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Sommario del 18/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata a Sant'Isidoro di Siviglia: i cristiani siano uomini di contemplazione e di azione. Il saluto del Papa al Congresso eucaristico internazionale di Québec
  • Nomine
  • Dialogare con il mondo della scienza per allargare la ragione a difesa della vita: così, mons. Rino Fisichella all’indomani della nomina a presidente dell’Accademia per la Vita
  • Il cardinale Tomko al Congresso eucaristico internazionale di Québec: l'Eucaristia dà forza all'evangelizzazione
  • Inizia domani a Roma il Congresso per le Radio Cattoliche: intervista con l’arcivescovo Celli
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Europarlamento approva la direttiva sui rimpatri. Mons. Marchetto: non criminalizzare i migranti
  • Preoccupazione per i tre cooperanti del CINS rapiti in Somalia
  • Aumentano le spese militari nel mondo
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: nuovi appelli e preghiere per la riapertura del Santuario di Madhu Marian occupato dall'esercito
  • Myanmar: continua l’azione dell’UNICEF in favore dei bambini colpiti dal ciclone
  • Sud Corea: Forum a Seul dei giornalisti cattolici su povertà ed emergenze sociali
  • Il direttore della China Philarmonic Orchestra ricorda a un quotidiano cinese il concerto in onore del Papa
  • Preoccupazione della Chiesa dominicana per la diffusione del narcotraffico
  • In Argentina la Chiesa invita i fedeli ad una preghiera ecumenica per la pace sociale
  • I vescovi messicani esortano a rafforzare in famiglia la figura del padre
  • La preoccupazione dei vescovi di Burkina Faso e Niger per l'insicurezza alimentare
  • Bambini di strada a causa della precarietà in Gabon
  • Allarme in Egitto per la sicurezza dei cristiani
  • Rinviato il processo contro due algerini convertiti al cristianesimo
  • A Kampala tre giorni di forum dell’Organizzazione della conferenza islamica
  • Oceania: nuovi orientamenti per la missione dei Fratelli Cristiani nel Pacifico
  • In preparazione una mini-città per la GMG di Sydney
  • Sito Internet dei vescovi tedeschi per l'Anno paolino
  • Per la prima volta una donna, Françoise Léonard, alla guida del “Don Bosco network”
  • Anteprima del musical “Maria di Nazareth. Una storia che continua” scritto da Stelvio Cipriani
  • Presentato a Trento: "Oscura luminosissima notte", l'ultima opera di Chiara M.
  • 24 Ore nel Mondo

  • Spiragli di distensione nella Striscia di Gaza. Israele approva la tregua di sei mesi con Hamas a partire da domani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale, dedicata a Sant'Isidoro di Siviglia: i cristiani siano uomini di contemplazione e di azione. Il saluto del Papa al Congresso eucaristico internazionale di Québec

    ◊   “Amare Dio con la contemplazione” e ad “amare il prossimo con l’azione”. E’ questo l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla vita e dall’opera di Sant’Isidoro di Siviglia, vescovo vissuto a cavallo tra il sesto e il settimo secolo. Il Papa ne ha presentato la figura all’udienza generale in Piazza San Pietro, concludendola con un pensiero rivolto al Congresso eucaristico internazionale, in corso a Québec, agli studenti che affrontano gli esami e a coloro che si apprestano alle vacanze. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    I cristiani possono correre un rischio: quello di “essere uomini a una dimensione”. Un rischio che ebbe ben presente il vescovo Sant’Isidoro di Siviglia: uomo colto, “grande amico” di Papa Gregorio Magno e definito da Benedetto XVI “l’ultimo dei Padri cristiani dell’antichità”. Cresciuto tra i libri ed avviato ad una erudizione a tutto tondo, furono i doveri del suo ministero episcopale, vissuto tra i pericoli delle scorrerie dei Visigoti e il propagarsi dell’eresia ariana, ad accendere in lui - uomo più incline allo studio - una serie di riflessioni su come debba essere una vita cristiana completa:

     
    “Isidoro fu senza dubbio un uomo dalle contrapposizioni dialettiche accentuate. E, anche nella sua vita personale, sperimentò un permanente conflitto interiore, assai simile a quello che avevano avvertito già san Gregorio Magno e sant’Agostino, fra desiderio di solitudine, per dedicarsi unicamente alla meditazione della Parola di Dio, ed esigenze della carità verso i fratelli della cui salvezza si sentiva, come Vescovo, incaricato”.

     
    Ma, ha spiegato il Papa, il vescovo sivigliano fu sempre spinto a superare i limiti imposti dalle proprie preferenze per una vita ritirata. Anzi, dimostrò un chiaro “entusiasmo apostolico” e fu felice quando il re visigoto Ermenegildo si convertì al cattolicesimo, riportando l’unità politica e religiosa sulle sue terre. “Non si deve tuttavia sottovalutare”, ha notato Benedetto XVI...

     
    “...l’enorme difficoltà di affrontare in modo adeguato problemi assai gravi come quelli dei rapporti con gli eretici e con gli Ebrei. Tutta una serie di problemi che appaiono molto concreti anche oggi, soprattutto se si considera ciò che avviene in certe regioni nelle quali sembra quasi di assistere al riproporsi di situazioni assai simili a quelle presenti nella penisola iberica in quel sesto secolo”.

     
    Le riflessioni di Sant’Isidoro - che, ha affermato il Papa, “raccolgono ed esprimono la vita cristiana completa” - sono state e sono tuttora preziose per fare dunque chiarezza “sui rapporti tra vita attiva e vita contemplativa”. Imitando Gesù che stava con le folle ma si ritirava in solitudine quando pregava, anche il “servo di Dio”, scrive Sant’Isidoro, “si dedichi alla contemplazione senza negarsi alla vita attiva. Comportarsi diversamente non sarebbe giusto”:

     
    “Come si deve amare Dio con la contemplazione, così si deve amare il prossimo con l’azione (…) Ritengo che questa sia la sintesi di una vita che cerca la contemplazione di Dio, il dialogo con Dio nella preghiera e nella lettura della Sacra Scrittura, come pure l’azione a servizio della comunità umana e del prossimo. Questa sintesi è la lezione che il grande vescovo di Siviglia lascia a noi, cristiani di oggi, chiamati a testimoniare Cristo all’inizio di un nuovo millennio”.

     
    (applausi)

     
    Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale con un pensiero legato al periodo estivo, “tempo - ha detto - di turismo e di pellegrinaggi, di ferie e di riposo”. “Cari giovani - è stato in particolare il suo auspicio - penso ai vostri coetanei che stanno ancora affrontando gli esami”, mentre “auguro a voi già in vacanza di profittare dell’estate per utili esperienze sociali e religiose”. E un altro augurio il Papa lo ha rivolto ai partecipanti al Congresso eucaristico internazionale, di Québec in Canada. Che esso sia per “le comunità cristiane canadesi e per la Chiesa universale - ha affermato - un tempo forte di preghiera, di riflessione e di contemplazione del mistero della santa Eucaristia”:

     
    “Sia pure occasione propizia per riaffermare la fede della Chiesa nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Preghiamo inoltre perché questo Congresso Eucaristico Internazionale ravvivi nei credenti, non solo del Canada ma di tante altre Nazioni nel mondo, la consapevolezza di quei valori evangelici e spirituali che hanno forgiato la loro identità lungo il corso della storia”.

     
    E ancora un pensiero, Benedetto XVI lo ha indirizzato ai sacerdoti novelli della diocesi di Brescia: “Vi invito a diffondere intorno a voi - ha concluso il Papa - quella gioia che nasce dalla generosa e fedele corrispondenza alla divina chiamata”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Groningen-Leeuwarden (Paesi Bassi) mons. Gerard Johannes Nicolaus de Korte, finora vescovo titolare di Cesarea di Mauritania ed ausiliare di Utrecht. Mons. Gerard Johannes Nicolaus de Korte è nato il 13 giugno 1955 a Vianen (allora arcidiocesi di Utrecht, ora diocesi di Rotterdam). È stato ordinato sacerdote il 5 settembre 1987. L’11 aprile 2001 è stato eletto vescovo titolare di Cesarea di Mauritania ed ausiliare dell’arcivescovo di Utrecht. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 2 giugno successivo.

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha adottato i seguenti provvedimenti riguardanti alcune circoscrizioni ecclesiastiche dei Balcani: In Serbia: ha ristabilito la diocesi di Srijem, finora unita "in persona Episcopi" alla diocesi di Djakovo (Croazia); ha nominato vescovo di Srijem mons. Djuro Gašparović, finora vescovo tit. di Mattiana, ausiliare di Djakovo e vicario generale con facoltà speciali per Srijem; ha disposto che l’ordinario di Srijem diventi membro della Conferenza episcopale internazionale dei SS. Cirillo e Metodio. In Croazia: dopo la separazione delle diocesi di Djakovo e di Srijem: ha eretto la provincia ecclesiastica di Djakovo-Osijek; ha elevato la diocesi di Djakovo-Osijek a sede metropolitana (per quanto riguarda il nome, viene soppresso il titolo di Bosna e aggiunto quello di Osijek, capoluogo della Slavonia); ha assegnato ad essa come suffraganee le diocesi di Požega e di Srijem (Serbia), finora appartenenti alla provincia ecclesiastica di Zagreb-Croazia-Slavonia; ha nominato primo arcivescovo metropolita di Djakovo-Osijek mons. Marin Srakić, finora vescovo di Djakovo e Srijem; ha mutato la denominazione della provincia ecclesiastica di Zagreb-Croazia-Slavonia in provincia ecclesiastica di Zagreb, con Zagreb come sede metropolitana e Varaždin e Križevci come suffraganee.

    Mons. Djuro Gašparović è nato il 20 giugno 1951 a Golubinci nella regione di Srijem. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1977 per la diocesi di Djakovo e Srijem. Eletto alla sede titolare di Mattiana e nominato vescovo ausiliare di Djakovo il 5 luglio 1996, è stato consacrato il successivo 5 ottobre.

    Mons. Marin Srakić è nato il 6 luglio 1937 a Ivanovci, nella diocesi di Djakovo e Srijem. E’ stato ordinato sacerdote il 6 marzo 1960. Eletto alla sede titolare di Cercina e nominato vescovo ausiliare di Djakovo il 2 febbraio 1990, è stato consacrato il 24 marzo 1990. Dal 18 ottobre 2007 è presidente della Conferenza episcopale croata.

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    Dialogare con il mondo della scienza per allargare la ragione a difesa della vita: così, mons. Rino Fisichella all’indomani della nomina a presidente dell’Accademia per la Vita

    ◊   Un’istituzione che, mantenendo la sua caratteristica di organismo di ricerca, esprime l’impegno della Chiesa per la promozione della difesa della vita di ogni essere umano. Questa, in estrema sintesi, la natura particolare della Pontificia Accademia per la Vita, voluta e istituita da Giovanni Paolo II nel febbraio del 1994 con il motu proprio Vitae Mysterium. Da ieri, il dicastero vaticano per la vita ha un nuovo presidente: il rettore della Lateranense, mons. Rino Fisichella, elevato da Benedetto XVI alla dignità arcivescovile a sottolineare l’importanza dell’incarico. In questa intervista di Alessandro Gisotti, mons. Fisichella si sofferma sulle sfide che oggi è chiamata ad affrontare un’istituzione quale l’Accademia “Pro Vita”:

    R. – L’Accademia per la Vita, come noi sappiamo, tocca i temi più delicati e sensibilmente etici come vengono chiamati oggi, che sono sul tappeto e non soltanto in Italia, ma in tutto l’Occidente. E’ questa una responsabilità che mi sembra debba anche coniugarsi con la capacità di poter guardare al futuro, non soltanto interpretandolo, ma anche trovando tutte le forme per fare in modo che la visione cristiana della vita possa essere accolta ed accettata anche da persone che vivono scelte differenti e con culture diverse.

     
    D. – Quali sono, secondo lei, i temi più sensibili all’ordine del giorno, che si troverà ad affrontare nel suo nuovo incarico?

     
    R. – Anzitutto non possiamo dimenticare il tema della vita sic et simpliciter, con tutte le sue implicazioni: c’è il tema della sperimentazione sulla cellula umana; c’è il tema dell’eutanasia. Bisogna essere capaci, a mio avviso, in questi casi, di ritrovare delle priorità, soprattutto nella consapevolezza che sul tema della vita non possiamo lavorare da soli, ma abbiamo bisogno di un lavoro comune, perchè la vita umana riguarda tutti e non soltanto un gruppo di persone.

     
    D. – Proprio riprendendo queste sue ultime parole… la difesa della vita – ci ha ricordato più volte Benedetto XVI – è un valore non confessionale, che appartiene a tutti. Eppure oggi sembra essere minato da più parti. Come promuovere, dunque, un’autentica cultura della vita che sia universale?

     
    R. – A me sembra che la grande riscoperta che dobbiamo fare sia quella dei principi fondamentali della legge naturale. Quest’anno, proprio nel 60.mo della Dichiarazione dei diritti universali, il richiamo alla legge naturale diventa obbligatorio perchè quei diritti sono stati formulati in questo modo proprio alla luce della consapevolezza che ci sono dei principi che vanno al di là delle confessioni, delle etnie, delle scelte politiche ed hanno un denominatore comune che tocca ogni persona in qualsiasi parte della terra.

     
    D. – Molti considerano le posizioni della Chiesa sulla vita, come un “no” al progresso scientifico. Come smontare questo pregiudizio e come opererà lei in questo senso all’Accademia per la Vita?

     
    R. – Ritengo si debba sviluppare un principio positivo. La Chiesa guarda, contrariamente a quello che tante volte viene detto, con estrema attenzione e fiducia alla scienza. Ma la scienza deve essere anche consapevole che non è l’ultima risposta che può essere data alle esigenze delle persone. La scienza è uno strumento, la scienza è una di quelle fondamentali acquisizioni che l’uomo ha conquistato. Penso, quindi, che noi dovremmo recuperare un rapporto positivo con la scienza, ma dovremmo anche essere capaci di far comprendere agli scienziati che nessuno di noi può sostituirsi all’azione creativa di Dio.

     
    D. – Proprio in questi ultimi tempi, d’altro canto, ci sono molti intellettuali anche non cattolici che nell’interrogandosi sulle grandi questioni della bioetica si trovano in sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Quali sviluppi possibili da questo confronto?

     
    R. – Anzitutto credo che sia da incrementare questo confronto, perchè più diamo forza alla ragione e – come dice il Papa – più allarghiamo gli orizzonti della ragione e più siamo anche capaci di condividere posizioni comuni e penso anche di trovare forme per la promozione della vita.

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    Il cardinale Tomko al Congresso eucaristico internazionale di Québec: l'Eucaristia dà forza all'evangelizzazione

    ◊   Prosegue con grande partecipazione di fedeli il 49.mo Congresso eucaristico internazionale a Québec, in Canada. Oggi, il cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, svolgerà una riflessione sul tema “L’Eucaristia edifica la Chiesa, sacramento di salvezza”. Ieri, invece, l’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, si è soffermato su “l’Eucaristia, memoriale del mistero pasquale”. Le relazioni, come i principali avvenimenti del Congresso, sono disponibili in diretta Internet sul nuovo portale www.ecdq.tv, lanciato dall’arcidiocesi di Québec come strumento permanente di comunicazione tra Chiesa locale e fedeli del mondo intero. La nostra inviata a Québec, Viktoria Somogyj ha chiesto al legato pontificio al Congresso, il cardinale slovacco Jozef Tomko, di soffermarsi sul binomio Eucaristia-evangelizzazione:

    R. - Il Congresso è già anche uno strumento di evangelizzazione per le persone che sono o lontane o - diciamo così a "metà": non troppo decise nella fede, che hanno ancora qualche dubbio. Ma l’Eucaristia anche per l’evangelizzazione significa molto, perché dà la forza. L’evangelizzazione non è un gioco: l’evangelizzazione richiede soprattutto la testimonianza. Questo è il primo strumento. Per avere la forza di testimoniare, da dove si prende questa forza, se non da Cristo vivo? Quindi, anzitutto rafforzare la fede: e qui anche è lo scopo di questo Congresso, in un ambiente come è il Canada e come è - alla fine - l’Europa occidentale e non solo. In questo mondo, attraverso l’Eucaristia che è la presenza viva di Cristo vivo risorto, è fondamentale.

     
    D. - In questi giorni, è stato sottolineato il rapporto tra l’Eucaristia e la vita quotidiana dei fedeli. Come si dovrebbe rafforzare questo legame, oggi, nel mondo secolarizzato?

     
    R. - Anzitutto, si è parlato molto e si è insistito sulla domenica. Senza il cibo domenicale non possiamo vivere.

     
    D. - Quali sono i fenomeni che danno speranza per un profondo rinnovamento spirituale del mondo e della Chiesa?

     
    R. - Soprattutto la presenza della fede viva, e magari anche la presenza delle difficoltà, perché sono stati elencati casi dei nostri tempi in cui l’Eucaristia è stata un sostegno enorme. Io stesso avevo portato un esempio dalla mia patria. E' ciò che mi hanno raccontato coloro che sono usciti dalle prigioni su cosa fosse per loro l’Eucaristia portata in maniera spesso rocambolesca - nascosta in un biscotto, nel pane - per poi portarla attraverso i controlli... Sono cose belle e forti! Come anche, ho portato l’esempio - ben conosciuto - del cardinale Van Thuân, vietnamita, che in quella cella di isolamento è riuscito persino a dire la sua Messa, e se per il pane era più facile, il vino lo ha ricevuto al posto della medicina... Così, quando lui ha messo nel palmo della mano alcune gocce di vino, sapeva tutta la liturgia della Messa a memoria ed l'ha celebrata così la sua Messa, nella cella di isolamento.

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    Inizia domani a Roma il Congresso per le Radio Cattoliche: intervista con l’arcivescovo Celli

    ◊   Da domani fino a sabato si svolgerà a Roma il Congresso per le Radio Cattoliche, promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sul tema “L’identità e la missione delle radio cattoliche oggi. Dal pensiero sull’uomo ad una informazione a servizio della persona”. I lavori svolgono presso la Pontificia Università Urbaniana; sono attesi all’appuntamento i rappresentanti di circa 60 emittenti dei cinque Continenti. Terrà la relazione introduttiva, dedicata alla missione del dicastero vaticano per le comunicazioni sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Dicastero. Giovanni Peduto gli ha chiesto quale sia la missione di una radio cattolica:

    R. – Vorrei fare mia una definizione – o una missione – indicata da Papa Giovanni Paolo II che si rivolgeva ai rappresentanti della Radio Vaticana, nel 1980, a voi. Il Papa sottolineava che questo strumento ha un’importanza eccezionale ai fini della evangelizzazione, della comunione ecclesiale, della comprensione e solidarietà tra i popoli. Papa Giovanni Paolo II si rivolgeva alla Radio Vaticana, ma io ritengo che oggi – oggi! – queste stesse parole possono applicarsi ad ogni radio cattolica operante nel mondo.

     
    D. – Ci sono contesti politici difficili in cui alcune radio si trovano…

     
    R. – Sì. Guardando, ad esempio, all’America Latina, noi abbiamo circa 3 mila radio cattoliche operanti nel continente latinoamericano. Se invece posiamo lo sguardo sulla realtà africana, ci rendiamo conto che sono appena circa 150 le radio cattoliche che operano in questi contesti. Da che cosa dipende? Dipende molte volte da difficoltà politiche locali. Perché? Perché determinati governi non accettano l’attività di una radio confessionale, quindi non vengono accettate radio che appartengano a determinate Chiese. Questo, quindi, non vale solamente per le radio cattoliche, vale per qualsiasi religione che voglia avere una propria attività nel campo radiofonico. Per questo motivo, anche lì dove non esistono vere e proprie radio cattoliche – lo ripeto, ciò dipende da vari motivi – la Chiesa utilizza radio private o alle volte, le stesse radio nazionali, durante alcune ore al giorno, dipende da caso a caso, e questi episcopati utilizzano i tempi messi a disposizione in radio locali per ugualmente annunciare, trasmettere il messaggio.

     
    D. – Nelle società occidentali invece forse i principali rischi vengono dalla secolarizzazione degli stessi ambienti cattolici …

     
    R. – Ecco qui uno dei temi emergenti, e io mi auguro che questo problema possa essere preso in considerazione dalle tavole rotonde.

     
    D. – C’è sinergia tra le radio cattoliche?

     
    R. – Direi che in vari Paesi abbiamo già delle reti di radio cattoliche. Abbiamo – per esempio – una rete interessante, quella di lingua francofona, e così anche in America Latina e in America Centrale. Credo che sia interessante riscoprire queste sinergie operative per garantire una presenza sempre più ricca, sempre più valida, una presenza che si fa promotrice di valori umani, di solidarietà tra i popoli e nello stesso tempo, riscopre questo suo ruolo di evangelizzazione.

     
    D. – In questo contesto qual è la missione particolare della Radio Vaticana?

     
    R. – Poco fa, citavo proprio le parole che Giovanni Paolo II rivolgeva a voi, della Radio Vaticana. Io ritengo che sia interessante ciò che lui stesso diceva a voi, sempre in quella occasione del 1980, dove il Papa riaffermava che attraverso la Radio si edifica ogni giorno la Chiesa. Questa, credo che sia la grande missione che la Radio Vaticana offre al Papa, perché al di là delle masse che si stringono attorno a lui, vi sono sempre folle invisibili che si mettono in ascolto per cogliere la parola del Papa e la sua stessa voce. Credo che questa sia la grande ricchezza della Radio Vaticana, e la speranza che questa missione possa svolgersi sempre più efficacemente, anche nel mondo di oggi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Di chi sarà l’Europa: in prima pagina, un articolo di Enrico Gotti Tedeschi sullo sviluppo economico e i Paesi d’oriente.

    In evidenza, nell’informazione internazionale, l’approvazione - da parte del Parlamento europeo - della proposta di direttiva sui rimpatri degli immigrati extracomunitari irregolari.

    In rilievo il Vicino Oriente: Israele e Hamas pronti alla tregua a Gaza.

    In cultura, gli interventi di Enrico dal Covolo e di Lucetta Scaraffia all’incontro di presentazione - alla Pontificia Università Lateranense - di due volumi “La Spada e il Latte” di Tommaso Claudio Mineo.

    Claudio Toscani ricorda lo scrittore Mario Rigoni Stern, un sobrio poeta della civiltà alpina.

    Inos Biffi sull’inno di Sant’Ambrogio in onore dei martiri milanesi Protaso e Gervaso.

    Nell’informazione religiosa, un articolo di presentazione del Congresso internazionale per le emittenti radiofoniche di ispirazione cattolica, organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sul tema: “L’identità e la missione delle radio cattoliche oggi”.

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    Oggi in Primo Piano



    L'Europarlamento approva la direttiva sui rimpatri. Mons. Marchetto: non criminalizzare i migranti

    ◊   Con 369 sì, 197 no e 106 astensioni il Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva sui rimpatri degli immigrati clandestini senza apportare modifiche al testo di compromesso. Sulla norma si era espressa con preoccupazione la COMECE, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, che aveva invitato al rispetto della dignità dell’uomo. Il servizio da Strasburgo di Fausta Speranza:

    Dopo la votazione su molti emendamenti, é stata approvata la direttiva che da una parte della sinistra é stata ribattezzata "direttiva rimpatri". A proposito del rimpatrio, viene previsto dopo 4 settimane di tempo per un rientro volontario del clandestino, e puo' essere seguito da un divieto di riammissione per 5 anni nel Paese dove si é entrati clandestinamente. Altri punti sono: l'aver fissato tra i 6 e i 18 mesi il periodo di detenzione in centri appositi; e la promozione di una "blue card" per aiutare lavoratori qualificati. C'é da dire che dal 2002 l'Unione Europea cerca di mettere a punto standard comuni in materia di immigrati; ora la direttiva arriva quando in Italia si é discusso sull'eventuale reato di immigrazione clandestina. Il presidente della Commissione europea, Barroso, in un'intervista al Corriere della Sera, ha invitato l'Italia a non criminalizzare gli immigrati che sono troppo spesso vittime ma piuttosto a colpire chi sfrutta il lavoro di immigrati irregolari. La maggioranza al Parlamento europeo che ha votato per la direttiva ritiene ribadisca il pieno rispetto dei diritti umani anche perché prevede il ricorso per gli espulsi; la minoranza che ha votato contro ritiene non lo faccia abbastanza.

     
    Critiche alla direttiva sui rimpatri approvata oggi dall'Europarlamento di Strasburgo vengono dall'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Louise Arbour, che chiede ai Paesi europei di non applicare le nuove norme e di ratificare invece la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei lavoratori immigrati. E critiche erano state già espresse, in una nota, dalla COMECE, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, in particolare riguardo alla durata massima della detenzione, 18 mesi, e al divieto di riammissione per gli immigrati regolari. Una direttiva – a parere della COMECE – che “non tiene conto della situazione di molti immigrati”. I vescovi europei – sottolineava la nota – pur capendo le preoccupazioni dei governi e della società di preservare lo stato di diritto, chiedono che “sia rispettata la dignità di ogni essere umano”. Sull’argomento è intervenuto anche l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i migranti, in una intervista rilasciata al quotidiano francese La Croix. Ascoltiamo alcuni passi dell’intervista:

    "Non penso che si sia contrari – finalmente – alla volontà europea di regolare i flussi migratori certo, direi, se non è con tendenza al ribasso per quanto riguarda i diritti umani, con particolare attenzione ai rifugiati e a chi domanda asilo, ai minori, ai ricongiungimenti familiari, all’assistenza religiosa nei “campi”, eccetera...

     
    Rispetto profondamente la terribile responsabilità dei politici nelle loro difficili scelte di combinare accoglienza e sicurezza, per esempio, e realismo, tallonato dall’opinione pubblica. Considero poi con approvazione tutto l’impegno messo per migliorare il testo della Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i minori, la riduzione dei periodi di detenzione e della messa al bando per cinque anni, l’aiuto giuridico gratuito obbligatorio agli immigrati regolari, l’attenzione ai rifugiati eccetera. E tuttavia, rimango nel mio parere, espresso alla Radio Vaticana all’inizio del mese, vale a dire che mi ritrovo con l’opinione espressa dalla minoranza a Bruxelles, e cioè che i cittadini di Paesi terzi, come cittadini comunitari, non dovrebbero essere privati della libertà personale o soggetti a pena detentiva a causa dell’infrazione amministrativa...

     
    Capisco che i flussi misti attuali creino maggiori difficoltà ma noto con grande dispiacere un affievolimento dei valori che nel dopo grande-guerra hanno portato alla stesura della Carta degli autentici diritti umani. Un supplemento d’anima è dunque necessario anche per l’Unione Europea, un colpo di reni per superare l’asticciola sotto la quale non vi è più umanesimo. Se non ci riuscisse, si confermerebbe la nostra preoccupazione per l’avvenire. In effetti, se l’Europa perde il suo ruolo di portabandiera dei diritti umani autentici con conseguente applicazione anche al suo interno, che le resterà nel consesso delle grandi potenze esistenti o emergenti? Il PIL le basta? Ad ogni modo, non si devono criminalizzare i migranti per il semplice fatto che sono migranti".

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    Preoccupazione per i tre cooperanti del CINS rapiti in Somalia

    ◊   Dopo oltre tre settimane nessuna notizia di Giuliano Paganini, Jolanda Occhipinti e Yusuf Arale, i volontari del CINS, Cooperazione Italiana Nord Sud, sequestrati il 21 maggio scorso nell'abitazione che occupavano a 60 chilometri da Mogadiscio, in Somalia. I due cooperanti italiani, un agronomo e un'amministratrice, ed il loro collega somalo stavano lavorando ad un progetto di sviluppo rurale cofinanziato dalla Comunità europea e dalla FAO. Un silenzio troppo lungo, che non piace ed, anzi, "preoccupa", afferma Sergio Marelli, presidente delle ONG, Organizzazioni non Governative Italiane, in un appello rivolto qualche giorno fa a leader politici e religiosi locali. Monia Mandracchia lo ha intervistato:

    R. – Io penso intanto che le istituzioni stiano facendo tutto quanto è in loro potere per risolvere positivamente ed urgentemente questo caso. Penso, altrettanto, che la Somalia, insieme ad altre realtà altrettanto problematiche, difficoltose e conflittuali, sia troppo poco spesso sotto gli occhi dei media, sia troppo poco spesso portata all’attenzione dell’opinione pubblica.

     
    D. – Secondo la sua esperienza, quali ipotesi si possono avanzare?

     
    R. – Nessuna ipotesi verosimile, perché le fonti sono ancora assolutamente incerte e, soprattutto, io penso che rompere il silenzio stampa non debba minimamente significare intralciare i lavori di chi sta lavorando per il positivo ed urgente rilascio dei nostri tre amici. Oggi azzardare delle ipotesi, quando non abbiano dei fondamenti certi, non bisogna farlo.

     
    D. – Come mai in altri casi ci sono state tante manifestazioni e questa volta non si sono registrate reazioni di alcun genere?

     
    R. – Penso che questa sia una delle conseguenze dell’attenzione che viene data ad alcune regioni del mondo, piuttosto che ad altre, come se i drammi di un Paese, i drammi di un popolo, possano essere messi prima di quelli degli altri, come in una sorta di classifica dei mali e dei problemi che ci sono sul nostro pianeta. Noi continuiamo a dire che i problemi, i drammi e le violazioni dei diritti devono essere trattati alla pari, perché per noi cristiani dovrebbe bastare che solamente ad una di queste persone sia stato fatto qualcosa per imporre una pari mobilitazione, una pari solidarietà e una pari indignazione.

     
    D. – Come organizzazioni non governative, come vi state muovendo?

     
    R. – Noi ci stiamo muovendo innanzitutto in accordo con le autorità, in particolare l’Unità di crisi della Farnesina, che se ne sta occupando, mettendo a disposizione la nostra esperienza e rendendoci sempre disponibili nel caso potessimo o dovessimo fare qualcosa. La liberazione di questi ostaggi, però, sta nelle mani delle nostre autorità, che sono certo stanno lavorando con il massimo della competenza e della dedizione.

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    Aumentano le spese militari nel mondo

    ◊   Continuano a lievitare le spese per le armi da parte degli Stati di tutto il mondo. A denunciarlo è il SIPRI, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma, che parla di un aumento del 6% nell’ultimo anno. Secondo l’istituto svedese, gli Stati spendono globalmente 851 miliardi di euro l’anno per la corsa agli armamenti, mentre hanno deciso di dedicarne solo 6,5 alla risoluzione dell’attuale crisi alimentare, come emerso nel vertice FAO appena concluso a Roma. Ma quali sono i principali motivi che spingono a quest’aumento della spesa per gli armamenti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Simoncelli, esperto di geopolitica dei conflitti di Archivio Disarmo:

    R. – Noi abbiamo assistito in questi anni ad una serie di crisi internazionali: come quella dell’Iraq e dell’Afghanistan, la diffusione del terrorismo internazionale, la non soluzione, purtroppo, ancora permanente della questione israelo-palestinese e, in generale, una evidente crisi del sistema delle Nazioni Unite che, dopo il bipolarismo, non sono riuscite ad essere il punto di riferimento a livello internazionale.

     
    D. – Quali sono i Paesi che spendono di più in armamenti, si può stilare una classifica?

     
    R. – Sì, purtroppo si può. Dobbiamo rilevare che il 45 per cento sono ascrivibili agli Stati Uniti e che non solamente in relazione alle operazioni militari in Afghanistan e in Iraq hanno aumentato questa spesa, ma in generale hanno aumentato enormemente le loro spese, e addirittura oggi si può dire che la spesa militare di Washington è la maggiore spesa dai tempi della II Guerra Mondiale. Poi, segue la Gran Bretagna, con circa 60 miliardi di dollari, seguita poi dalla Cina, che ha conquistato il terzo posto, seguita poi a sua volta dalla Francia, dal Giappone, dalla Germania e dalla Russia. In particolare, vorrei sottolineare che sia per la Cina che per la Russia lo stesso SIPRI avvisa che i dati a disposizione possono essere sottostimati, proprio perchè i budget ufficiali presentati non sono poi completamente attendibili.

     
    D. – E c’è un altro dato su cui riflettere: le spese militari del 2007 corrispondono a 202 dollari americani per ogni abitante del pianeta, il 2,5 per cento del prodotto interno lordo di tutti i Paesi messi insieme. Come commentare questo dato?

     
    R. – E’ un dato estremamente preoccupante, perchè vuol dire che c’è in realtà un impegno notevole che ogni cittadino del nostro pianeta si trova a doversi accollare, volente o nolente. Addirittura la stessa Italia è arrivata ad avere una spesa militare pro capite, per quello che riguarda il nostro bilancio, di 568 dollari all’anno. Quindi, i dati se poi li andiamo a scorporare da una statistica mondiale, li andiamo a portare sui singoli Paesi, vediamo che queste cifre sono estremamente pesanti, estremamente significative. Se poi invece le confrontiamo a quelle che i governi pensano di riservare alle spese per gli aiuti allo sviluppo, per la cooperazione e quant’altro, purtroppo assistiamo a dei paragoni impressionanti e si parla di meno del 10 per cento delle spese militari mondiali dell’equivalente, destinato a questi programmi.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: nuovi appelli e preghiere per la riapertura del Santuario di Madhu Marian occupato dall'esercito

    ◊   Trepida attesa tra i fedeli cattolici nello Sri Lanka per la riapertura al culto del santuario di Madhu Marian, nella diocesi di Mannar, dopo l’occupazione da parte delle Forze militari governative che hanno ripreso il controllo di quella zona dopo violenti scontri con i ribelli Tamil nello scorso aprile. L’edificio del santuario e tutta l’area circostante sono interdetti ai civili con la motivazione di garantire la sicurezza e di bonificare il terreno da mine. Per questo il vescovo Rayappu Joseph, il 30 aprile scorso, ha chiesto al Governo di Colombo di dichiarare il santuario e i suoi dintorni zona di pace e di permettere il ritorno dell’effige di Nostra Signora di Madhu, in occasione delle prossime celebrazioni a lei dedicate del 2 luglio e per la successiva festa dell’Assunzione il 15 agosto. Si continua quindi a pregare perché ciò si realizzi. Intanto preoccupazione ha sollevato un documentario girato di recente nella zona del santuario e trasmesso da un canale privato di Colombo. Nel filmato si vedrebbero le mura del santuario forate da proiettili ed alcune statue danneggiate, oltre a macerie nei pressi dell’edificio. (R.G.)

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    Myanmar: continua l’azione dell’UNICEF in favore dei bambini colpiti dal ciclone

    ◊   Secondo una stima dell’UNICEF sono circa un milione i bambini colpiti dal ciclone Nargis, abbattutosi sul Myanmar fra il 2 e il 3 maggio scorso e di questi circa 194 mila avrebbero meno di cinque anni. Dall’inizio dell’emergenza, l’agenzia ONU ha impiegato il proprio personale in 209 missioni nelle regioni più colpite dal disastro, come il delta dell’Irrawaddy, e 160 esperti sono tuttora impegnati nelle operazioni di soccorso, mentre 33 voli umanitari hanno portato nell’ex Birmania medicinali, kit familiari sanitari e per l’acqua, kit da parto, strumenti medici, sali di reidratazione, alimenti terapeutici, vaccini contro il morbillo e zanzariere. L’UNICEF ha inoltre allestito ripari d’emergenza e tendescuola per 40 mila bambini, dove sono stati distribuiti kit scolastici e libri di testo. L’obiettivo dell’organizzazione è sostenere duemila scuole per 500 mila alunni ed intervenire nei settori igienico-sanitario, nutrizionale e idrico: per questo nei prossimi sei mesi sarà varato un piano d’azione di oltre 36milioni e 200 mila dollari. Si calcola che complessivamente le persone che hanno subito danni dal ciclone sono 2 milioni e 400 mila in tutto il Paese: di queste 1 milione e 400 mila versano in condizioni critiche. (R.B.)

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    Sud Corea: Forum a Seul dei giornalisti cattolici su povertà ed emergenze sociali

    ◊   Rapporto fra informazione e povertà e fra comunicazione ed emergenze sociali: questi i temi al centro l’attenzione dell’8° Forum dei giornalisti cattolici tenutosi nei giorni scorsi a Seul, sotto l’egida della Commissione per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale della Corea. Vi hanno partecipato – riferisce l’agenzia Fides - sociologi, teologi e accademici di fama nazionale, che hanno illustrato le dinamiche, le radici e le cause profonde di quello che è stato definito “il circolo vizioso della povertà” in Corea. Alle relazioni è seguito un intenso dibattito animato dai giornalisti, dagli operatori della comunicazione e dagli incaricati diocesani per le Comunicazioni sociali. La discussione si è incentrata sul rapporto e sui compiti dell’informazione, in special modo quella cattolica, di fronte alle situazioni di povertà ed emarginazione, e alle emergenze sociali. L’informazione e la capacità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica le situazioni più gravi, sollecitando gli interventi della politica, sono mezzi fondamentali per cercare una soluzione a tali emergenze, è stato affermato nell’Assemblea. Un accento particolare è stato messo sulla necessità dell’istruzione, specialmente per i bambini di famiglie povere, che in tal modo possono essere aiutate ad uscire dalla loro condizione di indigenza. La Chiesa coreana ha patrocinato il Forum dei giornalisti cattolici nel quadro di un rafforzato impegno nel settore della comunicazioni e dei mass-media, con l’obiettivo di dare nuovo slancio all’evangelizzazione. La Commissione per le Comunicazioni sociali intende aiutare i comunicatori e i giornalisti nel rapporto con la fede cristiana e nella proclamazione del Vangelo, ricordando loro il compito di costruire una società armonica, di difendere e proclamare la verità. Per questo la Commissione collabora con diversi organismi come la “Catholic Journalist Association” (CJA), la “Catholic Union of the Press/Seoul” (UCIP) e la “Catholic Association for Communication/Seoul” (Signis). (R.G.)

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    Il direttore della China Philarmonic Orchestra ricorda a un quotidiano cinese il concerto in onore del Papa

    ◊   Il maestro Yu Long, direttore della China Philarmonic Orchestra, a più di un mese dal concerto tenuto in Vaticano alla presenza di Benedetto XVI, ha ricordato con emozione quell’esperienza, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Pechino della sera” e ripresa da molti siti Internet cinesi, tra cui il governativo Chinanews. Il maestro, come riportato dall’agenzia Fides, ha detto di essere consapevole di aver preso parte ad “un pezzo di storia” ed ha ammesso di essersi commosso ai complimenti del Papa. Long ha inoltre posto l’accento sulla scelta di suonare Mozart in omaggio al Santo Padre, grande esperto del compositore austriaco, per dimostrargli rispetto e amicizia attraverso un avvicinamento e riconoscimento culturale e per dimostrare la dignità della cultura cinese. (R.B.)

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    Preoccupazione della Chiesa dominicana per la diffusione del narcotraffico

    ◊   Il segretario generale della Conferenza episcopale dominicana, mons. Benito Ángeles, ha espresso preoccupazione per la facilità con cui il narcotraffico si diffonde nel Paese ed ha chiesto alle autorità una maggiore vigilanza sui responsabili della lotta contro questa tragica realtà. “Il narcotraffico sta distruggendo il Paese”, ha detto il presule in una dichiarazione ripresa dall'agenzia Aciprensa, facendo riferimento anche alla delinquenza minorile, che cresce insieme alla disgregazione della famiglia. “La famiglia come principale nucleo sociale – ha aggiunto mons. Ángeles – è entrata in una crisi profonda e vittime principali ne sono i bambini, i ragazzi e gli adolescenti, la cui formazione si realizza circondata da conflitti e mancanza di amore, con la conseguenza che i giovani potrebbero essere tutti potenziali criminali”. Per questo, il segretario generale della CED lancia un appello al governo ed alla Corte suprema di giustizia perché riflettano su questo problema e proteggano la famiglia. (I.P.)

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    In Argentina la Chiesa invita i fedeli ad una preghiera ecumenica per la pace sociale

    ◊   Una preghiera ecumenica ed interreligiosa per la pace sociale, la giustizia e la riconciliazione: è questo l’invito rivolto dalla Chiesa cattolica argentina ai suoi fedeli in seguito alla nuova crisi economica che da tre mesi ha investito il Paese latinoamericano. Alla base della crisi c’è un conflitto tra gli agricoltori e il governo che vuole aumentare le tasse sulle esportazioni, danneggiando così i piccoli e medi produttori che hanno manifestato con blocchi stradali e sospensioni delle forniture. Anche la Chiesa si è mobilitata nelle diocesi, come riporta l’agenzia Sir: oggi nel Paranà è stata organizzata una giornata di digiuno e preghiera ecumenica, domani a Gualeguaychù si svolgerà una Veglia sulla piazza del municipio, mentre altre iniziative sono in programma a Rio Cuarto, Catamarca, San Nicolàs, Santa Fe e Puerto Iguazù. (R.B.)

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    I vescovi messicani esortano a rafforzare in famiglia la figura del padre

    ◊   In occasione della Festa del papà, che in Messico è ricorsa il 15 giugno, terza domenica del mese, i vescovi locali hanno lanciato un appello affinché sia rafforzato e valorizzato il ruolo dei padri all’interno del nucleo famigliare e della società. “La presenza del padre nella famiglia – scrivono i presuli in una nota a firma di mons. José Luis Chávez Botello e mons. Oscar Campos Contreras, rispettivamente arcivescovo e vescovo ausiliare di Antequera-Oaxaca – è fondamentale per lo sviluppo dei suoi membri, specialmente dei figli”. Per loro, continuano i presuli, la presenza del papà “è necessaria durante le diverse tappe della vita”, specialmente per l’affetto, la comprensione e la sicurezza che essa dà, facendo rispettare regole che trasmettono valori formativi per uno sviluppo sano dei bambini. “Se i padri fossero più consapevoli di quali ferite e danni irreparabili provoca la loro assenza nella vita dei figli – si legge ancora nella nota – senza dubbio, meno padri si assenterebbero” dalle famiglie. La Conferenza episcopale messicana (CEM) fa poi una disamina della situazione attuale: “Nel nostro Paese – scrive – la famiglia ha sofferto e soffre a causa di cambiamenti drastici, la maggior parte dei quali sono negativi; tuttavia, è bene segnalare che il ruolo del padre, prima associato al così detto ‘machismo’, impediva ai papà di tenere in braccio i figli, di baciarli ed accarezzarli”. Oggi, invece, sottolinea la CEM, “vediamo che i padri si assumono le proprie responsabilità nella cura e nell’educazione completa dei figli”. I presuli del Messico si soffermano anche sulla figura della madre, la cui presenza è altrettanto necessaria, come quella del padre, per la crescita dei bambini: la mancanza di una delle due figure, sottolineano i vescovi, “implica uno squilibrio nella realtà dei più piccoli, che segna il loro modo di porsi in relazione con gli altri”. “La madre ed il padre – scrive la CEM – sono presenze differenti, ma complementari e necessarie; la madre dà calore, protezione, sicurezza; l’amore e l’affetto del padre offrono il giusto ordine e dettano le linee-guida della vita, grazie all’autorità”. Ribadendo, inoltre, la necessità di non vedere nel padre solo “un fornitore di risorse economiche”, la Conferenza episcopale lanciano un appello perché la famiglia si mantenga “unita e forte, sia fisicamente che psicologicamente e spiritualmente”, così che la formazione dei figli avvenga “in armonia e con responsabilità”. (I.P.)

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    La preoccupazione dei vescovi di Burkina Faso e Niger per l'insicurezza alimentare

    ◊   In questi mesi si sta aggravando la già precaria situazione alimentare nei paesi dell'Africa subsahariana come il Niger e il confinante Burkina Faso. Una precarietà che fa sviluppare tutto un sistema di accaparramento di derratre alimentari e di conseguenti speculazioni. Tutto ciò è stato ampiamente illustrato dai vescovi della Conferenza episcopale del Burkina-Niger (Cebn), che si sono ritrovati insieme per la loro terza plenaria. Nel comunicato finale - pubblicato dal quotidiano Le Pays di Ouagadougou - i vescovi rilevano che la causa principale della insicurezza alimentare è legata alle variazioni climatiche. Sono impossibili perciò soluzioni miracolistiche. I governi, tuttavia, "debbono prestare attenzione alle organizzazioni dei produttori ed essere attenti alle loro preoccupazioni, per poi poter prendere misure coraggiose ed appropriate per raggiungere l'autosufficienza e la sovranità alimentare". Ma anche il singolo cittadino è esortato a comportamenti responsabili rivedendo le proprie abitudini alimentari. La crisi alimentare in quell'area geografica ha fatto naturalmente esplodere i mercati e vi sono stati episodi di violenza. I vescovi del Niger e del Burkina Faso condannano gli atti di violenza e la conseguente distruzione di beni pubblici e privat,cos' come rimpreverano il comportamento dei commercianti, degli operatori economici e di ogni amministrazioni, che volessero speculare sulla crisi in atto per arricchirsi sulla pelle dei più bisognosi. Per contro la Cebn loda gli sforzi messi in atto dalle organizzazioni cattoliche, come Caritas Burkina ed Ocades, per alleviare le sofferenze e le difficoltà generate dalla crisi alimentare e per ribadire, in definitiva "il diritto fondamentale di ogni persona umana ad una alimentazione sana e sufficiente, condizione indispensabile per il riconoscimento della sua identità". (A.M.)

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    Bambini di strada a causa della precarietà in Gabon

    ◊   In Gabon un buon numero di ragazzi dagli 8 ai 23 anni lasciano le loro famiglie e le loro comunità a causa della precarietà e la strada diventa la loro casa. E’ il dato che è emerso lunedì scorso in occasione della Giornata mondiale del bambino africano. Molti bambini sono esposti ai pericoli che sovente sono loro fatali, come le intemperie, le malattie, gli incidenti e l’indifferenza. A ciò, scrive Gabonews, si aggiungono la precarietà, la violenza, le sevizie sessuali. Numerosi bambini finiscono col mendicare o entrano nel giro della prostituzione. In Gabon la realtà del bambino è in una situazione stagnante “e soprattutto caratterizzata da numerose violazioni dei suoi diritti, soprattutto quello all’educazione, alla salute, agli agi sani e appropriati”, ha osservato il presidente del Mouvement de redressement national Luc Bengono. Il fenomeno dei bambini di strada e dei bambini lavoratori, per il movimento, è conseguenza della povertà e dell’assenza “di una politica particolare di protezione e di inquadramento della gioventù”. La Giornata è stata occasione anche per richiamare l’attenzione sulle nascite in tutto il continente africano. Ogni anno commemora i morti di Soweto del 1976, quando a Johannesburg, in Sudafrica, il 16 giugno la popolazione insorse per protestare contro la decisione del governo di sostituire l'afrikaans all'inglese nelle scuole e nella zona di Orlando, la polizia fece fuoco su un corteo di 10 mila studenti. Nei dieci giorni di violenti scontri che seguirono furono uccise diverse centinaia di persone. (T.C.)

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    Allarme in Egitto per la sicurezza dei cristiani

    ◊   La Chiesa copta d’Egitto ha lanciato un appello al presidente Hosni Mubarak per la sicurezza dei cristiani in Egitto e la difesa della fede. A riportarlo è “L’Osservatore Romano” che riferisce di un comunicato, firmato dal vescovo Bichoï, segretario del Consiglio ecclesiastico, a seguito dell’aggressione avvenuta il 31 maggio scorso davanti all’antico monastero copto di Deir Abu Fana, nel governatorato di Minya. Nello scontro a fuoco tra i monaci e un gruppo di musulmani, alla base del quale pare ci fosse una disputa per un terreno, un musulmano è rimasto ucciso, due monaci feriti e altri tre sono stati sequestrati per tutta la notte. Nel comunicato, il Consiglio ecclesiastico chiede l’arresto degli aggressori e la liberazione degli arrestati copti. Un altro episodio di sangue contro i copti - che in Egitto costituiscono fra il 6 e il 10% della popolazione e sono considerati la più grande comunità cristiana in Medio Oriente - era avvenuto il 28 maggio a Zeitouna, un quartiere del Cairo, quando un gioielliere e i suoi tre dipendenti erano stati uccisi e negli stessi giorni un altro orafo ad Alessandria era stato ferito e rapinato. Se alto è l’allarme per le persecuzioni contro i copti, il gruppo islamico Jamaa islamiyya ha accusato la Chiesa copta di lavorare per la “formazione di uno Stato parallelo per cambiare la natura arabo-musulmana della nazione”. A smorzare i toni mons. Youssef Ibrahim Sarraf, vescovo caldeo di Le Caire, ha definito “cordiali” le relazioni tra cristiani e musulmani in Egitto, riconducendo i fatti sanguinosi alla “criminalità ordinaria”. (R.B.)

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    Rinviato il processo contro due algerini convertiti al cristianesimo

    ◊   La Corte di Tissemsilt, 300 km a sud-ovest di Algeri, ha rinviato per la seconda volta il processo contro due algerini convertiti al cristianesimo accusati di proselitismo e condannati in contumacia in prima istanza a novembre a due anni di carcere e 5 mila euro di multa. L’udienza è prevista per il 25 giugno; la difesa aveva presentato il mese scorso ricorso in appello chiedendo che i due imputati potessero essere presenti in giudizio. Il processo avrebbe dovuto svolgersi il 22 maggio, poi è stato rinviato al 18 giugno per consentire l’aggiunta di alcuni estratti al dossier dell’accusa. Si tratta del terzo processo in Algeria che vede imputati dei convertiti al cristianesimo. Il 3 giugno, il Tribunale di Tiaret, 350 km a sud ovest di Algeri, ha condannato quattro algerini di fede cristiana protestante a pene detentive con la condizionale per “pratica illegale di un culto non musulmano”. Non si conosce ancora, invece, la data del nuovo processo contro Habiba Kouider, la giovane cristiana trascinata in tribunale il 22 maggio con l’accusa di aver “praticato un culto non musulmano senza autorizzazione”. La stessa corte di Tiaret aveva chiesto in prima istanza un approfondimento dell’inchiesta. In Algeria a regolare le condizioni per l’esercizio di culti non musulmani è una legge del 28 febbraio 2006 che prevede la richiesta di una autorizzazione per il luogo in cui praticare il culto e per colui che deve presiederlo. (T.C.)

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    A Kampala tre giorni di forum dell’Organizzazione della conferenza islamica

    ◊   È iniziato ieri e durerà tre giorni il forum dell’Organizzazione della Conferenza islamica (OIC) a Kampala, in Uganda, che precede l’apertura della 35ª sessione del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’OIC in programma per domani. Alla riunione, nata con il sostegno della Camera di Commercio della Banca islamica di sviluppo e delle autorità ugandesi - riferisce l’agenzia Misna - hanno partecipato 500 delegati di imprese private dei 57 Paesi OIC per analizzare le possibilità d’investimento nel continente. Per il segretario generale dell’OIC, Ekmeleddin Ihsanoglou, la ricetta giusta è coniugare le risorse naturali con gli ingenti capitali posseduti dagli uomini d’affari dei Paesi islamici. L’Uganda, per bocca del presidente Yoweri Museveni, ha ricordato che “esportare prodotti finiti favorisce la creazione di posti di lavoro e rende di più” e di non fare con il petrolio “lo stesso errore” fatto con i prodotti agricoli. Il presidente ha poi annunciato che il suo Paese sostiene la costruzione della ferrovia Dakar-Sudan ed il progetto di strada ferrata Mombasa-Kisangani. (R.B.)

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    Oceania: nuovi orientamenti per la missione dei Fratelli Cristiani nel Pacifico

    ◊   Riflettere e attualizzare il proprio carisma per la missione nelle isole del Pacifico, nel presente contesto storico e culturale: con questo spirito i Fratelli Cristiani iniziano l’assemblea della nuova Provincia di Oceania, creata dalla congregazione nel mese di giugno. I religiosi si apprestano a vivere – nel capitolo che si tiene in Australia dal 22 giugno al 2 luglio – un momento di verifica e di programmazione, con l’intenzione di approfondire la propria spiritualità e il proprio impegno, a servizio soprattutto dei giovani e delle comunità più emarginate. I 48 delegati presenti nell’assemblea capitolare, che si tiene presso l’Università del Queensland, - riferisce l'agenzia Fides - discuteranno su alcune piste principali di riflessione: spiritualità, istruzione, servizio ai poveri e ai gruppi più vulnerabili, impegno nel dialogo interreligioso, salvaguardia del creato. La nuova Provincia di Oceania oggi copre un territorio che comprende Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Filippine e isole Cook. Uno dei temi centrali del capitolo sarò quello dedicato all’istruzione: i Fratelli Cristiani infatti hanno fondato e gestiscono numerose scuole in Australia e in tutta l’Oceania, che ora stanno sperimentando un rinnovato modello di gestione didattica ed educativa, definito “Edmund Rice Education Australia”. I Fratelli Cristiani (“Congregatio Fratrum Christianorum”, CFC) sono un istituto di vita consacrata, fondato dal beato Edmund Ignatius Rice nel 1802, in Irlanda. Nel 1820 la Santa Sede approvò l’istituto che divenne di diritto pontificio. La Congregazione lavora oggi principalmente per l'evangelizzazione e l'educazione dei giovani, ma svolge anche altre attività, specialmente al servizio dei poveri e dei bisognosi. Conta nel mondo 345 case e un totale di 1.360 Fratelli. Nella Provincia di Oceania vi sono circa 440 religiosi. (R.P.)

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    In preparazione una mini-città per la GMG di Sydney

    ◊   Una città in miniatura, costruita appositamente per accogliere i partecipanti alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Sydney, in Australia, dal 15 al 20 luglio prossimi: questa la mega-struttura che si troveranno davanti i pellegrini, quando arriveranno nel quartiere di Barangaroo, nella zona est di Sydney. Il sito, ancora in fase di allestimento, occuperà una superficie di 22 ettari e potrà ospitare fino a 140mila persone. “Barangaroo diventerà una ‘mini-città’ – ha spiegato mons. Anthony Fisher vescovo ausiliare di Sydney e coordinatore della GMG – con due grandi palchi, 45 aree per i pellegrini, 1.200 servizi igienici, 25 aree di ristoro, 25 fari, 6 mega schermi e una tribuna da 300 posti con 7 cabine per la traduzione simultanea”. Per l’occasione, ha aggiunto il presule, è in preparazione anche un altare speciale, dalle misure molto grandi, affinché sia visibile da tutti i fedeli raccolti in preghiera. (I.P.)

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    Sito Internet dei vescovi tedeschi per l'Anno paolino

    ◊   Da ieri on line - riferisce l’agenzia SIR - il nuovo sito Internet della Conferenza episcopale dedicato all’Anno Paolino. All’indirizzo web www.dbk-paulusjahr.de è possibile ottenere informazioni sull’apostolo Paolo, sui suoi scritti e sulla teologia paolina, nonché consultare numerosi spunti tematici e sussidi pastorali. Il sito contiene inoltre riferimenti bibliografici e letterari, impulsi per la pastorale biblica e di tipo liturgico, notizie e un’agenda degli appuntamenti a livello diocesano e interdiocesano delle manifestazioni organizzate durante l’Anno. La Conferenza episcopale tedesca ha così inteso rivolgersi non solo alle comunità, alle istituzioni di formazione degli adulti, alle associazioni e ai docenti di religione, ma anche a tutti coloro che desiderano documentarsi sulla figura di San Paolo o che vogliono partecipare alle iniziative in programma per l’Anno Paolino. In numerose diocesi tedesche e in molte istituzioni cattoliche si svolgeranno infatti manifestazioni, pellegrinaggi e celebrazioni eucaristiche dedicate a San Paolo. L’Anno Paolino, istituito da Benedetto XVI in occasione del bimillernario della nascita dell’Apostolo delle genti, verrà inaugurato il 28 giugno prossimo a Roma e si concluderà il 29 giugno 2009: un’occasione per riscoprire la dottrina e la spiritualità di questo grande evangelizzatore. (R.G.)

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    Per la prima volta una donna, Françoise Léonard, alla guida del “Don Bosco network”

    ◊   Françoise Léonard è stata nominata presidente del Don Bosco Network (DBN), la Rete internazionale di organizzazioni non governative ispirate dai Salesiani. Per la prima volta – riferisce l’agenzia Sir - questa carica è stato affidato ad una donna. Già direttore generale di Dmos-Comide Ong di Bruxelles, Léonard, sposata e madre di due bambini, ha già ricoperto l'incarico di vicepresidente del Don Bosco Network. Tra i compiti che la attendono, affrontare una delicata transizione verso un nuovo Statuto e trasformare l'odierna rete in una federazione mondiale delle organizzazioni di ispirazione salesiana impegnate nel campo della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale. Si parla infatti di ampliare il numero di ong appartenenti alla rete, di rafforzare i rapporti con il Consiglio generale dei Salesiani per poter lavorare insieme sotto una sigla comune, e di stabilire un'asse di cooperazione tra Nord e Sud del mondo. “Oggi - ha dichiarato Léonard - la sfida principale è disegnare, con il lavoro quotidiano e la nostra esperienza, programmi di formazione e di sviluppo davvero efficaci, capaci di incidere in modo duraturo sui contesti di povertà. Occorre dunque costruire solide forme di lobbying per sostenere tutte quelle azioni che a livello internazionale favoriscano e garantiscano i diritti dei bambini”. La nuova presidente succede ad Hans-Jurgen Dorrich di Jugend Dritte Welt di Bonn. (R.G.)

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    Anteprima del musical “Maria di Nazareth. Una storia che continua” scritto da Stelvio Cipriani

    ◊   Avvicinare la figura della Vergine al nostro tempo, umanizzandola e mettendo in luce la sua storia di umile donna ebrea. Questa l’intenzione degli autori di “Maria Di Nazareth. Una storia che continua”, un musical moderno e leggero riscattato dalla partitura del compositore Stelvio Cipriani, che non rinuncia ad un impianto lirico-sinfonico. Così il maestro: “Ho voluto inserire questo musical in un contesto più classico-romantico, in una parola “spirituale”, proponendomi di fare una ricerca anche come credente, che fa della sua fede la quotidianità. Dunque predomina la tematica romantica, ma ho ripercorso anche l’ambientazione araba della Gerusalemme di 2.000 anni fa”. Lo spettacolo ruota tutto intorno al personaggio di Maria e alla voce sopranile di Alma Manera. Spiega ancora Cipriani: “Conosco Alma Manera e ho studiato fino in fondo le sue capacità espressive, l’estensione, per poi scrivere i temi della Madonna in base alla sua tessitura vocale: temi lirici, classici, ma attuali – non moderni, però”. Assieme alla musica, è la coreografia l’altra punta di forza dello spettacolo, con la supervisione di Luciano Cannito, mentre la scenografia, in modo inconsueto per l’Aula Paolo VI, nasconde dietro fondali dipinti la monumentale scultura bronzea di Pericle Fazzini, e riduce lo spazio scenico a dimensioni teatrali. Prima parte imperniata sull’Annunciazione, con qualche incongruenza rispetto alla narrazione evangelica – la presenza di Barabba, l’angelo e il diavolo contrapposti – che attinge a fonti apocrife e al linguaggio televisivo; la seconda ha concentrato gli altri eventi, fino alla morte e Resurrezione di Gesù, presenti nella nuova Eucaristia. (A cura di A.V.)

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    Presentato a Trento: "Oscura luminosissima notte", l'ultima opera di Chiara M.

    ◊   A tre anni dalla pubblicazione di: “Crudele dolcissimo amore” che in breve tempo è diventato un best-seller a livello internazionale, Chiara M., infermiera professionale di Trento, colpita oltre vent’anni fa da una rara e dolorosa malattia degenerativa incurabile, è tornata con un suo nuovo libro dal titolo: “Oscura luminosissima notte”, edito dalla San Paolo e presentato nei giorni scorsi a Trento. All’evento sono intervenuti Vito Mancuso, teologo, Cinzia TH Torrini, regista e autrice del documentario che accompagna il volume e Paolo Grezzi, giornalista del quotidiano locale “L’Adige”. “Oscura luminosissima notte” non è un libro di filosofia spicciola o di spiritualità a buon mercato, ma un diario nato tra incertezze, dubbi, difficoltà anche fisiche in cui – spiega l’autrice – “ho messo tutta la mia anima. Sono una persona normale”, racconta. “La malattia mi ha costretto a tirare fuori tutto quello che di solito uno tiene dentro. Chiara M. invita il lettore a non cercare di capire il libro, ma ad accoglierlo con delicatezza, come un dono: il dono della sua anima. Attratta come una calamita dalla forza di Chiara M., la regista ed amica Cinzia TH Torrini ha cercato di incontrare l’autrice in un film-intervista rivelando cosa si nasconde dentro il dolore. “Maestra nel negativo”, la definisce il teologo Vito Mancuso, “maestra” nel senso di maestria, di esperta capace di trarre luce dal buio. Raccontando con dignità e speranza il proprio agonismo quotidiano tra vette ed abissi, la propria lotta con il male crudele e sleale, Chiara è una testimone che indica la strada, lo scavo, la luce che si trova in fondo al tunnel, fino a poter dire – commenta Paolo Ghezzi: “Tutto è compiuto, e con San Paolo ho combattuto la mia buona battaglia, ho conservato la fede”. “Me ne andrò in silenzio – scrive Chiara M. nel libro – lasciando solo il dipinto che Dio ha voluto che io fossi”. “Il nostro destino – continua Ghezzi – è compiere il compito che ci viene affidato. I cristiani la chiamano ‘vocazione’”. “Cioè – conclude Mancuso – vivere lottando contro le tenebre del nulla, mettendo armonia nel disordine e mettendo luce nella notte propria e dell’umanità”. (A cura di Mariangela Brunet)

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    24 Ore nel Mondo



    Spiragli di distensione nella Striscia di Gaza. Israele approva la tregua di sei mesi con Hamas a partire da domani

    ◊   Sì di Israele all’accordo di tregua di sei mesi con Hamas nella Striscia di Gaza a partire da domani. Un’intesa raggiunta grazie alla mediazione dell’Egitto che si è impegnato per impedire il contrabbando di armi dal Sinai verso la Striscia. Lo Stato ebraico ha però fatto sapere che qualsiasi attacco, a prescindere da chi ne sia responsabile, metterà fine all’accordo. Ismail Haniyeh, uno dei leader di Hamas, si è detto fiducioso sulla durata del cessate-il-fuoco che porterà benefici ad oltre un milione di palestinesi. L’intesa arriva nel giorno in cui Israele si è detto pronto ad aprire negoziati di pace con il Libano mentre Hezbollah ha annunciato di non accettare la proposta di porre le fattorie di Shebaa, il contestato territorio di confine con Israele, sotto la supervisione dell’ONU. Ma si può parlare di concreto passo verso la distensione almeno nella zona della Striscia di Gaza? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di relazioni internazionali all’università di Firenze ed esperta di Medio Oriente:

    R. – Sì. Si può parlare di un concreto passo da parte del governo Olmert che è in grandi difficoltà interne e anche della necessità di Hamas di avere una sorta di vittoria politica, militare e anche economica per le disperate condizioni di Gaza. Quello che rende questo accordo veramente interessante è il secondo passo: se per sei mesi Hamas garantisce la quiete a Gaza significa che ha anche il controllo dei gruppi minori e così ci potrebbe essere anche un cessate-il-fuoco in Cisgiordania.

    D. – Questa intesa rappresenta un riconoscimento politico di Hamas. Comunque, mette in un angolo il presidente Abu Mazen ...

     
    R. – Sì: anche perché da tempo ci sono due "mezzi Stati" palestinesi, uno a Gaza e uno nella Cisgiordania, ma a questo punto si rischia il paradossale risultato che quanto ottenuto da Hamas a Gaza possa servire al movimento estremista come leva d’azione sulla Cisgiordania.

    D. – La politica di contatti che sta portando avanti Israele si arricchisce con l’annuncio di possibili colloqui anche con il Libano. Come interpretare questa fase politica?

     
    R. – I colloqui con il Libano vanno portati avanti perché ci sono due ostaggi in mano libanese, ovvero nelle mani degli Hezbollah, e questi due ostaggi, insieme all’ostaggio detenuto da Hamas a Gaza, sono per Israele prioritari. Quindi, i colloqui ci saranno ma saranno anch’essi colloqui interlocutori perché l’obiettivo minimo è liberare quegli uomini. Questo non esclude altri passi più concreti per accordi di pace che richiedono un ridisegno totale di tutta la questione.

     
    D. – Questa intesa ha suscitato le perplessità e anche la critica degli Stati Uniti ...

     
    R. – Sicuramente è una questione mediorientale: l’Egitto si è tanto adoperato sia per ragioni interne ma anche per ragioni internazionali di stabilità, perché nessuno ha più interesse per la risoluzione dei problemi dell’area che gli stessi Paesi dell’area.

     
    Iraq
    In Iraq è salito a 63 vittime e 75 feriti il bilancio del grave attentato compiuto ieri a Baghdad. L’autobomba è saltata in aria nel popolare quartiere di Al Hurriya, a nordovest della capitale, una zona di confessione sciita che è però circondata dal quartiere di Adel, popolato da estremisti sunniti. Proprio per evitare violenze, nei giorni scorsi, il governo di Baghdad aveva fatto costruire un muro di separazione.

    Afghanistan
    E’ iniziata in Afghanistan una vasta offensiva delle forze afghane e NATO contro i talebani nella zona di Kandahar, recentemente occupata dagli insorti. L’operazione è scattata in mattinata ed è stata preceduta dal lancio di volantini per avvertire la popolazione dell’attacco. Alcune fonti riferiscono che, in vista dell’azione, i miliziani - molti dei quali evasi dal carcere di Kandahar - hanno piazzato mine, distrutto villaggi costringendo i civili a rimanere al loro fianco. Non sono mancati scontri a fuoco tra i talebani. Sono circa una ventina le vittime, morti anche due soldati afghani. Secondo fonti di intelligence sarebbe già iniziata la ritirata degli insorti. Intanto anche nella provincia di Helmand si registra una nuova ondata di violenza. Una bomba posta sul ciglio della strada è saltata in aria al passaggio di un convoglio di soldati britannici. Quattro hanno perso la vita. Con le vittime di oggi sale a 106 il numero dei militari inglesi uccisi in Afghanistan a partire dal 2001.

    Italia-governo
    Forti polemiche in Italia dopo l’approvazione da parte del Senato dell’emendamento al decreto sicurezza che sospende i processi per reati commessi fino al giugno 2002. Prima del voto, i senatori dell’Italia dei Valori e del Partito Democratico, che hanno ribattezzato la norma “salva premier” hanno deciso di lasciare l’aula. In precedenza, Palazzo Madama aveva dato il via libera all’emendamento che dà priorità ai processi per reati più gravi.

    Italia-Sri-Lanka-terrorismo
    Sono 28 gli arresti eseguiti in otto regioni italiane dalla Digos di Napoli. I fermi rientrano in un’operazione contro il gruppo delle Tigri Tamil, che aveva base nel capoluogo campano. Gli arrestati estorcevano ai loro connazionali soldi per finanziare il terrorismo nel Paese asiatico.

    Argentina-manifestazioni
    E’ prevista per oggi a Buenos Aires una grande manifestazione a sostegno del governo, impegnato da mesi in un braccio di ferro con gli agricoltori che protestano contro il rialzo delle tasse sulle esportazioni di soia e cereali. Un aumento - si difende l’esecutivo - dovuto all’impennata dei prezzi su scala mondiale. Intanto, il presidente, signora Cristina Fernandez Kirchner, ha annunciato che sarà il parlamento a decidere sul decreto.

    Cuba-Castro
    Dopo 5 mesi, il leader cubano Fidel Castro è riapparso in televisione. Le immagini lo hanno mostrato accanto al fratello Raul, succedutogli alla presidenza, e al capo dello Stato venezuelano Chavez. Con quest’ultimo aveva già avuto un colloquio nei giorni scorsi; al centro dell’incontro la crisi energetica-alimentare e la finanza mondiale. L’ottantunenne Castro è sembrato dimagrito e in tuta da ginnastica. L’ultima apparizione in tv risale a gennaio durante la visita del presidente brasiliano Lula, ma è dal 2006 che non si mostra in pubblico dopo un intervento all’intestino.

    Pechino 2008-fiaccola Tibet
    Il Comitato Organizzatore dei Giochi di Pechino ha confermato il passaggio della fiaccola olimpica a Lhasa, in Tibet, il prossimo 21 giugno. Una tappa sulla quale pesano i timori della comunità internazionale per il pericolo di manifestazioni violente. Intanto, la fiamma è giunta oggi nella provincia cinese dello Xinjiang, popolata dagli uiguri a maggioranza musulmana. Poche le persone in strade come raccomandato dalle autorità che in questo modo hanno voluto contestare il passaggio della torcia. I negozi sono rimasti chiusi per il timore di attacchi terroristici dopo l'allarme per possibili azioni di militanti islamici che puntano a creare lo Stato indipendente del Turkestan orientale.

    Zimbabwe
    Sempre più critica la situazione in Zimbabwe in vista del ballottaggio presidenziale del 27 giugno. Le autorità hanno espulso un funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani giunto domenica nel Paese africano. Ieri, ad Harare l’inviato delle Nazioni Unite, Hailé Menkerios, ha incontrato il presidente Robert Mugabe che ha minacciato di procedere a nuovi arresti nel campo dell’opposizione. Buone notizie sul fronte della distribuzione degli alimenti e dell’assistenza ai malati: il governo ha rimosso il divieto alle attività di alcune organizzazioni non governative.

    Russia-Politovskaia
    Le autorità russe hanno concluso l’indagine preliminare sull’assassinio della giornalista Anna Politkovskaia, uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca davanti alla sua abitazione. Dei nove arrestati nell’agosto scorso, solo per tre ceceni sarà chiesto il processo con l’accusa di omicidio mentre per l’ex colonnello dei servizi segreti, Pavel Riaguzov, la contestazione è di abuso d'ufficio ed estorsione di 10 mila dollari. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 170

     
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