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Sommario del 21/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI nomina mons. Fouad Twal nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Domani l’insediamento nella Basilica del Santo Sepolcro
  • Udienze e nomine
  • Al Congresso eucaristico internazionale le riflessioni di Jean Vanier e dei cardinali Dziwisz e Hummes. Domani l'omelia di chiusura in videoconferenza di Benedetto XVI
  • "Per la vita del mondo": editoriale di padre Lombardi sul Congresso eucaristico internazionale
  • Il cardinale Bertone incontra i giovani in Bielorussia
  • Il cardinale Martino: la Chiesa non fa politica ma educa all'impegno sociale e politico
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Concluso all'Urbaniana il Congresso internazionale delle radio cattoliche. La riflessione di mons. Celli
  • La Chiesa ricorda oggi San Luigi Gonzaga, patrono della gioventù cattolica
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Messa del cardinale Ruini in San Giovanni in Laterano nel 25.mo della ordinazione episcopale. Lettera del Papa
  • Duro colpo per il movimento per l’eutanasia in Australia dopo la sentenza di un tribunale di Sydney
  • Aperto a Pistoia il V Forum dell'informazione cattolica per la salvaguardia del creato
  • L’aumento dei prezzi dei generi alimentari è per il Jesuit Refugee Service uno tsunami silenzioso
  • Allarme di Medici Senza Frontiere per la popolazione del Monte Elgon in Kenya
  • Il cardinale Sepe denuncia l'indifferenza per la questione del Sud
  • Alla Basilica di San Paolo fuori le Mura la celebrazione ecumenica dei cori in vista dell’apertura dell’Anno Paolino
  • A Bologna, Messa del cardinale Caffarra per il Cammino neocatecumenale
  • Italia: contro la “pedofilia culturale” è pronta una proposta di Legge
  • Messico: a sostegno della vita si svolge domani un pellegrinaggio a Guadalupe
  • 24 Ore nel Mondo

  • La torcia olimpica è arrivata in Tibet: tragitto blindato a Lhasa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI nomina mons. Fouad Twal nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Domani l’insediamento nella Basilica del Santo Sepolcro

    ◊   Mons. Fouad Twal è il nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Benedetto XVI lo ha nominato oggi a succedere a mons. Michel Sabbah di cui ha accettato la rinuncia al governo pastorale per sopraggiunti limiti d’età. Un breve profilo del nuovo Patriarca nel servizio di Alessandro Gisotti:

    Un pastore con l’esperienza del diplomatico: nato nel 1940 a Madaba, in Giordania, mons. Fouad Twal – finora coadiutore del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini – è stato ordinato sacerdote nel 1966 ed è stato nominato vice parroco a Ramallah. Nell’ottobre del 1974 entra nell’Accademia pontificia ecclesiastica e l’anno dopo si laurea in diritto canonico. Dal 1977 al 1992, mons. Twal ha prestato servizio diplomatico presso la nunziatura apostolica dell’Honduras, il consiglio per gli Affari Pubblici della Segreteria di Stato, la nunziatura apostolica in Germania e in Perù. Nel 1992 è stato nominato vescovo prelato di Tunisi e tre anni dopo promosso arcivescovo. Mons. Twal ha anche rivestito l’incarico di presidente della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa.

     
    L’insediamento del nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini avverrà domani alle ore 14.30 nella Basilica del Santo Sepolcro. Nella stessa Basilica, mons. Twal celebrerà la sua prima Messa Pontificale, lunedì prossimo alle ore 10. Mercoledì 25 giugno è invece in programma l’ingresso solenne nella Basilica della Natività di Betlemme. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha mostrato grande attenzione e vicinanza per la comunità dei fedeli in Terra Santa. Anche giovedì scorso, ricevendo i partecipanti all’assemblea della ROACO ha rinnovato un appello per la pace nella terra di Gesù e nei Paesi del Medio Oriente:

     
    “Condivido le loro prove e le loro speranze e prego ardentemente di poterle visitare di persona, come prego altresì perché taluni segni di pace, che saluto con immensa fiducia, trovino presto compimento. Faccio appello ai responsabili delle Nazioni perché siano offerte al Medio Oriente, e in particolare alla Terra di Gesù, al Libano e all’Iraq la sospirata pace e la stabilità sociale nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, compresa una reale libertà religiosa”.

     
    E sulla situazione della comunità cristiana in Terra Santa, Philippa Hitchen, del nostro programma inglese, ha intervistato proprio il nuovo Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal:

    R. – We receive many helps; many, many helps. We are grateful, but in the same …
    Noi riceviamo tanti aiuti, tanti, tanti, e ne siamo riconoscenti. Ma allo stesso tempo diciamo: abbiamo bisogno di qualcosa di più. Ciò di cui abbiamo bisogno è la pace. Non vogliamo più limitarci a “sopravvivere”, non vogliamo vivere con la licenza di mendicanti, continuando a chiedere l’elemosina per tutta la vita. Non mi piace, questo. E’ una grande umiliazione. In questo momento, abbiamo bisogno di un orizzonte politico, abbiamo bisogno di un progetto, abbiamo bisogno di sapere dove stiamo andando: è ora di farla finita con il muro, è ora di farla finita con i check-point, è ora di dare vita ad uno Stato palestinese, è ora di porre un termine ai nostri problemi con i visti d’ingresso ... Come lei sa, il Patriarcato latino copre la Giordania, la Palestina e Israele e la maggioranza dei nostri sacerdoti, delle nostre suore e delle nostre scuole si trovano in Giordania, e questo significa che noi abbiamo bisogno di questo collegamento con la Giordania, abbiamo bisogno di poterci spostare liberamente per poter svolgere i nostri compiti pastorali, non per parlare di politica. La politica la lascio ai politici. Come vescovi, noi dobbiamo poterci spostare per il nostro ministero pastorale e invece siamo limitati: limitati perché fino ad oggi, Israele non si fida, Israele segue una politica della paura e la paura non è la condizione migliore per vivere e per condividere. Noi vogliamo che tutti possano avere libero accesso ai Luoghi Santi, vogliamo la libertà per la gente che vive sul posto, per i nostri cristiani, quelli di Betlemme, di Ramallah, della Galilea, della Giordania, che possano visitare liberamente la Città Santa, i Luoghi Santi. Finora, questa grazia, questa benedizione, questa gioia ci sono state precluse.

     
    D. – Abbiamo sentito recentemente il presidente Bush lanciare un appello per una soluzione della crisi mediorientale in tempi brevi. La gente in Terra Santa crede che queste parole possano essere in qualche modo tradotte in azioni concrete?

     
    R. – We are very grateful to Mr Bush for his visit; we are grateful to the speech of …
    Siamo molto grati al signor Bush per la sua visita; siamo molto riconoscenti anche per il discorso di Olmert. Per la prima volta, il presidente Bush ha pronunciato la parola “occupazione”: non l’aveva mai usata, prima. Ha detto: “... la fine dell’occupazione”. Perfino Olmert, che abbiamo recentemente incontrato, ha detto di sperare, di volere trovare una soluzione entro il 2008. Tra le promesse, i bei discorsi, le parole e la realtà, la realtà quotidiana che noi viviamo sul terreno, c’è un baratro. Considerando la situazione attuale, con le città della Palestina separate le une dalle altre ... non riesco a vedere come possano riuscire a risolvere la situazione entro quest’anno! Ma noi cristiani, noi non perdiamo mai la speranza, e continuiamo a vivere con dinamismo, con ottimismo, con gioia, la gioia di vivere, di lavorare, di fare il nostro lavoro ... non siamo disperati né mai lo saremo. Ci sono tanti, tanti segni positivi che ci danno la gioia di vivere e di lavorare. I nostri seminari sono pieni di seminaristi, abbiamo tanti pellegrini, abbiamo tanti amici, non siamo da soli ... Ringraziando Iddio! Siamo felici di vedere che le due parti, palestinesi e israeliani, si sono riuniti per parlare per trovare una soluzione. Vogliamo ricordare – e desideriamo fare ricordare a Israele, a cui auguriamo pace e sicurezza – che finora ha vinto tutte le guerre – o quasi tutte le guerre – contro i loro vicini; ma non ha ancora mai vinto la pace e la sicurezza. Proviamo a seguire un’altra strada: proviamo con il dialogo, proviamo con la fiducia, proviamo a rispettare le risoluzioni internazionali, proviamo qualcos’altro. E speriamo che tutti possano godere pace e sicurezza!

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale James Francis Stafford, penitenziere Maggiore, con mons. Gianfranco Girotti, vescovo tit. di Meta, reggente della Penitenzieria Apostolica; il cardinale Agostino Vallini, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

    Il Papa ha nominato sotto-segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso mons. Andrew Thanya-anan Vissanu, finora consigliere della nunziatura apostolica in Indonesia. Mons. Andrew Thanya-anan Vissanu è nato a Bangkok (Thailandia) il 20 gennaio 1959 ed è stato ordinato sacerdote il 18 maggio 1986. Si è incardinato a Bangkok. È laureato in Diritto Canonico.

    Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1991, ha prestato successivamente servizio nelle rappresentanze pontificie in Sudan, Marocco, Grecia, India, Giappone, Irlanda e Indonesia. Conosce l’inglese, l’italiano e il giapponese.

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    Al Congresso eucaristico internazionale le riflessioni di Jean Vanier e dei cardinali Dziwisz e Hummes. Domani l'omelia di chiusura in videoconferenza di Benedetto XVI

    ◊   Saranno le parole di Benedetto XVI a suggellare domani il 49.mo Congresso eucaristico internazionale di Québec, in Canada. Il Papa terrà l’omelia in videoconferenza da Roma della Messa Statio Orbis, che sarà celebrata nelle “Plaine d’Abraham” della metropoli canadese. Molte le personalità ecclesiali intervenute in questi giorni per offrire alle migliaia di persone che hanno partecipato al Congresso una riflessione ispirata al tema principale “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo”. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

    Un bambino di Parigi, affetto da handicap mentale, riceve la Prima Comunione. Alla fine della Messa, suo zio, il padrino, rivolgendosi alla madre commenta: “Che bella liturgia! Com’è triste che non abbia capito nulla”. Il bambino sente queste parole e con le lacrime agli occhi si volta verso la madre: “Non preoccuparti, mamma, Gesù mi ama per come sono”. Ha commosso i presenti con questo racconto di vita vissuta il fondatore della comunità dell’Arca, Jean Vanier, un’esistenza spesa per l’accoglienza dei diversamente abili in tutto il mondo. “Questo bambino aveva una saggezza alla quale lo zio non era ancora arrivato: l'Eucaristia è il dono di Dio per eccellenza”, ha osservato Jean Vanier, che ha definito quel ragazzino di Parigi un “testimone del fatto che la persona con handicap, a volte grave, trova vita, forza e consolazione 'in e attraverso' la comunione eucaristica”. Il fondatore dell’Arca ha poi auspicato che il Congresso eucaristico internazionale aiuti a far riscoprire il “dono dell'amicizia di Gesù nella sua presenza reale nell'Eucaristia” e sproni tutti a vivere “una presenza reale accanto alle persone deboli e rifiutate”.

     
    Sull’aspetto dell’Eucaristia come “memoriale”, ricordo del sacrificio di Gesù si è soffermato l’arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, uno dei 50 cardinali e degli oltre 100 presuli presenti al Congresso di Québec. “'Io commemoro, io ricordo, in modo eucaristico' significa che non sono in qualsiasi luogo, ma nel centro della Chiesa, nel cuore dell'uomo e nel cuore di Dio stesso”, ha affermato il cardinale Dziwisz, che ha messo in guardia i credenti dal vivere come “meri spettatori” la vicenda salvifica del Calvario. “'Io ricordo' - ha osservato - significa che anch'io faccio presente questo mistero qui, dove sono” e dunque “ho un'immagine e una testimonianza viva della morte e resurrezione di nostro Signore”. Saremmo “ingrati nei confronti dell'Eucaristia - ha proseguito il porporato - se la limitassimo agli altari di tutto il mondo”. Ed ha invitato i cristiani ad entrare nel mistero: “Rimanere al confine dell'oceano - ha concluso - significa dire di fatto che non c'è niente di nuovo al di là dell'orizzonte. Credere che l'Eucaristia sia un mistero è non stancarsi mai di conoscere il transito pasquale di nostro Signore in modo più profondo”.

     
    Sui risultati di questo Congresso eucaristico, giunto in diirttura d'arrivo, si sofferma il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, intervistato dalla nostra invita a Québec, Viktoria Somogyj:

    R. – Il Congresso eucaristico internazionale ovviamente ha sempre un effetto molto forte, perchè conferma nella fede, una fede concreta, una fede calda, del cuore. E’ sempre il primo grande risultato, che noi non vediamo e non si può misurare, ma che è sempre là. La società, vedendo tutto questo, si pone di nuovo le grandi questioni. Alle volte si pensa che la società sia totalmente indifferente, ma no, la gente comincia a pensare: "perchè tante persone credono, perchè sono gioiose, perchè pregano, perchè si riuniscono?" Questo mette in testa a tanta gente, che forse si era allontanata dalla fede, dalla pratica della fede, o non ce l’aveva più, di nuovo queste domande. Io dico sempre che questo, per esempio, è il grande risultato dell’attuale lavoro di Papa Benedetto XVI. Tanta gente, anche del mondo intellettuale, pensava forse che certe questioni religiose fossero ormai una cosa del passato, e invece adesso vedono che così non è e si pongono di nuovo le grandi questioni. E il Papa ogni tanto ritorna sulla questione che la fede ha una razionalità, che Dio è la grande spiegazione di tutto, e che Lui è la Luce, è il Logos, l’unico che può dare ragione alle cose e che questa ragione profonda che spiega tutte le cose è l’Amore. Qui, abbiamo di nuovo la questione che l’Eucaristia è profondamente un mistero di amore, un mistero di amore che riunisce le persone, come una grande famiglia di Dio, come una famiglia, come dei fratelli che si riuniscono attorno ad un tavolo. E, quindi, è fermento dell’unità dell’umanità. E il grande sogno dell’umanità è quello di diventare una grande famiglia, capace di sedersi ad un tavolo come fanno i fratelli, come fa una famiglia. Io credo che il Congresso eucaristico abbia soprattutto questo grande effetto. Poi credo che qui in Canada, ma anche in tutto il mondo, questo sarà una spinta per la missione, la spinta di andare di nuovo e non solo aspettare che la gente venga, non solo attendere. Molte volte le nostre strutture pastorali accolgono coloro che vengono, ma adesso sempre di più siamo spinti, ed invitati dal Papa, anche dal Papa precedente e dalla Chiesa, ad essere capaci di alzarci ed andare, cercare la gente là dove la gente vive, soprattutto i nostri battezzati, che noi abbiamo battezzato, ma che mai abbiamo condotto al tavolo del Signore. Non li abbiamo seguiti e non siamo stati capaci di evangelizzarli sufficientemente. Sono stati battezzati, con il diritto di essere evangelizzati da noi, e noi non siamo stati capaci di farlo per tanti motivi storici, concreti. Oggi, però, c’è di nuovo questa spinta. Dobbiamo alzarci e la comunità locale deve essere capace di organizzarsi e partire dalla Mensa eucaristica per la missione, per raggiungere di nuovo la gente nelle case, nelle famiglie, dove lavorano, a tutti i livelli delle istituzioni della vita sociale. L’Eucaristia è una grande forza di missione.

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    "Per la vita del mondo": editoriale di padre Lombardi sul Congresso eucaristico internazionale

    ◊   “L’Eucarestia, dono di Dio per la vita del mondo” è il tema del 49° Congresso eucaristico internazionale che si svolge in questi giorni a Québec, la storica città francofona del Canada, che celebra quest’anno il 400° della sua fondazione e quindi anche dell’evangelizzazione dell’America settentrionale. Il Congresso è la meta di un lungo cammino di preparazione spirituale, il cui simbolo è stato l’”Arca della Nuova Alleanza”, benedetta dal Papa due anni fa e portata in pellegrinaggio attraverso innumerevoli luoghi del Canada. “I Congressi eucaristici – diceva Benedetto XVI al Comitato per i Congressi – sono sempre sorgente di rinnovamento spirituale, occasione per far meglio conoscere la Santissima Eucaristia, che è il tesoro più prezioso lasciatoci da Gesù; sono pure un incoraggiamento per la Chiesa a diffondere in ogni ambito della società e a testimoniare, senza esitazione, l’amore di Cristo”. Giovanni Paolo II aveva partecipato in collegamento televisivo alla conclusione del precedente Congresso di Guadalajara; così fa anche Benedetto XVI quest’anno per Québec. L’Eucarestia è veramente il centro della vita della Chiesa. Verso la conclusione del suo lungo pontificato Giovanni Paolo II lo aveva messo in rilievo con insistenza: con la sua ultima enciclica, con l’Anno dell’Eucarestia, con un Sinodo dei vescovi. Dobbiamo essere consapevoli che la vita cristiana dipende vitalmente dalla sorgente dell’Eucarestia: ogni giorno, in particolare ogni domenica. Come dicevano gli antichi martiri a cui la si voleva impedire: “Senza la celebrazione domenicale non possiamo vivere!”.

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    Il cardinale Bertone incontra i giovani in Bielorussia

    ◊   Al quarto giorno della sua visita ufficiale in Bielorussia, il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha parlato ai giovani e ai sacerdoti di “Cristo vero tesoro per cui vale la pena di spendere la propria vita”. Lo ha fatto nell’omelia alla celebrazione stamane nella cattedrale di Grozno. Dopo i Vespri ieri a Pinsk, nel pomeriggio il cardinale Bertone sarà a Minsk per la benedizione della prima pietra della chiesa di S. Giovanni Battista e per l’incontro con i giovani. Domani, sarà sempre a Minsk per la giornata conclusiva di questa visita ufficiale. Il servizio di Fausta Speranza:

    L’intima tensione dei giovani tra pienezza di vita e mode superficiali e la tentazione per i sacerdoti di superficiali soddisfazioni: sono al centro delle parole del cardinale Bertone che, ricordando San Francesco Saverio, cui è dedicata la cattedrale di Grodno, e citando San Luigi Gonzaga, chiede di “portare a compimento l’ardua missione di essere messaggeri del Vangelo negli spazi moderni”. Incoraggia giovani e seminaristi a guardare a San Luigi Gonzaga, “segno di contraddizione” perché - dice - “lasciò onori e ricchezze per trovare Cristo, il vero tesoro per cui vale la pena di spendere la propria vita”. Avverte che i giovani possono essere “divisi tra l’intima tensione a dare un significato pieno alla vita e le mode superficiali della cultura individualistica e del consumismo edonista serpeggianti nel mondo”. E poi, pensando ai consacrati, usa parole fraterne: “Noi - afferma - siamo attratti spesso da altre mete, alla ricerca di altri tesori con l’illusione talora di cercare Cristo”. Accade - spiega - “quando nel nostro ministero, ci accontentiamo di appagarci di umani riconoscimenti e superficiali soddisfazioni”. Usa parole di incoraggiamento dicendo che “il Signore sa quanto impegno ognuno di voi pone per rimanere fedele alla propria vocazione e vi incoraggia a non temere le difficoltà: fidatevi sempre di Lui!”. E ricorda che Benedetto XVI, proprio all’inizio del suo Pontificato, ha insegnato a “lavorare con l’attitudine di servi, servi umili e generosi nella mistica vigna del Signore”.

     
    La testimonianza di Cristo “porterà senz’altro frutti maturi nella vita delle generazioni future”, afferma il segretario di Stato indicando la via: “E’ necessario - sottolinea - mantenere una costante comunione con Gesù, contemplandone incessantemente il volto nella preghiera, per servirlo poi con ogni energia nei fratelli”.

     
    Il cardinale Bertone porta alla Chiesa in Bielorussia l’affetto paterno del Santo Padre e, in particolare alla comunità della “storica città di Grozno”, rivolge parole di incoraggiamento a “proseguire nell’impegno di fedeltà a Cristo e alla Chiesa”, riconoscendo che la diocesi “non si stanca di operare con ogni energia nella ricerca di nuove vie per portare l’annuncio evangelico agli uomini di oggi”. All’intera comunità chiede di pregare per le vocazioni, e ai vescovi e ai sacerdoti di “prestare costante attenzione ai germi di vocazione che il Signore anche oggi semina in tanti giovani cuori”. A sacerdoti, religiosi e religiose e seminaristi ricorda “l’invito alla speranza che Giovanni Paolo II amava spesso ripetere: sursum corda!”.

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    Il cardinale Martino: la Chiesa non fa politica ma educa all'impegno sociale e politico

    ◊   Le Chiese facciano di più per formare all’impegno sociale e politico i cristiani: lo chiede il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” tracciando le conclusioni del seminario internazionale sul tema: “La politica forma esigente di carità”, che si è svolto ieri ed oggi a Palazzo San Calisto a Roma. Il cardinale Martino chiarisce che “la Chiesa non fa politica, non forma alla politica ma deve formare ed educare all’impegno sociale e politico”. Sottolinea che “la politica resta una questione seria per un cristiano” e la definisce “uno spazio essenziale e uno strumento fondamentale per la costruzione di una società degna dell’uomo”. In questo modo, invita a percorrere una terza via tra “il messianismo e il totalitarismo” di chi assegna “alla politica la soluzione di ogni problema umano” e chi disprezza la politica perché la identifica “come l’ambito dove fioriscono cinismo, corruzione, potere demoniaco”. Il cardinale Martino indica nella “Dottrina sociale della Chiesa lo strumento strategico fondamentale nell’impegno politico dei cristiani e nell’approccio cristiano alla politica”. Sottolinea che questa Dottrina “lega la politica alla carità”, per poi ribadirne valori essenziali: persona umana sempre al centro; servizio al bene comune; umanesimo integrale e solidale; valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna; scelta preferenziale per i poveri; riconoscimento del trascendente perché “una società senza Dio rischia di diventare una società contro l’uomo”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Lettera del Papa per i venticinque anni di episcopato del cardinale Camillo Ruini. L’omelia che il porporato pronuncerà questa sera durante la Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

    Intervista di Mario Ponzi all’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, sulle tematiche affrontate da Benedetto XVI nel viaggio pastorale in Puglia, la scorsa settimana.

    La visita del cardinale Tarcisio Bertone in Bielorussia.

    Il vescovo Vincenzo Paglia presenta la settima assemblea plenaria della Federazione biblica cattolica, che si terrà a Dar-es-Salaam, in Tanzania, dal 24 giugno al 3 luglio.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo “Damasco, Pyongyang e le rotte del nucleare in Medio Oriente”.

    In cultura, l’intervento del cardinale William J. Levada all’ottava sessione plenaria della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino dedicata al tema “Preambula Fidei e nuova apologetica”.

    Damiano Pomi recensisce il saggio di Hans Belting “Il vero volto di Cristo”.

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    Oggi in Primo Piano



    Concluso all'Urbaniana il Congresso internazionale delle radio cattoliche. La riflessione di mons. Celli

    ◊   Si è concluso oggi alla Pontificia Università Urbaniana il Congresso internazionale che ha riunito a Roma le radio cattoliche di tutto il mondo. Le emittenti cattoliche – ha detto ieri il Papa incontrando i congressisti - partecipano in modo sempre nuovo alla missione della Chiesa annunciando il Vangelo agli uomini del nostro tempo. Ma cosa è emerso dal Congresso? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il dicastero promotore dell’evento:

    R. – Innanzitutto, io ritengo che ci sia da sottolineare l’aspetto positivo, la ricchezza delle esperienze ed una presenza vera, concreta, precisa delle radio cattoliche a livello mondiale. E di questo bisogna renderne grazie al Buon Dio di ciò che le radio stanno facendo in questo momento, nel contesto ecclesiale e mondiale. Alcune realtà sono emerse fortemente. La prima: c’è una consapevolezza che un radio cattolica deve nascere da un’esperienza profonda di incontro con Gesù Cristo e quindi deve essere annunciatrice del Vangelo: quindi, il ruolo di evangelizzazione di una radio cattolica, vissuto però in una contestualità. Vale a dire come è emerso qui, durante gli incontri, c’è il settore africano, il settore latinaoamericano, l’asiatico, l’europeo, per citarne alcuni, ciascuno con le proprie caratteristiche; però, il grande discorso è: come vedere, come annunciare il Vangelo in questa contestualità particolare? Quindi, un dialogo interculturale, a tutto tondo. C’è questa profonda consapevolezza. La seconda consapevolezza è il ruolo che una radio cattolica gioca nella promozione dell’uomo. Erano interessanti, ieri, certi riferimenti ad esempio a ciò che soffrono determinate radio con il proprio personale in settori di questo mondo dove certe parole non sono gradite, o dove certe parole causano difficoltà con gli ambienti socio-politici locali. Qui direi che è emersa con grande forza questa testimonianza, questo diritto di dire una parola vera all’uomo. Perché? Perché è ancora emerso ugualmente con grande forza che una radio cattolica deve essere voce di chi non ha voce, e quindi ancora una volta tutto ciò che è reazione a problematiche, a situazioni in cui all’uomo è negata la possibilità di essere uomo, dove non gli è riconosciuta la dignità dalla sua umanità. Poi, un’altra cosa che è emersa e forse è stata anche una delle ricchezze di questo Congresso – e qui siamo grati al teologo pontificio, che ieri ha fatto una sua relazione – ci ha riportati a riscoprire ancora una volta che siamo, sì, legati alla tecnologia, legati al professionalismo ma poi, riscoprire come c’è un dono di Dio nell’annuncio della Parola; c’è una grazia della predicazione. Il che vuol dire quindi che quando io mi accingo ad annunciare la Parola anche attraverso la radio, io devo avere questa consapevolezza e questa profonda umiltà di sapere di essere portatore di qualche cosa che è più grande di me, perché è la Parola di Dio. E allora, sapere che non sono tanto le capacità tecnologiche, ma è la grazia di Dio che interviene nel cuore dell’uomo, per accogliere la Parola. E questo ci ha fatto bene, perché ci ha invitato – lei avrebbe dovuto vedere ieri le reazioni dell’uditorio, di fronte a questo intervento del teologo pontificio! - a riflettere sull’essenzialità. Il lavoro di una radio cattolica non è propaganda, ma è testimonianza e essere consapevoli che quello che noi annunciamo è la Parola di Vita. E questo va sottolineato con tutta forza.

     
    D. – Eccellenza, ieri avete avuto l’udienza con il Papa: quale parola di Benedetto XVI, in particolare, l’ha colpita?

     
    R. – Credo che la cosa forte sia ancora ricordarci che la parola è questo amore di Dio rivelato e donato in Cristo, che continua ad invitare gli uomini a rapportarsi con Lui e fra di loro in modo nuovo. E poi, l’altra cosa che mi sembra ancora forte, del Papa, per noi è che le parole che voi annunciate, che voi trasmettete dalle vostre stazioni radio, ogni giorno, sono un’eco di quella eterna Parola che è divenuta Carne. Le vostre parole porteranno frutto solamente nella misura in cui queste servono, sono a servizio della eterna Parola che è Gesù Cristo. E poi ... e poi, ancora questo richiamo del Papa a far sì che il nostro intervento, la nostra comunicazione sia al servizio dello sviluppo della persona umana, di tutta l’umanità. Ecco, credo che il Papa ci abbia proprio invitato a questo, abbia ancora nuovamente puntato l’indice su questo grande punto di riferimento. Infatti, ieri “L’Osservatore Romano”, se lei ricorda, aveva titolato proprio: “Una rete di amicizia tra Cristo ed i popoli di tutti i continenti”. Ecco, credo che questa sia la grande ricchezza di questo Congresso.

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    La Chiesa ricorda oggi San Luigi Gonzaga, patrono della gioventù cattolica

    ◊   Proclamato Santo e protettore degli studenti da Benedetto XIII nel 1726, duecento anni dopo Pio XI lo ha dichiarato patrono della gioventù cattolica. Parliamo di San Luigi Gonzaga, di cui la Chiesa fa oggi memoria. Giovane brillante, di nobile famiglia, preferì consacrarsi a Dio nella Compagnia di Gesù anziché vivere di onori e della ricca eredità che gli spettava. Volle dedicarsi ai più poveri e ai malati e per questo morì contagiato da un appestato che aveva soccorso. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Aveva 17 anni quando maturò la decisione di farsi gesuita e cominciò il noviziato a Roma, dove studiò teologia e filosofia. Giovane brillante, ricco di sensibilità e forza è vissuto in quel secolo – il XVI – segnato dalla riforma protestante di Lutero e Calvino. Il giovane Luigi dona la propria esistenza agli altri, immolando la sua giovinezza – ha detto Giovanni Paolo II – in un servizio eroico di carità fraterna. Affianca Camillo de Lellis e soccorre i malati infettivi. La sua salute si fa labile e per questo si dedicherà solo ai casi non contagiosi. Ma incontrando per strada un appestato volle caricaselo in spalla per portarlo in ospedale. Pochi giorni dopo morì, all’età di soli 23 anni. Il suo corpo è tumulato nella chiesa di Sant'Ignazio a Roma. “Non riesco a capacitarmi – scrisse alla madre – come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica … e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che é il coronamento di grandi fatiche e pianto”. Ma cosa caratterizza la personalità di San Luigi Gonzaga? Ci risponde padre Paolo Molinari, postulatore delle cause dei Santi della Compagnia di Gesù:

     
    R. – Luigi Gonzaga era cresciuto in quel mondo fatuo in cui la vanità e gli intrighi erano per molti i criteri dominanti, in una società spesso gaudente e corrotta. Proprio a questa si ribella consapevolmente. A poco a poco, Luigi diviene più insofferente rispetto a questo mondo futile e reagisce ad esso. Luigi scelse piuttosto di essere considerato “pazzo per Cristo” anziché saggio e prudente nel mondo.

     
    D. – Perché Luigi Gonzaga è patrono della gioventù cattolica?

     
    R. – Basta considerare la ripetuta e calda raccomandazione che l’attuale Pontefice ha più volte fatto ai giovani cattolici di sviluppare un’autentica amicizia personale con Cristo, per capire perché i suoi predecessori nel Pontificato abbiano spesso additato San Luigi Gonzaga come esempio ai giovani. Pio XI, poi, nel secondo centenario della canonizzazione, quindi nel 1926, lo ha riconfermato patrono della gioventù, auspicando che i giovani capiscano che essere cristiani significa vivere un rapporto di vera amicizia con Cristo.

     
    D. – Come si è diffuso il culto alla sua figura di Santo?

     
    R. – La figura di Luigi Gonzaga era ben nota ai suoi tempi nelle varie parti dell’Europa in cui aveva vissuto, a motivo della nobiltà della sua famiglia e dei rapporti che questa aveva con le grandi corti reali di allora. La gente ammirava in lui lo spirito genuinamente cristiano, con cui egli si comportava: quello spirito, appunto, che lo indusse ad abbandonare tutto ciò che invece tanta gente affannosamente ricerca come gli onori e la ricchezza. Luigi scelse di vivere in unione con Cristo. Quindi, una scelta di amore per il prossimo, specie per i più abbandonati, cosa – questa – che lo portò, poi, per esaurimento fisico alla morte.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa dodicesima Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù invita i discepoli a predicare con coraggio il Vangelo senza temere gli uomini:

    “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
     
    (musica)
    Gesù insegna un ordine nei rapporti.
    Dopo il peccato i rapporti tra gli uomini sono sempre insidiati e contaminati dalla paura dovuta all'esercizio non buono di un potere degli uni sugli altri.
    Gesù insegna che questo stato decaduto delle relazioni tra gli uomini non deve prendere il sopravvento e diventare normativo, normale.
    E’ piuttosto il rapporto Suo con noi e nostro con Lui a dover fungere da criterio. Ed esso è un rapporto di verità e quindi di libertà, un rapporto che abbraccia la totalità del nostro essere: fino al numero dei capelli.
    Quando, per paura, noi non confessiamo apertamente e pubblicamente Cristo davanti agli uomini, anteponiamo la logica della violenza e della paura a quella della verità e della libertà.
    Il riconoscimento, però, è richiesto. Chi non Lo riconosce, non sarà da Lui riconosciuto.
    A questo primo insegnamento se ne aggiunge un altro nel quale non la morte è presentata come ciò che è da temere, ma la perdizione. Quelli che attentano all'anima, costoro sono veramente temibili.
    L’uomo che segue sistematicamente questo duplice criterio è un uomo libero.

     (musica)

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    Chiesa e Società



    Messa del cardinale Ruini in San Giovanni in Laterano nel 25.mo della ordinazione episcopale. Lettera del Papa

    ◊   Questa sera, alle 18.30, il cardinale vicario Camillo Ruini celebrerà una Santa Messa nella Basilica Lateranense in occasione del suo 25.mo di ordinazione episcopale. Insieme al porporato concelebreranno i sacerdoti diocesani e religiosi nel loro 25. mo, 50. mo e 60.mo di ordinazione sacerdotale. Durante il rito sarà letto un messaggio di Benedetto XVI al porporato. Nella circostanza la diocesi offrirà in dono al proprio vicario una riproduzione dell’icona di Maria Salus Populi Romani, che sarà conservata nella Cappella personale del cardinale.  L’ordinazione episcopale di mons. Ruini, nominato ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla, venne conferita il 29 giugno 1983 dal vescovo diocesano mons. Gilberto Baroni.(B.C.)

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    Duro colpo per il movimento per l’eutanasia in Australia dopo la sentenza di un tribunale di Sydney

    ◊   L’accusa nei confronti di due donne che avevano aiutato a morire un malato di Alzheimer è cambiata da assistenza al suicidio in omicidio colposo. Lo ha deciso un tribunale australiano chiamato ad esprimersi sul caso di un anziano morto nel marzo del 2006 a Sydney. La giuria ha dichiarato colpevole di omicidio Shirley Justins per aver ucciso il suo partner senza stabilire se egli fosse capace di scegliere di morire. La sua amica, che procurò in Messico un potente anestetico, è stata incriminata di favoreggiamento in omicidio colposo. Il medico che le ha aiutate ha testimoniato che il malato era capace di intendere e di volere prima della morte, ma le sue parole sono smentite dalla bocciatura della Svizzera, dove l’eutanasia è legale, per le dubbie capacità cognitive dell’uomo. Il procedimento di sentenza inizierà il 7 ottobre e le due donne sono passibili di una pena di 25 anni di carcere. Durante il processo l’accusa ha anche sollevato perplessità su Shirley Justin, dopo che la polizia aveva scoperto che il testamento del suo partner, nel quale lei risultava essere l’unica beneficiaria, era stato cambiato una settimana prima della morte.(B.C.)

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    Aperto a Pistoia il V Forum dell'informazione cattolica per la salvaguardia del creato

    ◊   “Il grido dei poveri e la salvaguardia del creato”. E’ il tema del V Forum dell’ informazione cattolica per la salvaguardia del creato, promosso dall’ associazione Green Accord, che si è aperto ieri a Pistoia. L’ incontro che si concluderà domani, vede la partecipazione di oltre 100 giornalisti provenienti da tutta Italia. “Nell’Amazzonia sono stati disboscati 70 mila ettari di foreste, di cui 22 mila solo negli ultimi 10 anni”. E’ con questo grido di allarme lanciato da mons. Antonio Possamai, vice presidente della Commissione episcopale dell’Amazzonia, che si è aperto ieri pomeriggio il Forum. “Al posto della foresta -ha spiegato mons. Possamai- nascono piantagioni di cereali, di canna da zucchero e di cotone. Un fenomeno che, in pochi anni, favorisce la ‘savanizzazione’ di quelle terre sfruttate dall’uomo. I governanti sono complici silenziosi di questo disastro ecologico e la Chiesa da sola non ce la può fare a fermare tutto ciò”. Oggi i lavori sono stati aperti dalla relazione del giornalista Luciano Scarlettari, che ha posto l’attenzione sul traffico illecito dei rifiuti radioattivi. Un traffico che coinvolge le cosiddette ecomafie per un giro di affari che, solo nel 2007, ha superato i 18 miliardi di euro. L’anno scorso, sono scomparse nel nulla quasi 2000 tonnellate di rifiuti tossici che, ha spiegato il giornalista, è possibile ritrovare nelle discariche abusive dei Paesi del terzo mondo, come la Somalia ad esempio, dove le radioattività emanate da questi scarichi, stanno già provocando gravi malattie presso la popolazione locale. Durante la mattinata poi, si è discusso anche su un nuovo fenomeno, quello dei rifugiati ambientali, costretti a scappare dai loro Paesi, perché ormai in condizioni climatiche impossibili. Ne ha discusso Daniela Di Capua ricercatrice presso l’Università La Sapienza di Roma, spiegando che questi richiedenti asilo, provengono soprattutto dall’India, dalla Malaysia e dalla Cina, zone spesso colpite da disastri naturali come terremoti, maremoti e grandi siccità. (A cura di Marina Tomarro)

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    L’aumento dei prezzi dei generi alimentari è per il Jesuit Refugee Service uno tsunami silenzioso

    ◊   Oltre 100 milioni di persone, tra cui numerosi rifugiati, sono a rischio povertà per il vertiginoso aumento dei prezzi dei generi alimentari. Lo denuncia in una nota, pubblicata dall’agenzia Zenit, il Jesuit Refugee Service (JRS) che definisce il rincaro uno “tsunami silenzioso”. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si è svolta ieri, il JRS ha lanciato un appello affinché i governi di tutto il mondo si attivino per “aumentare gli aiuti umanitari alle popolazioni che si trovano in situazioni di vulnerabilità” e per “adottare misure intese ad accrescere la produzione di generi alimentari nei Paesi in via di sviluppo”. Il JRS ha ricordato loro il dovere di proteggere i rifugiati, invitandoli a prendere “le opportune iniziative volte a far sì che gli sfollati si rendano autosufficienti”. Quest’ultimi soprattutto, essendo costretti ad una libertà limitata, non possono nemmeno coltivare un po’ di terra e così “per la loro sopravvivenza sono totalmente dipendenti dagli aiuti umanitari”. A causa dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari, molti hanno cercato lavoro al di fuori dei campi, rischiando l’arresto e il rimpatrio. Gli aiuti, ricorda ancora il JRS, sono necessari anche per prevenire nuove ondate di sfollamento. Molti di coloro che vivono in condizioni di estrema povertà sono, infatti, costretti a scappare dai rispettivi Paesi dalle condizioni di instabilità politica determinate dalla scarsità di cibo. (B.C.)

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    Allarme di Medici Senza Frontiere per la popolazione del Monte Elgon in Kenya

    ◊   Aumentare l’assistenza alla popolazione del Monte Elgon, nel Kenya occidentale, e lavorare per la fine della violenza indiscriminata di cui è vittima da quasi due anni. E’ l’appello lanciato da Medici Senza Frontiere (MSF) alcuni giorni fa. In un comunicato dell’organizzazione, si legge che dal 2006 la popolazione della zona vive sulla propria pelle il violento conflitto tra il Sabaot Land Defence Force (SLDF), un gruppo che ha preso le armi in seguito a un’allocazione delle terre da loro giudicata ingiusta, e le autorità keniote. Decine di migliaia di persone sono state sfollate. Molti hanno subito atrocità e mutilazioni, altri sono morti. In una situazione generale di insicurezza, le persone non hanno accesso ai servizi di base, non hanno indumenti, cibo sufficiente, case o coperte, molti vivono in rifugi improvvisati. “L’assistenza medica da sola non è in grado di rispondere ai numerosi bisogni delle persone che vivono nella zona del Monte Elgon”, ha dichiarato Rémi Carrier, capo missione di MSF. “Hanno bisogno di protezione dalla violenza, di maggiore assistenza e di maggiore attenzione rispetto alle loro sofferenze”. (B.C.)

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    Il cardinale Sepe denuncia l'indifferenza per la questione del Sud

    ◊   Il cardinale Crescenzio Sepe si è richiamato al documento “Chiesa italiana e Mezzogiorno. Sviluppo nella solidarietà”, pubblicato nel 1989, per denunciare l’indifferenza per i problemi che riguardano il Mezzogiorno. Lo ha fatto nel corso di un incontro sul tema “Chiesa e Mezzogiorno: aspetti etico-morali della questione meridionale”, organizzato dall’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. “Già vent’anni fa – ha precisato il porporato - i vescovi mettevano l’accento sulla modificazione dei modelli di comportamento e dei valori che avevano riguardato il Sud, trasformando e lacerando le reti di solidarietà familiari e sociali, che ne avevano tradizionalmente costituito il tessuto connettivo”. “L’assimilazione, nei comportamenti delle famiglie e dei giovani meridionali, di modelli edonistici – ha continuato il cardinale- fortemente segnati dall’individualismo, indifferenti ai legami sociali, ha inciso sulla comunità familiare, delegittimandola…fino a generare un ethos diffuso e aggressivo”. Come riporta l’agenzia Sir, l’arcivescovo di Napoli ha poi evidenziato come sia diffusa l’idea che la questione Sud sia una questione soltanto marginale, “destinata a scomparire” grazie al progresso nel Paese. Tre gli aspetti indicati dall’arcivescovo sui quali riflettere: “il problema della legalità” che non significa solo un riconoscimento delle regole ma il disconoscimento di esse; “le difficoltà create dal mancato sviluppo economico” con le inevitabili ripercussioni sull’accesso al lavoro per intere generazioni; infine la formazione. “Occorre – ha aggiunto il cardinal Sepe- saldare il progetto di istruzione ad un progetto formativo che inserisca il lavoro in una rinnovata trama capace di ricostruire una rete di relazioni che includa la speranza. Questa è forse l’unica strada per combattere ogni forma di morte sociale e abbattere la cultura della disonestà, della sfiducia e del disfattismo”. Il porporato ha annunciato a novembre un convegno a Napoli sul ruolo della Chiesa che è nel Mezzogiorno. “La comunità ecclesiale vuol essere anche oggi, – ha detto- come già in passato, una particolare forma di aggregazione solidaristica presente capillarmente”. “Come già venti anni fa - ha aggiunto il porporato - la Chiesa vuole proporsi all’intera comunità nazionale come segno di speranza”. “Ri-organizzare la speranza” che significa evitare che “qualcuno la rubi e ci condanni - ha concluso il cardinal Sepe - a una morte sociale e religiosa”. (B.C.)

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    Alla Basilica di San Paolo fuori le Mura la celebrazione ecumenica dei cori in vista dell’apertura dell’Anno Paolino

    ◊   Per la prima volta, ieri, sono stati insieme nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura alcuni cori delle Chiese cristiane di Roma per una celebrazione ecumenica di preghiera, preludio all’imminente apertura dell’Anno Paolino. “La musica, la pace e l’ecumene uniscono gli uomini”, “L’armonia esce dal cuore come preghiera”, “Gesù ci guida e ci unisce con la musica” sono alcuni dei pensieri espressi dai responsabili delle Chiese anglicana, evangelica luterana, valdese, ortodossa russa che hanno introdotto i canti; mentre l’Abate benedettino di San Paolo, padre Edmund Power, che ha guidato la preghiera, ha chiesto al Signore, per l’intercessione dell’Apostolo delle Genti, di condurci tutti all’unità. I canti dei monaci benedettini dell’Abbazia hanno segnato l’apertura e la chiusura della celebrazione ecumenica a cui ha partecipato un archimandrita della Chiesa greco ortodossa e alla quale hanno assistito dei fedeli e personalità diplomatiche. Preminente il ruolo avuto da un celebre coro di Mosca, il Vozrozdhenije (Rinascimento). Oltre che cantare il Padre Nostro in russo, ha interpretato brani di Rachmaninov, Tshesnokov e della ricca tradizione religiosa ortodossa partecipata – come ha detto l’igumeno Filip Vassiltesev della Chiesa romana di Santa Caterina del Patriarcato di Mosca – alle altre comunità cristiane. Questo Coro e la Corale luterana hanno cantato insieme alcuni brani dell’Oratorio “Il figlio di Dio” del musicista padre Johannes Abrahamowicz OSB, priore dell’Abbazia di San Paolo, e l’Inno paolino da lui composto per il Bimillenario dell’Apostolo. La signora Monika Beate Juhar, presidente dell’Accademia di musica “Pro mundo uno” ha ringraziato il movimento dei Focolari e le ACLI per il sostegno dato alla sua organizzazione dell’evento ecumenico che prevede di riproporre a chiusura dell’Anno Paolino. (A cura di Graziano Motta)

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    A Bologna, Messa del cardinale Caffarra per il Cammino neocatecumenale

    ◊   Giovedì scorso nel santuario di San Luca a Bologna il cardinale Carlo Caffarra ha presieduto la Santa Messa per il Cammino neocatecumenale dell’Emilia Romagna (erano invitati in particolare i responsabili e i catechisti). Una celebrazione di ringraziamento, alla quale hanno partecipato oltre 400 persone, per la consegna a Kiko Argüello e Carmen Hérnandez, iniziatori del Cammino, del Decreto di approvazione definitiva dello Statuto da parte del presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale Stanislaw Rylko. Hanno concelebrato il vescovo ausiliare di Bologna, mons. Ernesto Vecchi, e una quindicina di presbiteri nelle cui parrocchie è presente il Cammino. (A cura di Stefano Andrini)

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    Italia: contro la “pedofilia culturale” è pronta una proposta di Legge

    ◊   Sono tre le radio on line e cinque i portali dedicati al mondo della pedofilia. A rendere noto il dato un gruppo di parlamentari italiani che hanno aderito alla proposta di legge contro la “pedofilia culturale”, la tendenza, attraverso ricerche e articoli, a sostenere che “fare sesso con un minore” può essere una pratica socialmente accettata. “Meter”, la rete contro la pedofilia di Don Di Noto, ha denunciato, in questi anni, più di 500 organizzazioni nel mondo e in Europa. In base a quanto riporta l’agenzia Sir, sono 522 le associazioni che operano per la “rivendicazione dei diritti dei pedofili”, 12 di queste sono italiane. Inoltre dal 1996 al 2007 sono aumentate del 400 per cento. L’intento dei parlamentari di maggioranza e opposizione è di porre rimedio alla “nuova emergenza”; l’obiettivo principale della proposta di legge è di stigmatizzare “un sistema che opera alla luce del sole”. (B.C.)

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    Messico: a sostegno della vita si svolge domani un pellegrinaggio a Guadalupe

    ◊   Saranno numerose le persone che domani parteciperanno ad un pellegrinaggio per il “meraviglioso dono della vita” verso la Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. Sarà un momento per ringraziare il Signore mentre la Suprema Corte di Giustizia messicana sta studiando, in questi giorni, gli elementi di incostituzionalità della legge che depenalizza l’aborto fino alla 12. ma settimana di gestazione. Come scrive l’agenzia Fides, il pellegrinaggio è stato organizzata dall’arcidiocesi primate di Mexico, guidata dal cardinale Norberto Rivera Carrera, e conterà sulla partecipazione di numerose organizzazioni cattoliche ed associazioni cittadine. Avrà inizio alle ore 9 nella Exglorieta di Peralvillo, per poi raggiungere la Basilica, dove il porporato presiederà la Santa Messa alle ore 12. Durante il pellegrinaggio è prevista la recita del Santo Rosario con intenzioni specifiche per i nascituri, per le donne che hanno ricevuto il dono di dare la vita, per tutto il Paese messicano, per i legislatori, i ministri della Suprema Corte di Giustizia e tutti coloro che stanno difendendo la vita. Secondo uno degli organizzatori, i cattolici, con questa iniziativa, intendono rendere pubblica la loro opinione “a sostegno della dottrina della Chiesa Cattolica, la quale insegna chiaramente che la vita appare nell’essere umano, come dono di Dio, dal momento stesso del concepimento”. Nell’aprile 2007 le autorità legislative del Distretto Federale hanno concesso la possibilità di realizzare “aborti legali” fino alle dodici settimane di gestazione. Da quel momento sono stati compiuti circa 9 mila “aborti legali” negli ospedali pubblici di Città del Messico. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    La torcia olimpica è arrivata in Tibet: tragitto blindato a Lhasa

    ◊   Il temuto passaggio della torcia olimpica per le strade di Lhasa, in Tibet, si è concluso senza incidenti e contestazioni. Il percorso lungo 11 chilometri, che si snodava dall’ex palazzo d'estate del Dalai Lama alla tradizionale sede dei leader tibetani, era controllato da un massiccio schieramento delle forze di sicurezza cinesi. Solo pochi giornalisti ammessi da Pechino hanno potuto seguire la staffetta. Secondo il governo locale, nella provincia la situazione è tornata alla normalità, dopo le violenze di marzo che, stando al bilancio degli esiliati Tibetani, hanno provocato la morte di oltre duecento persone. Tuttavia Lhasa è ancora una città “chiusa” a turisti e giornalisti stranieri.

    Filippine
    Dodici morti, 18 dispersi e migliaia di sfollati. E’ il bilancio provvisorio delle inondazioni e degli smottamenti che hanno colpito nelle ultime ore le Filippine. Ad innescare la situazione di emergenza il passaggio del tifone Fengshen.

    Afghanistan
    In Afghanistan, sei soldati della coalizione internazionale sono morti, nelle ultime 24 ore, in tre distinti attentati. L’ultimo attacco, condotto stamani, ha ucciso quattro militari e feriti altri due per l’esplosione di una bomba nel sud del Paese. Il comando non ha ancora rivelato ne’ l’identità ne’ la nazionalità delle vittime. Dall'inizio del 2008 sono 99 i soldati stranieri che hanno perso la vita in Afghanistan e il mese di giugno è, al momento, quello in cui si sono registrate più perdite.

    Iran
    “Se un attacco militare fosse condotto contro l’Iran in questo momento, sarebbe impossibile proseguire il mio lavoro''. Con queste parole il direttore dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), El Baradei, non ha escluso le proprie dimissioni se dovesse scattare un’azione militare contro Teheran, a causa del programma nucleare iraniano. Da parte sua, la Repubblica islamica ha fatto sapere di voler continuare l'attività di arricchimento dell'uranio, senza una pausa temporanea, invocata dalla comunità internazionale per l’avvio di trattative. Ma perché la querelle sul nucleare iraniano non trova soluzione? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì e autrice del libro Nel nome di Omar – Rivoluzione, clero e potere in Iran assieme a Marco Ranuzzi de’ Bianchi ed Erika Atzori:

    R. – I consumi interni sono talmente elevati - con una popolazione di 70 milioni di abitanti e con l’isolamento internazionale in cui è l’Iran, quindi non arrivano né capitali né tecnologia dall’estero – che l’industria petrolifera non può far fronte a questa domanda. Per cui Teheran ritiene che l’unica maniera per andare avanti è dotarsi di energia nucleare. Ma l’aspetto più propagandistico è proprio l’uso che il presidente Ahmadinejad fa del nucleare: nessuno guarda a quelle che sono le esigenze interne dell’Iran, tutti guardano alla minaccia atomica. Il problema politico è dunque come trattare con l’Iran, su quale terreno si può portare Teheran per arrivare ad una capacità di dialogo su questo argomento, che l’attuale regime usa per rafforzare un consenso interno attualmente molto in calo, di fronte a una reale esigenza di energia. Insomma, bisogna trovare il modo di far quadrare il cerchio.

     
    D. – Seppure un Paese in affanno, l’Iran rimane una potenza regionale indiscussa. Quale ruolo ha oggi internazionalmente?

     
    R. – Teheran, in virtù della conflittualità prima in Afghanistan, poi in Iraq - senza pensare al Libano e alla crisi arabo-israeliana - è tornata ad essere una potenza regionale. Questo significa che l’Iran ha in mano le chiavi per la stabilizzazione innanzitutto dell’Afghanistan, soprattutto dell’Iraq e naturalmente, avendo sponsorizzato anche la causa di Hamas nel conflitto arabo-israeliano e quella di Hezbollah in Libano, diventa un attore fondamentale per la stabilizzazione tanto del Libano quanto del vecchio conflitto arabo-israeliano.

     
    Iraq
    Un soldato statunitense è morto ed altre cinque sono rimasti feriti per lo scoppio di tre bombe rudimentali sul lato della strada sulla quale la pattuglia stava transitando con un veicolo. La triplice esplosione è avvenuta nella turbolenta provincia settentrionale di Diyala, una sessantina di chilometri a nord della capitale. Nel sud del Paese, ad Amara, sono invece stati arrestati circa 200 poliziotti ed un dirigente statale nell’ambito della vasta operazione militare e di polizia 'Notizie di pace'. I 200 poliziotti sono accusati di essere seguaci del leader radicale sciita Moqtada al Sadr, ritenuto da mesi in esilio in Iran.

    Unione Europea
    Il Consiglio comunitario di Bruxelles dei 27 membri UE si è chiuso ieri con il rinvio di ogni decisione sul Trattato europeo al prossimo summit del 15 ottobre, sotto presidenza francese. Nel frattempo si cercherà di andare avanti con le ratifiche che mancano per arrivare all’appuntamento con ventisei “sì” e il presidente Sarkozy lavorerà insieme all'Irlanda per trovare una soluzione senza alcuna forzatura. L’Unione europea ha dunque lasciato agli Stati membri ancora un periodo di riflessione sulle misure da adottare dopo la bocciatura irlandese al testo di Lisbona. Sull’importanza effettiva di questo documento, Stefano Leszczynski ha intervistato Franco Rizzi, docente di Storia dell’Europa e del Mediterraneo presso l’Università di Roma Tre:

    R. – Il Trattato di Lisbona si pone all’interno di quello che è un disegno strategico più generale: arrivare ad avere le carte fondamentali che possano essere un punto di riferimento per i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea. Quindi, si colloca all’interno del tentativo di costruire una carta costituzionale per l’Europa. Adesso non abbiamo deciso in maniera precisa quale debba essere la configurazione di questa Unione, però tutto il lavoro è rivolto a questo tipo di definizione.

     
    D. – Professore, si è addirittura ventilata l’ipotesi che senza Trattato di Lisbona si blocchi il processo di allargamento dell’Unione Europea...

     
    R. – Il Trattato di Lisbona che, come dire, è un elemento politico all’interno di istanze più economiche, è qualcosa che va perseguito e va tenuto in piedi, perchè l’allargamento abbia un significato non meramente commerciale, ma abbia anche un significato politico.

     
    D. – Professore, è stato detto che la mancata reazione da parte dell’opinione pubblica agli ostacoli al Trattato europeo rappresenta un disinteresse per l’Unione Europea, almeno per la sua politica o per la parte istituzionale...

     R. – Pensi se si facesse un referendum in Italia sul Trattato di Lisbona, chi saprebbe cosa sia questo Trattato di Lisbona? Voglio dire, questa è una cartina di tornasole, perché fa riflettere l’Europa sul fatto che non può continuare a portare avanti un processo politico, non avendo a cuore, non ponendo attenzione al rapporto con i cittadini.

     
    ZimbabweA pochi giorni dal secondo turno per le presidenziali, resta altissima la tensione del clima politico nello Zimbabwe. A causa delle frequenti intimidazioni l'opposizione deciderà solo domani se partecipare al voto del 27 giugno. Lo ha detto ieri il portavoce del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), Nelson Chamisa. Secondo il bilancio fornito da medici indipendenti che operano nel Paese, sarebbero almeno 85 le vittime delle violenze scoppiate fra i due turni elettorali. Lunedì la situazione del Paese africano sarà affrontata dal Consiglio di Sicurezza ONU. Ma fra i 15 membri, diversi ritengono che il Consiglio non sia la sede idonea per trattare il processo elettorale dello Zimbabwe.
     Messico
    Almeno 12 persone sono morte mentre centinaia di giovani cercavano di fuggire da una discoteca affollata a Città del Messico, durante un'irruzione della polizia per contrastare la vendita illegale di alcol ai minorenni. Nove giovani, fra i quali due minori, e tre funzionari di polizia sono rimasti asfissiati nella ressa che si e' creata per fuggire dal locale, dopo che il proprietario aveva lanciato l'allarme sulla presenza della polizia nell'edificio, ha detto il capo della polizia di Mexico City, Joel Ortega.
     Immigrazione
    Nel mediterraneo continuano senza sosta i viaggi della speranza lungo le rotte dell’immigrazione clandestina. Stamani ventisette stranieri, tra cui quattro donne, una delle quali incinta, sono stati soccorsi a circa 12 miglia a sud di Lampedusa. Gli immigrati, a bordo di un'imbarcazione in legno di sette metri, sono stati raggiunti da una motovedetta della Guardia costiera che li ha condotti sull'isola. Ora si trovano in discrete condizioni. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 173

     
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