![]() | ![]() |

Sommario del 25/06/2008
I grandi valori del mondo - libertà, dialogo, tolleranza - traggono fondamento dalla fede in Cristo: così Benedetto XVI all’udienza generale
◊ Libertà, dialogo e tolleranza vanno riportati alla verità della fede: il richiamo del Papa, stamane all’udienza generale svoltasi in piazza San Pietro, affollata di fedeli e turisti. Prima di iniziare la catechesi, il Santo Padre ha benedetto la nuova statua di San Luigi Orione, posta in una nicchia esterna alla Basilica Vaticana, opera dello scultore Alessandro Romano. Il servizio di Roberta Gisotti:
La vita del Santo monaco Massimo, vissuto nel VI secolo, Padre della Chiesa d’Oriente, noto con il titolo di "Confessore", ha offerto lo spunto al Papa per richiamare il coraggio di testimoniare anche oggi “la fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, Salvatore del mondo”, “senza alcuna riduzione o compromesso”.
San Massimo nato in Palestina, poi trasferitosi a Costantinopoli, e da lì in Africa, fu infine chiamato a Roma dal Papa Martino I per partecipare al Concilio Lateranense. Accusato insieme a lui di eresia, seppe sfidare con “indomito coraggio” il potere dell’allora imperatore che pure si professava cristiano, per questo fu processato e sottoposto a torture e terribili mutilazioni, fino alla morte in esilio.
Il "sì" universale a Cristo, che San Massimo seppe testimoniare, ci da la misura di ogni altro valore, ha spiegato Benedetto XVI:
"Pensiamo a valori oggi giustamente difesi quali la tolleranza, la libertà, il dialogo. Ma una tolleranza che non sapesse più distinguere tra bene e male diventerebbe caotica e autodistruttiva. Così pure: una libertà che non rispettasse la libertà degli altri e non trovasse la comune misura delle nostre rispettive libertà, diventerebbe anarchia e distruggerebbe l’autorità. Il dialogo che non sa più su che cosa dialogare diventa una chiacchera vuota. Tutti questi valori sono grandi e fondamentali, ma possono rimanere veri valori soltanto se hanno il punto di riferimento che li unisce e dà loro la vera autenticità. Questo punto di riferimento è la sintesi tra Dio e cosmo, è la figura di Cristo nella quale impariamo la verità di noi stessi e impariamo così dove collocare tutti gli altri valori, perché scopriamo il loro autentico significato".
Prima di incontrare le migliaia di fedeli, circa 14 mila, che gremivano piazza San Pietro, il Papa ha benedetto nella via della Fondamenta che costeggia la Basilica la nuova statua di San Luigi Orione, canonizzato - ricordiamo - nel maggio 2004. Rivolgendosi poi al termine dell’udienza al folto gruppo della Famiglia orionionina presente all’udienza, il Papa ha detto:
"L’inaugurazione della statua del vostro Fondatore costituisca, per tutti i suoi figli spirituali, un rinnovato stimolo a proseguire sul cammino tracciato da san Luigi Orione specialmente per portare al Successore di Pietro - come diceva lui stesso - 'i piccoli, le classi umili, i poveri operai e i reietti della vita che sono i più cari a Cristo e i veri tesori della Chiesa di Gesù Cristo'”.
Il Santo Padre ha infine ricordato la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, domenica prossima, e l’apertura dell’Anno Paolino, che sarà inaugurato da Benedetto XVI con la celebrazione dei Vespri, sabato 28 giugno, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura.
Il Papa nel messaggio all’assemblea della Federazione biblica cattolica, in Tanzania: l’Africa trovi nella Parola di Dio la fonte della giustizia e della riconciliazione
◊ “Possano i vostri cuori essere sempre guidati dallo Spirito Santo nella forza unificatrice della Parola di Dio”: è uno dei passaggi forti della lettera di Benedetto XVI ai partecipanti alla settima assemblea generale della Federazione biblica cattolica, apertasi ieri a Dar-es-Salaam, in Tanzania. Nella missiva, indirizzata al presidente della Federazione biblica, mons. Vincenzo Paglia, il Papa sottolinea che questa riunione rappresenta “un’opportunità privilegiata” per “ascoltare insieme la Parola di Dio” e rinnovare il servizio alla Chiesa, “chiamata a proclamare il Vangelo della pace”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La Parola di Dio sia per i popoli dell’Africa “la sorgente di riconciliazione e di giustizia dispensatrice di vita, e specialmente della pace autentica che viene solo dal Signore Risorto”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti all’Assemblea della Federazione biblica cattolica. Il Papa sottolinea che la scelta del luogo dell’incontro, Dar-es-Salaam, “è un importante gesto di solidarietà con la Chiesa in Africa, ancor più in vista del Sinodo speciale per l'Africa del prossimo anno”. Il messaggio che portate a Dar-es-Salaam, prosegue la lettera a mons. Paglia, “è chiaramente un messaggio di amore per la Bibbia e di amore per l'Africa”. D’altro canto, il Pontefice rileva che l’assemblea “attira l'attenzione su come la Parola di Dio può ripristinare l'umanità nella riconciliazione, nella giustizia e nella pace”. È questa, avverte, “la parola di vita che la Chiesa deve offrire a un mondo in frantumi”.
Benedetto XVI esorta i membri della Federazione biblica cattolica “non solo a continuare a far conoscere la profonda rilevanza delle Scritture per l’esperienza contemporanea dei cattolici e specialmente delle generazioni più giovani, ma anche a guidarli a interpretarle dalla prospettiva centrale di Cristo e del suo mistero pasquale”. Il cristianesimo, prosegue il documento, “è la religione della Parola di Dio, non una parola scritta e muta, bensì incarnata e vivente”. E ribadisce che “solo Cristo, Verbo eterno del Dio vivente, attraverso lo Spirito Santo può aprire la nostra mente per comprendere le Scritture”.
Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la diocesi di Roma raccoglie offerte per gli interventi caritativi del Pontefice
◊ Domenica prossima, memoria liturgica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la diocesi di Roma celebra i suoi Patroni e la Giornata della Carità del Papa, raccogliendo offerte da destinare agli interventi caritativi voluti dal Pontefice. “Il Santo Padre Benedetto XVI - scrive il cardinale vicario, Camillo Ruini, nella lettera di presentazione dell’iniziativa - si preoccupa profondamente di quanti si trovano nella necessità e nella sofferenza”. Per questo, spiega, desideriamo aiutare il Papa, “Vescovo della Chiesa che è chiamata a presiedere nella carità, anche con un segno tangibile della nostra condivisione per la sua sollecitudine universale”.
“Ben conoscendo la generosità del popolo romano - prosegue il porporato - invito tutti i fedeli a pregare per il Papa e a partecipare con la propria offerta al suo servizio di carità. Sarà un modo concreto di fargli sentire la nostra vicinanza e il nostro affetto”. Domenica 29 giugno, dunque, in tutte le comunità parrocchiali e religiose, nelle rettorie e nelle cappellanie e in tutte le chiese nelle quali si celebrerà la Messa si svolgerà questa colletta per la carità del Papa.
Secondo un’antica tradizione, informa il Vicariato di Roma, l’apporto organizzativo sarà fornito anche quest’anno dai soci del Circolo San Pietro. La raccolta dell’“obolo di San Pietro”, quindi, potrà essere consegnata a loro oppure direttamente versata presso gli uffici amministrativi del Vicariato di Roma, in piazza San Giovanni in Laterano 6/a. (A.G.)
Dal 3 luglio, storica edizione dell'Osservatore Romano in lingua "malayalam". Il Papa: occasione preziosa per la Chiesa dell'India
◊ “La pubblicazione di questa prima edizione de L'Osservatore Romano in lingua malayalam è un evento altamente significativo per la vita della Chiesa in India”. Così, Papa Benedetto XVI ha salutato la nuova edizione in lingua malayalam dell’edizione inglese del quotidiano della Santa Sede, che uscirà dal prossimo 3 luglio nello stato del Kerala. Il Santo Padre ha poi sottolineato che la testata terrà informati sul lavoro della santa sede oltre sei milioni di cattolici, rafforzando i vincoli di fede e di comunione ecclesiale che collegano la comunità cattolica alla Sede di Pietro. Il Pontefice ha infine auspicato che questa nuova traduzione possa rivelarsi una preziosa fonte di insegnamento e di arricchimento della fede, “un aiuto indispensabile per continuare il lavoro di evangelizzazione”.
Sul significato della scelta di pubblicare per la prima volta nella storia “L’Osservatore Romano” in caratteri non latini interviene anche il direttore della testata, Gian Maria Vian, in un editoriale pubblicato sul numero di domani, nel quale spiega che il progetto si inserisce "in un colloquio ideale che si estende all’India intera e conferma attenzione e amicizia per l’immenso continente asiatico, la cui importanza mondiale è da molti punti di vista crescente e dove il messaggio di Cristo suscita interesse".
Firmata una convenzione per il riconoscimento da parte vaticana della piena validità dei francobolli emessi dall’Ordine di Malta
◊ E’ stata firmata ieri, in Vaticano, la Convenzione che prevede il riconoscimento da parte dello Stato della Città del Vaticano della piena validità dei francobolli emessi dall’Ordine di Malta. La convenzione, che nasce dal desiderio di estendere la plurisecolare relazione tra l’Ordine di Malta ed il Vaticano anche nell’ambito dei servizi postali, è stata firmata dal cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato e Jean-Pierre Mazery, Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta.
A novembre saranno emessi due francobolli commemorativi: l’Ordine di Malta emetterà un francobollo che raffigurerà a colori lo stemma dello Stato della Città del Vaticano, mentre da parte vaticana verrà emesso un francobollo che rappresenta lo stemma del Sovrano Ordine. Con lo Stato vaticano, salgono a 53 i Paesi con cui l’Ordine di Malta ha stretto convenzioni per la circolazione della posta affrancata con i propri francobolli. (A.G.)
Messaggio del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti per la "Domenica del Mare"
◊ Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha reso noto il messaggio pastorale in vista della “Domenica del Mare”, che ricorre il 13 luglio prossimo. Una Giornata annuale di preghiera e celebrazione per i marittimi - spiegano il presidente del dicastero vaticano, il cardinale Renato Raffaele Martino, ed il segretario, l'arcivescovo Agostino Marchetto - che rappresenta un’importante opportunità per far conoscere la visione cristiana del mondo marittimo e ringraziare la gente del mare per il contributo apportato all’economia mondiale ed alla vita quotidiana di tutti.
Nel messaggio, si sottolinea che c’è un settore della professione marittima che pone ovunque gravi preoccupazioni, ed è quello della pesca. Le comunità di pescatori affrontano gli aspetti più negativi della globalizzazione e devono far fronte a problemi economici, sociali ed ecologici di proporzioni internazionali. L’Apostolato del Mare deve, dunque, manifestare loro solidarietà e intensificare l’impegno pastorale nei loro confronti, in quanto i prossimi anni saranno decisivi se - sottolinea il documento - si vuole che gli oceani seguitino a vivere, le comunità di pescatori sopravvivano e continuino a catturare quel pesce, che costituisce, finora, la fonte principale di proteine per un miliardo di persone. A questo riguardo, prosegue il messaggio, come ha affermato Benedetto XVI nel discorso alla Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice, “la grande sfida oggi è ‘globalizzare’ non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà”. Per questo occorre che “al centro di ogni programmazione economica… ci sia sempre la persona, creata a immagine di Dio e da Lui voluta per custodire ed amministrare le immense risorse del creato”.
Nel testo, inoltre, si menziona la pirateria, altro fenomeno allarmante che va sempre più diffondendosi e che costituisce una vera minaccia per la sicurezza delle navi e degli equipaggi. L’Apostolato del Mare deve, pertanto, sostenere tutte le iniziative della comunità internazionale e delle autorità locali, destinate a combattere questo pericolo. La nostra celebrazione - si legge ancora nel Messaggio - ci offre, quest’anno ancora, l’occasione per ringraziare i cappellani, gli operatori pastorali e i volontari attivi nell’Apostolato del Mare, che si dedicano ad accogliere e offrire un servizio pastorale e materiale a tutti i marittimi, qualunque sia la loro razza, o il credo, o l’opinione politica. Il Pontificio Consiglio si rallegra inoltre per la collaborazione ecumenica e il dialogo interreligioso che si praticano a bordo delle navi, nei porti e nei centri per marittimi. Infine, viene posta in risalto la preghiera affinché questa celebrazione della Domenica del Mare rinnovi - si legge - il nostro impegno ad operare per la promozione umana e per l’evangelizzazione. La Beata Vergine Maria Stella Maris - conclude il Messaggio - interceda per noi affinché, con la grazia del Signore, l’Apostolato del Mare possa perseverare nel suo impegno per la costruzione del Regno di Dio nel mondo marittimo.
Mons. Tomasi: ampliare le misure di tutela per i rifugiati a seconda delle varie esigenze, perché non siano confusi con gli immigrati irregolari
◊ Proteggere i rifugiati o i semplici sfollati, in fuga dai Paesi di origine a causa di conflitti o altre calamità, è un’azione che deve essere ripensata su scala internazionale, diversificandola a seconda delle varie tipologie di persone che sono costrette a ricorrervi. E’ quanto affermato in sintesi dall’arcivescovo silvano Maria Tomasi, intervenuto ieri nella sua veste di osservatore permanente della Santa Sede all’ONU di Ginevra al 42.mo incontro del Comitato permanente dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Sui contenuti dell’intervento, il servizio di Alessandro De Carolis:
Quaranta milioni di persone “sradicate dalla violenza e dalla persecuzione” al centro di un paradosso mondiale: al crescere dell'“ondata di persone in cerca di protezione”, le iniziative politiche - proposte e attuate – “si muovono nella direzione opposta di una maggiore restrizione e un maggior controllo di accesso alla sicurezza”. E in questo processo, “le vittime vere e proprie di abusi circa i diritti umani fondamentali e le vittime di specifiche ostilità sono confusamente catalogate con le altre persone in movimento”. Mentre per sei milioni di persone, “l’esilio protratto” dalla propria patria “si trasforma in un’ulteriore condizione di sofferenza”. E’ la constatazione che mons. Tomasi ha posto all’inizio del suo intervento, stigmatizzando sia “l’insufficiente azione di tutela” in favore di “un numero sempre maggiore” di rifugiati, e di altre persone aventi diritto alla protezione nel mondo, sia la “crescente insensibilità verso i richiedenti asilo, il cui numero - ha sottolineato - è aumentato tanto nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo”.
Del resto, osserva mons. Tomasi, “la protezione è un concetto dinamico che si è evoluto dalla Seconda guerra mondiale”, proprio perché la Convenzione del 1951 sui rifugiati ha legato la loro protezione alla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo. Col tempo, ha proseguito il presule, altri strumenti sono stati sviluppati in riferimento ad alcune situazioni regionali e con il passare del tempo, l'Assemblea generale dell’ONU “ha esteso la capacità di tutela dell'UNHCR ai gruppi non coperti dalla Convenzione, come gli apolidi, i rimpatriati, e alcuni gruppi di sfollati interni”. Tutte queste misure, ha affermato, “sono state adottate sulla base della convinzione che la protezione internazionale non è statica, ma un'azione mirata a trovare soluzioni in modo tale che alle popolazioni sradicate possano ricominciare la loro vita con dignità”.
Dunque, ha auspicato mons. Tomasi, la protezione rimane un concetto che può essere ulteriormente ampliato, includendovi persone con precise esigenze di tutela. Il presule ne ha indicate quattro, tra le quali il diritto al “cibo sufficiente” per chi vive nei campi di rifugiati, che lo metta al riparo dal rischio di arresto e di deportazione per aver tentato di uscirvi in cerca di lavoro. Ma anche la necessità di predisporre, ha soggiunto, “adeguati canali di ingresso legale” per i richiedenti-asilo, che non li contringano agli stessi iter dei clandestini, esponendoli a violenze o abusi. E infine, le misure detentive le quali, ha detto il rappresentante vaticano, dovrebbero essere utilizzate come “risorsa ultima” e soprattutto “evitate per i minori, per i quali risultano particolarmente traumatizzanti”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Uno sguardo a oriente”: per la prima volta nella sua storia, dal prossimo 3 luglio, “L'Osservatore Romano” sarà stampato in caratteri non latini. Infatti, nel giorno in cui si celebra in oriente e in occidente la festa dell’apostolo Tommaso, nasce la versione in lingua malayalam dell’edizione settimanale in lingua inglese del giornale del Papa.
Nell’informazione internazionale, in rilievo il Vicino Oriente: vacilla la tregua a Gaza.
Arte e scienza come autorivelazione dell’anima: in cultura, Elio Guerriero ricorda il teologo Hans Urs von Balthasar a vent’anni dalla morte.
Il cinema a scuola ai tempi di Lumiere: Claudia Di Giovanni sulla figura del gesuita svizzero Josef Joye che, all'inizio del Novecento, usava spezzoni di film nelle sue lezioni al liceo.
Marcello Filotei a colloquio con Alberto Batisti, nuovo direttore artistico della Sagra Musicale Umbra.
Cristiana Dobner ricostruisce il racconto del martirio di Perpetua e Felicita.
Interviste di Nicola Gori e di Gianluca Biccini rispettivamente al presidente della Conferenza episcopale dell'Honduras e al maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie (dal 29 giugno cambia il pallio indossato da Benedetto XVI).
Anche la Chiesa ortodossa di Damasco mobilitata per le celebrazioni dell'Anno Paolino
◊ In piena sintonia con le celebrazioni della Chiesa cattolica, l‘apertura a Damasco dell’ l’Anno Paolino – e la città è quella della conversione di San Paolo – coinvolgerà tutte le comunità cristiane, quindi cattoliche, ortodosse e protestanti, e a loro nome la proclamazione ufficiale dell’evento sarà fatta nel pomeriggio di sabato 28 dal patriarca greco-ortodosso di Antiochia Sua Beatitudine Ignazio IV. In quel momento, il patriarca greco-melchita cattolico di Antiochia, Sua Beatitudine Gregorio III, sarà a Roma, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, vicino a Benedetto XVI. Il servizio di Graziano Motta:
Entrambi i Patriarchi hanno sede a Damasco e da tempo dimostrano il loro impegno per la ricomposizione dell’unità dei cristiani con numerosi documenti e realizzazioni. Fra l’altro, hanno fatto costruire e consacrato insieme a Dummar, alla periferia di Damasco, una chiesa dedicata ai Santi Pietro a Paolo, comune per le celebrazioni liturgiche delle due confessioni. Sabato prossimo, alle 17.30,l i cristiani di Damasco, ai quali si uniranno molti di altre località siriane, si raduneranno nella chiesa greco-ortodossa di San Giorgio a Jdeide-Artouz da dove muoveranno in pellegrinaggio, a piedi, verso il luogo della famosa visione di San Paolo, nella località di Kaukab, distante cinque chilometri. La venerazione dell’evento è perpetuata dalla chiesa greco-ortodossa dedicata all’Apostolo, dove alle 19 si celebreranno i Vespri e un’ora dopo il Patriarca Ignazio IV, a nome di tutti i cristiani, proclamerà l’apertura dell’Anno Paolino, presenti anche autorità civili, fra i quali i rappresentanti dei Ministeri del Waqf (Beni religiosi islamici) e del Turismo.
L’indomani mattina, domenica 29, solennità dei Santi Pietro e Paolo, a Damasco, dalla Gran Moschea degli Ommayadi si muoverà un pellegrinaggio di fedeli cristiani che - passando dalla Via Retta - farà soste nel Patriarcato greco-ortodosso, nella chiesa latina di Sant’Anania, nella chiesa greco-melchita cattolica di San Paolo sulle Mura, per concludersi nel Patriarcato greco-melchita cattolico dove saranno ricevuti dal vicario patriarcale, l’arcivescovo Joseph Absi. Nel pomeriggio, sarà celebrata la Divina Liturgia pontificale nella chiesa di San Paolo sulle Mura e un’ora dopo sarà inaugurata, nel salone della parrocchia greco-ortodossa della Santa Croce, una mostra fotografica sui siti cristiani in Siria. In serata, organizzato dal Ministero del turismo e dalle Chiese cristiane di Damasco, un congresso sinfonico nel palazzo Azim.
Sempre all’insegna dell’invocata unità di tutti cristiani, lunedì 30 giugno si muoverà da Damasco un altro pellegrinaggio, stavolta però in autobus, per la località di Maarra, dove sorge il monastero siro-ortodosso di Sant’Efrem. Qui i fedeli assisteranno alla celebrazione della Divina Liturgia in lingua siriaca e saranno poi ricevuti dal Patriarca, Sua Santità Ignazio Zakka I. Proseguiranno quindi per Maalula e il veneratissimo Santuario mariano di Saidnaya. Per il seguito dell’Anno Paolino, il Patriarcato greco-melchita cattolico ha promosso un programma di attività e celebrazioni ogni mese.
Filippine: è ancora emergenza dopo il passaggio del tifone Fengshen. Intervista con Stefano Vecchia
◊ Centinaia di vittime, 60 mila senzatetto e danni per 60 milioni di euro. Il bilancio del tifone Fengshen, che sabato scorso ha colpito una zona centrale delle Filippine e che ora si è spostato in Cina, si fa sempre più grave. Degli oltre 800 passeggeri del battello naufragato solo 43 sarebbero i superstiti. Gli aggiornamenti ufficiali sul disastro vengono forniti costantemente da Croce Rossa e Protezione Civile, che stanno operando nella zona colpita. Ma come si sta muovendo la macchina dei soccorsi, che vede impegnate anche molte organizzazioni legate alla Chiesa locale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al collega Stefano Vecchia, esperto di Asia del quotidiano Avvenire:
R. - Si sta muovendo in modo lento, necessariamente, perché le conseguenze del tifone sono ancora molto forti. La zona colpita, in particolare quella delle Filippine centrali, è di fatto un arcipelago e le condizioni del mare rendono tutto molto difficile, soprattutto gli spostamenti. Immediatamente dopo il tifone, si sono attivate le diocesi delle isole colpite per cercare di portare soccorso a 90 mila famiglie che sono state censite fino ad oggi, ma i senzatetto sono circa 300 mila persone.
D. - Di cosa hanno bisogno queste persone?
R. - Hanno bisogno, soprattutto, di quello che è necessario in un’emergenza del genere: acqua potabile, cibo e un intervento immediato per quanto riguarda la salute, la sanità. Queste sono zone dove le malattie collegate alla presenza d’acqua, in particolare la vanaria e la dengue, sono endemiche e si teme che originino delle vere e proprie epidemie.
D. - Prima la Birmania con il tifone Nargis, ora le Filippine: non è possibile, in queste zone, prevenire in qualche modo le calamità naturali e i conseguenti disastri?
R. - E’ possibile a determinate condizioni. Nel caso birmano, il tifone era previsto, prevedibile, e non è scattato l’allarme. Nel caso filippino, l’allerta è scattata ma, di fatto, essendo questa zona una zona di isole, la popolazione non ha dove rifugiarsi. Altro problema è la deforestazione e quindi l’incapacità della natura, del terreno, di far fronte a questi eventi atmosferici che sono una commistione di venti fortissimi e di forti piogge.
In dirittura d'arrivo il Convegno di Caritas Italia ad Assisi. Mons Nozza: animare le opere di carità guardando al povero ma anche al territorio nel suo insieme
◊ L’Europa “deve occuparsi del mondo”, quindi del “bene comune universale”, che “coincide con la realtà del dialogo in profondità”: la Caritas, in questo senso, è “il vero motore del cammino ecumenico”. Lo ha detto mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, intervenuto oggi ad Assisi all’Assemblea sul tema “Dare un futuro all’Europa: l’opera delle Chiese cristiane”, nella terza giornata del 32° Convegno nazionale delle Caritas diocesane d'Italia che si chiude domani. Fabio Colagrande ne ha parlato con mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:
R. - Siamo entrati quest’anno, e finiremo dentro il 32.mo Convegno, proprio considerando il tema dell’animare attraverso le opere, i gesti, le azioni e i fatti concreti ciò che il singolo cristiano, l’uomo o la donna di buona volontà, la famiglia, la comunità parrocchiale, l’intera chiesa locale, è capace di esprimere, in termini molto concreti, nella bellezza, nella verità, nella bontà. Una capacità di esprimere questa prossimità ai tanti volti, alle tante storie di povertà che purtroppo popolano i nostri territori.
D. - La vicinanza a chi tribola è una grande scuola di umanità, una grande scuola di carità...
R. - La prossimità, la vicinanza a chi è nella tribolazione, nella sofferenza, nella povertà, nell’emarginazione è un bel modo di dire il nostro essere creature solidali con loro e, quindi, di esprimere una gratuità che ci è data e che ha bisogno di trovare poi una sua espressione nelle relazioni, nell’incontro e nella presa in carico del bisogno dell’altro. Ma dall’altra parte, diventa un po’ una specie di pulpito, il luogo dal quale il credente afferma lo stesso Vangelo che dice il catechista o che celebra il sacerdote dentro l’Eucaristia. Il mio auspicio è che al molto che si mette in atto - in termini di fatti, di opere - corrisponda sempre più il crescere di una mentalità solidale e accogliente. Mi auguro che le tante opere di Chiesa generate e seminate nei territori in collaborazione con le istituzioni pubbliche, in stretta collaborazione con tutte le altre realtà che il territorio esprime, non soltanto rispondano ai bisogni, ma generino cultura, mentalità, disseminino parole e azioni di Vangelo. Questo è l’auspicio, la finalità del cammino fatto negli anni precedenti e in particolare quest’anno sull’animare attraverso le opere cogliendole sotto due aspetti: la persona in situazione di povertà e la comunità, il territorio, che ha bisogno di imparare ad andare a scuola anche dai poveri.
Dal 1 luglio sarà don Dante Carraro il nuovo direttore dell'ONG sanitaria Medici per l'Africa CUAMM. Intervista con il sacerdote
◊ Don Dante Carraro, sacerdote e medico, sarà dal prossimo primo luglio il nuovo direttore di Medici con l’Africa Cuamm, ONG sanitaria italiana con sede a Padova. Ad annunciarlo è stato mons. Luigi Mazzucato, primo e storico direttore di Medici con l’Africa, domenica scorsa durante la Festa dei volontari. A 81 anni, mons. Mazzuccato lascia il testimone a quello che da anni è il suo stretto collaboratore. Sui progetti, speranze, difficoltà dell’ONG Fausta Speranza ha intervistato il nuovo direttore don Dante Carraro:
R. - Non c’è alcun dubbio che ci muoviamo, seppur con una gestione nuova, fedeli assolutamente alla nostra storia, a quello che don Luigi ha contribuito a realizzare all’interno del Cuamm. E anche la continuità dei progetti che abbiamo in corso mirano a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Millennio. Sappiamo che ancora ci sono dieci milioni di bambini ogni anno, che muoiono quasi tutti in Africa subsahariana. Mezzo milione di mamme che ancora muoiono partorendo, ogni anno. Questo non è accettabile e di qui i nostri 56 progetti che abbiamo nei sette Paesi dell’Africa subsahariana: dall’Etiopia, al Sud Sudan, all’Uganda, al Kenya, alla Tanzania, al Mozambico, all’Angola. Tra questi 56 progetti, stiamo sostenendo 15 ospedali, sempre in Africa, e sono coinvolti nei nostri progetti 100 operatori sanitari. Quindi, assoluta fedeltà alla nostra storia.
D. - Speranze particolari per il futuro di nuovi progetti?
R. - L’auspicio è di continuare ad essere aperti al futuro, con il coraggio di sognare e costruire un mondo nuovo, più bello, in questo senso. Quindi, c’è l’esperienza dell’Università Cattolica, che stiamo sostenendo, la Facoltà di Medicina a Beira in Mozambico, oppure l’ospedale con la scuola infermieri di Wolisso, in Etiopia, un nuovo progetto che tenta di mettere assieme un ospedale con tutta un’attività sul territorio, per poter incidere sui determinanti che poi minano alla radice la salute delle popolazioni più povere. In questo senso, è necessario per i medici con l’Africa Cuamm mantenere uno sguardo lungo, una mente lucida, un cuore grande, mani operose.
D. - Don Dante, sicuramente ci sono difficoltà in questo vostro impegno, che pure porta molti frutti. Difficoltà anche solo per il fatto che dell’Africa si parla solo al negativo, è così?
R. - Assolutamente. In questo senso, noi crediamo che se una persona è intelligente, prima di tutto, e poi anche giusta - ma tutte e due le cose: intelligente e giusta - allora si immagina, sogna, desidera costruire un mondo con l’Africa. Senza l’Africa, credo non ci possa essere futuro. In questo senso va l’impegno di ciascuno di noi, noi che siamo operatori sul campo. Ma penso anche a tanta gente che sogna, desidera un mondo più giusto, più sostenibile per il futuro assieme all’Africa. Di tutte queste persone abbiamo bisogno e l’invito è proprio quello di sostenerci, di aiutarci, di sostenere proprio il lavoro che stiamo facendo.
D. - Dopo tanti anni passati a dire di "aiutare l’Africa ad aiutarsi", dalla comunità internazionale, dalla politica mondiale, quale aiuto viene? E soprattutto, viene un aiuto?
R. - L’aiuto viene. Devo dire che è ancora poco. Il supporto del governo italiano, da una parte, e della Comunità europea e delle organizzazioni internazionali, a nostro avviso, deve crescere su due livelli. Uno, il contributo finanziario e anche, di impegno. E due, che vi sia pure un aiuto di qualità. Molte volte l’aiuto rischia di disperdersi in tanti rivoli. Invece, noi pensiamo che l’aiuto vada concentrato lì dove è possibile dimostrare dei risultati.
Conferita dal presidente italiano, Napolitano, un'alta onorificenza al presidente del Parlamento europeo, Poettering
◊ Ieri pomeriggio, al Quirinale, il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha conferito un’alta onorificenza al presidente del Parlamento europeo, Hans Gert Poettering. Si tratta del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Il servizio di Fausta Speranza:
All’Europarlamento dalla nascita dell’Assemblea di Strasburgo, nel 1979, il tedesco Hans Gert Poettering - ha affermato Napolitano - si è speso per l’istituzione che meglio rappresenta il popolo perché formata da rappresentanti direttamente eletti dai cittadini. Rafforzare i poteri di tale assemblea - ha spiegato Poettering - è l’obiettivo del Trattato di Lisbona e dunque i primi sconfitti del "no" irlandese sono proprio i cittadini. Poettering ha incoraggiato dunque a proseguire sulla via delle ratifiche del Trattato di Lisbona. Del suo impegno personale, da proseguire con una responsabilità in più visto che ogni onorificenza comporta anche maggiore responsabilità, ci ha parlato così:
"I have worked during my all political life...
Ho lavorato durante tutta la mia vita politica per l’unificazione del nostro continente europeo e l’onoreficenza che ho ricevuto a nome del Parlamento europeo, a nome dei miei colleghi, è un incoraggiamento a continuare. Un’Europa unita significa pace, un’Europa unita significa conciliazione tra le persone. E questo è qualcosa che si basa anche sui valori cristiani. Quindi, ricevo questa onoreficenza come incoraggiamento ad andare avanti".
Parlando di valori, abbiamo chiesto al presidente del Parlamento europeo una riflessione sulla crisi di identità dell’Unione Europea, di cui si parla dopo la sconfitta del "no" irlandese al Trattato di Lisbona:
"I think the aims of people who have responsibility…
Penso che gli obiettivi di chi ha posti di responsabilità nell’Unione europea siano: unificare il nostro continente e renderlo forte e democratico. Far sì che funzioni la democrazia di 500 milioni di persone insieme. La nostra identità europea si basa su alcuni valori: dignità dell’essere umano, democrazia, ordine legale, solidarietà e sussidiarietà. In economia, lavoriamo per quella che chiamiamo la politica del mercato sociale. L’identità europea non è fatta dalla geografia ma da questi valori. I 27 Paesi hanno un’identità europea anche se conservano l’identità nazionale, regionale, locale. L’Unione Europea comincia dove i cittadini vivono, dove sono a casa. Però, i valori della dignità della persona e dei diritti umani rimangono gli stessi".
Un altro tema di cui si parla è quello delle relazioni tra leader nazionali ed esponenti dell’Unione europea. Non sempre i capi di Stato e di governo che giurano di essere europeisti convinti agiscono davvero per il bene e il rafforzamento delle istituzioni UE. Abbiamo chiesto al presidente Poettering quando un politico può dirsi davvero europeista:
"I think we need understanding…
Penso che abbiamo bisogno di capire la politica europea, a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale. Accettiamo di essere tutti europei sapendo che tutti i livelli politici lavorano l’uno per l’altro: il livello locale, regionale, nazionale e il livello europeo. Non ci dovrebbe essere competizione tra i diversi livelli e dovremmo sempre sapere come europei, tutti insieme, che abbiamo una responsabilità nei confronti del mondo".
Resta da ricordare i segni tangibili dell’alta onorificenza che il capo di Stato italiano, che è stato parlamentare europeo, ha conferito al tedesco Poettering impegnato nell’Assemblea di Strasburgo da 29 anni. Si tratta di una placca, una fascia, un nastrino, un nastrino da uniforme, un fiocco di nastrino, una rosetta, una spilla. Tutti segni caratterizzati dal rosso e dal verde, colori dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Durissima condanna del cardinale sudafricano Napier contro il presidente dello Zimbabwe, Mugabe
◊ "Il popolo dello Zimbabwe ha il diritto di scegliere il proprio Presidente in una elezione che sia libera ed equa. La Conferenza Episcopale che riunisce i vescovi di Botswana, Sudafrica e Swaziland (SACBC) sostiene con passione questa legittima aspirazione della popolazione dello Zimbabwe". Così il cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban e portavoce della SACBC, in un comunicato inviato all'Agenzia Fides, esprime la preoccupazione della Chiesa cattolica per la grave situazione creatasi nello Zimbabwe a seguito delle violenze e delle intimidazioni che contrassegnano la campagna elettorale per l'elezione del Presidente. "Purtroppo, la violenza a sfondo politico, l'intimidazione e la tortura hanno di fatto reso impossibile un giusto ed equo svolgimento del ballottaggio per le elezioni presidenziali . I candidati dell'opposizione non possono presentare i loro programmi agli elettori, né hanno un accesso imparziale ai mezzi di informazione" afferma il cardinale Napier. Il porporato appoggia in pieno la decisione del leader del Movimento per il Cambiamento Democratico di ritirare la propria candidatura al ballottaggio del 27 giugno: "la violenza si è intensificata nelle ultime settimane, fino al punto che il Movimento per il Cambiamento Democratico ha preso la difficile decisione di non partecipare al ballottaggio che è degenerato in una farsa. E' comprensibile la scelta da parte del MDC di cercare di proteggere la vita dei propri sostenitori e di altri che sono stati presi di mira. L'alternativa sarebbe stata una guerra civile non dichiarata". Il cardinale Napier avverte inoltre che "le atrocità e la barbarie di Zanu-PF (il partito del Presidente Mugabe) sono documentate. Le azioni Mugabe e quelle dei suoi generali, delle loro mogli, dei loro sostenitori teppisti e dei cosiddetti veterani di guerra, sono un'offesa agli occhi di Dio. Il giudizio li attende". La condanna del regime di Mugabe è totale: "tutti devono chiedersi chi può beneficiare dell'attuale crisi nello Zimbabwe. Noi, vescovi cattolici del Sud Africa, crediamo che le azioni dell'élite al potere meritano una rigorosa censura. Sono una sventura per ogni africano. Chiediamo agli Stati membri dell'Unione africana di dichiarare il loro impegno a favore della democrazia nello Zimbabwe, respingendo la finzione giuridica che questa elezione è diventata e di non riconoscere Robert Mugabe e il suo partito come il legittimo governo". "Siamo profondamente preoccupati per questa situazione e se non vi è uno sforzo unitario da parte della comunità internazionale, sotto la guida dei Paesi dell'Africa australe, la situazione disperata di violenza, di carestia e di incertezza si tradurrà in una vasta crisi umanitaria che travolgerà l'intera regione dell'Africa meridionale" conclude il porporato. (R.P.)
Spagna: incontro a Covadonga dei segretari generali delle Conferenze episcopali europee
◊ “La situazione religiosa in Europa: tra secolarizzazione e domanda di senso e di spiritualità”: è questo il tema del 36.mo incontro dei segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa, che si svolgerà a Covadonga, in Spagna, da domani al 30 giugno. Promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), l’evento vedrà la partecipazione di rappresentati delle Conferenze episcopali di: Albania, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Germania, Inghilterra e Galles, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romanía, Russia, Scandinavia, Santi Cirillo Metodio, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Svizzera, Turchia, Ungheria, Ucraina (rito bizantino) e Ucraina (rito latino). Tra i presenti, anche l’arcivescovo di Oviedo, Mons. D. Carlos Osoro Sierra. Oltre al tema principale, informa una nota della Conferenza episcopale spagnola, il convegno si soffermerà su sette argomenti ad esso connessi: “la bioetica, con riferimento alla legalizzazione dell’eutanasia ed all’analisi delle cellule staminali embrionali; la presenza dell’Islam in Europa, con particolare riferimento alla prossima Conferenza europea cristiano-musulmana, in programma in Belgio dal 20 al 23 ottobre; il diaconato permanente, che permetterà il confronto di esperienze diverse, l’insegnamento della religione in Europa, sessione durante la quale verrà presentata un’indagine realizzata dal CCEE; l’imminente Giornata mondiale della gioventù, in programma a Sydney, in Australia, dal 15 al 20 luglio; le iniziative per l’Anno Paolino e la 12.ma Plenaria ordinaria del Sinodo dei vescovi, in calendario dal 5 al 26 ottobre prossimi”. “Una parte del programma – continua la nota – sarà dedicata all’interscambio sulle questioni legate all’ecumenismo. In particolare, i partecipanti valuteranno i risultati della terza Assemblea Ecumenica Europea, svoltasi a Sibiu, in Romania, lo scorso settembre, e discuteranno sulle sue implicazioni nello scenario ecumenico europeo”. “Nel corso dell’incontro, inoltre – si legge ancora – verrà presentato il programma del primo Forum Cattolico-ortodosso, che si svolgerà a Trento, in Italia, dall’11 al 14 dicembre, sul tema ‘La famiglia come bene per l’umanità”. Infine, poiché il convegno si tiene in Spagna, i partecipanti riceveranno informazioni sulla situazione della Chiesa cattolica nel Paese e sull’Anno Giubilare della Santa Croce di Oviedo. (I.P.)
Madrid accoglie una conferenza di dialogo interreligioso sotto il patrocinio del re d’Arabia
◊ L’Arabia Saudita e la Spagna hanno concordato di organizzare una conferenza interreligiosa cui parteciperanno ulema e religiosi musulmani, cristiani ed ebrei e che si svolgerà a Madrid dal 16 al 18 luglio 2008. L’agenzia di stampa saudita ha riferito che il dialogo che si terrà, su iniziativa di re Abdallah, fa seguito al consenso registrato tra gli ulema sunniti e sciiti che hanno partecipato alla recente conferenza islamica mondiale della Mecca organizzata dalla Muslim World League. Il Segretario Generale della MWL, Abdullah Bin Abdel-Muhsin Al-Torki ha precisato che l’invito al dialogo del sovrano saudita è stato accolto unanimemente con l’ “Appello della Mecca”. Al-Torki ha aggiunto che la MWL ha ricevuto numerosi messaggi di sostegno da parte di studiosi, istituzioni e centri di ricerca islamici e mondiali, che hanno ribadito l’importanza del prossimo incontro mondiale. Incontro che vedrà la partecipazione di eminenti personalità appartenenti alle varie religioni celesti e culture e che cercherà di delineare il programma pratico di un dialogo mondiale sostenuto dal credo, dai valori e dalla comune umanità, per edificare ponti di dialogo e di convivenza tra i popoli, le nazioni e le confessioni religiose, e per invitare l’umanità a tornare a guardare nuovamente verso il proprio Creatore. Al-Torki ha anche illustrato l’impostazione della conferenza di luglio che si articolerà intorno a quattro tematiche: il dialogo e le sue radici religiose e culturali, il dialogo e la sua importanza nella società (l’interazione tra culture e civiltà), etica e dialogo (lotta contro il vizio, gli stupefacenti, la criminalità; tutela della famiglia e dell’ambiente), futuro del dialogo (impegno degli Stati e delle organizzazioni, ruolo dei media nel diffondere la cultura del dialogo e della convivenza). Infine, il Segretario Generale della Muslim World League ha precisato che la scelta della Spagna è stata motivata dal patrimonio storico di questo Paese a favore della convivenza tra i seguaci delle religioni celesti. (S.G.)
In Africa, drastico calo delle piogge: nove milioni di persone a rischio
◊ Le piogge cadute in gran parte dell’Africa orientale tra marzo e maggio 2008 sono inferiori del 50% rispetto alla quantità “normale” prevista durante la stagione delle piogge, influendo negativamente sulla sicurezza alimentare dell’intera regione. Lo sostiene il Famine Early Warning System Network (Fews-Net), il sistema internazionale di allerta sulle precipitazioni, precisando che tra le regioni maggiormente colpite figurano Gibuti, la Somalia (con esclusione della regione settentrionale di Bari), l’Etiopia meridionale (soprattutto la Somali Region, la Regione delle nazioni, nazionalità e popoli del sud (Snnpr) e la zona di Borana) e le principali aree agricole nelle regioni di Amhara e Tigrè in Etiopia settentrionale. A rischio anche gran parte della provincia della Rift Valley e di quella Orientale in Kenya, oltre alla regione nordorientale di Karamoja in Uganda. “Gli effetti dei conflitti, spostamenti, bassa produzione agricola e aumento dei prezzi dei generi alimentari – è scritto nella nota ripresa dall'Agenzia Misna – sono stati ingigantiti dalla scarsità delle piogge tra marzo e maggio”. Secondo Fews-Net, sarebbero circa nove milioni le persone che nella zona interessata avranno bisogno di immediata assistenza umanitaria nei prossimi tre mesi: 4,6 milioni in Etiopia, 2,6 in Somalia, 1,2 in Kenya, 300.000 in Karamoja e 130.000 a Gibuti; ma, avvisa l’organizzazione, la quantità di popolazione colpita da insicurezza alimentare può aumentare ulteriormente, “a causa degli effetti della scarsità delle piogge che potranno persistere con l’inizio della stagione secca nell’area”. (R.P.)
Siccità ed emergenza alimentare, milioni di persone a rischio malnutrizione in Etiopia
◊ In Etiopia quattro milioni e 600.000 persone, inclusi 75.000 bambini, sono colpite dalla siccità e costrette a sostenere una condizione di grave e acuta malnutrizione. A lanciare l’allarme, in un comunicato diffuso ieri, è Fondo ONU per l’Infanzia (UNICEF), ricordando che ad aprile il numero di chi riceveva aiuti per l’emergenza non superava i due milioni e 200.000. La sicurezza alimentare in Etiopia è in rapido deterioramento a causa di un complesso insieme di fattori: le piogge stagionali sono state molto inferiori alle attese, danneggiando significativamente le colture e la pastorizia, mentre nei mercati locali i prezzi dei generi alimentari sono cresciuti per la crisi alimentare ed energetica mondiale. Tra le regioni più colpite il comunicato dell‘UNICEF indica gli stati meridionali di Oromia e della Regione delle nazioni, nazionalità e popoli del sud (SNNPR); la situazione umanitaria nella cosiddetta Somali Region viene definita “preoccupante”, mentre negli stati settentrionali di Afar, Amhara e Tigrè viene segnalato il costante peggioramento delle condizioni di sicurezza alimentare. “Se fino alla fine di settembre non ci sarà raccolto nella maggior parte delle regioni – avvisa la nota – la situazione non potrà che peggiorare”. (M.G.)
Birmania: ad oltre un mese dall’ultimo aggiornamento, si aggrava il bilancio delle vittime del ciclone Nargis
◊ In Birmania si aggrava il bilancio delle vittime del ciclone Nargis. Secondo le ultime cifre diffuse dal governo i morti sono 84.537 mentre i dispersi sono 53.836. Lo scorso aggiornamento diffuso il 17 maggio dalla giunta militare birmana parlava invece di 77.738 morti e 55.917 dispersi. I dati, riportati dalla Misna, sono stati forniti dal viceministro degli Esteri Kyaw Thu in un incontro con operatori umanitari stranieri e rappresentanti dell’Associazione dei paesi del sudest asiatico (ASEAN); il resoconto non include possibili decessi avvenuti nei giorni successivi al passaggio del ciclone, come conseguenza dell’emergenza e lentezza dei soccorsi, poiché tali casi, ha sostenuto il ministro, non si sarebbero verificati. Intanto, prosegue sul campo una missione di valutazione complessiva della situazione di cui fanno parte 300 persone tra rappresentati governativi, dell’ONU e dell’ASEAN. Il gruppo dovrebbe rendere pubblico un rapporto per la fine di luglio. Nargis colpì le regioni del Delta dell’Irrawaddy tra il 2 e il 3 maggio, e per lunghe settimane i soccorsi hanno stentato a raggiungere le vittime anche per la resistenza del governo militare ad aprire il paese agli aiuti internazionali. Ora, dopo quasi due mesi dal cataclisma, le condizioni dei sopravvissuti appaiono stabilizzate: “I bisogni primari delle vittime sono stati risolti” ha detto Surin Pistuwan, segretario generale dell’ASEAN che, su richiesta del governo birmano, coordina gli aiuti internazionali in Myanmar. Tre settimane fa le Nazioni Unite stimavano che 1,3 milioni di vittime erano state raggiunte dai soccorritori di organizzazioni birmane o internazionali, poco più della metà di quelle che si ritiene siano state colpite dal ciclone. (M.G.)
Il quotidiano massacro delle bambine indiane denunciato in un rapporto della ONG "ActionAid"
◊ In alcune zone dell’India il fenomeno degli aborti femminili e delle neonate lasciate morire ha raggiunto enormi proporzioni. In una parte del Punjab tra le caste inferiori ci sono perfino meno di 300 bambine per ogni 1.000 maschi. La denuncia arriva dall’ONG umanitaria ActionAid e dal Centro canadese per la ricerca e lo sviluppo internazionale, nel rapporto “Le figlie che scompaiono”. In tutti i 5 Stati settentrionali studiati, il fenomeno è risultato peggiorato rispetto al censimento del 2001, cosa che dimostra l’insuccesso della politica pubblica per impedirlo. Tra le cause sono indicate anche la carente assistenza sanitaria in alcune zone. Ma sono riferite soprattutto uccisioni deliberate, come nelle rurali Morena e Dhaulpur dove si usa lasciare la figlia indesiderata morire per mancanza di cure, con il cordone ombelicale che si infetta. In molte zone rurali sono preferiti figli maschi, che aiutano nel lavoro dei campi. Il rifiuto di bambine aumenta in proporzione al numero dei figli: la percentuale femminile è molto inferiore per il secondo e terzo figlio, rispetto al primo, sintomo di più frequenti aborti selettivi, spesso con l’aiuto illegale, ma remunerato di medici e infermiere. Si stimano esserci 500mila aborti di feti femminili l’anno, 10 milioni negli ultimi 20 anni. Il cardinale Oswald Gracias, vicepresidente della Conferenza dei vescovi cattolici indiani, dice ad AsiaNews che “in India la Chiesa cattolica lotta senza sosta per favorire la vita sin dal concepimento, creando centri sanitari e dispensari anche nelle zone rurali più remote, senza distinzione di casta e credo religioso”. “Nei nostri centri sanitari diamo anche insegnamenti morali ed etici contro l’infanticidio e insegniamo a medici e personale sanitario di rispettare il valore e la dignità di ogni vita. Occorre rendere consapevoli che questa è una violazione dei diritti umani, sia delle donne che dei bambini non nati”. “Ho fiducia che in modo graduale cambi la mentalità della popolazione, anche grazie al rapido progresso del Paese – prosegue il porporato -. Per questo non vedo nero il futuro. Anche se è triste che il maggior benessere porti a preoccuparsi per le ricchezze ma non a una ricchezza spirituale”. “La discriminazione deriva dalla tradizionale bassa considerazione della società indiana verso le femmine – spiega infine cardinal Oswald Gracias -, viste come un peso, richiedenti una forte dote che molte famiglie povere non possono dare. Le bambine sono in genere meno istruite e hanno minori cure sanitarie, rispetto ai fratelli. La Chiesa, tramite attività sociali ed educative, aumenta le opportunità di istruzione e di apprendere un lavoro per la ragazze povere, per metterle in grado di vivere con dignità”. (M.G.)
Filippine: presbiteri e imam del Mindanao insieme per la pace
◊ Accelerare le iniziative di pace fra le comunità cristiana e musulmana del Mindanao. È questo l’obiettivo di un gruppo di sacerdoti cattolici, pastori protestanti e imam che hanno fondato un’associazione nel isola meridionale delle filippine. Secondo quanto riferisce AsiaNews, si tratta di una realtà interconfessionale che nasce con l’obiettivo specifico di approfondire i progetti mirati alla concordia e al rispetto reciproco fra le diverse fedi, in una zona segnata da decennali conflitti di carattere etnico e religioso. Padre Amado Picardal, professore di teologia, sottolinea l’importanza del primo “forum locale che riunisce preti, imam e pastori (IPPF), movimento formato da leader cristiani e musulmani e che si è riunito a Davao”: esso rappresenta una spinta decisiva per “focalizzare gli obiettivi del gruppo” interconfessionale, al fine di elaborare “una visione comune sull’opera di evangelizzazione”. Egli poi ribadisce che “è un onore prendere parte a iniziative di questo tipo, perché rappresentano un segno di speranza sulla via del dialogo fra le diverse religioni” e un auspicio che esse “possano lavorare assieme per portare la pace nel Mindanao”. Il forum IPPF è una cellula locale della più ampia conferenza nazionale che riunisce vescovi cattolici e ulema (BUC), fondata nel 2002 e impegnata a promuovere la pace e il dialogo interreligioso. Mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e co-presidente del BUC, ha ringraziato i fondatori del forum cristiano-musulmano augurando loro di perseguire gli obiettivi prefissati. I leader cattolici e musulmani hanno dato vita a uno sforzo comune per raggiungere la pace, in una realtà segnata da sanguinosi conflitti che durano ormai da 40 anni. Essi si propongono inoltre di creare programmi comuni mirati all’assistenza sociale e al welfare per la popolazione, a prescindere dal credo religioso. (M.G.)
Beatificazione dei Martiti, pace ed Anno Paolino nella Plenaria dei vescovi del Giappone
◊ Mettere a punto la celebrazione per la Beatificazione dei 188 Martiri giapponesi, che si terrà il 24 novembre a Nagasaki; dare vita a una serie di iniziative su questioni relative a “Giustizia e Pace”, in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo; programmare eventi, manifestazioni e celebrazioni per l’Anno Paolino nell’ambito della Chiesa giapponese: queste fra le principali decisioni assunte dall’Assemblea Plenaria dei vescovi del Giappone, tenutasi nei giorni scorsi a Tokyo. Vi hanno preso parte - riferisce l'agenzia Fides - 17 Vescovi, delle 16 diocesi dei Giappone, oltre a diversi rappresentanti e membri delle Commissioni episcopali esistenti in seno alla Conferenza. I vescovi hanno organizzato nei dettagli la celebrazione che il 24 novembre prossimo sarà un evento storico per la Chiesa giapponese: la cerimonia di Beatificazione di san Pietro Kibe e di altri 187 martiri giapponesi, che si terrà a Nagasaki, presieduta dal Card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Successivamente, a catalizzare l’attenzione dell’Episcopato giapponese è stato il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: in occasione di tale evento, la Chiesa ha intenzione di vivere una “Settimana di Pace”, dal 6 al 15 agosto prossimo e di preparare, per la fine del 2008, un Messaggio dal titolo “Verso una pace basata sul rispetto dei diritti umani”. Altro punto all’ordine del giorno dell’Assemblea è stato quello relativo alle celebrazioni per l’Anno Paolino in Giappone: per questo i Vescovi hanno predisposto una raccolta di testi e di riflessioni, che saranno diffuse in tutte le diocesi, le parrocchie, le scuole, le comunità e le associazioni, dal titolo “Imparare da San Paolo per evangelizzare il moderno Giappone”. Il testo fungerà da guida per parroci, catechisti, religiosi e insegnanti che, nelle diverse comunità, saranno chiamati a rispondere a questa sfida: prendere esempio dal coraggio e dalla dedizione dell’Apostolo Paolo per toccare, con le parole del Vangelo, il cuore dei giapponesi, immersi in una cultura consumista e secolarizzata. (R.P.)
Una delegazione di giovani cambogiani si prepara a partire per la GMG di Sydney
◊ I preparativi sono ormai ultimati e il giorno della partenza si avvicina. Emozione, speranze, attese percorrono i cuori dei giovani cambogiani che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Sydney dal 15 al 20 luglio prossimi. I giovani - riferisce l'agenzia Fides - hanno seguito un cammino di preparazione spirituale, ritmato da catechesi, incontri di preghiera e di confronto, studio e approfondimento della Parola di Dio, per arrivare a vivere in pienezza il grande evento della GMG. D’altro canto hanno preparato gli aspetti logistici, organizzato iniziative per reperire fondi utili a pagare le spese di viaggio, si sono impegnati in piccoli lavoretti per risparmiare. I giovani hanno anche ascoltato alcune testimonianze di giovani australiani, hanno studiato la storia e la geografia dell’Australia, hanno meditato il messaggio di Papa Benedetto XVI per la GMG. A guidare la delegazione di circa 50 giovani cambogiani, provenienti dal Vicariato Apostolico di Phnom Penh, da quello di Battambang e dalla Prefettura Apostolica di Kompong Cham, sarà il salesiano padre Leo Ochoa, animatore di una folta comunità di ragazzi e giovani a Phnom Penh. “Sarà un’opportunità straordinaria per loro, capace di imprimere una svolta alla loro vita”, spiega fiducioso il salesiano. Con le loro musiche tradizionali i giovani cambogiani avranno l’occasione di presentare la loro cultura e il loro patrimonio di danze al World Youth Festival che si terrà a Sydney durate la settimana della GMG. I giovani sono ansiosi di condividere la loro fede e la loro cultura, felici di incontrare giovani di tutto il mondo. Se si pensa che, dopo gli anni bui della dittatura dei khmer rossi, la libertà religiosa è rinata in Cambogia agli inizi degli anni ’90, l’entusiasmo dei giovani cattolici cambogiani e la loro partecipazione alla GMG rappresenta già un frutto importante per la Pastorale della Chiesa cambogiana, in un paese dove gli adolescenti costituiscono il 50% della popolazione complessiva. La Pastorale giovanile costituisce dunque un settore strategico per l’impegno della Chiesa. (R.P.)
Al via ieri a Bogotà, i lavori del CELAM dedicati allo studio dell’odierna realtà continentale e alle sfide pastorali
◊ Ieri, presso la sede del Celam, a Bogotá, dopo la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Víctor Sánchez, segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano, si sono aperti i lavori del Seminario dedicato allo studio dell’odierna realtà continentale e alle sfide pastorali che la situazione complessiva, in costante movimento, pone al compito dell’evangelizzazione delle chiese particolari. Le autorità del Celam, insieme con altri 10 vescovi latinoamericani approfondiranno i molteplici aspetti dello sviluppo sociale, culturale, economico e politico che caratterizzano la regione ad un anno della V Conferenza generale di Aparecida dove le 22 Conferenze episcopali hanno già illustrato le singole realtà nazionali. Ora, il Celam, con il sostegno della Fondazione tedesca “Konrad Adenauer”, desidera aggiornare l’informazione con lo scopo di comprendere meglio il ruolo e la missione delle chiese in un contesto che ogni giorno si modifica. Nella seduta di apertura del Seminario, mons. Víctor Sánchez, vescovo ausiliare di Città del Messico, oltre a dare il benvenuto ai partecipanti, in particolare all’arcivescovo di Santa Cruz, Bolivia, cardinale Julio Terrazas, Presidente del dipartimento del Celam per la “Giustizia e la solidarietà”, ha tracciato il programma dei lavori sottolineando l’importanza dei contributi che saranno offerti da numerosi esperti latinoamericani. Tra loro, il dott. Rodrigo Guerra (México), che ha dedicato la prima parte del suo intervento a definire ed illustrare il metodo di lavoro. Poi, l’esperto messicano ha sottolineato la necessità di approfondire con rigore ciascuna delle dimensioni richiamate nel titolo del Seminario senza dimenticare però che nella realtà, in definitiva, tutte queste situazioni s’integrano per essere percepite, da parte dei cittadini della regione, come una realtà indivisibile. Inoltre, l’esperto, ha voluto ricordare la natura integrale dello sviluppo e dunque la necessità di superare continuamente il rischio riduttivo che finisce per vedere la persona umana come una realtà o solo economica o solo sociale o solo politica. Oggi, con gli interventi di 3 esperti in ogni giornata, i presuli e i laici sottoporranno al vaglio dell’esperienza le principali diagnosi e da qui si tenterà di approdare alle sfide pastorali. (L.B.)
Brasile: i vescovi chiedono leggi per impedire a persone condannate per reati gravi di candidarsi a cariche pubbliche
◊ Una legge di iniziativa popolare per impedire a persone condannate per reati gravi di candidarsi a cariche pubbliche. A promuoverla, insieme a un cartello di organizzazioni riunite sotto la sigla ”Movimento contro la corruzione elettorale ” è la Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), che ha lanciato una campagna di firme in tutto il Paese. Il Movimento è stato costituito lo scorso mese di aprile in risposta a una controversa sentenza della Corte Superiore per le Elezioni che ha dichiarato legittima la candidatura di persone iscritte nel casellario giudiziario. Una decisione che ha suscitato polemiche in Brasile e solo in parte mitigata dalla disposizione secondo cui dovranno essere rese pubbliche le informazioni relative a provvedimenti giudiziari a carico dei candidati. Per potere essere presentata al Congresso la proposta deve raccogliere almeno 1,3 milioni di firme, pari all’1% dei votanti previsti dalla legge brasiliana. L’obiettivo dell’iniziativa - ha spiegato il segretario generale della CNBB, mons. Dimas Lara Barbosa - è di accrescere le pressioni sui legislatori perché approvino la legge : “Sappiamo che la mobilitazione del Congresso dipende dall’interesse dell’Esecutivo, dei deputati o della società”, ha dichiarato il vescovo. “Quando c’è pressione, soprattutto quando parlano le urne, i deputati rispondono alla volontà popolare”. (L.Z.)
Il cardinale Tettamanzi ha aperto solennemente il pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes
◊ In un pellegrinaggio che vede la presenza di più di 5.000 pellegrini appartenenti alla diocesi ambrosiana la "Parola del Silenzio" è stata ricordata in occasione del Vespri solenni tenuti nella serata di ieri. Oggi il cardinale Tettamanzi ha celebrato la Messa solenne internazionale nella basilica sotterranea di San Pio X, davanti ad una folla di più di 20 mila persone. In particolare, ai sacerdoti, nelle Lodi del mattino, ha ricordato l’impegno che li deve sempre animare alla luce, anche, del messaggio della Vergine di Lourdes. Un messaggio che dice ai preti di venire a pregare e a costruire una cappella, che ricorda come questa fede debba essere sempre una fede ricercata, una fede profonda. In particolare, in questo pellegrinaggio il porporato intende ripercorrere le tappe che videro il suo venerato predecessore Giovanni Battista Montini pellegrino a Lourdes, in occasione del centenario – nel 1958 – e in occasione della chiusura della Missione di Milano. Più volte il cardinale ha ricordato messaggi e pensieri che il cardinal Montini aveva espresso in quella occasione. Un pellegrinaggio, questo, che si svilupperà per tre giorni e che questa sera vedrà la solenne processione “aux flambeaux”, uno spettacolo immenso di luci e di preghiera. (Da Lourdes: Edoardo Caprino)
"La Bibbia come primo riferimento della civiltà occidentale": così mons. Ravasi all'Università cattolica portoghese
◊ “La Bibbia, 'Grande Codice' della cultura occidentale”. È titolo della conferenza presentata venerdì scorso all'Università Cattolica Portoghese dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Gianfranco Ravasi. Nell’ incontro di cui riferisce l’agenzia Zenit, il presule ha ricordato il ruolo storico ricoperto dalla Bibbia sottolineando che il testo “è uno dei punti di riferimento fondamentali non solo per la fede, ma anche per la nostra civiltà”. Secondo il presule, la Bibbia è presente nella cultura occidentale “come componente strutturale del dominio artistico, etico e sociale”. “'Le Sacre Scritture sono l'universo su cui la letteratura e l'arte occidentali hanno operato fino al XVIII secolo e, in buona misura, ancora operano'”, ha detto citando il critico letterario Northrop Frye. Mons. Ravasi ha evidenziato che per secoli “la Bibbia è stata un'immensa grammatica o un repertorio iconografico, ideologico e letterario al quale ci si è attenuti costantemente a livello sia della cultura elevata che di quella popolare”. L'Arcivescovo ha poi indicato tre modelli che rappresentano “questa enorme influenza”, il primo dei quali sarebbe quello “reinterpretativo o attualizzante: si assume il testo o il simbolo biblico che viene riletto all'interno di coordinate storico-culturali nuove e diverse”. Un altro modello è “quello che elabora i dati biblici in modo sconcertante e che possiamo definire degenerativo. Nella stessa storia della teologia e dell'esegesi si sono verificati frequentemente fraintendimenti e deformazioni ermeneutiche”. In questo caso, il testo biblico corre “il rischio della riduzione a una tenue base su cui si tessono nuove trame e nuovi significati, fenomeno che avviene con molte altre figure bibliche”, ha affermato. Un terzo modello, “quello trasfigurativo”, appare quando “l'arte riesce a rendere visibili dissonanze segrete del testo sacro, trascrivendolo in tutta la sua purezza, facendo nascere potenzialità che l'esegesi scientifica conquista solo con molta fatica o ignora del tutto”. Su questa linea, secondo l'arcivescovo, emerge “la grande musica che, nel periodo storico che va dal '600 all'inizio dell''800, ha superato spesso le arti figurative come interprete della Bibbia (Carissimi, Monteverdi, Schütz, Pachelbel, Bach, Vivaldi, Buxtehude, Telemann, Couperin, Charpentier, Haendel, Haydn, Mozart, Bruckner)”. Secondo monsignor Ravasi, per studiare un caso “specifico ed esistenziale”, “basterebbe seguire la suprema rilettura che Mozart fa di un salmo letterariamente modesto, il brevissimo 117 (116), caro a Israele perché proclama le due virtù fondamentali dell'alleanza che lega Dio al suo popolo, cioè veritas et misericordia, come dice la versione latina della Vulgata utilizzata dal musicista, o 'amore e fedeltà', in una traduzione più vicina all'originale ebraico”. “E' chiaro, il Laudate Dominum in Fa minore dei Vespri solenni di un Confessore (K 339) di Mozart riesce a ricreare tutta la carica teologica e spirituale ebraica e cristiana del salmo come non saprebbe fare nessuna esegesi testuale diretta”, ha sottolineato. Ricordando che la Bibbia è uno dei punti di riferimento per la fede e la civiltà, monsignor Ravasi ha concluso il suo intervento citando le parole di Goethe, che “diceva che il cristianesimo è 'la lingua materna dell'Europa'”. (M.G.)
Conclusa a Tarso la prima parte del Simposio dedicato a San Paolo
◊ Trasferitosi da Tarso a Iskenderun (l’antica Alessandretta, fondata da Alessandro Magno dopo la battaglia di Isso), il XII Simposio su San Paolo ha terminato la prima parte del programma previsto, trattando dell’archeologia e della storia del territorio in cui Paolo è vissuto. Per l’aspetto archeologico si è parlato degli ultimi, preziosi ritrovamenti a Tarso (come il grande ponte sul fiume Kidnos) e dell’iconografia paleocristiana dell’Apostolo, partendo dalla bella immagine trovata nell’ex scuola di Tiranno, a Efeso, dove Paolo insegnava nelle ore più calde del giorno. Per la parte storica è stato fatto un lungo excursus sui porti dell’Asia Minore toccati da Paolo, a cominciare da quello di Seleucia Pieria (oggi Samandağ), dal quale Paolo salpò con Barnaba per il primo viaggio apostolico. In questi ultimi giorni si sta parlando di alcune esperienze spirituali di Paolo (originale la riflessione sul suo “viaggio celeste” e interessante la presentazione della chiesa domestica del primo secolo) e della ricezione del suo pensiero da parte di vari Padri della Chiesa (S. Agostino, S. Pier Damiani), di alcuni teologi (Giovanni Duns Scoto) e perfino di alcune personalità del mondo laico, come Tommaso Moro, il quale, durante la prigionia nella Torre di Londra, rilesse gli scritti dell’Apostolo, traendone motivi di meditazione e di consolazione. Tenendo conto dell’ambiente musulmano in cui il Simposio si svolge, era doveroso un cenno all’Islam, fatto dal Prof. Antonio Carile, che ha parlato del tentativo di Manuele Comneno di integrare cattolicesimo e islam partendo dalla teoria evangelica, ripresa energicamente da Paolo, e cioè che Dio esalta la semplicità (lui dice sciocchezza, morìa, in greco) contro la sapienza del mondo. Nei giorni che seguono (le relazioni si concluderanno domani, ma la chiusura ufficiale del Simposio si farà domenica 29 giugno con la festa di S. Pietro ad Antiochia) si parlerà della Lettera ai Romani e della ricezione di Paolo in Erasmo e in Von Balthasar. (Da Iskenderun: padre Egidio Picucci)
Ebrei e musulmani di Francia eleggono i loro nuovi leader
◊ Le comunità ebraica e musulmana di Francia hanno, da domenica scorsa, i loro nuovi responsabili religiosi. Si tratta di Gilles Bernhaim, nominato gran rabbino di Francia e Mohammed Moussaoui, diventato presidente francese del consiglio del culto musulmano (CFCM). Berheim, 56 anni, ha ottenuto un mandato di sette anni che partirà dal 1° gennaio 2009. Rabbino strettamente ortodosso, è considerato un uomo aperto al dialogo. È inoltre professore di filosofia e autore di diversi libri. Berhein dovrà rappresentare una comunità molto estesa e radicata che in Francia vede la presenza di circa 450 sinagoghe e conta oltre 500 mila fedeli. Nel salutare l’elezione di Berheim il primo ministro francese ha assicurato il massimo impegno nel proseguire la lotta all’antisemitismo. Di portata storica è anche al consiglio francese del culto mussulmano dove Moussaoui prende il posto di Boubakeur. 44 anni, marocchio, professore di matematica è anch’egli uomo di dialogo. Le sue priorità sono ridare fiuducia ai fedeli per fare cose concrete come la formazione degli imam e lo sviluppo delle cappellanie nelle prigioni. La Francia conta 5 milioni di musulmani, il 5% dei quali praticanti regolari. La comunità più numerosa è quella algerina. (M.G.)
Minori immigrati non accompagnati a rischio sfruttamento: oggi a Roma si discute di questa piaga con gli ospiti della “Citta dei ragazzi”
◊ In occasione della giornata del minore, che si tiene oggi a Roma presso il Centro Averroè, l’Associazione Aibi Amici dei bambini ha lanciato una campagna sulla condizione dei bambini stranieri non accompagnati che sul territorio italiano sono quasi 7mila, molti dei quali finiscono nelle mani degli sfruttatori. Partecipano all’incontro-dibattito, di cui riferisce l’agenzia SIR, i giovani ospitati presso la Città dei ragazzi e delle ragazze di Roma - comunità educativa che accoglie i minori, perlopiù stranieri, privi di supporto familiare o a rischio di devianza sociale - accompagnati dai loro educatori e dai rappresentanti dei due istituti. Presenti anche membri delle comunità di immigrati, della seconda generazione degli immigrati in Italia e dell'ATM onlus (Associazione per la tutela dei minori immigrati non accompagnati). Ad aprire il convegno Eugenia Roccella, sottosegretario del ministero del Lavoro. Interverranno, tra gli altri, Karima Moual, giornalista di Metropoli-La Repubblica e presidente dell’Associazione delle seconde generazioni di maghrebini in Italia; Massimiliano Blasi, della Fondazione Raphael onlus (adozioni a distanza e adozioni a livello nazionale ed internazionale), e Marzia Masiello di Aibi. L’Opera della Città dei Ragazzi ospita nella sezione maschile 60 giovani tra i 12 e i 18 anni; sono invece 15 le ragazze che risiedono nella sezione femminile. Il Paese d’origine più frequente è l’Afghanistan ed alcuni ospiti hanno richiesto lo status di rifugiato. “Negli ultimi anni il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati ha assunto proporzioni significative in tutta l’Unione Europea”, spiegano dall’Aibi . Rientrano nella definizione di minori stranieri non accompagnati tutti quei giovani giunti in Italia senza l’assistenza di un genitore, di un parente entro il quarto grado, di un tutore o di un affidatario legalmente responsabile. Al 31 dicembre 2006, i minori stranieri non accompagnati segnalati al Comitato minori stranieri risultavano 6.551, per la maggior parte originari della Romania (36%), del Marocco (22%) e dell’Albania (15%). (M.G.)
Al via l’attività del nuovo Centro Studi per la salute della madre e del bambino dell’Università Cattolica di Roma
◊ Il nuovo Centro Studi per la Tutela della Salute della Madre e del Concepito dell’Università Cattolica di Roma è stato presentato ieri pomeriggio presso la sede dell’ateneo. La struttura nasce con l’ambizioso obiettivo di “risollevare questo settore della medicina sotto l'aspetto scientifico, clinico e divulgativo". Ragioni che sono state spiegate da Alessandro Caruso, direttore del Centro Studi e dell'Unità Operativa di Patologia Ostetrica e Ginecologica del Policlinico, dove da oltre 30 anni vengono seguite circa 500 gravidanze a rischio all’anno. “In Italia ogni anno ci sono 50 mila gravidanze a rischio – spiega all’agenzia Sir Alessandro Caruso – ma c’è scarsa attenzione verso questo tipo di medicina da parte dei finanziatori sia pubblici che privati perché poco remunerativo in termini di tabelle Drg”. Il centro si occuperà anche di coordinare le attività di “Telefono Rosso”, la linea di consulenza gratuita per informazioni sulle possibilità preconcezionali, sulla prevenzione primaria dei difetti congeniti e sull’uso di farmaci durante la gravidanza, cui ogni anno ricorrono circa ottomila donne. (M.G.)
Zimbabwe: gli USA non riconosceranno l'esito del ballottaggio presidenziale di venerdì
◊ Si complica la situazione in Zimbabwe in prossimità del ballottaggio presidenziale. Gli Stati Uniti hanno già annunciato che non riconosceranno il risultato delle urne. Intanto, sulla gestione della crisi emergono spaccature tra i governi africani. Di fronte a quanto sta accadendo, il cardinale Oscar Andrès Rodrìguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis, insieme a mons. Buti Joseph Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg, hanno fatto sentire la loro voce denunciando il rischio di un’ “evitabile crisi umanitaria”. Il servizio di Benedetta Capelli:
Il presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki, non è presente - perché non invitato - al vertice d'emergenza ristretto del SADC, la comunità per lo sviluppo dei Paesi dell’Africa sub sahariana, convocato per oggi nello Swaziland. Una riunione alla quale partecipano i leader di Tanzania, Angola, Swaziland, oltre al presidente della Zambia. Un’assenza pesante perché Mbeki è il mediatore dei Paesi della regione nella crisi scoppiata in Zimbabwe dopo il voto dello scorso marzo. Un ruolo che, secondo molti, Mbeki, alleato di Mugabe, avrebbe svolto in maniera morbida. Intanto, lo stesso Mugabe si è detto disposto a collaborare con l’opposizione al ballottaggio di venerdì al quale però non parteciperà Tsvangirai che, anzi, ha fatto appello per l’invio di truppe straniere nel Paese in grado di riportare la pace. Invito subito raccolto dal primo ministro keniano Odinga che si è detto favorevole al dispiegamento di truppe di pace panafricane sotto l'egida dell'Unione Africana. Di diverso avviso il Ministero degli esteri sudafricano per il quale “non c’è alcuna necessità”. A due giorni dall’apertura delle urne, la comunità internazionale mostra preoccupazione mentre continuano le azioni contro il partito d’opposizione. La polizia ha compiuto oggi un raid nella sede del "Movimento per il cambiamento democratico" a Mutare, nell'est del Paese, dove circa 200 persone avevano trovato rifugio dopo le violenze post-elettorali. Gli Stati Uniti intanto hanno già annunciato che non riconosceranno i risultati del ballottaggio. “'La gente viene picchiata e rischia di perdere la vita semplicemente per esercitare il proprio diritto di voto – ha dichiarato alla BBC, Frazer, assistente del segretario di Stato per gli Affari africani- con queste condizioni noi non possiamo riconoscere l'esito se, nei fatti, questo voto verrà celebrato”. Intanto, l’ONU sembra propensa a nuove misure contro lo Zimbabwe soprattutto se Harare non considererà la dichiarazione di condanna delle violenze adottata dal Consiglio di Sicurezza nella notte tra lunedì e martedì.
Cina-ciclone
Dopo aver colpito la scorsa settimana le isole delle Filippine, il ciclone Fengshen si è abbattuto oggi sulla parte meridionale della Cina. In particolare, a Hong Kong, scuole e uffici sono rimasti chiusi e sei voli in partenza dall’aeroporto internazionale sono stati cancellati, ma finora non si hanno notizie di vittime. Secondo le previsioni. il tifone, di livello 8, soffierà a 186 km orari e si sposterà sulla provincia del Guangdong.
Cina-Tibet
Dopo tre mesi, il Tibet riapre oggi agli stranieri ma non è chiaro se l’ingresso nella regione himalayana sia consentito solo ai turisti o anche ai diplomatici e ai giornalisti. La chiusura era stata decisa dopo le manifestazioni di protesta anti-cinesi sfociate in violenza, iniziate a Lhasa e poi allargatesi ad altre zone della regione.
Medio Oriente – chiusi i valichi con Gaza
Sono stati chiusi i valichi tra Israele e la Striscia di Gaza che dovevano essere aperti stamattina. La decisione del ministro israeliano della Difesa, Barak, è stata la risposta al lancio di tre razzi contro Sderot che ieri pomeriggio avevano ferito due persone in modo non grave. Un’azione rivendicata dalle brigate al-Quds, braccio militare della Jihad, come rappresaglia all’uccisione di due palestinesi in Cisgiordania, zona non compresa nella tregua firmata da Israele e Hamas, in vigore da soli sei giorni, e che ora sembra in pericolo. Sono stati bloccati il confine di Sufa e il terminal petrolifero di Nahal Oz: non passeranno, quindi, rifornimenti di carburante né cibo né medicinali, mentre resta aperto per motivi umanitari il valico di Karni. Intanto, in Israele è stato sventato il rischio di uno scioglimento anticipato della legislatura: il premier Olmert e il leader laburista Barak hanno raggiunto l’intesa. I due hanno concordato che, entro settembre, il partito "Kadima" terrà elezioni primarie per la nomina di un nuovo leader. Infine, panico ieri pomeriggio all’aeroporto di Tel Aviv: nel corso della cerimonia di saluto al presidente francese Sarkozy, un soldato si è sparato a un centinaio di metri dall’aereo ed è morto sul colpo.
Iraq-cronaca
Escalation di violenza in Iraq. Quattordici sciiti sono stati uccisi durante alcuni combattimenti con la polizia vicino Nassirya. Tre soldati americani e il loro interprete hanno perso la vita in un attentato nella provincia di Ninive. Questa mattina, a Mossul, sono stati uccisi in un agguato il capo del consiglio municipale e il suo autista. Ieri, in un attacco contro un ufficio municipale nel quartiere sciita di Sadr city a Baghdad, cinque persone sono morte. Si tratta di quattro americani - due soldati e due civili – e un italo-iracheno. Oggi le truppe statunitensi hanno fatto sapere di aver arrestato tre persone sospettate di essere gli attentatori di Sadr city.
Afghanistan – cronaca
Nuove perdite tra le file del contingente NATO in Afghanistan. Un soldato di nazionalità britannica è rimasto ucciso oggi in un’esplosione nel sud del Paese, nella provincia di Helmand, mentre era impegnato in un pattugliamento. Sale così a 108 il bilancio generale delle vittime militari inglesi dall’inizio della partecipazione alla missione Enduring Freedom, nel 2001. “La situazione in Afghanistan è peggiorata nelle ultime settimane – ha affermato il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer – ma la NATO non sta perdendo la guerra”.
Pakistan – cronaca
Violenza anche in Pakistan. I talebani hanno ucciso 22 persone della tribù dei Bhittani che stava intavolando una trattativa per la pace con il governo del presidente pakistano Musharraf. I corpi senza vita sono stati ritrovati nel villaggio di Kiriwam, riportavano ferite di armi da fuoco e da taglio. Kiriwam si trova a poca distanza dalla città di Jandola, assaltata lunedì scorso dagli insorti, guidati da uno dei capi di Al Qaeda in Pakistan.
Corea del Nord-nucleare
Sarà presente anche un alto responsabile americano alla demolizione, prevista per venerdì, di una parte del principale complesso nucleare nord coreano a Yongbyon. Intanto, è prevista per domani la dichiarazione di Pyongyang sui suoi programmi atomici, parte fondamentale dell’accordo di disarmo.
Trattato Lisbona – Gran Bretagna boccia ipotesi referendum
L’Alta Corte di Giustizia britannica ha respinto la petizione depositata dagli antieuropeisti inglesi che chiedevano di completare la ratifica del Trattato di Lisbona mediante referendum popolare. La Gran Bretagna aveva avviato il procedimento per via parlamentare ed era arrivata fino alla sigla formale della regina, ma aveva sospeso gli ultimi passaggi, i più tecnici, in attesa della decisione della Corte di Giustizia.
America Latina – appello a Ecuador e Colombia
Il segretario dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA), José Miguel Insulza, ha inviato un appello a Ecuador e Colombia, affinché riprendano le relazioni diplomatiche “senza condizioni” ed “entro questa settimana”. La rottura tra i due Paesi avvenne in seguito all’operazione condotta dall’esercito colombiano in territorio ecuadoriano contro un campo delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie colombiane, il primo marzo scorso, nel corso della quale furono uccisi una ventina di militanti tra cui il numero due dell’organizzazione, Raul Reyes.
Spagna – operazione contro pedopornografia
Oltre 40 persone sono state arrestate nei giorni scorsi in Spagna nell’ambito di una maxioperazione contro la pedopornografia. Gli arresti sono stati effettuati in 30 province, ingente il materiale sequestrato. Tra questi un centinaio di dischi rigidi e un migliaio di cd rom. L’accusa, per gli arrestati, è di aver tenuto e distribuito immagini pedopornografiche su Internet. L’operazione è stata resa possibile grazie al lavoro di “Telefono Arcobaleno”, l’ong italiana che ha segnalato la presenza di un sito in Germania sul quale era possibile caricare materiale pedofilo.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Roberta Barbi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 177
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.