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Sommario del 17/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nomina mons. Salvatore Fisichella nuovo presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Succede a mons. Elio Sgreccia
  • Nomina
  • I vescovi del Pakistan in visita ad Limina: la testimonianza dell’arcivescovo di Karachi, Evarist Pinto, sulla realtà della Chiesa pakistana
  • E' rientrata a Roma la delegazione della Santa Sede in visita in Viet Nam. Clima franco e cordiale con le autorità e di profonda comunione con la Chiesa locale
  • Molti i fedeli ieri in Piazza San Pietro alla Veglia di preghiera per Benedetto XVI
  • Presentate in conferenza stampa in Vaticano due iniziative dedicate al 50.mo anniversario della morte di Pio XII, tra cui una mostra fotografica che sarà inaugurata in ottobre
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La crisi alimentare e l’attenzione agli ultimi al centro della giornata di ieri del Congresso eucaristico internazionale a Québec, in Canada. Intervista con il cardinale Majella Agnelo
  • La Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità dedicata alla difesa delle terre per un'agricoltura sostenibile. L'opinione di Andrea Masullo
  • In corso a Genova, il 42.mo Convegno nazionale degli Uffici catechistici diocesani. Intervista con mons. Walther Ruspi
  • Nei cinema il film "Il resto della notte": uno spaccato dell'Italia e delle nuove paure legate al fenomeno dell'immigrazione
  • Chiesa e Società

  • L'impegno delle autorità congolesi contro i bambini-soldato nella Giornata del Bambino africano
  • L'emergenza cibo al centro della 25.ma Conferenza regionale della FAO, in corso a Nairobi
  • Il rapporto di Africa Progress Panel: 100 milioni di persone a rischio povertà assoluta
  • Allarme delle ONG sulla distribuzione degli aiuti in Zimbabwe. A rischio i bambini
  • L’Unione internazionale delle telecomunicazioni propone un numero unico per le linee d’assistenza ai minori
  • Nelle Filippine oltre 160 milioni di euro raccolti in quattro anni con le “briciole” del cardinale Rosales
  • In Myanmar, la giunta militare ha deciso di fermare l’invio di medici dall’estero
  • L’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati: a fine 2007 erano 67 milioni
  • L'arcivescovo di Pechino sollecita un'accoglienza pastorale e spirituale per le prossime Olimpiadi
  • Mons. Fuad Twal, nuovo patriarca latino di Gerusalemme, invia un messaggio ai cattolici di espressione ebraica
  • Le sofferenze dei cristiani in Iraq ricordate in una Messa da mons. Hollis di ritorno a Londra da un viaggio nel Paese del Golfo
  • La Chiesa kenyana esprime il suo disaccordo per la possibile amnistia per le violenze post-elettorali
  • Appello dei vescovi peruviani contro il narcotraffico nella Sierra Central
  • Il Forum delle Famiglie spagnole contro la distribuzione gratuita della “pillola del giorno dopo”
  • Irlanda: nota dei vescovi sulla natura del matrimonio
  • A fine giugno, prende il via la rassegna musicale: "I concerti di Capri"
  • I portavoce delle Conferenze episcopali europee invocano nuove strategie di comunicazione per la Chiesa
  • Nasce a Roma il primo mensile dedicato a San Paolo
  • La diocesi di Milano in pellegrinaggio a Lourdes con il cardinal Tettamanzi
  • 24 Ore nel Mondo

  • È di 150, fra morti e dispersi, il bilancio dell’ultima tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nomina mons. Salvatore Fisichella nuovo presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Succede a mons. Elio Sgreccia

    ◊   Benedetto XVI ha accolto la rinuncia presentata dall’arcivescovo Elio Sgreccia, per raggiunti limiti d’età, all’ufficio di presidente della Pontificia Accademia per la Vita ed ha chiamato a succedergli mons. Salvatore Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, finora ausiliare della diocesi di Roma, elevandolo alla dignità di arcivescovo.

    Nato nel 1951 a Codogno, nella diocesi di Lodi, mons. Fisichella è stato ordinato nel 1976. E’ stato professore ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1998, il nuovo presidente dell’Accademia “Pro Vita” viene nominato vescovo ausiliare di Roma. Quattro anni dopo, la nomina a rettore della Pontificia Università Lateranense. Mons. Fisichella è attualmente consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e membro della Congregazione delle Cause dei Santi. (A.G.)

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    Nomina

    ◊   In Francia, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Angers il reverendo Emmanuel Delmas, del clero di Cahors, finora vicario generale. Nato nel 1954 a Figeac (Lot), nella diocesi di Cahors, il nuovo vescovo è stato ordinato sacerdote nel 1988. E’ stato cappellano e successivamente rettore del Santuario di Notre-Dame de Rocamadour. Dal 2005 è vicario generale di Cahors.

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    I vescovi del Pakistan in visita ad Limina: la testimonianza dell’arcivescovo di Karachi, Evarist Pinto, sulla realtà della Chiesa pakistana

    ◊   E’ in corso in questi giorni la visita ad Limina dei vescovi del Pakistan. Ieri, Benedetto XVI ha ricevuto un primo gruppo di presuli del Paese asiatico, che conta uan larghissima maggioranza musulmana. Il 97 per cento dei 167 milioni di pakistani è, infatti, di fede islamica. I cristiani rappresentano il 2,5 per cento della popolazione. I cattolici sono poco più di un milione. Per un profilo della Chiesa del Pakistan, il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La missione della Chiesa va avanti fra difficoltà di ogni genere”, ma “facciamo del nostro meglio e non ci scoraggiamo”: a sottolinearlo - all’agenzia Fides - è mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente dell’episcopato pakistano. Formalmente, la Costituzione della Repubblica islamica del Pakistan salvaguarda i diritti delle minoranze religiose. Tuttavia, i cattolici, in più occasioni, sono stati vittime di episodi di intolleranza, legati alla “legge sulla blasfemia” che punisce chi diffama il Corano con il carcere a vita. Non mancano però aree del Paese in cui i rapporti tra cristiani e musulmani sono improntati ad uno spirito di rispetto e collaborazione. Divisi in sette circoscrizioni ecclesiastiche, i fedeli del Pakistan sono affidati alle cure pastorali di 270 sacerdoti. Alla loro opera contribuiscono 169 religiosi e 753 religiose. Particolarmente importante è il ruolo dei catechisti laici. La Chiesa pakistana è molto impegnata nel campo sociale e sanitario, soprattutto attraverso le sue 560 istituzioni educative e i 128 tra ospedali, dispensari e case per anziani. Al microfono di Alberto Goroni, l’arcivescovo di Karachi, mons. Evarist Pinto, si sofferma sull’importanza di questa visita ad Limina:

     
    R. - Here we meet also the Congregation...
    In questi giorni, visiteremo anche le Congregazioni, oltre che il Papa. Dopo questo incontro, potremo andare ad annunciare il Vangelo rafforzati nel predicare a tutti la Buona Novella.

     
    D. - Quanto è importante il dialogo con le altre confessioni, per trovare un cammino di pace comune?

     
    R. - Because the Church does not exist for ourselves…
    La Chiesa non esiste solo per noi, noi viviamo tra cristiani e fedeli di altre confessioni. C’è anche il dialogo quotidiano tra la gente comune, che si ritrova insieme. Molto spesso i problemi sono comuni e noi aiutiamo la Chiesa a realizzare quello che è un obiettivo comune.

     
    D. - La povertà è una piaga del mondo. In che modo la Chiesa cattolica si interessa ai poveri, ai bisognosi nel vostro Paese?

     
    R. - The Church is always concerned...
    La Chiesa è sempre preoccupata per i poveri. Anche durante il nostro primo incontro, il cardinale Ivan Dias ci ha detto di vivere come poveri tra i poveri. Dobbiamo fare un cammino verso l’educazione e lo sviluppo, così che i poveri possano uscire dalla povertà.

     
    D. - Il Papa ha grande cura per la famiglia cristiana. Quale attenzione rivolgete in Pakistan per la famiglia?

     
    R. - Family remains the unit of the Church...
    La famiglia rappresenta l’unità della Chiesa: se la famiglia è forte anche la Chiesa sarà forte. Sappiamo che c’è una grande influenza del secolarismo, specialmente nelle grandi città. Dobbiamo costruire la fede e mostrare il volto di Cristo, che possa edificare le nostre comunità, le nostre famiglie.

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    E' rientrata a Roma la delegazione della Santa Sede in visita in Viet Nam. Clima franco e cordiale con le autorità e di profonda comunione con la Chiesa locale

    ◊   E’ rientrata ieri a Roma la delegazione della Santa Sede, composta dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin, da mons. Luís Mariano Montemayor, consigliere di Nunziatura presso la Segreteria di Stato e da mons. Barnabé Nguyên Van Phuong, capo ufficio della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, dopo la visita di sei giorni in Viêt Nam, iniziata il 9 giugno scorso. Come di consueto, il programma prevedeva una serie di incontri con le autorità governative, sia a livello centrale che locale, e con la comunità cattolica. La delegazione si è riunita innanzitutto con il vicepresidente e il segretario generale della Conferenza episcopale - e successivamente con il presidente dei vescovi vietnamiti, mons. Pierre Nguyên Văn Nhon, vescovo di Dà Lat, nel corso della visita alla diocesi - nonché con i Vescovi della Provincia ecclesiastica di Hà Nôi.

    Le sessioni di lavoro con l’Ufficio del Governo per gli Affari Religiosi, presieduto dal Nguyên Thê Doanh, hanno permesso di discutere, in un clima franco e cordiale, vari aspetti della vita e dell’attività della Chiesa nel Paese, in particolare le nomine episcopali, la graduale restituzione all’uso ecclesiastico delle proprietà a suo tempo nazionalizzate, l’applicazione della normativa sulla libertà religiosa, il contributo dei cattolici alla promozione umana, alla diffusione di una cultura della solidarietà verso i ceti più deboli della popolazione e all’educazione morale delle future generazioni.

    La delegazione della Santa Sede è stata ricevuta dal vice primo ministro e ministro degli Affari Esteri, Pham Gia Khiem, con il quale ha avuto uno scambio di opinioni sull’attualità internazionale. In riferimento, soprattutto, al seggio di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che il Viêt Nam occuperà per la prima volta dal prossimo mese di luglio, si sono rilevati il ruolo sempre più importante che il Paese sta assumendo nella comunità delle Nazioni e nel contesto regionale e le prospettive di collaborazione con la Santa Sede per la pace e lo sviluppo, spirituale e materiale, del mondo. Non si è mancato di sollevare poi il tema dell’auspicata normalizzazione delle relazioni bilaterali, in vista della quale è previsto che il Gruppo di Lavoro, incaricato di definire tempi e modalità, inizi al più presto i suoi lavori. I suddetti argomenti sono stati oggetto di colloquio anche con il vicepresidente della Commissione per gli Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista del Viêt Nam, Nguyên Huy Quang.

    La Delegazione ha poi incontrato il Presidente del Comitato Popolare di Hà Nôi, Nguyên The Thao e i Vice-Presidenti dei Comitati Popolari delle Province di Lam Dong, Thua Thien Huê e Quang Tri. Con il primo sono stati evocati, tra l’altro, gli avvenimenti che hanno visto coinvolti numerosi fedeli dell’Arcidiocesi alla fine dell’anno scorso e all’inizio del 2008. Al riguardo, si è riflettuto – come si è fatto in varie altre occasioni – sulla convenienza di continuare a rasserenare il clima, astenendosi da misure che possano ottenere effetti contrari, e a proseguire nel dialogo tra le istanze interessate, alla ricerca di soluzioni adeguate che tengano conto delle esigenze della giustizia, della carità e del bene comune. The Thao, che è l’equivalente del Sindaco della Capitale, ha auspicato vivamente che la comunità cattolica partecipi attivamente alla preparazione dei festeggiamenti del millenario di Hà Nôi, che si terrà nel 2010. Alle Autorità locali della Provincia di Quang Tri la Delegazione ha espresso gratitudine per la decisione di restituire all’uso della Chiesa il terreno che circonda il Santuario mariano di La Vang e la volontà di affrontare, insieme all’Arcidiocesi di Huê, i problemi che rimangono per la sua effettiva messa in esecuzione.

    Infine, la Delegazione ha visitato le circoscrizioni ecclesiastiche di Dà Lat e Huê, in quel clima di fede viva e di profonda comunione ecclesiale che suole caratterizzare tali incontri, e ha concelebrato l’Eucaristia con i presuli di Dà Lat, My Tho, Nha Trang e Huê, ricevendo manifestazioni di profondo affetto e fedeltà al Santo Padre. Particolarmente toccante è stata la visita e la S. Messa al Santuario mariano di La Vang. La Delegazione ha lasciato al Santuario un artistico ostensorio, quale omaggio del Papa Benedetto XVI e ha pregato, insieme a tutti i convenuti dall’Arcidiocesi di Huê, da altre Diocesi del Viêt Nam e anche dall’estero, affinché quel luogo tanto caro ai cattolici vietnamiti e venerato anche dai non-cattolici, possa diventare sempre più un centro di unità e di riconciliazione per tutti gli abitanti dell’amato Paese, senza distinzioni di natura etnica, religiosa o politica.

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    Molti i fedeli ieri in Piazza San Pietro alla Veglia di preghiera per Benedetto XVI

    ◊   Alcune migliaia di fedeli hanno partecipato ieri sera in Piazza San Pietro alla Veglia di preghiera per il Santo Padre Benedetto XVI e il suo Pontificato, organizzata dal Movimento dell’Amore Familiare, con il sostegno della Diocesi di Roma. La Veglia, che è alla sua quarta edizione, è stata presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, e si è svolta con la preghiera del Santo Rosario commentato, l’accensione delle fiaccole, un canto di omaggio al Santo Padre. Il servizio di don Stefano Tardani:


    La Veglia si è svolta in un clima di grande raccoglimento. I commenti ai Misteri della Luce del Rosario, scritti e letti dalle giovani famiglie, catechiste del Movimento, hanno fatto riferimento a situazioni e problemi della vita familiare e sociale di oggi e, insieme, ai brani tratti dagli insegnamenti del Magistero del Santo Padre. All'inizio dell'omelia il cardinale Angelo Comastri ha esordito: “Siamo qui sotto la finestra del Papa e vogliamo abbracciarlo e difenderlo con la nostra preghiera”. Quindi, parlando della Chiesa di Roma che presiede tutta la comunità cristiana nella carità, ha detto:

     
    "Sul colle vaticano, qui dove ci troviamo in questo momento, Pietro subì la condanna della crocifissione seguendo la sorte del Divino Maestro. E da allora Roma è diventata la Chiesa di Pietro, la Chiesa bagnata dal suo sangue, la Chiesa erede dell'impegno e della missione affidata da Gesù a Pietro".
     
    "Per questo motivo - ha così proseguito il cardinale Comastri - il vescovo di Roma, successore di Pietro, viene giustamente salutato con le stesse parole che un giorno Gesù rivolse all'apostolo: 'Tu sei Pietro, e su questa pietra lo edificherò la mia Chiesa'. Per questo, dobbiamo pregare per il Papa, per questo dobbiamo stringerci attorno a lui: perché il Papa è la pietra che Gesù ha voluto. E l'ha voluta come fondamento della Chiesa e come roccia sulla quale Egli costruisce ogni giorno la comunità dei redenti, la comunità dei discepoli. Per questo, stasera, ma anche ogni giorno, dobbiamo ripetere questo gesto, dobbiamo far comunione con il Papa per essere con lui nel mondo di oggi il volto di Cristo".

     
    Al termine, prima della benedizione, il porporato ha esortato i presenti con queste parole:

     
    "Dovunque state per andare, portate il frutto della preghiera, portate una briciola di carità come segno che avete pregato e che abbiamo pregato insieme. Diffondendo la carità, noi diffondiamo la luce di Cristo. Diffondendo la carità noi diffondiamo il vangelo. Diffondendo la carità noi siamo in comunione con il Papa che è chiamato a presiedere la carità di tutta la Chiesa".
     
    Tra la numerosa partecipazione dei fedeli, molte sono state le giovani famiglie e i laici, numerosi i sacerdoti e le suore che con particolare gioia hanno vissuto il bene della preghiera e l'omaggio che è stato rivolto al Papa.

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    Presentate in conferenza stampa in Vaticano due iniziative dedicate al 50.mo anniversario della morte di Pio XII, tra cui una mostra fotografica che sarà inaugurata in ottobre

    ◊   La Chiesa universale si appresta a commemorare il cinquantesimo anniversario della morte del Servo di Dio Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, scomparso il 9 ottobre del 1958. Due importanti iniziative - progettate dal Pontificio Comitato di Scienze storiche - segneranno questa ricorrenza: un Convegno, organizzato dalle Pontificie Università Laterananse e Gregoriana, dal 6 all’8 novembre prossimo ed una Mostra fotografica e documentaria, che verrà allestita in Vaticano nel Braccio di Carlo Magno, dal 21 ottobre 2008 al 6 gennaio 2009. Stamane, nella Sala stampa della Santa Sede, la presentazione delle manifestazioni celebrative. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un magistero quello di Pio XII che si è distinto - ha sottolineato mons. Walter Brandmüller, presidente del Pontificio Comitato delle Scienze storiche - “sia per l’ampiezza e l’attualità tematica, che per la profondità del pensiero teologico”. Da qui, l’importanza di un Convegno dedicato al suo Magistero:

     
    “Visto che la storiografia descrive ed interpreta i Papi ed i Pontificati troppo spesso in chiave piuttosto politica è nostra intenzione mettere in evidenza la vera dimensione del ministero petrino, che per sua natura non può essere altro che quella del Sommo Pastore, cioè l’annuncio della verità del Vangelo di Cristo e la guida spirituale della Chiesa”.
     
    L’insegnamento di Pio XII “profondo e lungimirante” - ha aggiunto il Rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella - si riscontra “nelle 43 Encicliche del suo Pontificato e nei numerosissimi discorsi con i quali affrontò i temi più controversi all’epoca”.
     
    “E’ un fatto incontrovertibile: nella vita di Pio XII vengono a confluire diverse situazioni storiche di carattere rilevante. Si pensi alle due guerre mondiali, al genocidio degli ebrei, all’occupazione comunista di diverse nazioni cristiane, alla “Guerra fredda”, alle nuove conquiste delle scienze, alle innovazioni di alcune scuole teologiche e l’elenco sarebbe lungo. Molti aspetti sono già stati studiati e la letteratura è sotto gli occhi di tutti. Ciò che resta, che ci è parso che restasse per molti versi ancora sconosciuto è l’influsso che Pio XII ha svolto sul Concilio Vaticano II”.
     
    Per questo - ha spiegato padre Gianfranco Ghirlanda, rettore della Pontificia Università Gregoriana - i lavori del Congresso saranno impostati in modo “dialogico” tra i testi di Pio XII e i testi del Vaticano II.

     
    Per quanto riguarda la Mostra “Pio XII: l’uomo e il suo pontificato” - ha anticipato il dott. Giovanni Morello, presidente della Fondazione per i Beni e le Attività artistiche della Chiesa - questa seguirà l’iter biografico di Papa Pacelli attraverso immagini - molte inedite - documenti, oggetti personali, doni e vesti, che ricostruiranno la giovinezza, la formazione nei Pontifici Atenei romani, l’apprendistato alla Segreteria di Stato per la carriera diplomatica, la missione a Monaco e poi Berlino in Germania, quindi il ritorno in Vaticano e l’elezione al soglio pontificio, fino alla morte. Da qui l’auspicio finale di mons. Walter Brandmüller:

     
    “E’ nostra speranza che questa solenne commemorazione di un così grande Papa possa offrire lo spunto per ulteriori ricerche approfondite, scevre da pregiudizi sul suo operato passato e soprattutto sulla documentazione conservata sugli Archivi Vaticani”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un articolo di Angel Rodriguez Luno sulla Pontificia Accademia per la Vita, da oggi presieduta da un arcivescovo.

    In cultura, il presidente del Pontificio comitato di scienze storiche, Walter Brandmuller, riassume il quadro delle iniziative per i cinquant'anni dalla morte di Papa Pacelli. L'intervento dell'arcivescovo Rino Fisichella al convegno dedicato al magistero di Pio XII. Gianluca Biccini illustra il convegno e la mostra fotografica nel quadro delle manifestazioni commemorative.

    I tre giorni che decisero la seconda guerra mondiale: Gianpaolo Romanato presenta l'ultimo libro di John Lukacs "22 giugno 1941. L'attacco alla Russia".

    Il falso che rivelò il genio del giovane Michelangelo: l'intervento di Cristina Acidini inserito nel catalogo della mostra "Il Quattrocento a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino", fino al 7 settembre al Museo del Corso.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il nucleare: Solana smentisce le sanzioni all'Iran annunciate da Bush e Brown.

    Nell'informazione religiosa, Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale pakistana.

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    Oggi in Primo Piano



    La crisi alimentare e l’attenzione agli ultimi al centro della giornata di ieri del Congresso eucaristico internazionale a Québec, in Canada. Intervista con il cardinale Majella Agnelo

    ◊   L’Eucaristia, dono di Dio per eccellenza, deve aprire alla comunione con gli ultimi e i disagiati: è quanto è stato sottolineato ieri al Congresso eucaristico internazionale che si sta svolgendo a Québec, in Canada. La catechesi dell’arcivescovo di Washington, mons. Donald Wuerl, ha proposto invece una riflessione sul’istituzione dell’Eucaristia durante l’Ultima Cena. Il servizio di Tiziana Campisi:


    “Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia essa commemora la Pasqua di Cristo, la sua morte e Risurrezione e la rende attuale”: con queste parole mons. Donald Wuerl ha spiegato il senso della celebrazione eucaristica, sottolineando che “noi non siamo spettatori quanto, piuttosto, partecipanti” del mistero Eucaristico. Ribadendo, poi, che Cristo è morto in croce per liberare l’intera umanità dalla schiavitù del peccato, il presule ha aggiunto che Gesù ha creato un nuovo popolo di Dio, grazie al dono del suo Spirito. Ma in che modo i fedeli possono entrare nel Regno di Dio e condividere il mistero dell’Eucaristia? L’arcivescovo di Washington indica tre strade: la fede, che ci fa dire “Io credo”; la speranza, che ci fa vivere la vita come un dono; e la carità, che riempie d’amore i cuori e rende tutti gli uomini figli di Dio. Di squilibri sociali ha parlato invece nella sua testimonianza Jean Vanier, iniziatore dell’Arche, fondazione che - presente in 30 Paesi con 124 comunità - accoglie circa 2.700 persone con handicap mentali. Vanier ha sottolineato la necessità di culture che si aprano ai più poveri e deboli evidenziando che la comunione eucaristica trova compimento nel vivere realmente al fianco dei disagiati e degli emarginati.

     
    “Noi che celebriamo il Pane del cielo, il dono di Dio per la vita del mondo, non possiamo saziarci di questo pane di vita senza preoccuparci della sorte degli affamati”, ha affermato invece il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e presidente del Congresso eucaristico internazionale, durante l’omelia della Messa che ha concluso i lavori della seconda giornata. Il porporato ha voluto ricordare la crisi alimentare che sta interessando diversi Paesi a causa degli elevati costi delle derrate di base come riso e mais. I prezzi esorbitanti, ha detto l’arcivescovo di Québec, lasciano i poveri in una situazione intollerabile. Per il porporato è necessaria un’azione rapida da parte dei governi e delle Nazioni Unite, “per soccorrere gli affamati e ristabilire l’equilibrio nella produzione alimentare e negli scambi commerciali”. Il cardinale Ouellet ha chiesto inoltre un impegno comune “per una più giusta circolazione degli alimenti di base, senza dimenticare l’acqua, perché i poveri non siano esclusi dalla tavola comune”. Diciamo di nuovo "si", ha concluso il porporato, "alla condivisione del pane quotidiano con tutti gli affamati, chiedendo allo Spirito Santo di rinnovare la nostra fedeltà entusiasta verso la Santa Eucaristia, dono di Dio per eccellenza”.

     
    Il Congresso di Québec è un'occasione privilegiata per fare il punto su come i fedeli dei vari Paesi vivano il loro rapporto con l'Eucaristia. La testimonianza della Chiesa brasiliana è stata portata in Canada dal cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia, intervistato da Viktoria Somogyi, inviata a Québec del Programma ungherese della nostra emittente:


    "Questo Congresso eucaristico internazionale è una vera professione di fede della Chiesa nell’Eucaristia, perché il momento più importante della nostra vita cristiana è la nostra partecipazione all’Eucaristia. E celebrare l’Eucaristia vuol dire sempre avere, davanti a sé, il sacrificio di Cristo per celebrare, fino alla fine dei tempi, la sua offerta al Padre. Così, il Congresso eucaristico è una celebrazione dell’Eucaristia. Per noi, in America Latina - in modo particolare posso parlare della mia esperienza in Brasile - la riforma liturgica è stata un gran momento, un beneficio straordinario per noi, perché ha permesso anche nella nostra lingua - e in quella di ogni altro Paese - di celebrare e partecipare in modo più facile, attivo alla liturgia. E questo piace tanto alla gente, soprattutto il preparare la celebrazione. Il nostro popolo vuol bene all’Eucaristia, vuole anche continuare la presenza del sacrificio sia nell’adorazione eucaristica, che nei momenti di processione - che a noi piace tanto - e poi di penitenza. Tutto questo è una cosa che in America, e in particolare in Brasile, molto gradita".

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    La Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità dedicata alla difesa delle terre per un'agricoltura sostenibile. L'opinione di Andrea Masullo

    ◊   Si celebra oggi la Giornata Mondiale contro desertificazione e siccità. Il tema scelto quest’anno riguarda la lotta al degrado delle terre per un’agricoltura sostenibile. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sottolinea nel suo messaggio per l’occasione che la comunità internazionale riconosca le terre aride e i territori di confine - dove vive quasi la metà dei poveri del mondo - non più come terre inutili. Ma quali sono i dati più recenti riguardanti il processo di desertificazione e quali le possibili soluzioni? Lucas Dùran ha ascoltato in proposito il professor Andrea Masullo, docente di teoria dello Sviluppo Sostenibile all’Università di Camerino:


    R. - Abbiamo una popolazione in forte crescita ed una sempre minor disponibilità alimentare, una sempre minor disponibilità di terre coltivabili a causa del processo di desertificazione. Soltanto alcuni dati: in Africa, il Sahara avanza verso il Sahel. Un Paese popoloso come la Nigeria, che aveva soltanto negli Anni Cinquanta 33 milioni di abitanti, oggi ne ha 132 ed ogni anno perde 350 mila ettari di terre agricole e di pascoli e questo anche a causa di una eccessiva pressione del bestiame sui pascoli che rimangono. In Cina, invece, il processo sta accelerando in maniera incredibile al punto che, negli ultimi 20 anni, si perdono - mediamente - ogni anno circa 3600 chilometri quadrati di terre produttive, che diventano deserto.

     
    D. - Quali sono i sintesi le cause ed i motivi di questo processo di desertificazione?

     
    R. - Tutto inizia con la deforestazione, con la sostituzione del bosco con pratiche agricole non corrette, eccessive pressioni sui terreni che finiscono così di subire processi di erosione ad opera del vento e dell’acqua e alla fine si perde quello che è lo strato biologicamente attivo del terreno e che tutti conoscono con il nome di humus. Questo processo è peggiorato dai cambiamenti climatici: la FAO ritiene che le aree desertiche siano destinate ad aumentare entro il 2080 di circa il 10 per cento proprio a causa dei cambiamenti climatici.

     
    D. - Quali le soluzioni, se ve ne sono?

     
    R. - Per trovare le soluzioni basta pensare alle cause. Anzitutto, è necessario bloccare i cambiamenti climatici il più rapidamente possibile, anche purtroppo la discussione riguardo ai provvedimenti e agli accordi internazionali procede molto lentamente e su obiettivi che, giorno per giorno, appaiono sempre più modesti ed inadeguati. Bisogna fare in fretta e questo è certamente il motivo principale. C’è poi il problema del difendersi comunque da un processo di riscaldamento del pianeta che, per quanto possiamo cercare di ridurre, ci sarà. E’ quindi necessario attuare pratiche agricole più rispettose dell’ambiente, cercando di aver cura del contenuto organico dei terreni, evitando una agricoltura troppo invasiva e troppo intensiva. E’ necessario poi fare anche attenzione all’eccesso di consumo di carni, perchè la produzione di foraggi ed i pascoli sono altre attività che innescano, nelle aree a rischio, i processi di desertificazione.

     
    D. - L’impatto di biocombustibili ha una incidenza sul processo di desertificazione?

     
    R. - Certamente, perchè pensare di alimentare con carburanti i circa 800 milioni di veicoli che si prevede circolino nel mondo esercita una ulteriore pressione sulle aree coltivabili. Ripetiamo che nel mondo c’è un grave problema di carenza alimentare che andrà ad aggravarsi e, quindi, mettere in competizione l’alimentazione delle automobili con l’alimentazione delle persone umane apre un problema etico che - e credo con urgenza - l’economia mondiale deve affrontare. Non è possibile continuare ad ignorare la drammaticità di questi dati, senza prendere provvedimenti immediati.

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    In corso a Genova, il 42.mo Convegno nazionale degli Uffici catechistici diocesani. Intervista con mons. Walther Ruspi

    ◊   "La vocazione formativa delle comunità cristiane" è il titolo del 42.mo Convegno nazionale che ha richiamato da ieri a Genova 250 responsabili degli Uffici catechistici diocesani d'Italia. In apertura dei lavori, è stato letto un passaggio del Messaggio di Benedetto XVI per la 23.ma Giornata mondiale della gioventù. Quindi, è toccato a mons. Walther Ruspi, direttore dell'Ufficio catechistico nazionale, tenere la relazione introduttiva. Fabio Colagrande lo ha raggiunto telefonicamente, chiedendogli quale sia il tema principale dibattutto dai convegnisti:

    R. - Noi stiamo continuando con questa attenzione, grande, al mondo degli adulti. Parliamo di catechesi degli adulti, ma questa parola, “catechesi”, oggi la dovremo sostituire più con "evangelizzazione": aiutare a realizzare una pastorale di accompagnamento per riscoprire la fede. Stiamo guardando un po’ come le Chiese stiano vivendo questo sforzo di rinnovamento pastorale, in che modo siano di fronte a problemi che potremmo dire comuni, che provengono da questa forte presenza di secolarizzazione all’interno, non solo della società, ma anche della vita privata. Però, si possono trovare vivissimi segni di domanda di fede, domande di senso della vita, ri-comprensione di qualccosa di nuovo che si prospetta innanzi ad un Vangelo che si apre.

     
    D. - Uno dei temi trattato dai vescovi italiani negli ultimi anni è quello di "accompagnare" la fede degli adulti: la necessità, cioè, di riavvicinare in età adulta alla fede persone che molto spesso hanno compiuto un percorso formativo cristianoetà adulta alla fede. In questa direzione, va "cnche la lettera" ai cercatori di Dio che è stata annunciata qualche mese fa dalla Commissione episcopale per la e della qualena della fede di cui parlerete in questo incontro?

     
    R. – Sarà presentata domani nelle sue linee essenziali, tenendo presente che l’approvazione di questo strumento di accompagnamento nella ricerca, nella riconsiderazione della fede, verrà poi presentato al Consiglio permanente nel mese di settembre. Dare nelle mani di coloro che si sono avvicinati alla fede in un esperienza di gruppo, o attraverso una prima iniziale riflessione personale, o tramite iniziative di primo approccio, alcune linee ed elementi essenziali propri di una crisi che si coniuga con le domande della vita, tutte queste dimensioni sono un po’ come dei passaggi esistenziali che cercano di penetrare queste situazioni, in modo da poter diventare dei passaggi alla fede o dei passaggi di fede nuova.

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    Nei cinema il film "Il resto della notte": uno spaccato dell'Italia e delle nuove paure legate al fenomeno dell'immigrazione

    ◊   Francesco Munzi firma la sua seconda regia, "Il resto della notte", accolta con vibrante successo al Festival di Cannes. Una visione cupa della società italiana, arroccata su diffidenze e rassegnazione, costretta alla paura per la presenza di immigrati stritolati, a loro volta, da meccanismi di sopravvivenza che portano troppo spesso al delitto. Il servizio di Luca Pellegrini:


    La paura che infetta l’animo, che chiude il cuore all’ascolto; e la paura concreta dell’altro, che sgretola la società e la riduce ad un perpetuo campo di battaglia. Il panorama è fosco, per Francesco Munzi: anche di giorno, nella città dei contrasti e dei rifiuti, i colori sembrano essere quelli della notte, ossia freddi, uggiosi, senza vita, senza tonalità di sorta. Due famiglie entrano in collisione e si scontrano in questo piccolo cosmo in cui tutti soffrono diverse disperazioni e tradimenti: quella italiana borghese, arroccata su certezze che ormai non ci sono più, che valuta tutto non più in base alla bontà, ma al benessere e alla bellezza; quella rumena, che sopravvive di espedienti delittuosi e non può più, in questo contesto esacerbato e malato, trovare accoglienza, comprensione, futuro. Per gli uni è vitale il senso dell’apparente continuità; per gli altri tutto diventa sopravvivenza. La tragedia è alle porte e la speranza forse consiste in una fuga dal mondo, in una fuga senza meta. Non si spaventa affatto, il giovane e bravo regista romano, nell’affrontare così di petto questa società viziata che, nella condivisione delle colpe, ha creato divisioni inconciliabili. E precisa:

     
    R.- Il sentimento che volevo dare è proprio quello di un momento storico e, quindi, di un’Italia che ha un po’ perso la strada. Questo sentimento è trasversale nei miei personaggi, che sono fra loro diversissimi. Viene rappresentata la borghesia industriale, rinchiusasi un po’ in una villa, che è poi quasi il simbolo della chiusura di gran parte dell’Italia. Ho voluto, però, poi anche confrontare questa Italia asserragliata e chiusa con personaggi che, invece, faticano ad emergere e quindi l’emarginazione dell’Italia, ma anche l’emarginazione degli stranieri.

     
    D. - A Sandra Ceccarelli, una madre senza nemmeno più il richiamo della famiglia, serve poco anche il rintocco di una campana che la guida dinanzi ad una immagine di Maria. Così l’esigenza dello spirito, del raccoglimento, del confronto con valori che sembrano perduti, scivola in qualche modo sulla superficie di una vita fatta più di gesti che di atti concreti e decisioni ponderate...

     
    R. - Silvana è un personaggio che è, anche lei, un po’ alla ricerca di qualcosa, ma ha perduto anche un po’ la forza per cercarla. Si divide, quindi, tra questa ricerca un po’ generica: entra in una chiesa ma - essendo molto chiusa - non riesce ad elaborare la sua sofferenza e dargli una dimensione. La vediamo entrare in una Chiesa e la troviamo poi in una setta quasi "new age": è un po’ uno sbando, e non solo ideologico ed ideali, ma dello spirito e del sentimento. Ho una visione in questo momento che non è certo molto positiva, ma credo anche che sia giusto raccontare certi momenti ed il mio sentimento, per poi di ripartire, ripartire da zero, e cercare poi di nuovo di costruire.

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    Chiesa e Società



    L'impegno delle autorità congolesi contro i bambini-soldato nella Giornata del Bambino africano

    ◊   La Repubblica Democratica del Congo intende sradicare completamente la triste piaga dei bambini soldato. L'impegno è stato assunto in occasione della Giornata Internazionale del Bambino africano, da Alphonse Tumba Luaba, Direttore del Programma nazionale per il Disarmo, la Smobilitazione e il Reinserimento degli ex appartenenti delle formazioni armate che si sono combattute nelle diverse guerre civili congolesi (1996-1997 e 1998-2003). ''Dal 2001 circa 30mila bambini sono usciti dai gruppi armati nel nostro Paese'' ha ricordato Alphonse Tumba Luaba. "Secondo stime attuali, vi sono ancora tra i 3mila e i 6mila bambini all'interno di differenti gruppi armati. Diciamo basta ai saccheggiatori, ai ladri dell'infanzia'', ha aggiunto ricordando che la coscrizione di bambini di meno di 15 anni d'età e il loro utilizzo nei conflitti costituiscono ''un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità". Permangono però forti perplessità derivanti dalla situazione nell'est del Paese, in particolare, nella provincia del Kivu, dove sono presenti ancora diversi gruppi armati che prendono di mira la popolazione civile, rapendo i bambini per reclutarli a forza nelle proprie fila. Nonostante l'accordo firmato da tutte le formazioni armate del sud e del nord Kivu per riportare la pace nell'area (il cosiddetto "accordo di Goma"), l'instabilità e le violenze continuano. I firmatari dell'accordo di Goma si sono impegnati nel perseguire il "programma Amani" ("Amani", significa "pace" in Swahili), che prevede la liberazione di tutti i bambini e gli adolescenti reclutati a forza. Un impegno però che non è stato finora rispettato. Accanto al dramma dei bambini soldato vi è poi quello delle donne e delle bambine violentate dalla soldataglia, in violenze che sono sistematiche e che fanno pensare ad una ben precisa strategia per terrorizzare la popolazione locale. Nel 2007 nel nord Kivu sono stati commessi il 47% degli stupri denunciati nella RD del Congo, mentre nel sud Kivu il 20%. L'Associazione africana per la difesa dei diritti umani denuncia inoltre la detenzione illegale di bambini da parte delle autorità congolesi. (R.P.)

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    L'emergenza cibo al centro della 25.ma Conferenza regionale della FAO, in corso a Nairobi

    ◊   I ministri dell’agricoltura africani discutono della crisi alimentare mondiale, nel corso della 25.ma Conferenza regionale della FAO, che si è aperta a Nairobi. Tema centrale del confronto, che si è aperto ieri e durerà fino al 20 giugno, alla presenza, oltre che di politici anche di ampie delegazioni di esperti, il miglioramento della gestione delle acque per incentivare la produzione agricola e quindi far fronte ai bisogni alimentari delle popolazioni che sono colpite da questa tragica crisi. Un messaggio di fiducia è stato trasmesso dal direttore generale dell’agenzia dell’ONU, Jacques Diouf, che si è detto fiducioso che dalla conferenza emergano raccomandazioni utili per rilanciare l’agricoltura e quindi la sicurezza alimentare in Africa. Da rilevare l’intervento del ministro dell’Agricoltura kenyano, William Ruto, presidente della Conferenza, il quale ha indicato, nella debolezza della produzione agricola, la principale causa della crisi alimentare africana, esacerbata dall’aumento dei prezzi a livello mondiale, dalla forte domanda di cereali, dall’impatto del clima e dai rincari dei prodotti energetici e dei concimi. (Da Nairobi: Giulio Albanese) h

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    Il rapporto di Africa Progress Panel: 100 milioni di persone a rischio povertà assoluta

    ◊   Cento milioni di persone rischiano di ripiombare nel baratro dell’assoluta povertà: è la tragica fotografia della situazione del continente africano che si legge nel rapporto “Sviluppo dell’Africa: promesse e prospettive”, presentato ieri in Sudafrica dall’Africa Progress Panel (APP) e riportato dall’agenzia Misna. L’organizzazione, creata nel 2007 e presieduta dall’ex segretario generale dell’ONU Kofi Annan, segnala come non siano stati rispettati gli impegni assunti dal G8 di raddoppiare l’assistenza all’Africa entro il 2010. In vista del prossimo vertice dei Paesi industrializzati, dal 7 al 9 luglio a Hokkaido, in Giappone, Africa Progress Panel ha preparato alcuni argomenti da sottoporre: innanzitutto la crisi alimentare, cioè politiche economiche che garantiscano una produzione di cibo sufficiente a sfamare il pianeta; politiche di aiuti, in termini quantitativi e qualitativi; strategie commerciali, ossia maggiore accesso ai mercati e regole più eque. Utile la discussione anche sui cambiamenti climatici, da combattere con la prevenzione della deforestazione e l’investimento nelle energie rinnovabili; le infrastrutture, cioè come garantire accesso all’acqua e al sistema sanitario; il buon governo, per mettere fine alla corruzione dilagante. (R.B.)

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    Allarme delle ONG sulla distribuzione degli aiuti in Zimbabwe. A rischio i bambini

    ◊   C’è speranza nell’incontro tra le autorità dello Zimbabwe e Agostinho Zacarias, coordinatore ONU per gli aiuti umanitari. Quest’ultimo ha fatto sapere che intende chiedere al governo di Harare il ripristino della distribuzione dei generi alimentari, di acqua potabile e l’assistenza sanitaria. Nelle ultime settimane, l’esecutivo di Mugabe ha sospeso le attività di 33 Organizzazioni non governative locali e straniere perché considerate troppo vicine al partito di opposizione. Una scelta che, secondo gli analisti, servirebbe a coprire le violenze e le intimidazioni della campagna elettorale in vista del ballottaggio presidenziale, previsto per il prossimo 27 giugno. Come scrive l’agenzia Sir che riporta l’appello dell’associazione Amici dei bambini (AIBI), “anche lo Zimbabwe è diventato teatro di violenti scontri politici e a pagarne le conseguenze sono soprattutto i bambini” soprattutto gli orfani che sono oltre un milione. Nel Paese l’80% della popolazione è disoccupata e sotto la soglia di povertà, secondo l’AIBI sono quattro milioni le persone che dipendono dagli aiuti umanitari delle 33 ONG, 1,6 milioni gli orfani che beneficiano dei progetti destinati all’infanzia abbandonata nel paese.(B.C.)

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    L’Unione internazionale delle telecomunicazioni propone un numero unico per le linee d’assistenza ai minori

    ◊   L’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT) ha annunciato ieri a Ginevra di aver proposto l’adozione di un numero telefonico internazionale unico per i centri d’ascolto rivolti ai bambini. Il numero dovrebbe essere il 116 111, facile da memorizzare per i più piccoli e già attivo in molti Paesi per l’accesso ai centri gestiti dalle organizzazioni per la protezione dell’infanzia. La proposta è stata avanzata anche dall’organizzazione Child Helpline International (CHI), una rete internazionale di linee d’assistenza che ha ricordato come ad esse, tra il 2005 e il 2006, siano arrivate ben 10,5 milioni di chiamate da parte di minori che avevano bisogno di consigli, orientamenti e aiuto. (R.B.)

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    Nelle Filippine oltre 160 milioni di euro raccolti in quattro anni con le “briciole” del cardinale Rosales

    ◊   “L’iniziativa dimostra la compassione del popolo filippino. Il Fondo ci ha ricordato, con una dimostrazione pratica, il più importante insegnamento divino: l’amore”. E’ quanto ha detto, come riportato da Asianews, il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, illustrando i dati del “Pongo ng Pinoy” (Fondo per i filippini), nato esattamente quattro anni fa. Nel corso della Messa di ringraziamento, celebrata nella scuola cattolica Paco della capitale filippina, il porporato ha ricordato che nel corso di questo periodo, la cosiddetta “teologia delle briciole” ha permesso alla Chiesa locale di raccogliere 161 milioni di pesos, pari a circa 2,3 milioni di euro, destinati a progetti di sviluppo per i poveri della nazione. Attualmente, grazie ai 25 centesimi donati da ogni cattolico su invito dell’arcivescovo di Manila, oltre 80 progetti di sviluppo si auto-finanziano senza bisogno di interventi governativi. “Molte industrie hanno dato grosse somme di denaro, ma la maggior parte di quanto abbiamo raccolto viene veramente dai 25 centesimi di tutti i cattolici – ha sottolineato Henrietta de Villa, presidente di un centro di raccolta donazioni del Fondo - i dati crescono di anno in anno e fino ad ora niente fa pensare ad un rallentamento delle donazioni. È come un miracolo”. Per il cardinale Rosales, “questo insegnamento è un antidoto contro l’avarizia ed un modo importante per ricordarsi delle cose importanti in questo periodo di crisi. Una volta che si ama, si deve donare. Come diceva Gandhi – ha ricordato il porporato- il mondo può risolvere ogni problema, fatta eccezione per l’avarizia: questa può distruggere persino l’amore divino”. (B.C.)

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    In Myanmar, la giunta militare ha deciso di fermare l’invio di medici dall’estero

    ◊   Stop ai medici stranieri nelle zone colpite da Nargis, il ciclone che tra il 2 e il 3 maggio si è abbattuto sul Myanmar: è questa la decisione della giunta militare dell’ex Birmania che ha bloccato il terzo team di dottori dalla Thailandia il cui arrivo nel Paese era previsto per ieri. La notizia è stata riportata dall’agenzia AsiaNews. Secondo il regime, infatti, per il soccorso dei profughi sono sufficienti i medici locali e l’emergenza è passata, tanto che molti campi, soprattutto nel delta dell’Irrawaddy, sono stati chiusi. Il quotidiano locale The Irrawaddy, però, lancia l’allarme: i 2,4 milioni di sfollati rischiano di restare senza l’aiuto dei donatori privati, a causa dei continui ostacoli posti dalle autorità locali. Secondo l’organo di stampa, molti donatori privati hanno dovuto pagare pedaggi costosi per trasportare gli aiuti, sono stati costretti a scambiare il loro materiale con altro più scadente o addirittura è stato loro confiscato il carico. Inoltre, a complicare la situazione, è intervenuta la scarsa disponibilità dei mezzi e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. (R.B.)

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    L’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati: a fine 2007 erano 67 milioni

    ◊   Alla fine del 2007 erano 67 milioni in tutto il mondo le persone costrette a vivere lontano dalle proprie case: è lo sconcertante dato pubblicato oggi a Ginevra dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Il trend, in calo per cinque anni, dal 2001 al 2005, è cresciuto per il secondo anno consecutivo. Secondo i dati forniti, a fine 2007 ben 11,4 milioni di rifugiati risultavano fuggiti dal loro Paese (contro i 9,9 dell’anno precedente), 26, invece, sfollati all’interno dei propri confini nazionali a causa di guerre o persecuzioni (nel 2006 erano 24,4 milioni). A questi si sommano i 25 milioni di sfollati a causa di disastri naturali e i 4,6 milioni di rifugiati palestinesi. (R.B.)

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    L'arcivescovo di Pechino sollecita un'accoglienza pastorale e spirituale per le prossime Olimpiadi

    ◊   Mons. Giuseppe Li Shan, arcivescovo di Pechino, ha convocato una riunione per la preparazione dell'arcidiocesi alle Olimpiadi, che verranno inaugurate l'8 agosto prossimo nella capitale cinese. Mons. Li - riferisce l'agenzia Fides - ha sollecitato tutti i parroci, le religiose e i laici a mobilitarsi per offrire le migliori iniziative pastorali e di evangelizzazione ai cinesi e agli stranieri: “ogni parrocchia deve mettere a disposizione dei laici competenti per l’accoglienza e per esaudire le richieste di cattolici e non cattolici, che vogliono entrare in chiesa o partecipare ad un servizio religioso”. Inoltre l'arcivescovo ha nominato don Matteo Zhen, cancelliere diocesano, come responsabile dell’Ufficio per l’accoglienza degli stranieri. L'arcidiocesi ha già messo a disposizione 16 sacerdoti, oltre a religiose e laici, a servizio del Villaggio Olimpico. Oltre alla preghiera di tutti i cattolici, l'arcidiocesi offrirà la celebrazione della Santa Messa in inglese, francese e italiano per tutti gli ospiti. I sacerdoti stranieri potranno celebrare la Santa Messa nella propria lingua nelle chiese di Pechino quando lo vorranno. (R.P.)

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    Mons. Fuad Twal, nuovo patriarca latino di Gerusalemme, invia un messaggio ai cattolici di espressione ebraica

    ◊   Un messaggio alla comunità cattolica di espressione ebraica e un invito a “incontrarsi presto” per pregare insieme per la pace a Gerusalemme e nei Luoghi Santi è stato inviato da mons. Fuad Twal, che domenica 22 giugno s’insedierà come nuovo patriarca latino di Gerusalemme. Il presule, in un’intervista rilasciata al sito della Custodia di Terra Santa e riportata dal SIR, spiega quali saranno le linee guida del suo patriarcato. Ha ricordato la gioia di vivere da cristiani, la necessità di riscoprire il valore del silenzio nel servizio diplomatico, ma senza incorrere nella paralisi, ha sottolineato la prudenza e il coraggio nel parlare, ma riconoscendo i propri limiti, l’esigenza di accogliere, ascoltare e soprattutto di affidarsi a Dio nella preghiera. Mons. Twal ha ben presente anche l’aspetto politico del suo incarico, sebbene preferisca sottolinearne quello pastorale e spirituale: “La politica mi riguarda nella misura in cui influisce sulla vita degli uomini, la loro dignità e sicurezza”, ha detto. Si definisce “colpito” dalla costruzione del muro e dalla “tensione” attuale; le sue priorità sono moltiplicare i contatti con sacerdoti, parrocchie, fedeli e comunità religiose, essere presenti in diocesi e dedicarsi a Giordania, Palestina e Israele. La cerimonia d’insediamento avrà luogo nella Basilica del Santo Sepolcro, preceduta, il giorno prima, da una Messa d’addio del patriarca uscente, Michel Sabbah, nella Basilica del Getsemani. Il 23 giugno, poi, la prima Messa del nuovo patriarca, il 25 il solenne ingresso nella Basilica della Natività a Betlemme. (R.B.)

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    Le sofferenze dei cristiani in Iraq ricordate in una Messa da mons. Hollis di ritorno a Londra da un viaggio nel Paese del Golfo

    ◊   Il direttore del Dipartimento per gli affari internazionali della Conferenza episcopale inglese, mons. Crispin Hollis, di ritorno da una visita in Iraq, ha celebrato ieri nella cattedrale di Westminster a Londra una Messa per i cristiani iracheni durante la quale ha raccontato la sua esperienza, come riportato dall’agenzia Sir. “Pensiamo di conoscere abbastanza di quanto accade laggiù - ha detto - ma se allarghiamo l’orizzonte al di fuori del campo militare ci rendiamo conto di come la comunità cristiana soffra e sia continuamente minacciata e sottoposta a violenze”. Il presule ha ricordato tutti i vescovi, sacerdoti e laici uccisi da estremisti di ogni parte e ha sottolineato come, nonostante questo, nel Paese abbia incontrato “persone dalla fede forte”. Mons. Hollis ha quindi invitato i fedeli presenti a pregare per la pace in Iraq e per la fine delle sofferenze del suo popolo. (R.B.)

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    La Chiesa kenyana esprime il suo disaccordo per la possibile amnistia per le violenze post-elettorali

    ◊   “Deve essere chiaro che chi commette un crimine è chiamato a risponderne e che la giustizia va rispettata”. Sono le parole del cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, intervenuto sulla proposta di un’amnistia per coloro che hanno commesso crimini in Kenya dopo le elezioni svoltesi a fine dicembre. Le violenze post-elettorali avevano provocato oltre 250 morti e centinaia di migliaia di sfollati. L’iniziativa è stata avanzata dal primo ministro Raila Odinga, capo dell’ex partito dell’opposizione, ma è osteggiata dalla formazione del presidente Mwai Kibaki che invece chiede l’apertura immediata di processi contro i presunti responsabili. Sono migliaia le persone in carcere, in maggioranza simpatizzanti e sostenitori dell’opposizione. Come riporta la Misna, per il cardinal Njue se la mozione venisse approvata porterebbe “solo nuove divisioni” nel Paese. (B.C.)

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    Appello dei vescovi peruviani contro il narcotraffico nella Sierra Central

    ◊   E’ forte la denuncia contro la presenza del narcotraffico da parte dei vescovi della regione peruviana della Sierra Central. In una lettera pastorale congiunta, i presuli, con determinazione e chiarezza, riportano l’attenzione sul fenomeno e, al tempo stesso, rinnovano la solidarietà della Chiesa alle popolazioni del luogo che subiscono le “peggiori conseguenze di azioni illegali e illegittime”. Il documento porta la firma dell’arcivescovo di Ayacucho, mons. Luis Sebastiani Aguirre, di mons. Richard Alarcón Urrutia, vescovo di Tarma; di mons. Juan Carlos Vera, vescovo Prelato di Caravelí; di mons. Jaime Rodríguez Salazar, vescovo di Huánuco; di mons. Gerardo Zerdín, vescovo Vicario apostolico di San Ramón e di mons. Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo. I presuli peruviani ricordano che la droga oltre a distruggere milioni di vite umane sta compromettendo il più grande polmone del pianeta: l’Amazzonia. Nel documento si sottolinea un altro danno provocato dal narcotraffico e che purtroppo si conosce poco: “il grave inquinamento dei fiumi e dei corsi d’acqua minori” che attraversano questi immensi territori. Infatti, come è stato denunciato più volte da parte di organismi internazionali, nell’elaborazione della “pasta di coca”, dalla quale poi sarà ricavata la cocaina pura, si utilizzano diversi reagenti chimici come acido solforico e acetone che poi vengono riversati sul terreno e direttamente nei fiumi. I vescovi peruviani, denunciando la gravità di “quanto accade in queste terre e le cose di cui sono vittime le popolazioni”, rilevano che tutto ciò “è una minaccia contro la vita, contro la dignità delle persone, contro il lavoro e l’economia sia locale che nazionale”. In particolare, i presuli ricordano che queste attività attentano “contro la legalità delle istituzioni, soprattutto, quando le leggi sono violate non solo da parte dei narcotrafficanti ma anche, in alcuni casi, da parte di collaboratori, complici e protettori della corruzione”. Perciò, concludendo le loro riflessioni, i vescovi lanciano “un appello alle autorità, agli imprenditori, alle famiglie, alla società, ai mezzi di comunicazione sociale e alla stessa Chiesa perché facciano accrescere la presa di coscienza sulla gravità del problema”, ma al tempo stesso chiedono che siano date “risposte adeguate” ai bisogni delle persone più povere che spesso vengono utilizzate in questo commercio illecito.(L.B.)

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    Il Forum delle Famiglie spagnole contro la distribuzione gratuita della “pillola del giorno dopo”

    ◊   E’ forte la contrarietà del Forum delle Famiglie riguardo alla distribuzione gratuita della “pillola del giorno dopo” decisa da alcune regioni autonome della Spagna. In una nota diffusa ieri e riportata dall’agenzia Sir, si legge che si vuole far passare il farmaco come un anticoncezionale che “non danneggerebbe il diritto alla vita dell’embrione”. In realtà, secondo il presidente del Forum, Benigno Blanco, “può avere tanto un effetto inibitore sull’ovulazione quanto di distruzione di un embrione umano già esistente nel periodo che va dalla fecondazione all’annidamento nell’utero”. Il Forum denuncia inoltre una certa campagna per promuovere la liberalizzazione dell’uso della “pillola del giorno dopo” e renderla accessibile alle più giovani. “Una campagna – precisano le associazioni famigliari- che include informazioni inesatte sugli effetti abortivi di questo tipo di farmaci” perché si basa sulla considerazione che “è abortivo solo quel prodotto o meccanismo che agisce sull’embrione umano dopo il suo annidamento nell’utero”. Infine il Forum definisce allarmante il crescente consumo del farmaco abortivo Ru486 tra le ragazze. (B.C.)

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    Irlanda: nota dei vescovi sulla natura del matrimonio

    ◊   “La tradizione cristiana ritiene che la differenza sessuale è intrinseca alla nostra concezione del sacramento del matrimonio”, il cui significato “non è riducibile alle intenzioni degli individui e alle leggi della società”. A ribadirlo sono i vescovi irlandesi, in una nota diffusa all’indomani della notizia di una pseudo cerimonia nuziale in chiesa a Londra tra due pastori anglicani. La nota - ripresa dall'agenzia Sir - non cita direttamente questo avvenimento, ma parla del “dibattito attuale nella nostra società sulla natura del matrimonio, talvolta promosso da individui o da istituzioni che rivendicano il supporto degli ideali cristiani”. Nella concezione cristiana, puntualizzano invece i presuli irlandesi, “il matrimonio presuppone la reciprocità e complementarietà dei sessi” e “non è percepito semplicemente come una relazione qualsiasi, quanto piuttosto come un tipo ben preciso di relazione, con alcune caratteristiche di fondo”. In particolare, si legge nella nota della Conferenza episcopale irlandese, “la Chiesa afferma che il matrimonio comporta più dell’impegno reciproco di due persone”, perché “è orientato alla condivisione delle proprie vite e al sostegno reciproco”, oltre che “alla creazione di nuovi esseri umani come frutto del proprio amore”. E’ per la “salvaguardia “ di questi due obiettivi – conclude la nota – che “la relazione d’amore matrimoniale tra uomo e donna deve essere unica e fedele, esclusiva e durevole”. (A.M.)

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    A fine giugno, prende il via la rassegna musicale: "I concerti di Capri"

    ◊   Torna anche quest’anno, sull’isola di Capri, la rassegna musicale estiva “I Concerti di Capri”. Dieci le esecuzioni in programma, nell'arco di un mese, all’interno di una programmazione dedicata alla musica da camera, ai giovani talenti sulla scena concertistica internazionale e ai grandi autori del jazz. L’inaugurazione, il 27 giugno, è affidata all’attore Paolo Bonacelli, impegnato nella lettura di poche lettere familiari del Petrarca. La serata sarà accompagnata dalle musiche appositamente composte dal pianista Alessandro Nidi. Sul finire, il 26 luglio, un altro appuntamento sorprendente: in prima assoluta verranno eseguite alcune cantate ed aree di Hendel, recentemente scoperte dall’ensemble barocco “Musica perduta” ed eseguite dagli stessi con strumenti originali barocchi. “Musica perduta” è un prezioso laboratorio di ricerca sulla musica antica il cui scopo, oltre alla ricerca musicologia, è di proporre al pubblico i frutti degli studi presso biblioteche ed archivi. Anche quest’anno, la rassegna proporrà nomi di prestigio del panorama concertistico. Tra gli altri, la quattordicenne violinista, Mascia Diacenco, che si esibirà con i celeberrimi “Capricci di Paganini”.(A cura di Silvia Mendicino)

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    I portavoce delle Conferenze episcopali europee invocano nuove strategie di comunicazione per la Chiesa

    ◊   La Chiesa in Europa sta pensando a nuove strategie di comunicazione per introdursi nel “complesso panorama mediatico”. Due la strade che intende percorrere: potenziare le “risorse” già collaudate (con pubblicazioni, radio, tv e siti internet) affinché “vengano meglio coordinate” e utilizzare “le potenzialità dei new media”. E’ quanto è emerso dall’incontro degli addetti stampa e portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa che dall’11 al 14 giugno ha riunito a Roma presso la sede della Cei, 36 rappresentanti di 23 Paesi. Scopo dell’incontro – si legge in un comunicato diffuso oggi dal Ccee e ripreso dal Sir – è “promuovere il dialogo, la collaborazione e lo scambio di informazioni tra gli operatori della comunicazione delle Conferenze episcopali. In questa prospettiva, “molto importanti per i portavoce sono stati i momenti di confronto” con padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Consiglio delle Comunicazioni Sociali; con il direttore di “Signis Roma” e i responsabili della Radio Vaticana, della tv cattolica Sat2000 e dell’agenzia Sir/SirEuropa. Al rapporto tra Chiesa e il mondo dei media sarà dedicata la prossima assemblea plenaria del Ccee che si svolgerà a Esztergom-Budapest dal 30 settembre al 3 ottobre. Per prepararsi all’appuntamento, il Ccee sta svolgendo un’indagine per studiare la situazione in Europa. All’incontro, i portavoce hanno anche approfondito i meccanismi di costruzione dell’opinione pubblica e il rapporto tra il fenomeno delle migrazioni e del dialogo interreligioso con i media. (R.P.)

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    Nasce a Roma il primo mensile dedicato a San Paolo

    ◊   Sarà presentato a Roma il prossimo 23 giugno, presso la libreria San Paolo, “Paulus” il primo mensile interamente dedicato all’Apostolo delle Genti. Un’iniziativa che cade in occasione del bimillenario della nascita del “tredicesimo Apostolo” e che precede l’apertura ufficiale dell’Anno Paolino - il prossimo 28 giugno presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma - dove si stanno completando gli ultimi preparativi per accogliere al meglio Papa Benedetto XVI. In una nota, riportata dall’agenzia Sir, si legge che la rivista a colori intende “restituire all’Apostolo delle genti la familiarità e la vitalità che lo caratterizzano”. “Paolo – prosegue la nota - è una figura chiave della cultura mondiale eppure anche le assemblee liturgiche, invitate ad ascoltarne la voce ogni domenica, hanno un rapporto sporadico e talora difficile”. Sono molti i contributi importanti per il primo numero di “Paulus”, fra gli altri: mons. Gianfranco Ravasi, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e mons. Domenico Sigalini. In ogni numero sarà presente un dossier nel quale verrà presentato il contesto storico e sociale, sviluppando i contenuti delle Lettere di San Paolo e presentando i luoghi che hanno conservato memoria del suo passaggio fino a oggi, poi alcune interviste a personalità del mondo ecumenico e interreligioso, secondo un’ottica multiculturale. Contestualmente al mensile, nascerà anche il progetto www.paulusweb.net. (B.C.)




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    La diocesi di Milano in pellegrinaggio a Lourdes con il cardinal Tettamanzi

    ◊   Saranno almeno cinquemila i milanesi che hanno risposto all'invito a loro rivolto dal cardinale Dionigi Tettamanzi per il pellegrinaggio a Lourdes che si terrà dal 24 al 27 giugno. Occasione del viaggio è il 150.mo anniversario delle Apparizioni della Vergine a Bernadette ma anche il ricordo del pellegrinaggio a Lourdes indetto dall'allora cardinale Giovanni Battista Montini, cinquant'anni fa, a conclusione della grande "Missione di Milano". I pellegrini milanesi giungeranno in Francia attraverso i treni, gli aerei e i pullman organizzati dalla diocesi oltre che da OFTAL e UNITALSI. Si annuncia un pellegrinaggio ricco di momenti di intensa preghiera: l'apertura è prevista per la sera di martedì prossimo con la recita dei Vespri presso la Basilica Sotterranea San Pio X. Tra gli altri momenti importanti la Messa Internazionale del mercoledì celebrata dal cardinal Tettamanzi che guiderà anche il Flambeaux serale. Attesa anche per la Santa Messa di giovedì presso la Grotta delle Apparizioni cui seguirà nel pomeriggio la Processione Eucaristica, vero cuore pulsante della vita del Santuario adagiato sui Pirenei. La serata si concluderà poi con la recita del Santo Rosario guidato sempre dall’arcivescovo di Milano. Nella mattinata di venerdì è prevista la celebrazione della Santa Messa di chiusura del pellegrinaggio carico di attese e speranze per tutta la diocesi ambrosiana. Ogni pellegrino sarà invitato a compiere il cammino giubilare proposto dal Santuario con la visita dei luoghi legati alla Vergine e Bernadette: la Chiesa Parrocchiale con il fonte battesimale ove la Santa ha ricevuto il battesimo, il Cachot, l'umile casa ove la famiglia Soubirous viveva durante il periodo delle Apparizioni, la Grotta ove cielo e terra si sono incontrati e l'Ospizio presso il quale Bernadette ha maturato la sua vocazione. Un anno particolare questo per Lourdes, dove si fa grande l’attesa in vista del prossimo viaggio di Benedetto XVI. (Da Milano: Edoardo Caprino)

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    24 Ore nel Mondo



    È di 150, fra morti e dispersi, il bilancio dell’ultima tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo

    ◊   In questi giorni sono tantissime le "carrette del mare" tornate a sfidare le acque del Mediterraneo. L'ultimo "barcone della speranza" è affondato al largo delle coste libiche. A bordo erano c’erano 150 egiziani: se ne è salvato solo uno. Al momento, sono 40 i cadaveri recuperati, gli altri sono dispersi. Intanto, non si ferma l’incessante flusso di migranti che cercano di raggiungere le coste italiane e il Centro di permanenza di Lampedusa è praticamente al collasso. Questa tragedia riporta drammaticamente l’attenzione sul fenomeno immigrazione, un fenomeno spesso gestito da gente senza scrupoli. Ma perché dopo anni di interventi normativi non si è riusciti ad esercitare un controllo efficace? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Loretta Caponi, presidente del Forum delle Comunità Straniere in Italia:


    R. – Io non parlerei soltanto di controllo dell’immigrazione, ma parlerei piuttosto di un governo dell’immigrazione che finora non c’è mai stato né in Italia, né in Europa. Bisogna intervenire – certamente con forme di controllo ed anche di repressione laddove è necessario – ma anche prevenendo, accogliendo ed integrando. Tutto questo non c’è mai stato, mai!

     
    D. – Per quale motivo?

     
    R. – Forse perchè ciascuno aveva di fronte i propri cittadini che reclamavano una cosa o l’altra e quindi c’era chi reclamava maggiore accoglienza, pensando che questo fosse uno strumento importante – e certamente lo è – anche per l’integrazione, chi invece voleva una maggiore repressione. Ora, però, mi sembra che ci sia una omologazione anche in Europa, nel senso che reprimere la clandestinità e l’irregolarità sia una volontà comune. Da qui ad avere una legislazione similare, però, mi sembra che siamo ancora molto lontani.

     
    D. – Questo perchè si è legato, forse a torto, il problema immigrazione a quello della sicurezza?

     
    R. – Certamente ci sono stati degli episodi tremendi che hanno determinato questa necessità della sicurezza, ma la sicurezza riguarda anche gli stranieri ed i più deboli sono proprio gli stranieri. Anche gli stranieri si sentono, infatti, non accolti e si sentono insicuri perfino i giovani che sono nati in Italia, che hanno studiato in Italia, che vedono una diffidenza nei loro confronti e che molto spesso li fa sfuggire anche da forme di integrazione che possono essere messe in azione.

     
    D. – Dietro ogni immigrato c’è un caso umano, un caso da comprendere. Cosa cerca oggi chi decide di abbandonare tutto o per recarsi all’estero?

     
    R. – Anzitutto un cambiamento della propria vita, un cambiamento economico. Ma cercano anche democrazia, cercano il senso dei diritti umani, cercano anche loro una maggiore sicurezza. Tutto questo dà un senso di oppressione tale per cui sono spinti ad uscire ed anche a rischia la vita, come vediamo…

     
    Unione Europea
    E proprio oggi è in discussione alla plenaria del Parlamento europeo la nuova direttiva sull'immigrazione, che verrà votata domani. Ieri, un dibattito sui rifiuti ha stabilito la necessità di modalità più efficienti di riciclo e di una riduzione della produzione di rifiuti. Oggi, il Parlamento si é pronunciato per il sì all'adozione dell'euro in Slovacchia. Ma sulle nuove misure in materia di immigrazione illegale che verranno votate domani, ascoltiamo il servizio da Strasburgo di Fausta Speranza:


    Possibilità di un rientro volontario e in caso contrario provvedimento forzato di espulsione; promozione di un percorso legale per lavoratori qualificati con un'apposita certificazione, chiamata "blue card". Un massimo di 6 mesi per la detenzione in centri appositi. Sono i punti essenziali della direttiva europea sull'immigrazione. E poi c'è il progetto per sanzionare chi dà impiego a immigrati illegali. Si tratta di provvedimenti che esistono in vari Paesi al momento, ma il punto è che l'Unione Europea cerca con la direttiva che si vota domani di uniformare gli standard. In un momento che sappiamo difficile per i 27 Stati chiamati a trovare una soluzione all'impasse sulle riforme istituzionali, dopo il no referendario dell'Irlanda al Trattato di Lisbona. E a questo proposito è evidente a Strasburgo il lavorio di consultazione a vari livelli in vista del decisivo vertice dei capi di Stato e di governo che si apre giovedì. Va detto che, dal 2002, l'Unione Europea cerca di mettere a punto standard comuni in materia di immigrazione, ma va anche ricordato che in questo momento in Italia si discute sull'eventuale reato di immigrazione clandestina. Per quanto riguarda il provvedimento di espulsione, lenovità sono: la possibilità di un rientro volontario in un massimo di 4 settimane prima dell'espulsione forzata e 5 anni di divieto di rientro a diverso titolo nel Paese dove si è entrati illegalmente. Si vuole uniformare a 6 mesi il periodo di detenzione, aprendo a particolari eccezioni fino ai 18 mesi. Ora si va dai 32 giorni della Francia o i 40 dell'Italia ai 18 mesi della Germania e i 20 della Lettonia. Infine fa discutere - e finora ha incassato il "no" del Consiglio europeo per il costo ipotizzato - la proposta di assicurare assistenza giuridica gratuita agli illegali che vogliono fare ricorso. Certezza, invece, sulla possibilità di un appello e sul rispetto dei diritti umani.

     
    Bosnia
    La Bosnia Erzegovina ha mosso i primi passi ufficiali verso l’integrazione europea. Ieri, infatti, è stato firmato l'accordo di pre-adesione. I leader europei si sono congratulati con il presidente bosniaco, Haris Silajdzic, che si è detto particolarmente soddisfatto e sicuro che la volontà del popolo bosniaco sia quella di far parte dell’UE e della NATO. Il capo dello Stato è inoltre certo che l'Unione Europea aiuterà a mantenere l'unità e la coabitazione serena e ad alimentare il dialogo tra le diverse comunità del Paese.

    Striscia di Gaza
    Per la Striscia Gaza, si prospetta una tregua molto vicina. L’agenzia ANSA riferisce infatti che l’Egitto sarebbe riuscito a definire una bozza di accordo fra Israele e Hamas. La tregua è imminente anche per la radio militare israeliana, secondo la quale il viceministro della Difesa, Matan Vilnay, è impegnato oggi in una serie di sopralluoghi nei diversi valichi fra lo Stato ebraico e la Striscia, in vista di una graduale apertura degli stessi. La sensazione che un accordo sulla tregua sia imminente era stata espressa ieri separatamente anche dal presidente palestinese, Abu Mazen, e dal leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh.

    Turchia
    In Turchia, proseguono le violenze tra le truppe di Ankara e i ribelli Curdi del PKK. Ventuno miliziani che cercavano di infiltrarsi in Turchia dall'Iraq del nord sono stati intercettati dall'esercito turco e uccisi. Lo ha riferito il comando dello Stato maggiore delle Forze armate turche. Il 21 febbraio scorso, l’esercito turco aveva lanciato una vasta operazione terrestre contro le retrovie del PKK, inviando nel nord dell'Iraq migliaia di soldati. In quell'offensiva, durata una settimana, erano stati uccisi 240 ribelli curdi e 27 soldati turchi.

    Iraq
    Si continua a morire in Iraq: oggi, a Mossul, quattro persone, un padre e tre figli, sono stati uccisi e altri quattro membri della stessa famiglia arrestati da soldati USA, secondo quanto riferito dall’agenzia irachena Nina, in seguito a una perquisizione nella loro casa. Il fatto ha causato la protesta di 300 abitanti della zona che hanno gridato slogan anti-Stati Uniti davanti alla sede del governatorato. La notizia non è stata confermata dal comando multinazionale. Sempre a Mossul, il popolare giornalista, Muhiddin Abdul Hamid al-Naqib, 50 anni, della radio e tv statale al-Iraqiya, è stato ucciso mentre andava al lavoro. Secondo il direttore del canale, aveva subito ripetute minacce. Nella capitale Baghdad, inoltre, il bilancio di un attentato suicida realizzato con una moto è di quattro morti e tre feriti tra i combattenti dei Consigli del risveglio, gruppi sunniti alleati delle truppe americane.

    Libano
    Tre persone sono morte e 4 sono rimaste ferite negli scontri armati avvenuti in Libano, nelle prime ore del mattino nella Bekaa Valley, tra sostenitori del governo e oppositori. Lo hanno riferito fonti della sicurezza, precisando che nei villaggi di Taalbaya e Saadnayel sono state usate armi anticarro e lanciate granate, prima dell'intervento dei militari dei corpi scelti. Scontri di questo tipo tra sunniti, che sostengono la maggioranza, e sciiti dell'opposizione erano stati frequenti nelle scorse settimane in varie zone del Paese, prima del raggiungimento dell'accordo di Doha, in Qatar, che ha permesso l'elezione del nuovo presidente, Michel Suleiman, lo scorso 25 maggio.

    Afghanistan
    In Afghanistan, è tutto pronto per il maxi blitz delle forze afhgane e della NATO contro circa cinquecento talebani asserragliati in due villaggi del sud del Paese, nei pressi della città di Kandahar. Il capo della polizia della provincia ha annunciato un’operazione contro di loro mentre la popolazione civile della zona è in fuga per timore di rimanere coinvolta negli scontri. Del gruppo dei talebani fanno parte anche diversi evasi dalla prigione di Sarposa, che venerdì scorso era stata attaccata con un camion-bomba che ha consentito una clamorosa evasione di circa un migliaio di detenuti. E poi giunto oggi nel Paese il principe ereditario di Spagna, Felipe di Borbone, per una visita a sorpresa durante la quale incontrerà le truppe spagnole che partecipano alla missione ISAF.

    Cina
    In Cina, sarebbero 169 le vittime delle alluvioni cha hanno colpito nei giorni scorsi il sud del Paese. Lo afferma l’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua. A destare preoccupazione in particolare è la situazione nella provincia di Guangdong e in quella di Guanxi, dove oltre un milione di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 169

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