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Sommario del 26/06/2008
Benedetto XVI ai vescovi dell'Honduras: annunciate i valori sociali del Vangelo per ridare speranza alle fasce povere e degradate del vostro Paese
◊ L’escalation della violenza e la diffusione della povertà si combattono testimoniando i valori sociali del Vangelo e rafforzando l’istituzione del matrimonio, oltre che con un rilancio dell’azione pastorale e del servizio della carità. E’ questa la sostanza dell’esortazione rivolta da Benedetto XVI ai vescovi dell’Honduras, ricevuti in udienza nella tarda mattinata di oggi, a conclusione della loro visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Le piaghe sociali curate con le parole di Gesù, che rinnovano il cuore, e con le azioni di solidarietà che nascono dall’amore cristiano e danno una speranza a chi non l’ha più. Benedetto XVI “vede” così la missione della Chiesa in Honduras. Parlando di cura del clero e delle vocazioni come primi impegni pastorali, il Papa ha sollecitato i vescovi del Paese centroamericano a puntare molto sulla fede - sostenuta e guidata in modo corretto - dei loro connazionali:
“El pueblo honduregno...
Il popolo honduregno è caratterizzato da un profondo spirito religioso che si manifesta, tra l'altro, nelle tante e radicate pratiche di devozione popolare, che, opportunamente purificate da elementi estranei alla fede, dovrebbero essere un valido strumento per l'annuncio del Vangelo”.
D'altra parte, ha riconosciuto Benedetto XVI, “la diffusione del secolarismo, come pure il proselitismo delle sette, è una fonte di confusione per molti credenti, e provoca anche una perdita di un senso di appartenenza alla Chiesa”. Tuttavia, ha proseguito, la “constatazione delle enormi difficoltà che si oppongono alla vostra missione pastorale, piuttosto che indurre allo scoraggiamento, dovrebbe servire a promuovere un ampio e coraggioso lavoro di evangelizzazione che si appoggi, più che sull’efficacia dei mezzi materiali o su progetti umani, sulla potenza della Parola di Dio, accolta con fede, vissuta con umiltà e annunciata con fedeltà”. Un richiamo incisivo, al quale il Papa ha associato il clero e i religiosi del Paese - ringraziati con calore e stima per il loro lavoro - ma anche i laici cattolici, i quali da tempo, ha affermato Benedetto XVI, svolgono in Honduras un “ruolo significativo” come catechisti e delegati della Parola:
“Ellos, mediante el testimonio de su vida cristiana…
Essi, attraverso la testimonianza della loro vita cristiana, possono portare in tutti i settori della società la luce del messaggio di Cristo, attirando nella comunità cristiana coloro la cui fede si è indebolita o da cui si sono allontanati. I fedeli laici devono, quindi, intensificare la loro relazione con Dio e acquisire una solida formazione, soprattutto per quanto riguarda la Dottrina sociale cattolica”.
Inoltre, ha osservato il Pontefice, “un ambito di particolare cura pastorale è quello del matrimonio e della famiglia, della cui forza e stabilità beneficiano sia la Chiesa sia la società”:
“A este respecto, es justo reconocer...
A questo proposito, è giusto riconoscere l'importante passo di aver incluso nella Costituzione del vostro Paese un esplicito riconoscimento del matrimonio, quantunque siamo ben consapevoli del fatto che non basta avere una buona legge se dopo non si attua il necessario lavoro culturale e catechetico perché risplendano nella società la verità e la bellezza del matrimonio, vera alleanza perpetua di vita e di amore tra un uomo e una donna”.
Il Papa ha spronato alla cura dei seminaristi, al servizio dei quali - ha detto - vanno posti con generosità “i migliori formatori e i mezzi materiali opportuni”, perché il popolo di Dio ha “diritto” a sacerdoti umanamente e spiritualmente maturi. Parlando infine dell’aiuto alle fasce della società colpite da varie forme di emarginazione, Benedetto XVI ha concluso con queste parole di incoraggiamento: “So bene quanto vi affligga la povertà nella quale vivono molti vostri concittadini, insieme con l'escalation di violenza, migrazione, distruzione ambientale, corruzione o con le lacune in materia di istruzione, in mezzo ad altri gravi problemi”. Di fronte a ciò, potenziate “in tutte le vostre comunità diocesane e parrocchiali un intenso e capillare servizio di carità”, specialmente a sostegno dei malati, degli anziani e dei detenuti.
Le questioni economiche e i relativi conflitti che troppo spesso condizionano l’avvenire del mondo: ne ha parlato il Papa con il nuovo ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede
◊ L’avvenire del mondo è troppo spesso legato a questioni puramente economiche, che sono fonte di conflitti: lo ha affermato il Papa nel discorso al nuovo ambasciatore del Gabon, Firmin Mboutsou, ricevuto per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Fausta Speranza:
“Gli abitanti di un Paese siano i primi beneficiari dei prodotti delle ricchezze naturali della nazione”: lo auspica il Papa parlando della necessità di “fare tutto il possibile per proteggere meglio il pianeta e per far sì di lasciare alle generazioni future una terra veramente ospitale, in grado di nutrire tutti i suoi abitanti”. Benedetto XVI invita tutte le autorità e gli uomini di buona volontà del Gabon, ma anche del “caro continente africano”, a impegnarsi sempre di più per un mondo pacifico, fraterno e solidale. Il Papa chiama tutti ad “un coraggio sempre più profetico”, ricordando che “la pace e la giustizia camminano insieme e che devono trovare attuazione attraverso il rispetto della legalità in tutti gli ambiti”. “In effetti - spiega il Papa - senza giustizia, senza lotta contro ogni forma di corruzione, senza il rispetto delle regole del diritto, è impossibile costruire una pace vera ed è chiaro che i cittadini avranno difficoltà ad avere fiducia nei loro leader”. Inoltre - aggiunge - senza il rispetto della libertà di ogni individuo, non può esserci pace”. E il Papa parla del contributo della Chiesa: “La Chiesa - spiega - è pronta a collaborare e a sostenere tutte le persone che hanno come primo pensiero quello di stabilire una società che rispetti i diritti più elementari dell’uomo e che voglia costruire una società per l’uomo”.
A proposito del contributo della Chiesa, il Papa apprezza il riconoscimento espresso “per l’apporto alla storia e alla costruzione del Paese”. Parla di accordi firmati tra Gabon e Santa Sede e di una cooperazione sempre migliore, indicando l’obiettivo: “Aiutare la Chiesa nella sua missione al servizio di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, nella loro vita quotidiana, partecipando allo sviluppo della persona e della nazione e donando a ciascuno una speranza nuova per l’avvenire”. E il Papa ricorda la vocazione della Chiesa all’educazione e all’assistenza umana e spirituale. Parla di educazione “nel rispetto delle persone e della loro cultura, trasmettendo valori spirituali e morali indispensabili per la crescita dell’essere umano”. In relazione all’assistenza sanitaria, ricorda i numerosi dispensari tenuti dalle Congregazioni religiose, il cui impegno rientra negli accordi. Spiega che “una società attraverso l’educazione integrale mostra che i propri membri sono la prima ricchezza nazionale”. Benedetto XVI auspica, dunque, accordi per tutti i livelli di insegnamento, in particolare quello superiore. Inoltre, menziona la pastorale presso le Forze Armate: la definisce “particolarmente delicata e al servizio della pace, della giustizia e della sicurezza, nel Paese e in tutta la regione”. Riconosce, infine, l’opportunità di costituire comunità di membri delle Forze Armate sotto la guida spirituale di pastori che sappiano riconoscere e rispettare la specificità del mondo militare.
Nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato consultore della Congregazione delle Cause dei Santi il dott. Johan Ickx, officiale del Tribunale della Penitenzieria Apostolica.
Il Papa ha nominato Membro del Consiglio Speciale per l'Asia della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi mons. John Hung Shan-chuan, arcivescovo di Taipei.
L'imminente aperura dell'Anno Paolino: un pensiero del cardinale Walter Kasper
◊ La Chiesa nel mondo è in fermento per il prossimo inizio dell'Anno Paolino. A Tarso, città natale del grande Apostolo, sabato e domenica scorsi ne è stata celebrata l’inaugurazione. Una cerimonia ecumenica, molto importante per la minoranza cristiana in Turchia, alla quale sono stati invitati i delegati di tutte le Chiese presenti nel Paese. A Tarso era presente anche il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani. Al suo rientro, Philippa Hitchen, della redazione inglese della nostra emittente, ha chiesto al porporato se la dimensione ecumenica sarà anche il centro della liturgia che Benedetto XVI presiederà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, sabato prossimo:
R. - Sì, abbiamo invitato il Patriarca ecumenico, che sarà presente a questa celebrazione, e anche i delegati di tutte le Chiese nelle quali San Paolo ha vissuto e lavorato: molti sono oggi Paesi ortodossi. Tutto l’Anno Paolino ha questo significato ecumenico, perché San Paolo è una figura e ha un messaggio al centro della nostra comune fede cristiana: il messaggio di Gesù Cristo, la sua morte e la sua risurrezione. Speriamo che questo Anno Paolino dia avvio a congressi, simposi sulle Lettere di San Paolo. Anche i protestanti sono molto interessati, perché le Lettere di San Paolo sono per loro il centro del Nuovo Testamento, con la dottrina della giustificazione della fede.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’informazione religiosa, un articolo di Alessandro Trentin sul XXXII Convegno della Caritas italiana ad Assisi.
Nell’informazione internazionale, in rilievo la situazione nello Zimbabwe: ignorate le richieste africane di annullare il voto per il ballottaggio presidenziale di domani.
Vicino Oriente: Israele sigilla la Striscia di Gaza.
In cultura, Michele Piccirillo sulla nuova Cappella della Conversione, a Damasco, edificata dalla Custodia di Terra Santa.
L’origine morale della vera politica: Claudio Toscani recensisce “Un uomo al Castello” di Vaclav Havel.
Marcello Filotei intervista Giorgio Ferrara, nuovo direttore artistico della rassegna di Spoleto.
Giulia Galeotti presenta il volume “L’educazione dei sordomuti nell’Italia dell’800”.
Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga: 200 milioni i consumatori nel mondo
◊ “C’e ancora molto lavoro da fare per ridurre la nostra vulnerabilità alla droga”: l’autocritica del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, risuona nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale contro l’abuso ed il traffico illecito di sostanze stupefacenti. La strada da proseguire, ricorda Ba Ki-moon, è quella della “responsabilità comune”, dove tutti siamo chiamati a svolgere un ruolo. Il servizio di Roberta Gisotti:
200 milioni le persone che nel mondo fanno uso di droghe. Cannabis, marijuana, hashish, anfetamine, stimolanti, eroina, cocaina, allucinogeni, oppiacei, sedativi ipnotici: la lista di questi veleni del corpo e dell’anima si allunga. La droga è problema di tutti, anche di chi non si droga, ci ricorda l’ONU in questa Giornata. La droga annienta gli individui ed il commercio di droga alimenta il crimine, che destabilizza la società. Ma quali sono, al momento, le strategie per combattere questa piaga globale? Lo abbiamo chiesto al dott. Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio ONU contro le droghe e il crimine (UNODC), di Vienna:
R. - Da un lato, il riconoscimento che la tossicodipendenza è una malattia. E’ una malattia che può essere indotta dai geni dell’individuo, dal DNA, o può essere anche indotta dalla psicologia dell’individuo - ci sono delle malformazioni pure di carattere psicologico se non addirittura mentale - o indotta dall’ambiente. Questo, ci porta anzitutto a riconoscere che la tossicodipendenza può essere prevenuta, in secondo luogo che può essere trattata, in terzo luogo che non bisogna discriminare e cacciare il tossicodipendente in un carcere, né bisogna segregarlo. Bisogna riportarlo, reintrodurlo alla vita, perciò alla società. D’altro lato, le coltivazioni - perciò parlando dell’offerta - avvengono in zone e in Paesi - Colombia, Afghanistan, Birmania, e così via - che ormai sono sfuggite al controllo delle autorità. Presenza di talebani nel sud dell’Afghanistan, presenza di guerriglieri della FARC in Colombia: dunque, bisogna soprattutto riguadagnare il territorio da parte delle autorità, e poi centrare l’attenzione sui contadini, che devono essere aiutati a passare ad altre coltivazioni, ma al tempo stesso devono essere penalizzati se continuano a mantenersi nell’illegalità delle coltivazioni vietate.
D. - Dottor Costa, sono passati 10 anni dalla speciale Assemblea Generale dell’ONU dedicata al problema mondiale della droga: lei è in qualche modo soddisfatto dei risultati raggiunti, o no?
R. - Negli ultimi anni, il Rapporto mondiale della droga pubblicato dal mio Ufficio ha stabilito, con dati alla mano, come la situazione globale della droga sia praticamente stabilizzata. Quel 'treno impazzito' della droga negli anni ’70-’80 e nella prima metà degli anni ’90 si è fermato, nel senso che i consumi non sono diminuiti, ma si sono stabilizzati. Quest’anno noi abbiamo, col nuovo Rapporto, riscontrato uno sfondamento su 2 settori: produzione di coca in Colombia, che è aumentata del 27% , e produzione di oppio in Afghanistan. Però, di nuovo, non è un problema-droga, necessariamente - tant’è vero che le coltivazioni di questi due prodotti eccedono la domanda globale - ma è un problema di presenza di guerriglieri in Colombia e di talebani e terroristi di AL-Qaeda in Afghanistan, che coltivano il prodotto per ricavarne un vantaggio economico al fine di finanziare i propri movimenti.
D. - Quindi, possiamo dire che le strategie messe in atto in qualche modo sono riuscite a contenere il fenomeno, ma che forse ci vuole qualcosa di più - anche perché sappiamo che il problema della droga arricchisce la criminalità sempre più globalizzata...
R. - Io vorrei sottoscrivere la conclusione alla quale lei è arrivata. Si sono fatti dei progressi, ma bisogna naturalmente andare al di là della stabilizzazione dei consumi e anche della produzione.
La Giornata internazionale delle Nazioni Unite per il sostegno alle vittime della tortura, ancora utilizzata in oltre 150 Paesi: l'opinione di Riccardo Noury
◊ Si celebra oggi la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per il sostegno alle vittime della tortura, promossa ogni anno nell’anniversario dell’entrata in vigore della “Convenzione ONU contro la tortura”. L’evento vuole richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulla piaga della tortura, ancora utilizzata in oltre 150 Paesi in aperta violazione di un diritto intangibile della persona: la sua dignità. Ma quali sono i Paesi maggiormente coinvolti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:
R. - Posso dire che, in ordine di tempo, l’ultimo Paese su cui Amnesty ha pubblicato un rapporto è la Tunisia, ma stiamo seguendo con molta attenzione anche quello che accade in queste ore nello Zimbabwe. Questi sono solo due dei tanti esempi di Paesi nei quali il divieto assoluto di tortura è sotto minaccia quotidiana. Anzi, è un diritto - quello all’integrità fisica e psicologica - che viene messo in discussione in nome di politiche di sicurezza, nel contesto della guerra al terrore. Quella di oggi, dunque, è una ricorrenza nella quale bisogna impegnarci tutti quanti per il rispetto di obblighi internazionali inderogabili, che sono sostanzialmente il divieto assoluto di tortura.
D. - Bisogna dire che il fenomeno coinvolge anche Paesi insospettabili…
R. - Sì, purtroppo è un fenomeno che coinvolge Paesi nei quali si potrebbe immaginare che la tortura sia stata bandita. Questo accade anche perché molto spesso mancano leggi apposite che puniscano e reprimano il reato di tortura. La tortura, sempre di più, oggi colpisce i “senza potere”, gli outsider, le categorie vulnerabili: penso alle donne, ai migranti, alle minoranze etniche. E’ un fenomeno sottostimato che va avanti grazie ad un sistema di impunità che purtroppo è estremamente diffuso e che fa sì che non si puniscano i responsabili e non si faccia giustizia per le vittime.
D. - Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello alla mobilitazione affinché cessi l’impunità dei torturatori e affinché la Convenzione sia integralmente applicata dagli Stati firmatari. Quali sono le risposte che possiamo attenderci e da questo appello?
R. - Sarebbe importante avere una risposta chiara e inequivocabile, da parte dei governi, che la tortura è inaccettabile in ogni circostanza. Detto questo, da lì discende un obbligo altrettanto evidente che è quello di punire i responsabili aprendo delle inchieste che portino alla luce gli autori materiali della tortura, che isolino questo fenomeno, isolino i loro responsabili, perchè, purtroppo, sempre più spesso in questi ultimi anni è stata rimessa in discussione una conquista del movimento per i diritti umani delle stesse Nazioni Unite: quella Convenzione che è entrata nel suo ventunesimo anno di attività è una convenzione importante, fondamentale, che però rischia di rimanere un enunciato senza applicazione concreta proprio perchè la tortura oggi è di nuovo ampiamente praticata.
Il Rapporto della Croce Rossa internazionale sulle catastrofi: diminuite rispetto al 2006, ma l'AIDS provoca danni ed esige interventi al pari dei peggiori disastri ambientali
◊ L'AIDS alla stregua dei più spaventosi terremoti o tifoni che colpiscono il pianeta. Viene considerato così il morbo dell'HIV secondo il Rapporto annuale pubblicato dalla Federazione della Croce Rossa internazionale sulle catastrofi. Sui contenuti del documento, reso noto oggi, ci riferisce da Ginevra, Mario Martelli:
L’epidemia dell’AIDS, che colpisce in particolare l’Africa subsahariana, viene indicata come una delle catastrofi più complesse e di lunga durata per la Federazione internazionale della Croce Rossa. Nel suo Rapporto annuale sulle catastrofi nel mondo, pubblicato a Ginevra, la Federazione afferma che la situazione è talmente grave che l’AIDS deve essere considerata allo stesso livello della fame e delle alluvioni, necessita di un elevato grado di priorità nei programmi di gestione delle catastrofi, sia per la prevenzione e la riduzione dei rischi, sia nell’ambito delle operazioni di soccorso e nelle attività di rilevamento. Si ricorda che per l’ONU la definizione di "catastrofe" si riferisce ad una grave calamità, che comporta perdite di vite umane e danni all’ambiente di tali entità da superare le capacità della società a fronteggiare la situazione. Nella sola parte meridionale del continente africano, sono 22 milioni e mezzo le persone che vivono con tale virus. Una persona su dieci è quindi sieropositiva. L’epidemia ha gravi ripercussioni economiche e sociali, oltre che di rallentamento dello sviluppo.
Per il resto, il Rapporto della Croce Rossa osserva che nel 2007 le catastrofi sono state un po’ meno numerose degli anni precedenti: hanno causato meno vittime, anche se il numero delle persone colpite da alluvioni, tempeste, siccità, terremoti ed altri fenomeni geofisici è stato decisamente superiore a quello del 2006. Nel 2007, le catastrofi naturali sono state 405, contro le 423 del 2006. I morti sono stati 16679, il più basso numero degli ultimi dieci anni, e le persone sinistrate 201 milioni con il 40 per cento in più dell’anno precedente.
Ingresso solenne del Patriarca di Gerusalemme, Fouad Twal, nella Basilica della Natività a Betlemme
◊ Per il nuovo patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, questi ultimi sono stati giorni di grande intensità. Dopo le celebrazioni a Gerusalemme, ieri pomeriggio il presule ha fatto il suo ingresso solenne anche nella Basilica della Natività di Betlemme, dove si è svolta la cerimonia che lo ha ufficializzato, anche in quel luogo santo, nella sua nuova veste pastorale. La cronaca della celebrazione nel servizio, da Betlemme, di Sara Fornari:
Secondo un antico cerimoniale che si ripete ogni 24 dicembre, in corteo, scortato dalla polizia israeliana, mons. Fouad Twal è entrato ieri pomeriggio in Betlemme, passando per quella porta, nel muro di separazione - aperta solo in queste speciali occasioni - che per uno stretto passaggio conduce alla Tomba di Rachele. Qui, il patriarca ha fatto tappa, prima di giungere alla piazza della Natività, dove atteso da religiosi Francescani e chierici, ha ricevuto i saluti delle autorità civili e religiose. Quindi, accolto dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, presso la porta della basilica bizantina, è stato introdotto nella chiesa parrocchiale di S. Caterina. “I valori di pace, di giustizia e libertà ci hanno abbandonato ormai da tempo. Eppure li abbiamo inseguiti senza tregua", ha detto il nuovo patriarca rivolgendosi alle autorità civili e alle centinaia di fedeli. "Questi valori evangelici - ha proseguito - sono ormai così rari che siamo diventati addirittura stranieri nel nostro Paese, ridotti a mendicare la libertà di muoverci nelle nostre strade e la libertà di lavorare nelle nostre città”.
Mons. Twal ha poi ricordato l’emorragia dell’emigrazione, il grande esodo di giovani che, ha osservato, “solcano i mari, attraversano i continenti nella speranza di trovare in terra straniera quel che non trovano a casa propria: la sicurezza, la sussistenza, un'esistenza sociale degna e un avvenire per i loro figli”. Il nuovo pastore si è rivolto al Bambino di Betlemme, che pure, "per fuggire l’iniquità e mettere in salvo la vita fu costretto all’esilio in Egitto, ma che è poi rientrato a casa in Terra Santa, per vivere con i suoi genitori una vita umile e nascosta, crescendo “in sapienza, età e grazia”.
“Vieni a nascere ancora a Betlemme, nelle nostre case e nei nostri cuori - è stata la supplica di mons. Twal - vieni a percorrere le strade di Betlemme e di tutte le città di Palestina. Guarda con la tua Divina Pietà le case deserte, le terre confiscate, i negozi chiusi. Guarda con la tua Divina Misericordia i posti di blocco, gli ostacoli e le barriere che l’uomo ha innalzato contro suo fratello”. Il patriarca ha concluso implorando la Santa Famiglia di proteggere le famiglie e i giovani per essere tutti uniti e adempiere la missione di pace, di giustizia e di amore.
Chiude a Trevi la Settimana di aggiornamento pastorale sui temi della Sacra Scrittura nella comunità cristiana. Intervista con mons. Domenico Sigalini
◊ Si conclude oggi a Trevi, in Umbria, la 58.ma Settimana nazionale di aggiornamento pastorale sul tema “Bibbia e vita della comunità cristiana”. Dopo la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia della CEI, e in vista del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio del prossimo ottobre, il Centro di Orientamento pastorale ha organizzato la quattro giorni di lavori per aiutare le comunità cristiane a elaborare esperienze e percorsi formativi in relazione alla Sacra Scrittura. Al microfono di Marco Guerra, mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica italiana, traccia un bilancio dell’iniziativa di Trevi collegandola proprio al prossimo Sinodo dei vescovi:
R. - Il nostro obiettivo è quello di preparare le comunità cristiane a vivere gli eventi fondamentali della Chiesa. Il Sinodo è un evento che metterà al centro la Parola di Dio. A noi che seguiamo la vita delle diocesi, la vita delle parrocchie, sembrava assolutamente necessario creare una sintonia, preparare e suggerire anche alcuni temi che possono diventare riflessione comune.
D. - L’80 per cento delle famiglie italiane possiede una Bibbia, ma solo il 30 per cento dei fedeli la legge. La Chiesa come può tenere vivo l’annuncio della Parola?
R. - Intanto, l’annuncio non è soltanto lettura di un libro, ma è trovare una comunità che ti aiuti a incontrare Dio che parla. Non si può fare a meno della Parola scritta per entrare in contatto con Dio che parla. La Chiesa, comunque, deve alzare il livello del desiderio dell’accostare il testo. Ed oggi ci sono esperienze in tutte le diocesi italiane dove si fanno gruppi del Vangelo, si prepara assieme l’omelia della domenica, si leggono i testi della Bibbia in maniera ordinata, per esempio dal primo all’ultimo, anche per tre, quattro, cinque anni. Oggi, la Chiesa sta uscendo da questa sorta di assenza della Parola anche scritta, perchè ci sono dei laici che la chiedono in maniera esplicita.
D. - Sono veramente cambiati i destinatari del messaggio di Dio? E in tal caso, la catechesi come può intercettarli?
R. - Certi destinatari cambiano sempre come cambia il mondo, come cambia la vita, come si costruiscono nuovi modi di esistere. L’uomo, però, è sempre ricercatore di Dio, ha sempre bisogno di ascoltare una parola che vada oltre. Non è autosufficiente: coglie il limite della sua vita, cerca un riferimento più grande e allora, quindi, la Chiesa non deve far mancare questo riferimento. Direi che oggi c’è una sete e bisogna che la sorgente sia possibile raggiungerla senza tutte le palizzate che le vengono messe attorno. La catechesi è ispirata sempre alla Parola di Dio, e deve, probabilmente, in questi tempi, rendere ancora più evidente il suo legame con la Parola, perchè la catechesi non è nient’alto che aiutare l’uomo ad incontrare Dio e aiutarlo a costruirsi una struttura di pensiero che gli permetta di rendere questa Parola di Dio un elemento portante della sua vita, dei suoi rapporti con gli altri, della società che costruisce.
D. - Nelle esperienze di ascolto della Parola, che ruolo possono avere i mass media?
R. - Nella nostra settimana di aggiornamento, abbiamo affrontato anche questo tema, soprattutto puntando l’attenzione sulla televisione, che è l’elemento che comunica di più oggi all’interno delle nostre case, in termini molto popolari. E abbiamo anche colto come sia uno strumento delicato. Bisogna, comunque, rischiare: non si può lasciare la gente senza un minimo di conoscenza della Storia della salvezza, senza potersi rifare a questi grandi simboli, modelli di persone, di eventi, che hanno segnato la storia dell’uomo. A noi, allora, è richiesta intelligenza e anche capacità di rischiare, di porre questa Parola dentro i mass media, che non sono nati per creare distrazione, ma sono nati per poter aiutare l’uomo a vivere con più dignità la sua vita e con maggiore consapevolezza il suo destino.
Il cardinale Angelo Scola ricorda il grande teologo, Hans Urs von Balthasar, nel 20.mo della scomparsa
◊ Il 26 giugno 1988 moriva Hans Urs von Balthasar, definito da molti “un gigante della teologia del ventesimo secolo”. Nato nel 1905 in Svizzera, il 31 ottobre 1929 entra nella Compagnia di Gesù. Nel 1944, fonda con Adrienne von Speyr l'Istituto secolare della Comunità di San Giovanni. Von Balthasar fu legato da profonda amicizia con il cardinale Henri de Lubac. Fondatore della rivista Internazionale di Teologia e Cultura “Communio”, ricevette il premio Paolo VI per la teologia e Papa Giovanni Paolo II lo creò cardinale, ma morì improvvisamente due giorni prima della cerimonia di consegna della berretta cardinalizia. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del Patriarca di Venezia il cardinale Angelo Scola amico e profondo conoscitore di Hans Urs von Balthasar:
R. - Balthasar è stato un grandissimo cristiano, al quale la Provvidenza aveva dato doni straordinari di intelligenza veramente geniale, e di umiltà. Di lui, il cardinal de Lubac mi ha detto che aveva lo spirito del fanciullo. Realmente, incontrando Balthasar e lavorando spesso con lui, ho potuto toccare con mano questa straordinaria semplicità e innocenza, che rendeva la sua meditazione teologica penetrante e la sua vastissima cultura - "l’uomo più colto del XX secolo", ha detto de Lubach, interamente al servizio della missione e della testimonianza cristiana. Infatti, le sue energie sono state spese per la creazione della comunità di San Giovanni, che oggi cammina come segno nella Chiesa e come frutto del sodalizio spirituale tra von Balthasar e Adrienne von Speyr.
D. - Filosofia, teologia ed anche arte, definiti da von Balthasar “strumenti dell’anima”. In che senso?
R. - Nel senso che von Balthasar per primo ha voluto guardare all’intelligenza della fede a partire dall’esperienza del bello, e per questo ha saputo mettere a servizio delle categorie filosofiche-teologiche, la letteratura, la musica, il dramma contribuendo così a superare una visione arida e spesso concettualista della teologia.
D. - Nasce nel 1905, vive in un periodo particolarmente intenso e anche drammatico della storia europea e mondiale; è un precursore del Concilio Vaticano II ...
R. - Sicuramente. Tant’è vero che de Lubach lamentò la sua assenza al Concilio, anche se con Balthasar intervenne poi, in maniera decisiva, con tanti contributi, lungo il papato, sia nella fase finale di Paolo VI che di Giovanni Paolo II. E poi è stato sempre grande amico dell’allora professore e più avanti cardinale Ratzinger. Ha contribuito molto alla recezione del quadro del Concilio attraverso il suo grande sodalizio con de Lubach e con Ratzinger, fondando "Communio". Ha creato anche una trama di rapporti dentro tutta la realtà, perlomeno europea e statunitense, e ha cercato di far procedere l’approfondimento della verità che il Concilio ha favorito, collegandola alle tante domande emergenti della cultura contemporanea. Un lavoro che deve essere continuato: io spero che sia la Comunità di San Giovanni che la rivista "Communio" - che deve molto a von Balthasar - che i tantissimi che l’hanno conosciuto e frequentato possano portare avanti, oggi, il compito che von Balthasar ha cominciato tanti anni fa.
D. - Sotto questo aspetto rientra anche l'affermazione che la Chiesa doveva stare nel mondo, abbandonare gli arroccamenti...
R. - Abbattere i bastioni: cioè, la riscoperta che la missione è in un certo senso non solo la condizione di verifica della verità della Chiesa, ma anche la condizione della scoperta della sua vocazione. Von Balthasar diceva che il compito della Chiesa non è proporre se stessa, ma lasciar trasparire sul suo volto la luce luminosa di Cristo.
D. - Lui denunciava anche il pericolo che si potessero perdere gli elementi dell'identità cristiana, dopo il Concilio...
R. - Certamente. Lui, con de Lubac, accettò tranquillamente di essere catalogato tra i reazionari ed i conservatori, senza nessuna paura, perché aveva un'idea molto chiara della grande forza della tradizione cristiana e, come ha detto Benedetto XVI, il Concilio non poteva in nessun modo essere concepito secondo un'ermeneutica di rottura rispetto alla tradizione precedente, ma secondo la grande ermeneutica classica ed autentica della dottrina della Chiesa, che è quella di un avanzamento nella continuità. Von Balthasar, con il suo amico de Lubac, si sono realmente spesi perché la recezione conciliare fosse equilibrata e mi sembra di poter dire che, da questo punto di vista, il suo apporto sia stato di un'importanza, di un peso veramente straordinari. Credo che la scelta di Giovanni Paolo II di nominarlo cardinale - che poi non è potuta avvenire esplicitamente per la sua morte improvvisa alla vigilia dell'imposizione della berretta - fosse appunto un riconoscimento al grande servizio che il von Balthasar cristiano, sacerdote, teologo ha reso alla Chiesa tutta.
Messaggio del presidente della Conferenza episcopale cilena in occasione della Giornata per la prevenzione delle droghe
◊ Non disinteressarsi del problema sociale della droga e non abbandonare i fratelli coinvolti. È questo in sintesi l’appello lanciato dal presidente della Conferenza Episcopale del Cile e vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic Karmelic, in occasione della Giornata Internazione per la prevenzione delle droghe, che si celebra oggi. Il Presidente della Conferenza Episcopale del Cile, in un comunicato titolato “Incontro di speranza”, ha invitato ad assumere un atteggiamento più caritatevole e umano nei confronti di quanti soffrono gli effetti di questo flagello. mons. Goic Karmelic ha ricordato che in Cile ci sono migliaia di bambini, giovani ed adulti, uomini e donne che soffrono le conseguenze dell’uso di droghe, “e non si tratta di un problema che coinvolge soltanto le vittime, ma che ricade su tutta la società, benché si manifesti in alcune persone concrete”. Dato che in Cile “ci siamo proposti di lottare e sconfiggere la povertà”, continua il presule, una delle nuove povertà è proprio questa insidia della droga, “che perseguita non soltanto coloro che soffrono carenze economiche ma anche a quanti possiedono risorse, stanchi molte volte di dare un senso alla loro vita”. Il vescovo definisce i tossicodipendenti come “persone sofferenti che, avendo perso la loro libertà a causa della droga, hanno sviluppato una terribile capacità di dissimulare il proprio dolore, vivendo molte volte una situazione di esclusione che diventa sempre più desolante e drammatica”. Perciò “non possiamo disinteressarci di questo problema sociale, abbandonando questi fratelli. Abbiamo bisogno di sguardi più caritatevoli e umani da parte di ognuno di noi e di tutta la società, per aumentare la nostra attenzione di fronte a questa realtà e compiere gli sforzi necessari per superarla in maniera solidale e comunitaria”. Infine, il Presidente della Conferenza Episcopale riconosce e allo stesso tempo stimola “il lavoro di tante persone che, con grande sforzo e sacrificio, cercano di dare risposta a questa dura realtà”, tra cui il Consiglio Nazionale contro gli Stupefacenti (CONACE) e i numerosi organismi ecclesiali quali la Casa di Cristo, la Fondazione Don Bosco, la Pastorale Nazionale per l’alcol e le droghe, la Scuola di studi e formazione al superamento delle assuefazioni (EFAD), le organizzazioni e le comunità ecclesiali sorelle e diverse ONG che, a vario titolo e da ogni parte, lavorano per la prevenzione di questo problema sociale e per la riabilitazione delle vittime. (M.G.)
I vescovi messicani e statunitensi chiedono ai loro governi di rispettare i diritti umani degli immigrati clandestini
◊ I vescovi degli Stati Uniti, dell’America Centrale e dei Carabi tornano a chiedere alla Casa Bianca e al governo messicano che nella lotta all’immigrazione clandestina vengano rispettati i diritti umani fondamentali degli immigrati illegali. L’appello è emerso da un incontro svoltosi nella cittadina di frontiera di Tijuana, in Messico. “Abbiamo chiesto al governo statunitense una riforma dell’immigrazione che sia al tempo stesso esaustiva e umana”, ha spiegato all’agenzia Cns il vescovo salvadoregno Bolanos Avelar al termine dell’incontro. I presuli hanno sollecitato anche le autorità messicane a trattare in modo più umano i migranti dai Paesi centroamericani che attraversano il Paese per raggiungere gli Stati Uniti, spesso vittime di soprusi e angherie da parte delle organizzazioni criminali e di funzionari corrotti. In questo senso essi hanno plaudito il progetto di legge approvato lo scorso aprile dal Congresso messicano che vuole abolire il reato di immigrazione clandestina. Il provvedimento, adottato all’unanimità, attende ancora la promulgazione del Presidente Felipe Calderon. Secondo i suoi relatori, la legge darà al Messico un argomento morale in più per chiedere all’Amministrazione americana politiche migratorie più umane verso gli immigrati clandestini messicani. Un giudizio condiviso dai partecipanti all’incontro che hanno anche convenuto sulla necessità di una più stretta collaborazione tra gli Episcopati della regione in questa materia. Sull’argomento è tornato in questi giorni anche l’arcivescovo di Mexico, card. Norberto Rivera Carrera, che dalle colonne del quotidiano diocesano “Desde la fe” ha lanciato dure critiche alle politiche migratorie dei due Paesi, in particolare contro il muro di frontiera anti-immigrati tra Messico e Stati Uniti. (L.Z.)
La Caritas Internationalis al G8: c’è bisogno di misure urgenti contro la povertà
◊ Misure urgenti per ridurre la povertà e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: deve essere questa la priorità da discutere al G8, la riunione periodica dei sette Paesi più industrializzati del mondo più la Russia, secondo il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis. In un comunicato il porporato esorta gli Stati a mantenere le promesse fatte e ricorda come nel 2007 gli aiuti siano diminuiti dell’8,4%: se continuerà così, alcuni Paesi non riusciranno a raggiungere gli obiettivi entro il termine prefissato del 2015, ma “potrebbero volerci cent’anni”. Maradiaga ha inoltre posto l’accento sull’emergenza dei cambiamenti climatici che potrebbero indurre i governi a deviare le scarse risorse stabilite per lo sviluppo: “che siano addizionali”, ha ammonito. Caritas Internationalis, confederazione di 162 organizzazioni cattoliche nazionali presente in oltre 200 Paesi, parteciperà al prossimo G8, in programma in Giappone dal 7 al 9 luglio, insieme con Caritas Giappone e Joseph Donnelly, responsabile della delgazione di Caritas Internationalis presso l’ONU a New York. A porre l’attenzione sul problema della povertà è anche CISDE, Cooperazione Internazionale per lo sviluppo e la solidarietà, alleanza di 16 organizzazioni cattoliche che si occupano di sviluppo in Europa e America del Nord. (R.B.)
Accolti in varie Paesi del mondo 30 mila profughi del Myanmar
◊ Oltre 30.000 rifugiati birmani che vivevano in nove campi profughi in Thailandia al confine con il Myanmar saranno trasferiti in paesi terzi per cominciare una nuova vita; l’Alto commissariato Onu per il rifugiati (Unhcr/Acnur), che coordina il programma di trasferimento, precisa che la maggioranza dei profughi sono di etnia ‘karen’, una delle minoranze ribellatesi al governo militare, oggetto di repressione. Nei campi profughi - precisa l'agenzia Misna - restano ancora 123.500 rifugiati o richiedenti asilo, secondo i dati dell’Unhcr, alcune dei quali lì presenti da oltre venti anni. Tra quelli che hanno beneficiato del programma di trasferimento, possibile solo con il consenso dei paesi ospiti e per profughi che non hanno speranza di ritorno, 21.500 hanno avuto il visto per gli Stati Uniti, 3400 sono stati accettati dall’Australia e 2600 dal Canada; gli altri sono diretti verso l’Inghilterra, l’Irlanda e Paesi scandinavi. I profughi partiranno al ritmo di 300 la settimana e saranno assistiti dall’Unhcr nella fase di inserimento nei nuovi Paesi. (R.P.)
Sud Corea: per combattere la carestia nella Corea del Nord, inviate 200 mila tonnellate di cibo
◊ La Chiesa sudcoreana ha deciso di continuare a fornire aiuti alimentari al Nord, nonostante la repressione del regime e l’assoluta mancanza di libertà religiosa nel Paese, per cercare di contenere i danni della terribile carestia che si è abbattuta sulla popolazione. Lo ha deciso il 15.mo incontro della Divisione aiuto alla Corea del Nord, organizzazione dell'episcopato che gestisce l’aiuto della Chiesa ai nordcoreani. In concreto - riferisce l'agenzia Asianews - i vescovi coreani hanno lanciato una novena di preghiera per la Corea del Nord, da recitare in ogni diocesi durante la Settimana di preghiera per la riconciliazione della penisola coreana. All’appello hanno risposto tutte le parrocchie del Paese, che hanno preparato programmi speciali nel corso della settimana, conclusasi ieri. Lo scopo è stato quello di raccogliere fondi per acquistare 200 mila tonnellate di aiuti alimentari da inviare al Nord. Secondo Noh Ok-jae, direttore del Dipartimento di ricerca della Fondazione per la pace, la Corea del Nord ha bisogno ogni anno di circa 1,8 milioni di tonnellate di cibo. Per cercare di arginare la crisi provocata dalla carestia – che secondo stime indipendenti mette a rischio la vita di circa 900 mila persone – il Paese ha urgente bisogno di almeno 200 mila tonnellate di cibo. Il padre John Kim Hun-il, segretario esecutivo della Divisione, afferma che “la situazione andrà fuori controllo entro il prossimo anno, se le cose continuano così. Per questo, i fedeli devono dare un esempio di amore fraterno ed aprire un canale di scambio fra le due Coree”. (R.P.)
India: prosegue l'aiuto della Chiesa alle vittime dello tsunami del 2004
◊ Era il 26 dicembre 2004 quando un violento tsunami colpì le coste dell’Indonesia, dello Sri Laka, della Thailandia e dell’India, provocando oltre 200mila vittime. A distanza di quattro anni da quella tragedia - riferisce l'agenzia Apic - la Chiesa cattolica dello Stato del Tamil Nadu, in India, non ha dimenticato i sopravvissuti e gli sfollati, cercando di ridonare loro una speranza di vita. Da diverso tempo, infatti, la diocesi di Thanjavur ha creato un’organizzazione chiamata “Suraksha”, ovvero “Protezione” riservata alle donne ed ai bambini, vittime principali della catastrofe ambientale. Da uno studio eseguito, dopo lo tsunami, dalla Società polifunzionale di servizio sociale della diocesi di Thanjavur (TMSSS), risultò in effetti una recrudescenza dei maltrattamenti sui minori, della dispersione scolastica, del lavoro minorile e dei matrimoni forzati, così come dell’alcolismo e della prostituzione. A loro, “Suraksha” decise di offrire un sostegno psicologico e materiale, attraverso centri di ascolto e possibilità concrete di lavoro. E finora, secondo i dati forniti dalla TMSSS, l’organizzazione ha aiutato più di 17mila persone, appartenenti a 2.870 famiglie hindu, 355 cristiane e 85 musulmane. Più di 163 giovani, inoltre, sono tornati sui banchi di scuola. (I.P.)
Si conclude oggi ad Assisi il 32.mo Convegno delle Caritas
◊ Sono iniziati oggi, con le “Prospettive di lavoro pastorale” delineate dal direttore di Caritas italiana monsignor Vittorio Nozza, i lavori dell’ultima giornata del XXXII Convegno nazionale delle Caritas diocesane e della Caritas italiana in corso da lunedì a Santa Maria degli Angeli, presso Assisi con la partecipazione di oltre 600 delegati. L’arcivescovo iracheno di Baghdad dei Latini, monsignor Jean Benjamin Sleiman, don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano della Santa Sede “L'Osservatore Romano” e Lucia Fronza Crepaz del Movimento dei Focolari, presidente del Movimento Politico per l'Unità, coordinati da Stefano De Martis, condirettore di ‘Sat2000’, hanno parteciperato quindi a una tavola rotonda sulla "spiritualità delle opere” in diversi settori dell'agire umano. Negli ultimi due giorni si sono svolte sei 'assemblee tematiche' che hanno fatto il punto su beni comuni, integrazione, politiche di lotta alla povertà, Chiesa e Sud Italia, Chiese cristiane in Europa, reti internazionali di solidarietà in cui si è sviluppato un confronto su questioni relative a partecipazione e cittadinanza, volontariato e stili di vita, economia etica e responsabilità sociale, emergenza e tutela dell’ambiente. Si è parlato poi di immigrazione, ormai parte del nostro contesto di vita anche per i numeri della presenza in Italia. Un cambiamento molto forte che non è solo da assimilare, ma implica una rilettura della cittadinanza, della città e dello stesso concetto di integrazione. Grande attenzione è stata data anche al contesto delle politiche sociali nel paese e ai dislivelli regionali e locali, ipotizzando piste di lavoro per la crescita di forme di ‘welfare di comunità’, ma anche promuovendo sui territori reti di ricerca ed economia sociale e solidale, liberi rispetto alle dinamiche padronali e clientelari che intrappolano molte aree del Mezzogiorno. Grazie anche alla presenza di rappresentanti di nove Caritas dell’Europa dell’Est, si è parlato della visione ecclesiale dell’Europa come “casa comune” e casa del dialogo, e del servizio delle Caritas come la realizzazione nel mondo di laboratori di solidarietà, di giustizia, di vita sostenibile, di pace, di dignità umana, di diritti umani, ma anche di cattolicità, di ecumenismo, di dialogo interreligioso, di cultura. Le reti solidali a livello internazionale hanno costituito un altro argomento di analisi insistendo sulla rete come elemento di relazione più che di organizzazione e come “opera che diviene significativa in termini di evangelizzazione solo se ha la capacità di condurre ad amare e a far incontrare l’amore”. Una visita ad alcune delle ‘opere segno’ delle Chiese dell’Umbria, che da oltre 10 anni hanno avviato strutture di accoglienza in cui si educa al senso della carità, ha completato il programma di ieri. Prima dei lavori del Convegno, la giornata è cominciata con la celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Maria degli Angeli presieduta dal presidente di Caritas Italiana, monsignor Giuseppe Merisi. (R.P.)
"Stupore e preoccupazione" dell'UNICEF-Italia per la proposta di prendere impronte digitali ai bambini rom
◊ Il presidente di UNICEF-Italia, Vincenzo Spadafora, ha espresso “stupore e preoccupazione” in merito alla proposta del Ministro degli Interni italiano, Roberto Maroni, di avviare un censimento dei bambini presenti nei campi rom, mediante impronte digitali. In una nota diffusa alla stampa, il presidente della sezione italiana della organizzazione delle Nazioni Unite si è augurato “che si tratti di una proposta provocatoria destinata a non avere seguito”. “I bambini rom non sono diversi dagli altri bambini, tra l’altro molti di loro sono cittadini italiani a tutti gli effetti, ma soprattutto i bambini non possono e non devono essere trattati come gli adulti – si legge ancora nel comunicato -. Sono mesi ormai che l’attenzione delle istituzioni, nonché dell’opinione pubblica e dei mass media italiani si concentra sulle comunità rom presenti nel nostro territorio. Un’attenzione che, come UNICEF Italia, chiediamo non si trasformi in principi di discriminazione verso popolazioni e soprattutto bambini in condizioni di evidente vulnerabilità”. “Auspichiamo che il Governo italiano affronti le tematiche relative alla sicurezza – conclude Spadafora- senza trascurare i diritti dei bambini, tra cui quelli di essere tutelati e non essere discriminati, come ricorda la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia con legge n° 176 del 27 maggio 1991”. (M.G.)
L’assemblea delle organizzazioni internazionali cattoliche (CICO) scioglie l’organismo per creare un nuovo Forum allargato
◊ “Fare spazio al nuovo Forum allargato di un centinaio di ONG di ispirazione cattolica, che nel novembre 2007 ha tenuto il suo primo incontro a Roma, iniziativa avviata dalla Segreteria di Stato Vaticana”. Questo, si legge in una nota diffusa ieri, l’obiettivo dello scioglimento della Conferenza delle organizzazioni internazionali cattoliche (CICO) decretato dall’assemblea generale dell’organismo tenutasi nei giorni scorsi a Parigi. Nel comunicato ripreso dal SIR si legge che la decisione è stata assunta a maggioranza “al termine di un dibattito di politica generale che ha concluso un processo di dialogo multilaterale durato un anno”. L’attuale piattaforma, spiega ancora la nota, “favorisce gli scambi in rete, rendendo più efficaci la presenza e le risposte alle sfide globali del mondo, nella cornice delle Nazioni Unite e di altre istituzioni intergovernative” e “consente di tenere insieme le associazioni internazionali di fedeli laici pubbliche e private e le congregazioni religiose, con statuto internazionale presso le autorità intergovernative, intorno a obiettivi e testimonianze comuni sui valori evangelici e su quelli veicolati dal magistero sociale della Chiesa”. “Questo – conclude il testo – è frutto della collaborazione tra gli osservatori permanenti della Santa Sede, i membri di diversi dicasteri, dei centri internazionali cattolici”. (M.G.)
Avviata una collaborazione tra il governo tedesco e la comunità di Sant’Egidio in aiuto dell’Africa
◊ Una collaborazione per aiutare l’Africa: è questo il risultato dell’incontro di oggi tra l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Hans-Henning Horstmann, e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Il ministero degli Affari esteri tedesco, che ha ottenuto fondi di bilancio dal Parlamento federale, in linea con l’impegno del governo per la prevenzione delle crisi, ha deciso di mettere a disposizione dell’organizzazione cattolica 240.590 euro per l’anno 2008 da investire nei progetti sul continente africano. La comunità di Sant’Egidio, infatti, da tempo attiva nella salvaguardia della pace e nella soluzione dei conflitti in Africa, ha aperto attività in Costa d’Avorio, Burundi, Togo, Guinea Bissau, nella regione dei grandi laghi, Niger, Mali e nella Repubblica Centrafricana dove, in particolare, lavora per favorire il dialogo tra gli attori politici, religiosi e militari e tra l’opposizione armata e la popolazione. (R.B.)
Medici senza frontiere: allarme per l’acuirsi di tensioni nel Ciad orientale
◊ È dal 1981 che Medici Senza Frontiere (MSF), la più grande organizzazione medico-umanitaria al mondo, è presente in Ciad, Paese che negli ultimi anni è stato teatro di una grave crisi umanitaria e meta di rifugiati dal vicino Darfur. In questi giorni una preoccupante ondata di violenza ha insanguinato la regione orientale del Ciad, dove MSF ha una struttura: l’ospedale di Dogdoré, dove sono stati recentemente curati 17 feriti prima che il nosocomio fosse attaccato da un gruppo di uomini armati e l’equipe è evacuata nel capoluogo Abéché. In questi giorni altri scontri si sono verificati a Goz Beïda e Adré e si teme che combattimenti scoppino anche nella capitale, N’Djamena, dove MSF ha allestito un reparto di chirurgia nell’ospedale Bon Samaritani e ha caricato un camion di medicinali e beni di primo soccorso da usare in caso di necessità. MSF, oltre a occuparsi dei 180 mila sfollati nei campi del Ciad, dove fornisce anche un servizio di ostetricia, cura anche i 24 mila rifugiati che nel 2003 sono scappati dal Darfur, in Sudan, assicurando loro sostegno psicosociale, pediatrico e di maternità. MSF, infine, ha introdotto la più efficace terapia farmacologia per la malaria, a base di artesimina. (R.B.)
L’impegno dei Gesuti italiani per i bambini sordi in Albania da ieri presente anche sul web
◊ Il MAGIS (Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo) è on line da ieri con un nuovo sito dedicato ai progetti in Albania relativi al recupero del deficit uditivo dei bambini sordi (www.lerisorsedeldiverso.org). La Fondazione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo – ricorda una nota citata dal Sir – è impegnata fin dal 2001 in iniziative del genere: da un lato attraverso l’applicazione di protesi acustiche, dall’altro con la realizzazione di un laboratorio teatrale integrato dove, per la prima volta, ragazzi non udenti del collegio di Tirana hanno lavorato assieme ad in gruppo di alunni loro coetanei provenienti da altre scuole albanesi e italiane sulle problematiche della diversità, in particolare quella auditiva. Nel 2008 è partito un nuovo progetto che punta il dito alla radice del problema: diagnosticare precocemente la sordità infantile attraverso lo screening auditivo neonatale presso le strutture sanitarie delle principali città albanesi a Tirana, Fier, Scutari e Durazzo. “Si tratta in concreto di fornire interventi di risposta efficaci riguardo due categorie di bambini ipoacusici: quelli di età compresa fra i 3 e i 6 anni e i bambini di 6-8 anni, che annualmente entrano nell’Istituto per non udenti di Tirana per seguire il primo ciclo di 8 anni della scuola dell’obbligo”, ha spiegato il coordinatore del progetto, Giuseppe Mazzini. (M.G.)
Premio Caritas Svizzera 2008 alla fondatrice di una scuola per disabili nella Repubblica Dominicana
◊ Venti anni fa, nella Repubblica Dominicana, è stata fondata la prima scuola per bambini disabili, sia fisici che mentali, chiamata “Raggio di sole”. A fare questa scelta coraggiosa è stata Jacinta Torres, che ha iniziato con una piccola classe di soli 5 bambini e che ora, invece, insegna a 260 ragazzi. Per il suo impegno e la sua umanità, oggi Jacinta è stata insignita del Premio Caritas Svizzera 2008. La cerimonia di premiazione - riferisce l'agenzia Apic - si è svolta presso il Centro congressi e cultura di Lucerna. “La scuola “Raggio di sole” – ha detto Christophe Darbellay, consigliere nazionale di Caritas Svizzera – è un contributo visibile ed impressionante per un mondo più giusto”: essa, infatti, offre ai piccoli disabili una formazione manuale specifica in modo tale che essi riescono, nell’ambito delle loro possibilità, ad acquisire una maggiore autonomia. La scuola, inoltre, cerca di mettere in contatto i ragazzi con il mercato del lavoro e favorisce un maggior coinvolgimento delle famiglie nella loro educazione. (I.P.)
In Bangladesh, riconoscimento del governo a una suora missionaria per la sua attività d’insegnamento
◊ Suor Pia, religiosa di 94 anni appartenente alle Suore di Maria Bambina, ha ricevuto dal governo del Bangladesh un importante riconoscimento nazionale per gli oltre 50 anni di missione nel servizio dell’istruzione. Secondo quanto riferito dall'agenzia Fides, la suora arrivò a Dinajpur nel 1952, quando il Bangladesh si chiamava ancora Pakistan orientale e aveva ottenuto l’indipendenza da soli cinque anni: all’inizio ebbe un impatto difficile con la popolazione, che, diffidente, pensava volesse convertire i bambini al cristianesimo. Dall’unico alunno del primo anno è passata ai 900 attuali e ha fondato, all’interno del suo convento, un convitto dove 35 ragazze possono ricevere un’istruzione superiore. Di recente un altro evento ha allietato la Chiesa del Bangladesh: l’apertura, alla presenza del nunzio apostolico mons. Giuseppe Marino e del vescovo di Dinajpur, Moses Costa, di un monastero di clausura dove hanno iniziato la loro vita di ritiro 11 Clarisse di Santa Chiara. Nella struttura ci sarà anche un Centro Eucaristico permanente con l’esposizione del Santissimo sacramento e l’adorazione perpetua, punto di riferimento per i fedeli di tutta la diocesi. (R.B.)
Le donne nelle Isole Salomone hanno un ruolo sempre più importante nella Pastorale della Chiesa
◊ Si è svolto nell’Arcidiocesi di Honiara, nelle Isole Salomone, un seminario sulla valorizzazione del ruolo femminile nell’area del Pacifico, tenuto da Suor Abel Lucero dell’Ufficio per l’Apostolato della Famiglia. Vi hanno partecipato 30 donne tra catechiste, insegnanti e animatrici di gruppi giovanili, tutte già inserite nella Pastorale della Chiesa, secondo quanto riportato dall’agenzia Fides, che hanno ribadito il loro sostegno reciproco, la volontà di sperimentare la comunione e di condividere le proprie difficoltà. Molti passi, però, sono ancora da compiere in direzione delle pari opportunità, come hanno rilevato le stesse partecipanti: rafforzare i programmi di educazione alle famiglie, incoraggiare i movimenti ecclesiali che operano a livello pastorale con le coppie, diffondere una cultura di pari diritti, offrire borse di studio riservate alle ragazze e posti nei consigli pastorali parrocchiali e diocesani riservati alle donne, coinvolgere la popolazione femminile in compiti di animazione pastorale e corsi di teologia. (R.B.)
USA: secondo una ricerca, il voto degli elettori cattolici alle presidenziali avrà un peso importante
◊ Gli elettori cattolici potenziali negli Stati Uniti sono più 47 milioni. Di questi il 38% sostiene i Democratici, il 21% i Repubblicani, mentre il 41% non è affiliato a nessun partito. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto “Previsioni elettorali 2008” pubblicato nei giorni scorsi dal Centro di ricerche applicate nell'apostolato (Cara, in sigla) della Georgetown University di Washington e ripreso dall'agenzia Cns. Lo studio, che prende in esame gli orientamenti politici, sociali e morali dell’elettorato cattolico negli Stati Uniti, sembra indicare che il peso dell’elettorato cattolico potrebbe essere determinate alle prossime presidenziali di novembre. Tra le altre cose, esso evidenzia un declino del numero dei cattolici affiliati ai due partiti maggiori rispetto alle ultime presidenziali del 2004. I risultati più interessanti dell’indagine riguardano il mutato atteggiamento degli elettori cattolici su due questioni di grande attualità nel dibattito politico negli Stati Uniti: il ricorso alla forza militare per abbattere governi che sostengono il terrorismo e l’aumento dell’imposizione fiscale sulle categorie sociali più agiate. Se nel 2002 il 63% dei cattolici erano nettamente o parzialmente favorevoli a interventi militari all’estero nella lotta al terrorismo, anche a costo di perdite di vite americane, quattro anni più tardi questa percentuale è scesa di 20 punti. Per quanto riguarda la distribuzione della pressione fiscale, nel 2006 il 65% degli elettori cattolici si è detto favorevole a un aumento delle tasse per le fasce sociali più benestanti, contro il 52% del 2002. Per quanto riguarda i temi attinenti alla difesa vita, il rapporto rileva una leggera flessione - dal 45 al 41% nel 2006 - del numero complessivo dei cattolici americani per i quali la soppressione di una vita umana - sia essa perpetrata con un aborto, un’esecuzione capitale o un suicidio assistito - è sempre e comunque inammissibile. (L.Z.)
Spagna: per l'arcivescovo di Madrid, Rouco Varela, non sono in discussione i rapporti Stato-Chiesa
◊ “Non c’è ragione per mettere in discussione l’attuale sistema spagnolo di regolazione giuridica delle relazioni Chiesa-Stato”: ad affermarlo è l’arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, che ieri è stato insignito del titolo di membro della Reale Accademia dei Dottori e della medaglia numero 41 per la Sezione di Teologia, come riportato dall’agenzia Sir. Il porporato ha sottolineato l’importanza di questi rapporti nella realtà attuale che vive “il passaggio da una società cristiana, cattolica in Spagna, a una più plurale” investendo inevitabilmente ambiti della vita come “il matrimonio e la famiglia, la salute e la malattia, l’insegnamento e la formazione intellettuale, culturale e artistica delle persone, la pratica della solidarietà e dell’amore verso il prossimo nelle situazioni di carenze e di povertà materiali e spirituali, i criteri e principi morali, ispiratori della concezione dell’ordine giuridico e politico della società”. Il cardinale Rouco Varela ha poi ripercorso la storia del rapporto Chiesa-Stato in Spagna, partendo dal primo millennio, in cui la libertà religiosa fu una delle priorità pastorali dei Papi, fino alla Seconda Guerra Mondiale, che ha scosso “la coscienza morale di tutta l’umanità” e ha condotto al principio di inviolabilità dei diritti umani e alla “necessità di limitare la sovranità degli Stati per favorire la pace interna e quella internazionale”. Tappe intermedie sono state il Concordato del 1853 e quello del 1953, che hanno contribuito ad approfondire “la libertà interna della Chiesa e la sua presenza nel mondo delle realtà educative, culturali e sociali”, e gli Accordi del 1976 e 1979. (R.B.)
GMG di Sydney: dai giovani indonesiani i temi della difesa dell'ambiente
◊ Sono 300 i giovani cattolici indonesiani iscritti alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. Ai loro coetanei porteranno le loro preoccupazioni per l’ambiente, in linea con quelle espresse dai vescovi indonesiani in una nota pastorale del 2004 che indicava nella distruzione ambientale una delle tre principali emergenze nazionali del Paese, insieme alla violenza e alla corruzione. Il tema della difesa dell’ambiente – ha spiegato all’agenzia Ucan il coordinatore della delegazione, padre Yohanes Dwi Harsanto, segretario esecutivo della Commissione episcopale per la Pastorale Giovanile – è stato scelto, perché è un problema che interessa l’intero pianeta e la GMG è un’occasione importante per sensibilizzare i giovani di tutto il mondo. Tra le varie iniziative organizzate dalla delegazione indonesiana vi è l’installazione nel “Bangaroo East Darling Harbour” di Sydney, che ospiterà il World Youth Festival, di un mega-manifesto con le parole “Ritorna alla Natura”, la distribuzione di adesivi con messaggi sulla difesa dell’ambiente ed una conferenza stampa. La GMG – ha precisato padre Harsanto - sarà per i giovani cattolici indonesiani anche un’occasione per presentare la loro cultura e il loro patrimonio di danze e musiche tradizionali. In questi mesi di preparazione all’evento essi hanno avuto modo di riflettere sul tema della GMG "Avrete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni” (At 1, 8). Ad accompagnare la delegazione a Sydney ci saranno trenta sacerdoti e quattro vescovi. (L.Z.)
Successo per il padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza: 50 mila visite nei primi dieci giorni
◊ Grande successo per il padiglione della Santa Sede all’expo di Saragozza. La struttura ha avuto un’affluenza media di quasi 5.500 visitatori al giorno. Secondo i dati diffusi dall’ufficio stampa e ripresi dall’ agenzia Zenit, il Padiglione ha ricevuto più di 50.000 visite nei primi dieci giorni e ha battuto il record di visitatori domenica 22 giugno, quando gli ingressi sono stati oltre 7 mila. Negli stand i visitatori possono trovare due opuscoli di contenuti catechetici - uno per bambini e l'altro per adulti - che aiutano a comprendere il messaggio che la Chiesa vuole trasmettere circa la dimensione umana e divina dell'acqua. Nell'opuscolo per bambini, un barcaiolo chiamato Jons guida i bambini attraverso le tre fasi del Padiglione con l'aiuto di giochi, cruciverba e disegni. La guida per adulti presenta l'acqua alla luce della fede cristiana. Viene infatti descritta la presenza dell'acqua nella Storia della Salvezza e si conclude con un concetto che Benedetto XVI ha ripetuto in varie occasioni: "L'acqua è un diritto inalienabile di tutti i popoli, le razze e le culture". (M.G.)
Il cardinal Bertone ha inaugurato una casa per i bambini ospedalizzati
◊ Il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone ha inaugurato ieri pomeriggio a Palidoro la “Casa del Clero”, terza delle “case Ronald” presente in Italia dopo San Giovanni Rotondo e Brescia. La struttura è stata realizzata presso una delle sedi distaccate dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù e permetterà ai piccoli ricoverati di vivere accanto a mamma e papà. Un investimento che si traduce in “dividendi sociali”, così l’ha definito il cardinale, che ha tenuto a sottolineare l’impegno in favore dei più deboli, denominatore comune dei due sostenitori che hanno lavorato in sinergia perché “condividono i valori che hanno al centro delle loro attività il benessere del bambino”. La casa, infatti, 33 unità abitative familiari con tanto di sala giochi, sala tv e giardino esterno, è frutto dell’accordo tra la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald Italia e l’Ospedale Bambino Gesù: “Questa collaborazione – ha detto ad Avvenire il presidente del nosocomio, Giuseppe Profiti – crea ulteriori opportunità di accoglienza per le famiglie dei piccoli pazienti provenienti dall’Italia e dall’estero”. (R.B.)
Al Sanit di Roma, 116 mamme allattano contemporaneamente i loro bambini per chiedere più aiuti alla maternità
◊ “Io allatto dove mi pare – Diritto alla poppata” è il titolo dell’incontro che si è tenuto martedì scorso nell’ambito del Sanit, il Forum internazionale della salute che si chiude oggi al Palazzo dei Congressi di Roma. L’iniziativa, promossa dall'associazione Salvamamme, si è aperta con 116 mamme che hanno allattato i propri figli per rivendicare il diritto alla maternità, al latte per i bambini e di politiche positive per la maternità. Presenti all’evento anche l’attrice Barbara De Rossi, il Deputato Europeo Roberta Angelilli, Relatrice del Parlamento Europeo per l’infanzia, il Presidente di Salvamamme Grazia Passeri, il Vice Presidente di Gruppo Mercurio Veronica Marica, l’Ispettrice Provinciale della Croce Rossa Rosalina Martinez. Durante l’iniziativa sono stati inoltre presentati i dati della campagna "Diritto di Poppata" sulla malnutrizione infantile in Europa e in Italia. Solamente nei Paesi UE ci sono 78 milioni di persone a rischio povertà, di questi 19 milioni sono bambini, un bambino su 4 vive a rischio povertà. Il Presidente di Salvamamme Grazia Passeri ha poi evidenziato un dato allarmante che riguarda la città di Roma: “Un terzo dei bambini immigrati nati a Roma, ogni anno, passa per la nostra associazione. Ogni anno circa 850 mamme si rivolgono a Salvamamme per situazioni di malnutrizione propria o del bambino, in due anni e mezzo su 2600 casi seguiti dall’associazione a Roma, circa l’85% denunciava patologie legate alla malnutrizione”. “La proposta che ho presentato al Parlamento Europeo – ha spiegato l’on. Angelilli a margine dell’incontro - è di togliere l’IVA dai prodotti dell’infanzia, cosa che determinerebbe un risparmio del 20% per le famiglie”. (M.G.)
L’Opera Romana Pellegrinaggi ha presentato il primo Festival del turismo religioso
◊ Il primo Festival internazionale dedicato ai viaggi dello spirito si svolgerà nei padiglioni della Nuova Fiera di Roma dal 15 al 18 gennaio 2009. A presentarlo, nel corso di una conferenza stampa all’Auditorium Conciliazione, è stato l’amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi (OPA), padre Caesar Atuire, organizzatore dell’evento insieme con la Camera di Commercio di Roma. L’allestimento, come riportato dall’agenzia Sir, prevede quattro aree espositive e cinque aree festival a beneficio dei 30 mila visitatori e dei 60 enti internazionali del turismo previsti: “un settore in forte crescita”, come ha ricordato Atuire. Il festival nasce volutamente nell’anno Giubilare voluto dal Papa per il bimillenario della nascita di San Paolo, che si aprirà sabato 28 giugno con una solenne celebrazione nella Basilica di San Paolo fuori le mura. “Vogliamo offrire un momento di riflessione in questo mondo dove tutti corrono”, ha concluso il vicepresidente di OPA, mons. Liberio Andreatta. (R.B.)
A Roma, il primo Pellegrinaggio internazionale cattolico dei sordi
◊ Un’occasione per incontrarsi, condividere la gioia di essere cristiani e comunicarla nell’accoglienza, nella preghiera e nella testimonianza reciproca: è stato questo l’intento che ha spinto la Fondazione Cattolica Internazionale per il servizio alle persone sorde (IFC) e l’Associazione Cattolica Internazionale Sordi (ICDA) a organizzare il primo Pellegrinaggio internazionale cattolico dei sordi, nato sotto lo slogan: “Molte lingue, un’unica fede”. L’esperienza, d’impronta missionaria, mira, tra l’altro, a far sentire i cattolici non udenti parte attiva nell’edificazione della Chiesa come Corpo di Cristo. L’evento, in corso di svolgimento, ha portato a Roma giovani e adulti da tutto il mondo, accompagnati da vescovi, sacerdoti e interpreti della LIS, la lingua dei segni, in cui vengono tradotte tutte le attività e le liturgie. Ieri, nel corso della prima giornata, i pellegrini hanno incontrato il Santo Padre in piazza San Pietro e nel pomeriggio hanno partecipato a una Conferenza di Evangelizzazione presso il Santuario del Divino Amore. Il programma di oggi ha visto la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, officiata da Patrick Altham Kelly, arcivescovo di Liverpool e presidente della Fondazione Cattolica Internazionale della Pastorale dei Sordi, insieme con dieci sacerdoti non udenti. (R.B.)
Zimbabwe: clima di tensione alla vigilia del ballottaggio presidenziale
◊ Vigilia elettorale ad alta tensione in Zimbabwe, dove domani si tornerà alle urne per un ballottaggio ormai senza più sfidanti, dopo il ritiro forzato del leader dell’opposizione, Tsvangirai, che resta ancora nell’ambasciata olandese di Harare per motivi di sicurezza. Il leader dell’opposizione si è detto disposto a negoziare con il presidente Mugabe ma solo prima dell’apertura dei seggi. Intanto, i vescovi cattolici sudafricani chiedono all'Unione Africana (UA) di dichiararsi “a favore della democrazia in Zimbabwe” e di non riconoscere il governo del presidente Robert Mugabe. I presuli chiedono inoltre alla comunità internazionale di opporsi alla ''disperata violenza'' che indurrà ''una vasta crisi umanitaria''. Le richieste sono contenute in una nota del cardinale Wilfrid Napier, inviata alla agenzia Fides. Ma c’è veramente il rischio di una guerra civile? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al missionario comboniano padre Efrem Tresoldi, direttore del “World Wide Media Center”, raggiunto telefonicamente a Pretoria:
R. - La situazione è estremamente preoccupante data l’impossibilità di un dialogo con il regime di Mugabe, nonostante le pressioni internazionali e anche, ultimamente, della comunità economica dell’Africa australe che ha chiesto al presidente di annullare le elezioni di domani. Questo non lascia ben sperare per quanto riguarda il futuro del Paese. La campagna elettorale di questi ultimi mesi è stata segnata da tanta violenza e intimidazioni. Speriamo non ci sia una guerra civile ma il pericolo esiste: Mugabe non accetta alcun consiglio ed è determinato nel portare avanti la propria politica senza nessun rispetto nei riguardi della popolazione e dell’opinione pubblica internazionale a lui contraria.
D. - Ci sono stati diversi appelli per la democrazia nello Zimbabwe da parte di alcuni vescovi africani. In che modo la Chiesa locale può farsi promotrice di pace nel Paese?
R. - La Chiesa ha sofferto parecchio sotto il regime di Mugabe, soprattutto in questi ultimi anni. E’ stata anche coraggiosa nel denunciare la mancanza di democrazia nel regime di Mugabe. Ieri, nei vespri sudafricani, il cardinal Wilfrid Fox Napier ha espresso a nome della Conferenza episcopale la propria opinione, deplorando la violenza e le intimidazioni che rendono impossibile lo svolgimento delle elezioni. Quindi, in questo momento, è immorale votare per un regime autocratico, dittatoriale, che non rispetta alcun principio democratico.
D. - Come sta vivendo la gente questo momento di emergenza?
R. - E’ terrorizzata, non sa cosa potrà succedere da domani in poi e non solo dal punto di vista politico e sociale, ma anche da quello economico. E’ indubbio che la popolazione continuerà ancora a soffrire fino a quando questo regime rimarrà in piedi e, inoltre, c’è da dire che continuerà l’esodo di tante persone verso il Sudafrica.
Corea del Nord - nucleare
Era attesa per la fine del 2007 ma solo oggi la Corea del Nord ha consegnato la dichiarazione sul suo programma nucleare. Un passaggio che porta a Pyongyang aiuti economici e la cancellazione dalla “lista nera” americana dei sostenitori del terrorismo. Un annuncio, quest'ultimo, fatto dallo stesso presidente statunitense Bush, il quale ha anche aggiunto che gli Stati Uniti sono pronti a revocare le sanzioni commerciali alla Corea del Nord. Il servizio di Benedetta Capelli:
Ci sono voluti alcuni mesi in più, ma alla fine la Corea del Nord ha rispettato l’accordo siglato a Pechino il 3 ottobre del 2007. Un’intesa che è stata il frutto dei colloqui a sei sul nucleare di Pyongyang tra Cina, Stati Uniti, Russia, Giappone, Corea del Sud e la stessa Corea del Nord. Colloqui che hanno segnato il cammino distensivo tra il Paese asiatico e la comunità internazionale, che si è altresì impegnata a fornire consistenti aiuti economici. La consegna della dichiarazione è avvenuta oggi nelle mani della Cina: poco prima Pechino aveva confermato la decisione degli Stati Uniti di avviare l'iter per depennare il governo nord-coreano dalla “lista nera” dei sostenitori del terrorismo internazionale. Una mossa già ampiamente annunciata dalla Casa Bianca, con la quale Pyongyang ha avuto divergenze proprio sul contenuto della dichiarazione sul nucleare. Dissidi che ne hanno provocato il ritardo nella consegna. All’atteggiamento nordcoreano hanno guardato con attenzione i ministri degli Esteri del G8 riuniti a Kyoto. Sul loro tavolo, c’è la questione spinosa del nucleare iraniano, ma anche il processo di pace in Medio Oriente e altri scenari di crisi internazionale, in particolare il Myanmar e lo Zimbabwe.
Russia-UE
Vertice, oggi e domani in Siberia occidentale, tra la Russia e l’Unione Europea per trovare un nuovo accordo di partnership e cooperazione strategica, scaduto a fine 2007 dopo dieci anni. L’Alto Rappresentante per la politica estera e della sicurezza europea, Solana, ha annunciato che le parti discuteranno anche della proposta del presidente russo Medvedev per un trattato sulla sicurezza europea.
Medio Oriente-valichi
Per motivi di sicurezza restano chiusi, per il secondo giorno consecutivo, i valichi con la Striscia di Gaza. Una decisione presa dopo il lancio di razzi Qassam verso la città israeliana di Sderot, avvenuto due giorni fa, e seguito dall’uccisione di alcuni miliziani palestinesi. Episodi che hanno compromesso la tregua tra Israele e Hamas siglata giovedì scorso con la mediazione dell’Egitto. Ieri sera, la Jihad ha comunque ribadito l’intenzione di rispettare il cessate-il-fuoco che riguarda però solo il territorio di Gaza e non la Cisgiordania.
Afghanistan-violenza
Sono due i soldati rimasti feriti nello schianto di un elicottero statunitense nella provincia nordorientale afghana di Kunar. I talebani hanno rivendicato l’abbattimento del mezzo. Intanto, c’è tensione tra i Servizi segreti afghani a quelli pakistani. Secondo Kabul, i secondi avrebbero organizzato il fallito attentato al presidente Karzai lo scorso 27 aprile. L’agguato, compiuto nel corso di una parata militare, costò la vita a tre persone e venne rivendicato dai talebani.
Iraq-violenza
Ondata di violenza in Iraq. Sono almeno 20 le vittime di un attentato kamikaze avvenuto oggi a Garma, cittadina della provincia occidentale di al-Anbar, cuore del cosidetto “triangolo sunnita”. L’esplosione è avvenuta nella sede municipale durante una riunione di leader sunniti, ostili ad Al Qaeda. Una strage che precede il passaggio di consegne tra l’esercito americano e le forze regolari irachene. Intanto, aumentano il numero delle vittime statunitensi in Iraq: il comando USA ha reso noto la morte di un soldato avvenuta ieri in seguito ad un attacco. Sono così sei i militari americani uccisi in Iraq negli ultimi due giorni.
Turchia-curdi
Nuova tensione in Turchia tra l’esercito e i ribelli curdi del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan. In un attacco avvenuto nella provincia sud-orientale di Diyarbakir, l’autista di un mezzo militare è morto e altri 4 soldati sono rimasti feriti. Subito dopo, i soldati hanno lanciato una vasta operazione nella zona alla ricerca degli aggressori.
Tibet-Cina
All’indomani della riapertura del Tibet agli stranieri, il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha chiarito che sarà consentito l’ingresso nella regione himalayana anche alla stampa. I giornalisti stranieri possono da oggi chiedere l'autorizzazione a visitare il Tibet, rimasto isolato per tre mesi dopo lo scoppio delle violenze a Lhasa contro Pechino.
Nepal-governo
In Nepal, dopo settimane di polemiche, il primo ministro Koirala, 83 anni, si è dimesso dalla sua carica ed ha anche annunciato il ritiro dalla scena politica nonostante fosse indicato come primo presidente della Repubblica del Nepal. Il suo abbandono apre la strada al rappresentante dei maoisti, Prachanda.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 178
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