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Sommario del 29/06/2008
All’insegna dell’ecumenismo, Benedetto XVI rende omaggio - insieme a Bartolomeo I - alla memoria bimillenaria dell’Apostolo Paolo, nella Messa in San Pietro per la Festa dei Santi patroni di Roma. All’Angelus il Papa prega per l’Anno Paolino, l’evangelizzazione, la comunione nella Chiesa e la piena unità di tutti i cristiani
◊ Nell’odierna solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città di Roma, la Chiesa universale rende quest’anno omaggio alla memoria bimillenaria dell’Apostolo delle Genti. Con a fianco il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, Benedetto XVI ha presieduto stamane la Santa Messa nella Basilica Vaticana, imponendo come è tradizione in questa ricorrenza il Pallio, simbolo della dignità vescovile, ai nuovi arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno. All’Angelus la preghiera del Papa per l’Anno Paolino - inaugurato ieri - ed ancora per l’evangelizzazione, la comunione nella Chiesa, e la piena unità di tutti i cristiani. Il servizio di Roberta Gisotti:
Benedetto XVI e Bartolomeo I, ancor insieme quest’oggi nella Basilica di San Pietro per onorare la memoria dei Santi patroni di Roma, dopo l’incontro ieri in Vaticano e l’apertura nel pomeriggio dell’Anno Paolino nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, All’insegna di quello spirito ecumenico che apre la speranza per la piena unità dei cristiani, il Papa ha accolto il patriarca ortodosso nell’atrio della Basilica, dove erano presenti oltre alla delegazione della Chiesa di Costantinopoli, rappresentanti di altre Confessioni e comunità ecclesiali.
"A lui rivolgo il mio cordiale saluto, mentre esprimo la gioia di avere ancora una volta la felice opportunità di scambiare con lui il bacio della pace, nella comune speranza di vedere avvicinarsi il giorno dell’“unitatis redintegratio”, il giorno della piena comunione tra noi”.
"Proprio questo bacio siamo venuti a scambiare con Voi, Santità” - ha risposto Batolomeo I, durante la sua omelia che ha preceduto quella di Benedetto XVI - “sottolineando” in questo gesto “l’ardente desiderio in Cristo e l’amore, cose queste – ha detto - che ci toccano da vicino gli uni gli altri”. Del resto – ha sottolineato il patriarca ecumenico “il dialogo teologico tra le nostre Chiese ‘in fede, verità e amore’, grazie all’aiuto divino, va avanti, al di là delle notevoli difficoltà che sussistono ed alle note problematiche.
“Desideriamo veramente e preghiamo assai per questo; che queste difficoltà siano superate e che i problemi vengano meno, il più velocemente possibile, per raggiungere l’oggetto del desiderio finale, a gloria di Dio. Tale desiderio sappiamo bene essere anche il Vostro, come siamo anche certi che Vostra Santità non tralascerà nulla lavorando di persona, assieme ai suoi illustri collaboratori attraverso un perfetto appianamento della via, verso un positivo completamento a Dio piacente, dei lavori del Dialogo”.
Ha promesso poi il Patriarca Batolomeo I speciali preghiere per il Papa durante il sacro pellegrinaggio programmato dalla Chiesa di Costantinopoli nell’Anno Paolino.
“Con il cuore aperto” Benedetto XVI ha ascoltato il “Fratello amato nel Signore”, invitando poi nella sua omelia a riflettere sui grandi Apostoli Pietro e Paolo, e sul loro martirio, sottolineando che “il sangue dei martiri, non invoca vendetta ma riconcilia”, e si presenta “come forza dell’amore che supera l’odio e la violenza”. Ripercorrendo la vita di Paolo e Pietro, ha evidenziato il loro arrivo nella città Roma, nel caso di Paolo per portare il Vangelo a tutti le genti e fondare la Chiesa cattolica universale a Roma, “luogo dell’incontro dell’unica fede”, visibile a tutto il mondo. Nel caso di Pietro per creare l’unità della Chiesa di tutti i popoli, perché la Chiesa non s’identifichi mai con una sola Nazione o cultura o Stato, e “che sia sempre la Chiesa di tutti”.
Una Chiesa “che riunisca – ha sottolineato il Santo Padre - l’umanità al di là di ogni frontiera e, in mezzo alle divisioni di questo mondo, renda presente la pace di Dio, la forza riconciliatrice del suo amore”.
“Grazie alla tecnica dappertutto uguale, grazie alla rete mondiale di informazioni, come anche grazie al collegamento di interessi comuni, esistono oggi nel mondo modi nuovi di unità, che però fanno esplodere anche nuovi contrasti e danno nuovo impeto a quelli vecchi. In mezzo a questa unità esterna, basata sulle cose materiali, abbiamo tanto più bisogno dell’unità interiore, che proviene dalla pace di Dio – unità di tutti coloro che mediante Gesù Cristo sono diventati fratelli e sorelle. È questa la missione permanente di Pietro e anche il compito particolare affidato alla Chiesa di Roma”.
Il tema dell’unità è stato posto, quindi, in risalto nel tradizionale rito del Pallio, che il Papa ha imposto ai 41 nuovi arcivescovi, mentre due lo riceveranno nelle loro sedi. Pallio che consiste – ricordiamo - in una stola di lana bianca, con ricamate delle piccole croci, simbolo del gregge di Cristo, che i nuovi arcivescovi indossano sulle spalle, a memoria del Pastore che prende sulle spalle la pecorella – immagine di tutta l’umanità - smarrita per riportarla all’ovile. Il Pallio – ha rammentato il Papa ai vescovi – è simbolo del nostro amore per il Pastore Cristo e del nostro amare con Lui, “quelli che sono in ricerca, che hanno delle domande, quelle che sono sicuri di sé e gli umili, i semplici e i grandi”, ma anche il Pallio è segno della ‘collegialità dei vescovi’.
“Nessuno è Pastore da solo. Stiamo nella successione degli Apostoli solo grazie all’essere nella comunione del collegio, nel quale trova la sua continuazione il collegio degli Apostoli. La comunione, il “noi” dei Pastori fa parte dell’essere Pastori, perché il gregge è uno solo, l’unica Chiesa di Gesù Cristo. E infine, questo “con” rimanda anche alla comunione con Pietro e col suo successore come garanzia dell’unità”.
Nelle parole di Benedetto XVI all’Angelus in primo piano ancora la figura di Paolo, l’apostolo per eccellenza di quanti “erano ‘i lontani’ e che grazie al sangue di Cristo sono diventati ‘i vicini’”.
“Per questo anche oggi, in un mondo diventato più “piccolo”, ma dove moltissimi ancora non hanno incontrato il Signore Gesù, il giubileo di san Paolo invita tutti i cristiani ad essere missionari del Vangelo”.
Da qui le intenzioni di preghiera alla Madonna per l’Anno Paolino, l’evangelizzazione, la comunione nella Chiesa e la piena unità di tutti i cristiani.
Infine nei saluti nelle varie lingue, l’invito a seguire l’esempio della cofondatrice delle Serve dello Spirito Santo Josepha Hendrina Stenmmans beatificata oggi nei Paesi Bassi.
Solenne apertura ieri dell'Anno Paolino, nella basilica di San Paolo fuori le mura, presieduta dal Papa alla presenza del Patriarca di Costantinopoli
◊ Maestro delle genti, apostolo e banditore di Gesù Cristo: così, ieri pomeriggio, il Papa ha definito San Paolo, durante i Primi Vespri della solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo. Benedetto XVI ha presieduto una solenne cerimonia nella Basilica di San Paolo fuori le mura e, nell’occasione, ha aperto ufficialmente l’Anno Paolino, indetto per celebrare i due millenni dalla nascita dell’Apostolo delle genti. Al rito, ha partecipato anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, insieme ai Delegati delle altre Confessioni cristiane. Il servizio di Isabella Piro:
(canto)
L’accensione della “fiamma paolina”, che arderà fino al giugno 2009, e l’inaugurazione della “Porta Paolina”: con questi due gesti solenni, Benedetto XVI ha aperto ufficialmente l’Anno dedicato a San Paolo, nato duemila anni fa a Tarso, nell’odierna Turchia. Ma il tempo non ne ha logorato la figura e l’importanza: “Paolo – ha detto il Papa nella sua omelia – non è per noi una figura del passato, che ricordiamo con venerazione”. Egli ci parla, invece, ancora oggi, attraverso la sua fede:
“La sua fede è l’esperienza dell’essere amato da Gesù Cristo in modo tutto personale; è la coscienza del fatto che Cristo ha affrontato la morte non per un qualcosa di anonimo, ma per amore di lui – di Paolo – e che, come Risorto, lo ama tuttora, che cioè Cristo si è donato per lui. La sua fede è l’essere colpito dall’amore di Gesù Cristo, un amore che lo sconvolge fin nell’intimo e lo trasforma. La sua fede non è una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo. La sua fede è l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore. E così questa stessa fede è amore per Gesù Cristo”.
“Uomo combattivo che sa maneggiare la spada della parola – ha aggiunto Benedetto XVI – Paolo non ha cercato un’armonia superficiale”. Ha cercato la verità:
“La verità era per lui troppo grande per essere disposto a sacrificarla in vista di un successo esterno. La verità che aveva sperimentato nell‘incontro con il Risorto ben meritava per lui la lotta, la persecuzione, la sofferenza. Ma ciò che lo motivava nel più profondo, era l’essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere ad altri questo amore. Paolo era un uomo colpito da grande amore, e tutto il suo operare e soffrire si spiega solo a partire da questo centro”.
‘Libertà’ è un’altra delle “parole-chiave” per comprendere l’attualità di Paolo, ha continuato il Santo Padre, perché “Paolo era libero come uomo amato da Dio che, in virtù di Dio, era in grado di amare insieme con Lui”. Ma la libertà basata sull’amore di Dio, ha continuato il Papa, è legata alla responsabilità “in modo inscindibile” e non va intesa come “pretesto per l’arbitrio e l’egoismo”:
“Chi ama Cristo come lo ha amato Paolo, può veramente fare quello che vuole, perché il suo amore è unito alla volontà di Cristo e così alla volontà di Dio; perché la sua volontà è ancorata alla verità e perché la sua volontà non è più semplicemente volontà sua, arbitrio dell’io autonomo, ma è integrata nella libertà di Dio e da essa riceve la strada da percorrere”.
Benedetto XVI si è poi soffermato sull’incontro tra Cristo e Saulo sulla via di Damasco. “Perché mi perseguiti?”, chiede il Signore, ed in quel “mi” - ha detto il Papa - “è contenuta l’intera dottrina sulla Chiesa come Corpo di Cristo”:
“Cristo non si è ritirato nel cielo, lasciando sulla terra una schiera di seguaci che mandano avanti «la sua causa». La Chiesa non è un’associazione che vuole promuovere una certa causa. In essa non si tratta di una causa. In essa si tratta della persona di Gesù Cristo, che anche da Risorto è rimasto «carne». (…) Egli ha un corpo. È personalmente presente nella sua Chiesa, «Capo e Corpo» formano un unico soggetto, dirà Sant’Agostino”.
Benedetto XVI ha quindi evidenziato un altro tratto della figura di Paolo: il suo ruolo di evangelizzatore, legato indissolubilmente alla chiamata alla sofferenza per Cristo.
“In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la sofferenza, tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza; non può essere servitore della verità e così servitore della fede. Non c’è amore senza sofferenza - senza la sofferenza della rinuncia a se stessi, della trasformazione e purificazione dell’io per la vera libertà. Là dove non c’è niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita perde il suo valore”.
La sofferenza, ha concluso il Papa, rende Paolo “credibile come maestro di verità, che non cerca il proprio tornaconto, la propria gloria, l’appagamento personale, ma si impegna per Colui che ci ha amati e ha dato se stesso per tutti noi”.
Poco prima del termine della cerimonia, Bartolomeo I ha rivolto la sua parola ai presenti, ricordando che “la radicale conversione e l’annuncio apostolico di Saulo di Tarso hanno “scosso” la storia nel senso letterale del termine ed hanno scolpito l’identità stessa della cristianità”. Fondamentale, quindi, ha concluso il Patriarca ecumenico, celebrarne la memoria nella Basilica a lui intitolata:
“Questo sacro luogo fuori le Mura è senza dubbio quanto mai appropriato per commemorare e celebrare un uomo che stabilì un connubio tra lingua greca e mentalità romana del suo tempo, spogliando la cristianità, una volta per tutte, da ogni ristrettezza mentale, e forgiando per sempre il fondamento cattolico della Chiesa ecumenica”.
(canto)
La Beatificazione oggi in Olanda di madre Josepha Hendrina Stenmanns: presente il cardinale José Saraiva Martìns, in rappresentanza del Santo Padre
◊ Stamane nel grande teatro all’aperto il ‘Doolhof’ di Steyl-Tegelen, in Olanda, il cardinale prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, José Saraiva Martìns, in rappresentanza del Santo Padre, ha proclamato beata Josepha Hendrina Stenmanns, vissuta nella seconda metà dell’Ottocento, cofondatrice della Congregazione delle Serve dello Spirito Santo insieme ad Arnold Janssen ed a Maria Helena Stollenwerk. La celebrazione è stata presieduta da mons. Franciscus Jozef Maria Wiertz, vescovo di Roermond.
Nata il 28 maggio 1852 a Issum, a quei tempi piccola località del Basso Reno, presso la frontiera con l’Olanda, nella diocesi tedesca di Münster/Westfalia, madre Stenmanns fin da ragazza cominciò a prendersi cura dei poveri e ad aiutare le persone in difficoltà; per lei fu decisivo l’incontro con Arnold Janssen, a Steyl. Il futuro santo le chiese di far parte della nuova Congregazione missionaria che stava fondando. L’ammissione della religiosa risale al 12 febbraio 1884. Dieci anni dopo, Jozefa Stenmanns emise i primi voti nella Congregazione delle Serve dello Spirito Santo, il nuovo Istituto fondato da Jansenn e Maria Elena Stollenwerk, diventando maestra delle postulanti e in seguito superiora generale. Diede un importante contributo all’espansione missionaria della congregazione in America Latina, Stati Uniti e Africa, e quando morì a Steyl – il 20 maggio 1903 – lo stesso Janssen le attribuì il titolo di cofondatrice. Il 14 maggio del 1991 è stata proclamata l’eroicità delle virtù della Serva di Dio e il primo giugno 2007, dopo il riconoscimento di un miracolo attribuito all’intercessione della religiosa, Benedetto XVI ha promulgato il decreto per la sua beatificazione.
Bioetica e difesa della vita nell'esperienza umana e ministeriale di mons. Elio Sgreccia
◊ Per lunghi anni, dal suo osservatorio privilegiato, ha levato la sua voce ogniqualvolta i labili confini della ricerca genetica venivano superati da scoperte che mettevano a rischio l'integrità e la dignità della vita umana, secondo i diritti inviolabili della persona e secondo la coscienza cristiana. La scorsa settimana, per l'arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, è giunta l'ora di cedere il passo, per raggiunti limiti di età, al suo successore, l'arcivescovo Rino Fisichella. Al microfono di Fabio Colagrande, mons. Sgreccia descrive come sia stato accolto questo importante traguardo personale, oltre che ministeriale:
R. - E' stato serenamente accolto, nella fiducia di poter offrire anche nell’anzianità un qualche servizio alla vita ancora, soprattutto agli aspetti più applicativi, più pastorali della vita.
D. - Mons. Sgreccia, la sua formazione è legata proprio alla nascita della disciplina della bioetica. In Italia il primo insegnamento di questa disciplina fu creato al Policlinico Gemelli Università Cattolica, nel 1983. E la sua storia personale è proprio legata a questo Ateneo...
R. - Io mi trovavo già da circa 10 anni all’Università Cattolica come assistente ecclesiastico. In quell’ambito, mi occupai anche delle questioni di approccio umanistico alla medicina, di casi morali che capitano nella medicina, e della rivista “Medicina e morale”, che padre Gemelli aveva fondato nel 1950, ancora prima di creare la Facoltà di Medicina, per dibattere appunto gli aspetti etici e morali della prassi medica. E dovendomene occupare naturalmente come redattore, come preparatore di ogni fascicolo, ci fu l’impegno di dover approfondire questi problemi. Soprattutto l’incentivo più forte venne, quando la Santa Sede mi inviò come osservatore al Consiglio d’Europa, proprio negli anni ’80, quando si costituì il gruppo specialistico le Comité ad hoc. Io ero osservatore, quindi ascoltavo e potevo prendere la parola, ma soprattutto dovevo riferire alla Santa Sede la rilevanza di ciò di cui si discuteva. Quindi, lì ho imparato molto. Il confronto tra le diverse tendenze, i diversi saperi e le diverse filosofie, naturalmente pro o contro certe pratiche, certi interventi, erano molto provocatorie ed anche molto istruttive per me. Il che mi consentì, nell’’83, di accettare l’incarico voluto dai miei superiori di passare dall’attività pastorale a quella di docente di Bioetica.
D. - Quella della bioetica, mons. Sgreccia, sembra diventata oggi una sfida culturale centrale, perché secondo lei?
R. – Naturalmente si è posti di fronte ai dilemmi ultimativi. Bisogna che parli concretamente. Trattando di bioetica si affrontano interrogativi concreti, e tra questi - quelli che in questi anni abbiamo affrontato nell’Accademia per la Vita, negli scritti, nei dibattiti - il primo è: qual è il valore della vita umana nel nascere? E poi quando si chiama ancora embrione? Quando comincia il valore di una persona? Quando è grande? Quando ha l’uso di ragione, quando nasce o ancora prima dal momento della fecondazione? Non è una decisione da scherzare, perché la risposta implica se si possa o no fare l’aborto, se si possa o no fare lecitamente la sperimentazione sull’embrione, se dal momento in cui il figlio è concepito nel seno della madre ha il 'peso' e il valore di un adulto. Queste risposte qui sono state tema di tante assemblee dell’Accademia per la Vita, di molte pubblicazioni e rappresentano tutt’oggi un capitolo di quelli che si chiamano non negoziabili. Fin dal primo momento della fecondazione l’essere umano ha valore e deve essere rispettato come persona umana. Questo è un punto di quelli che dovrebbero fare storia
D. – Giovanni Paolo II affermò che l’embrione ha la stessa dignità della persona umana. Eppure ancora oggi questa consapevolezza non sembra abbastanza diffusa non solo a livello dei legislatori, dei politici, ma anche dei singoli fedeli. E’ d’accordo?
R. – Non è sufficientemente diffusa e radicata. Quindi, è un lavoro di penetrazione delle coscienze, e nella cultura e nel modo di vivere e di sentire, che tutt’ora deve proseguire.
Corso estivo internazionale su cultura della vita e aborto, promosso dall'Ateneo pontificio Regina Apostolorum
◊ Una società che permette l’aborto è una società malata. Da questa constatazione prende spunto il VII Corso estivo internazionale di aggiornamento in Bioetica, promosso dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, sul tema “Cultura della vita e aborto: dal confronto alla proposta”. L’iniziativa intende offrire alle famiglie, ai medici e al legislatore strumenti utili a comprendere le odierne sfide etiche legate all’interruzione volontaria di gravidanza. Paolo Ondarza ne ha parlato con padre Fernando Fabò, rettore della Facoltà di Bioetica al Regina Apostolorum:
R. – Il problema, la tragedia dell’aborto è una realtà sociale che ha una profondissima radice psicologica nella nostra natura ferita dal peccato. E’ un problema anche spirituale. Risolvere i problemi economici e sociali non basta. Lo scopo del nostro studio, del nostro approfondimento, è la ricerca della verità ma finalizzata ad una proposta positiva, cioè vedere cosa si può fare per affrontare questa tragedia che tocca credenti e non credenti.
D. – L’aborto oggi ha assunto caratteri diversi si parla di aborto chimico oltre che chirurgico…
R. - Si tratta di una malattia sociale. La società che favorisce in un certo senso l’aborto è una società malata, gravemente ferita, pochi giorni fa il Papa parlava così. Bisogna capire che si tratta di un problema molto complesso, che c’è tutta una problematica di politiche familiari di fondo, c’è una problematica sociale di accoglienza del bambino malato, del bambino imperfetto. Nella società prevale una visione edonistica e utilitaristica che insieme alla mancanza di solidarietà spiega il perchè di questa malattia. Faremo uno studio economico della problematica dell’aborto per capire la realtà nascosta dell’aborto, la marea di soldi che girano attorno al business colossale dell’aborto. La parte forse più toccante riguarda gli approfondimenti sul profilo psicologico nella donna e anche una riflessione sulla figura del padre perchè, anche nella figura paterna c’è una sindrome post aborto.
D. – Si parla già poco delle conseguenze psicologiche per una donna, devastanti, ma le conseguenze per un padre sono quasi del tutto ignorate…
R. – Nella stessa legge 194 la figura paterna è assolutamente assente e questa è una gravissima ingiustizia perchè il figlio viene concepito in due. Si può nascondere nell’inconscio questo problema però prima o poi viene fuori. Questo è un dato di fatto che nella pratica pastorale si ritrova costantemente.
D. – Che cosa il singolo individuo può fare per una cultura della vita?
R. – Può cambiare atteggiamento e favorire la solidarietà, l’accoglienza. Non può essere che ho un vicino nel mio condominio e non so come si chiama. Bisogna cambiare questo aspetto e questo implica anche un impegno personale in tante realtà come per esempio il volontariato. I C.A.F. e il Movimento per la vita non sono realtà astratte, sono costituite da tante persone singole che si danno da fare, però bisogna capire che il volontariato non può sostituire lo Stato, il primo interessato alla vita deve essere lo Stato.
Un Centro dell’Opus Dei offre un futuro di speranza, libero dalla violenza, ai giovani del Bronx
◊ “Droga, delinquenza e povertà”: per molti, nel mondo, sono queste tre parole a definire il quartiere newyorchese del Bronx. Uno stereotipo che l’Opus Dei cerca di sconfiggere, da vent’anni, attraverso il Crotona Achievement Center, una struttura che offre programmi educativi per i ragazzi del difficile quartiere. Nato il 1988, il Centro è frequentato ogni anno da oltre 200 ragazzi, che vengono innanzitutto aiutati a credere in se stessi. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Joe Thomas, studente all’Università Santa Croce di Roma, che per due estati si è impegnato per i ragazzi del Bronx come volontario al Crotona Achievement Center di New York:
R. – I think one of the things of one is surprised when one enters ...
Una delle cose che lascia sorpresi quando si entra nel Crotona Achievement Center nel Bronx è l’elevato livello di preparazione a cui si mira per i giovani. Molti di questi ragazzi vengono da condizioni familiari difficili, dove per esempio un padre ha abbandonato la famiglia e perciò la madre deve prendersi cura di tutti i figli. Sono ragazzi che si confrontano con problemi sociali come la droga e con una certa cultura che impedisce loro di avere grandi ambizioni. Spesso si garantisce loro solo il minimo indispensabile e, per questo, quando si entra per la prima volta in questo Centro, ci si stupisce dell’alto livello offerto. Per esempio: gli studenti hanno un programma di matematica piuttosto avanzato, leggono il quotidiano “The Economist”. I giovani sono insomma sollecitati a raggiungere livelli di grande successo nella società.
D. – Ha una storia personale da raccontarci legata all’esperienza al Crotona Achievement Center?
R. – Yes! I remember when I first went to begin to teach …
Sì! Ricordo quando per la prima volta sono venuto ad insegnare al Centro Crotona. Il coordinatore del Programma mi chiese di insegnare matematica attraverso la fisica. Risposi che pensavo fosse piuttosto difficile riuscirci, perché era estate e d’estate molti giovani pensano di non dover studiare, che sia un tempo piuttosto dedicato al risposo e al divertimento. Ma David, il direttore del Programma, voleva “sfidare” questi giovani e pensava che, attraverso la fisica, avrebbero avuto un approccio pratico, avrebbero visto come poter “usare” le operazioni matematiche. Con mia grande sorpresa, molti dei giovani che hanno partecipato si sono divertiti e li ho visti molto impegnati nelle lezioni. E’ stato commovente vedere come molti di loro mi abbiano ringraziato ...
D. – Quanto è importante la preghiera, l’amicizia con Cristo per questi giovani oppressi dalla violenza prima di entrare nel Crotona Achievement Center?
R. – The Programme tries a total human formation …
Il Programma ha per scopo una formazione umana generale. Intende instillare la formazione cristiana di base, la dottrina cattolica. Per molti di questi giovani si tratta di apprendere le basi elementari del catechismo. Questo è proprio uno degli aspetti migliori del Programma.
D. – Possiamo dire che il Crotona Achievement Center è un luogo di speranza per questi giovani del Bronx?
R. – I think it’s a great beacon of hope for the people of Bronx. …
Credo che sia un grande faro di speranza per la gente del Bronx. Dimostra che i giovani sono in grado di assumersi le loro responsabilità, di essere leader nella società. Quando entri nel Centro senti veramente che questi giovani hanno la forza di cambiare la società, in termini umani e anche in termini cristiani.
La Caritas diocesana e sette organismi di solidarietà aprono a Roma l'"Emporio della carità": supermarket gratuito per i più poveri
◊ Un supermercato di medie dimensioni, all'apparenza come gli altri, con casse automatizzate, carrelli, scaffali e insegne. Ma diverso nello spirito, perché le sue porte si aprono a chi è nel bisogno. E l'"Emporio della carità", una iniziativa condotta dalla diocesi e dal Comune di Roma, in collaborazione con sette tra le maggiori organizzazioni del privato sociale, tra le quali la Caritas diocesana. Nell'Emporio della carità è possibile fare la spesa gratuitamente per tutti coloro che, nella città capitolina, vivono i condizioni di emergenza economica e sociale. Il direttore della Caritas di Roma, mons. Guerino Di Tora, ne parla al microfono di Federico Piana:
R. - Vogliamo veramente dare non tanto una soluzione, ma una risposta di solidarietà, far sentire a coloro che si trovano in questa nuova forma di disagio economico familiare la vicinanza di tutti, soprattutto della Chiesa di Roma, che vuole essere presente con un centro di grande discrezione, perché andando all’emporio ogni famiglia rimane nell’anonimato e può prendere quei prodotti che sono per loro di necessità e non unicamente quelli che gli vengono dati da pacchi già strutturati.
D. – Dobbiamo dire che anche molte famiglie si vergognano e invece l’anonimato garantisce loro una situazione anche più tranquilla...
R. – Non solo più tranquilla, ma di grande rispetto, perchè quello è un vero e proprio supermarket, con 300 prodotti circa diversificati, dove quindi la famiglia può prendere ciò che gli è necessario: prodotti per i bambini, prodotti per l’igiene, per la scuola... Diventa un modo, attraverso il quale vogliamo anche far rispettare la dignità di chi per varie situazioni contingenti si viene dall’oggi al domani a trovare, come purtroppo accade, sotto la soglia della povertà.
D. – A Roma quante sono le famiglie in difficoltà? Avete calcolato questo? Avete fatto un calcolo?
R. – Il calcolo non è facile da fare, anche perché molte famiglie non ci conoscono. Ci sono vari Enti, sia della Pubblica amministrazione – tipo il Comune o le municipalità – e ci sono le parrocchie, le altre associazioni del privato sociale, che hanno ognuna dei numeri. Poi, c’è una certa fluttuazione. Noi immaginiamo che, partendo adesso, in via sperimentale - in questi primi sei mesi con 200 famiglie - dovremmo, l’anno prossimo, arrivare a mille, ma calcoliamo di poter aumentare e soprattutto, qualora il discorso riuscisse ad andare bene - perchè lo stiamo portando avanti non solo come Caritas, ma insieme alle altre associazioni - immaginiamo poi di poter ampliare il raggio d'azione anche in altre zone di Roma, perché questo Emporio si trova a Ponte Casilino.
Il Festival Pontino di Musica festeggia oggi a Sermoneta i 100 anni del compositore americano Elliott Carter
◊ Questo pomeriggio alle ore 19.30 il Festival Pontino di musica dedicherà il secondo concerto della 44 edizione ai 100 anni del compositore americano Elliott Carter. Il concerto si terrà a Sermoneta nell’Abbazia di Valvisciolo, uno tra gli esempi più belli di architettura in stile romanico-cistercense. Il concerto è tra gli appuntamenti di spicco di questa edizione del Pontino che rende così omaggio a uno dei più raffinati compositori statunitensi viventi. Nato a New York, l’11 Dicembre 1908, alle soglie dei 100 anni Elliott Carter ha composto più di 130 opere, 30 delle quali negli ultimi 10 anni, 9 solo nel 2007. Il concerto di stasera, a cura di Heinz Holliger, vedrà sul palco lo stesso Holliger come interprete insieme ad altri musicisti e come autore di opere, alcune delle quali proprio in onore di Carter. Holliger è un grande amico di Carter e interprete prediletto della sua musica. Il concerto si aprirà con “A Birthday hansel for Elliott” per oboe e arpa di Holliger e proseguira in un’altenanza di brani di Carter e Holliger alcuni dei quali in prima esecuzione assoluta. Di Carter ascolteremo “Scrivo in vento” e “Tempo e tempi” e molto altro ancora. Il compositore statunitense è stato spesso ospite delle edizioni passate del Festival Pontino dove ha attivamente partecipato agli incontri di musica contemporanea e dove sono state eseguite in prima assoluta diverse sue composizioni. Nel nuovo millennio dunque il festival Pontino e il suo Campus Internazionale di musica sono ben lieti di festeggiarlo mentre sia avvia a compiere 100 anni. (Per la Radio Vaticana Silvia Mendicino)
Perù: la Conferenza episcopale annuncia la 17.ma Settimana nazionale liturgica
◊ “La Parola di Dio nella vita liturgica della Chiesa”: sarà questo il tema della 17.ma Settimana sociale liturgica, che si svolgerà in Perù dal 5 al 7 agosto. Ad annunciarlo, la Commissione episcopale liturgica dell’Assemblea dei vescovi peruviani. L’incontro si terrà presso il Collegio del Gesù nel distretto di Pueblo Libre e sarà coordinato da padre Aurelio Garcìa Macìas, dottore in Liturgia del Pontificio Istituto “Sant’Anselmo” di Roma. Intanto, nel Paese sudamericano, si è svolta nei giorni scorsi la Settimana sociale delle Regioni centrali, promossa dalla Commissione episcopale per l’azione sociale (CEAS), insieme alla Pastorale sociale e della dignità umana dell’arcidiocesi di Huancayo. I lavori, a cui hanno preso parte anche l’arcivescovo della città e presidente della CEAS, mons. Pedro Barreto SJ e Jorge Lafosse, segretario generale della Caritas del Perù, si sono incentrati sul tema: “40 anni di servizio della Chiesa nell’evangelizzazione e nella promozione umana”. Tra gli argomenti presi in esame la promozione dei diritti umani e la salute integrale della persona. (I.P.)
"No a speculazioni su chi soffre": l'appello della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger
◊ Comprensione ma non giustificazione. È l’atteggiamento della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger verso le proteste delle popolazioni delle loro diocesi che, afflitte dalla fame e dal caro-vita, si sono lasciate andare recentemente ad atti di violenza e distruzione. In un messaggio, giunto al termine della terza Assemblea plenaria dell’Anno pastorale 2007-2008, i presuli hanno richiamato tutti a “comportamenti responsabili” ed hanno espresso disapprovazione verso ogni forma di “speculazione di commercianti e operatori economici sulle sofferenze dei poveri”. Dall’inizio del 2008 – si legge oggi sull’Osservatore Romano – il popolo Burkinabé vive dei momenti difficili a causa dell’aumento generalizzato dei prezzi e le marce di protesta e gli scioperi sono talvolta degenerati in gravi disordini. Nelle riflessioni finali, i presuli affermano che, sebbene l’aumento dei prezzi investa tutti i Paesi del mondo, le conseguenze nelle aree in via di sviluppo sono particolarmente pesanti per via “dello squilibrio nelle regole del commercio internazionale, del caro-petrolio, della speculazione sul costo dei cereali, del degrado dell’ambiente naturale, senza nascondere i limiti delle politiche agricole su scala nazionale e globale”. “La fame e la malnutrizione non sono una fatalità” ricordano i vescovi dei due Paesi africani richiamando il recente messaggio di Benedetto XVI al vertice della Fao a Roma. Per questo, concludono, sono lodevoli gli tutti sforzi compiuti dai governi per far fronte all’emergenza e promuovere il dialogo tra attori pubblici e privati del sistema economico. (S.G.)
GMG Sidney 2008: oltre 450 appuntamenti in programma nel calendario dello Youth Festival
◊ Sviluppo sostenibile, ambiente, sessualità, giustizia sociale, dialogo tra fedi: sono questi alcuni dei temi che fanno da sfondo al programma dello Youth festival, in programma dal 15 al 20 luglio – all’interno della Giornata della Gioventù – ogni pomeriggio dalle 2 del pomeriggio alle 10 della sera. “Sarà un tempo offerto ai giovani per discutere dei principali temi di attualità e mettere in comune i vari punti di vista”, afferma mons. Anthony Fisher, vescovo coordinatore della GMG. Il calendario delle manifestazioni dello Youth Festival – informa l’agenzia SIR – è disponibile sul sito www.wyd2008.org/youthfestival e prevede un Forum con il cardinale Christoph Schönborn sulla creazione ed evoluzione, una Tavola rotonda sulla sessualità con il teologo Christopher West, un dibattito sul dialogo interreligioso con il nunzio apostolico in Egitto, mons. Michael Fitzgerald. Non mancheranno, infine, mostre e confronti sul traffico di esseri umani, obiettivi del Millennio, sulla parità della donna e perfino una discussione sul Codice da Vinci. In totale saranno ben 450 gli eventi proposti dallo Youth festival che comprendono anche musica, teatro ed esposizioni. Rientra in questa categoria la mostra dedicata alle vocazioni, promossa da oltre 100 movimenti giovanili per raccontare le diverse chiamate che si vivono all’interno della Chiesa. Tra gli appuntamenti musicali, invece, suscita grande attesa il concerto live Receive the Power, che avrà luogo venerdì 18 luglio, subito dopo la Via Crucis, a Barangaroo. Ad esibirsi sotto il segno dell’unità, tema cardine dell’evento, artisti di diversa provenienza geografica e culturale: dal cattolico Matt Maher con la sua band ai pentecostali Darlene Zschech e Hillsong Uniting, all'ex-gangster John Pridmore e al seminarista Robert Galea. (S.G.)
Si è chiuso ad Amman il Convegno del Centro studi Oasis sulla libertà religiosa, "un bene per ogni società"
◊ “Nella nostra società globalizzata, la tensione tra libertà religiosa e identità tradizionale di un popolo sta diventando scottante perché chiunque può incontrare chiunque senza reti di protezione”. Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, in occasione della conclusione della due giorni di lavori, ad Amman, del Convegno promosso dal Centro internazionale di studi e ricerche Oasis, fondato dal porporato nel 2004. Per l’occasione – informa l’Osservatore Romano – ottanta tra religiosi ed esperti del mondo ecclesiastico e culturale di venti Paesi, si sono riuniti per discutere sul tema: “La libertà religiosa: un bene per ogni società”. Da parte di tutti l’impegno ad approfondire la conoscenza tra comunità cristiane e musulmane, al fine di valorizzare il dialogo. “Gli appelli al dialogo – ha affermato il direttore del Royal institute for inter-faith studies, Hasan Abû Ni’mah – per aver successo devono armarsi di tutto punto per fronteggiare le mentalità della guerra, del fondamentalismo e del non rispetto per l’uomo”. Da qui il ruolo fondamentale della religione, “qualsiasi religione, punto di riferimento per la morale”. Tra i partecipanti al Convegno anche Hanna Michael Salameh, membro dell’Unione dei letterati della Giordania e della Lega giordana per la tutela dei diritti dell’uomo, Khaled Abd ar-Ra’ufal Jaber, dell’Università di Petra, e il direttore dell’Istituto per gli studi sull’Europa orientale di Eichstätt, in Baviera, Nikolaus Lobkowicz. (S.G.)
Europa e Islam: a Villa Cagnola, vicino Varese un Seminario internazionale per "costruire un dialogo vero"
◊ “Per costruire un dialogo vero tra l’Europa e l’Islam, fatto di ascolto e confronto reciproco, che porti alla costruzione della casa comune europea”, è fondamentale che “si aiuti l’Islam a sentirsi europeo, ad attuarsi dentro questo contesto e questa civiltà, pur mantenendo la propria identità e le proprie caratteristiche specifiche”. Da questa convinzione partirà il seminario internazionale di studi sul tema “Libertà religiosa: verso un Islam europeo?” che si terrà a Villa Cagnola di Gazzada, nei pressi di Varese, il 4 e il 5 luglio prossimi. Il Centro studi di proprietà della Santa Sede, che da trent’anni ospita conferenze, corsi e sessioni di ricerca sull’integrazione e il dialogo interculturale, accoglierà, fra gli altri, padre Samir Khalil Samir, Sumaya Abdel Qader, mons. Gianfranco Bottoni, Khaled Fouad Allam. L’iniziativa – informa l’agenzia SIR – è stata promossa dall’Istituto superiore di Studi religiosi e dalla Fondazione ambrosiana Paolo VI, in collaborazione con la diocesi di Milano. Il 4 luglio è prevista una Tavola rotonda aperta al pubblico, mentre il giorno successivo il Seminario si svolgerà a porte chiuse e vedrà la partecipazione di una ventina di persone tra studiosi e docenti universitari, esponenti della cultura e del pensiero cattolico e laico e personalità dell’Islam moderato italiano e internazionale. Questo appuntamento, prosegue il percorso avviato l’ottobre scorso dal convegno su “Libertà religiosa pietra miliare della nuova Europa”, presieduto dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. (S.G.)
Immigrazione irregolare: MSF denuncia l'aumento degli sbarchi a Lampedusa e il peggioramento delle condizioni di salute tra i nuovi arrivati
◊ Sbarchi di immigrati quadruplicati a Lampedusa. La denuncia viene da Medici Senza Frontiere, presente sull’isola siciliana con un team che fornisce prima assistenza. Secondo i dati raccolti dall’associazione umanitaria, mentre tra gennaio e giugno del 2007 gli stranieri giunti illegalmente in Italia via mare sono stati 1960, nello stesso periodo di quest’anno se ne contano 8500. Sempre più numerose, poi, le donne protagoniste dei ”viaggi della speranza” (passate dall’8 all’11%) e, come spiega il capo della missione italiana MSF Antonio Virgilio, “è decisamente cresciuto anche il numero dei clandestini provenienti dal Corno d'Africa. In questi sei mesi sono stati il 30 per cento: molti di loro arrivano da Sudan e Somalia, Paesi in cui c’è la guerra e quindi sono potenziali richiedenti asilo. Un dato che dovrebbe sensibilizzare ancor di più le istituzioni rispetto al problema dell’immigrazione”. Sempre secondo MSF – informa l’ANSA – il 5 per cento dei migranti sbarcati a Lampedusa sono minorenni. L'associazione denuncia, inoltre, che le condizioni di salute dei clandestini sono peggiorate rispetto al passato. “Gli extracomunitari sono costretti a viaggi sempre più pericolosi e disagevoli. Chi organizza i traffici non usa più i grossi barconi, ma stipa uomini, donne e bambini su gommoni di piccole dimensioni. E la permanenza in mare è sempre più lunga: i migranti viaggiano anche per 8 giorni, abbandonati a loro stessi, senza acqua e cibo”. Le conseguenze delle mutate condizioni del viaggio sono evidenti al team di MSF di Lampedusa (un medico, due infermieri e un mediatore culturale). “Spesso - dice Virgilio - ci troviamo davanti a persone in ipotermia, disidratate e sotto shock”. (A cura di Silvia Gusmano)
Roma ripristina il Crocifisso nella strada che ne porta il nome
◊ In un tempo in cui la presenza del Crocifisso negli edifici pubblici viene messa in discussione, un intero quartiere ne ottiene il ripristino nella pubblica via. Dopo dieci anni e un lungo iter amministrativo promosso dalla comunità parrocchiale di Santa Maria alle Fornaci, via del Crocifisso a Roma domani ritroverà il simbolo che le ha dato il nome. Il Comune, infatti, ha concesso alla storica strada che costeggia la Stazione di San Pietro, l’area per la nuova edicola sacra, costruita con le donazioni dei cittadini. Sarà il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, ad inaugurare l’opera, rinnovando il legame con l’antico quartiere delle Fornaci, dove un tempo si cuocevano i mattoni che per secoli hanno alimentato la Fabbrica di San Pietro. La cerimonia avrà inizio alle ore 18, con la Messa e una riflessione sull’importanza della croce, nella storia e nella vita degli uomini. Al termine, il Crocifisso verrà portato in processione per le vie circostanti e apposto nella nuova edicola, alla presenza di alcune autorità istituzionali. Contestualmente, sarà scoperta una targa in memoria dei caduti di Nassyria, con un pensiero di Giovanni Paolo II sulla pace, in omaggio al presidio dei Carabinieri, che sorge innanzi alla costruzione. (S.G.)
Zimbabwe: mancano i risultati del ballottaggio presidenziale ma Robert Mugabe si proclama vincitore. Alcuni Paesi africani chiedeono l'intervento armato
◊ Nello Zimbabwe è fissata per le prossime ore la cerimonia di investitura del presidente Robert Mugabe, che si è proclamato vincitore del secondo turno delle presidenziali nonostante i risultati ufficiali del ballottaggio siano slittati a domani. E’ unanime la condanna della comunità internazionale che definisce una “farsa” la tornata dopo il ritiro del leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai per le manipolazioni e le intimidazioni subite dal suo gruppo. Intanto la questione finisce sul tavolo dell’Unione Africana, che domani si riunirà in Egitto. Il servizio:
Il ballottaggio non è stato “né libero né equo” secondo gli osservatori del Parlamento Panafricano (PAP) che hanno chiesto nuove elezioni. Sulla stessa linea anche Desmond Tutu, arcivescovo anglicano di Città del Capo, e premio Nobel per la Pace, che, assieme al premier kenyota Raila Odinga, non ha escluso un intervento militare sotto l’egida dell’ONU o dell’Unione Africana. La questione è in primo piano nell’agenda dei capi di Stato e di governo dei Paesi africani membri del Consiglio di Pace e di Sicurezza, riuniti alla vigilia del vertice dell’Unione Africana di domani in Egitto. All’appuntamento è attesto anche Robert Mugabe, che – affermano fonti governative - si appresta alla cerimonia di giuramento, in programma nelle prossime ore, che sancisce l’inizio del suo sesto mandato presidenziale. Tutto è pronto per i festeggiamenti alla Casa dello Stato di Harare, la residenza ufficiale del presidente. Poco importa se i risultati ufficiali arriveranno domani in mattinata. La commissione elettorale dello Zimbabwe ha confermato che lo spoglio andrà avanti per tutta la notte perché alcuni dati provenienti delle zone rurali sono in ritardo. Intanto, mentre Mugabe sarebbe d’accordo a colloqui per risolvere la crisi, il leader dell’opposizione, Tsvangirai, ha rifiutato l’invito alla cerimonia di insediamento e ha chiesto agli altri Stati africani di non riconoscere la rielezione del suo avversario. Iin un’intervista alla stampa britannica, Tsvangirai si è detto comunque disponibile ad un Governo di unità nazionale con l’obiettivo di elaborare di comune accordo una nuova costituzione e 'traghettare' il Paese verso nuove elezioni, dando nel frattempo a Mugabe il titolo di presidente ma con ruoli sostanzialmente onorifici.
Israele-Libano
Il premier israeliano Ehud Olmert ritiene che siano morti i due militari catturati da Hezbollah nella guerra di due anni fa. Il premier si è tuttavia espresso a favore dell’intesa con i miliziani sciiti che prevede la liberazione di 5 libanesi, detenuti nelle carceri israeliane, in cambio dei due soldati. L’Esecutivo sta valutando in queste ore il via libera alla trattativa. Diversi i ministri pronti a votare favorevolmente. Ferma invece l’opposizione dei Servizi segreti.
Conflitto israelo-palestinese
Israele in mattinata ha riaperto i valichi di frontiera con Gaza, dopo la chiusura decretata quattro giorni fa in risposta al lancio di razzi da parte di miliziani palestinesi, violando la tregua siglata con Hamas. Intanto in Cisgiordania si registra una nuova vittima palestinese. Si tratta di un adolescente ucciso dal fuoco di soldati di Gerusalemme
Iraq
Ancora sangue in Iraq. Sette poliziotti sono morti per lo scoppio di un autobomba a Dhuluiya, a nord di Baghdad. Altri due militari sono rimasti feriti.
Afghanistan
Sempre tesa la situazione anche in Afghanistan. Almeno tredici poliziotti e una decina di Talebani sono morti in combattimenti nell’ovest e nel centro del Paese, mentre a nord hanno perso la vita 8 guardie di frontiera. L’ISAF intanto ha reso nota la morte di un soldato britannico avvenuta ieri per l’esplosione di una bomba a Lashkar Gah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand e roccaforte dei Talebani. Sale così a 109 il bilancio dei soldati stranieri uccisi nel Paese dall’inizio dell’anno.
Segretario di Stato USA in Cina
Prosegue la missione in estremo oriente del segretario di Stato americano, ,Condoleezza Rice che oggi è arrivata in Cina per visitare le zone colpite dal devastante sisma del 12 maggio scorso. In seguito, nella capitale Pechino, l’incontro con il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi. Domani invece il colloquio con il presidente Hu Jintao e il primo ministro Wen Jiabao.
India
Una quarantina di poliziotti indiani sono dispersi in mare in seguito al naufragio della loro imbarcazione, causato da un attacco di ribelli maoisti. Lo riferisce l’agenzia di stampa indiana PTI, precisando che solo 16 agenti sono riusciti a raggiungere la riva: è successo davanti alla costa dello Stato dell'Orissa, nel Golfo del Bengala. Una bomba in un mercato di Kuramikata, nello Stato nordorientale dell’Assam, ha invece provocato almeno sei morti e una quarantina di feriti.
Corea del Sud
Centinaia di persone, fra cui molti agenti di polizia, sono rimaste ferite a Seoul in Corea del Sud negli scontri fra agenti e manifestanti che protestavano contro la ripresa delle importazioni di carne dagli Stati Uniti, nel timore che possano essere contaminate dal “morbo della mucca pazza”. La Polizia ha usato le maniere forti per disperdere almeno 15 mila persone. Una cinquantina gli arresti.
Gli 80 anni del presidente Napolitano“Auspico un clima più sereno e costruttivo nella politica italiana e nella vita istituzionale” E’ quanto affermato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Capri dove festeggia oggi il suo ottantatreesimo compleanno. Messaggi di auguri gli sono stati inviati dalle più alte cariche dello Stato.
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 181
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