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Sommario del 11/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • L'Europa può rinascere dalle radici cristiane: così il Papa all'udienza generale dedicata a San Colombano, l'abate irlandese che lottò contro la corruzione dei potenti
  • Nomine
  • Mons. Tomasi: una cooperazione internazionale per rilanciare l'occupazione nel mondo
  • Il cardinale Martino: il militare cristiano è costruttore di pace e solidarietà
  • Successo di pubblico per il nuovo punto vendita della Libreria Editrice Vaticana nel centro storico di Roma
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al presidente del Salvador Saca González, il premio Path to Peace
  • Lotta all'AIDS: riunione di alto livello al Palazzo di Vetro di New York
  • Violenza sistematica contro le donne nella Repubblica Democratica del Congo: la denuncia dei Padri Bianchi
  • La Chiesa celebra la memoria di San Barnaba
  • Chiesa e Società

  • Nel mondo sono oltre 200 milioni i minori costretti a lavorare
  • I vescovi brasiliani auspicano la fine del lavoro in stato di schiavitù
  • Myanmar: Amnesty International denuncia l’operato delle autorità locali
  • Milioni di studenti senza scuola nella regione cinese colpita dal terremoto
  • Appello del Consiglio Ecumenico delle Chiese per combattere la crisi alimentare mondiale
  • I vescovi cattolici ed anglicani dello Sri Lanka: fermate la strage di civili
  • Caritas Internationalis: gli aiuti umanitari in Afghanistan sono poco efficaci
  • Appello di Pax Christi per la solidarietà alle minoranze religiose in Medio Oriente
  • Algeria: tristezza e cordoglio dell'arcivescovo Teissier per i recenti attentati
  • Il Centro internazionale studi Oasis ad Amman, in Giordania, per parlare di libertà religiosa
  • Messaggio al Paese dei vescovi del Mozambico: forti segni di speranza ma occorre agire per combattere Aids e povertà
  • Il nunzio apostolico negli USA: dopo la visita del Papa è cambiata l’immagine della Chiesa cattolica
  • Al via domani la riunione di primavera dei vescovi degli Stati Uniti
  • USA: messaggio del vescovo di Oakland dopo la legalizzazione delle unioni omosessuali
  • Corea del Sud: nuove linee guida per l'etica dei medici cattolici
  • E' tutto pronto a Saragozza per l'apertura dell'Esposizione Internazionale sul tema dell’acqua
  • Turismo sessuale: all'estero 80 mila italiani ogni anno, sempre più giovani
  • All'emittente cattolica Radio Elikya, il premio di miglior radio di Kinshasa
  • Nuovo DVD su Madre Teresa di Calcutta
  • Il “Trittico Romano” sarà eseguito a Bologna per la chiusura della mostra su Giovanni Paolo II
  • Il Museo della Sindone di Torino venerdì presenta il rinnovato allestimento
  • 24 Ore nel Mondo

  • Prosegue il viaggio in Europa di George Bush
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'Europa può rinascere dalle radici cristiane: così il Papa all'udienza generale dedicata a San Colombano, l'abate irlandese che lottò contro la corruzione dei potenti

    ◊   Un Santo europeo: così Benedetto XVI definisce la figura di Colombano, l'abate irlandese cui ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi. Ricorda il suo rigore morale di fronte alla corruzione dei potenti e il contributo alle radici cristiane dell'Europa che nasceva. Il servizio di Fausta Speranza.

    Una vita di preghiera, di ascesi, di studio e di rigore morale tanto da avere problemi con gerarchie ecclesiastiche e politiche. E’ la vita dell’abate Colombano, l'irlandese più noto del primo Medioevo, di cui il Papa dice:

     
    “Insieme agli irlandesi del suo tempo, era consapevole dell’unità culturale dell’Europa”.

     
    E Benedetto XVI aggiunge che “spese ogni sua energia per alimentare le radici cristiane dell’Europa che stava nascendo”. Il Papa lo ricorda come uomo di grande cultura e ricco di doni di grazia, “instancabile costruttore di monasteri”. La fondazione di tre monasteri appartiene alla prima fase della sua azione missionaria quando con altri fratelli lascia la sua isola e si muove in vari Paesi dell’Europa occidentale. Poi le difficoltà con alcuni vescovi che aveva rimproverato per i costumi di alcuni di loro e poi l’aperta ostilità del re Teodorico che aveva aspramente rimproverato per le sue relazioni adulterine. Benedetto XVI ricorda tutto ciò definendolo intransigente in ogni questione morale ma ben sottolineando che con la “sua testimonianza di vita” e la “sua austerità" che il Papa definisce "non fine a se stessa”, ha fatto opera di rievangelizzazione in regioni in cui il paganesimo aveva minato la precedente cristianizzazione. Stessa testimonianza di fede con frutti di evangelizzazione porterà nella sua ultima fase in Italia, quando – ricorda il Papa – “la vita della Chiesa era in difficoltà":

     
    “La vita della Chiesa era lacerata dall’eresia ariana e da uno scisma che aveva staccato la maggior parte delle chiese dell’Italia settentrionale dalla comunione con il vescovo di Roma”.

     
    Anche in Itallia Colombano fonda un monastero, a Bobbio, che sarebbe divenuto – afferma il Papa – un centro di cultura paragonabile a quello famoso di Montecassino. Della cultura di Colombano il Papa ricorda che in una sua lettera si trova per la prima volta l’espressione “totius Europae”, con riferimento alla presenza della Chiesa nel continente”. Dei suoi insegnamenti ricorda la “Regula monachorum”, che – dice – disegna l’immagine ideale del monaco”, e poi ricorda quello che definisce “una sorta di codice penale per le infrazioni dei monaci”, con punizioni che sorprendono oggi ma che – spiega il Papa – “sono spiegabili soltanto con la mentalità del tempo e dell’ambiente”. C’è poi il racconto di quanto accadde al momento in cui Colombano e i suoi compagni furono condannati dalla Casa reale di Teodorico al definitivo esilio: furono imbarcati in mare ma la nave si incagliò a poca distanza dalla spiaggia e il capitano, vedendo in ciò un segno del cielo, rinunciò all’impresa e, per paura di essere maledetto da Dio, riportò i monaci sulla terra ferma. Ma invece di rientrare – sottolinea il Papa - il gruppo decise di continuare l’opera di evangelizzazione in altre terre, presso il lago di Zurigo. Il messaggio di Colombano – sintetizza il Papa – si concentra in un "fermo richiamo alla conversione e al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna”. “Con la sua vita ascetica e il suo comportamento senza compromessi di fronte alla corruzione dei potenti – aggiunge – evoca la figura severa di Giovanni Battista". E poi aggiunge a braccio:

     
    “Con la sua energia spirituale, con la sua fede, con il suo amore per Dio e per il prossimo divenne realmente uno dei Padri dell’Europa: egli mostra anche oggi dove stanno le radici dalle quali può rinascere questa nostra Europa”.

     
    Al termine dell'udienza generale il Papa saluta le Suore Ministre degli Infermi di San Camillo, che stanno celebrando il Capitolo, e i fedeli della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, convenuti con l’arcivescovo Domenico Sorrentino e il vescovo emerito Sergio Goretti, ad un anno dalla visita che – dice il Papa - ha avuto la gioia di compiere ad Assisi. Con particolare affetto saluta i Bambini missionari delle diocesi di Castellaneta, Taranto e Bari, convenuti con il vescovo Pierino Fragnelli, come pure le Bambine del Movimento dei Focolari, partecipanti al congresso GEN 4. A quelli che definisce piccoli amici, augura di trovare nell’amicizia con Gesù la forza necessaria per annunciarlo con gioia ed entusiasmo ai coetanei, preparandosi così ad assumere i compiti che li attendono nella Chiesa e nella società.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Vitória da Conquista (Brasile) mons. Luís Gonzaga Silva Pepeu, dei Frati Cappuccini, finora vescovo di Afogados da Ingazeira. Mons. Luís Gonzaga Silva Pepeu è nato a Caruaru, nell’omonima diocesi dello Stato di Pernambuco, il 18 febbraio 1957. Ha frequentato gli studi secondari al Collegio diocesano di Caruaru e gli studi di filosofia e teologia al Seminario dei Frati Cappuccini a Nova Veneza. Ha conseguito anche la licenza in Diritto Canonico presso l’Università Cattolica di Washington e la laurea presso la Pontificia Università Santo Tommaso d’Aquino a Roma. È stato ordinato sacerdote l’8 dicembre 1982. Il 13 giugno 2001 è stato nominato vescovo di Afogados da Ingazeira ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 ottobre successivo.

    Sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Frederico Westphalen il rev. Antônio Carlos Rossi Keller, del clero dell’arcidiocesi di São Paulo, finora parroco della Parrocchia "Santo Antônio" nella medesima arcidiocesi. Il rev. Antônio Carlos Rossi Keller è nato il 23 febbraio 1953 a São Paulo, nell’omonima arcidiocesi. Ha frequentato il corso di filosofia presso il Seminario "Santo Cura d’Ars" e la Facoltà "Associadas do Ipiranga" e quello di Teologia presso la Facoltà "Nossa Senhora da Assunção" a São Paulo. Come alunno del Pontificio Collegio Pio Brasiliano, ha conseguito la licenza in Teologia Spirituale presso l’Università Gregoriana. E’ stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1977.È l’ideatore e responsabile del sito internet "www.presbiteros.com.br".

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    Mons. Tomasi: una cooperazione internazionale per rilanciare l'occupazione nel mondo

    ◊   Una cooperazione mondiale per rilanciare l’occupazione nel mondo: è quanto ha chiesto ieri l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, nel corso della 97.ma Sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Mons. Tomasi ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per l’attuale fase di rallentamento dell’economia mondiale: aumento dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari, crescita della disoccupazione, elevati prezzi delle abitazioni, instabilità dei mercati finanziari. Una situazione che colpisce i lavoratori di tutto il mondo ma in particolare quelli dei Paesi poveri. Nei Paesi sviluppati preoccupa invece anche l’invecchiamento della popolazione con il conseguente rischio per le pensioni delle giovani generazioni.

     
    Il presule ha ricordato che nel mondo vi sono oltre 486 milioni di lavoratori poveri che non guadagnano più di un dollaro al giorno. Un miliardo e tre cento milioni sono quelli che non guadagnano più di due dollari al giorno.

     
    Particolare attenzione secondo mons. Tomasi deve essere rivolta ai giovani, alle donne, ai piccoli agricoltori e ai disabili che non devono essere discriminati. Ha chiesto poi il rispetto dei diritti dei migranti il cui lavoro dà un contributo positivo all'economia locale e allo sviluppo dei Paesi d'origine. Rispetto anche per l’unità delle famiglie che vuol dire ricongiungimenti familiari.

     
    Mons. Tomasi ha parlato quindi della flessibilità del lavoro che - ha detto - sembra una delle caratteristiche dell'attuale fase della globalizzazione e che è spesso fonte di gravi problemi e preoccupazioni. In alcuni settori dell'economia, la flessibilità – ha aggiunto - offre vantaggi sia ai datori di lavoro che ai lavoratori, mentre in altri casi potrebbe diventare una forma inaccettabile di precarietà e di sfruttamento del lavoro. Quello che chiede mons. Tomasi è di considerare il primato della dignità della persona al di sopra di ogni altro interesse. Infine, parlando della globalizzazione e degli squilibri economici internazionali ha sottolineato, citando il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2008 - che “non mancano ... tante situazioni in cui il debole deve piegare la testa davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla nuda forza di chi ha più mezzi di lui”. E il Papa concludeva: “la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani”.

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    Il cardinale Martino: il militare cristiano è costruttore di pace e solidarietà

    ◊   Il militare cristiano è chiamato non solo a prevenire, gestire o porre fine ai conflitti, ma a contribuire alla riconciliazione e alla costruzione di un ordine fondato sulla verità, sulla giustizia, sull’amore e sulla libertà. Lo ha evidenziato ieri il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, parlando ad un Corso per cappellani militari organizzato dall’Ordinariato militare brasiliano ad Itaici per approfondire i temi riguardanti la dimensione ecclesiale e l’impegno pastorale di quelle Chiese particolari costituite – secondo il Diritto canonico – dagli Ordinariati stessi. Lo riferisce un comunicato del dicastero. Richiamata l’opera degli Ordinariati militari nell’animare, ispirare e orientare l’assistenza spirituale dei militari, il porporato ha affermato che l’alfabeto della pace è iscritto dal Creatore nella mente e nel cuore della persona umana e può vincere ogni propensione irragionevole alla guerra. La pace è possibile se gli uomini si riconoscono reciprocamente titolari di diritti inalienabili connessi con la loro natura originale.

    Sempre più impegnati in operazioni umanitarie e in missioni di pace, i militari vengono oggi percepiti come ministri della sicurezza e della libertà. Proprio per questo sono di fondamentale importanza – ha rilevato il presidente di Giustizia e Pace – la loro evangelizzazione e la loro catechesi nell’ambito di una pastorale militare volta a promuovere la carità (in particolare durante i conflitti armati), la dignità delle persone, l’unità della famiglia umana e la pace. Nel Corso per i cappellani militari brasiliani ad Itaici, il cardinale Martino non ha mancato di rilevare l’esigenza della formazione dei militari al Diritto internazionale umanitario, che si propone il nobile intento di affermare la dignità umana e la solidarietà fra le parti avverse e di mitigare l’inumanità della guerra. Proprio a tal fine il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha organizzato due Corsi internazionali di formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario, nel 2003 e in quest’anno 2008, i cui lavori stanno per essere pubblicati dal Dicastero.

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    Successo di pubblico per il nuovo punto vendita della Libreria Editrice Vaticana nel centro storico di Roma

    ◊   Successo di pubblico per il nuovo punto vendita della Libreria Editrice Vaticana (LEV) aperto in questi giorni in via di Propaganda, nel centro storico di Roma, vicino Piazza di Spagna. Non casuale la scelta della location, proprio all’interno del Palazzo della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. La nuova “Libreria Internazionale Paolo VI” è stata inaugurata con la benedizione del cardinale Tarcisio Bertone alla presenza del cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Ascoltiamo al microfono di Chiara Calace la viceresponsabile Emanuela Rizzica:


    D. - Perché questa seconda sede della Libreria Editrice Vaticana?

     
    R. - Per ampliare i nostri orizzonti e diffondere la parola sia del Santo Padre che della Chiesa, la LEV ha dato disponibilità ad occupare questo locale e ad aprire una nuova libreria oltre a quello di Piazza San Pietro.

     
    D. - Quindi, possiamo dire che quella di Piazza San Pietro non bastava ...

     
    R. - Sì, sicuramente. Una delle cose che ci hanno detto alcuni visitatori, alcuni clienti, è che proprio in questa zona mancava una libreria di questo genere, si sentiva l’esigenza e penso che abbiamo risposto in pieno alle richieste delle persone.

     
    D. - Che tipo di libri proponete?

     
    R. – Sicuramente i libri del catalogo della Libreria vaticana. Adesso cercheremo di ampliare anche con altri titoli, libri per ragazzi, di liturgia e spiritualità. Cercheremo di avere un catalogo ben assortito.

     
    D. - Che tipo di clientela avete?

     
    R. - La clientela è varia. Siamo agli inizi e molte persone ancora ci devono conoscere. Cercheremo di coinvolgere giovani, religiosi, laici: cercheremo di avere una clientela vasta.

     
    La Libreria internazionale Paolo VI offre una vastissima gamma di volumi per giovani studenti. Ascoltiamo le loro opinioni.

     
    R. - Mi sono recato in centro perché ho saputo che ha aperto questa nuova libreria. Cerco un libro che mi servirà per preparare la mia tesi.

     
    R. - Mi trovavo di passaggio e ho visto questa nuova libreria. Cercavo un cd di musica gregoriana e ne ho trovati molti, c’è una vastissima scelta e c’è anche la possibilità di ordinarli.

     
    R. - Sono uno studente della Pontificia Università Lateranense, studio diritto e vengo qui perché la libreria è molto fornita.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò sulla situazione in Afghanistan: si apre domani a Parigi la conferenza dei Paesi donatori.

    In cultura, Sergio Pagano sul volume "Il Capitolo di San Pietro in Vaticano. Dalle origini al XX secolo" di Dario Rezza e Mirko Stocchi, che verrà presentato oggi pomeriggio a Roma, all'Oratorio del Gonfalone.

    Una riflessione di Enrico Maria Radaelli su arte sacra e origini della bellezza.

    L'imperatore alla porta? Fatelo attendere: Antonio Paolucci su un ventaglio di mostre in Italia (dal 31 agosto all'11 gennaio 2009): ne sono protagonisti Matilde di Canossa e l'autonomia della Chiesa dal potere politico. Se oggi sotto la testa de "L'Osservatore Romano" leggiamo il motto latino "a ciascuno il suo", un merito non piccolo va riconosciuto proprio alla magna comitissa.

    Il poeta dell'Etna che non rinunciava alla metafisica: Paolo Miccoli ricorda Michele Federico Scicca a cent'anni dalla nascita.

    Nell'informazione religiosa, Andrea Monda e Nicola Gori intervistano, rispettivamente, l'arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, e il presidente della conferenza episcopale del Bangladesh, arcivescovo Paulinus Costa.

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    Oggi in Primo Piano



    Al presidente del Salvador Saca González, il premio Path to Peace

    ◊   Ieri, presso la sede ONU di New York, è stato conferito al presidente del Salvador, Elías Antonio Saca González, il Premio Path to Peace (Sentiero per la Pace) assegnato dalla Fondazione omonima presieduta da mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Il presidente Saca - si legge nelle motivazioni – ha operato per la pace e la democrazia nel Salvador impegnandosi in particolare contro la povertà. Ma ascoltiamo, al microfono di Raul Cabrera, del nostro programma Ispanoamericano, come il presidente Saca abbia accolto questo riconoscimento:


    R. - Lo recibo con toda la humildad del mundo...
    Lo ricevo con tutta la umiltà del mondo, come un riconoscimento che dedico al popolo del Salvador. La Fondazione Path to Peace non ha premiato un presidente, ma tutto il popolo salvadoregno che ha ottenuto nel 1992 la pace, grazie anche al supporto della Chiesa cattolica. Una pace tanto auspicata da Giovanni Paolo II. Fu lo stesso Pontefice che nel 1983 ci invitò ad essere costruttori di pace. Per questo lo accolgo con molta gioia e come un tributo a un popolo democratico e aperto al mondo, e ad un Paese dove adesso i cittadini vivono meglio.

     
    D. - Lei è stato premiato in particolare per il suo impegno in favore della pace: qual è oggi la situazione del Salvador?

     
    R. - Después de 16 años de acuerdo de paz...
    A 16 anni dagli accordi di pace siamo impegnati nella ricostruzione del Paese. Siamo una nazione moderna e democratica. Il governo attuale che presiedo ha investito molto nel sociale. Abbiamo un programma esemplare per la lotta contro la povertà che si chiama “Red Solidaridad”. A questo si aggiunge “Fosalud”, un progetto che prevede interventi sanitari a favore di tutti i cittadini, soprattutto i più bisognosi, e un forte rilancio delle politiche sociali considerato che stiamo attraversando una crisi su scala planetaria. Abbiamo mantenuto inalterati i prezzi dell’energia elettrica e del trasporto pubblico per non gravare ulteriormente sulle fasce più deboli. Un paese libero, un Paese democratico, un Paese che esercita l’apertura e il libero commercio deve poter contare su politiche sociali chiare che diano sostegno alla stabilità e che supportino i più poveri. Negli ultimi anni abbiamo ridotto di oltre 30 punti percentuali la povertà: ciò vuol dire che con il piano di “Red Solidaridad” riusciremo a coprire le esigenze di un centinaio di comuni sui 262 esistenti.

     
    D. - Lei ha lottato anche contro la violenza nel Paese: quali progressi sono stai compiuti?

     
    R. - Mire, cuando llegue a la presidencia...
    Quando arrivai alla presidenza avevamo un Paese con 13 morti al giorno provocati dalla violenza delle pandillas o maras un fenomeno relativamente nuovo in America Latina e in alcuni Paesi europei. C’era anche molta violenza nelle famiglie. Dopo quattro anni di fermezza e di applicazione delle leggi vigenti, portando in carcere i colpevoli e con forti investimenti nella prevenzione siamo riusciti a ridurre omicidi, estorsioni, furti, e posso assicurare che il Salvador di oggi è molto più sicuro di quattro anni fa.

     
    D. - Come considera l’impegno della comunità internazionale contro la povertà e la fame nel mondo?

     
    R. - Yo creo que hace falta más compromiso...
    Credo che ci sia bisogno di più coinvolgimento da parte di tutti. E’ necessario un ulteriore impegno unito ad una precisa assunzione di responsabilità. Ciascuno di noi è preoccupato della crescita e dello sviluppo del proprio Paese, ma non possiamo certo dimenticare gli ultimi. Sono convinto che dobbiamo impegnarci a tal fine. Incontrerò prossimamente a New York il segretario generale delle Nazioni Unite per discutere sul documento finale del recente summit della Fao tenutosi a Roma. Discuteremo del rialzo del petrolio, della conseguente speculazione e dell’impatto che tale fenomeno sta avendo sui Paesi più poveri. Di fronte ad un incremento così brusco del prezzo del greggio, anche i Paesi meno ricchi, come il Salvador, non riescono a rimanere al passo con lo sviluppo mondiale.

     
    D. - Oggi le nazione ricche tendono a chiudersi di fronte ai tanti poveri che bussano alla loro porta: come gestire oggi la situazione della immigrazione?

     
    R. - En primer lugar, el tema de la inmigración...
    In primo luogo il tema dell’immigrazione dobbiamo affrontarlo in modo positivo. Negli Stati Uniti, per esempio, vivono e lavorano 3 milioni di salvadoregni. Si tratta di una comunità che è parte integrante e attiva del sistema economico statunitense e, al tempo stesso, si prodiga per mantenere le proprie famiglie rimaste a casa. L’immigrato è a tutti gli effetti una risorsa. I Paesi più ricchi, in particolare, hanno l’obbligo morale di accoglierlo e di offrirgli la possibilità di vivere e di lavorare e, nel contempo, devono assumersi l’impegno di sedersi accanto alle nazioni più povere, cercare di risolvere i problemi della criminalità e così cambiare il mondo.

     
    D. - Come vede il ruolo della Chiesa nella società?

     
    R. - Mire, la voz de la Iglesia...
    La voce della Chiesa e la voce di Benedetto XVI è stata molto chiara. La solidarietà è fondamentale. I Paesi funzionano nel contesto di una economia di mercato, ma a quella economia si deve aggiungere la disponibilità nei confronti di chi ha meno. La Chiesa è una voce permanente, è una voce di denuncia, una voce che collabora, che guida. E questo non soltanto nel mio Paese. Qui la Chiesa cattolica ha avuto un ruolo rilevante nei cambiamenti democratici giocando un ruolo importante soprattutto per gli accordi di pace. Ma lo stesso ruolo è stato svolto, e continua ad essere svolto, nel mondo intero. Ho letto le encicliche di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II dove si accusa l‘individualismo. Entrambi i Pontefici denunciano con forza la mancanza di solidarietà nel mondo, e credo che la Chiesa debba continuare con i suoi appelli e con il suo impegno.

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    Lotta all'AIDS: riunione di alto livello al Palazzo di Vetro di New York

    ◊   E' iniziata ieri al Palazzo di Vetro di New York una riunione di alto livello sull’AIDS, promossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In base ai cosiddetti “Obiettivi di Sviluppo del Millennio”, la riunione esaminerà i progressi compiuti in materia di lotta al virus dell’HIV e di accesso universale alle terapie. L’incontro è strutturato in una serie di tavole rotonde, tra cui quella odierna, promossa dalla Missione di osservazione permanente della Santa Sede presso l'ONU, sul tema “Trattamento, prevenzione e assistenza: tre approcci per affrontare l’HIV/AIDS”. Ieri, il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon aveva chiesto di eliminare le restrizioni, attualmente imposte da più di 70 Paesi nel mondo, all'ingresso dei sieropositivi sul loro territorio. Ma a che punto è oggi la lotta all’Aids? Ascoltiamo Giuseppina Liuzzi, infettivologa dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, intervistata da Giada Aquilino:


    R. – Mentre nei Paesi occidentali abbiamo a disposizione farmaci e terapie che consentono di affrontare la malattia e che permettono di poter continuare a vivere, la situazione nei Paesi in via di sviluppo è completamente differente: la gente continua a morire di AIDS, non arrivano i farmaci che normalmente utilizziamo nelle nostre realtà e la malattia diventa una delle principali cause di morte tra la popolazione. Parliamo sicuramente dell’Africa, che è il Continente che meglio conosciamo, ma ci sono anche altre realtà, come i Paesi orientali, di cui non abbiamo ancora dati epidemiologici a sufficienza.

     
    D. – L’accesso universale alle terapie è, dunque, un altro punto importante della lotta all’AIDS…

     
    R. – Io direi che è sicuramente il punto fondamentale: se non riusciamo ad arrivare in quei Paesi e a portare i farmaci, non riusciremo neanche a combattere in maniera adeguata la malattia. Sicuramente dobbiamo cercare di far in modo di consentire l’accesso ai farmaci - di cui oggi disponiamo - a tutta la popolazione.

     
    D. - Quanto è lontano, nel tempo, un vaccino per l’AIDS?

     
    R. – Ci troviamo di fronte ad un’infezione molto particolare, a un virus che muta continuamente. Per cui diventa difficile riuscire ad approntare, da un punto di vista specificamente tecnico, un vaccino adeguato. E diventa difficile anche la sperimentazione di un vaccino nel termine classico della nostra cultura, quindi di un qualcosa che protegga completamente. Sicuramente si arriverà ad un tipo di vaccino, in qualche modo terapeutico, da somministrare a chi è già infetto.

     
    D. – Come si realizza la prevenzione soprattutto nelle donne e in particolare nei Paesi in via di sviluppo?

     
    R. – La prevenzione diventa a questo punto sicuramente il mezzo fondamentale per affrontare la malattia. Nei Paesi in via di sviluppo la cosa importante è anzitutto l’informazione, ma è necessario anche cercare di combattere quella che – anche lì – rappresenta la vergogna della malattia. Basti pensare alle donne che continuano ad allattare i propri figli perché negare il latte ad un bambino diventa un modo per far riconoscere la propria sieropositività o a quelle donne che affrontano da sole un parto per non manifestare agli altri la propria condizione. Fondamentale è quindi l’informazione, ma forse anche il superamento di concetti sbagliati.

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    Violenza sistematica contro le donne nella Repubblica Democratica del Congo: la denuncia dei Padri Bianchi

    ◊   Un "olocausto silenzioso", consumato alle spalle della grande informazione. E' quello in atto nel Kivu, provincia della Repubblica Democratica del Congo, dove centinaia e centinaia di bambine, donne giovani, adulte e anziane sono vittime sistematiche di violenze brutali. La rivista dei Padri Bianchi "Africa - Missione e cultura" si è incaricata di denunciare queste efferatezze. Fabio Colagrande ne ha parlato con il direttore, padre Claudio Zuccala:

    R. - Nella provincia del Kivu, che è quella provincia della Repubblica Democratica del Congo (RDC) che confina con gli Stati del Rwanda e del Burundi, da anni ormai e per una serie di circostanze, si è creata questa situazione in cui la popolazione locale è ormai vittima di una serie infinita di violenze, che soprattutto negli ultimi tempi hanno come obiettivo le donne. Quando parlo di donne mi riferisco a tutte le donne e quindi dalle bambine fino alle anziane, vittime di violenze ripetute, molto spesso di natura sessuale, che hanno come scopo ultimo quello di rendere queste persone dei rottami umani. Si tratta di un'azione paragonabile ad un genocidio: la distruzione di una società a partire dalla sua cellula fondante - la donna - che viene distrutta sia come persona, sia come essere umano capace di riprodurre. Questo genocidio, che si consuma nel silenzio perchè se ne parla troppo poco e soprattutto a distanza, per cui non lascia un impatto, io mi sentivo in dovere di essere uno fra i tanti che ne parla: questo è ciò che succede e non si dica un giorno “questo non lo sapevamo”.

     
    D. - Padre Zuccala, nella RDC non c’è una autorità locale che possa far rispettare le leggi, gli esecutori di questi stupri godono di una grande impunità, la comunità internazionale tace ed appare disinteressata. Davvero, dunque, non si può fare nulla per contrastare questo olocausto?

     
    R. - Al momento, purtroppo, a livello di autorità io sono molto, molto scettico. L’ONU ha quasi 18 mila uomini sul campo, ma finora la sua si è rivelata essere una presenza - almeno da questo punto di vista - abbastanza inutile. Non sono riusciti a proteggere le persone e soprattutto le donne. Il problema è che l’autorità locale non c’è e non c’è da tempo, e quando c’è è rispettata solo per timore di eventuali rappresaglie e quindi da questo versante c’è veramente poco da aspettarsi. Gli unici che fanno qualcosa sono degli individui che con tanto coraggio, con tanta determinazione e con tanta dedizione - congolesi e non, missionari e non - hanno detto che questa è una situazione ormai così grave che non possiamo aspettare né aspettarci niente da nessuno. Cominciamo, quindi, a fare quello che possiamo, con le nostre risorse. Un dottore congolese, che opera da anni nell’Ospedale di Panzi, nella periferia di Bukavu, cerca di aiutare - insieme con i suoi collaboratori - le donne a rifarsi una vita. Come medico chirurgo, inizia anzitutto a ricostruirle fisicamente, perchè si parla di ferite tremende inferte a queste donne con l’intenzione di renderle veramente dei rottami umani. Con la sua équipe cerca poi di dare loro anche una speranza di vita, cercando di curare le loro ferite psicologiche. Non è tutto fermo, non è tutto paralizzato, perchè c’è qualche segnale di speranza. Purtroppo, però, a livello di autorità - sia locali che internazionali - c’è una latitanza preoccupante.

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    La Chiesa celebra la memoria di San Barnaba

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Barnaba, Apostolo. Benedetto XVI gli ha dedicato l’udienza generale del 31 gennaio 2007. Ricordiamo i tratti principali di questo Santo attraverso le parole del Papa. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Barnaba – ha ricordato il Papa – “significa «figlio dell'esortazione» o «figlio della consolazione»”: è un ebreo della tribù di Levi, nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, è uno dei primi ad abbracciare il cristianesimo, dopo la risurrezione di Gesù, mostrando subito la radicalità della sua conversione: vende tutto quello che ha, un campo, e ne consegna il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa. E’ lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, che ancora diffidava dell’antico persecutore. Con Paolo nasce una grande amicizia: con lui è protagonista dei primi viaggi missionari tra i pagani. Con lui si reca ad Antiochia, dove per la prima volta i discepoli vengono chiamati “cristiani”. E con Paolo partecipa al cosiddetto Concilio di Gerusalemme dove insieme difendono l’apertura della Chiesa ai pagani separando la pratica della circoncisione dall'identità cristiana:

     
    “Solo così, alla fine, hanno ufficialmente reso possibile la Chiesa dei pagani, una Chiesa senza circoncisione: siamo figli di Abramo semplicemente per la fede in Cristo”.

     
    Poi, d’improvviso, accade l’imprevedibile. Grandi amici, Paolo e Barnaba, entrano in contrasto: l’Apostolo delle Genti non vuole portare in missione Marco, l’Evangelista, sostenuto invece da Barnaba. Il contrasto appare insanabile. Paolo e Barnaba si dividono:

     
    “Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono ‘caduti dal cielo’. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono".

     
    E così Paolo, in contrasto con Barnaba, si mostra "aspro e amaro" con Marco, ma alla fine si riconcilia con lui. "Non è quindi il non aver mai sbagliato - afferma il Papa - ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità”.

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    Chiesa e Società



    Nel mondo sono oltre 200 milioni i minori costretti a lavorare

    ◊   Circa 218 milioni di bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni in tutto il mondo, concentrati soprattutto nell'Africa sub-sahariana, sono costretti a lavorare. Di questi, 74 milioni sono coinvolti in attività considerate pericolose e 165 milioni hanno un età compresa tra i 5 e i 14 anni. Sono le stime diffuse dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), in occasione della vigilia alla Giornata internazionale contro il lavoro minorile. “Istruzione: la risposta giusta al lavoro minorile” è il tema scelto. Infatti, la OIL ha calcolato la presenza di 72 milioni di bambini nel mondo non scolarizzati e che le bambine hanno meno possibilità di istruzione rispetto ai coetanei maschi. “Estendere l’accesso a un’istruzione gratuita e obbligatoria è fondamentale per ridurre il fenomeno del lavoro minorile”, si legge nella nota diffusa dall’agenzia Sir. Anche il recente rapporto globale dell’OIL fa notare che l’istruzione universale fino ai 14 anni ha contribuito all'eliminazione del lavoro minorile in molti Paesi. Infatti – precisa l’agenzia – si è registrato un leggero calo dello sfruttamento minorile al lavoro, rispetto agli anni precedenti. (B.B.)

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    I vescovi brasiliani auspicano la fine del lavoro in stato di schiavitù

    ◊   La Conferenza episcopale del Brasile ha valutato con favore le iniziative intraprese dal Congresso nazionale relative alla proposta di riforma costituzionale che intende eliminare il lavoro in forma di schiavitù. Nelle aree rurali del Brasile infatti - riferisce l'Agenzia Fides - il lavoro in condizioni disumane o degradanti rappresenta un fenomeno abituale. “Il tempo è propizio per decretare la seconda abolizione dello stato di schiavitù nei campi brasiliani attraverso l’approvazione della norma”, affermano i vescovi. “Lo Stato brasiliano già riconobbe la gravità della situazione nel 1995, quando fu creato il Gruppo Mobile del Ministero del Lavoro per investigare e combattere quella pratica criminale. Così come riconosciuto successivamente, nell’agosto del 2003, da una relazione della Commissione Nazionale per l’eliminazione del lavoro in forma di schiavitù, organo vincolato alla Segreteria speciale dei diritti umani della presidenza della Repubblica con la funzione primaria di monitorare l’esecuzione del Piano Nazionale per l’eliminazione del lavoro in schiavitù. Nonostante la creazione di tali strumenti, non è stato possibile mettere fine a questa vergogna nazionale”, continua il documento. In effetti soltanto nell’anno 2007 sono stati registrati 265 casi di lavoro in forma di schiavitù in tutto il Brasile, fenomeno che coinvolge 8.653 lavoratori. Dal 1995, anno in cui è stato istituito il Gruppo Mobile, e fino alla fine del 2007, sono state liberate 26.951 persone. In tale periodo la Commissione Pastorale per l’Agricoltura ha raccolto denunce che riguardano oltre 50 mila lavoratori che, come afferma la Conferenza dei vescovi del Brasile, sono “fatti prigionieri con promesse, obbligati a lavorare in tenute, carbonaie e piantagioni di canna, trattati peggio degli animali e costretti a non poter interrompere la relazione con il proprio capo”. Secondo i presuli, l’approvazione della norma contro ogni forma di schiavitù “è un imperativo etico e morale della coscienza civile e, per i cristiani, rappresenta un’esigenza di coerenza con gli insegnamenti del Vangelo”. (R.P.)

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    Myanmar: Amnesty International denuncia l’operato delle autorità locali

    ◊   Continua l’emergenza in Myanmar nelle zone colpite dal ciclone Nargis il 2 e il 3 maggio, una tragedia da 130mila tra morti e dispersi e che ha lasciato due milioni e mezzo di persone senza niente. Amnesty International, nei giorni scorsi, ha denunciato al governo del Paese, l’operato delle autorità locali che ostacolano l’arrivo degli aiuti umanitari dall’estero. In particolare sotto accusa è finito il Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo, non nuovo a denunce di questo tipo, che già il 23 maggio aveva dichiarato la fine della fase di soccorso e l’inizio di quella della ricostruzione, avviando di fatto una campagna di sgombero dei rifugi governativi e privati da parte dei senzatetto. L’organizzazione umanitaria ha potuto accertare oltre 30 casi di violazioni di questo tipo e raccolto più di 40 denunce di aiuti confiscati, nascosti o dirottati verso altra destinazione. Secondo Benjamin Zawacki, ricercatore di Amnesty che ha appena visitato il Paese, la situazione, soprattutto nell’area dell’Irrawaddy, è molto critica, con zone colpite ancora non raggiunte e comunque ritenute inabitabili. Uno dei problemi principali causato dalla distruzione di molti edifici è l’impossibilità per i bambini di seguire le lezioni, proprio nel periodo d’inizio dell’anno scolastico. A lanciare l’appello, riportato dall’Osservatore Romano, è l’arcivescovo di Yangon, Charles Maung Bo, che in una lettera al governo ha descritto in particolare la situazione del piccolo villaggio di Aima, in cui molte famiglie con bimbi vivono senza cibo né acqua potabile. Il presule ha sottolineato il delicato ruolo della Chiesa locale che, in collaborazione con la Caritas Internationalis, assiste 75mila persone, 20mila nella sola regione di Lebutta, offrendo rifugio e aiuti. Anche l’Opera “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), ha stanziato ulteriori 80mila euro destinati proprio all’arcidiocesi di Yangon e alla diocesi di Pathein, che si trova proprio nel cuore dell’Irrawaddy, dove ci sono diversi villaggi abitati da popolazione Karen e di religione cristiana. Con questa cifra arrivano a 110mila euro gli aiuti di ACS all’emergenza nell’ex Birmania. Secondo l’Ufficio internazionale dei Gesuiti per i rifugiati, infine, il 70% degli sfollati hanno trovato riparo nei monasteri, il 28 negli edifici pubblici, il 2% nelle tendopoli. (R.B.)

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    Milioni di studenti senza scuola nella regione cinese colpita dal terremoto

    ◊   Oltre 7mila scuole distrutte, 3mila danneggiate e diversi milioni di scolari senza istituto: è il bilancio del terremoto che, lo scorso 12 maggio, ha colpito la provincia cinese del Sichuan. A renderlo noto è l’UNICEF, al termine di una missione esplorativa al fianco delle autorità governative. Per facilitare la ripresa delle attività scolastiche, l'agenzia ONU per l’infanzia ha già fornito 1.200 tende, 60mila kit scolastici per alunni e 2mila per gli insegnanti, oltre a 50mila paia di scarpe, giacche e indumenti da bambino e 4mila sacchi a pelo. Ma non è sufficiente: sono necessari almeno altri 30 milioni di dollari, per gli interventi d'emergenza ed i successivi programmi di ricostruzione. Le priorità rilevate durante la missione esplorativa sono l'allestimento di ripari temporanei, l'installazione di gabinetti e infrastrutture idriche, la fornitura di materiale didattico e la formazione del personale scolastico affinché sia in grado di gestire i traumi subiti dai bambini. Intanto, il ministero dell'Istruzione cinese ha disposto un accurato controllo delle misure antisismiche su tutti gli istituti scolastici del Paese. Sarà verificata la sicurezza di tutti gli edifici e i campus scolastici, annunciano i media locali, con particolare attenzione per quelli costruiti prima del 2001. (B.B.)

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    Appello del Consiglio Ecumenico delle Chiese per combattere la crisi alimentare mondiale

    ◊   A pochi giorni dalla conclusione del vertice della FAO sulla fame nel mondo, svoltosi a Roma dal 3 al 5 giugno, il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) ha lanciato un appello per combattere la crisi alimentare mondiale. “Lo scandalo della fame esige l’attenzione immediata delle Chiese - afferma in una nota il segretario generale uscente del CEC, rev. Samuel Kobia – Oggi, circa 850 milioni di persone soffrono la fame in tutto il mondo. Di questi, circa 820 milioni vivono in Paesi in via di sviluppo. Molti muoiono per mancanza di cibo e molti altri soffrono per i disagi ed i problemi causati da diete povere o sbilanciate. Spesso – continua il rev. Kobia – sono i bambini ad essere vittime della malnutrizione e ad essere privati della possibilità di una vita piena. Il Vangelo, che ci invita ad amare il prossimo, obbliga i cristiani e le loro Chiese ad un maggior coinvolgimento nell’andare incontro ai bisogni del mondo”. Il segretario generale uscente del CEC esprime poi soddisfazione per il recente vertice della FAO, apprezzando la determinazione dei dirigenti internazionali presenti all’evento. Quanto alle cause prossime della mancanza di cibo nel mondo, Kobia ha voluto rilevare “il crescente predominio di corporazioni agricole, che hanno come obiettivo la produzione di alti profitti e questo ha incrementato pratiche di coltivazione dannose per l’ambiente”. Alla luce di tutto questo, il reverendo annuncia che il Comitato esecutivo del CEC affronterà la questione della fame nel mondo durante la prossima riunione, fissata per settembre: perché le Chiese possano “assumere il loro ruolo essenziale”, e a questo riguardo devono “esse affrontare la crisi alimentare mondiale tutte insieme”. (I.P.)

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    I vescovi cattolici ed anglicani dello Sri Lanka: fermate la strage di civili

    ◊   Dopo l’ondata di attentati – sviluppatesi soprattutto nelle città centro meridionali di Dehiwala, Moratuwa e Polgolla – i presuli anglicani e cattolici dello Sri Lanka lanciano un appello affinché termini la strage di civili. Hanno firmato una dichiarazione comune, chiedendo al governo di aprire i negoziati di pace con l’organizzazione politico-militare delle Tigri Tamil. “Per ottenere una pace duratura – si legge nel testo, diffuso dall’agenzia Asianews – è urgente che il governo ottenga la collaborazione di tutti i leader politici”. “Uccidere una vita umana è inaccettabile, – proseguono i presuli – ma uccidere civili innocenti è abominevole. Condanniamo con forza questi atti di terrorismo”. Anche il vescovo anglicano di Colombo, mons. Duleep de Chickera, ha invitato al dialogo: “Mostrate maggiore maturità e discernimento, - ha detto alle istituzioni - per allontanare il Paese da questo precipizio e collaborate con ogni sforzo che sia diretto verso la pace”. Senza dimenticare che le relazioni tra i gruppi etnici stanno andando fuori controllo anche a causa della difficile situazione economica in cui riversa il Paese. (B.B.)

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    Caritas Internationalis: gli aiuti umanitari in Afghanistan sono poco efficaci

    ◊   Maggiore attenzione alla lotta alla povertà e più coordinamento per lo sviluppo e gli aiuti umanitari in Afghanistan: è la richiesta di Caritas Internationalis alla comunità internazionale, in vista della Conferenza Internazionale a sostegno dell’Afghanistan prevista per domani a Parigi. Alla riunione parteciperanno il presidente francese Nicolais Sarkozy, quello afgano Karzai e il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Spesso gli aiuti economici – si legge nell’appello della Caritas, divulgato dall’agenzia Misna – sono mirati a risolvere obiettivi diversi, come il contrasto delle insurrezioni o le coltivazioni di oppio”. Inoltre, la Caritas stima che le spese militari sarebbero ogni giorno 14 volte superiori all’importo medio speso quotidianamente per lo sviluppo. Sono ancora molte le sfide da affrontare nel Paese: dalle condizioni di sicurezza della popolazione all’economia illecita, dalla fortificazione delle istituzioni al coinvolgimento dei civili per lo sviluppo. L’Afghanistan è tra i Paesi più poveri al mondo: secondo l’Indice di Sviluppo Umano (HDI) delle Nazioni Unite, occupa la 174.ma posizione su 178 Paesi in classifica. È costretto ad importare gran parte del proprio fabbisogno alimentare dai Paesi vicini, come Pakistan ed Iran, che però tendono quotidianamente a diminuire le esportazioni a causa della crisi alimentare mondiale. (B.B.)

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    Appello di Pax Christi per la solidarietà alle minoranze religiose in Medio Oriente

    ◊   La sezione francese di Pax Christi International ha lanciato un appello a favore delle minoranze religiose perseguitate in tutto il mondo. Allo stesso scopo, ha avviato anche una rete di solidarietà denominata “Pluralismo di culture e di religione”. L’appello è rivolto ai governi europei, affinché chiedano ai Paesi del Medio Oriente – i luoghi in cui si verificando maggiormente casi di intolleranza religiosa – di far rispettare nei loro territori la libertà di credo e di culto. In Libano sono minacciati i cristiani, in Egitto sono discriminati i copti, in Iran sono perseguitati i baha'i e in Palestina gli arabi cristiani sono vittime dell'ostracismo dei fondamentalisti. Anche in Algeria i cristiani subiscono discriminazioni e in Iraq i cristiani sono vittime di rapimenti, torture, omicidi. “Cristiani, musulmani, ebrei o agnostici – si legge nel comunicato di adesione alla rete diffuso dall’agenzia Zenit – non si può essere insensibili di fronte alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per il loro credo religioso”. Pax Christi International è un'istituzione nata in Francia nel 1945, su iniziativa di un gruppo di cristiani francesi e tedeschi. Trasformatasi in movimento internazionale nel 1950, attualmente è riconosciuta come ONG di carattere consultivo presso le istituzioni dell'ONU e dell'Unione Europea. È presente in 50 Paesi, dei cinque continenti. (B.B.)

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    Algeria: tristezza e cordoglio dell'arcivescovo Teissier per i recenti attentati

    ◊   “Tristezza e cordoglio” ma anche la convinzione “che il popolo algerino ha in sé la forza di far rinascere il proprio Paese ripartendo dalla riconciliazione nazionale”. Con questo spirito l’arcivescovo emerito di Algeri Henri Teissier, commenta le notizie dei recenti attentati in Algeria. “Il popolo algerino – dice l’arcivescovo ripreso dall'agenzia Sir - ha scelto ormai da anni la strada della riconciliazione. Coloro che si stanno macchiando di questi attentati sanguinosi sono piccoli gruppi. Il nostro Paese ha sofferto molto tra il 1992 ed il 2000 e adesso speravamo di poter vivere senza violenza ma così non è. Ma una cosa deve essere chiara. Il futuro della nazione non si costruisce con le stragi e con il sangue”. “Si sente dire che siano fondamentalisti supportati da Al Qaeda che in Maghreb sarebbe ben radicata a mettere le bombe. Queste stragi – aggiunge mons. Teissier – non hanno nessuna rilevanza politica. L’unica risposta forte adesso è continuare a lavorare per il dialogo e la riconciliazione e dare alla gente sicurezza e stabilità. Gli algerini, nonostante la paura, hanno la forza di reagire alla violenza con il rispetto della vita e del diritto”. (A.M.)

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    Il Centro internazionale studi Oasis ad Amman, in Giordania, per parlare di libertà religiosa

    ◊   Un incontro ad Amman, in Giordania, per affrontare il tema della libertà religiosa. Il comitato scientifico del Centro internazionale studi e ricerche Oasis, fondato 5 anni fa dal card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, si riunirà il 23 e 24 giugno nel Paese mediorientale per discutere del rapporto tra libertà e verità. Il convegno, che si tiene ogni anno dal 2004 nel mese di giugno, cercherà di indagare su come si concilia il valore della libertà religiosa in rapporto alla tradizione prevalente di un popolo. “Grazie alla presenza di esponenti di diversi Paesi e aree culturali del mondo – si legge in un comunicato di Oasis riportato dal Sir - anche questo comitato si presenta come occasione unica per affrontare e studiare uno dei temi brucianti oggi al centro del dibattito internazionale culturale, sociale e politico, a partire da testimonianze di vita ed esperienze concrete”. Il programma prevede il 23 giugno l’apertura dei lavori con mons. Gabriel Richi Alberti, direttore del Centro Oasis e gli interventi, tra gli altri, del card. Angelo Scola, di Nikolaus Lobkowicz, direttore dell’Istituto Zimos per gli Studi sull’Europa centrale e orientale, Khaled al-Jaber, professore associato dell’Università di Petra e Hanna Michael Salameh Numan, della fondazione per l’archivio arabo e del Centro Amman per la pace e la crescita. Prevista anche la presentazione del Royal Institute for Inter-faith Studies di Amman. (V.V.)

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    Messaggio al Paese dei vescovi del Mozambico: forti segni di speranza ma occorre agire per combattere Aids e povertà

    ◊   In un messaggio sulla vita sociale del Mozambico, ripreso dall'Agenzia Fides, i vescovi del Paese africano danno conto "dell'esistenza di numerosi segni di speranza, come risultato di scelte effettuate dai responsabili della gestione degli affari pubblici. "Come risultato di queste scelte politiche - scrivono i presuli - notiamo il miglioramento delle linee di comunicazione, attraverso la costruzione, la manutenzione e il ripristino di strade e ponti, l'aumento delle infrastrutture sociali, con particolare attenzione all'espansione della rete scolastica, all'ampliamento dell'insegnamento superiore, con la creazione di istituti superiori e di università in tutte le province del Paese. Lo stesso avviene per quel che concerne la rete telefonica ed elettrica. E' infine lodevole l'ampliamento della rete sanitaria, a volte da parte dello Stato, in altri casi con il sostegno di diversi partner, tra i quali vi è la Chiesa cattolica". Tra i protagonisti di questa rinascita mozambicana vi sono le donne, sottolineano i vescovi: "impegnate in compiti e ambiti diversi. La popolazione femminile in Mozambico - sottolineano - deve però essere proporzionalmente più visibile, soprattutto per l'unico e insostituibile ruolo delle donne come agenti d'educazione per le generazioni presenti e future e, in molti casi, come il primo responsabile della produzione e della gestione di beni e servizi domestici a favore di tutta la famiglia". La Conferenza Episcopale esprime preoccupazione per i frequenti disastri naturali che colpiscono il Paese chiedendo al governo uno sforzo maggiore per prevenirli e far fronte alle loro conseguenze. Particolarmente drammatica rimane inoltre la diffusione dell'Aids, soprattutto per l'alto numero di bambini che hanno contratto la malattia dalla madre. I Vescovi esortano il governo a fornire cure adeguate ai malati e a iniziare la produzione di farmaci antiretrovirali. Allo stesso tempo, ricordano la posizione della Chiesa per prevenire l'ulteriore diffusione del virus HIV: vita sessuale responsabile, astinenza per i non sposati, fedeltà matrimoniale. (R.P.)

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    Il nunzio apostolico negli USA: dopo la visita del Papa è cambiata l’immagine della Chiesa cattolica

    ◊   Dopo il viaggio del Papa negli USA è cambiata l’immagine che gli americani avevano della Chiesa cattolica "che ha ripreso coraggio”. Alla vigilia della visita del presidente George W. Bush in Vaticano, in programma venerdì prossimo, in un’intervista all'“Osservatore Romano” il nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo mons. Pietro Sambi, traccia un bilancio positivo del viaggio del Papa negli Usa, dal 15 al 20 aprile scorsi, e rammenta l’accoglienza “del tutto straordinaria che il presidente Bush ha riservato al Papa”. “Quanto al colloquio tra i due - precisa mons. Sambi - esso è stato di natura privata. Conosciamo solo quanto le parti hanno reso pubblico”. Per il nunzio è tuttavia significativa la sottolineatura positiva del Pontefice della “sana laicità” degli USA, Paese in cui “la dimensione religiosa, nella diversità delle sue espressioni, è non solo tollerata, ma valorizzata quale anima della nazione e garanzia fondamentale dei diritti e dei doveri dell’uomo”. Per il nunzio, “Benedetto XVI non ha dimenticato di trovarsi sul territorio di una super-potenza mondiale e ha delineato la missione della Chiesa locale in tale contesto” richiamandola a “svolgere con libertà e impegno la sua missione di evangelizzazione e promozione umana e anche di coscienza critica contribuendo alla costruzione di una società degna della persona”. (V.V.)

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    Al via domani la riunione di primavera dei vescovi degli Stati Uniti

    ◊   Prende il via domani ad Orlando, in Florida, la riunione di primavera della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Nell’agenda dei vescovi occupano un posto di primo piano questioni liturgiche e linguistiche, accanto alle quali saranno esaminate problematiche attinenti l’indagine sulle cellule staminali embrionali, l’alimentazione e l’idratazione medicalmente assistita e la questione degli abusi da parte del clero. Più in particolare, i presuli procederanno alla votazione sulla nuova traduzione in lingua inglese del Messale Romano, relativa al “Proprio” delle domeniche e festivi dell’anno liturgico e dovranno anche approvare il cambiamento, nella liturgia in lingua spagnola, della forma pronominale “vosotros”, usata attualmente solo in Spagna, in quella di “ustedes”, di uso corrente in America Latina, dove vivono e pregano la maggior parte dei fedeli ispanici. L’episcopato procederà inoltre all’esame di una dichiarazione del Comitato nazionale per la Vita sulla ricerca concernente la ricerca sulle cellule staminali embrionali, testo che respinge numerose argomentazioni a favore di una linea di ricerca implicante la distruzione di embrioni umani. All’ordine del giorno è anche la revisione di alcuni punti delle “Direttrici etiche e religiose per i servizi sanitari cattolici” concernenti in particolare l’alimentazione e all’idratazione assistita, oltre alla riflessione sulla proposta di una speciale struttura per il dialogo tra sacerdoti e vescovi riguardo la gestione da parte della Chiesa delle accuse contro il clero di abusi sessuali. I presuli rivolgeranno infine la loro attenzione all’indagine dal titolo “I Sacramenti oggi: fede e pratica religiosa tra i cattolici degli Stati Uniti” e al rapporto sullo “Stato della religione negli Stati Uniti”, elaborato dal Pew Forum on Religion and Public Life. (M.V.)

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    USA: messaggio del vescovo di Oakland dopo la legalizzazione delle unioni omosessuali

    ◊   In California mons. Allen Henry Vigneron, vescovo di Oakland, ha voluto indirizzare un messaggio a tutti i fedeli - ripreso dall'agenzia Fides - per offrire una guida ed un orientamento in merito alla recente decisione della Corte dello Stato di California di legalizzare le unioni omosessuali. In proposito mons. Vigneron ricorda subito che il matrimonio è una realtà istituita da Dio e, secondo il piano irrevocabile di Dio, è possibile solamente tra un uomo ed una donna. “L’esperienza della storia – annota il presule - , tanto nell’antichità come ai giorni nostri, ci insegna che nessun governo ha il potere di cambiare l’ordine che Dio ha stabilito nella natura umana”. ”Questa convinzione sul matrimonio – aggiunge il vescovo - benché si confermi con la fede, può acquisirsi per vie logiche “. Perciò tutti gli sforzi “per preservare quella visione del matrimonio nelle leggi della nostra comunità non costituiscono imposizione di un’ideologia, ma un servizio che rendiamo alla verità, in vista del bene comune. Questa maniera di vedere la natura del matrimonio non è una forma di discriminazione, ma costituisce il fondamento della nostra libertà per vivere in accordo con il piano che Dio ci ha tracciato”. Le sfide rimangono due soltanto, quelle immediate e quelle a lungo termine. A breve termine, “i cattolici, nella loro capacità di cittadini fedeli, sono chiamati a conformare le nostre leggi relative al matrimonio rispetto alla conoscenza che abbiamo sulla natura dello stesso”. A lungo termine,”se i nostri sforzi fallissero, il nostro modo di vita diventerà contro-culturale, il che è sempre una situazione difficile per i cristiani”, perché saremo costretti a vivere “in una società dove molti accettano convinzioni che alla lunga sono dannose per l’integrità della vita umana e portano conseguenze negative per la nostra felicità, tanto in questo mondo quanto nell’altro. La missione dei cristiani sarà dunque quella che è sempre stata: essere luce e lievito per la nuova creazione stabilita in Cristo”. (A.M.)

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    Corea del Sud: nuove linee guida per l'etica dei medici cattolici

    ◊   La professione medica, con i progressi e le nuove sperimentazioni della scienza, pone sempre nuove sfide a quanti intendono conciliarla con la fede cattolica: da questo presupposto partono le nuova “Linee guida per l’etica medica cattolica”, promosse dalla Chiesa coreana e pubblicate dal Centro Medico Cattolico di Seul, testo di riferimento per tutti gli operatori sanitari che, in coscienza, intendono esercitare la loro professione secondo i valori cristiani. Questa problematica è particolarmente sentita nella società coreana, dove le nuove bio-tecnologie e gli esperimenti condotti su embrioni umani, portati avanti da alcuni Centri e laboratori scientifici, si sono spinti molto oltre, fino a tentativi di clonazione umana, suscitando un ampio dibattito a livello nazionale e internazionale. La Chiesa cattolica ha sempre indicato i pericoli di tali pratiche, sottolineando le distorsioni e le degenerazioni della professione degli uomini di scienza e di medicina, quando si ergono ad arbitri o nuovi creatori della vita. Una parte importante è dedicata al tema della ricerca scientifica che, si afferma, “non deve andare contro la divina Provvidenza, ma deve essere a servizio dell’umanità”. Le nuove Linee guida - riferisce l'Agenzia Fides - intendono diventare un punto di riferimento essenziale per tutti i fedeli cattolici impegnati direttamente nel campo della medicina, della scienza, della ricerca, ma anche fornire chiarimenti sull’insegnamento della Chiesa, per dare un orientamento all’opinione pubblica su temi come aborto, eutanasia, accanimento terapeutico, trapianto di organi, fecondazione artificiale, clonazione, bio-tecnologie. (R.P.)

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    E' tutto pronto a Saragozza per l'apertura dell'Esposizione Internazionale sul tema dell’acqua

    ◊   A Saragozza, in Spagna, ormai tutto è pronto per l’inaugurazione dell'Esposizione Internazionale che ha come tema centrale l’acqua entro uno sviluppo sostenibile. Sotto questo titolo generico, sono state stabilite quattro grandi aree di studio: “L’acqua una risorsa scarsa”, “L’acqua per la vita”, “I paesaggi dell’acqua”, e “L’acqua come legame tra i popoli”. La Fiera avrà una durata di circa tre mesi, dal 14 giugno fino al 14 settembre. Tutta l’Expo é stata costruita sulle rive del fiume Ebro e proprio questa vicinanza ha visto l'allagamento di alcuni impianti causato dallo straripamento del fiume, ingrossatosi per le intense piogge delle ultime settimane. Approvata dall’Ufficio internazionale delle Fiere, la città di Saragozza era riuscita a vincere la competizione in concorrenza con le città di Salonicco (Grecia) e Trieste (Italia). Sono 108 i Paesi partecipanti, tra i quali anche la Santa Sede. Ma c’è da rilevare l’assenza di alcuni Paesi importanti come gli Stati Uniti, il Regno Unito o Israele. La celebrazione della Santa Sede nella Fiera é stata fissata dall’organizzazione per il 14 luglio. La cerimonia inaugurale, prevista per il 13 giugno, sarà presieduta dal re Juan Carlos accompagnato dalla Regina Sofia e alte cariche del governo e dello Stato. Il prossimo mese di luglio avrà luogo una importante conferenza mondiale con l’intervento di scienziati e grandi imprenditori che prenderanno in esame le ultime novità scientifiche e le possibilità di scambi tra i popoli nell’uso dell’acqua. In occasione di questa Fiera anche la Basilica-Santuario della Madonna del Pilar é stata oggetto di un accurato piano generale di restauro e abbellimento. Voci di protesta per motivi ecologici, finanziari e contro l’amministrazione pubblica si sono alzate durante i lavori di costruzione e istallazione della Fiera. Secondo l’organizzazione, l’Expo di Saragozza offrirà la più grande festa dell’acqua sulla terra. (Dalla Spagna: padre Ignacio Arregui)

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    Turismo sessuale: all'estero 80 mila italiani ogni anno, sempre più giovani

    ◊   Si stima che siano almeno 80 mila gli italiani che ogni anno vanno all’estero per turismo sessuale e sta diminuendo “in modo allarmante” l’età media del turista sessuale: non più l’uomo ricco ed anziano ma il giovane che prenota su internet. La denuncia - ripresa dall'agenzia Sir - viene dall’Associazione “Legale nel sociale”, che organizza oggi a Roma un convegno sul turismo sessuale a danno dei minori, prendendo in considerazione gli aspetti giuridici, psicologici e sociali del fenomeno. “Il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori – spiegano – malgrado nel sentire comune sia considerato ripugnante ed inaccettabile, è oggi una pratica molto diffusa tra i viaggiatori italiani all’estero. Le cronache di questi ultimi mesi hanno portato in prima pagina casi emblematici di turisti italiani che occasionalmente o in maniera continuativa si recavano in Thailandia, Brasile, Filippine, per praticare sesso con minori”. Secondo l’associazione “Legale nel sociale” (nata nel 2005 e composta da 18 soci specializzati in diritto civile, penale ed amministrativo che mettono a disposizione le loro competenze per il volontariato), “la risposta normativa e culturale a questo fenomeno è insufficiente e spesso si dimentica che i bambini sono tali in ogni parte del mondo e che, ovunque essi siano, debbono godere delle medesime tutele e degli stessi diritti garantiti in Italia”. (R.P.)

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    All'emittente cattolica Radio Elikya, il premio di miglior radio di Kinshasa

    ◊   Per i contenuti dei suoi programmi, per i temi affrontati, per aver gestito correttamente l’evolversi delle elezioni: sono queste le ragioni che hanno condotto l’Organizzazione non governativa “Licopadelong” a premiare “Radio Elikya” come migliore emittente della capitale della Repubblica Democratica del Congo del 2007. Lo riferisce l’agenzia Misna. Radio Elikya, che nella lingua locale significa 'speranza', è l’emittente dell’arcidiocesi di Kinshasa ed è diretta da padre Luigi Moser. È l’unica radio cattolica e si avvale, oltre che della collaborazione di una ventina di persone, dell’impegno di congregazioni religiose e di movimenti diocesani. Nata nel 1995, è in continua innovazione tecnologica; grazie a nuovi studi digitali infatti, il suo segnale sarà presto tra i migliori delle oltre 30 radio della capitale. (B.B.)

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    Nuovo DVD su Madre Teresa di Calcutta

    ◊   Immagini di Madre Teresa di Calcutta con i poveri scorrono all’inizio del DVD “Madre Teresa: una gemma di nome Gonxhe” del regista Gjon Kolndrekaj prodotto dal Movimento per la vita (MPV) e allegato questa settimana a “Famiglia Cristiana”. “Il DVD rientra tra le iniziative che il MPV promuove in occasione dei trent’anni della legge 194”, ha dichiarato al Sir, durante la presentazione ufficiale del DVD a Roma, Carlo Casini, presidente del Movimento. “Vogliamo ricordare la legge 194 non con rancore, ma in modo costruttivo dimostrando che la vita si può difendere sempre, qualsiasi sia la legge.” Il presidente ha quindi ricordato che “Madre Teresa riconosceva che il più povero in assoluto era il bambino non nato”, sottolineando come “la sua immagine con in braccio un bambino è il simbolo di un femminismo positivo per tutta l’umanità.” Casini ha anche annunciato un premio europeo per la vita, intitolato a Madre Teresa che sarà consegnato ogni anno a Strasburgo a coloro che si impegnano per la vita nascente dal punto di vista scientifico, della solidarietà e della cultura. (V.V.)

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    Il “Trittico Romano” sarà eseguito a Bologna per la chiusura della mostra su Giovanni Paolo II

    ◊   Il concerto “Trittico Romano” chiuderà a Bologna venerdì prossimo la mostra “Totus Tuus, Giovanni Paolo II, un uomo, un prete, il Papa”. L’opera musicale fu rappresentata per la prima volta proprio davanti a Giovanni Paolo II nel 2003. L’esposizione, nella quale la vita di Karol Wojtyla viene raccontata attraverso i suoi oggetti personali, nei primi giorni di apertura, rende noto il Sir, ha visto oltre 15 mila visitatori nelle sale di Palazzo Pepoli Campogrande. L’iniziativa, promossa dall’Associazione culturale di San Vittore nel 30.mo anniversario della salita al soglio pontificio del Papa polacco, ha raccolto un centinaio di oggetti, provenienti per la maggior parte dal Museo arcidiocesano di Cracovia. E proprio ad uno dei più famosi autori e musicisti polacchi, Stanislaw Soyka, si deve la trasposizione in musica dell’ultimo lavoro in versi di Giovanni Paolo II, “Trittico Romano” appunto: una raccolta di dodici liriche in tre “stanze” che il Pontefice scrisse nel corso del 2002. Il concerto si terrà presso la basilica del SS. Salvatore. (V.V.)

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    Il Museo della Sindone di Torino venerdì presenta il rinnovato allestimento

    ◊   Si rinnova l’allestimento del Museo della Sindone di Torino. Nel decimo anniversario del Museo, inaugurato alla vigilia dell’ostensione del 1998, saranno esposti al pubblico pezzi di notevole importanza acquisiti negli ultimi anni. Da venerdì sarà visibile, tra l'altro, la rassegna completa di tutte le fotografie e i filmati ufficiali fino ad oggi realizzati sulla Sindone, dal 1898 sino alle riprese televisive in alta definizione di quest’anno. Il Museo è diventato da tempo un importante centro di attrazione, con oltre 150 mila visitatori provenienti da tutti i continenti. Ulteriori interventi sono previsti in occasione della nuova ostensione del 2010 per offrire ai pellegrini un punto di riferimento come già avvenne nel 1998 e nel 2000. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Prosegue il viaggio in Europa di George Bush

    ◊   Prosegue il viaggio in Europa del presidente degli Stati Uniti George Bush. Il capo della Casa Bianca si trova in Germania, seconda tappa del suo tour nel corso della quale ha già incontrato il cancelliere, Angela Merkel, mentre stasera sarà in Italia. Venerdì l’udienza privata in Vaticano da Benedetto XVI. Intanto, ieri a Lubiana, in Slovenia, si è svolto il vertice Stati Uniti-Unione Europea. Al centro dei colloqui la questione del nucleare iraniano. Il capo della Casa Bianca ha esortato il Vecchio Continente ad adottare la linea dura contro Teheran. Il servizio Marco Guerra:
     

     
    George Bush, arriverà questa sera in una Roma blindatissima e tra domani e dopodomani incontrerà le massime autorità italiane e il Pontefice in udienza privata. Intanto, Bush in mattinata ha proseguito a Berlino i colloqui con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Sul tappeto ancora la questione Iran e la necessità di convincere l’alleato europeo ad aumentare le pressioni sulla Repubblica islamica con nuove sanzioni, per spingere Teheran a rinunciare allo sviluppo del suo programma nucleare. Una posizione già espressa ieri e pienamente recepita nel vertice UE-USA tenutosi in Slovenia. Nella dichirazione finale del summit si chiede, infatti, all’Iran di rispettare i suoi obblighi riguardo alle attività nucleari, compresa la sospensione completa delle attività di arricchimento”. Dura la risposta espressa stamani dal presidente iraniano Ahmadinejad, secondo cui il tempo del presidente americano è finito: i nemici della Repubblica islamica - ha ammonito - non sono riusciti a fermare il programma nucleare.

     
    Medio Oriente
    Resta alta la tensione ai confini tra i Israele e la Striscia di Gaza. Una bambina di 9 anni e un miliziano palestinese sono rimasti uccisi oggi in un’operazione delle forze terrestri israeliane nel villaggio di Qarara. Sempre nella Striscia, un altro civile palestinese di 65 anni è morto dopo essere stato colpito da frammenti di un razzo lanciato da un elicottero israeliano. Intanto a Gerusalemme il Consiglio della Difesa di Israele ha deciso di mantenere aperte tutte le opzioni: sia quella di una tregua con Hamas mediata dall’Egitto, sia la possibilità di una vasta operazione nella striscia di Gaza, qualora fallissero le trattative.

    Iraq
    Ennesima giornata violenze in Iraq. Tre diversi ordigni sono esplosi stamattina in varie zone della capitale Baghdad: il bilancio è di 6 morti e 19 feriti tra i civili. La prima bomba sarebbe esplosa a sud, vicino a un centro commerciale già teatro, due giorni fa, di un grave attentato, mentre passava una pattuglia della polizia che non è però stata colpita; la seconda a nord al passaggio di un minibus, la terza a est nei pressi di una stazione di servizio.

    Afghanistan
    È di quattro civili morti, 3 donne e un bambino, ma potrebbe esserci anche un ferito, il bilancio dell’operazione militare della coalizione a comando USA svoltasi ieri, ma di cui si è avuta notizia soltanto oggi, nel distretto orientale di Mata Khan, nella provincia di Paktika, al confine con il Pakistan. Nel corso dell’operazione di perquisizione, attuata con mezzi terrestri e aerei, secondo quanto riferito da Enduring Freedom, sarebbero rimasti uccisi anche alcuni ribelli, effettuati 12 arresti e confiscati fucili e lancia-granate.

    Somalia
    Un accordo di vitale importanza per la Somalia quello firmato, l’altro ieri, tra opposizione e governo di transizione somalo sotto l’egida delle Nazioni Unite. Tra i punti fondamentali una tregua militare e l’impegno ad avviare la procedura che porterà alla smobilitazione dell’esercito etiopico d’occupazione e all’intervento di caschi blu dell’ONU. A Mario Raffaelli, inviato speciale italiano per la Somalia, abbiamo chiesto se la nuova iniziativa di pace poggi su basi più solide che in passato. L’intervista è di Stefano Leszczynski:


    R. – Certamente può essere un punto di svolta, perché oltre ad avere affrontato il problema della sicurezza ed aver stabilito dei meccanismi per cercare di riportare il Paese alla stabilità, ha preso l’impegno di costituire entro 15 giorni due strumenti congiunti, con la presenza di governo e opposizione, presieduti dalle Nazioni Unite: uno specificatamente sul problema del cessate il fuoco ed il secondo sui problemi politici. Questo fatto, credo segni la differenza positiva rispetto ad altri tentativi del passato.

     
    D. – Tuttavia, alcuni dei responsabili dell’opposizione non hanno aderito all’accordo. Questo può essere un problema?

     
    R. – Certamente sì, perché evidentemente adesso si tratta di vedere quanto da parte dell’opposizione, che ha accettato il dialogo e ha firmato l’accordo, ci sia un’influenza sui combattenti, su chi poi sul campo conduce le azioni di guerriglia. Certamente, bisognerà dar per scontato che una parte dell’opposizione armata non seguirà questo accordo. E’ molto importante il fatto che nell’accordo ci sia la previsione di un ritiro degli etiopici, anche se condizionata alla situazione di questo cessate il fuoco e al dispiegamento del contingente delle Nazioni Unite.

     
    D. – Le Nazioni Unite come intendono subentrare?

     
    R. – L’accordo dice esplicitamente che le forze devono essere composte da Paesi amici ad esclusione dei Frontland State, cioè dei Paesi confinanti con la Somalia, e quindi ad esclusione, per esempio, dell’Etiopia. Questa è materia che sarà discussa, perché evidentemente l’accordo prevede 120 giorni prima che questa decisione diventi operativa.

     
    D. – Oggi la Somalia in che situazione è da un punto di vista politico, ma soprattutto sociale, dopo decenni di guerra?

     
    R. – Purtroppo negli ultimi mesi, e proprio in collegamento con questa situazione difficile che si è creata dopo l’intervento etiopico e la guerra che c’è stata, si parla di una catastrofe umanitaria. Le Nazioni Unite definiscono la Somalia la peggior catastrofe umanitaria esistente al momento. Di questo si fa menzione anche in questo accordo e si dice esplicitamente che la tregua che dovrebbe partire tra 30 giorni deve servire innanzitutto a portare sollievo alle popolazioni, perchè la catastrofe umanitaria è collegata principalmente alla situazione di instabilità.

     
    Somalia appello ONG
    Le ONG italiane che operano in Somalia hanno lanciato ieri un forte appello ai sequestratori per la liberazione di Jolanda Occhipinti, Abderahman Yusuf Arale e Giuliano Paganini, i tre operatori umanitari, due italiani e uno somalo, rapiti da guerriglieri somali il 21 maggio scorso. Il messaggio è stato fatto trasmettere, in lingua somala, dalle principali emittenti locali.

    Sudan
    È di 28 morti, 123 superstiti e 66 dispersi il bilancio provvisorio del grave incidente aereo avvenuto ieri sera in Sudan. Un airbus della Sudan Airways, proveniente dalla Giordania, si è incendiato dopo l’atterraggio all’aeroporto della capitale sudanese Khartoum; non è ancora stata accertata, però, la dinamica dell’incidente. Tuttavia, secondo la televisione locale, l’aereo avrebbe avuto difficoltà nelle manovre d’atterraggio a causa delle pessime condizioni atmosferiche. I soccorritori hanno lavorato fino a notte fonda per spegnere le fiamme.

    Marocco
    Duro colpo al terrorismo di matrice islamica in Marocco. Un tribunale del Paese africano ha comminato pene che vanno dai due agli otto anni di prigione a 29 membri della "cellula di Tetouan", accusati di aver tramato degli attentati terroristici e di aver sostenuto Al Qaida in Iraq. Uno di loro è di nazionalità svedese. Posta sul Mediterraneo, la città di Tetouan è uno dei capisaldi dell'estremismo islamico marocchino.

    Cina – Taiwan
    Dopo oltre dieci anni di interruzione riprendono oggi a Pechino i colloqui diretti tra la Cina e Taiwan. Al centro dell’incontro ci saranno una serie di misure volte a ''costruire la fiducia'' tra le due parti, in primo luogo l'istituzione di collegamenti aerei diretti tra Taipei e le principali città cinesi. Al momento, infatti, nonostante gli intensi scambi economici tra i due Stati, gli imprenditori taiwanesi che hanno investito in Cina devono sottoporsi a viaggi inutilmente lunghi, passando da Hong Kong o da Macao. L’isola di Taiwan è di fatto indipendente dal 1949, ma la Repubblica Popolare Cinese la ritiene parte integrante del proprio territorio.

    Ue-Irlanda
    L’Europa guarda con attenzione al referendum sul Trattato costituzionale di Lisbona che si terrà domani in Irlanda. Per l’approvazione del testo, che prevede un passaggio di poteri dagli Stati all’Unione in varie materie, occorre l’unanimità dei 27 Paesi membri e un'eventuale vittoria del 'no' potrebbe provocare la paralisi politico-istituzionale dell'UE. Da Dublino, Enzo Farinella:

    L’Irlanda è l’unico Stato dei 27 dell’Unione Europea in cui un voto referendario è richiesto per cambiare la Costituzione del Paese sul potere da trasferire all'UE. Tutti i partiti politici al potere e all’opposizione nella Repubblica d’Irlanda, eccetto il partito nazionalista Sinn Fein di Gerry Adams, hanno richiesto ai loro elettori di votare sì per il Trattato di Lisbona, nel Referendum di domani, affermando che l’Irlanda potrebbe trarre ulteriori vantaggi dall’Unione Europea, come è avvenuto fino adesso, ricevendo ben 61 miliardi di Euro sin dal 1973. Anche la Confederazione degli Industriali è per il sì e così la maggior parte dei Sindacati. Il Primo Ministro, Brian Cowen, ha dichiarato ieri che “il sì al Trattato di Lisbona rinforzerà il ruolo dell’Irlanda in Europa e convincerà imprenditori nazionali e stranieri a continuare ad investire in quest’isola”. Ma il primo ministro irlandese ha respinto con decisione l’idea che potrà essere possibile negoziare un Trattato migliore se i no dovessero vincere. Comunque Governo e partiti politici non possono riposare tranquillamente perché secondo l’ultimo sondaggio d’opinione i no sono aumentati passando dal 30 al 35%, mentre solo il 30% sarebbe pronto a votare per il sì al Trattato di Lisbona. Gli indecisi sarebbero tanti, il 35%.

     
    Russia
    ''L'Europa ha bisogno di un trattato globale sulla sicurezza con la partecipazione di tutti i Paesi europei perchè né la NATO né l'OSCE sono in grado di risolvere pienamente i problemi della sicurezza in Europa''. Lo ha detto oggi a Mosca il presidente russo Dmitri Medvedev, intervenendo al congresso internazionale della stampa russa. Il capo del Cremlino si è anche dichiarato pronto a intavolare un "dialogo amichevole e costruttivo" con la nuova amministrazione USA, "qualunque essa sia". Il presidente russo ha infine ribadito la sua promessa di costruire in Russia una ''società libera'' e di garantire il rispetto dei diritti dell'uomo e della libertà di stampa. (Panoramica Internazionale a cura di Marco Guerra e Roberta Barbi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 163

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

     

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