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Sommario del 20/06/2008
Annunciando la Verità evangelica offrite un messaggio di speranza agli uomini del nostro tempo: così il Papa ai partecipanti al Congresso internazionale delle Radio cattoliche
◊ Le radio cattoliche, annunciando il Vangelo agli uomini del nostro tempo, partecipano in modo sempre nuovo alla missione della Chiesa: è il riconoscimento di Benedetto XVI, che stamani ha avuto parole di stima per gli operatori delle emittenti cattoliche, riuniti in Vaticano per un Congresso internazionale, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Nell’udienza in Sala Clementina, il Pontefice si è dunque soffermato sul binomio identità-missione, tema forte del Congresso voluto dal presidente del dicastero vaticano, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, che ha rivolto l’indirizzo d’omaggio al Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
E’ importante “rendere attraente la Parola di Dio” dandogli corpo attraverso trasmissioni radiofoniche che tocchino “il cuore degli uomini del nostro tempo” e “partecipino alla trasformazione della vita dei nostri contemporanei”: è l’esortazione di Benedetto XVI agli operatori delle radio cattoliche, che, ha detto, con il loro servizio permettono di “conoscere meglio Cristo”, di “ascoltare il Papa ed amare la Chiesa”. Le molte e diverse forme di comunicazione, ha notato il Pontefice, “manifestano con evidente chiarezza come l’uomo, nella sua struttura antropologica essenziale, sia costituito per entrare in relazione con l’altro”:
“Lo fa soprattutto per mezzo della parola. Nella sua semplicità e apparente povertà, la parola, inscrivendosi nella comune grammatica del linguaggio, si pone come strumento che realizza la capacità di relazione degli uomini”.
Questa parola, ha aggiunto, “si fonda sulla ricchezza condivisa di una ragione creata ad immagine e somiglianza del Logos eterno di Dio, cioè di quel Logos in cui tutto liberamente e per amore è creato”. Pensiero che ha ulteriormente sviluppato nella parte del discorso pronunciata in francese:
“En raison de son lien avec la parole, la radio participe…”
“In ragione del suo legame con la parola – ha sottolineato – la radio partecipa alla missione” ecclesiale, ma al tempo stesso “genera una nuova maniera di vivere, di essere e di fare Chiesa”. Le molteplici forme di comunicazione, ha proseguito, “possono essere un dono di Dio al servizio dello sviluppo della persona umana e dell’intera umanità”. La radio attraverso la parola e la musica può informare e far rilassare, annunciare e denunciare, ma, è stato il suo richiamo, sempre “nel rispetto della realtà” e in una “chiara prospettiva di educazione alla verità e alla speranza”.
“Jésus Christ nous donne en effet la Vérité…”
“Gesù Cristo – ha ribadito – ci dona la Verità sull’uomo e per l’uomo e, a partire da questa verità”, ci dà “una speranza per il presente e per l’avvenire delle persone e del mondo”. In questo contesto, il Papa ha incoraggiato le radio cattoliche a proseguire nella loro missione di servizio alla Parola di Dio. Anche in spagnolo, riprendendo la “Spe salvi”, Benedetto XVI ha richiamato l’originalità della comunicazione cristiana:
“En efecto, el Evangelio no es solamente una comunicacion de cosas…”
“In effetti – ha affermato - il Vangelo non è solamente una comunicazione di cose che si possono sapere” ma è piuttosto “una comunicazione che produce eventi e cambia la vita”. Questa comunicazione di Dio, ha detto ancora, offre “un nuovo orizzonte di speranza e verità alle aspettative umane”. In inglese, il Papa ha quindi analizzato le condizioni in cui operano le radio cattoliche all’alba del Terzo millennio:
“Today, even thug you make use of modern communication…”
“Oggi – ha rilevato – anche se fate uso delle moderne tecnologie di comunicazione, le parole che trasmettete sono umili e alcune volte sembra che si perdano in mezzo alla competizione di altri mass media più rumorosi e più potenti”. E tuttavia, è stata la sua esortazione, non bisogna scoraggiarsi, ma continuare a seminare la Parola, dando compimento al comandamento evangelico di annunciare la Buona Novella a tutte le nazioni:
“The words which you transmit reach countless people…”
“Le parole che trasmettete – ha rammentato – raggiungono innumerevoli persone” alcune delle quali non si recano mai in chiesa perché non credono o appartengono ad altre fedi. Altre non hanno mai sentito nominare Gesù, e proprio attraverso il servizio delle radio giungono a loro per la prima volta le parole della Salvezza. Il Papa ha così messo l’accento sul paziente e quotidiano lavoro di semina, che rappresenta il modo delle emittenti cattoliche “di cooperare alla missione apostolica”. I vostri network, è stato il suo auspicio, “possono rappresentare, fin d’ora, una piccola ma concreta eco nel mondo di quella rete di amicizia che la presenza di Cristo Risorto” ha “inaugurato fra cielo e terra e fra uomini di tutti i continenti e le epoche”:
“Aiutando il cuore di ogni uomo ad aprirsi a Cristo, aiuterete il mondo ad aprirsi alla speranza e a spalancarsi a quella civiltà della verità e dell’amore che è il frutto più eloquente della sua presenza fra noi”.
Dal canto suo, l’arcivescovo Celli ha ricordato che, fin dalla sua invenzione, la radio è stata promossa dai Pontefici quale “insostituibile strumento di evangelizzazione e di cultura”:
“La visita che Ella ha compiuto alla Radio Vaticana, nel 75.mo anniversario di fondazione, ha ulteriormente sottolineato il prezioso ruolo che l'emittenza radiofonica svolge nell'ambito più generale della comunicazione”.
Mons. Celli ha così ribadito l’impegno del suo dicastero, affinché le radio cattoliche, oggi inserite nel novero dei new media, offrano sempre più un’informazione al servizio della persona.
Altre udienze
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura con il padre benedettino Edmund D. Power, abate di San Paolo fuori le Mura; mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo (Perù); alcuni presuli della Conferenza episcopale del Pakistan, in visita "ad Limina Apostolorum". Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il cardinale Bertone in Bielorussia: il dialogo ecumenico è la strada per risolvere i contenziosi della storia con spirito fraterno
◊ E’ una missione densa di impegni quella del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che da mercoledì scorso si trova in Bielorussia per incontri con la comunità cattolica locale e con le autorità del Paese. Questa mattina, il porporato ha tenuto un discorso all’episcopato bielorusso, ha incontrato il capo di Stato, Lukashenko, quindi ha partecipato a un pranzo offerto in suo onore dal ministro degli Esteri. Sugli ultimi interventi tenuti del cardinale Bertone, il servizio di Alessandro De Carolis:
“Pastori del gregge” in un Paese e in un periodo storico nel quale non mancano le difficoltà, prima fra tutti quella di dover fra fronte alle esigenze dei cattolici con un “esiguo numero” di sacerdoti, di diaconi e di altri collaboratori pastorali il cardinale Bertone ha portato l’incoraggiamento di Benedetto XVI alla Chiesa bielorussa. Il segretario di Stato ha parlato stamattina ai presuli del Paese, nel primo dei vari incontri che arricchiscono la sua agenda giornaliera. Raccomandando la salvaguardia dell’unità fra i vescovi locali e con i rispettivi sacerdoti, compresa la cura dei seminari, il cardinale Bertone ha insistito anche sull’importanza di un confronto con gli ortodossi scevro di “pregiudizi”. Il dialogo ecumenico, ha affermato, citando una lettera di Giovanni Paolo II del 1991 sulla libertà di espressione religiosa, è lo “strumento più adatto per affrontare uno scambio fraterno volto a risolvere il contenzioso in spirito di giustizia, carità e perdono”. Del resto, ha riconosciuto, “la situazione è resa più complessa dal fatto che state aspettando la restituzione dei beni ecclesiastici confiscato dalla legislazione sovietica, in particolare delle Chiese e dei luoghi di culto”.
Di dialogo e di collaborazione il cardinale Bertone ha parlato anche riferendosi ai rapporti fra Stato e Chiesa locale. Lo ha fatto con i vescovi e più tardi nel breve intervento di ringraziamento al ministro degli Esteri bielorusso, Martynov, che lo ha invitato ad un pranzo di gala. Vorrei ripetere, ha affermato, “che la Santa Sede intende proporre al governo una collaborazione, oltre che a livello bilaterale, anche nei forum internazionali in favore della pace fra i popoli e l’autentico progresso dell’umanità”. Ieri pomeriggio, incontrando la comunità greco-cattolica del Paese, il segretario di Stato aveva messo in luce gli stretti vincoli mantenuti con il Papa: “So che la fedeltà verso di lui è grande e di questo vi ringrazio”, ha affermato. “L’unità dei diversi riti, delle forme e culture - ha soggiunto - è una grande ricchezza per la Chiesa cattolica; è un tesoro la comunione ecclesiale che dobbiamo conservare gelosamente difendendolo da ogni rischio e pericolo”.
Sempre ieri, nel primo pomeriggio, il cardinale Bertone aveva parlato al mondo della cultura e agli studenti dell’Università statale bielorussa sul tema “Fede e ragione: portare Dio all’uomo di oggi”. Un uomo, ha asserito nella sua lectio magistralis, che desidera interiormente verità e libertà, ma il mondo secolarizzato e agnostico nel quale vive ha stravolto l’essenza di questi concetti. Viceversa, è la rivelazione cristiana, ha riflettuto il cardinale Bertone, che immette nella nostra storia una verità universale. Dunque, ha concluso, in “un mondo che sembra impossibilitato ad andare oltre il fenomeno”, l’uomo non deve piegarsi alle apparenze, ma “deve ricercare la Gloria di Dio, che è “lo splendore luminoso della verità”.
Il cardinale Martino apre un Seminario sulla politica: "i diritti individualisticamente rivendicati corrodono la democrazia"
◊ Conservare e promuovere nella coscienza comune il senso della trascendente dignità della persona umana è il primo, essenziale contributo che la Chiesa offre alla comunità politica. Lo ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, dando il via stamani in Vaticano, nella sede del dicastero, ad un Seminario internazionale su: “La politica, forma esigente di carità”. Il servizio di Paolo Scappucci:
Rivolto agli oltre sessanta esperti politologi, studiosi e personalità impegnate nel sociale partecipanti all’assise, il porporato ha rilevato che “nel messaggio di Cristo annunciato dalla Chiesa la comunità umana può trovare la forza per amare il prossimo come un altro se stesso, per combattere tutto ciò che è contro la vita, per ammettere la fondamentale uguaglianza di tutti, per lottare contro ogni forma di discriminazione, per superare un’etica puramente individualistica.
Sul tema della laicità, talvolta intesa come esclusione della religione dalla vita pubblica, il presidente di Giustizia e Pace ha espresso la convinzione che il cattolicesimo non potrà mai rinunciare ad un ruolo pubblico della fede, distinguendo tuttavia quanto i fedeli operano a nome proprio e quello che compiono a nome della Chiesa insieme ai loro pastori. Se la politica - ha detto - pretende di agire come se Dio non ci fosse, alla fine si inaridisce e perde la consapevolezza stessa della intangibile dignità umana.
Quanto all’argomento del pluralismo democratico e dei valori indisponibili, altro punto caldo della discussione nel Seminario, il presidente di Giustizia e Pace ha ribadito che “i diritti individualisticamente ed egoisticamente rivendicati, al di fuori di un quadro di verità, solidarietà e responsabilità, corrodono la stessa democrazia ed introducono elementi di frammentazione e contrapposizione”.
In un tempo come l’attuale, contrassegnato da diffusi atteggiamenti di antipolitica, il cardinale Martino ha riaffermato che una vera democrazia ha bisogno di un supplemento di anima: il valore incondizionato della persona umana, aperta agli altri e a Dio, nella verità e nel bene.
La missione al centro della giornata odierna del Congresso eucaristico internazionale a Québec
◊ Prosegue a Québec, in Canada, il 49.mo Congresso eucaristico internazionale sul tema “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo”. Al centro della giornata di oggi il tema “Eucaristia e missione”. Ma che esperienza sta emergendo dal Congresso eucaristico di Québec? Ci risponde una focolarina, Anna Conti, del Gen Verde, al microfono della nostra inviata Viktoria Somogyi:
R. – E’ un modo di vivere la Chiesa-comunione, l’universalità della Chiesa, mettendoci all’unisono con questo respiro universale. Ma soprattutto direi che fare questa esperienza in un Congresso Eucaristico è concentrarsi a vivere questa unità che l’Eucaristia, in fondo, realizza fra tutti. Qui si sentono parlare varie lingue, si capisce che dietro ognuno ci sono esperienze e background molto diversi, con un vissuto diversificato al massimo, ma ci si incontra proprio in questa conoscenza e in questo dialogo. Direi che questa è una delle esperienze più belle di questo Congresso. Ed è anche molto bello viverlo qui - in Nord America - per me che sono europea, perchè sento che rappresenta un altro modo ed un’altra angolazione dalla quale vedere tutta la Chiesa e sento che questo mi arricchisce.
Nel pomeriggio di oggi il Cammino neocatecumenale guiderà una conferenza sul tema della nuova evangelizzazione a partire dalla famiglia. Ascoltiamo in proposito padre Isidoro Tomasoni, responsabile del in Canada, intervistato da Viktoria Somogyi:
R. – Lo scopo di questa conferenza è quello di far conoscere questo itinerario, perchè in fondo il Cammino vuole aiutare l’adulto a riscoprire la propria fede. Il tema è dedicato alla famiglia e questo perchè? Perchè l’esperienza, nella storia della Chiesa, dimostra che se la famiglia è cristiana e se i genitori hanno una fede adulta, i genitori trasmettono la fede alla famiglia; ma se i genitori non hanno una fede sufficientemente adulta, i figli non ricevono la fede. La Chiesa può nutrire la fede attraverso i Sacramenti per aiutare la gente a diventare più adulta nella fede, ma la trasmissione della fede avviene sempre all’interno della famiglia. Questo cammino è, quindi, un aiuto, uno strumento di formazione cristiana – come ha detto la Chiesa nello Statuto appena approvato – che è valido per il tempo di oggi. Ho conosciuto il Cammino trent’anni fa in India, a Bangalore; sono stato poi alcuni anni in Australia sempre come itinerante. Noi siamo un’equipe itinerante di catechisti e questo vuol dire che noi siamo a disposizione dei vescovi e dei parroci e il Signore provvede affinché i fratelli ci aiutino, ci mantengono, ci diano una casa e lo facciamo gratuitamente, perchè quello che abbiamo ricevuto lo abbiamo ricevuto gratuitamente dalla Chiesa.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In evidenza, nell'informazione internazionale, la crisi dei mutui negli Stati Uniti: l'FBI a Wall Street. Sessanta arresti e centinaia di incriminazioni.
In cultura, Raffaele Alessandrini presenta il volume "Guido Gonella tra Governo, Parlamento e Partito".
Teatro cinese con regia ignaziana: Anna Bujatti sulla drammaturgia dei gesuiti del Seicento e del Settecento.
L'introduzione di Francesco Tullio al saggio "Il brivido della sicurezza" dedicato alla prospettiva psicopolitica di fenomeni come il terrorismo, lo squilibrio ambientale, la questione nucleare.
Monica Mondo intervista fratel Ignazio della Piccola Famiglia dell'Annunziata a Damasco.
Nell'informazione religiosa, il resoconto della visita del cardinale Tarcisio Bertone in Bielorussia.
Delegazione ebraica da Benedetto XVI: “Pio XII ha salvato nel mondo più ebrei di chiunque altro nella storia”. Intervista con Gary Krupp
◊ “Pio XII ha salvato nel mondo più ebrei di chiunque altro nella storia”: è quanto ha affermato ai nostri microfoni Gary Krupp, esponente della comunità ebraica statunitense e presidente della Fondazione Pave the Way, in Vaticano mercoledì scorso per incontrare il Papa al termine dell’udienza generale insieme ad altri ebrei sopravvissuti all’Olocausto. Gary Krupp ha presentato a Benedetto XVI il Simposio che si svolgerà a Roma nel prossimo settembre in occasione dei 50 anni dalla morte di Pio XII: un evento organizzato per ribadire le verità su Papa Pacelli oscurate da una campagna mediatica lanciata negli anni ’60 e che in alcuni ha ingenerato un'impressione negativa su quel pontificato. Ma ascoltiamo lo stesso Gary Krupp, al microfono di Susan Hodges:
R. – Our Foundation has been going...
La nostra Fondazione è andata in giro per il mondo, intervistando testimoni oculari, persone che hanno incontrato Pio XII personalmente. Sono testimonianze meravigliose e sono tutte a disposizione nella nostra pagina web www.ptwf.org. Sulla pagina di “Pave the Way Foundation” si possono vedere tutte le nostre interviste, alcune delle quali dimostrano quanto questa impressione fosse sbagliata. Allora ho chiesto ai membri dello Yad Vashem, che si suppone siano esperti in questo ambito, se ne avessero mai sentito parlare: non hanno mai sentito niente di tutto questo, non hanno mai sentito parlare di un piano di Hitler per rapire Pio XII, eliminare la Curia Romana e “conquistare” il Vaticano. Il generale Karl Wolff aveva ricevuto ordine esplicito di formulare questo piano ... Noi abbiamo un giornalista ebreo che ha scritto un libro su questo argomento, e sarà con noi al Simposio di Roma per spiegarcelo…
D. – Quindi, lei è ottimista riguardo al fatto che questo simposio fugherà ogni ombra sui rapporti tra Pio XII e gli ebrei ...
R. – Far more than optimistic...
Molto più che ottimista, ne sono sicurissimo. Questo nostro è un gruppo di ebrei intellettualmente brillanti. Bisogna essere imparziali: soltanto così si può giudicare. Vedrete esattamente quello che abbiamo fatto e la genesi degli eventi che si sono succeduti, da quando Pio XII era ragazzo: nella sua infanzia è cresciuto con un ebreo, Guido Mendes, che era il suo più caro amico. Il Papa con lui mangiava kosher. E poi, il suo intervento, quando era nunzio in Germania, per salvare gli ebrei che erano stati arrestati in virtù delle leggi antisemite. Era intervenuto per sostenerli: un antisemita non lo avrebbe fatto. E poi, altri avvenimenti, quando diventò Papa: tutto questo sarà raccontato, ci sarà una grandiosa mole di informazioni, perché si può arrivare ad una sola conclusione, ed è la verità su quel pontificato: che quest’uomo, Pio XII, ha salvato nel mondo più ebrei di chiunque altro nella storia!
D. – Ma il problema è che lui faceva tutto dietro le quinte ...
R. – All behind the scenes ...
Tutto dietro le quinte e tutto in silenzio. Non solo perché lui sapeva che avrebbe sollevato sospetti o perché sapeva che Hitler aveva dato ordine che fosse rapito! Non aveva paura di questo, ma di quello che è successo – per esempio – quando si espresse con l’arcivescovo di Utrecht a favore degli ebrei olandesi. La reazione dei nazisti fu molto chiara, perché dissero: “Questo intervento della Chiesa romana non salverà nemmeno una vita ebrea. Infatti, noi intensificheremo gli arresti. Inoltre, finora non avevamo ancora considerato l’arresto degli ebrei convertiti alla Chiesa cattolica romana: ora saranno i primi ad essere arrestati”. Quella fu l’epoca in cui fu arrestata Edith Stein, e il postulatore della Causa di beatificazione di Pio XII, il padre gesuita Peter Gumpel, che sarà con noi al Simposio, era in Olanda all’epoca di questi fatti ed è stato testimone di tutto questo!
Giornata mondiale dei rifugiati. Mons. Marchetto: le leggi internazionali difendono sempre meno i diritti dei profughi
◊ Si celebra oggi la Giornata mondiale dei Rifugiati, promossa dall’ONU, che quest’anno pone l’accento sulla necessità fondamentale di fornire protezione a profughi e sfollati. Oggi nel mondo sono oltre 37 milioni le persone costrette a fuggire dalle proprie città o dai propri Paesi a causa delle persecuzioni. C'è stato dunque un aumento per la prima volta dopo cinque anni. Ascoltiamo in proposito Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR), al microfono di Fabio Colagrande:
R. – C’è stato un aumento di circa due milioni e mezzo di persone. Molto, purtroppo, si deve al caos iracheno che continua a generare persone in fuga. Io devo ricordare che quello che sta accadendo in Iraq è quanto di più allarmante: siamo di fronte al più grande spostamento di popolazione in Medio Oriente dal 1948, quando venne istituito lo Stato d’Israele. Parliamo di circa quattro milioni e mezzo di persone fuori dalle proprie abitazioni, di cui una metà all’interno del Paese e un’altra metà nei Paesi confinanti: la Siria e la Giordania che, notoriamente, sono Paesi che non hanno grandi risorse e che quindi si trovano a gestire questa fuga che diventa anche un pesante fardello, un onere difficile. Per questo la comunità internazionale dovrebbe farsi carico anche nell’aiutare economicamente questi Paesi che hanno dei servizi che vengono messi a dura prova, specialmente l’istruzione, la sanità, mentre ci sembra che non ci sia stata tanta attenzione a questo!
D. – Quest’anno, nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo e, in Italia, della Costituzione repubblicana, l’ACNUR ha voluto dedicare la Giornata mondiale al tema della protezione: cosa significa?
R. – Sì: protezione come tutela del diritto d’asilo, fondamentalmente, come tutela di questo diritto e contro i tentativi di erosione di questo diritto; protezione significa anche un riparo, un aiuto a queste persone: un aiuto materiale, concreto. Noi sentiamo tanti rifugiati che a volte ci dicono: “Sì, siamo venuti, abbiamo rischiato la vita nel Canale di Sicilia, siamo scappati dalle persecuzioni nel nostro Paese, siamo grati all’Italia di averci dato la possibilità di vivere in sicurezza. Però, noi abbiamo solo un pezzo di carta che ci consente di fare questo”, e quindi lamentano la difficoltà di conoscere il sistema Paese, di essere avviati a un percorso di autonomia. Questi rifugiati, che vorrebbero stare a casa propria e non hanno il privilegio di farlo, vengono qui per vivere di assistenzialismo o per gravare sulle casse dello Stato; non è questo il motivo per cui sono qui. Sono qui perché non hanno avuto scelta, e vorrebbero essere autonomi come lo erano nel loro Paese e svolgere la loro vita e mettere anche a disposizione del Paese le loro esperienze e il loro “valore aggiunto” ...
Sulla Giornata mondiale dei rifufgiati ecco la riflessione dell'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, intervistato da Giovanni Peduto:
R. – Oltre alla celebrazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato nella Chiesa cattolica, il prossimo anno, il 18 gennaio, vi è anche quella della famiglia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati, il 20 giugno. Noi pure in questa data ci uniamo al ricordo dei rifugiati, dei richiedenti asilo, dei profughi, di chi è oggetto o soggetto del traffico degli esseri umani, un fenomeno di schiavitù moderna, purtroppo, in grande espansione. Le ultime cifre, fornite dalle Nazioni Unite a questo riguardo sono preoccupanti. In effetti, in soli due anni, parlando di rifugiati, sotto l’ala protettrice dell’Alto Commissariato, il numero è passato da 9,9 a 11,4 milioni. Quello degli sfollati, poi, raggiunge i 26 milioni, di cui la metà è in Africa. A questo proposito, è recente il nostro primo Congresso di delegati di Conferenze episcopali di quel continente, che si occupano della pastorale dei migranti, che ha pubblicato il cosiddetto appello di Nairobi, che è un toccante messaggio di invito, specialmente all’Europa, a globalizzare la solidarietà, e la prima espressione della solidarietà con i rifugiati è la protezione. Che questo sia il tema di riflessione affidato quest’anno alla nostra considerazione dalle Nazioni Unite è significativo, mi pare, poiché ci richiama il bisogno fondamentale di chi è perseguitato. La prima radice della legislazione internazionale, seppur ben rodata, è oggi messa in crisi da sue interpretazioni a ribasso. Chiedevo recentemente ai rappresentanti d’Europa un supplemento di anima, un colpo di reni, per un non scendere ai livelli di protezione non più compatibili con il suo umanesimo, con il suo essere portabandiera nel mondo di un umanesimo che alla fine per noi è evangelico. Proteggere è un atto dovuto a chi è perseguitato e ha il diritto di essere protetto. Assumiamolo anche oggi, pure in epoca non facile di flussi migratori misti.
Lettera pastorale del cardinale Tettamanzi sul tema della famiglia
◊ “Famiglia diventa anima del mondo”: è il titolo della Lettera pastorale del cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi che descrive il percorso del nuovo anno pastorale 2008-2009, che inizierà con il mese di settembre. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:
Famiglia diventa anima del mondo: è la terza tappa del percorso pastorale sul tema della famiglia, sul quale la diocesi di Milano sta lavorando già da due anni e costituisce il riferimento per l’attività delle parrocchie, dopo la ripresa estiva. Questo percorso pastorale si colloca in un cammino triennale di riflessione e impegno sulla missione della famiglia al servizio del Vangelo. Conclusi i primi due, dedicati all’ascolto della Parola di Dio e alla trasmissione della fede in ambito familiare, con l’inizio del nuovo anno pastorale, il prossimo 8 settembre, si apre questo capitolo dedicato al rapporto con la società e al contributo che la famiglia può dare alla vita della città. La convinzione di fondo che anima il testo è che tutte le famiglie, non solo quelle cristiane, possono dare molto alla società, nei molteplici contesti educativi, culturali, economici, sociali in cui operano. L’arcivescovo di Milano, il cardinale Tettamanzi, indica alla comunità cristiana alcuni impegni precisi, primo fra tutti contribuire a trovare alloggi da dare in affitto a chi ne ha bisogno:
“E’ una delle emergenze più forti della nostra città, e non soltanto della nostra città: l’emergenza abitativa. Come abitualmente dico, noi ci troviamo di fronte a questo fenomeno paradossale di case senza abitanti e di abitanti senza casa. E’ necessario ricreare un collegamento tra queste due situazioni e da questo punto di vista, davvero tutte le forze che sono presenti nella società, tutte devono sentire la responsabilità di dare risposta a questo problema che è davvero fondamentale”.
Il tono scelto quest’anno è quello di una lettera dal tono confidenziale, con la quale l’arcivescovo di Milano si rivolge alle famiglie per infondere fiducia e speranza nella situazione concreta in cui vivono, qualsiasi sia il loro percorso umano e spirituale, un invito ad uscire dalla dimensione soltanto privata:
“Si dovrebbe creare davvero una rete di famiglie, perché soltanto attraverso questa solidarietà che nasce dal basso e che cresce man mano, è possibile affrontare insieme, di concerto, anche i problemi più difficili e più complessi che la società di oggi pone alle famiglie”.
La famiglia, infine, secondo il cardinale Tettamanzi, diviene anima del mondo, mediante l’atto decisivo dell’educazione, che deve accadere in alleanza con la Chiesa e la società.
Il cardinale Vingt-Trois ha presentato il programma della prossima visita del Papa in Francia
◊ Fervono i preparativi in Francia per l’arrivo del Papa dal 12 al 15 settembre. Un viaggio apostolico che si tiene in occasione del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Vergine a Lourdes. Secondo quanto riporta l’Osservatore Romano, sarà denso il programma, presentato mercoledì scorso dal cardinale Andrè Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza dei vescovi di Francia. Il porporato, riferendosi a Benedetto XVI, ne ha sottolineato “l’interesse” per quanto avviene nel Paese, lo ha definito “perfetto francofono”, “abituato alle sottigliezze della nostra lingua”. Illustrando più nel dettaglio gli appuntamenti previsti, il cardinale ha ricordato due eventi particolarmente attesi: la Santa Messa a Parigi nella Esplanades des Invalides prevista per sabato 13 settembre e la celebrazione, domenica 14, a Lourdes di fronte alla "Prateria" di fronte a Massabielle rivolta soprattutto ai giovani. Proprio questi ultimi sono molto presenti nella Chiesa cattolica francese, “il che – ha detto l’arcivescovo di Parigi - implica una responsabilità” nei loro confronti e rappresenta anche “una forza”. Sempre i ragazzi saranno protagonisti, il 12 settembre a Parigi, della veglia che si terrà a Notre-Dame ma anche in diverse Chiese della capitale. L’appuntamento, ha riferito il porporato, sarà inaugurato dal Papa che nel pomeriggio potrà ricevere l’abbraccio di migliaia di francesi lungo il tragitto fra Le Bernardins, dove incontrerà il mondo della cultura, e Notre-Dame. Rappresentanti di altre confessioni cristiane conferiranno con la loro presenza una dimensione ecumenica alla celebrazione. Nell’agenda di Benedetto XVI c’è anche un colloquio con il presidente Nicolas Sarkozy. Dopo Parigi, il Santo Padre si farà pellegrino tra i pellegrini recandosi a Lourdes. Parteciperà alla tradizionale processione aux flambeaux e il giorno successivo celebrerà alla Santa Messa nella “Prateria”, dopo la quale ci sarà la processione eucaristica e l’incontro con i vescovi di Francia. “Sarà un’occasione importante” ha dichiarato il cardinale Vingt-Trois “per manifestare insieme la nostra comunione nella fede e ricevere un messaggio confortante e incoraggiante”. Il giorno dopo, il Papa concluderà il cammino del Giubileo con la quarta tappa, quella “eucaristica”: una visita all’oratorio dell’ospizio. Benedetto XVI poi presiederà alla Santa Messa nella Basilica del Rosario, nella festa di Notre-Dame des Douleurs e impartirà l’unzione ai malati. Il cardinale ha confermato la grande attesa dei francesi per questo viaggio in numerosi si sono detti “interessati e motivati” a partecipare. (B.C.)
Veglia a Roma per ricordare gli immigrati vittime dei viaggi della morte verso l’Europa
◊ “Morire di speranza” è il paradossale titolo dato alla preghiera ecumenica e alla veglia tenute ieri sera in Santa Maria in Trastevere, a Roma, in memoria delle vittime dei drammatici viaggi che vedono inabissarsi nelle acque del Mediterraneo tanti profughi e tanti migranti. L'incontro è stato organizzato in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato da Centro Astalli, Comunità di Sant'Egidio, Federazione Chiese evangeliche, fondazione Migrantes e Caritas italiana e ACLI, ed è stato presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. La preghiera, i gesti, le parole, il cuore di quanti hanno gremito l'antica Basilica trasteverina hanno detto che a quel paradosso occorre non sottomettersi, che occorre rifiutare di negare speranza. Canti africani e parole europee hanno risuonato nelle navate in un comune sentire, universale e fraterno. Nomi di tante vittime sono stati ricordati con un’offerta di lumini, icone della luce perpetua. Nell'omelia tenuta ai presenti, il porporato ha ricordato che "la speranza, l'esigenza di futuro non è mai “clandestina” e non è mai reato, ma si deve e si può coniugare e incontrare con l'altro. Chi entra nel nostro Paese, rimane un uomo, una donna, un giovane, anche quando non è in grado di regolarizzare il suo ingresso". Ha poi aggiunto che "non può esserci sdegno, senza solidarietà. Non c'è nemmeno sicurezza, senza accoglienza e senza integrazione. In questo anno, nel quale cade il 60.mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo, sentiamo con chiarezza il dovere cristiano di rafforzare tutti nella speranza", ha detto ancora il cardinale Martino. "Rafforzare tutti: chi giunge in questo Paese, chi vi è nato, chi vi appartiene da sempre. I cristiani, in particolare sono chiamati a riconoscere la Famiglia di Nazareth negli uomini, nelle donne, nei bambini spinti sulle dolorose rotte dell’emigrazione e della fuga dalla fame, dalla guerra, dalla persecuzione. Benedetto XVI — ha sottolineato il porporato — ci ricorda che nel “dramma della Famiglia di Nazaret intravediamo le difficoltà di ogni famiglia migrante, i disagi, le umiliazioni, le strettezze e la fragilità di milioni e milioni di migranti, profughi e rifugiati. La Famiglia di Nazaret riflette l'immagine di Dio custodita nel cuore di ogni umana famiglia, anche se sfigurata e debilitata dall'emigrazione. Eppure anche oggi su queste famiglie incombe il monito evangelico della strage degli innocenti, l'ombra di Erode, simbolo di un potere incapace di accogliere e tutelare la vita. Lungo le rotte disperate della ricerca di futuro, molti fuggono da condizioni che le più solenni dichiarazioni internazionali non esitano a definire intollerabili sia sul piano dei diritti umani sia su quello della sicurezza globale della convivenza internazionale. Poi però si pretende che diventino sopportabili per vittime, quando sulla scorta di un malinteso senso di sicurezza, gli Stati e i legislatori erodono il diritto alla protezione, all'asilo, all'aiuto umanitario". Nell’appello diffuso in questa occasione, i partecipanti alla veglia di preghiera si dichiarano profondamente interpellati, come cittadini italiani ed europei, dalle drammatiche immagini di profughi attaccati, con tutte le loro forze, alle reti per la pesca dei tonni, nel tratto di mare che separa l’Africa dall’Italia. Chiedono poi a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali, in Italia e in Europa, di rendere possibili politiche di solidarietà, di accoglienza e di rispetto verso i profughi e i migranti. In merito, era stato ancora il cardinale Martino a ricordare che "senza la memoria e il rispetto di questo dolore e della speranza spezzata si edifica un'Europa virtuale, avulsa dal mondo contemporaneo e, quel che più conta, dalla sua stessa anima". (A cura di Pierluigi Natalia)
Lettera di nove Conferenze episcopali ai leader dei Paesi del G8
◊ In vista del prossimo G8, che si terrà in Giappone dal 7 al 9 luglio, i presidenti delle nove Conferenze episcopali dei Paesi facenti parte del gruppo (Canada, Stati Uniti, Giappone, Francia, Italia, Germania, Scozia, Federazione Russa, Inghilterra e Galles), hanno scritto una lettera, chiedendo un rinnovato impegno nella lotta alla povertà e nell’affrontare i cambiamenti climatici. Rivolgendosi ai capi di Stato delle rispettive nazioni, i presuli lanciano un appello affinché “le promesse fatte durante il G8 di Gleneagles nel 2005 e di Heiligendamn nel 2007, siano riaffermate e concretizzate”: in particolare, i vescovi ricordano che, nel 2005, le nazioni più ricche promisero di spendere 50 miliardi di dollari in più ogni anno per sostenere lo sviluppo entro il 2010. Ora è tempo di rinnovare questa promessa, scrivono i presuli, “e di impegnarsi maggiormente nell’ambito della salute, dell’educazione e degli aiuti umanitari”. I presidenti delle nove Conferenze episcopali spiegano, poi, quanto sia urgente e necessario affrontare la crisi alimentare mondiale, soprattutto per l’impatto che essa ha sulla diffusione dell’AIDS, della malaria e di altre malattie. Per questo, i presuli chiedono alle nazioni del G8 di valutare proposte che mitighino l’impatto della crisi alimentare mondiale sulle comunità più povere, incrementando i servizi sanitari e educativi, ed avendo, come obiettivo, politiche di mercato rispettose della dignità umana e del lavoro. Ma per assicurare il successo duraturo di queste misure, concludono i vescovi, i poveri devono essere resi capaci di diventare artefici del loro personale sviluppo. “Il nostro impegno religioso e morale nel proteggere la vita umana e promuovere la dignità dell’uomo – afferma inoltre il card. Cormac Murphy-O’Connor, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – ci spinge ad essere particolarmente preoccupati per i più poveri e i più vulnerabili della famiglia umana, specialmente per quelli che vivono nei Paesi in via di sviluppo”. Sulla stessa linea, il card. Keith O’Brien, presidente dei vescovi scozzesi: “Oggi, non c’è sfida più grande al mondo – dice - della riduzione della povertà, che distrugge la vita di milioni di persone nel sud del mondo”. “I leader del G8 – conclude - hanno la grande opportunità di portare avanti cambiamenti positivi e duraturi, che vadano incontro agli Obiettivi per lo sviluppo del Millennio fissati per il 2015”. (I.P.)
Risoluzione ONU: lo stupro è un’arma da guerra
◊ L’ex Jugoslavia, il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, il Rwanda e la Liberia sono questi i Paesi nei quali si ricorre al reato di violenza sessuale come ad una tattica di guerra. Un mezzo per umiliare il nemico attraverso l’oltraggio delle proprie donne. E la violenza su quest’ultime sta assumendo “proporzioni indescrivibili” ha detto il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, in occasione del via libera del Consiglio di Sicurezza alla risoluzione, la 1.820 proposta dagli Stati Uniti, che condanna in termini forti l'uso dello stupro come arma di guerra. Una norma nella quale si minacciano azioni repressive contro i responsabili delle violenze sulle donne di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aja. La risoluzione definisce inoltre l’abuso una strategia “per umiliare, dominare, spaventare, disperdere o ricollocare a forza, i civili membri di una comunità o di un gruppo etnico”. “Il mondo ora ha riconosciuto che la violenza sessuale non è solo un problema individuale delle vittime, ma mina la sicurezza e la stabilità delle nazioni” così il segretario di Stato americano, Condollezza Rice, che ha presieduto parte della sessione. Al dibattito hanno partecipato sette donne ministro tra queste i capi della diplomazia di Sudafrica, Francia e la vice-ministro croato. Toccante la testimonianza del generale Patrick Cammaert, ex comandante delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite per il quale oggi in guerra è “più pericoloso essere una donna che un soldato”. Nella risoluzione, appena approvata, si chiede alle nazioni in conflitto di prendere immediatamente misure per proteggere i civili. “Atto storico” è il parere di Human Rights Watch sulla 1.820. L'organizzazione ha chiesto al segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon di preparare, entro un anno, un rapporto dettagliato sugli scenari di guerra nei quali è sistematico il ricorso allo stupro. (A cura di Benedetta Capelli)
La conferenza ministeriale africana della FAO: la priorità per il continente è la gestione idrica
◊ La gestione delle risorse idriche come priorità per lo sviluppo africano: è la proposta avanzata dalle 140 delegazioni dei 37 Paesi del continente che hanno partecipato alla conferenza ministeriale africana dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) appena conclusa a Nairobi, in Kenya. Secondo quanto riporta l'agenzia Misna, il potenziamento è fondamentale per realizzare il primo punto del Programma generale di sviluppo agricolo in Africa varato nel 2002 dall’Unione africana e dal Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa: la corretta irrigazione del 60% dei terreni entro il 2015. Fra le altre priorità individuate: gestione sostenibile del territorio, sicurezza alimentare, riforma agraria, sviluppo rurale e urbanizzazione, scambio di conoscenze e capacità fra i Paesi. Secondo i media locali, la situazione attuale è dovuta a una “mancanza di visione strategica” e al “calo degli investimenti”, tanto che le associazioni della società civile hanno proposto ai governi di destinare allo sviluppo agricolo il 10% annuo dei bilanci nazionali. (R.B.)
Giornata Mondiale del Rifugiato: la vita nel campo profughi di Mae La, in Myanmar
◊ In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che ricorre oggi, la CNN racconta la vita nel campo profughi di Mae La, il più grande dei nove che si snodano al confine occidentale tra il Myanmar e la Thailandia. Il campo, in funzione da 25 anni, ospita 43mila persone fuggite da quella che viene definita la più lunga guerra civile al mondo, tra la giunta militare e le minoranze etniche karen, mon e shan. La situazione, come riporta Asianews, è ulteriormente peggiorata dopo il ciclone Nargis, che si è abbattuto sul Paese il 2 e il 3 maggio, e che ha disperso 130mila persone nel sud dell’ex Birmania. I campi profughi del Paese sono gestiti dal Thailand Burma Border Consortium, un’unione di 11 ONG internazionali che provvedono a fornire cibo, rifugio e assistenza medica.(R.B.)
Cina: la diocesi di Chengdu ha aperto un ufficio per la ricostruzione dopo il terremoto in Sichuan
◊ La diocesi di Chengdu, in Cina, tra le più colpite dal terremoto del Sichuan, ha aperto un Ufficio per la ricostruzione stilando un programma dettagliato alla presenza di membri dell’Ufficio affari religiosi e dell’Associazione patriottica, come riferito da AsiaNews. Secondo la stima, ancora provvisoria, il numero di morti cristiani è di 37 persone, tutte laiche; tra i danni si contano 14 chiese distrutte e 27 molto danneggiate su 56. La spesa prevista è di 80 milioni di yuan, circa otto milioni di euro, che sarà difficile ottenere dal governo: alcune diocesi, infatti, stanno raccogliendo fondi per dare una mano alla ricostruzione e stanno assistendo i terremotati. L’organizzazione cattolica Jinde, nello Shijazhuan, ha distribuito seimila tende, la diocesi di Xian ha organizzato un servizio infermieristico negli ospedali e un gruppo di 60 volontari sta per essere inviato in Sichuan per stare vicino alla popolazione. Intanto le attività religiose e le Messe sono state sospese: l’obiettivo della diocesi è riuscire a celebrare la festa dell’Assunta il 15 agosto prossimo. (R.B.)
Salvador: tutti i deputati del Congresso si impegnano al rispetto della vita
◊ Tutti i deputati salvadoregni hanno firmato nell'Assemblea Legislativa del Paese, il “Libro della Vita”, iniziativa nata quest'anno in Honduras il 27 marzo, con la firma di 108 deputati, nella cornice della celebrazione del 60° anniversario della Convenzione universale dei Diritti umani. Gli 84 deputati del Congresso del Salvador - riferisce l'agenzia Fides - hanno firmato il cosiddetto “Libro della Vita”, con il quale si impegnano a difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Gli organizzatori sperano che il documento sia siglato da tutti i parlamentari dell'America Centrale. Seguiranno Nicaragua, Guatemala e Costa Rica, ma alcuni propongono che si aggiungano anche Panama e Messico. Il solenne Atto ha visto la partecipazione di mons. Fernando Sáenz Lacalle, arcivescovo di San Salvador; del pastore Juan Manuel Martínez, presidente della "Alleanza Evangelica del Salvador"; di Mariella Peña Pinto, deputata salvadoregna e presidente della Commissione della Famiglia; José Alejandro Arévalo, deputato del Guatemala, al quale è stato consegnato una copia del "Libro della Vita” per riproporre l'iniziativa nel suo Paese, e Martora Lorena di Casco, deputata dell'Honduras, oltre a due membri della “Fondazione Sì alla Vita” di Salvador e Guatemala, come rappresentanti dei movimenti a favore della vita dei rispettivi Paesi. (R.P.)
Perù: nuova versione del 'Catechismo minore' per la Grande missione di Lima
◊ In occasione della Grande missione di Lima, iniziata nella capitale peruviana il 28 aprile scorso, l'arcivescovado ha messo a disposizione dei fedeli una nuova edizione del “Catechismo Minore”. Questa nuova edizione intende contribuire ad un'adeguata conoscenza della fede, ad aiutare il lavoro pastorale dei gruppi parrocchiali e dei corsi di religione impartiti nei centri educativi ed è indirizzata in generale a tutti. La tiratura è di 25 mila esemplari. L'arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani, ha messo in risalto l'importanza del "Catechismo Minore" il quale sarà un strumento prezioso di rinvigorimento della fede. "Desidero fervidamente che questo Catechismo contribuisca all'efficacia soprannaturale del lavoro pastorale e che il suo contenuto sia insegnato, affinché bambini e giovani abbiano una migliore conoscenza e più fervente amore a Cristo e alla Chiesa”. Il Catechismo Minore della Grande Missione di Lima - riporta l'agenzia Fides - è uno sforzo pastorale in sintonia con l'appello lanciato dal Santo Padre Benedetto XVI dal Santuario di Nostra Signora di Aparecida, a maggio 2007, inaugurando la V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi: il Papa incoraggiò ad intraprendere una nuova evangelizzazione attraverso l'inizio di una "Grande missione continentale". (R.P.)
Appoggio dei cattolici russi alla proposta di istituire l’8 luglio “Giorno della Famiglia”
◊ “L’istituzione in Russia del Giorno della famiglia, dell’amore e della fedeltà come festività nazionale, è a mio parere più che opportuna”. E’ quanto ha dichiarato mons. Paolo Pezzi, arcivescovo dell’arcidiocesi cattolica della Madre di Dio a Mosca, commentando la proposta avanzata dalla cittadinanza di Murom, regione di Vladimir. L’8 luglio cade, infatti, la festa dei santi Petr e Fevronija di Murom, simbolo di amore coniugale e fedeltà, per l’occasione è stata suggerita l’istituzione del “Giorno della famiglia, dell’amore e della fedeltà” in tutta la Russia. Un modo anche per ricordare che il 2008 è stato dichiarato “anno della famiglia”. “Non è un segreto – sottolinea mons. Pezzi - che la crisi demografica che, in molti Paesi dell’Europa, sta colpendo le popolazioni autoctone (provocata in gran parte dalla crisi della famiglia tradizionale e dalla distruzione dei valori tradizionali cristiani) è all’origine di una serie di spinosi problemi politici, economici e sociali”. “Un fenomeno – aggiunge l’arcivescovo - che non è estraneo, purtroppo, neanche alla Russia di oggi”. “Di anno in anno – prosegue - si fa sempre più attuale il compito di difendere le radici cristiane dell’Europa, così come la necessità di unire le forze nella collaborazione tra le diverse confessioni” in particolare mons. Pezzi si riferisce alla sinergia tra cattolici e ortodossi “considerata la vicinanza di vedute rispetto ai valori tradizionali cristiani”. Inoltre proprio il riferimento ai valori e alle radici cristiane dell’Europa implica, per il presule, il riferimento ai valori della famiglia e quindi alla “indissolubilità del matrimonio monogamico nella sua tradizionale concezione cristiana, il valore della vita umana dal momento del concepimento fino alla morte naturale, la difesa di sani principi educativi e didattici, le condizioni economiche e sociali che garantiscano l’esistenza del nucleo familiare nella sua concezione tradizionale”. L’istituzione di questa Giornata, secondo l’arcivescovo, potrebbe essere l’occasione per “catalizzare l’attenzione della società sulla difesa e sulla promozione della concezione cristiana della famiglia e del matrimonio, favorendo in qualche modo l’ideazione e la realizzazione di programmi e progetti nazionali, regionali, multiconfessionali e confessionali, mirati a rafforzare l’istituto della famiglia, per il bene di tutta la società russa”. Infine mons. Pezzi sottolinea come l’ampia collaborazione di tutte “le forze sociali sane, a partire dalle comunità religiose, in questo caso è davvero una condizione necessaria”. “In questo senso - sottolinea - traggo ispirazione e speranza dall’appoggio decisivo che il Patriarca Alessio II ha offerto al progetto di istituire in Russia questa prima «festa della famiglia». La comunità cattolica della Russia solidarizza certamente con questo appoggio – conclude - ed è pronta a collaborare il più possibile, nei limiti delle sue modeste possibilità. Sono sicuro che anche i miei confratelli vescovi condividono la mia speranza”.(B.C.)
Spagna: Radio Cope, Congresso eucaristico e GMG al centro della riunione della Commissione episcopale
◊ Dopo tre giorni di lavori, si è conclusa ieri a Madrid, la 109° riunione della Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola (CEE). Tra i temi trattati, informa una nota della CEE, l’attuazione del Piano Pastorale e la revisione del bilancio del Fondo Comune Interdiocesano per l’anno 2007. Centrale, inoltre, la riflessione sull’emittente radiofonica ‘Cadena COPE’: “Consapevoli delle sue responsabilità e convinti della necessità ed utilità di questo importante mezzo di comunicazione sociale – scrive la CEE – i vescovi si propongono di intensificare i rapporti della Conferenza episcopale, attraverso il suo Comitato Esecutivo, con la Direzione ed il Consiglio di amministrazione dell’emittente, allo scopo di continuare a vigilare sul rispetto dello Statuto della COPE e sulla necessità della sua attuazione”. Lo Statuto, infatti, continua la nota, “evidenzia come obiettivi di questo mass-media il servizio alla verità, alla libertà e al bene comune ed è, per tutti, norma obbligatoria di orientamento”. Inoltre, i presuli spagnoli annunciano la prossima pubblicazione di una Nota esplicativa sul libro di José Antonio Pagola, intitolato “Gesù. Approssimazione storica”; il documento sarà redatto dalla Commissione episcopale per la Dottrina della fede. Altro testo in esame è stato quello elaborato da mons. D. Ramón del Hoyo López, vescovo di Jaén e presidente della Commissione episcopale delle Missioni, riguardante l’attualità della missione “ad gentes” in Spagna. Il documento è stato rimesso all’Assemblea Plenaria che dovrà esaminarlo ed, eventualmente, approvarlo. La CEE si è quindi soffermata sul Congresso eucaristico nazionale in programma nel 2010, avviando le procedure per stabilire quale diocesi avrà il ruolo di ‘padrona di casa’ dell’evento. Esaminati anche i preparativi, a livello locale, per la prossima Giornata mondiale della gioventù, che si svolgerà a Sydney, in Australia, dal 15 al 20 luglio, e fissato un calendario per le prossime riunioni episcopali: in particolare, i vescovi hanno stabilito che le Assemblee Plenarie si terranno dal 20 al 24 aprile e dal 23 al 27 novembre. Infine, la CEE ha proceduto alle nomine, tra gli altri, dei segretari di diverse Commissioni episcopali. (I.P.)
I vescovi australiani invitano i fedeli a riavvicinarsi alla Chiesa
◊ Una sorta di “campagna pubblicitaria” molto originale quella messa in atto dai vescovi australiani, per invitare i fedeli a riavvicinarsi alla Chiesa: i presuli hanno, infatti, acquistato la pagina di un quotidiano nazionale, esortando i cattolici che si sono allontanati dalla fede a tornare nella Casa del Signore e chiedendo scusa per gli eventuali dispiaceri che la Chiesa può aver causato loro. I vescovi - riferisce la Cns - si rivolgono anche a coloro che non sono fedeli: “La Chiesa è la famiglia di Dio – scrivono – e, come ogni famiglia, presenta le sue diversità. A volte, alcune persone vengono ferite dagli altri familiari. Chiediamo scusa se talvolta ciò è accaduto”. I presuli si dicono poi consapevoli del fatto che molti fedeli si sono allontanati dalla fede a causa della pressione della vita quotidiana ed ha loro indirizzano queste parole: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto per portare avanti la missione di Gesù. Solo insieme a voi, potremo essere quella che Cristo chiama ‘la sua Chiesa’. Ciascuno di voi è proprietario di un dono di Dio di cui la Chiesa ha bisogno”. Di qui, l’esortazione a tornare in contatto con la Comunità ecclesiastica semplicemente andando a Messa, parlando con i sacerdoti e chiamando un apposito numero telefonico, per mettersi in contatto con le Chiese locali. Sabato e domenica prossimi, inoltre, i presuli australiani distribuiranno, in tutte le parrocchie, una lettera pastorale, in cui i fedeli vengono incoraggiati a trasformare la loro Chiesa “in un luogo di vero benvenuto per coloro che volessero avvicinarvisi”. Per fare questo, i presuli ricordano due iniziative messe in atto dal Servizio nazionale per l’evangelizzazione: la prima è un programma parrocchiale, dalla durata di sei settimane, indirizzato alle persone che desiderano tornare a praticare la fede. La seconda, invece, è un progetto pensato per coinvolgere i giovani nella vita della Chiesa. Nella lettera pastorale, i vescovi ricordano anche che la prossima Giornata mondiale della gioventù, in programma a Sydney dal 15 al 20 luglio, “presenterà una sfida per tutti coloro che portano Gesù nel cuore e che si troveranno a riflettere più profondamente sul loro rapporto con il Signore. E ciò potrebbe essere l’occasione giusta, per molte persone, per tornare nuovamente nella famiglia della Chiesa”. (I.P.)
Il Consiglio cristiano di Guinea richiama l’attenzione sulla crescente crisi sociale nel Paese
◊ Il Consiglio cristiano di Guinea, che raggruppa cattolici e protestanti, ha diffuso una dichiarazione preoccupata sul crescente uso della forza nel Paese e sul riaccendersi della crisi sociale, come riportato dall’agenzia Misna. Nella giornata di ieri, infatti, è iniziato lo sciopero degli insegnanti mentre non era ancora terminata la protesta dei poliziotti che denunciano il clientelismo presente all'interno dell’esercito. Il Consiglio cristiano ha evidenziato il “disgregamento del tessuto sociale” e le “prese di posizione partigiane basate su considerazioni etnocentriche e regionaliste, l’instabilità cronica e la divisione ai vertici dello Stato”. Il malessere è cresciuto anche in seguito alla recente destituzione del primo ministro Lantana Kouyate. (R.B.)
L’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII invita a combattere la prostituzione
◊ I governi devono affrontare seriamente il problema della prostituzione senza soluzioni tolleranti: è questo il pensiero di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1986 da Don Benzi per il recupero di tossicodipendenti, prostitute, disabili e minori emarginati. In un articolo pubblicato dall’Osservatore Romano esorta i cristiani a non rimanere “impassibili e rassegnati” e gli Stati ad approvare strumenti legislativi appropriati che aiutino la repressione del fenomeno colpendo il racket e inasprendo le pene. A ciò, naturalmente, si deve accompagnare una “rigenerazione dei valori”, mentre si deve dire no a chi pensa di risolvere il problema circoscrivendolo geograficamente e disciplinandolo dal punto di vista normativo. Fino a oggi l’associazione ha aiutato seimila donne a uscire dalla tratta. (R.B.)
Domani a Londra funzione ecumenica in ricordo di Chiara Lubich
◊ Una funzione religiosa nella “Westminster Cathedral”, chiesa madre del cattolicesimo inglese, celebrata dal card. Cormac Murphy-O’Connor, Primate cattolico di Inghilterra e Galles e da Rowan Williams leader della comunione anglicana alla quale parteciperanno anche leader indù, sikh, buddisti e musulmani. Così Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, verrà ricordata domani pomeriggio a Londra. “Abbiamo pensato a una funzione anziché a una Messa perché moltissime persone coinvolte nel Movimento qui in Gran Bretagna, non sono cattoliche e appartengono ad altre chiese cristiane o anche altre religioni”, spiega Sally McAllister una delle responsabili del movimento a Londra. “Un focolarino parlerà della vita di Chiara poi darà spazio ai rappresentanti delle altre religioni e del popolo Bengwa del Camerun, che rischiava l’estinzione prima dell’arrivo di una missione di medici focolarini. Il card. Murphy-O’Connor spiegherà l’importanza della nostra fondatrice per la Chiesa Cattolica mentre Rowan Williams ricorderà il lavoro fatto da Chiara per il dialogo ecumenico”. In Gran Bretagna il Movimento dei Focolari esiste da quarant’anni e ha circa mille membri. L’ultima visita a Londra di Chiara Lubich risale al 2004 e parlò alla “Methodist Hall”, l’enorme chiesa metodista, davanti a duemila persone di religioni diverse. (A.M.)
Le ‘stagioni’ protagoniste di un concerto dell’orchestra femminile Le Muse a Roma
◊ Un concerto dedicato al tema delle stagioni, si svolgerà oggi a Roma, nel pomeriggio nella Sala Pietro da Cortona di Palazzo Barberini nell’ambito della Festa europea della Musica 2008. A esibirsi con l’esecuzione di musiche di Antonio Vivaldi, Astor Piazzola e una nuova composizione in anteprima assoluta, ‘Orizzonti lontani’ di Paolo Damiani, sarà l’Orchestra femminile Le Muse, diretta da Laura Simionato, maestro particolarmente attento alle opere del Seicento e Settecento di Maddalena Bombardini Syrmen e contemporanee di Teresa Procaccini. Nell’ensemble, Lisa Green al violino solista, Paolo Damiani al violoncello e Claudia Agostini al pianoforte. L’ingresso è gratuito e fino a esaurimento dei posti disponibili. (R.B.)
Il Consiglio europeo a Bruxelles rinvia ad ottobre il dibattito sul Trattato di Lisbona
◊ Sono appena terminati a Bruxelles i lavori del Consiglio europeo. I 27 dovevano indicare la strada che intendono seguire per superare la crisi istituzionale apertasi con il "no" dell'Irlanda alla ratifica del Trattato di Lisbona. In primo piano anche l'emergenza prezzi. Nella bozza conclusiva del vertice, i Paesi europei hanno chiesto più tempo per superare l’empasse, rinviando tutto al summit di ottobre. Il servizio di Marco Guerra:
Più tempo per risolvere la crisi istituzionale aperta dal "no" irlandese al Trattato di Lisbona e azioni immediate per affrontare i problemi dei cittadini, in particolare l'emergenza dei prezzi. È quanto concordato dai leader europei nella bozza conclusiva del vertice che si è concluso oggi a Bruxelles. Per quanto riguarda le soluzioni alla bocciatura del referendum di Dublino si è rimandato tutto al prossimo summit del 15 ottobre, il primo sotto presidenza francese, ma si è anche preso atto dell’impossibilità di fermare il percorso di ratifica del testo di Lisbona, già completato in 19 Stati membri. Intanto, il presidente francese Sarkozy, che assumerà la presidenza di turno dal 1 luglio, ha fatto sapere che intende lavorare insieme all'Irlanda, dove si recherà proprio a luglio, per trovare una soluzione senza alcuna forzatura. Ma sulla strada della presidenza francese, come ha fatto notare lo stesso Sarkozy, c’è l’incognita Repubblica Ceca, il cui processo di ratifica è legato al parere della Corte Costituzionale del Paese che si esprimerà a settembre. Infine, sul fronte economico, i 27 ieri hanno dato mandato alla Commissione europea di approfondire l'analisi delle misure con cui fare fronte all'emergenza inflazione, determinata dall'impennata dei prezzi dei carburanti e dei prodotti alimentari. Anche il risultato di questo lavoro della Commissione sarà esaminato dal vertice di ottobre.
Afghanistan
Ancora violenze in Afghanistan. Un soldato della coalizione e undici civili sono rimasti uccisi in un attentato suicida contro una pattuglia della NATO, nella provincia meridionale di Helmand, dove un kamikaze si è fatto esplodere al di fuori di un bazar nel distretto di Gereshk. L'attacco è stato rivendicato dai talebani.
Medio Oriente
Continua il difficile lavoro della diplomazia in Medio Oriente. La prossima settimana, il premier israeliano Olmert si recherà in Egitto per definire la questione del valico di Rafah, mentre il Libano ha detto no alla richiesta di colloqui diretti, avanzata due giorni fa dal governo dello Stato Ebraico. Intanto, nei Territori, per il momento regge la tregua tra Israele e Hamas, entrata in vigore da poco più di 24 ore nella Striscia di Gaza, anche se i palestinesi denunciano alcune violazioni. Il clima sul terreno resta quindi teso. Israele e Hamas minacciano il ritorno alle armi anche di fronte ad una minima violazione. Ma come vive la gente questa situazione di incertezza? Claire Malapert, della nostra redazione francese, ha intervistato padre Manuel Mussalam, unico parroco cattolico a Gaza:
R. – Le cessez–le-feu….
Il cessate-il-fuoco non significa in nessun caso che la pace sia consolidata, ma la gente è contenta, perchè c’è una piccola speranza in un tempo di disperazione.
D. – A proposito della situazione umanitaria, c’è una speranza di togliere i blocchi?
R. – On l’espère…
Lo speriamo. Oggi, per esempio, gli israeliani hanno fatto passare il combustibile in quantità equivalente a quella che facevano passare in precedenza. Speriamo che le frontiere prima o poi siano aperte.
D. – E le persone, comunque, cominciano a sperare?
R. – Vous savez, on parle beaucoup…
Si dicono molte cose in giro, ma la gente è ancora molto scettica, perché anche nel passato ci sono stati momenti di tregua, segni di speranza per la popolazione, ma non sono stati duraturi. Si parla sempre di qualche ora, di quale giorno, di qualche settimana o – forse – di qualche mese. La tregua così non è una marcia verso la pace, non vuol dire fermare la guerra; così come a volte fermare la guerra non vuol dire camminare verso la pace.
USA: inchiesta mutui subprime
Sessanta persone arrestate e 406 incriminate: sono i numeri dell’operazione condotta dalle autorità federali statunitensi nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento dei fondi speculativi, che ha innescato la crisi dei "subprime" . I casi di frode accertati sarebbero oltre 140 per una perdita totale di circa un miliardo di dollari. A finire in manette, tra gli altri anche due ex manager di "Bear Stearns", accusati di frode, complotto e insider trading. I due rischiano fino a 40 anni di carcere.
Zimbabwe
Un impegno per portare avanti a oltranza la lotta contro il regime di Robert Mugabe: è questa la decisione del "Movimento Democratico per l’opposizione", guidato da Morgan Tsvangirai, presa in vista del ballottaggio delle presidenziali in programma per il 27 giugno. “Ritirarsi non serve a nulla”, ha detto il portavoce Innocente Gonese, smentendo la BBC che insiste sul ritiro del leader dell’opposizione dalla sfida. Secondo il network britannico, infatti, Tsvangirai starebbe per cedere alle pressioni del governo per evitare altre possibili aggressioni contro esponenti dell’opposizione. Nel frattempo, i giudici hanno confermato il reato di sovversione (che potrebbe sfociare in una condanna a morte) per Tendai Biti, numero due del "Movimento Democratico per l’opposizione", arrestato il 12 giugno scorso all’aeroporto di Harare, al ritorno dal Sudafrica.
Thailandia
E' di almeno dieci morti il bilancio dello schianto al suolo di un elicottero militare nel sud della Thailandia, teatro di una sanguinosa insurrezione dei ribelli separatisti musulmani. Un portavoce dell’esercito ha assicurato, però, che all'origine dell'incidente c'è stata una semplice avaria al motore. A bordo viaggiavano anche sei medici. Avrebbero dovuto raggiungere una zona dove poche ore prima si era combattuta l'ennesima battaglia tra insorti e forze di sicurezza. Intanto, da stamani la polizia sta fronteggiando migliaia di manifestanti che hanno inscenato a Bangkok una protesta contro il governo, per la forte crisi economica e l'aumento dei prezzi.
Cina fiaccola
A cinquanta giorni dalla cerimonia di apertura dei giochi di Pechino, prosegue il tormentato viaggio della fiaccola olimpica. Domani, dovrebbe passare per Lhasa, capitale del Tibet. Nei mesi scorsi si sono registrati scontri e proteste ed è di ieri la notizia che in Nepal, la polizia ha arrestato 500 manifestanti che contestavano la tappa tibetana della fiaccola. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 172
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