infatti potrebbe uccidere 900mila persone. (R.P.)

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    I vescovi argentini lanciano un piano di azione pastorale contro la tossicodipendenza

    ◊   “Promuovere la cultura della vita basata sulla dignità trascendente di ogni persona umana e indicare nel consumo delle droghe uno dei fenomeni più dannosi dell’attuale anticultura della morte”. Con questo obiettivo la Commissione per la Pastorale sociale della Conferenza episcopale argentina ha lanciato un nuovo Piano di azione nazionale contro la tossicodipendenza. Il programma è stato presentato in occasione della Giornata mondiale contro la droga, celebrata il 26 giugno. L’iniziativa è sostanzialmente articolata su quattro assi: la sensibilizzazione sui mali arrecati dalla droga, tanto agli individui, quanto alla società nel suo insieme; l’educazione e la prevenzione, centrata in particolare sull’individuazione delle cause di questa piaga; la riabilitazione delle persone tossicodipedenti e infine la denuncia  del  narcotraffico, ma anche di tutte quelle politiche permissive che in qualche modo incoraggiano la commercializzazione e il consumo delle droghe. Il piano di azione prevede una prima tappa di diagnosi e sensibilizzazione che ha come punto di partenza la lettera pastorale “Droga sinonimo di morte”, pubblicata lo scorso novembre in occasione della 94.ma assemblea plenaria dell'Episcopato. La seconda tappa sarà dedicata alla individuazione di soluzioni. I vescovi sottolineano in particolare la necessità di promuovere una legislazione adeguata “sia per scoraggiare il consumo che per lottare contro il commercio di stupefacenti”. Tra le iniziative di sensibilizzazione è prevista una grande manifestazione nazionale per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica argentina e renderla attivamente partecipe alla lotta contro tutte le dipendenze e il narcotraffico. (L.Z.)

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    La Chiesa del Salvador denuncia il "grave impatto ambientale" dello sfruttamento minerario

    ◊   “I deputati che firmeranno o approveranno questa legge saranno tutti responsabili di ogni effetto pericolosissimo e disastroso per la salute umana e degli animali” ha detto in una conferenza stampa convocata dopo la consueta messa domenicale l’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz, esprimendo a nome della Conferenza episcopale del Salvador (Cedes) la contrarietà dei vescovi a una nuova proposta di legge per rafforzare lo sfruttamento delle risorse minerarie nazionali. Mons. Sáenz - riferisce l'agenzia Misna - ha criticato l’intensa campagna mediatica che accompagna l’iniziativa di legge da parte di alcune aziende private pubblicizzando un’attività mineraria ‘verde’ e ‘amica dell’ambiente’: “Vediamo una campagna anonima che già sappiamo da chi è pagata, ma in tutta la propaganda che appare sulle riviste e i mass media non si menziona affatto il cianuro che viene impiegato per l’estrazione dell’oro” ha detto ancora l’arcivescovo. Il cianuro, ha insistito il presule, “ha come conseguenza la contaminazione delle falde acquifere sotterranee che già colpisce vaste zone del paese con effetti fatali per la salute umana”. Già nei giorni scorsi la Cedes aveva richiamato l’attenzione sulla “necessità ineludibile” di proteggere le scarse risorse idriche del paese nell’ambito di una mobilitazione portata avanti da vasti settori della società civile guidati dalla “Mesa Nacional frente a la Minería Metálica”. In uno studio presentato nei giorni scorsi da ‘Oxfam América’ si evidenzia che “lo sfruttamento minerario trasformerà il Centroamerica in un deserto”. (R.P.)

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    L’appello di MSF in Sudafrica: status di rifugiati ai profughi dello Zimbabwe

    ◊   Medici senza frontiere (MSF) ha espresso preoccupazione per quanto avvenuto tra venerdì e sabato nel centro di detenzione di Musina, in Sudafrica, al confine con lo Zimbabwe. Venerdì 27 l’associazione aveva avuto accesso al centro dove erano ospitati 400 uomini, 50 donne e 15 bambini fuggiti dalle crescenti violenze verificatesi nel loro Paese d’origine, per valutare i bisogni più urgenti, ma il giorno dopo, al loro ritorno, hanno trovato il campo vuoto. Le autorità locali hanno informato MSF, presente in Sudafrica dal 1999 con progetti per la cura della tubercolosi e dell’HIV, di aver rimpatriato i profughi in Zimbabwe. “Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale e della legge del Sudafrica - tuona Rachel Cohen, capo missione MSF in Sudafrica – che garantisce diritto di cercare asilo e di ricevere l’assistenza necessaria. Diritti che in questo caso non sono stati riconosciuti”. MSF ha quindi lanciato un appello in questa direzione al governo sudafricano e all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) affinché faciliti il riconoscimento dello status di rifugiato ai profughi dello Zimbabwe. (R.B.)

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    La Conferenza episcopale degli USA pubblica una guida contro la tortura

    ◊   La tortura è contraria al rispetto della persona e della dignità umana. È questo il concetto di fondo di uno studio-guida pubblicato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) che invita a riflettere sulle gravi implicazioni morali del ricorso a questa pratica. La guida, scaricabile dal sito della Conferenza episcopale www.usccb.org, è stata presentata nei giorni scorsi nell’ambito del Mese di sensibilizzazione contro la tortura, un’iniziativa promossa da 190 organizzazioni confessionali statunitensi aderenti alla “Campagna religiosa nazionale contro la tortura”. “L’obiettivo – ha spiegato Virginia Farris, consulente della Commissione per la giustizia, la pace e lo sviluppo della USCCB – è di stimolare una riflessione più approfondita su questa delicata questione,  tornata di drammatica attualità anche nei Paesi democratici,  alla luce degli insegnamenti della Chiesa”. La guida, di 36 cartelle, è suddivisa in quattro capitoli: il primo illustra a grandi linee il Magistero della Chiesa sulla dignità della persona umana; il secondo entra nello specifico del tema della tortura e dei motivi delle attuali preoccupazioni della Chiesa, citando in particolare gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; il terzo, che prende spunto  dall’invito di Gesù ad amare i propri nemici, riporta diverse citazioni dalla Bibbia e dall’Enciclica “Deus caritas est”. L’ultimo capitolo, infine, propone iniziative concrete per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inammissibilità morale del ricorso alla tortura. Il documento non prende in esame solo le attuali politiche dell’Amministrazione americana in materia di trattamento dei prigionieri accusati di terrorismo, ma punta il dito contro tutte le forme di tortura e gli interrogatori cosiddetti “energici” praticati in più di 150 Stati nel mondo. Proprio sull’onda delle critiche suscitate negli Stati Uniti dai metodi illegali di detenzione e dai maltrattamenti verso sospetti terroristi, è nata la “Campagna religiosa contro la tortura”, lanciata nel 2006 con l’attivo sostegno dei religiosi e delle religiose statunitensi. (L.Z.)

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    Terminato a Roma il seminario su comunione e missione dei laici, promosso dai vescovi americani

    ◊   Si è concluso ieri a Roma il seminario “Collaboratori sulla via del Signore: chiamati alla comunione, chiamati alla missione”, promosso dal Segretariato per i laici, il matrimonio, la vita familiare e la gioventù, della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e dal Lay Centre di Roma. Alla sei giorni, secondo quanto riportato dall’agenzia Zenit, hanno partecipato laici di varie diocesi Usa che hanno avuto la possibilità di approfondire insieme il ruolo del laicato all’interno della Chiesa. “Comunione e missione sono le basi per svolgere il ministero ecclesiale come laici”, ha sottolineato nel corso del seminario il gran maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, cardinal John Patrick Foley, che ha poi ricordato affettuosamente i propri genitori dai quali ha ricevuto l’insegnamento della “chiesa domestica” e dei “valori etici e morali, gli ideali cristiani”. Rick McCord, direttore esecutivo del Segretariato, ha specificato, invece, le caratteristiche che uniscono i circa 30mila laici attivi nell’attività di evangelizzazione: la leadership nella catechesi o nell’attività Pastorale; l’autorizzazione da parte dei pastori ad esercitare il ruolo; la collaborazione con sacerdoti, diaconi e vescovi; la formazione e l’istruzione; l’armonia con gli ordinati, ciascuno nello svolgimento del proprio compito specifico. “È importante aiutare la gente a riconoscere dove sono i doni e come possono essere usati per edificare la Chiesa locale”, ha concluso Donna Orsuto, direttrice del Lay Centre. (R.B.)

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    Gran Bretagna: cattolici e anglicani mettono in guardia sui rischi della rivoluzione digitale

    ◊   Se non accompagnato da un’attenzione adeguata alla qualità, l’aumento esponenziale dell’offerta informativa generata dal passaggio al digitale e dalla proliferazione delle nuove tecnologie elettroniche rischia di creare una moderna Torre di Babele a detrimento della coesione sociale. È questo, in estrema sintesi, il giudizio comune delle Chiese anglicana e cattolica britanniche sulle attuali sfide della comunicazione sociale nel Regno Unito. Lo si desume da due relazioni della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles e della Chiesa d’Inghilterra, invitate ad esprimere le loro valutazioni sul secondo rapporto della OFCOM, l’Autorità inglese per le Telecomunicazioni, circa la situazione e le prospettive future del sistema televisivo in Gran Bretagna. Le relazioni sono state presentate nei giorni scorsi a Londra dai due estensori, il vescovo anglicano di Manchester Nigel McCulloch e da mons. John Arnold, vescovo ausiliare di Westminster. Comune è la preoccupazione dei due Episcopati sul rischio che il passaggio al digitale e le nuove tecnologie della comunicazione possano “cambiare radicalmente la natura” del servizio televisivo nel Regno Unito e che esso venga quindi meno alla sua funzione fondamentale di offrire a tutte le fasce sociali un’informazione autorevole ed equilibrata sui complessi problemi del mondo di oggi. “Il pericolo - ammoniscono i vescovi anglicani e cattolici - è che l’accresciuta quantità di informazioni provenienti dalle fonti più disparate diventi un’assordante cacofonia di voci capace solo di alimentare confusione nel pubblico”. Di qui l’invito ad “intraprendere tutti gli interventi necessari a sostegno di una produzione di qualità nell’interesse del bene comune” e a tenere conto delle mutate esigenze dell’era digitale. I vescovi anglicani e cattolici sollecitano, inoltre, le autorità televisive a non trascurare i programmi a contenuto religioso, che – affermano – “non interessano necessariamente solo un pubblico di nicchia, ma possono incontrare il favore di un’ampia fascia di utenti”, come indica il successo di alcune produzioni originali uscite in questi anni. (L.Z.)

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    Corso della CEI per seminaristi sulla figura del Beato Antonio Rosmini

    ◊   Si è aperto ieri a Verbania, nella diocesi di Novara, il corso organizzato dall’Ufficio CEI per i problemi sociali e il lavoro “Il ruolo della Chiesa tra fede, ragione e bene comune”. Il corso, cui partecipano 40 seminaristi provenienti da tutta Italia, come riportato dall’agenzia Sir, è incentrato sulla figura di Antonio Rosmini, fondatore dell’Istituto della Carità (Rosminiani) e delle suore della Provvidenza e proclamato Beato il 19 novembre scorso. “Un grande uomo di cultura che si è speso per riappacificare ragione e fede - l’ha definito mons. Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio CEI che ha organizzato il corso – che ha intuito come solo trovando nuove vie la Chiesa avrebbe potuto continuare ad incidere positivamente nel suo tempo”. Mons. Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense, ha spiegato cos’è la ‘dottrina della carità’ rosminiana: “Il complesso dell’essere cristiano in una visione trina della carità, che riflette la Trinità divina: dono quello che ho, quello che so, quello che sono”. Domani, 1° luglio, in occasione dell’anniversario della nascita di Rosmini, i seminaristi andranno a Stresa dove è custodito il corpo del Beato, e parteciperanno alla Messa officiata da padre Umberto Muratore, provinciale dei Rosminiani in Italia. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    La situazione nello Zimbabwe in primo piano al Vertice dell'Unione Africana a Sharm el-Sheikh

    ◊   Al via questa mattina a Sharm el-Sheikh, in Egitto, il summit dell'Unione Africana, che vede la partecipazione, tra gli altri, del discusso leader dello Zimbabwe, Robert Mugabe, che ha giurato, ieri, per il suo sesto mandato avendo ottenuto la vittoria alle presidenziali come “unico candidato” dopo il ritiro del leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai. La due giorni avrà come tema principale proprio la crisi del Paese africano. Intanto, dalla comunità internazionale continuano ad arrivare appelli perché si giunga ad un accordo con l’opposizione per un governo di transizione. Il servizio di Marco Guerra:

    “L’Africa deve assumersi pienamente le sue responsabilità e fare tutto quanto è in suo potere per aiutare lo Zimbabwe a superare le sfide del momento": con queste parole il segretario della commissione dell’Unione Africana, Jean Ping, ha aperto stamani il summit dell’organizzazione che si tiene a Sharm el-Sheikh. Come previsto, a tenere banco al vertice egiziano è il contestatissimo ballottaggio che ha confermato per la sesta volta l'uscente Mugabe alla presidenza dello Zimbabwe. Un voto, che secondo gli stessi osservatori inviati dall’Unione Africana, non può considerarsi democratico. La questione rischia ora di animare i colloqui dei leader del continente, che in queste ore hanno puntati addosso gli occhi di tutta la comunità internazionale. Il protagonista assoluto dell'assise sarà tuttavia lo stesso Robert Mugabe, giunto poche ore fa nella località della penisola del Sinai. Intanto, si moltiplicano sia le condanne dei leader internazionali che non riconoscono la validità delle elezioni sia gli appelli perchè si trovi una soluzione politica alla crisi. Il Sudafrica, Paese a cui è affidata la mediazione per lo Zimbabwe, ha esortato il partito al governo di Robert Mugabe e l'opposizione ad avviare colloqui per formare un governo di transizione. Sulla linea del dialogo anche la soluzione indicata dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, che ha però respinto fermamente l’esito del ballottaggio di venerdì, definendo il risultato illegittimo.
     
    Cina: visita del segretario di Stato USA
    Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è da ieri in Cina per la terza tappa della sua missione diplomatica in Asia. Dopo la visita nella regione del Sichuan, sconvolta dal recente sisma, oggi la Rice ha incontrato a Pechino il presidente Hu Jintao e il primo ministro Wen Jiabao. Al centro dei colloqui i diritti umani e il Tibet, in merito al quale la Rice si è detta ''incoraggiata'' dalla decisione di Pechino di riprendere i colloqui con i rappresentanti del Dalai Lama all'inizio di luglio. Infine, si è parlato anche dello Zimbabwe, auspicando che dal vertice dell’Unione Africana possa emergere una soluzione politica alla crisi.

    Medio Oriente
    Al termine di una seduta durata oltre sei ore, il governo israeliano di Ehud Olmert ha approvato, ieri, con 22 voti a favore e tre contrari lo scambio di prigionieri con gli Hezbollah libanesi. Intanto, sempre ieri lo Stato ebraico ha riaperto i valichi di passaggio delle merci verso la Striscia di Gaza, chiusi mercoledì, dopo il lancio di razzi palestinesi che ha violato la tregua siglata tra il governo di Tel Aviv e Hamas. Nella stessa giornata di ieri, Israele è rimasta con il fiato sospeso per le sorte del suo capo di Stato, Shimon Peres (84 anni). Colto da un malore in serata, Peres è stato condotto all'ospedale Hadassah Ein Karem, di Gerusalemme e poi dimesso dopo una serie di controlli medici.

    Corea del Nord
    Nuovo accordo tra le Nazioni Unite e Pyongyang. Si tratta di un piano alimentare, quadruplicato per assistere più di 5 milioni di nordcoreani. L'accordo è stato concluso dopo l'arrivo, ieri, di un primo carico di 37.000 delle 500.000 tonnellate di grano promesse dagli Stati Uniti. Il PAM (Programma Alimentare Mondiale), aveva ridotto al minimo le sue operazioni di emergenza a partire dal 2006 su richiesta del regime comunista e attualmente assiste circa 1,2 milioni di nordcoreani. "Con l'aiuto degli Stati Uniti, il PAM sarà adesso in grado di rafforzare considerevolmente le sue operazioni nella regione e di aiutare milioni di persone che altrimenti sarebbero a rischio di fame e malnutrizione", ha commentato soddisfatto Tony Banbury, direttore del PAM per l'Asia.

    Filippine
    Nelle Filippine, 15 ribelli del "Nuovo esercito del popolo" sono stati uccisi, altri 12 sono stati fatti prigionieri da parte dell’esercito dopo aver tentato di assaltare le stazioni di polizia di Mindanao, isola meridionale dell'arcipelago. Nell’azione erano rimasti uccisi due militari.

    Pakistan
    Ancora violenze in Pakistan. Un'esplosione ha distrutto oggi la casa di un militante del gruppo integralista Haji Namdar nella regione del Khyber, uccidendo sette persone. La causa dell'esplosione non è chiara. La notizia è stata data da testimoni locali. Le forze di sicurezza pachistane hanno lanciato da sabato un'offensiva a Khyber per respingere dei militanti che da lì minacciavano la città di Peshawar.

    Petrolio
    Non si ferma la corsa del prezzo del petrolio. Oggi è stato raggiunto un nuovo massimo storico, superando per la prima volta quota 143 dollari al barile. I "future" di agosto del Light Crude hanno toccato 143,67 dollari e quelli del Brent 143,53 con un record per entrambi.

    Stati Uniti
    Prosegue in California la lotta contro gli incendi dei vigili del fuoco. Le fiamme scaturite il 21 giugno da una tempesta di fulmini hanno già arso una superficie di 13 mila ettari. I danni sono concentrati soprattutto nella famosa zona turistica del Big Sur, 200 chilometri a sud di San Francisco. Per ora sembrerebbero non esserci vittime.

    Italia
    Dopo anni di contrasti tra le comunità locali e il governo di Roma, è stato siglato dai sindaci dei comuni interessati un accordo per la realizzazione dell’Alta velocità Lione-Torino. La tratta rientra nel “corridoio europeo” per la mobilità su ferro Lisbona–Kiev.

    Europei di Calcio
    Notte di festeggiamenti per milioni di persone in tutta la Spagna per la vittoria della nazionale iberica degli Europei di calcio 2008, che si sono svolti in Svizzera e Austria. Dopo 44 anni dall’ultima affermazione continentale, nella finale al Prater di Vienna le “furie rosse” hanno avuto la meglio sulla Germania per 1 a 0. Soddisfazione è stata espressa anche dal premier spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 182

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