Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 13/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La crisi alimentare, la difesa dei valori morali, la pace in Terra Santa al centro dell’incontro tra il Papa e Bush, avvenuto in un clima di grande cordialità nei Giardini Vaticani
  • Altre udienze e nomine
  • Domani il Papa a Santa Maria di Leuca e Brindisi
  • Appello di Nairobi: le Chiese africane invitano tutto il mondo a sostenere i diritti e la dignità di immigrati e profughi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Consegnato questa mattina dal cardinale Rylko, il Decreto di approvazione definitiva dello Statuto del Cammino neocatecumenale
  • Verso il Sinodo sulla Parola di Dio: la riflessione di un biblista
  • Rapporto Caritas sull'immigrazione romena in Italia: intervista con mons. Nozza
  • La Chiesa celebra la memoria di Sant'Antonio di Padova
  • Chiesa e Società

  • Incontro a Roma dei portavoce delle Conferenze episcopali europee. L'intervento di mons. Celli
  • Kenya: appello alla riconciliazione tra sfollati e comunità ospitanti
  • Mauritania: la FAO inizia la distribuzione delle sementi
  • Il 49.mo Congresso eucaristico internazionale ricorderà le radici cattoliche della città di Québec
  • A Bogotà la IV Conferenza internazionale della Rete Cattolica per la Costruzione della Pace
  • Colloqui tra Chiesa locale e governo dello Stato indiano del Karnataka
  • Corea del Sud: Congresso nazionale delle Comunità Ecclesiali di Base
  • Sarà traslato da Torino a Sydney in occasione della GMG il corpo del beato Frassati
  • Aperto un nuovo Emporio della Caritas a Prato
  • In ricordo di Alberto Sordi, raccolta fondi per la cura dell’ Alzheimer
  • 24 Ore nel Mondo

  • Referendum sul Trattato di Lisbona in Irlanda: la probabile vittoria del no affonderebbe la Carta costituzionale europea
  • Il Papa e la Santa Sede



    La crisi alimentare, la difesa dei valori morali, la pace in Terra Santa al centro dell’incontro tra il Papa e Bush, avvenuto in un clima di grande cordialità nei Giardini Vaticani

    ◊   Un’udienza dal “protocollo particolare” per “ricambiare la cordialità dell’accoglienza” ricevuta dal Papa durante la visita dell’aprile scorso negli Stati Uniti. Così, la Sala Stampa vaticana spiega in un comunicato le ragioni dello svolgimento, per molti aspetti inedito, dell’udienza di Benedetto XVI al presidente americano George W. Bush, tenutasi stamani nella Torre di San Giovanni nei Giardini Vaticani. Tanti i temi affrontati nel colloquio privato tra il Papa e il presidente, dalla pace in Medio Oriente alla crisi alimentare, ai rapporti tra Europa e Stati Uniti. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Nel “cordiale colloquio” con il presidente Bush, informa la Sala Stampa della Santa Sede, il Papa “ha rinnovato prima di tutto la propria gratitudine per la calorosa e speciale accoglienza ricevuta negli Stati Uniti d’America e alla Casa Bianca durante il suo viaggio dell’aprile scorso, e per l’impegno nella difesa dei valori morali fondamentali”. Benedetto XVI e George W. Bush hanno poi parlato dei principali temi di politica internazionale: “le relazioni fra gli Stati Uniti d’America e l’Europa, il Medio Oriente e l’impegno per la pace nella Terra Santa, la globalizzazione, la crisi alimentare ed il commercio internazionale”, infine “l’attuazione degli obiettivi del Millennio”.

     
    Un’udienza particolare, dunque, quella tra il Papa e Bush. Il corteo presidenziale ha fatto il suo ingresso in Vaticano poco prima delle ore 11. Benedetto XVI ha accolto George W. Bush ai piedi della scalinata all’ingresso della Torre di San Giovanni. Alle ore 10.54, la stretta di mano tra il Papa e Bush, che ha ripetuto più volte di “essere onorato” per l’accoglienza riservatagli. Assieme al presidente, nel seguito, la First Lady, Laura, e l’ambasciatore americano presso la Santa Sede, la signora Mary Ann Glendon. L’inedito scenario dell’incontro ha sottolineato la particolare cordialità di questo evento. La Torre di San Giovanni - edificio medievale fatto ristrutturare da Giovanni XXIII - serve ora da alloggio per gli ospiti d’onore del Papa. Il colloquio privato tra il Pontefice e il presidente Bush, durato circa mezz’ora, si è svolto nello studio al primo piano dell’edificio medievale.

     
    Intorno alle 11.27, Bush e il Papa - accompagnati da mons. James M. Harvey, prefetto della Casa Pontificia - sono saliti all’ultimo piano della Torre, dal quale il Santo Padre ha mostrato al presidente una vista spettacolare di Roma ed in particolare della Cupola di San Pietro. Sono dunque scesi al piano terra, dove si è svolto il tradizionale scambio di doni. Bush ha regalato al Santo Padre una fotografia con il Papa stesso e il presidente e un album di foto sui momenti salienti della visita di Benedetto XVI alla Casa Bianca. Il Santo Padre ha contraccambiato con una fotografia con il Papa, il presidente e la moglie, scattata alla Casa Bianca, e quattro volumi sulla Basilica di San Pietro. E’ iniziata così la seconda parte della visita del presidente statunitense in Vaticano. Il Papa e Bush hanno lasciato la Torre ed hanno passeggiato, per una decina di minuti, nei Giardini Vaticani, fermandosi per alcuni istanti dinanzi alla grande “Campana del Giubileo del 2000”.

     
    La breve passeggiata si è conclusa alla Grotta di Lourdes. Qui, di fronte alla fedele riproduzione della “Grotta di Massabielle” - dono dei francesi a Leone XIII nel 1902 - si è tenuto un breve omaggio musicale. Il Papa, il presidente e i rispettivi seguiti hanno potuto ascoltare due Mottetti: l’Exultate Deo di Giovanni Pierluigi da Palestrina e l’Alma Redemptoris Mater di Giuseppe Liberto, eseguiti dai cantori della Cappella musicale pontificia e diretti dal maestro, mons. Giuseppe Liberto. Durante, il colloquio tra Bush e il Papa, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si è intrattenuto con la consorte del presidente e l’ambasciatore Glendon.

     
    Il Pontefice aveva già ricevuto George W. Bush in udienza il 9 giugno 2007. I due si erano poi incontrati il 15 e il 16 aprile scorso all’inizio della visita pastorale negli Stati Uniti. All’arrivo alla base militare di Andrews a Washington, il Pontefice era stato accolto personalmente dal presidente americano con un gesto senza precedenti. Molto cordiale era stato il giorno dopo l’incontro alla Casa Bianca in occasione del compleanno del Papa. E proprio per ricambiare tale cordialità, l’udienza di Benedetto XVI a Bush è avvenuta in un clima particolarmente familiare.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche mons. Miguel Maury Buendía, arcivescovo tit. di Italica, nunzio apostolico in Kazakhstan, con i familiari; mons. Paolo De Nicolò, vescovo tit. di Mariana, in Corsica, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, con i familiari.

    Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Dundee (Sud Africa) il rev. Graham Rose, parroco di Actonville, arcidiocesi di Johannesburg. Il rev. Graham Rose è nato ad Evander (attuale diocesi di Dundee) il 23 dicembre 1951. È stato ordinato sacerdote il 12 dicembre 1980 ed incardinato nell’arcidiocesi di Johannesburg.

    inizio pagina

    Domani il Papa a Santa Maria di Leuca e Brindisi

    ◊   Benedetto XVI inizia domani pomeriggio la sua visita pastorale a Santa Maria di Leuca e Brindisi, in Puglia. Si tratta del suo decimo viaggio apostolico in Italia. Il Papa arriverà a Santa Maria di Leuca alle 16.50 circa e si recherà al Santuario di Santa Maria de finibus terrae, dove celebrerà la Messa. E’ un legame che affonda le sue radici nei primi secoli quello fra i Pontefici e il Santuario pugliese di Santa Maria di Leuca. A testimoniarlo sono antiche iscrizioni che nel luogo di culto si conservano ancora e che attesterebbero un breve soggiorno di San Pietro. Nel suggestivo lembo di terra affacciato sui mari Tirreno e Ionio e che nella penisola segnava il limite dell’Impero Romano – da qui il nome de finibus terrae – pare si debba al primo Vicario di Cristo l’arrivo del cristianesimo. Al microfono di Tiziana Campisi lo racconta il rettore e parroco del Santuario mons. Giuseppe Stendardo:

     
    R. - Forse è il più antico Santuario cristiano d’Italia; la sua origine risale al 43 d.C. e quindi appena 10 anni dopo la morte di Gesù. Questo è dovuto al fatto che San Pietro, venendo in Italia, sbarcando a Santa Maria di Leuca ha visto, ha notato tanta gente con un forte senso di religiosità ed attirata dal culto della dea Minerva. Pietro ne ha allora approfittato per parlare anche di Gesù e la gente, assetata di verità, ha aderito a questa predicazione; ha abbandonato il culto della dea Minerva e quello stesso tempio è diventato un tempio cristiano.

     
    D. – Che cosa offre al pellegrino il Santuario?

     
    R. – Offre quell’assistenza spirituale, quelle confessioni per le Sante Messe, per i colloqui, i dialoghi; quindi c’è questa disponibilità nel dare accoglienza a tutte le persone che vogliono passare qualche ora di serenità e di calma. Poi è proprio sul mare, anzi su due mari: il Mare Adriatico e il Mare Ionio. La gente viene sempre perchè è legata a questa protezione della Madonna; difatti nel 335 si ricorda la protezione della Madonna verso il popolo di Leuca, quando fu salvato da un furente maremoto.

     
    D.- C’è un messaggio che il Santuario vuole dare, vuole lasciare, anche nel cuore di ogni pellegrino?

     
    R. – Il messaggio, penso, sia quello di invocare, di chiedere l’aiuto del Signore e della Madonna, e di lucrare le varie indulgenze che al Santuario sono state concesse.

     
    D. – Quali suggestioni offre lo scenario in cui si trova il Santuario di Santa Maria di Leuca, che si affaccia appunto su due mari?

     
    R. – Lo scenario della pace, della serenità, questo bisogno di elevare il pensiero a Dio, lo sguardo verso l’Oriente, perchè ci troviamo proprio sulla punta. Teniamo presente che molta gente ha trovato in Leuca il rifugio: basti pensare all’ultima guerra del Kosovo, quando la gente veniva da queste parti, si rifugiava, e noi eravamo disposti, come terra salentina, ad accogliere queste persone. Chi vuole passare veramente un momento di pace, fuori dal chiasso, dal frastuono, ecco, basta venire qua e trovare veramente un momento di relax, un momento di capacità di rivolgersi al Signore e unirsi direttamente con lui.

     
    Il Papa raggiungerà Brindisi nella serata di sabato. Alle 20,30 è previsto l'incontro con la cittadinanza, e in particolare i giovani, nel Piazzale Lenio Flacco. Domenica 15 giugno il primo incontro sarà con le Monache di Clausura Benedettine e Carmelitane della diocesi, nella Cappella dell’Episcopio di Brindisi. Quindi il Santo Padre si recherà al Porto di Brindisi dove, alle 10.00, celebrerà la Santa Messa, seguita dalla recita dell'Angelus. Nel pomeriggio, alle 16,45, l'incontro con i sacerdoti nella Cattedrale concluderà la visita pontificia. Il rientro a Roma è previsto in serata. Sull’attesa in Puglia per questo viaggio apostolico di Benedetto XVI ascoltiamo mons. Rocco Talucci, arcivescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni, al microfono di Alessandro De Carolis:


    R. - Il clima è di grande attesa, e non solo per curiosità o per semplice gioia, ma avverto un’attesa legata ad una grande speranza, proprio perché vive, la città di Brindisi, ma anche il circondario, una stagione da un lato molto delicata perché sta finalmente uscendo da un periodo di criminalità o di illegalità – dico questo perché c’è stata una “tangentopoli” brindisina ...

     
    D. – Dal punto di vista pastorale e dal punto di vista spirituale, quale Chiesa troverà Benedetto XVI?

     
    R. – Potrei dire che è una Chiesa in Sinodo. Al centro, vi è l’attenzione al territorio. Il soggetto centrale è la parrocchia missionaria, “anima” di un territorio. Mi accorgo che il territorio ha fiducia nella Chiesa, per cui ritengo che il Papa troverà sì, una Chiesa in Sinodo che vuole confermarsi nella comunione, ma per poter guardare insieme al territorio nel quale preti e laici siamo missionari. Altrimenti, il nostro essere cristiani diventa sterile.

     
    D. - Con questi pensieri abbiamo sottolineato l’importanza della visita del Papa per il presente e anche per il futuro della sua diocesi. Ma l’arrivo del Papa nelle vostre zone è anche un evento di sapore storico ...

     
    R. – Certo, perché risulta dagli atti che solo mille anni fa un Papa ha posto piede qui, a Brindisi, passando per alcune sue visite pastorali e pare che abbia benedetto il perimetro del suolo su cui è sorta poi la cattedrale. E quindi, si può dire, è un millennio di attesa! E’ un fatto veramente storico, perché Brindisi è una città che ha avuto origini quasi apostoliche, ha visto i suoi arcivescovi più volte impegnati in Sinodi o in Concili; è una città che nel suo più grande Santo – San Lorenzo da Brindisi – ha avuto rapporti con l’Europa e con missioni che hanno avuto alcuni nostri vescovi. Ma, soprattutto, San Lorenzo da Brindisi è ricordato, civilmente, come riconciliatore dell’Europa, a volte con mandato diretto del Papa, e a livello ecclesiale come dottore apostolico per la sua predicazione in Europa. C’è un forte ricordo storico, da noi: la chiesa di Santa Maria degli Angeli, voluta da San Lorenzo da Brindisi, costruita sul suolo della sua casa ma grazie al sostegno economico dal duca Massimiliano di Baviera – lo sottolineo perché il Papa viene dalla Baviera e ci piace ricordarlo. Conserviamo tanti ricordi, anche tanti reliquiari, tutti doni del duca Massimiliano. E’ una diocesi ed è una città che è stata sempre aperta all’Oriente, perché passaggio obbligato di andata o di ritorno dalla Terra Santa per le Crociate. Possiede delle chiese che erano veri e propri punti di raccolta o di incontro dei crociati o anche di altri missionari che andavano in Terra Santa. Basti ricordare Santa Maria del Casale, con i suoi affreschi, e San Giovanni al Sepolcro, che è un gioiello di monumento, quasi una miniatura del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Tutti questi elementi, dunque, fanno sentire bene anche la storicità della visita di Benedetto XVI: il Papa viene a visitare una città che ricorda, lungo i secoli, tanti grandi eventi e che adesso ospita l’evento per eccellenza: perché la presenza del Papa apre maggiormente a sentieri universali e ad orizzonti molto larghi.

    inizio pagina

    Appello di Nairobi: le Chiese africane invitano tutto il mondo a sostenere i diritti e la dignità di immigrati e profughi

    ◊   E’ stato reso noto l’appello finale del Congresso panafricano promosso nei giorni scorsi a Nairobi, in Kenya, dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti sul tema dell’immigrazione. L’incontro ha riunito dal 2 al 5 giugno i delegati delle Conferenze episcopali dell’Africa. Ce ne parla Sergio Centofanti.


    “Siamo tutti fratelli nel nome di Cristo che ha fatto di noi una Nazione santa e ci ha comandato di amarci gli uni gli altri”: con questo messaggio di speranza si conclude l’appello di Nairobi. Il documento conclusivo invita tutti a prendere posizione per la difesa dei diritti e della dignità degli immigrati, dei rifugiati e degli sfollati, vittime di enormi sofferenze e di gravissimi abusi come il traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale e lavorativo fino alla riduzione in schiavitù, in particolare di donne e bambini. L’appello di Nairobi esorta a promuovere l’integrazione degli immigrati in un giusto equilibrio tra le ragioni dell’accoglienza e quelle della sicurezza e in un atteggiamento di solidarietà e compassione, nella verità e nella giustizia. Esprime quindi preoccupazione per la fuga dei cervelli dal continente e le recenti esplosioni di violenza xenofoba in alcuni Paesi africani. Si chiede inoltre alla comunità internazionale di affrontare con decisione i drammi della povertà e dei conflitti che costringono milioni di persone a lasciare i propri Paesi e spesso le proprie famiglie. L’appello si rivolge anche alle Conferenze episcopali di tutto il mondo per una migliore cooperazione al fine di sostenere le necessità materiali e spirituali dei migranti. Il documento infine esprime la propria gratitudine al Papa per essere un coraggioso portavoce e difensore di tutte le vittime delle migrazioni.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il servizio sull'udienza di Benedetto XVI al presidente degli Stati Uniti.

    Alla vigilia della visita del Papa, intervista di Mario Ponzi al vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca.

    In cultura, Paolo Pegoraro intervista Ian Boyd, fondatore e direttore della “Chesterton Review”.

    Gianpaolo Salvini, direttore de “La Civiltà Cattolica”, ricorda il gesuita Giovanni Marchesi a un anno dalla morte.

    L’insostenibile tristezza del musicista: Marcello Filotei su un trattato di Henri-Irenee Marrou dedicato all’arte dei suoni nello spirito di Sant’Agostino.

    Andrea Monda presenta il saggio di Alessandro Zaccuri “In terra sconsacrata. Perché l’immaginario è ancora cristiano”.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo l’Irlanda e la Somalia.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Consegnato questa mattina dal cardinale Rylko, il Decreto di approvazione definitiva dello Statuto del Cammino neocatecumenale

    ◊   Il presidente del Pontificio consiglio per i Laici, il cardinale Stanislao Rylko, ha consegnato stamani il Decreto di approvazione definitiva dello Statuto del Cammino neocatecumenale a Kiko Argüello e Carmen Hérnandez, iniziatori del Cammino, che con padre Mario Pezzi, formano l’Equipe internazionale responsabile. Il decreto porta la data dell’11 maggio 2008, Solennità dell Pentecoste. “L’approvazione definitiva”, afferma un comunicato del pontificio Consiglio per i laici, “costituisce senz’altro un’importante tappa nella vita di questa realtà ecclesiale, sorta in Spagna nel 1964”. Il servizio di Debora Donnini.

     Un canto alla Vergine Maria ha aperto l’incontro segnato dalla commozione, dalla gioia e dalla gratitudine alla Chiesa espressa da Kiko Argüello, Carmen Hérnandez e padre Mario Pezzi, responsabili del Cammino neocatecumenale, ma anche delle circa 100 persone presenti: i primi catechisti itineranti. A cominciare da José Agudo che incontra Kiko nelle baracche di Palomeras Altas, a Madrid dove l’allora giovane pittore era andato a vivere. Erano i primi anni ’60. Da qui nasce l’esperienza del Cammino che si diffonde poi nella città di Madrid grazie anche all’allora arcivescovo, mons. Casimiro Morcillo. Poi Kiko e Carmen vanno nel borghetto latino, a Roma, a vivere fra i poveri e qui incontrarono un gruppo di ragazzi che li introducono nella parrocchia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e Santi Martiri Canadesi dove si forma, 40 anni fa, la prima comunità della diocesi di Roma. Una realtà, quella del Cammino, che da allora a oggi si è diffusa in 107 paesi del mondo, grazie appunto ai catechisti itineranti - presbiteri, famiglie e laici non sposati - che si sono recati in tutto il mondo per annunciare il Vangelo. Una realtà che oggi conta 20mila comunità, 70 seminari diocesani missionari Redemptoris Mater, che hanno dato alla chiesa 1260 presbiteri: il Cammino è presente in 5700 parrocchie di 1200 diocesi. Oltre 600 famiglie sono partite per evangelizzare le zone più scristianizzate della terra, andando a vivere per lo più fra i poveri. Dopo 5 anni di approvazione 'ad experimentum' dello Statuto del Cammino neocatecumenale, “il Pontifico Consiglio per i Laici ha avuto modo di constatare i numerosi frutti che questa realtà ecclesiale, sin dalla sua nascita, apporta alla Chiesa, in vista della nuova evangelizzazione, mediante una prassi catechetico-liturgica accolta e valorizzata - nei suoi ormai quarant’anni di vita - in molte Chiese particolari”. Pertanto, in seguito a un’attenta revisione del testo statutario e all’inserimento di alcune modifiche che si sono ritenute necessarie, il Pontificio Consiglio per i Laici è giunto a concedere l’approvazione definitiva dello Statuto. Lo ha ricordato oggi il cardinale Stanislao Rylko al quale abbiamo chiesto quale significato ha questa approvazione, per la Chiesa e per il Cammino stesso.

     
    “Significa la conferma da parte della Chiesa dell’autenticità, della genuinità del carisma che sta alla loro origine nella vita e nella missione della Chiesa. In modo particolare, questo riguarda il Cammino che ha ormai lunga storia nella Chiesa, più di 40 anni, e porta nella vita della Chiesa tanti frutti, tante vite cambiate in profondità, tante famiglie ricostruite, tante vocazioni religiose, sacerdotali e tanto impegno a favore della nuova evangelizzazione. Quindi, è un momento di grande gioia per la Chiesa, un momento di grande gioia per la realtà ecclesiale che riceve questo riconoscimento”.
     
    Ricordando la sua esperienza Kiko ha sottolineato l’incontro con Paolo VI che lo esortò ad "essere fedele alla Chiesa e che la Chiesa gli sarebbe stata fedele". Testimone di questa fedeltà, la giornata di oggi. La prima tappa di questo riconoscimento è stata la lettera “Ogniqualvolta” che Giovanni Paolo II indirizzò all’allora Vice Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici e Incaricato "ad personam"per l'Apostolato delle Comunità Neocatecumenali, mons. Paul Josef Cordes: “riconosco il Cammino neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e i tempi odierni. Auspico - scriveva Giovanni Paolo II – che i fratelli nell’episcopato valorizzino e aiutino, insieme con i loro Presbiteri, quest’opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori. Era il 1990. L’iter inizia nel 1997 e nel 2002 arriva l’approvazione 'ad experimentum'. Grande la gratitudine a Benedetto XVI, conosciuto dagli iniziatori del Cammino già quando era professore a Regensburg. La presentazione del decreto e dello Statuto avverrà oggi pomeriggio, in una conferenza stampa di Kiko Argüello, Carmen Hérnandez e padre Mario Pezzi nella sede del centro neocatecumenale diocesano di Roma.

    inizio pagina

    Verso il Sinodo sulla Parola di Dio: la riflessione di un biblista

    ◊   E’ stato presentato ieri, presso la Sala Stampa della Santa Sede, l’Instrumentum Laboris della 12.ma Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si terrà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Nel suo intervento, l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha sottolineato che la riflessione sinodale dovrebbe favorire la conoscenza e l’amore della Parola di Dio. La Bibbia – ha ricordato – è il libro più diffuso nel mondo, è tradotto in circa 2.500 lingue, ma è poco letto e non sempre ben compreso. Sugli scopi del Sinodo ascoltiamo don Giorgio Zevini, biblista, decano-preside della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Salesiana di Roma, intervistato da Fabio Colagrande:

     R. – Credo che il grande scopo di questo Sinodo dovrà essere certamente a livello pastorale, così come sono stati in fondo anche gli altri Sinodi, ma anche missionario, cercando di dare le grandi linee a tutta la Chiesa per il rinnovamento e per l’evangelizzazione. Direi ancora di più che oggi c’è una richiesta da parte di ogni comunità della Chiesa di una pastorale biblica, cioè di una pastorale continuamente animata dalla Scrittura. Io penso che i grandi obiettivi che questo Sinodo potrà mettere in evidenza sono proprio questi e, quindi, di riconoscere il senso corretto di questa pastorale biblica nella vita e nella missione della Chiesa, quella di conseguire anche una visione di insieme sul senso dell’espressione “Parola di Dio”, chiarendo così anche cosa si intende per “Parola di Dio”, per “Bibbia”, per “Sacra Scrittura”. Ma avvertire anche la portata del linguaggio attuale della comunicazione sulla Bibbia: un grande tema, questo, e di grande interesse. E cercando di individuare quelle che sono state le iniziative maggiori di incontro con la Bibbia a livello di Popolo di Dio, che sono maturate in questi 40 anni, dal Concilio Vaticano II, e cercando di guardare avanti. Quindi, in conclusione riportare l’attenzione sulla Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II, che è un’autentica mappa di riferimento sulla Parola di Dio per la vita della Chiesa e di ogni credente.

    D. – Don Zevini, mons. Eterović ha ricordato che la Bibbia è il libro più tradotto e diffuso nel mondo, ma purtroppo non è molto letto…

    R. – Certo, c’è ancora molto da fare. I dati sottolineano questa carenza, questa situazione che a volte in certe aeree può essere anche drammatica. Sottolineerei, però, anche questo aspetto positivo: si vedono oggi tanti gruppi, soprattutto di giovani, che sono aperti e sensibili al discorso della Parola di Dio. Si tratta ora di portare avanti questo discorso e, quindi, ben venga questo Sinodo promosso dal Papa proprio per dire che la nuova evangelizzazione deve poggiare sulla figura di Cristo e Cristo noi lo conosciamo prevalentemente attraverso la Parola di Dio, perchè in fondo la Parola non è qualcosa, ma è Qualcuno! E’ l’incontro con una Persona, è la strada privilegiata – insieme all’Eucaristia – per fare esperienza di Dio e del Signore.

    D. – Dall’Instrumentum Laboris si deduce che è necessario anche riscoprire il nesso tra Parola di Dio e Liturgia...

    R. – La Liturgia deve diventare sempre di più il luogo dove la Parola della Scrittura - potremmo quasi dire - risuscita, riprende vita, si compie ancora una volta. E’ bene, quindi, mettere in luce come nella Liturgia la narrazione biblica diventa attuale evento di salvezza e trova nel mistero pasquale il suo principio generatore, la sua attualità salvifica. All’interno della Liturgia, oltre la Liturgia della Parola, un posto fondamentale è occupato dall’omelia. Oggi, purtroppo, c’è una parte di questa omelia che forse non raggiungere il cuore dei nostri fedeli. E questo perchè a volte l’omelia non è fondata veramente sul senso biblico, non si coglie dai testi sacri quella che è l’interpretazione veramente teologico-spirituale che la Parola di Dio può offrire per la vita del credente. Su questo, quindi, ci sarà certamente un cammino da fare anche di rieducazione a livello di seminari. Direi che proprio in questo la Liturgia deve essere sempre maggiormente realizzata, tenendo presente quelle affermazioni che diceva il Concilio Vaticano II attraverso la Dei Verbum: grazie alla Liturgia, la Bibbia è tornata ad essere tra le mani del Popolo di Dio e, quindi, oggetto di meditazione e di preghiera.

    inizio pagina

    Rapporto Caritas sull'immigrazione romena in Italia: intervista con mons. Nozza

    ◊   Ampio dibattito ha suscitato ieri la presentazione a Roma del Rapporto della Caritas italiana sul tema: "Romania: immigrazione e lavoro in Italia". Dallo studio è emerso che i cittadini romeni sono attualmente "gli ultimi nella considerazione degli italiani" e sono "avvolti da una coltre di ostilità, se non addirittura di disprezzo". Il numero dei romeni in Italia è raddoppiato in un anno: oggi hanno superato il milione di presenze, sono dunque la comunità straniera più numerosa nel Paese, e contribuiscono con l’1,2 per cento al Prodotto Interno Lordo italiano. Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas, ha affermato che si sta facendo pagare a un'intera collettività i misfatti di frange di delinquenti. Ascoltiamolo al microfono di padre Adrian Danca, del Programma romeno della Radio Vaticana:


    R. - L’intenzione è quella di riuscire a trasmettere il bisogno di dire “pane al pane, e vino al vino”, cioè di chiamare le situazioni, gli eventi, i fatti, con il loro vero nome. Ecco, ultimamente abbiamo assistito a delle azioni molto - diremmo così - di riduzione, anche a partire da fatti fortemente da reprimere e da tenere sotto controllo. Fatti che della loro gravità vanno denunciati, ma che non possono diventare strumento per colorare o per pensare a un’intera popolazione come provocatrice di tutto questo. E allora lo scopo, il senso di questo lavoro e di questa presentazione va proprio nella direzione di favorire una informazione bella, critica, valutativa di tutto il fenomeno del migrare della popolazione romena verso i nostri territori, ma nello stesso tempo proprio capace di dire che gli immigrati romeni, ormai cittadini europei tanto quanto noi, stanno, in numero piuttosto rilevante nei nostri territori, impegnati a utilizzare lo strumento-lavoro come una forte occasione per dire “identità” e dire “radicamento” nel nostro territorio.

     
    D. – Con quali strumenti si potrebbe intervenire per una più serena convivenza, coesistenza tra immigrati romeni e italiani, da parte della Chiesa e da parte delle istituzioni?

     
    R. – Ecco, qui il discorso, più che essere solo Italia-Romania, italiani e romeni, è un discorso più ampio, più generale sul fenomeno immigratorio, e allora qui le azioni personalmente ritengo debbano essere grosse intese tra gli Stati, lotta alla criminalità. Sul fenomeno immigratorio ci sono speculazioni altissime, al punto tale da portare la speculazione o l’interesse alla pari con la droga e le armi; grossa azione - diremmo così - legata a cogliere il fenomeno non solo localmente, ma dentro il contesto europeo. Quindi intese a livello europeo che facilitino un migrare accompagnato, coordinato, non lasciato a se stesso, seguito dai vari governi, di partenza ma anche di arrivo, e da ultimo - che è poi la cosa cui ci teniamo molto - è quella di un investimento serio, convinto, in quelle che sono le azioni di integrazione, che coinvolgono non tanto e solo le istituzioni pubbliche, ma tutte le parti più vivaci, più belle, più propositive delle nostre società. Investendo maggiormente qui, è possibile favorire una bella piattaforma su cui poi anche gli ultimi arrivati possono trovare una maggior facilità di atterraggio e di integrazione.

    inizio pagina

    La Chiesa celebra la memoria di Sant'Antonio di Padova

    ◊   Oggi, 13 giugno, la Chiesa ricorda Sant’Antonio di Padova, sacerdote francescano e Dottore della Chiesa. Nato in Portogallo, conobbe San Francesco d’Assisi e su suo mandato predicò in Italia diventando ben presto celebre per le sue omelie: centrate sull’amore e l’umiltà stigmatizzavano ipocrisia, avarizia e orgoglio. “La predica è efficace quando parlano le opere” – diceva Sant’Antonio che esortava: “cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere”. Oggi, in tutto il mondo, Sant’Antonio è noto come “il Santo del Popolo” e “il Taumaturgo”: Isabella Piro ha chiesto il perché di questi appellativi a padre Enzo Poiana, Rettore della Basilica del Santo a Padova:


    R. – E’ il Santo del popolo perchè, pur essendo un uomo colto – aveva studiato teologia, Sacra Scrittura e scienze naturali, e quindi era un uomo che dal punto di vista intellettuale aveva una conoscenza poliedrica - era un uomo che sapeva parlare al cuore degli uomini. La sua predicazione toccava il cuore del povero, del piccolo, dell’ignorante, come anche del ricco e del sapiente. E’ poi il Santo Taumaturgo, perchè in vita operò miracoli di guarigione e dopo la morte questi miracoli furono tantissimi: il primo miracolo avvenne il giorno stesso della sepoltura – il 17 giugno del 1231 – quando una donna paralitica venne adagiata sulla tomba di Sant’Antonio e guarì.

     
    D. – Sant’Antonio viaggiò dal Portogallo all’Italia: in un certo senso, fu un Santo che mise in comunione popoli differenti…

     
    R. – Credo che proprio per essere profondamente evangelico, Sant’Antonio non poteva che essere un uomo di comunione. E questa comunione nasceva dalla consapevolezza in lui di essere figlio amato di Dio, però di non essere solo ad essere amato da Dio, ma di avere dei fratelli. E’ questa una fraternità che si allarga anche a coloro che non appartengono alla fede cristiana.

     
    D. – Sono trascorsi più di 700 anni dalla morte di Sant’Antonio: qual è, oggi, il suo insegnamento?

     
    R. – La nostra società ha bisogno di Vangelo, ha bisogno di riscoprire le radici vere della gioia che sono in questo annuncio che ci ha dato Gesù Cristo della misericordia di Dio e Sant’Antonio è il predicatore della misericordia. Oggi credo che il mondo abbia bisogno di questo annuncio di speranza, che non è una speranza puramente umana, ma è una speranza che si radica nella presenza amante di Dio, che si è reso presente appunto in Gesù Cristo.

     
    D. – Lei è rettore della Basilica di Padova in cui si venerano le reliquie del Santo: cosa cercano, secondo Lei, i fedeli che arrivano là?

     
    R. – Cercano quella serenità interiore, quella gioia interiore che è motore dell’esistenza, perchè sembra che la gente venga qui a chiedere i miracoletti e quindi "fa che mi vada bene una cosa o che mi vada bene l’altra o fammi trovare le cose perdute", ma anche su questo ritrovare le cose perdute, ho testimonianza, anche nelle lettere che mi giungono, di persone che chiedono la fede per i propri figli che l’hanno perduta.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Incontro a Roma dei portavoce delle Conferenze episcopali europee. L'intervento di mons. Celli

    ◊   “Noi operatori delle comunicazioni sociali siamo chiamati a confrontarci con una problematica nuova, l’infopovertà”, ovvero “la difficoltà di milioni di persone in differenti Paesi, in particolare in Africa e Asia, nell’avere accesso e nel saper utilizzare le nuove tecnologie dell’informazione, dalla televisione digitale ad internet.” E’ intervenuto così il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, all’incontro, questa mattina, con i portavoce delle conferenze episcopali europee, riuniti a Roma. “L’attuale tecnologia – ha detto - pone delle problematiche nuove perché ci confrontiamo con una cultura mediatica dove la distinzione tra chi produce e chi consuma l’informazione sta scomparendo. Dobbiamo quindi prendere consapevolezza della necessità di essere presenti anche stando al fianco di quelle Chiese che non hanno i mezzi, ma soprattutto personale preparato per utilizzare i nuovi media”. Da qui l’invito alle Conferenze episcopali europee nel contribuire alla formazione di operatori della comunicazione sociale nei paesi del Sud del Mondo “creando equipe di volontari disposti a viaggiare per tenere corsi di comunicazione sociale e promuovendo borse di studio presso le università cattoliche”. Nel corso dell'incontro di questa mattina, Brenda Drumm dell’ufficio comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese ha detto: “Non abbiamo problemi ad andare sulle prime pagine dei giornali quando ci sono scandali che coinvolgono la Chiesa - ha sottolineato - ma quando dobbiamo rendere conto di un lavoro pastorale o della vita ordinaria della Chiesa non riusciamo ad avere alcun spazio sui media”. Anche nella Repubblica Ceca l’interesse dei media per la Chiesa ruota per lo più in caso di tematiche “conflittuali” come “sacerdoti che lasciano il loro magistero o per il calo delle vocazioni”. “La situazione in generale negli ultimi mesi – riferisce Irena Sargankova – è influenzata dal disegno di legge varato su proposta del governo per risolvere il vecchio problema del risarcimento alla Chiesa dei beni ecclesiastici. Il problema è che questa cosa sta generando nell’opinione pubblica l’impressione di una Chiesa che vuole essere ricca”. “Le difficoltà - prosegue il collega austriaco Erich Leitenberg – si registrano soprattutto quando la Chiesa interviene nel dibattito pubblico su aborto e famiglia. In questi casi i giornali nutrono quasi sempre il sospetto che la Chiesa si schieri sempre contro il progresso, ponendosi su posizioni conservatrici. E’ difficile far capire che il contributo della Chiesa per un umanesimo integrale possa conciliarsi con la difesa del diritto alla vita, soprattutto quella indifesa, e della famiglia fondata sul matrimonio e cioè su un rapporto stabile tra uomo e donne”. “I media – prosegue lo svizzero Walter Muller – ricercano tutte le posizioni della Chiesa che sono compatibili con ciò che può far piacere all’opinione pubblica, come le dichiarazioni a favore dell’ambiente. Il dialogo diventa più difficile quando la Chiesa difende le posizioni bioetiche o quando interviene nei dibattiti sull’eutanasia”. A fianco delle difficoltà, tante sono state le esperienze positive raccontate: la battaglia portata avanti in Parlamento Europeo dalla Chiesa cattolica di Romania per la salvaguardia della cattedrale di Bucarest che “ha dato l’immagine reale di una Chiesa che si occupa della città”. Oppure l’eco addirittura europeo che ha avuto in dicembre la manifestazione per la famiglia a Madrid “che ha visto scendere in piazza due milioni di persone”. C’è anche la testimonianza ecumenica data sui media greci dai rappresentanti della Chiesa cattolica in memoria dell’arcivescovo Christodoulos. Infine l’addetto stampa della Conferenza episcopale slovacca, Kozef Kovacik ha dato la notizia della nascita due mesi fa della “Tv Lux”, televisione via satellite e via cavo, un progetto nato su iniziativa della Conferenza episcopale, dei salesiani e della Lux Comunication. “Due – ha concluso don Domenico Pompili della Conferenza episcopale italiana – le derive cui sono soggetti i media: la spettacolarizzazione e la politicizzazione degli eventi. Dentro queste due derive cade di tutto e quindi anche la Chiesa”. Secondo poi il rappresentante italiano, bisogna “trovare il linguaggio giusto per far capire alla gente che per la Chiese le questioni di etica sociale ed individuale non sono separabili”. (R.P.)

    inizio pagina

    Kenya: appello alla riconciliazione tra sfollati e comunità ospitanti

    ◊   Dopo la violenza post elettorale, la situazione umanitaria in Kenya è ancora critica. L’operazione "Rudi nyumbani", ritorno a casa, partita lo scorso mese per consentire il rientro dei profughi interni fuggiti durante i tumulti scoppiati dopo le elezioni, non ha raggiunto il risultato sperato. In molte zone il Paese è stata paralizzato dall’odio interetnico, nonostante le assicurazioni da parte del governo sul ritorno alla normalità del Kenya. Subito dopo la pace siglata tra il presidente Kibaki e il capo dell’opposizione Odinga, grazie alla mediazione dell’ex segretario dell’ONU, Kofi Annan, erano stati promessi aiuti consistenti agli sfollati. In particolare, Kibaki aveva detto alla popolazione che avrebbe avuto i beni di prima necessità e le case in cui vivere. Invece tutto ciò non è avvenuto, provocando preoccupazione nella gente. “L’animosità etnica che ha scatenato la violenza - ha affermato mons. Peter Kairo, vescovo di Nakuru e responsabile della commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale del Kenia – è elevata, a meno che le comunità ospitanti e gli sfollati non vengano riconciliati al più presto, il mero spiegamento di forze di polizia nelle aree insicure non porterà la pace”. (V.V.)

    inizio pagina

    Mauritania: la FAO inizia la distribuzione delle sementi

    ◊   Più di 550 tonnellate di sementi hanno lasciato la capitale mauritana di Nouakchott, per dirigersi verso i sei capoluoghi regionali del Paese. Iniziano così le misure di emergenza indette dalla Food and Agricolture Organization (FAO), nel corso del vertice delle Nazioni Unite svoltosi a Roma nei giorni scorsi. Oltre 20 camion pieni di mais, miglio, sorgo e fagioli sono già diretti verso le campagne del sud e del sud-est della Mauritania. A dicembre, i prezzi del miglio erano il 50% superiori ad un anno prima, il prezzo del sorgo era raddoppiato e quello del mais era superiore del 60%. Da allora, i prezzi hanno continuato ad aumentare costantemente. La popolazione sta facendo fronte alla crisi in modo allarmante: mangiando meno durante i pasti o facendo addirittura un solo pasto al giorno. Gli allevatori vendono il bestiame, ma spesso non ricavano molto denaro a causa della magrezza delle carni. I semi che sono partiti oggi, sono la prima risposta all’emergenza. Per migliorare le condizioni del Paese, si dovrà investire anche sulla costruzione di dighe, argini e pompe d’acqua. “Dei 140 mila ettari di terreno irrigabile – denuncia il rappresentante della FAO in Mauritania, Radisav Pavlovic – solo 45 mila sono dotati di attrezzature per l’irrigazione”. “Con questi miglioramenti – ha detto l'economista Jacques Strebelle della FAO – è realistico pensare ad un ad un aumento del 50/60% della produzione locale a breve termine”. L'iniziativa della FAO raggiungerà, la prossima settimana, anche altri Paesi: Timor Est e Mozambico, in testa. Sono più di 70 i Paesi che cercano l’assistenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. (B.B.)

    inizio pagina

    Il 49.mo Congresso eucaristico internazionale ricorderà le radici cattoliche della città di Québec

    ◊   Sono la lingua francese e la religione cattolica, le fondamenta della città canadese di Québec. In preparazione alla festa che celebrerà il 400.mo anniversario della sua fondazione, non se ne potevano ignorare le origini. A sottolinearlo, Isabelle Thiberge, la responsabile delle comunicazioni dell’arcidiocesi. “Non potremmo celebrare l’anniversario – spiega – senza parlare della fede cattolica da cui deriva quasi tutti ciò che esiste nella nostra società: il sistema sanitario e quello educativa sono stati costituiti dai nostri fratelli e sorelle nella fede”. Per questo motivo, dunque, la cerimonia coinciderà con il 49.mo Congresso eucaristico internazionale: in programma nella cittadina, dal 15 al 22 giugno. Celebrazioni, incontri di preghiera, catechesi e conferenze: le attività che hanno ritmato tutto il lungo periodo di preparazione, coinvolgendo l’intera Chiesa canadese. In particolare i giovani, che già da molti anni dimostrano un forte interesse: nel 2005 furono 250 i ragazzi che parteciparono alle celebrazioni, nel 2006 arrivarono a quota 600 e lo scorso anno furono più di 1.200. Ai giovani si deve anche l’idea dell’Arca della Nuova Speranza: un’urna realizzata in artigianato locale portata in pellegrinaggio in tutte le diocesi del Paese, per annunciare il Congresso e sensibilizzare le comunità locali ai contenuti e alle finalità dell’evento. Il Congresso si aprirà nel pomeriggio con una liturgia eucaristica. In serata è prevista l’apertura di alcuni luoghi di adorazione. Il 19 giugno, invece, una processione attraverserà la città: attese più di 15mila persone. La chiusura del Congresso sarà affidata a Benedetto XVI che, in tele-conferenza dal Vaticano, pronuncerà l’omelia. (B.B.)

    inizio pagina

    A Bogotà la IV Conferenza internazionale della Rete Cattolica per la Costruzione della Pace

    ◊   “Creare un clima di riconciliazione: scenari per la verità, la giustizia e la pace”: è il tema della IV Conferenza Internazionale della Rete Cattolica per la Costruzione della Pace (Catholic Peacebuilding Network - CPN) che si svolgerà a Bogotà, dal 27 al 29 giugno. Tre gli obiettivi fondamentali dell’incontro: migliorare la conoscenza della comunità internazionale sugli sforzi della Chiesa cattolica colombiana nella costruzione della pace; condividere esperienze e buone pratiche concrete tra leader della Chiesa, accademici e operatori della pace di diversi Paesi colpiti da conflitti sociali e politici; indagare, a partire dalla Rete locale CPN, sulle possibilità della Chiesa cattolica per appoggiare la costruzione della pace in Colombia. L’evento è patrocinato dal CPN, dal Segretariato Nazionale della Pastorale Sociale (SNPS/Cáritas Colombiana), dal Catholic Relief Services (CRS), dall’Istituto Joan B. Kroc di Studi Internazionali di Pace, dall’Istituto Helen Kellog di Studi Internazionali e dal Centro di Diritti Umani, dall’Università di Notre Dame. Invitati speciali saranno 72 rappresentanti dell’Africa, Asia, Europa, Stati Uniti e America Latina, tra i quali vescovi, sacerdoti, religiosi, laici ed esperti sul tema della pace e della riconciliazione. La CPN è una rete di volontari attivisti per la pace che comprende accademici, sacerdoti e laici di tutto il mondo che cercano di fortificare, soprattutto a livello locale, lo studio e la pratica della costruzione cattolica della pace. Fondata nel 2004 dopo due anni di consultazioni tra l’Istituto Joan B. Kroc di Studi Internazionali di Pace dell’Università di Notre Dame e il CRS, la CPN, che è nata negli Stati Uniti, collabora con operatori cattolici della pace in tutto il mondo. Le precedenti conferenze internazionali si sono svolte, all’Università di Notre Dame, negli Stati Uniti (2004), a Mindanao, nelle Filippine (2005); a Bujumbura, in Burundi (2006). Il CPN ha anche un sito: http://cpn.nd.edu. (T.C.)

    inizio pagina

    Colloqui tra Chiesa locale e governo dello Stato indiano del Karnataka

    ◊   Il governatore dello Stato del Karnataka, nell’India meridionale, ha chiesto alla Chiesa locale sostegno al nuovo esecutivo. Eletto il mese scorso, Bokanakere Siddalingappa Yeddyurappa (conosciuto anche come BSY) è membro del partito radicale pro-indù Bharatiya Janata Party (BJP). Accompagnato da 5 ministri, il governatore ha visitato la sede arcivescovile di Bangalore ed incontrato l’arcivescovo mons. Bernard Blasius Moras. Durante la visita è stato letto un passaggio del Vangelo di Matteo, sulla responsabilità dei cittadini nella partecipazione alla vita sociale: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Il presule ha ricordato, inoltre, le violenze commesse ai danni dei cristiani negli ultimi due anni ed ha espresso la speranza che con il nuovo esecutivo l’azione si focalizzi sullo sviluppo del Paese. Il governatore ha risposto alle richieste dell’arcivescovo, assicurando il rispetto dei gruppi religiosi minoritari. (B.B.)

    inizio pagina

    Corea del Sud: Congresso nazionale delle Comunità Ecclesiali di Base

    ◊   Le Comunità Ecclesiali di Base (CEB) sono una realtà ormai radicata nella Chiesa coreana, presente in 15 diocesi e sono uno strumento che dà un contributo all’evangelizzazione, con il proprio stile di vicinanza, testimonianza evangelica nella semplicità e nella solidarietà con i poveri. E’ quanto è emerso dal 7° Congresso Nazionale delle Comunità Ecclesiali di Base in Corea, tenutosi nei giorni scorsi a Daejeon. Oltre 300 fra preti, religiosi e laici provenienti da 15 diocesi coreane - riferisce l'agenzia Fides - si sono confrontati a partire dal brano evangelico “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”, esaminando situazione e prospettive pastorali delle CEB in Corea. Il Congresso, presieduto da mons. Paul Choi Deok-ki, vescovo di Suwon, incaricato della commissione nazionale per la cura pastorale delle CEB, ha diffuso un documento finale in cui si esortano le CEB a “testimoniare il Signore ogni giorno, accostandosi al mistero dell’eucarestia nella vita quotidiana; rendere le Comunità di base centri di diffusione della cultura della vita, che contrastano la cultura della morte; rendere le comunità aperte ad anziani e bambini; promuovere un intenso scambio e condivisione fra le diverse CEB, condividendo lo studio e l’approfondimento della Parola di Dio; presentare la visione e il carisma delle CEB a tutte le diocesi”. La CEB – ha notato l’assemblea – non è semplicemente una riunione di persone che abitano in una stessa zona: occorre invece riaffermare il valore pastorale dell’esperienza, che permette una comunione e condivisione di vita basata sul Vangelo, aiuta a dare una nuova immagine di Chiesa, offre un contributo per l’evangelizzazione e la realizzazione dell’ecclesiologia di comunione. I partecipanti hanno auspicato che ogni CEB diventi un luogo di evangelizzazione, richiamando una attiva partecipazione del laicato cattolico. (R.P.)

    inizio pagina

    Sarà traslato da Torino a Sydney in occasione della GMG il corpo del beato Frassati

    ◊   Il corpo del beato Pier Giorgio Frassati sarà traslato da Torino a Sidney, in Australia, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si terrà tra il 15 e il 20 luglio e di cui è uno dei patroni. Come riferisce l'agenzia Sir, il capoluogo piemontese saluterà il beato con una messa solenne in duomo presieduta dall’arcivescovo Severino Poletto il 18 giugno, cui sono stati invitati i vescovi del Piemonte, l’incaricato d’Affari dell’ambasciata australiana presso la Santa Sede e l’arcivescovo di Canberra e Goulburn, Mark Coleridge, in rappresentanza dei vescovi australiani. Il giorno dopo, la teca con il corpo incorrotto del beato partirà da Malpensa alla presenza del governatore della Lombardia Roberto Formigoni. All’arrivo in Australia sarà sistemata in un primo tempo nella chiesa di Saint Benedict dove il 4 luglio verrà celebrata la sua festa, per essere poi spostata in cattedrale dove il 14 luglio si terrà una veglia di preghiera. Il servizio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana della pastorale giovanile, ha inviato a Sydney per l’occasione una mostra sulla vita del beato. L’idea di portare il corpo di Frassati in Australia è stata dell’arcivescovo di Sydney, George Pell e del vescovo responsabile per la GMG, mons. Anthony Fisher e costituisce un vero e proprio evento: è la prima volta, infatti, che alla Giornata Mondiale della Gioventù vengono portate reliquie. (R.B.)

    inizio pagina

    Aperto un nuovo Emporio della Caritas a Prato

    ◊   Dopo Roma, anche Prato. È stato inaugurato oggi, il secondo Emporio Caritas italiano. Qualcuno l’ha già battezzato “supermercato della solidarietà”, infatti, ne ha tutto l’aspetto: scaffali con la merce in esposizione, frigoriferi con i prodotti freschi e la cassa all’uscita. Il negozio è, in realtà, un centro di distribuzione gratuita al quale si può accedere tramite una card elettronica. Famiglie e singoli, la potranno richiedere ai Servizi sociali del Comune o ai Centri di ascolto della Caritas: ne sono state consegnate già 175. A gestire l’Emporio, ci saranno volontari e operatori sociali. I generi alimentari saranno donati in beneficenza da aziende e privati. L’iniziativa, infatti, è stata resa possibile anche all’applicazione della cosiddetta “legge del buon samaritano”. La legge 155/2003 permette alle aziende alimentari di donare prodotti perfettamente commestibili ma prossimi alla scadenza o con difetti di confezionamento, sollevandole da ogni responsabilità circa lo stato di conservazione e il trasporto. Così i donatori risparmiano il costo dello smaltimento e danno, al contempo, un segnale di attenzione nei confronti dell’ambiente e delle persone economicamente disagiate. (B.B.)

    inizio pagina

    In ricordo di Alberto Sordi, raccolta fondi per la cura dell’ Alzheimer

    ◊   Domenica prossima, 15 giugno, nel giorno del suo 88.mo compleanno, la Fondazione Alberto Sordi ricorda l’attore romano scomparso il 24 febbraio 2003. In programma una serata di beneficenza, presso il Teatro Centrale di Roma, alla quale parteciperanno personalità del mondo politico e culturale. Durante la cerimonia sarà consegnato il Premio Alberto Sordi, alla sua prima edizione, rivolto a personaggi che si sono particolarmente distinti nell’impegno sociale. La proiezione di estratti dei più celebri film dell’attore e musica jazz accompagneranno la serata. I ricavi dell’evento saranno destinati all’attività di ricerca sul morbo di Alzheimer: uno degli obiettivi della Fondazione è proprio quello di migliorare la qualità della vita degli anziani e sostenere la ricerca sulle malattie dell’età senile. (B.B.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Referendum sul Trattato di Lisbona in Irlanda: la probabile vittoria del no affonderebbe la Carta costituzionale europea

    ◊   Unione Europea col fiato sospeso in attesa dei risultati definitivi del referendum svoltosi ieri in Irlanda per l’approvazione del Trattato di Lisbona. Dai dati parziali si delinea una netta vittoria dei “no” che bloccherebbe il percorso del documento di riforma dell’UE, già ratificato da diciotto membri dell’Unione. Il servizio di Marco Guerra:


    Con il passare delle ore e delle schede scrutinate iniziano a materializzarsi i fantasmi di una vittoria del ‘no’ nel referendum irlandese che deve approvare o bocciare il Trattato di Lisbona che riforma l'UE. Dai da dati provenienti dai 43 distretti elettorali dell'Eire prende infatti sempre più forma un'affermazione del voto antieuropeista. Il ‘no’ sta andando forte soprattutto nelle campagne e nei distretti operai di Dublino. Mentre nei quartieri della classe media non si registra il massiccio sostegno al ‘si’ atteso dagli analisti. Intanto esponenti del governo e dei partiti irlandesi sentiti dalla televisione pubblica hanno detto di aspettarsi, a questo punto, una vittoria del ‘no’ nel referendum sul Trattato di Lisbona. E qualora questi primi dati fossero confermati dai risultati definitivi attesi per il pomeriggio, per le istituzioni comunitarie si aprirebbe un vero e proprio terremoto politico istituzionale. E in queste ore sale la preoccupazione dei leader dell’Unione che seguono con il fiato sospeso i risultati dello spoglio. Il premier francese Fillon ha già detto chiaramente che in caso di bocciatura irlandese, “non ci sarà più alcun Trattato di Lisbona". Mentre il presidente della Camera dei deputati del parlamento italiano Fini ha parlato di crisi senza precedenti delle istituzioni europee.

     
    Afghanistan
    Un forte sostegno allo sviluppo del Paese e finanziamenti per 20 miliardi di dollari: si è conclusa con questi accordi la Conferenza iternazionale dei donatori per l’Afghanistan che ha avuto luogo ieri a Parigi e a cui hanno partecipato 65 Paesi e 15 organizzazioni internazionali. Obiettivi della Conferenza erano anche stabilire come utilizzare i fondi disponibili e rivedere le strategie di sviluppo. Erano presenti, tra gli altri, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice e il segretario generale dell’ONU Ban-Ki-moon; per l’Italia il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Il presidente afghano Hamid Karzai, in apertura di conferenza, aveva chiesto alla comunità internazionale di stanziare 50 miliardi di dollari in 5 anni. Intanto nel Paese asiatico si continua a morire: oggi due soldati britannici sono rimasti uccisi e uno ferito nel corso di un pattugliamento vicino alla base inglese nella provincia di Helmand, mentre sulla strada tra Qalat e Kabul, nel sud, in un attacco a un autoblindo romeno è morto uno dei militari e tre sono stati feriti. Sale così a 102 il bilancio dei soldati inglesi morti dal 2001 e a sei quello dei soldati romeni uccisi dal 2003.

    Zimbabwe
    A due settimane dal ballottaggio delle presidenziali, in Zimbabwe il clima politico si fa sempre più rovente e cresce la stretta dei controlli governativi sugli esponenti dell’opposizione. Ieri il leader del Movimento per il cambiamento democratico, Morgan Tsvangirai, che sfiderà il presidente uscente Mugabe al ballottaggio del 27 giugno, è stato arrestato per la terza volta in una settimana. Tsvangirai è stato fermato mentre stava per arrivare a Kewewe, nel centro del Paese, ma è stato liberato dopo 2 ore, poi, in serata, è stato nuovamente bloccato dalla polizia. Poche ore prima era stato arrestato anche il segretario generale del suo partito, Biti, di rientro dal Sudafrica. Sarà incriminato per "tradimento", e per questo capo d'accusa è prevista la pena di morte. Cresce intanto l’attenzione della comunità internazionale verso il Paese africano. Ieri è intervenuto l’inviato delle Nazioni Unite ad Harare, John Holmes. La situazione umanitaria in Zimbabwe, ha dichiarato l’esponente dell’ONU, “è molto preoccupante e si sta ulteriormente deteriorando”. Anche Gli Stati Uniti si sono detti "profondamente turbati" per quanto sta avvenendo in Zimbabwe e hanno chiesto che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU intervenga "immediatamente sulla questione".

    Guantanamo
    La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che i detenuti stranieri rinchiusi nella base militare USA di Guantanamo, a Cuba, potranno appellarsi al diritto costituzionale e ricorrere a un tribunale ordinario contro il proprio stato di detenzione. La decisione è stata salutata con favore dalle organizzazioni umanitarie come Amnesty International che in un comunicato l’ha definita “un importante passo avanti verso il ristabilimento della preminenza del diritto”. In favore della chiusura della base si erano espressi già da tempo entrambi i candidati alla Casa Bianca, sia il repubblicano McCain che il democratico Obama. A Guantanamo sono ancora presenti 270 detenuti: ora i magistrati si aspettano una raffica di ricorsi, ma se Casa Bianca e Pentagono hanno preso tempo per “studiare il provvedimento”, il Dipartimento della Giustizia negli USA ha già annunciato che i processi, comunque, continueranno. Il portavoce Peter Carr, infatti, ha precisato che il verdetto dei giudici di Washington riguarda lo stato dei detenuti catturati come combattenti nemici durante le ostilità in corso e non i processi nei loro confronti.

    Cina- Taiwan
    Dopo due giorni di colloqui, le rappresentanze diplomatiche di Cina e Taiwan hanno firmato a Pechino un’intesa di portata storica, che per la prima volta stabilisce regolari collegamenti aerei tra l'isola e il continente. Nel pacchetto di accordi anche l’apertura di Taiwan al turismo di massa dalla Cina, che consentirà l'accesso a tremila turisti cinesi al giorno. Gli accordi sono il risultato di un netto miglioramento dei rapporti tra i due Stati, seguito all'elezione a presidente di Taiwan di Ma Ying-jeou, più aperto a buone relazioni con Pechino del suo predecessore Chen Sui-bian, sostenitore dell'indipendenza dell'isola, che si autogoverna dal 1949 nonostante Pechino continua a rivendicarla come parte del proprio territorio.

    Giappone
    Saranno revocate le sanzioni commerciali del Giappone alla Corea del Nord in vigore dal 2006: ad annunciarlo è stato il primo ministro giapponese Masahiko Komura che ha riferito anche la disponibilità, da parte di Pyongyang, di avviare un’inchiesta sul rapimento di alcuni cittadini giapponesi ad opera di agenti nordcoreani avvenuto circa 20 anni fa. L’accordo è stato trovato dopo un incontro di due giorni a Pechino tra una delegazione giapponese e una nordcoreana in cui sono stati analizzati i dossier aperti dai due Paesi. D’ora in poi, quindi, Tokio toglierà il divieto dei voli charter tra Giappone e Corea e permetterà l’ingresso sul suolo giapponese dei cittadini nordcoerani. Le sanzioni commerciali alla Corea del Nord erano state imposte da Tokio nel 2006 dopo l’esecuzione di test nucleari da parte di Pyongyang.

    Italia- Intercettazioni
    Via libera del Consiglio dei ministri italiano al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche a scopo di indagine. Le nuove norme prevedono un tetto per i reati fino a 10 anni di detenzione. Le intercettazioni saranno consentite anche per reati contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione. Il servizio di Virginia Volpe:


    Il Consiglio dei ministri Italiano , riunitosi questa mattina, ha approvato il testo del disegno di legge sulle intercettazioni a scopo di indagine. Le nuove norme prevedono, come era emerso ieri dopo l’accordo tra il Popolo della Libertà e la Lega Nord, un tetto per i reati fino a 10 anni di detenzione. Le intercettazioni saranno consentite anche per reati contro la pubblica amministrazione. E quelle acquisite agli atti di un processo non potranno più essere trasferite ad altro procedimento. Nuova disciplina anche per i giornalisti: la sanzione contro chi pubblicherà le intercettazioni - anche quelle penalmente non rilevanti - passerà da 30 giorni a tre anni di carcere. “Il sistema delle intercettazione era degenerato e le privacy dei cittadini era stata violata troppo spesso”. È quanto ha dichiarato il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha definito il disegno di legge “Un provvedimento in difesa della privacy per ogni cittadino”. Da parte sua il capo dell’opposizione Walter Veltroni ha manifestato i suoi dubbi sull’azione del Governo: “Si e' arrivati a pensare a un decreto sulle intercettazioni – ha affermato - ma e' davvero questa l'emergenza del Paese? L'emergenza sono i salari e le condizioni di vita degli italiani che rischiano l'impoverimento''.

     
    Inflazione
    Restiamo in Italia dove l’inflazione a maggio è salita al 3,6% su base annua, dal 3,3% di aprile. Lo comunica l'ISTAT precisando che si tratta della variazione tendenziale più elevata dall'agosto 1996. Un netto tasso di crescita dell’inflazione si registra anche su base mensile con un +0,5%. A preoccupare è l’aumento dei prezzi relativo alla spesa quotidiana che cresce più della media nazionale salendo del 5,4%. Su tutti emergono i rialzi per gli alimentari e i carburanti.

    Bush in Italia
    Si è conclusa la visita in Italia del presidente americano Bush, che ora è atteso a Parigi dal presidente Sarkozy. Bush sarà in Francia anche domani, prima di concludere il suo tour europeo a Londra e a Belfast. Stamane l'incontro con il Papa. Ieri il capo della Casa Bianca ha incontrato il premier italiano Silvio Berlusconi e il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Al centro dei colloqui con il capo del governo, la questione del nucleare iraniano e l’Afghanistan, mentre con il presidente Napolitano Bush ha discusso anche dell’attuale crisi alimentare mondiale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 165

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina