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Sommario del 27/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cardinale Vallini è il nuovo vicario del Papa per la diocesi di Roma. Benedetto XVI ringrazia il cardinale Ruini per la sua lungimiranza nel servizio al Vescovo di Roma e alla Chiesa italiana
  • La Chiesa non può tacere la buona notizia dell’amore di Cristo: così il Papa ai vescovi di Hong Kong e Macao in visita "ad Limina"
  • Nomine
  • Iniziato con la celebrazione del "Vespro ecumenico" il Triduo di preparazione all'apertura dell'Anno Paolino. La figura dell'Apostolo nel pensiero di p. Cesare Atuire
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Passo in avanti nel negoziato nucleare in Nord Corea: abbattuta una torre di raffreddamento in uno stabilimento atomico. Intervista con Arduino Paniccia
  • Il nuovo presidente di UNICEFItalia, Vincenzo Spadafora: stimolare le istituzioni a prendere le giuste decisioni in favore dell'infanzia
  • Il Programma brasiliano della Radio Vaticana festeggia 50 anni di servizio. Nella cappella dell'emittente, la Messa celebrata dal cardinale Hummes
  • Presentato il libro "Come funziona il Vaticano". Intervista con l'autore, Enzo Romeo
  • Chiesa e Società

  • I vescovi dei Paesi del G8 chiedono ai loro leader di prendere misure concrete su povertà e cambiamenti climatici
  • In Mali, il VII Forum dei popoli per l’Africa, alternativa al G8 in Giappone
  • Allarme per lo Zimbabwe in una lettera all’ONU dal Consiglio ecumenico delle Chiese e dalla Federazione cristiana studentesca
  • Situazione catastrofica in Somalia ma gli aiuti continuano a diminuire
  • L’UNICEF ha presentato un rapporto sui rischi di ritardo mentali dovuti alla carenza di iodio
  • L’UNESCO lancia un nuovo progetto di lotta al razzismo: una coalizione internazionale di città
  • I vescovi brasiliani ricordano che un chierico non può rivestire incarichi politici
  • Pakistan: i rapimenti dei cristiani preoccupano la comunità cristiana locale
  • USA: secondo i vescovi degli Stati Uniti, più del 90% degli americani sono religiosi
  • Il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa approva un documento sulla “dignità, la libertà e i diritti dell’uomo”
  • Le delegazioni di giovani di India e Singapore si preparano a partire per la GMG
  • Francia: una due giorni a Parigi per discutere di salvaguardia delle chiese
  • Secondo incontro eucaristico a Roma al Circo Massimo per la preghiera notturna
  • Concluso il convegno delle Caritas diocesane riunite ad Assisi
  • Lourdes: le parole del cardinal Dionigi Tettamanzi in occasione del pellegrinaggio della diocesi di Milano
  • Torino: messaggio del cardinale Poletto per i 25 anni dell' "Arsenale della pace"
  • Nel monastero delle Clarisse a Roma l’incontro “Comunicazione e clausura” tra suore e giornalisti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Urne aperte in Zimbabwe per il contestato secondo turno delle presidenziali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cardinale Vallini è il nuovo vicario del Papa per la diocesi di Roma. Benedetto XVI ringrazia il cardinale Ruini per la sua lungimiranza nel servizio al Vescovo di Roma e alla Chiesa italiana

    ◊   Il cardinale Agostino Vallini è il nuovo vicario del Papa per la diocesi di Roma. Benedetto XVI ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti d'età, dal cardinale Camillo Ruini agli incarichi di vicario generale per la diocesi di Roma e di arciprete della Papale Arcibasilica Lateranense ed ha chiamato a succedergli il cardinale Vallini, 68 anni, finora prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Stamani, in Sala Clementina, il Papa ha ricevuto i due porporati assieme agli officiali del Vicariato. Un’udienza nella quale Benedetto XVI ha ringraziato il cardinale Ruini per il lavoro svolto ed ha accolto e incoraggiato il cardinale Vallini nel suo nuovo incarico. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Intelligenza e sapienza: queste, ha detto con gratitudine Benedetto XVI, sono state le doti che il cardinale Camillo Ruini ha messo al servizio del Papa, della Chiesa e della Santa Sede. Un “contributo rilevante”, quello offerto dal porporato, con il quale, ha ricordato il Pontefice, ho collaborato in tante occasioni e in particolare “sui temi dei convegni ecclesiali diocesani, tesi a rispondere alle principali urgenze pastorali tenendo conto del contesto sociale e culturale” di Roma. Quindi, il Papa si è soffermato su una grande intuizione del cardinale Ruini:

     
    “Tutti sappiamo che il 'progetto culturale' è una particolare iniziativa della Chiesa italiana dovuta allo zelo e alla lungimiranza del cardinale Ruini, ma questa espressione, 'progetto culturale', più in generale e radicalmente richiama il modo di porsi della Chiesa nella società: il desiderio cioè della comunità cristiana - rispondente alla missione del suo Signore - di essere presente in mezzo agli uomini e alla storia con un progetto di uomo, di famiglia, di relazioni sociali ispirato alla Parola di Dio e declinato in dialogo con la cultura del tempo”.

     
    Per questo, ha proseguito, il cardinale Ruini ha dato “un esempio che rimane al di là delle iniziative del momento, un esempio nell’impegno di “pensare la fede”, in assoluta fedeltà al Magistero della Chiesa, con puntuale attenzione agli insegnamenti del Vescovo di Roma”. E al tempo stesso, ha detto, “in costante ascolto delle domande che emergono dalla cultura contemporanea e dai problemi dell’attuale società”. Benedetto XVI è così tornato con la memoria agli ultimi anni del secolo scorso, quando, nel 1991, il cardinale Ruini fu chiamato da Giovanni Paolo II a succedere al cardinale Poletti. Un “tempo straordinario”, tanto più, ha notato, per chi “ha avuto in sorte di viverli al fianco di un autentico gigante della fede e della missione della Chiesa”, come Karol Wojtyla:

     
    “Collaborando strettamente con lui siamo stati 'trascinati' dalla sua eccezionale forza spirituale, radicata nella preghiera, nell’unione profonda con il Signore Gesù Cristo e nell’intimità filiale con la sua Madre Santissima. Il carisma missionario del Papa Giovanni Paolo II ha avuto, come è giusto, un influsso determinante sul periodo del suo Pontificato, in particolare sul tempo di preparazione al Giubileo del 2000”.

     
    Questo carisma missionario, ha sottolineato, si è potuto verificare direttamente nella diocesi di Roma, proprio grazie all’impegno costante del cardinale vicario e dei suoi collaboratori:

     
    “Come esempio di questo mi limito a ricordare la Missione cittadina di Roma e i cosiddetti 'Dialoghi in Cattedrale', espressione di una Chiesa che, nel momento stesso in cui andava prendendo maggiore coscienza della sua identità diocesana e ne assumeva progressivamente la fisionomia, si apriva decisamente a una mentalità missionaria e ad uno stile coerente con essa, mentalità e stile destinati a non durare solo il tempo di una stagione, bensì, come è stato spesso ribadito, a diventare permanenti”.
     
    Questo, ha detto il Papa, “è un aspetto particolarmente importante, di cui desidero renderLe merito”, tanto più, ha costatato, visto che è stato promosso dal cardinale Ruini “anche a livello dell’intera nazione italiana, quale presidente della Conferenza episcopale”:

     
    “La sollecitudine per la missione è stata sempre accompagnata e sostenuta da un’eccellente capacità di riflessione teologica e filosofica, che Ella ha manifestato ed esercitato fin dagli anni giovanili. L’apostolato, specialmente nel nostro tempo, deve nutrirsi costantemente di pensiero, per motivare il significato dei gesti e delle azioni, altrimenti è destinato a ridursi a sterile attivismo”.
     
    Benedetto XVI non ha poi mancato di dare il suo benvenuto al cardinale Agostino Vallini suo nuovo Vicario per la diocesi di Roma:

     
    “Lo saluto con grande affetto e lo accolgo nel nuovo incarico, che gli affido tenendo conto della sua esperienza pastorale, maturata dapprima quale ausiliare nella grande Diocesi di Napoli e poi come vescovo di Albano; esperienze a cui egli unisce provate doti di saggezza e di affabilità”.
     
    Il Papa si è detto certo che nel suo nuovo incarico, il cardinale Vallini potrà avvalersi di quanti lavorano nel Vicariato a Roma. Il Papa lo ha quindi incoraggiato a “fare sempre meglio per il bene della Chiesa che è a Roma”. Sentimenti di gratitudine ed emozione hanno contraddistinto il discorso di congedo del cardinale Ruini al Papa:

    “Padre Santo, essere il Suo primo collaboratore nella Diocesi di Roma è stata certo una grande responsabilità, ma soprattutto un dono e una gioia, una fonte costante di arricchimento spirituale. I diciassette anni e mezzo in cui ho esercitato questo ministero rimarranno nella mia memoria come un lungo tempo di grazia”.
     
    Il cardinale Ruini ha rivolto un pensiero speciale al suo successore a cui, ha detto, lo legano “una stima profonda e un’amicizia antica”. Il porporato ha quindi assicurato la sua costante preghiera per “l’amata Chiesa di Roma”. E' stata poi la volta del cardinale Vallini, che ha espresso la sua profonda gratitudine al Papa ed ha sottolineato l'importanza del suo nuovo incarico:

     
    "Sono consapevole del rapporto unico che la Chiesa di Roma ha con il Romano Pontefice. Rapporto che implica una speciale partecipazione della comunità ecclesiale alla sollecitudine universale del suo vescovo, nè mi sfugge il compito di esemplarità a cui la nostra Chiesa è chiamata verso tutte le altre Chiese sparse nel mondo".
     
    Il cardinale Vallini ha quindi ribadito l'impegno della Chiesa di Roma "ad educare alla Speranza, continuando con rinnovata lena ad annunciare il Vangelo".

     
    Il cardinale Agostino Vallini, già prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, è nato a Poli, piccolo paese in provincia di Roma e in diocesi di Tivoli, il 17 aprile 1940. E’ stato ordinato sacerdote il 19 luglio 1964 dal vescovo ausiliare di Napoli, mons. Vittorio Longo, per volere dell'arcivescovo, il cardinale Alfonso Castaldo. Desiderando perfezionare gli studi in ecclesiologia, nello stesso 1964 fu inviato a Roma a specializzarsi in Diritto canonico, in vista del futuro insegnamento nella Facoltà Teologica partenopea. Gli anni romani furono molto intensi, vissuti nel clima del Concilio Vaticano II. Si iscrisse alle Facoltà giuridiche della Pontificia Università Lateranense, presso le quali ha conseguito il dottorato in utroque iure.

    Conclusi gli studi romani, nel 1969, ritornò a Napoli dove cominciò ad insegnare diritto canonico. Dopo due anni, su proposta del rettore della Lateranense, mons. Pietro Pavan, fu chiamato a ricoprire l'incarico di docente di “Diritto pubblico ecclesiastico”. Nel 1978 ha lasciato l'insegnamento al Laterano per fare ritorno a Napoli, dove ha rivestito l’incarico di rettore del Seminario Maggiore, fino al 1987, quando fu nominato decano della sezione San Tommaso della Facoltà Teologica dell'Italia meridionale. Nel 1989, Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo ausiliare di Napoli. Dopo undici anni di servizio nella diocesi partenopea, il 13 novembre 1999 venne trasferito alla Chiesa Suburbicaria di Albano, dove ha esercitato il ministero episcopale per cinque anni.

    In seno alla Conferenza episcopale italiana, il cardinale Vallini è stato per molti anni membro della Commissione per i problemi giuridici e, da ultimo, presidente del Comitato per gli enti e beni ecclesiastici della CEI. Nel 2004, Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, promuovendolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. È anche presidente della Corte di Cassazione dello Stato della Città del Vaticano e, dal 15 settembre 2007, presidente della Commissione per gli Avvocati. Nel 2006, Benedetto XVI lo ha creato cardinale. È membro delle Congregazioni delle Cause dei Santi; per i Vescovi; per gli Istituti di vita consacrata - e le Società di vita apostolica; per l'Evangelizzazione dei Popoli; del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

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    La Chiesa non può tacere la buona notizia dell’amore di Cristo: così il Papa ai vescovi di Hong Kong e Macao in visita "ad Limina"

    ◊   “Si può essere autentici cinesi e autentici cattolici”: sono parole del Papa nel discorso ai vescovi di Hong Kong e Macao ricevuti in visita ad Limina. Benedetto XVI, sottolineando la vitalità delle comunità diocesane di Honk Kong e Macao, esprime l’auspicio “che arrivi presto il giorno in cui anche i confratelli della Cina continentale possano venire a Roma in pellegrinaggio”. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Cristo è, anche per la Cina, un maestro, un Pastore, un Redentore amoroso: la Chiesa non può tacere questa buona notizia”. Così Benedetto XVI ribadisce che il “Signore ha conferito a ogni uomo e a ogni donna il diritto di udire l’annuncio di Cristo”, udire che Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi. A questo diritto - spiega il Papa - corrisponde un dovere: quello di evangelizzare. Sottolinea che “ogni attività della Chiesa ha un’essenziale dimensione evangelizzatrice e non deve mai essere separata dall'impegno per aiutare tutti a incontrare Cristo nella fede, che è il primario obiettivo dell'evangelizzazione”. E dunque, afferma che “il fatto sociale e il Vangelo sono semplicemente inscindibili tra loro”. Definisce la società attuale “complessa” e analizza aspetti diversi della globalizzazione: da una parte, “crescenti vincoli sociali e culturali promuovono un senso di solidarietà e di responsabilità condivisa; dall’altra, si avvertono “segni inquietanti di una frammentazione e di un certo individualismo in cui domina il secolarismo”.

     
    Di fronte a tutto questo il Papa ribadisce la “necessità di un’adeguata formazione permanente del clero”, invitando i vescovi a “pensare in particolare al giovane clero sempre più sottoposto a nuove sfide pastorali”. Ricordando che la nuova evangelizzazione costituisce il compito essenziale e indilazionabile della Chiesa, Benedetto XVI parla del ruolo delle scuole cattoliche e dei movimenti ecclesiali. Delle scuole cattoliche ricorda il “contributo notevole alla formazione intellettuale, spirituale e morale delle nuove generazioni”, per poi usare parole di incoraggiamento per le diocesi di Honk Kong e Macao dove - sottolinea - “questi centri educativi incontrano nuove difficoltà”. In relazione ai Movimenti ecclesiali, chiede di andare loro incontro “con molto amore” definendoli “una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II”. Esprime poi la preghiera affinchè anche i movimenti pongano ogni impegno per armonizzare le loro attività con i programmi pastorali e spirituali delle Diocesi. Infine, l’incoraggiamento “ad un sempre maggiore impegno nel ricercare i mezzi più adatti per rendere il messaggio cristiano di amore più comprensibile” in Honk Kong e Macao, “testimoniando che si può essere autentici cinesi e autentici cattolici”.

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    Nomine

    ◊   Con la nomina del cardinale Agostino Vallini come suo nuovo vicario per la diocesi di Roma, Benedetto XVI ha proceduto anche alla nomina del nuovo prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, incarico finora ricoperto dallo stesso Vallini. A succedergli, il Papa ha chiamato mons. Raymond Leo Burke, finora arcivescovo di Saint Louis. In Germania, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Essen, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Franz Grave. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Ludger Schepers, finora parroco e decano a Duisburg. Il neo presule, 55 anni, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà teologica dell’Università di Bochum. Ordinato sacerdote, è stato parroco, decano del Decanato di Duisburg-Sud e nel 1995 - dopo aver ottentuto la licenza in Diritto Canonico - Giudice del Tribunale diocesano di Essen. Nel 2006, ha assunto la nuova parrocchia di S. Giuda Taddeo, generata dalla fusione di diverse parrocchie vicine di Duisburg. Nel 2007, gli è stato conferito il titolo di Cappellano di Sua Santità.

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    Iniziato con la celebrazione del "Vespro ecumenico" il Triduo di preparazione all'apertura dell'Anno Paolino. La figura dell'Apostolo nel pensiero di p. Cesare Atuire

    ◊   Il Triduo di preghiere nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, che sarà concluso dalla solenne apertura che Benedetto XVI farà sabato prossimo dell’Anno Paolino, ha avuto inizio ieri pomeriggio con la celebrazione di un “Vespro ecumenico”. Presieduto dall’Abate benedettino, padre Edmund Power, il rito ha riunito dinanzi al Sepolcro dell’Apostolo autorità ecclesiali e fedeli cattolici, ortodossi e protestanti. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

    Nel rivolgere ai presenti un caloroso saluto, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha detto: “Quest’ Anno Paolino è un invito e una sfida a leggere e a meditare di nuovo le Lettere dell’Apostolo, ad approfondire la nostra conoscenza e il nostro amore per Cristo, a diventare come Paolo coraggiosi testimoni di Cristo, a diventare una fiaccola che dà luce e orientamento al mondo e un legame di unità fra i cristiani divisi, affinché siano segno e strumento di pace nel mondo e diventino una sola cosa perché il mondo creda. In questo senso, vi auguro un benedetto Anno Paolino che deve essere anche un anno ecumenico”. In precedenza, dopo aver ricordato che domenica scorsa aveva avuto la gioia di inaugurare l’Anno Paolino a Tarso - città dove San Paolo è nato duemila anni fa - il cardinale Kasper ha affermato: “Paolo era di casa nel mondo ebraico e greco, ha fatto il passo dall’Oriente all’Occidente, da Gerusalemme a Roma e come testimone di Cristo è il testimone dell’universalità di Cristo che trascende le culture e costituisce, fino ad oggi, un legame che unisce tutte le Chiese e tutta la cristianità. Lui è l’apostolo dell’unità di tutti i battezzati. Di più, fervido ebreo, Paolo ha dato testimonianza che ebrei e cristiani fanno parte dell’una ed unica alleanza di Dio e sono l’uno ed unico popolo di Dio. Lui è maestro dell’abbondante grazia di Dio per tutti gli uomini e intanto testimone dell’uguale dignità di ogni persona”.

     
    Riflessioni condivise, nell’Omelia dei Vespri, dal metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta, Esarca per l’Europa meridionale del Patriarcato ecumenico, che ha esaltato San Paolo come “predicatore della verità, angelo dell’amore, difensore dell’unità dei cristiani e fondatore del monachesimo” e ricordato che “ci ha lasciato lo spirito di amore, di libertà e di ecumenicità perché Cristo si formi in noi”. In particolare, ha parlato di “una visione ecumenica che abbia San Paolo come base e fondamento”, perché “la Chiesa non si fermi su discussioni accademiche ma giunga a sostanziali risultati”.

     
    I Vespri sono stati animati dai Monaci benedettini dell’Abbazia, dalle comunità greco ortodossa, metodista valdese, episcopaliana, e da quella cattolica di San’Egidio. Antifone, salmi, intercessioni sono stati cantati in latino, greco, italiano. Un canto in onore dei Santi Pietro e Paolo è stato eseguito secondo la tradizione ortodossa eritrea in lingua giiz. Dopo la recita del “Padre Nostro”, il padre abate e i rappresentanti delle altre comunità cristiane, fra i quali il vescovo ortodosso bulgaro Tichon, si sono recati in processione dinanzi alla Tomba di San Paolo per la Confessio Paulina: ognuno di ha letto l’"Inno alla Carità", il celebre brano paolino della prima Lettera ai Corinzi.

    La Basilica di S. Paolo Fuori le Mura ma anche gli altri luoghi della presenza dell'Apostolo a Roma - come l'Abbazia delle Tre Fontane, che sorge sul luogo del martirio di San Paolo - si preparano ad accogliere le folle di pellegrini attese per questo anno giubilare. Al microfono di Luca Collodi, l'amministratore delegato dell'Opera romana pellegrinaggi, padre Cesare Atuire, si sofferma sui tratti salienti della complessa figura dell'Apostolo delle genti:

    R. - Paolo è un entusiasta della fede. E’ una persona che, come noi, non ha conosciuto Gesù quando viveva sulla terra. Paolo ha incontrato il Risorto e sopratutto ha fatto un’esperienza molto particolare. Ha cominciato a perseguitare i cristiani e Gesù gli ha detto: "Perchè mi perseguiti?". Vuol dire che la presenza di Gesù continua nei cristiani e, pertanto, Paolo dopo questa esperienza ha sentito una forza liberatrice ed è diventato un grande comunicatore di questa esperienza credo soprattutto in Occidente, dove abbiamo bisogno di riscoprire l’entusiasmo e la giovinezza della fede.

     
    D. - Periodicamente, si torna a parlare della questione che Paolo sia il secondo "fondatore" del cristianesimo. Cosa ne pensa lei, padre Cesare?

     
    R. - Paolo è stato il grande missionario della fede, perchè uno che ha macinato più di 14 mila chilometri in quel tempo è stato certamente una persona grande. Che Paolo sia stato il fondatore del cristianesimo non regge, perchè Paolo stesso nella Lettera ai Corinzi insiste quando parla delle esperienze dell’Eucarestia dicendo: "Io vi trasmetto quello che a mia volta ho ricevuto". Non c’è poi evidenza che Paolo abbia creato una gerarchia. Per introdurre delle novità all’interno della fede - nella vicenda dei "gentili", i pagani convertiti - Paolo si è rivolto agli altri Apostoli per chiedere consiglio e ciò vuol dire che Paolo guardava al collegio apostolico per prendere le sue decisioni.

     
    D. - Secondo lei, il pensiero di Paolo era già definito nella sua prima Lettera, che è abbastanza recente dopo la conversione?

     
    R. - C’è un pensiero definito, ma anche in Paolo si coglie una evoluzione. Se uno prende le sue ultime Lettere, vede un Paolo molto più maturo, anche meno aggressivo nelle espressioni, vede uno che elabora molto. C’è da dire che l’esperienza di base di Paolo è la Risurrezione. Paolo prende da dove i Vangeli si sono fermati. Loro hanno raccontato dall’inizio della missione di Gesù fino alla morte e alla Risurrezione. Paolo prende la vita di Gesù ma soprattutto riflette attorno alla Risurrezione, e sulla Chiesa che nasce grazie alla Risurrezione e alla venuta dello Spirito Santo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Quel di più che la storia umana non riesce a colmare: in prima pagina, un riflessione di Ernesto Galli della Loggia sulla "Spe salvi", la Chiesa e l'Occidente.

    Fede, cultura e secolarizzazione: la nuova missione del cardinale Camillo Ruini in un'intervista di Marco Bellizi.

    In cultura, sull'ultimo libro di Ruini "Rieducarsi al Cristianesimo. Il tempo che stiamo vivendo", spunti di meditazione di Ettore Gotti Tedeschi.

    Il vescovo Vittorio Lanzani sul primato dell'apostolo Pietro nell'epilogo al vangelo di san Giovanni.

    Maria Maggi ripercorre il viaggio di una quarantina di scienziati in missione nel Circolo polare artico per studiare l'ecosistema di quest'area del pianeta.

    Un Paese in meno nella lista degli "Stati canaglia": nell'informazione internazionale, un articolo di Francesco Citterich sul rapporto della Corea del Nord dedicato al suo programma nucleare.

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    Oggi in Primo Piano



    Passo in avanti nel negoziato nucleare in Nord Corea: abbattuta una torre di raffreddamento in uno stabilimento atomico. Intervista con Arduino Paniccia

    ◊   La Corea del Nord ha proceduto all'abbattimento di una torre di raffreddamento della sua principale installazione atomica, la centrale di Yongbyon. Si tratta della prima mossa concreta del regime di Pyongyang, che ieri aveva consegnato al governo cinese la solenne dichiarazione relativa alle sue attività nei campi dell'arrichimento di plutonio e uranio e della proliferazione nucleare. Il documento, nel frattempo è stato inviato agli altri Paesi coinvolti nelle trattative. Ci riferisce Chiaretta Zucconi:

    Apre su tutti i fronti Pyongyang, anche su quello dei rapporti con la stampa estera, invitata a filmare l’abbattimento della torre di raffreddamento della centrale nucleare di Yongbyon. E così, questa mattina, le reti televisive dei cinque Paesi partecipanti ai colloqui sul disarmo atomico nord-coreano - USA, Cina, Giappone, Corea del Sud e Russia - hanno ripreso l’evento. Evento storico che segna una fase determinante all’interno del lungo processo di smantellamento degli arsenali nucleari, avviato dal Paese comunista. In cambio, la Nord Corea avrà la possibilità di uscire dall’isolamento internazionale. La distruzione della torre segue il rilascio ieri dell’atteso dossier in cui Pyongyang rileva i dati sulle sue istallazioni nucleari e sulla quantità di plutonio in suo possesso. Un documento accolto con ottimismo dall’amministrazione statunitense. E’ un momento di grandi opportunità per i nordcoreani - ha detto il presidente Bush - se Pyongyang farà le scelte giuste, siamo pronti dopo una verifica a cancellare la Corea del Nord dai Paesi che sponsorizzano il terrorismo. E oggi da Kyoto, i ministri degli Esteri del G8 hanno sollecitato la pronta ripresa dei colloqui multilaterali e chiamato Pyongyang a cooperare per permettere una verifica del documento rilasciato ieri.

    La positiva conclusione della mediazione sul nucleare nordcoreano, portata avanti dalla Cina, può far ora ben sperare in una soluzione della questione nucleare iraniana? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste.

    R. - Sicuramente, le pressioni della Cina hanno fatto sì che il regime nordcoreano rinunciasse al nucleare. Questo ci può far sperare anche nelle future vicende con l’Iran. Tuttavia, mentre la Nord Corea da lungo tempo ha rapporti strettissimi con la Repubblica Popolare, questo non vale per l’Iran, che ha dei rapporti sicuramente economici con la Cina, ma la mediazione cinese in questo caso, o eventualmente russa, possono essere di gran lunga meno influenti. La situazione iraniana è molto più complessa, perché a mio parere, l’Iran si sta ponendo anche come leader di una grossa parte della componente fondamentalista musulmana e questo cambia completamente aspetto. Quindi, non è un piccolo Paese, ma è un Paese grande con delle grandi ambizioni e con tanta voglia di leadership.

     
    D. - A causa della difficile situazione economica, c’è il rischio che il materiale in possesso della Corea del Nord possa finire nelle mani di Paesi o gruppi terroristici senza scrupoli?

     
    R. - Credo che questo sia uno dei rischi peggiori. Certamente l’Agenzia internazionale dovrà vegliare molto, affinché questo non accada. Credo vi sia non soltanto l’organizzazione terroristica transnazionale, che da sempre tenta di ottenere del materiale allo scopo di costruire la cosiddetta "bomba sporca", ma vi potrebbe essere anche qualcosa di più, per Stati fallimentari, organizzazioni criminali che a loro volta poi rivendono i materiali. Credo che un’ambizione del nucleare, un tempo voluto soltanto per scopi difensivi, oggi stia diventando uno status e questo è quello che lo rende pericoloso.

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    Il nuovo presidente di UNICEFItalia, Vincenzo Spadafora: stimolare le istituzioni a prendere le giuste decisioni in favore dell'infanzia

    ◊   “Dedico questa mia nomina a tutti i bambini del Rwanda e della Sierra Leone che ho incontrato in due missioni svolte in Africa. Così il nuovo presidente di UNICEF-Italia, Vincenzo Spadafora 34 anni, originario della Campania, eletto in settimana dall’Assemblea dei volontari. Roberta Gisotti lo ha intervistato sulle priorità del suo programma d’azione:

    R. - L’UNICEF è conosciuta soltanto, o prevalentemente, per le emergenze. Credo che dobbiamo far conoscere all’opinione pubblica italiana il lavoro che l’UNICEF svolge quotidianamente in tutti i Paesi al mondo. Poi, abbiamo sicuramente un’emergenza italiana. L’UNICEF, com’è noto, non può fare attività assistenziale nel nostro Paese, ma credo che l’azione culturale di cui abbiamo bisogno in Italia è un’azione della quale l’UNICEF può rendersi veramente protagonista. E da questo punto di vista, noi abbiamo due richieste prioritarie da fare con grande forza al governo: l’istituzione di un garante nazionale per l’infanzia - che d’altra parte è una figura che ormai esiste in quasi tutti i Paesi europei ma che da noi manca - e l’approvazione del Piano nazionale dell’infanzia. L’ultima volta che il Piano è stato approvato risale al 2004.

     
    D. - In passato, UNICEF-Italia ha provveduto soprattutto ai bambini di Paesi in via di sviluppo e più di recente anche ai bambini nei Paesi dell’Est europeo. Oggi si profila dunque un maggior impegno per i bambini in Italia: quali situazioni preoccupano di più?

     
    R. - L’UNICEF ha iniziato proprio ad occuparsi dei bambini italiani nel Dopoguerra, prima ancora di andare a mettere mano nel lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Oggi, chiaramente, le priorità in Italia sono diverse. Penso ad esempio ad un fatto di cronaca di queste ore, alla proposta di prendere le impronte ai bambini rom, una proposta sulla quale chiaramente bisognerà riflettere molto. Ma al di là della proposta, la presenza di bambini e di madri rom nel nostro Paese è, di fatto, un problema importante. E accanto a questi, che sono problemi che ci portiamo dietro da un po’ di anni, ci sono dei fenomeni culturali nuovi: il bullismo, tutto ciò che è legato ai nuovi mezzi di comunicazione, ad internet, con risvolti che talvolta arrivano fino alla pedofilia. Su tutte queste priorità per l’infanzia e per gli adolescenti del nostro Paese, l’UNICEF può avere un’azione forte di stimolo nei riguardi delle istituzioni, nei riguardi delle famiglie, nelle scuole, proprio per creare condizioni diverse e sicuramente aiutare tutti coloro che devono prendere decisioni in favore dell’infanzia a prenderle nel verso giusto.

     
    D. - Presidente Spadafora, ci sono anche bambini e tanti ragazzi italiani coinvolti in attività criminali o comunque che vivono in famiglie che delinquono...

     
    R. - Questo, sicuramente, è un dato che ci preoccupa in modo particolare. Lei ricordava prima il mio passato di volontario all’interno della nostra organizzazione. Sono cresciuto in un’area a nord di Napoli, dove fenomeni come quello che lei mi dice in questo momento erano fenomeni già 20 anni fa assolutamente presenti e che forse, purtroppo - considerate anche le fasce di povertà di alcune aree geografiche del nostro Paese - sono problemi che si sono addirittura acuiti con il passare del tempo, invece di essere risolti. Credo che anche da questo punto di vista il nostro sostegno alle istituzioni locali diventi l’unica arma possibile per fare in modo che i Comuni, ma anche lì dove serve, magistratura e altri organi, possano intervenire in maniera molto forte.

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    Il Programma brasiliano della Radio Vaticana festeggia 50 anni di servizio. Nella cappella dell'emittente, la Messa celebrata dal cardinale Hummes

    ◊   Il Programma brasiliano della Radio Vaticana ha festeggiato oggi i suoi 50 anni di vita e di servizio. A dare risalto a questo anniversario è stato un ospite d'eccezione, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che ha celebrato stamattina, nella Cappella dell'Annunciazione della nostra emittente, una Messa di ringraziamento. La collega della redazione brasiliana, Christiane Murray, lo ha avvicinato e ha ne ha raccolto il pensiero:

    R. - Certo che 50 anni fa, quando questo Programma ha iniziato le sue trasmissioni era qualcosa di molto, diciamo così, straordinario, perché la radio cominciava nel mondo ad estendersi. Oggi, è uno dei tanti mezzi di comunicazione sociale di massa. Normalmente, quando si fanno delle inchieste su questo tema, si vede quanto la gente ancora ascolti la radio, perché la radio si può portare in tasca e ascoltarla in qualsiasi luogo, oppure in macchina e così via. e dunque si può portare anche la Parola di Dio attraverso la radio, soprattutto qui dal Vaticano, dove c'è la sede della Chiesa cattolica e vive il nostro Papa. Lui può usare e usa questo strumento, come fin dall’inizio era obiettivo della Radio Vaticana: poter arrivare ai confini del mondo e che, con la sua voce, il Papa potesse superare le mura del Vaticano e arrivare a tutta la gente, almeno potenzialmente, in un modo che ancora oggi continua ad essere. Allora, celebrare questo 50.mo, che è un giubileo, vuol dire riprendere quell’iniziale obiettivo, quell’amore, quell’entusiasmo, con il quale ha cominciato la radio. E io voglio anche congratularmi con la radio, per questo Programma brasiliano, e con tutta l’équipe che qui lavora.

    Sull'importanza del servizio svolto in questi cinquant'anni dal Programma brasiliano della radio Vaticana si sofferma anche il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, sempre al microfono di Christiane Murray:

    R. - Il Programma brasiliano è uno dei programmi importanti, certamente, della Radio Vaticana, anche perché si rivolge ad un pubblico molto ampio. Il Brasile è un grande Paese, e vi è anche una rete molto importante di radio, ben organizzate, vivaci, che riprendono e ritrasmettono, ogni giorno, il programma della Radio Vaticana. Quindi abbiamo, diciamo, un’ampia diffusione, svolgiamo un servizio e siamo convinti che sia utile per la Chiesa in Brasile. Diffusione che è camabiata rispetto al tempo delle onde corte, in cui avevamo ascoltatori affezionati, ma naturalmente in numero abbastanza limitato. Con l'inizio, invece, dei collegamenti via satellite - dal 1996 - abbiamo avuto la possibilità di un collegamento di alta qualità, che ha permesso uno sviluppo della ritrasmissione anche in diretta dei nostri programmi, decisamente superiore a quello che si poteva fare prima. Adesso, poi, c'è Internet che ha permesso un ulteriore allargamento e capillarità del nostro servizio, sia per la diffusione dell’audio, sia per la diffusione delle notizie scritte. Siamo quindi convinti di svolgere un servizio utile per la Chiesa brasiliana, e la radio è uno strumento molto capillare come diffusione, molto agile, molto flessibile, e quindi può essere ascoltato un po’ in ogni parte, anche in situazioni difficili e dove non ci sono molte risorse, e così via. Noi siamo dunque contenti di poter mettere la voce del Papa, l’informazione della Chiesa universale, a disposizione dei credenti del Brasile, delle persone interessate a conoscere la vita della Chiesa, fornendo questo nostro contributo specifico - la voce che viene dal cuore della Chiesa universale, dal Santo Padre - che viene poi integrato dalle altre radio locali o regionali, con tutta l’informazione sulla vita della Chiesa locale, sulla vita della Chiesa in Brasile, che è estremamente importante, ma che appunto va completato dalla prospettiva più universale, che è quella che noi cerchiamo.

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    Presentato il libro "Come funziona il Vaticano". Intervista con l'autore, Enzo Romeo

    ◊   E' stato presentato a Roma il volume del giornalista Enzo Romeo dal titolo “Come funziona il Vaticano”, guida culturale-formativa che ripercorre tutti gli ambiti del Vaticano, sia dal punto di vista strutturale che culturale e spirituale. Alla presentazione, tra gli invitati, c'erano il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internazionalis, il vaticanista della Repubblica, Marco Politi, e don Giuseppe Costa, direttore della Libreria editrice Vaticana (LEV). Dallo stile brioso, questo vademecum su come funziona il Vaticano ci rivela curiosità sul “piccolo” mondo del Vaticano, che accoglie 5 mila dipendenti fra religiosi e laici che vivono una quotidianità non conosciuta dalle persone al di fuori di quel mondo. Ascoltiamo il commento di don Giuseppe Costa sul libro di Enzo Romeo al microfono di Chiara Calace:

    R. - Enzo Romeo ha la capacità di unire le vicende, le storie della Chiesa di questi anni con la struttura e le istituzioni vaticane, presentando un quadro molto vivo e attuale della Città del vaticano.

     
    D. - Era necessario questo libro? C’era bisogno di far conoscere alle persone, anche forse con un linguaggio un po’ più semplice, questa struttura gigantesca, grandiosa qual è il Vaticano?

     
    R. - Sì, certamente, perchè dal tempo di “Mondo Vaticano” a cura di Del Re, pubblicato dall’Editrice Vaticana, non sono usciti altri volumi. Il lavoro di Enzo Romeo è una sorta di manuale, baedeker, per il Vaticano.

    Ma ascoltiamo dalle parole dell’autore, Enzo Romeo, come "funziona il Vaticano":

    R. - E’ una macchina secolare che, quindi, è stata organizzata con dei tempi lunghi e che poi viene adattata, di volta in volta, di epoca in epoca, e che deve essere una struttura di servizio. Questo è il punto. Dovrebbe essere una struttura messa a servizio di colui che è il vicario di Cristo per l’annuncio della Buona Novella. Quindi, il problema poi è capire se si riesce a mantenere questa struttura in termini di servizio e non poi invece di potere.

     
    D. - C’è una curiosità, qualcosa che emerge di insolito, che le persone non sanno da questo libro, del Vaticano?

     
    R. - Curiosità ce ne sono tante. Alla fine di ogni capitolo, ci sono tanti piccoli spunti che poi sono spesso domande che la gente comune si fa. Credo che in generale la cosa più curiosa sia questa: una realtà in cui si incrociano avvenimenti di grandissima portata internazionale - pensiamo, ad esempio, alla visita del presidente Bush con il Papa nei Giardini Vaticani - con una quotidianità che continua sempre.

     
    D. - Quindi, Enzo Romeo è stato attratto più dall’aspetto della quotidianità della grande struttura Vaticano, o più dall’aspetto grandioso e di potere?

     
    R. - Dall’incrocio di queste cose. La grandiosità non schiaccia il Vaticano. Io parlo ad un certo punto di Sindrome di Stendhal, riportando il famoso episodio dello scrittore francese, che si ritrovò sotto alla cupola del Vaticano e perse il suo sguardo in questa grandiosità. Lui diceva: “E’ una grandiosità che eleva, che non schiaccia”. E credo sia questo il segreto del Vaticano.

    Ospite d’onore alla presentazione del libro il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas internazionale:

    D. - Eminenza, lei ha detto che il Vaticano funziona come una macchina perfetta. Allora, per tutti i profani, in cosa consiste questa macchina perfetta e, soprattutto, perchè è così perfetta?

     
    R. - Penso, prima di tutto, perchè non è motivata semplicemente dall’aspetto economico. Lavorare in Vaticano non vuol dire guadagnarsi la vita, vuol dire servire. C’è tutta una mentalità che è evangelica, è presa dal Vangelo. Colui che viene a lavorare nella Chiesa, viene a servire gli altri. Questa, dunque, è una garanzia. Certamente, come qualsiasi istituzione umana, tutti abbiamo dei difetti, abbiamo dei peccati, abbiamo dei problemi. Ma guardando a quanto sia piccola come istituzione piccola e pensando che c’è una Chiesa universale di un miliardo e 200 mila milioni di persone, mentre di impiegati nella sede centrale ce ne sono un po’ più di tremila, viene da chiedersi: ma è possibile? E’ possibile, quando c’è l’amore, quando c’è la mentalità di servire.

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    Chiesa e Società



    I vescovi dei Paesi del G8 chiedono ai loro leader di prendere misure concrete su povertà e cambiamenti climatici

    ◊   I responsabili delle Conferenze episcopali dei Paesi del G8 (Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Uniti, Francia, Italia, Canada e Russia) hanno scritto una lettera comune indirizzata ai governanti di queste nazioni, in vista della prossima celebrazione - dal 7 al 9 luglio - del Vertice del G8 a Tokyo, in Giappone. Nella lettera - riferisce l'agenzia Fides - i vescovi ricordano ai leader politici le loro responsabilità riguardo l'aiuto allo sviluppo e chiedono di rispettare la promessa fatta nel 2005 di dedicare a questo scopo 50.000 milioni di dollari all'anno fino al 2010. Nel documento, firmato da mons. V. James Weisgerber, presidente della Conferenza episcopale del Canada, le Conferenze episcopali dei Paesi del G8 lanciano un appello ad impegnarsi "ancora più intensamente per ridurre la povertà nel mondo ed i problemi legati ai cambiamenti climatici". "Siamo specialmente preoccupati per i membri più poveri della famiglia umana che richiedono più protezione, specialmente nei Paesi in via di sviluppo", precisano i vescovi. Chiedono inoltre al G8 di "riaffermare e rispettare gli impegni presi a Gleneagles nel 2005 ed a Heiligendamm nel 2007”. "Nel 2005 i paesi più ricchi del mondo hanno promesso un aiuto supplementare allo sviluppo di50.000 milioni di dollari l'anno, dei quali la metà per l'Africa, fino al 2010. Oltre a mantenere questi impegni, si devono prendere altre iniziative nei campi della salute, dell'educazione e dell'aiuto umanitario", affermano i vescovi dei paesi del G8. Il messaggio affronta anche "la crisi alimentare internazionale, che colpisce in maniera sproporzionata i più poveri, flagelli come l'HIV e l'AIDS, la malaria ed altre malattie" che ci spingono "ad agire in maniera urgente". Chiedono pertanto al G8 "di considerare progetti concreti capaci di mitigare le conseguenze della crisi alimentare mondiale nelle comunità più povere, di aumentare gli aiuti nei settori della salute e dell'istruzione e di fare progressi verso politiche di scambio che rispettino la dignità della persona umana". Chiedono inoltre che “si dia ai poveri l'opportunità di essere loro stessi gli autori del proprio sviluppo". La Chiesa cattolica insiste quindi su uno dei punti più importanti del prossimo vertice in Giappone: il cambiamento climatico. “Si tratta di una questione seria per i credenti, desiderosi di proteggere il mondo creato da Dio. Come vescovi cattolici, siamo particolarmente preoccupati per le ripercussioni dei cambiamenti climatici sui poveri - si legge nel messaggio -. I poveri, che hanno contribuito in minima parte alle attività umane che hanno provocato i cambiamenti climatici mondiali, subiscono invece in modo sproporzionato i loro effetti nocivi, che comprendono il maggiore aumento di potenziali conflitti per il possesso delle risorse naturali, l'aumento rapido dei costi energetici e i problemi che riguardano la salute". (R.P.)

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    In Mali, il VII Forum dei popoli per l’Africa, alternativa al G8 in Giappone

    ◊   Si svolgerà dal 7 al 9 luglio a Katibougou, nel Mali, il VII Forum dei popoli (detto anche “dei poveri”), alternativo al G8 in Giappone, che avrà come tema: “L’Africa di fronte alla globalizzazione neoliberista”. Come riportato dall’agenzia Misna, il primo, nel 2002, si svolse a Siby, un villaggio malese senza elettricità né acqua corrente. “Il G8 avrà luogo in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti di prima necessità e degli idrocarburi – lancia l’allarme Aminata Touré, presidente della Coalizione delle alternative africane per l’annullamento del debito (CAD) – di crisi monetaria senza precedenti, di aumento della speculazione finanziaria e di criminalizzazione dell’immigrazione”. Fra le tematiche che verranno affrontate: diritti sociali, economici e culturali; sviluppo agricolo e industrializzazione; conflitti per la terra e l’acqua; politiche di sviluppo e annullamento del debito estero. Touré, citando dati della FAO, Food and Agricolture Organization, ha evidenziato come dal 1980 al 2006 nel mondo la quota di aiuti destinati allo sviluppo sia crollata dal 17 al 3%, passando in qualche caso dal 33 all’1% tra il 1979 e il 2007. Il presidente del CAD ha posto, infine, l’accento sui 1200 miliardi di dollari che ogni anno vengono spesi per armi e guerre, mentre per eliminare definitivamente la fame ne basterebbero 30. (R.B.)

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    Allarme per lo Zimbabwe in una lettera all’ONU dal Consiglio ecumenico delle Chiese e dalla Federazione cristiana studentesca

    ◊   Il reverendo Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese e il reverendo Michael Wallace, segretario generale della Federazione mondiale cristiana studentesca, hanno scritto una lettera congiunta al segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, sulla situazione dello Zimbabwe, una volta “paniere dell’Africa, faro di speranza per tutti gli africani grazie alla sua forte economia e alle sue crescenti libertà”, e adesso ridotto “solo a sofferenza e difficoltà”. Secondo quanto riferito dall’agenzia Misna, nella missiva, inviata in rappresentanza di oltre 550 milioni di cristiani nel mondo, si lancia l’allarme sulla spirale di violenza che sta avviluppando il Paese e sul moltiplicarsi di episodi di violazione dei diritti umani e della libertà di culto, ritenuti inaccettabili, e sulla destabilizzazione politica. “Esortiamo ad aumentare gli sforzi; l’intervento internazionale per distribuire aiuti umanitari appare ormai indispensabile – si legge ancora – preghiamo affinché la fede profonda e la perseveranza di un popolo fiero emergano ancora una volta e vengano messe al servizio della riedificazione di questa società”. (R.B.)

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    Situazione catastrofica in Somalia ma gli aiuti continuano a diminuire

    ◊   “La Somalia non è più sull’orlo della catastrofe. La catastrofe sta accadendo in questo momento”. Queste le parole di Bruno Jochum, responsabile delle operazioni di Medici Senza Frontiere. La popolazione somala sta affrontando una gravissima crisi umanitaria, senza che vi sia una adeguata risposta ai loro bisogni. Nel solo mese di maggio, le equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) che lavorano a Mogadiscio nei sobborghi di Hawa Abdi e Afgoye hanno curato oltre 2500 bambini colpiti da malnutrizione acuta, e il numero dei bambini ricoverati nei programmi nutrizionali di MSF è raddoppiato in aprile e poi ancora in maggio. Da un anno i tassi di malnutrizione hanno superato la soglia d’emergenza. Il numero di nuovi casi sta aumentando drasticamente, mentre l’assistenza esterna continua a diminuire sia in quantità che in qualità a causa dell’elevato livello di insicurezza e dell’aumento degli attacchi agli operatori umanitari. I somali che tentano di fuggire dalla violenza hanno poche opzioni di fuga, poiché i principali punti di passaggio alla frontiera verso il Kenya e l’Etiopia sono chiusi. Tra Mogadiscio e Afgoye, oltre 250mila persone vivono in condizioni di sovraffollamento estremo e il loro numero continua ad aumentare stabilmente a causa della fuga dalla violenza che colpisce la capitale. Ogni persona ha a disposizione meno di 10 litri di acqua potabile al giorno, e la maggior parte delle famiglie vivono in ripari improvvisati che forniscono poca o nessuna protezione. I prezzi degli alimenti di base come il riso e il grano sono triplicati dall’inizio dell’anno e molti sfollati sopravvivono unicamente grazie all’assistenza esterna. “Due anni dopo che alcuni membri della comunità internazionale sono intervenuti politicamente e militarmente nel nome del ristabilimento della pace e della lotta al terrorismo, la situazione per la popolazione somala è semplicemente catastrofica”, dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. “Il conflitto è aumentato, la violenza nei confronti della popolazione civile da parte di tutte le parti in conflitto non fa che contribuire all’attuale disastro umanitario. MSF chiede che sia garantita l’indipendenza dell’azione umanitaria rispetto all’agenda politica e all’azione di peacekeeping, e lancia un appello a tutti i belligeranti affinché garantiscano un accesso sicuro e non ostacolato agli operatori umanitari”. (C.C.)

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    L’UNICEF ha presentato un rapporto sui rischi di ritardo mentali dovuti alla carenza di iodio

    ◊   Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, UNICEF, ha presentato oggi un rapporto sui disturbi dovuti alla carenza di iodio che denuncia come ci siano ancora 38 milioni di bambini a rischio nel mondo. Come riportato dall’agenzia Sir, la carenza di iodio, principale causa dei ritardi mentali, è particolarmente dannosa in gravidanza perché ritarda lo sviluppo cerebrale del feto provocando deficit intellettuali, motori e di udito. Negli ultimi 20 anni si è lavorato molto in questa direzione, mettendo sale iodato a disposizione di uomini e animali, tanto che, oltre ai Paesi più sviluppati, si avviano al traguardo della iodurazione universale anche l’America latina e i Carabi, l’Asia orientale e il Pacifico, ma “molto c’è ancora da fare”, ricorda il direttore associato per la nutrizione dell’UNICEF Werner Schultink. Questi i principi guida indicati nel rapporto: assicurare l’impegno politico dei governi, instaurare collaborazioni con donatori e produttori di sale, garantire adeguata disponibilità al sale, potenziare i sistemi di monitoraggio e mantenere una costante educazione e comunicazione sul fenomeno. (R.B.)

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    L’UNESCO lancia un nuovo progetto di lotta al razzismo: una coalizione internazionale di città

    ◊   L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) lancerà il 30 giugno prossimo, in occasione del Terzo Forum Internazionale dei diritti dell’uomo, a Nantes fino al 3 luglio, un progetto di collaborazione internazionale fra città contro il razzismo e le discriminazioni. Secondo quanto riportato dall’agenzia Sir, l’idea è quella di creare reti fra le città interessate a condividere le proprie esperienze al fine di “migliorare le politiche di contrasto alla discriminazione e promuovere la diversità, il rispetto reciproco e il dialogo”. Al Forum parteciperanno 3300 persone da 80 Paesi e, in particolare, sono stati invitati i rappresentanti delle coalizioni regionali (che l’UNESCO ha creato nel 2004) di Africa, Stati arabi, Asia e Pacifico, Europa e America latina. Ogni coalizione si confronterà con le altre sul proprio piano d’azione stilato in dieci punti relativi ad ambiti di competenza quali l’istruzione, gli alloggi, l’impiego e le attività culturali. (R.B.)

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    I vescovi brasiliani ricordano che un chierico non può rivestire incarichi politici

    ◊   In vista delle prossime elezioni municipali in Brasile, previste a ottobre, i vescovi brasiliani hanno ricordato di recente che il Codice di Diritto Canonico vieta, in linea di principio, la candidatura di membri del clero a cariche politiche e istituzionali. Il richiamo è stato fatto, dopo che diversi sacerdoti nel Paese hanno confermato l’intenzione di candidarsi come sindaci o consiglieri municipali, nonostante questi incarichi siano incompatibili con il loro ministero. In una lettera, i vescovi rammentano che “un chierico che si candida a una carica legislativa o esecutiva non può avere l’approvazione della Chiesa e deve rinunciare al suo ministero sacerdotale. Esso sarà soggetto a limitazioni e anche alla sospensione a divinis durante la campagna elettorale e il suo mandato”. Citando la “Evangelii Nunziandi” di Paolo VI, i vescovi brasiliani ribadiscono poi che “il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia” sono il “campo proprio” dell’attività evangelizzatrice dei laici. La questione sembra dividere il clero brasiliano. Il presidente dell’Associazione nazionale dei presbiteri del Brasile, don Oralino Zanchin, nega tuttavia l’esistenza di una contrapposizione frontale. “Esistono punti di vista diversi, come ne esistono tanti nella CNBB”, ha spiegato all’agenzia Cns. I casi di sacerdoti sindaci o consiglieri non sono una novità in Brasile: attualmente se ne contano diversi soprattutto nelle aree rurali del Paese. Sul numero esatto di quelli candidati alla prossime amministrative, dati più precisi si avranno dopo l’apertura ufficiale della campagna elettorale il 6 luglio. (L.Z.)

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    Pakistan: i rapimenti dei cristiani preoccupano la comunità cristiana locale

    ◊   Il recente rapimento lampo di un gruppo di 16 cristiani nella provincia della frontiera nord-occidentale del Pakistan ad opera dei talebani, ha messo in evidenza il clima di crescente insicurezza in cui vivono le minoranze religiose in quest’area al confine con l’Afghanistan, in gran parte fuori dal controllo del governo di Islamabad. Una situazione che allarma la comunità cristiana pakistana, già vittima di discriminazioni e violenze in altre parti del Paese. Fedeli e fonti delle Chiese cristiane locali hanno confermato all’agenzia Ucan e a “Églises d’Asie” che da tempo i cristiani di questa provincia di etnia pashtun sono vittime di intimidazioni e accuse calunniose da parte dei gruppi fondamentalisti che non gradirebbero la presenza e le attività religiose di non musulmani. Secondo il deputato cattolico pakistano Shahbaz Bhatti, che è anche il presidente della “All Pakistan Minorities Alliance”, “il rapimento di membri di una minoranza povera indica che l’estremismo è in preoccupante aumento” e l’introduzione della Sharia (la Legge islamica) voluta dalle autorità locali, ma finora osteggiata da Islamabad, non farebbe che accrescere l’insicurezza della comunità cristiana locale”. I 16 cristiani, appartenenti a una Chiesa protestante, sono stati rapiti nella notte tra il 21 e 22 giugno durante un incontro di preghiera. Dopo la loro liberazione, avvenuta nel giro di poche ore, il leader di un’organizzazione islamista locale ha dichiarato che il sequestro è stato frutto di un “malinteso” e che non vi era l’intenzione di rapire non musulmani. (L.Z.)

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    USA: secondo i vescovi degli Stati Uniti, più del 90% degli americani sono religiosi

    ◊   Secondo un’indagine della PEW sulla religione e la vita pubblica negli Stati Uniti, gli americani si identificano con la religione cattolica. La ricerca è stata condotta tra maggio e agosto 2007 su un campione di 35mila americani adulti. L'indagine rivela una serie di dati, tra cui l'aderenza alla tradizione religiosa e il legame tra la frequenza della partecipazione e le idee politiche, mostrando che la gran parte degli Americani, quasi il 92%, crede in Dio o in uno spirito universale. L'Arcivescovo Donald Wuerl, presidente del Comitato episcopale per l'Evangelizzazione e la Catechesi, ha commentato così i risultati del Forum sulla Religione e la Vita Pubblica riportati dall’agenzia Zenit: “La storia mostra che la fede religiosa è molto importante per gli americani. In ogni momento del nostro passato, gli americani hanno invocato Dio per ottenere guida, protezione e direzione. C'è una chiara identificazione con la religione negli Stati Uniti che, per i cattolici, riflette gli sforzi dei sacerdoti, dei catechisti e degli insegnanti nella nostra storia”. Lo studio nota anche che la maggior parte degli americani ha un approccio non dogmatico alla fede e che la maggioranza di quanti sono collegati a una tradizione religiosa concorda sul fatto che ci sia più di un modo per interpretare l'insegnamento della fede. Il 40% nota un conflitto tra la società moderna e la religione e il 44% sostiene che Hollywood minacci i valori. Padre Brian Bransfield, esperto del Segretariato episcopale per l'Evangelizzazione e la Catechesi, ha riflettuto sui risultati, affermando che “è difficile quantificare l'enorme sete di verità tra le famiglie e le persone di ogni età, come dimostra la risposta alla recente visita di Papa Benedetto XVI negli Stati Uniti”. “Questa sete – ha proseguito - è a volte indirizzata in modo sbagliato attraverso gli effetti del secolarismo, con l'individualismo e il consumismo al centro di tutto” e ha concluso che la risposta della Chiesa è un “impegno sempre rinnovato a forti sforzi catechetici”. (C.C.)

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    Il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa approva un documento sulla “dignità, la libertà e i diritti dell’uomo”

    ◊   Un documento dal titolo “Le basi dell’insegnamento della Chiesa ortodossa russa sulla dignità, la libertà e i diritti dell’uomo” è stato approvato all’unanimità dal Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa presieduto dal patriarca Alessio II. Durante il concilio, che si riunisce ogni quattro anni ed è in corso di svolgimento a Mosca nella cattedrale di Cristo Salvatore come riportato dal quotidiano Avvenire, il testo è stato presentato dal metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, capo della sezione Esteri del Patriarcato, introdotto dall’intervento di Alessio II. “Nell’attività di molte organizzazioni internazionali che si occupano dei diritti dell’uomo – ha detto il Patriarca – sono sempre più evidenti i tentativi di separare questi diritti dagli obblighi morali”. Nel testo, la Chiesa ortodossa afferma di vedere “un enorme pericolo nell’appoggio pubblico e legislativo a diversi vizi, per esempio alle licenze e deviazioni sessuali, al culto del profitto e della violenza” e bolla come “ugualmente inammissibile l’elevazione a norma di atti immorali e antiumani come l’aborto, l’eutanasia, l’utilizzo degli embrioni umani in medicina, gli esperimenti che cambiano la natura dell’uomo”. Il documento precisa che “nessun richiamo alla libertà di parola e di creazione artistica può giustificare l’offesa nella sfera pubblica a oggetti, simboli o concetti che vengono rispettati dai credenti”. Nel Concilio, infine, si è deciso che i fedeli ortodossi possano “rendere omaggio a luoghi santi e oggetti di culto di valore cristiano generale”, anche in ambienti non ortodossi. (R.B.)

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    Le delegazioni di giovani di India e Singapore si preparano a partire per la GMG

    ◊   Fervono i preparativi dei giovani che si apprestano a partire alla volta di Sydney per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si terrà nella città australiana dal 15 al 20 luglio. Fra i tanti, anche quelli provenienti da India e Singapore. Come riportato dall’agenzia Fides, particolarmente folta, anzi, la più numerosa di sempre, appare quest’anno la delegazione indiana, “un segnale incoraggiante che infonde molta speranza”, l’ha definito padre Alywn D’Souza, segretario esecutivo della Commissione per la Pastorale Giovanile, in seno alla Conferenza episcopale indiana (CBCI), che ha organizzato l’evento insieme con l’Indian Catholic youth movement, presieduto dall'arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio, molto attivo nelle parrocchie. I giovani, circa mille di cui 500 fanno parte della delegazione ufficiale e gli altri partiranno grazie a congregazioni e associazioni che hanno referenti internazionali, saranno ospitati da famiglie in Australia e Nuova Zelanda e accompagnati da 14 vescovi e 80 sacerdoti (più alcuni rappresentanti di altre religioni come indù e sikh) che li guideranno nel programma improntato sulla catechesi e la preghiera. "Questa esperienza aiuterà i nostri ragazzi non solo a crescere spiritualmente - ha comunicato la Conferenza episcopale indiana - ma anche ad allargare i propri orizzonti in modo da poter un giorno contribuire nel miglior modo possibile allo sviluppo della loro terra". Ben 369, invece, di età compresa fra i 16 e i 35 anni, sono i giovani di Singapore che partiranno divisi in 15 gruppi, ognuno dei quali ha seguito un percorso di preparazione particolare. Il loro obiettivo sarà “condividere Cristo con gli altri e tornare a casa con la missione di costruire la Chiesa locale”, come ha ricordato l’arcivescovo di Singapore Nicholas Chia Yeck Joo durante una paraliturgia svoltasi nei giorni scorsi presso il Centro giovanile cattolico dell’arcidiocesi. (R.B.)

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    Francia: una due giorni a Parigi per discutere di salvaguardia delle chiese

    ◊   Esperti e rappresentanti della Chiesa in Francia sono riuniti da ieri a Parigi, alla Città dell’architettura, per discutere di “Chiese delle città, chiese rurali, un’eredità da condividere”. L’incontro – un colloquio sugli aspetti cultuali e culturali delle chiese e sul loro futuro – è stato organizzato dal Comitato nazionale del patrimonio cultuale e affronterà questioni storiche, giuridiche e canoniche. Previsti anche seminari sulle chiese non protette e le suppellettili e ancora sulla loro integrazione nella città e sui dati pastorali. “Lo scorso anno la distruzione di alcuni rari edifici religiosi ha suscitato interrogativi nell’opinione pubblica, con l’impressione che tutte le chiese non iscritte nell’inventario dei monumenti storici fossero condannate”, ricorda Bruno Foucart, presidente del Comitato del patrimonio cultuale. E’ nata da qui l’idea di studiare la realtà delle chiese in Francia, oggetto anche dell’analisi del gruppo di lavoro “Uso e futuro delle chiese” istituita dalla Conferenza episcopale francese e presieduta da mons. Roland Minnerath, arcivescovo di Dijon. Per Bruno Foucart una chiesa è fondamentalmente un luogo sacro, segnato per sempre dalla sua consacrazione; se poi acquista un valore artistico-culturale, rimane pur sempre un luogo dedicato al culto. E’ la dedicazione – compito che spetta al vescovo – che conferisce all’edificio la sua destinazione e definisce la sua natura, precisa padre Norbert Hennique, direttore del dipartimento nazionale d’arte sacra e vicepresidente del comitato del patrimonio cultuale. In Francia, una legge del 1905 attribuisce allo Stato e alle collettività locali la proprietà dei luoghi di culto costruiti prima di questa data; si tratta di circa il 95% delle cattedrali, chiese e cappelle che si trovano in territorio francese. Ma il numero dei campanili da restaurare di fronte alla creazione di una sola nuova parrocchia pone i sindaci in difficoltà per le scarse disponibilità economiche. Se dal 2000 le chiese che sono state dismesse sono pochissime, tuttavia di chiese distrutte ce ne sono state. Per mons. Minnerath è necessario fare in modo che le chiese restino luoghi di culto vivi: riuscire a celebrarvi momenti di preghiera, rosari, liturgia delle ore, ma potervi anche ospitare eventi culturali come concerti, esposizioni, conferenze, compatibili con la natura del luogo di culto. La salvaguardia delle chiese va al di là della cerchia dei praticanti e “l’immobile – afferma padre Hennique – fa parte della vita locale, è una sorta di anima in una cittadina, la memoria collettiva, testimone di grandi momenti”. (T.C.)

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    Secondo incontro eucaristico a Roma al Circo Massimo per la preghiera notturna

    ◊   A un anno dalla prima adunanza eucaristica al Circo Massimo nel 2007, l’appuntamento viene riproposto nell’ultimo fine settimana di giugno 2008 nello stesso contesto ambientale. Il Circo Massimo si trasformerà per una notte in una ‘Cattedrale sotto le stelle’ dove Gesù Eucaristia sarà l’assoluto protagonista. I partecipanti all’Adunanza Eucaristica saranno presenti alle ore 17.30 alla Basilica di San Paolo fuori le Mura con Benedetto XVI per l’inizio ufficiale dell’Anno Paolino. Alle ore 20.30, al Circo Massimo, vi sarà la lettura di alcune lettere di San Paolo con gli attori Franco Giacobini ed Angela Goodwin e con l’accompagnamento musicale del maestro Marco Celli Stein. Seguirà un Concerto di evangelizzazione curato dalla Fraternità Mariana delle Cinque Pietre. Alle ore 22 inizierà ufficialmente l’Adunanza Eucaristica con la celebrazione della Santa Messa presieduta da monsignor Ernesto Mandara, Vescovo ausiliare di Roma per il settore centro. “La celebrazione eucaristica presieduta da mons. Mandara è molto significativa”, dichiara don Alberto Pacini, rettore della basilica di Santa Anastasia adiacente al Circo Massimo. “La sua presenza – aggiunge il rettore – testimonia la piena sintonia tra l’iniziativa di adorazione eucaristica perpetua e gli altri programmi della diocesi di Roma”. Per tutta la notte, oltre l’Adorazione Eucaristica, saranno allestiti dei ‘settori’ dedicati all’evangelizzazione, con alcune ‘Tende delle confessioni’, ma anche centri di ascolto per i ragazzi che sono alla ricerca di qualche cosa di speciale nella propria vita. Alle ore 6 della mattina ci sarà la benedizione eucaristica finale. Don Pacini invita tutti i fedeli interessati alla pratica dell’adorazione perpetua a consultare il sito www.adorazioneperpetua.it, per conoscere i modi, i tempi e tutte le diocesi che svolgono l’adorazione in Italia. (C.C.)

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    Concluso il convegno delle Caritas diocesane riunite ad Assisi

    ◊   Si è concluso ieri ad Assisi il convegno delle Caritas diocesane riunite con oltre 600 delegati dal 23 al 26 giugno. Il vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana mons. Giuseppe Merisi, durante la messa nella basilica di Santa Maria degli Angeli, ha parlato dell’amore per il prossimo che “significa innanzitutto liberare il cuore da ogni forma di chiusura, di rivalità, di odio. Ma anche di egoismo, di individualismo, di edonismo. Significa lottare contro la povertà, per la giustizia”. Mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana, ha invitato poi a mettere in atto opere ben radicate nel territorio. Nella tavola rotonda conclusiva sulla “spiritualità delle opere” mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, ha parlato della mancanza in Iraq di una cultura di pace, mentre Lucia Fronza Crepaz del Movimento dei Focolari, ha evidenziato come il dialogo sia indispensabile anche a livello educativo. Don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e Libera, ha infine ricordato il valore della legalità come “esigenza fondamentale della vita sociale” e Giovanni Maria Vian, direttore de “L'Osservatore Romano” ha messo in evidenza la grande responsabilità di educare alla carità. (C.C.)

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    Lourdes: le parole del cardinal Dionigi Tettamanzi in occasione del pellegrinaggio della diocesi di Milano

    ◊   “Penso che il cielo oggi si è aperto”: con queste parole si è aperta la Messa alla grotta, celebrata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, in occasione del pellegrinaggio diocesano di Milano il quale ha ripreso le stesse parole del suo predecessore, Giovanni Battista Montini. Il pellegrinaggio che oggi si è concluso è stato infatti un cammino giubilare, che richiama il cammino svolto esattamente 50 anni fa dal cardinale Giovanni Battista Montini, a conclusione della missione di Milano del Novembre 1957. Il cardinale Tettamanzi ha voluto ricordare in ogni momento questi passi e richiamare l’attenzione sull’ottica dell’“anche oggi vive la diocesi di Milano”. In particolare, ha affidato le famiglie; ha affidato i malati e i tanti bambini presenti; ha ricordato come qui a Lourdes la teologia che viene insegnata è una teologia di sostegno morale, fisico e spirituale; un’azione completa a servizio dell’uomo. E lo si è visto infatti nei tanti gesti semplici che il cardinale ha voluto compiere, come la visita dei malati sia dell’Oftal che dell’ Unitalsi, presso le loro strutture, come gli incontri anche spontanei durante tutto il periodo di permanenza a Lourdes. E momenti intensi sono stati sicuramente la processione eucaristica con la benedizione del Santissimo di tutti gli ammalati, e la Messa finale, di questa mattina, con l’affido dell’intera diocesi alla Vergine, e con un ricordo particolare, un invito a che le giornate vissute qui a Lourdes e lo spirito che è stato raccolto, vengano portati nelle famiglie, vengano portati nelle parrocchie, nelle case. Un pellegrinaggio, quindi, intenso; un pellegrinaggio che ha sicuramente dimostrato come la diocesi ambrosiana ha voluto vivere intensamente questo cammino giubilare, e il cardinale Tettamanzi, ha voluto particolarmente richiamare questo, anche ieri sera, in occasione del rosario, trasmesso in diretta attraverso il portale della diocesi, a tutte le mille parrocchie collegate. Anche questa, è stata una Comunione con l’intera Chiesa ambrosiana. (Da Lourdes, Edoardo Caprino)

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    Torino: messaggio del cardinale Poletto per i 25 anni dell' "Arsenale della pace"

    ◊   “La città di Torino, giustamente definita "città della carità" per l'opera dei grandi Santi sociali, come il Cottolengo, don Bosco, il Murialdo, il Cafasso e altri, oggi può mettere come fiore all'occhiello della sua storia anche l'Arsenale della Pace che continua una tradizione di apertura ai poveri, di offerta di speranza ai disperati, di sostegno e accoglienza a fratelli e sorelle, uomini e donne, indipendentemente dalla loro provenienza, dalla loro lingua, dalla loro cultura e dalla loro convinzione religiosa”. Sono parole che l’arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto ha affidato ad una lettera inviata a Ernesto Olivero per celebrare i 25 anni dell’Arsenale della Pace e ripresa dall'agenzia Sir. Il 2 agosto 1983, Festa della Porziuncola, Ernesto Olivero ed alcuni amici del Sermig entravano per la prima volta nell’ampio cortile del vecchio Arsenale militare. Da allora, il lavoro gratuito di migliaia di giovani e di volontari ha trasformato una fabbrica di armi in un monastero metropolitano, luogo di incontro per i giovani, di accoglienza per gli uomini, le donne, i bambini del nostro tempo; luogo di dialogo, cultura e spiritualità, dove ognuno può restituire qualcosa di sé. Una casa dove si può ritrovare il silenzio e il respiro del mondo, e dove negli anni milioni di persone hanno aiutato milioni di persone. Il card. Poletto celebrerà una messa il 1° luglio all’Arsenale della Pace. (R.P.)

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    Nel monastero delle Clarisse a Roma l’incontro “Comunicazione e clausura” tra suore e giornalisti

    ◊   “Comunicazione e clausura”: un paradosso solo apparentemente, il titolo dell’incontro tra suore di clausura e giornalisti avvenuto ieri nel monastero delle Clarisse di Roma e che metteva al cento il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa anche in vista dell’apertura dell’Anno paolino. All’interno del convento, in cui vivono monache provenienti dal Giappone, dalla Germania e dalla Nigeria, viene stampata la rivista trimestrale “Sorella Chiara”, che dal 1962 affronta i cambiamenti della società: dal Concilio Vaticano II all’istituzione delle Giornate Mondiali della Gioventù. Tra l’altro, proprio S. Chiara d’Assisi, il 14 febbraio 1958, fu proclamata patrona della televisione dall’autorità pontificia. Suor Beatrice Riggio, vicaria del monastero, ha raccontato all’agenzia Sir il senso dell’iniziativa: “Un invito alla reciproca conoscenza per raggiungere una nuova e più profonda chiarezza nella nostra vita e nel nostro impegno sociale”. All’incontro, moderato da Lucia Annunziata, che ha definito le suore “parte viva della Chiesa, il segno dell’intelligenza femminile”, hanno partecipato anche i giornalisti Sandro Curzi e Oliviero Beha, il regista Francesco Maselli, Umberto Nardi, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e suor Beatrice Salvioni, delle Figlie di San Paolo, che ha spiegato: “Se San Paolo fosse vivo sarebbe un giornalista. Usare i mezzi di comunicazione è una sfida per annunciare il Vangelo”. Anche il rabbino di Roma, Riccardo Di Segni, ha fatto pervenire un messaggio d’augurio che sottolineava “l’impegno, la sensibilità, la curiosità e il rispetto per la diversità” che la comunità di religiose ha sempre mostrato verso la comunità ebraica. All’incontro è stato proiettato anche un dvd sulla vita del monastero di Roma ed è stato letto un interessante messaggio delle suore alla società: “È fondamentale far conoscere il valore della mistica cristiana, l’importanza del rapporto diretto con se stessi e con Dio, che aiuta l’uomo a sciogliere il nodo di angoscia e di solitudine che lo disorienta”. “Quando ne valutiamo l’utilità – continuano le religiose – accettiamo di buon grado di emergere per un momento dal nostro mondo di luce e di quiete, di travaglio e di dolore, per manifestare la nostra vita servendoci degli ordinari mezzi di comunicazione”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Urne aperte in Zimbabwe per il contestato secondo turno delle presidenziali

    ◊   In Zimbabwe, sta avendo luogo, in un clima di altissima tensione, il ballottaggio per le presidenziali. ''Il giorno dell'umiliazione e della vergogna'', lo ha definito in una dichiarazione il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai, ritiratosi dal voto per le violenze massicce subite dai suoi sostenitori. Anche gli Stati Uniti definiscono la tornata elettorale illegittima. Il servizio è di Giulio Albanese:

    Nella capitale, dove è tradizionalmente forte il sostegno per l’opposizione, l’affluenza alle urne all'apertura dei seggi è risultata molto bassa, un dato che è stato per altro confermato anche alle 11 e 30 italiane. L’atmosfera, comunque, è tesissima, anche perchè Mugabe, stando alle denunce di fonti autorevoli della società civile, ha dispiegato esercito e milizie per costringere la gente ad andare a votare in modo da garantire una forte affluenza alle urne. “Se è possibile vi chiediamo di non votare oggi, ma se siete costretti a votare per Mugabe di fronte a minacce alla vostra vita, fatelo allora”. Questo l’appello lanciato da Tsanvangirai ai suoi sostenitori, in una lettera diffusa in rete, sintomatica di una crisi politica e istituzionale che sta davvero facendo sprofondare lo Zimbabwe nella miseria.

     
    Vertice UE – Russia
    "I leader dell'Unione Europea e della Federazione Russa, oggi a Kahty-Mansiysk, hanno lanciato i negoziati per un nuovo accordo bilaterale che sostituisca quello attuale di partnership e cooperazione". Così, si legge nella nota congiunta diffusa al margine del vertice UE – Russia. Il primo ruond di questa nuova fase di negoziati avrà luogo il 4 luglio con l’obiettivo di "concludere un accordo strategico". Grande la soddisfazione del capo del Cremlino, Medvedev, e del presidente della commissione europea Barroso, secondo cui il summit è servito ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni tra le istituzioni comunitarie e la Russia.

    Vertice G8
    Nel vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G8, che si è concluso stamani in Giappone, si è parlato delle maggiori crisi internazionali del momento. Un occhio particolare è stato riservato alla questione del programma nucleare iraniano e alla contestata e turbolente tornata elettorale che si tiene oggi in Zimbabwe. Ce ne parla Marco Guerra:

    Iran, Zimbabwe, Myanmar e Medio Oriente. Al centro del vertice dei ministri degli Esteri del G8, che si è chiuso stamani a Kyoto, in Giappone, c’erano tutte la maggiori crisi che allarmano la comunità internazionale. A tenere banco è stato soprattutto il programma di proliferazione nucleare iraniano. Nella nota finale del summit si esprime infatti “seria preoccupazione” e viene lanciato un invito a Tehran a "cooperare pienamente con l’AIEA senza ulteriori ritardi". All’Iran si chiede inoltre un atteggiamento costruttivo e responsabile nella regione, in particolare nel processo di pace nel Medio Oriente e nella stabilizzazione dell'Iraq e dell'Afghanistan. E riguardo al conflitto israelo-palestinese gli esponenti degli otto Paesi più industrializzati del mondo hanno esortato le parti a congelare gli insediamenti nei territori e ad "arrestare tutti gli atti di violenza" che minano il processo di pace. Sul fronte libanese si sono invece apprezzati gli sviluppi che hanno portato all’elezione del presidente della repubblica Suleiman. Nella conferenza stampa di chiusura gli otto si sono poi soffermati su quanto sta accadendo nello Zimbabwe, sottolineando come ''non ci siano le condizioni giuste per le elezioni oggi''. Infine, è stato intimato alla giunta militare del Myanmar di rilasciare tutti i prigionieri politici, a cominciare dalla leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, e di revocare le restrizioni imposte alle operazioni di soccorso al ciclone Nargis.

     
    Colombia
    Convocare immediatamente delle elezioni presidenziali anticipate. E’ quanto chiesto, ieri sera in un discorso televisivo, dal presidente colombiano Alvaro Uribe, che era stato implicitamente accusato dalla Corte suprema di giustizia di abuso di potere. Uribe ha fatto il suo discorso alla nazione qualche ora dopo che la Corte suprema ha ordinato di rivedere la riforma costituzionale che ha permesso la sua rielezione nel 2006, cosa che dovrebbe impedirgli di presentarsi candidato alla presidenza per la terza volta.

    Stati Uniti: corte allarga possibilità detenzione armi
    Gli americani hanno il diritto di possedere un’arma. Lo ha ribadito ieri la Corte Suprema statunitense, annullando il divieto esistente nel Distretto di Washington. Tale restrizione risale al 1976, quando fu introdotta la messa al bando nel tentativo di limitare la dilagante violenza di strada.

    Libano
    La nascita del tanto atteso ''governo di unità nazionale'' libanese verrà probabilmente annunciata domani o dopodomani, afferma oggi la stampa di Beirut. Secondo il quotidiano "an Nahar" la disputa sull'assegnazione di alcuni ministeri che ha ritardato la formazione del nuovo esecutivo per oltre un mese è stata risolta, dopo che il premier designato Fuad Siniora ha acconsentito ad assegnare l'incarico di vice-premier ad un esponente del blocco parlamentare del leader cristiano dell'opposizione Michel Aoun. Il quotidiano "al Akbar" rivela invece che il nuovo governo sarebbe formato da 30 ministri, 15 cristiani e 15 musulmani, indicati sia dalla maggioranza formata dalle forze del "14 Marzo" sia dall'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah.
     Afghanistan
    Ennesima giornata di violenze in Afghanistan: tre soldati della coalizione multinazionale guidata dagli USA sono stati uccisi, insieme al loro interprete, dallo scoppio di una bomba che ne ha investito il veicolo mentre stava transitando per Wardak, località situata pochi chilometri a sud-ovest di Kabul. La nazionalità delle vittime non è stata resa nota, ma nella zona per lo più operano truppe americane. Dall'inizio di giugno è così salito ad almeno 39 il numero dei militari occidentali che hanno perso la vita in territorio afghano: è il totale più elevato su base mensile dal rovesciamento del regime dei talebani.

    Sri Lanka
    E’ di circa 60 morti il bilancio, diffuso ieri, di due giorni di scontri condotti nello Sri Lanka fra truppe dell’esercito e ribelli Tamil. La maggior parte delle vittime si è avuta nei distretti nord orientali di Mannar e Jaffna, dove è maggiore la presenza dei guerriglieri, che si battono per l’indipendenza dell’area a maggioranza Tamil dal resto dell’isola prevalentemente cingalese.

    Petrolio oltre 140 dollari
    Sembra irrefrenabile la corsa del prezzo del petrolio, che sul mercato elettronico "after hours" di New York ha raggiunto il nuovo record a 141,71 dollari. Nuovo record anche per il "Brent" a Londra, che è arrivato a 141,98 dollari. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 179

     
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