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Sommario del 09/06/2008
Testimoniare Dio prima che con le parole con il modo di vivere, anche negli ambienti più lontani dalla fede: così il Papa ai futuri diplomatici della Santa Sede
◊ Benedetto XVI invita i futuri diplomatici a servizio della Santa Sede a testimoniare in ogni situazione e luogo la presenza di un Dio che comprende e sa parlare all’uomo, anche in contesti molto lontani dalla fede cristiana. In udienza stamane dal Papa la comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica. Il servizio di Roberta Gisotti.
Sono stati accolti nella Sala dei Papi i sacerdoti, una trentina, che stanno formandosi nella Pontificia Accademia Ecclesiastica per entrare nel Corpo diplomatico della Santa Sede, presso le nunziature o la Segretaria di Stato. Un ministero apostolico che “domanda competenze che non si possono improvvisare”, ha premesso Benedetto XVI:
“Nel vostro quotidiano lavoro verrete a contatto con realtà ecclesiali da comprendere e sostenere; vivrete spesso lontano dalla vostra terra di origine in Paesi che imparerete a conoscere e ad amare; dovrete accostare il mondo della diplomazia bilaterale e multilaterale, ed essere pronti ad offrire non solo l’apporto della vostra esperienza diplomatica, ma anche, e soprattutto, la vostra testimonianza sacerdotale”.
Ma non basta – ha sottolineato il Papa – “la necessaria e doverosa preparazione giuridica, teologica e diplomatica” per suscitare in voi “una accogliente premura pastorale verso tutti"; “quel che più conta – ha detto – è che improntiate la vostra vita e la vostra attività ad un amore fedele a Cristo”:
“Qualsiasi lavoro svolgerete nella Chiesa, preoccupatevi di essere sempre veri suoi amici, amici fedeli che lo hanno incontrato e hanno imparato ad amarlo al di sopra di ogni altra cosa”.
Solo la comunione con Gesù può infatti assicurare “la serenità e la pace anche nei momenti più complessi e difficili”:
“Immersa nel vortice di una attività frenetica, l’umanità corre spesso il pericolo di smarrire il senso dell’esistenza, mentre una certa cultura contemporanea pone in dubbio ogni valore assoluto, e persino la possibilità di conoscere la verità e il bene”.
Dunque “ancor prima che con le vostre parole” – ha raccomandato Benedetto XVI ai sacerdoti futuri diplomatici – proclamate il “Vangelo dell’amore” “con il vostro modo di vivere”, “in ambienti talora molto lontani dall’esperienza cristiana”:
“Annunciate la Verità che è Cristo. La preghiera, la meditazione e l’ascolto della Parola di Dio siano per voi pane quotidiano”.
Benedetto XVI apre stasera in San Giovanni in Laterano il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma incentrato sulla speranza evangelica
◊ La Chiesa di Roma attende con gioia e interesse di ascoltare la parola del suo Vescovo in occasione dell’apertura del Convegno ecclesiale diocesano, stasera alle ore 19.30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. L’evento è incentrato quest’anno sul tema “Gesù è Risorto. Educare alla speranza nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”. Ad aprire i lavori sarà, dunque, il Papa stesso con un discorso, che sarà seguito in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle ore 19.20. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni passaggi dei precedenti tre interventi di Benedetto XVI ai convegni ecclesiali della diocesi di Roma:
Testimoniare nella famiglia, a scuola, tra i più deboli, nei diversi ambiti della società la bellezza del Vangelo, la sua Verità, la sua forza di autentica libertà: è il messaggio che Benedetto XVI ha consegnato ai fedeli romani nei suoi interventi ai convegni ecclesiali in San Giovanni in Laterano. In tali occasioni, il vescovo di Roma ha rivolto alla sua diocesi parole di incoraggiamento, mostrando attenzione per le sfide che, ogni giorno, sacerdoti e laici devono affrontare nel loro impegno pastorale. Il 6 giugno 2005, a meno di due mesi dall’elezione alla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI partecipa al convegno diocesano sul tema “Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della fede”. Il Papa esorta le famiglie cattoliche ad opporsi con coraggio alla “cultura della morte”:
“Nell’uomo e nella donna la paternità e la maternità, come il corpo e come l’amore, non si lasciano circoscrivere nel biologico: la vita viene data interamente solo quando con la nascita vengono dati anche l’amore e il senso che rendono possibile dire sì a questa vita”.
“Proprio da qui – è il monito del Pontefice – diventa del tutto chiaro quanto sia contrario all’amore umano, alla vocazione profonda dell’uomo e della donna, chiudere sistematicamente la propria unione al dono della vita, e ancora più sopprimere o manomettere la vita che nasce”. E costata come le “varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio” siano espressione di “una libertà anarchica che si fa passare a torto per vera liberazione dell’uomo”. Nel 2006, il tema del Convegno, “La gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni”, sembra quasi anticipare la Lettera del Papa alla città di Roma sull’emergenza educativa. Il Papa interviene alla Basilica Lateranense il 5 giugno e mette l’accento sul “desiderio della verità” che, sottolinea, “appartiene alla natura stessa dell’uomo”. Per questo, afferma, “nell’educazione delle nuove generazioni, la questione della verità” deve “occupare uno spazio centrale”:
“Cari giovani di Roma, inoltratevi dunque con fiducia e coraggio sulla via della ricerca del vero. E voi, cari sacerdoti ed educatori, non esitate a promuovere una vera e propria 'pastorale dell’intelligenza' e, più ampiamente, della persona, che prenda sul serio le domande dei giovani”.
E l’educazione cristiana è anche al centro del Convegno dell’anno scorso, sul tema “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. Nel suo discorso dell'11 giugno 2007, il Papa mette in guardia da una cultura che fa “troppo spesso” del relativismo il proprio credo. Se manca la luce della verità, avverte, si finisce “per dubitare della bontà della vita”. Ecco perché serve un’educazione cristiana, un accompagnamento personale che “dà a chi cresce la certezza di essere amato, compreso e accolto”:
“In concreto, questo accompagnamento deve far toccare con mano che la nostra fede non è qualcosa del passato, che essa può essere vissuta oggi e che vivendola troviamo realmente il nostro bene. Così i ragazzi e i giovani possono essere aiutati a liberarsi da pregiudizi diffusi e possono rendersi conto che il modo di vivere cristiano è realizzabile e ragionevole, anzi, di gran lunga il più ragionevole”.
D’altro canto, aggiunge il Papa, “quando si tratta di educare alla fede è centrale la figura del testimone e il ruolo della testimonianza”:
"Il testimone di Cristo non trasmette semplicemente informazioni, ma è coinvolto personalmente con la verità che propone e attraverso la coerenza della propria vita diventa attendibile punto di riferimento. Egli non rimanda però a se stesso, ma a Qualcuno che è infinitamente più grande di lui, di cui si è fidato ed ha sperimentato l’affidabile bontà”.
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina mons. Osvaldo Padilla, arcivescovo tit. di Pia, nunzio apostolico in Corea e in Mongolia, e alcuni presuli della Conferenza episcopale del Bangladesh, in Visita "ad Limina Apostolorum".
Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Newark (U.S.A.) mons. Manuel A. Cruz, del clero della medesima arcidiocesi, finora direttore arcidiocesano per la pastorale sanitaria, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gaguari. Mons. Manuel A. Cruz è nato il 2 dicembre 1953 all’Avana, Cuba. Ha frequentato la "Seton Hall University" a South Orange (New Jersey) dal 1972 al 1976, dove ha ottenuto un Baccalaureato in Filosofia. Dal 1976 al 1980, ha seguito gli studi teologici all’"Immaculate Conception Seminary" a South Orange, ottenendo un Master in Sacra Scrittura. Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Newark il 31 maggio 1980, ha svolto gli incarichi di vicario parrocchiale della "Holy Rosary Parish" a Elizabeth (1980-1982) e della "Cathedral Basilica of the Sacred Heart" (1982-1995). Dal 1995 è cappellano al "Saint Michael’s Medical Center"; dal 2003, è direttore arcidiocesano per la pastorale sanitaria; e dal 2005 è vice-presidente di Missione e Ministero per "Catholic Health and Human Services". Dal 1995 è istruttore nel dipartimento di medicina e del laboratorio di patologia all’"University of Medicine and Dentistry of New Jersey – New Jersey Medical School" a Newark e, dal 2001, ha il titolo di professore assistente aggiunto alla medesima istituzione. È membro della Società di Neuropatologia di New York e membro del Comitato per l’Etica al "Saint Michael’s Medical Center". Il 7 dicembre 1999 è stato nominato cappellano di Sua Santità.
Padre Lombardi: avrà "un carattere particolare" l'incontro del presidente Bush col Papa il 13 giugno in Vaticano
◊ A meno di due mesi dal viaggio apostolico negli Stati Uniti, Benedetto XVI incontrerà di nuovo il presidente americano George W. Bush, impegnato nei prossimi giorni in un viaggio in Europa, in occasione del Vertice con l’UE in Slovenia. Il Papa riceverà in udienza il presidente Bush, accompagnato dalla consorte Laura, venerdì 13 giugno. Ad alcune domande dei giornalisti sulla visita del presidente statunitense, il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, ha risposto che l’incontro con il Santo Padre “avrà un carattere particolare, anche alla luce del recente viaggio pastorale negli Stati Uniti e all’ONU e della cordialità dell’accoglienza e dell’incontro avvenuto alla Casa Bianca”.
Per sottolineare tale carattere, ha spiegato padre Lombardi, l’udienza avverrà “in una forma non usuale”. Il Papa accoglierà, infatti, il presidente Bush, accompagnato dalla First Lady, alle ore 11 all’ingresso della Torre di San Giovanni nei Giardini Vaticani. Il Santo Padre e il presidente saliranno nello studio al piano superiore per l’incontro privato. Al termine del colloquio, ha concluso il direttore della Sala Stampa vaticana, Benedetto XVI e George W. Bush compiranno una breve passeggiata nei Giardini Vaticani, fino all’edicola della Madonna della Guardia, dove il presidente prenderà congedo dal Santo Padre. (A.G.)
Pubblicato il programma ufficiale della visita pastorale del Papa a Santa Maria di Leuca e Brindisi
◊ La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma ufficiale della visita pastorale del Papa a Santa Maria di Leuca e Brindisi, in Puglia. Benedetto XVI giungerà a Santa Maria di Leuca nel pomeriggio di sabato prossimo dove, alle 17.30, presiederà la Messa sul Piazzale del Santuario di Santa Maria de finibus terrae. In serata il trasferimento a Brindisi, dove, alle 20.30, incontrerà la cittadinanza e in particolare i giovani nel Piazzale Lenio Flacco. Nella mattinata di domenica, alle 9.15, l’incontro con le Monache di Clausura Benedettine e Carmelitane della diocesi, nella Cappella dell’Episcopio di Brindisi. Subito dopo, a partire dalle 10.00, il Papa presiederà la Messa e la recita dell’Angelus alla Banchina di Sant’Apollinare nel Porto di Brindisi. Domenica pomeriggio concluderà la visita pastorale l’incontro con i sacerdoti nella Cattedrale di Brindisi, alle 16.45. In serata il rientro in Vaticano.
Il cardinale Martino traccia il profilo del dirigente cristiano in campo socio-politico
◊ Per il dirigente cristiano impegnato nelle realtà sociali, economiche e politiche risulta prioritario, essenziale e irrinunciabile il costante e convinto riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa con la sua passione per l’uomo e per il bene comune e con i suoi principi di destinazione universale dei beni, di sussidiarietà e di solidarietà. Lo ha sottolineato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, intervenendo ieri alla Settimana sociale dei cattolici argentini in Mar de la Plata. Lo riferisce un comunicato del dicastero.
Nell’ambito del tema generale dei Contributi per una dirigenza impegnata nella giusta distribuzione dei beni, il porporato si è soffermato sul Profilo del dirigente cristiano in campo socio-politico, richiamando al riguardo i principi dell’insegnamento cristiano come delineati nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Dopo aver ricordato che evangelizzare il sociale significa infondere nel cuore degli uomini la carica di senso e di liberazione del Vangelo così da promuovere una società dell’uomo perché a misura di Cristo, il cardinale Martino ha evidenziato l’importanza decisiva che per il dirigente cristiano riveste il riconoscere la centralità della persona, il salvaguardare e il promuovere in ogni situazione il primato della persona. Come sottolineato da Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus, se un tempo il fattore decisivo della produzione era la terra e più tardi il capitale, oggi il fattore decisivo è sempre più l’uomo. Di qui il dovere per il dirigente cristiano di riconoscere, senza alcuna discriminazione, il valore e la dignità di ogni lavoratore e di ogni tipo di lavoro, nella giustizia, nella solidarietà e nella libertà.
Il presidente di Giustizia e Pace non ha mancato di ribadire che la giustizia sociale deve porsi anche l’obiettivo di una migliore ripartizione dei beni della terra, secondo il principio di solidarietà planetaria in virtù di un preciso obbligo di giustizia. Rammentato che la Dottrina sociale cristiana imposta i rapporti tra Stato e Chiesa nella linea della reciproca autonomia e della fattiva collaborazione, il cardinale Martino alla Settimana sociale dei cattolici argentini di Mar della Plata ha indicato quattro vie dell’impegno politico del dirigente cristiano: impegno politico nella verità, secondo giustizia, nella solidarietà e nella libertà. (A cura di Paolo Scappucci)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In rilievo, nell’informazione internazionale, la missione di Bush in Europa, diretta a rafforzare l'integrazione atlantica.
Se è il progresso scientifico a definire il bene e il male: in cultura, una riflessione di Augusto Pessina sugli embrioni chimera e gli orizzonti della biomedicina.
L’arcivescovo Gianfranco Ravasi commenta l’ultimo saggio di Fiorenzo Facchini “Le sfide dell'evoluzione”.
Un articolo dell’arcivescovo Carlo Ghidelli dal titolo “Una scuola nata sulla via di Damasco”: di fronte all'odierno paganesimo di ritorno brilla l'attualità dell’insegnamento di san Paolo.
Luca Pellegrini sul volume, a cura di Mara Luzi Pacella, “Il film sull'arte di soggetto sacro. Documenti di ricerca e studio”.
Dieci anni fa moriva il cardinale Casaroli, artefice dell'Ostpolitik. Il ricordo del cardinale Silvestrini
◊ Dieci anni fa, il 9 giugno 1998, si spegneva in Vaticano, all’età di 83 anni, il cardinale Agostino Casaroli, principale artefice, come segretario di Stato, dell’Ostpolitik della Santa Sede, ovvero il dialogo avviato dalla Chiesa cattolica con i regimi comunisti negli anni precedenti la caduta del Muro di Berlino. Alle 18.30 di oggi, il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, presiederà la Santa Messa di suffragio nella Basilica romana dei Santi Apostoli, dove il cardinale Casaroli è sepolto. Nella mattinata di domani, un convegno nell’Aula del Sinodo in Vaticano ricorderà il porporato scomparso. Aprirà i lavori il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, con un intervento dal titolo “L’Ostpolitik di Agostino Casaroli 1963-1989”. Seguirà una riflessione a più voci su “Agostino Casaroli, tessitore delle relazioni fra i popoli”: vi prenderanno parte il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e gli ex ministri degli Esteri di Francia, prof. Jean-Bernard Raimond e Polonia, prof. Wladislaw Bartoszewski. Ancora un intervento, quello del prof. Agostino Giovagnoli, docente all’Università Cattolica, intorno al tema “Ostpolitik, un bilancio storiografico”, quindi le conclusioni affidate al presidente del Comitato per le celebrazioni del decennale della morte di Casaroli, il cardinale Achille Silvestrini, che fu per lunghi anni il suo più stretto collaboratore. Al cardinale Silvestrini, Giovanni Peduto ha chiesto di parlarci di come il cardinale Casaroli abbia condotto l’Ostpolitik della Santa Sede:
R. – Bisogna pensare che quando lui cominciò nel 1963, che si era appena avviato il Concilio ecumenico e Giovanni XXIII voleva che venissero i vescovi dall’Est, lui andò a visitare il cardinale Mindszenty che era rifugiato nell’ambasciata degli Stati Uniti dopo il fallimento della rivolta ungherese nel 1956. Nello stesso tempo, andò a vedere il cardinale Beran, che era in una località sconosciuta, che aveva scritto una lettera al Papa per sapere: “Che facciamo per la nostra Chiesa?”. Allora, l’incontro di Casaroli con Beran avviò questa possibilità di occuparsi anche della Cecoslovacchia. Poi, tutto il suo impegno dedicato al suo negoziato paziente con la Jugoslavia, con l’Ungheria, con la Bulgaria, con la Cecoslovacchia per riprendere un rapporto che era stato completamente interrotto. L’altro elemento della sua politica dell’Ostpolitik è la Conferenza di Helsinki, che lui aveva promosso, che lui aveva coltivato: la proposta era venuta dall’Est e il cardinale Casaroli, aveva capito che se la Santa Sede fosse entrata “pleno iure” tra gli Stati membri della Conferenza di Helsinki, avrebbe acquisito con tutti questi governi una legittimazione al negoziato, caso per caso. Quindi, questa partecipazione che incominciò nel 1972 e si concluse con la firma dell’Atto finale, fatta da lui, dal cardinal Casaroli, a Helsinki nel 1975, diede la possibilità in seguito di sviluppare visite, contatti e negoziati con tutti questi Paesi.
D. – Quali novità il cardinale Casaroli ha introdotto nella diplomazia vaticana?
R. – Non è che lui abbia introdotto delle novità, ma è stato un esempio. Coniugava una fede saldissima ad una grande finezza intellettuale; sapeva imporsi con la prudenza, pazientare nelle situazioni, non per attendere semplicemente, ma per costruire quella che gli sembrava una scelta coerente ed avanzata. Sapeva anche guidare gli altri verso le ragioni di una decisione che lui aveva già maturato da tempo. Era quindi uomo di grandi disegni!
D. – Accanto a quest’opera diplomatica, il cardinale Casaroli ne svolgeva un’altra più silenziosa e quotidiana: la vicinanza ai giovani emarginati appena usciti dal carcere …
R. – Aiutava quelli che erano usciti dal carcere a trovare lavoro, a inserirsi nella vita. Nell’ultima udienza di Giovanni XXIII, a metà maggio 1963, praticamente due settimane prima della morte del Pontefice, mentre il cardinale Casaroli gli aveva riferito sulle visite che aveva fatto a Budapest e a Praga, alla fine il Papa gli disse: “Lei ci va ancora, da quei giovani a Casal del Marmo?” – “Sì!” – “Continui da andarci!”, gli disse Giovanni XXIII. Era veramente come una specie di consegna che il Papa gli aveva dato.
D. – Qual era la spiritualità del cardinale Casaroli?
R. – Accanato al senso delle cose possibili, poneva sempre una valutazione delle cose necessarie, cioè del costo morale e spirituale che la Chiesa deve sostenere per fare una determinata scelta. E’ una sapienza che gli dava il coraggio di agire nelle circostanze più difficili, quando di fronte al dubbio e alla solitudine delle scelte, rimane solo la preghiera, l’affidamento al Signore, il salto rischioso nell’atto di speranza, sostenuti dalla certezza che Cristo non abbandona la Chiesa. Quindi, in tutte le cose importanti che ha contribuito a realizzare, ciò che meno appare di lui è in fondo ciò che fu più presente nel suo habitus: la consapevolezza del primato della carità. Specialmente, io vorrei far notare questo: la finezza che si rivelava nel rapporto che aveva con i vescovi delle Chiese perseguitate, e lui era tutto teso ad operare perché non perdessero fiducia nelle ragioni del negoziato, e in ogni momento mostrando loro una solidarietà che arrivava fino alla tenerezza e alla sollecitudine di un padre, al fine di sorreggere la forza di quelle Chiese a vivere “in spe contra spem” fino al giorno in cui potesse tornare la libertà.
Intervista con mons. Aldo Giordano, nominato dal Papa osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa
◊ E’ stato per 13 anni segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa: sabato scorso il Papa lo ha nominato inviato speciale, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo: stiamo parlando di mons. Aldo Giordano, 53 anni, nativo di Cuneo, in Piemonte. Luca Collodi gli ha chiesto con quale spirito abbia accolto questa nomina:
R. – In questi 13 anni, come segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ho potuto maturare naturalmente un’esperienza europea, grazie all’incontro con tantissime persone della Chiesa, a livello ecumenico e anche a livello dei governi. Credo sia significativo che questa esperienza - ed è anche bello - possa restare a servizio dell’Europa e della Chiesa in Europa. Quindi, sono contento della fiducia che ho trovato nei miei confronti e ho la speranza di poter fare un servizio umile, ma significativo.
D. – Mons. Giordano, che cosa dovrebbe essere l’Europa?
R. – L’Europa dovrebbe riscoprire innanzitutto quella che potremmo dire la sua vocazione. Un aspetto della sua vocazione è l’aspetto culturale. In Europa si è sviluppato il pensiero: basti pensare alle scienze, all’arte, alla filosofia, anche alla teologia. Attualmente, potremmo dire che abbiamo tanti pensieri impazziti, tante idee impazzite che vanno in tutte le direzioni e non trovano più un’unità. Ci sono però dei pensieri. Allora, credo che se l’Europa fosse capace di ritrovare l’unità del pensiero, l’armonia del pensiero, potrebbe riscoprire la sua vocazione e di nuovo avere qualcosa di veramente importante da donare agli altri continenti. E c’è soprattutto la ricchezza del fatto che il cristianesimo è stato radice, è stato contributo importante per il nostro continente. Dall’Europa sono partiti i missionari. Questo è nel dna dell’Europa. Quindi, dovremmo riscoprire oggi questa dimensione, questa ricchezza che ha l’Europa, per poter contribuire per il mondo.
D. –Il tema delle radici cristiane sembra archiviato, almeno nella parte più laica della società europea...
R. – Io penso che il tema sia sempre più attuale, sempre più urgente. Forse c’è anche la speranza che il tema sia affrontato in maniera più profonda. La questione è che per alcuni sembra quasi che ci sia una torta da dividerci e di cui tutti vogliono una fetta: dai politici, agli economisti, ai religiosi. Questo mi sembra molto banale. Per altri, il tema del cristianesimo è stato visto come un rischio per il tema della laicità. Anche questo mi sembra sia superficiale e che non esprima una comprensione seria del cristianesimo. Per altri, citare il cristianesimo sarebbe un problema per le religioni, specialmente per i musulmani. Anche qui mi sembra che questo non sia serio. Se si conoscesse in profondità il cristianesimo, si potrebbe vedere che nella sua essenza il cristianesimo è un contributo anche per le religioni. Ci sono troppe maschere di cristianesimo che girano per l’Europa. Se invece potessimo in maniera più profonda fare un dibattito, dove ci si interroghi veramente in che cosa il cristianesimo può contribuire all’Europa, come contenuto e non in altri aspetti che sono lontani dal cuore del cristianesimo, nello stesso tempo e nello stesso modo, noi saremmo veramente interessati a sentire in cosa l’islam può contribuire all’Europa, cosa le altre religioni possono dare come contributo, come anche tutte le posizioni umanistiche, ma essere seri e profondi nel nostro discorso.
D. – Mons. Giordano, in questi giorni si giocano gli Europei di calcio, un’occasione di unità tra Stati e persone...
R. – Certamente, è un fattore di unità. Lo si vede nel fatto che attorno a questo evento europeo si radunano i gruppi, si radunano le culture diverse, si radunano le nazioni. C’è la presenza negli stadi oltre le ideologie, oltre gli schieramenti. Quindi, certamente lo sport in genere, e così anche questo evento, è un fattore di incontro tra i popoli. Bisogna riconoscerlo. Perchè questo? Uno, perché appartiene all’uomo il fatto del giocare. Quindi, questo aspetto di gioco, questo aspetto di festa legato al gioco appartiene all’umanità. E’ una dimensione della vita. Noi uomini abbiamo bisogno di crearci questi spazi di illusione, di sogno, di magia, di leggerezza che probabilmente richiama in noi l’infanzia. Sono i bambini che giocano e questa dimensione dell’infanzia è dentro la persona umana e quindi è importante che ci siano degli spazi, dove in qualche maniera ritroviamo questa infanzia, che è più libera anche rispetto agli altri. C’è un aspetto educativo, naturalmente, nello sport, perchè richiede allenamento, richiede gioco di squadra, richiede conquista, richiede capacità di perdere anche. D’altra parte, dobbiamo riconoscere che lo sport attuale ha anche molte malattie che vanno radicalmente curate. Io mi domando, quando in questi giorni vedo il campionato europeo, come si concili la mole di denaro che viene usata qui per i giocatori e così via con il problema della fame che discutiamo in questi giorni. Non so se ci sia una sensibilità e una capacità di poter legare anche i temi. Se fossimo capaci di dare delle testimonianze, degli esempi in questo senso, saremmo capaci di girare parte del denaro per le persone che soffrono a tal punto da morire di fame. Oppure pensiamo allo scandalo legato alla salute, ai fenomeni di doping, ai fenomeni delle sostanze proibite che secondo me, sono soprattutto pericolosi per i ragazzi e i giovani, perché i ragazzi e i giovani vedono un modello in questi protagonisti dello sport. Ed è triste pensare che anche i giovani, i ragazzi che non fanno sport per lavoro, poi però siano influenzati anche da questi capitoli. Oppure pensiamo a tutto il capitolo della violenza. Questa è un’altra malattia che va curata. Lo sport dovrebbe essere il luogo dove l’umanità è oltre la violenza, perché è in una dimensione di gioco e di leggerezza. Invece, purtroppo, dobbiamo dire che abbiamo questa dimensione. Attorno ad un evento come il campionato europeo si parla anche di altri commerci molto tristi. Possiamo citare ancora una volta il commercio sessuale. Fossimo capaci di contribuire a liberare il gioco e a renderlo veramente gioco, allora credo sarebbe un enorme contributo per le persone e un enorme contributo per l’incontro tra le persone.
L'intervento di mons. Ravasi conclude il Simposio europeo dei docenti universitari
◊ Rilanciare lo studio della filosofia per comprendere meglio la crisi della cultura e della società ed offrire risposte adeguate. Con questo invito si è concluso ieri il VI Simposio europeo dei docenti universitari, “Allargare gli orizzonti della razionalità. Prospettive per la filosofia”, organizzato dall’ Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Ha presieduto la sessione conclusiva del convegno mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il servizio di Marina Tomarro:
Creare centri accademici di filosofia, favorire tra le istituzioni accademiche, la creazione di laboratori culturali ed incoraggiare i giovani ad impegnarsi negli studi filosofici per proseguire le ricerche attuali. Queste sono state le linee conclusive delineate alla fine del VI Simposio europeo dei docenti universitari sul tema “Allargare gli orizzonti della razionalità. Prospettive per la filosofia”. Mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
“Sotteso alle nostre azioni c’è sempre l’interrogativo sul senso dell’esistere, sul senso dello sperare e anche del disperare. Per questo motivo, io credo che la filosofia debba cercare di porre delle domande, ma anche di offrire delle risposte. Certo, è importante che l’uomo di oggi, forse tanto superficiale e banale, riesca a porsi delle domande ed è per questo che non è la semplice risposta che è primaria: prima di tutto bisogna far sbocciare le domande, perchè, come diceva Oscar Wilde, "le risposte sono capaci di darle tutti, tante volte, ma per fare le vere domande ci vuole un genio”.
E durante il convegno i docenti si sono confrontati con la scienza, con la religione, con l’antropologia e con la società, mettendo in evidenza da una parte il bisogno di attualizzazione della materia filosofica nella società e dall’altra un ritorno alle origini greche, al puro pensiero, ampliato però in un’ottica non più pagana ma cristiana. Ascoltiamo ancora mons. Ravasi:
“Le prospettive sono molteplici. La filosofia, per esempio, può affacciarsi anche sul tema della teologia stessa, naturalmente leggendolo da un’altra angolatura. Si può affacciare sul tema della bellezza, dell’arte. Si può affacciare anche sul tema dell’amore, una dimensione squisitamente cristiana ed etica, che però ha sicuramente delle declinazioni anche di tipo filosofico. Sono molti gli orizzonti verso i quali la filosofia, il pensare, deve allargarsi in modo tale da poter diventare sempre di più una scienza umana in senso stretto”.
Rapporto Censis\UCSI sulla comunicazione: i giovani tornano a leggere
◊ I ragazzi italiani utilizzano sempre di più i mezzi di comunicazione di massa. E' quanto rilevano Censis ed UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) nel loro settimo rapporto sulla comunicazione, presentato oggi a Roma. il rapporto delinea una realtà fortemente in evoluzione e che, a sorpresa, vede un ritorno dei libri. Alessandro Guarasci:
Cresce l'uso di internet, domina il telefono cellulare e, a sorpresa, anche i libri hanno un posto importante nei consumi mediatici dei giovani italiani. È questa la fotografia che emerge dal settimo rapporto di Censis ed UCSI sulla comunicazione, dal titolo “L’evoluzione delle diete mediatiche giovanili in Italia e in Europa”, presentato oggi a Roma. A stupire non è tanto che il cellulare sia usato praticamente da tutti i giovani - in pratica, il 100 per cento – quanto constatare il dato sulla fruizione dei vecchi supporti cartacei. Il 74,1 per cento dei giovani legge almeno un libro l’anno e il 62 più di tre libri. Oltre il 77 per cento dei giovani, inoltre, legge un quotidiano una o due volte la settimana, mentre quasi il 60 per cento legge almeno tre giornali la settimana. I periodici hanno un’utenza complessiva pari quasi al 50 per cento dei ragazzi. Si registra poi la flessione nell’uso della televisione tradizionale ampiamente compensata dall’incremento, conosciuto in questi anni, dalla tv via satellite. Sentiamo il direttore del Censis, Giuseppe Roma:
“Vogliamo mezzi di informazione più obiettivi, meno legati alla politica, vogliamo una televisione che si frammenta in tante televisioni per poterla utilizzare al meglio. C’è un grande incremento della radio e anche della lettura dei libri. Il libro è quello che ha fatto il balzo in avanti più significativo dal 2006 al 2007. Una medialità che non è più orale ma anche scritta e, quindi, più riflessiva. Credo sia la cifra di quest’anno”.
Per quanto riguarda un confronto sulla lettura a livello europeo, i ragazzi spagnoli e francesi non solo usano meno Internet, ma leggono anche meno libri dei coetanei europei: almeno tre libri all'anno per il 43,3% degli spagnoli e il 48,1% dei francesi, rispetto al 60,7% dei tedeschi, al 62,1% degli italiani e al 64,5% dei britannici.
Myanmar: prosegue la solidarietà dei volontari cattolici a un mese dal ciclone Nargis
◊ Il lavoro dei volontari cattolici continua senza sosta, ma occorrono nuovi aiuti per far fronte all’emergenza e alla ricostruzione del territorio. E’ quanto afferma mons. Paul Zigthung Grawng, arcivescovo di Mandalay e presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, a oltre un mese dal ciclone Nargis che il 2 e 3 maggio scorso ha sconvolto il Sudovest della nazione, colpendo oltre 2 milioni di persone. L’arcivescovo ha confermato che i volontari cattolici hanno fatto del loro meglio e hanno dato un contributo di solidarietà straordinario all’indomani della tragedia. “Molte delle persone colpite sarebbero certo morte senza gli interventi della Chiesa e della Caritas”, ha sottolineato. “Siamo riusciti, nonostante le difficoltà e i pochi mezzi a disposizione, a portare cibo, coperte e medicine ai profughi, accogliendone molti nelle chiese. Inoltre abbiamo cercato di far giungere aiuti nei villaggi più isolati”. La Chiesa locale, in collaborazione con la Caritas Internationalis, ha preso a cuore la sorte di oltre 75mila persone nelle aree maggiormente colpite dal ciclone, come ha informato padre Nelson, che coordina le attività umanitarie della Chiesa sul campo. La Caritas Internationalis - riferisce l'Agenzia Fides - ha lanciato un appello per raccogliere 8,2 milioni di dollari, necessari per mandare avanti le attività umanitarie richieste dall’emergenza. Un appello al rispetto dei diritti umani, soprattutto delle persone che si trovano in stato di estrema necessità, è giunto anche dall’Osservatore speciale Onu per il Myanmar, Tomas Ojea Quintana. Nella relazione pubblicata dopo il suo recente viaggio nella nazione, l’inviato Onu ha sottolineato come il ciclone Nargis abbia avuto un forte impatto sulle condizioni di vita di larghe masse di popolazioni: per il rispetto della loro fondamentale dignità umana, essi devono ricevere assistenza e protezione, ha detto, mentre “provvedere ai loro bisogni primari dovrebbe essere una priorità per il Governo, la cui responsabilità ultima è quella di tutelare i diritti della popolazione”. Per questo l’Osservatore Onu ha sottolineato il diritto di accesso agli aiuti umanitari e all’assistenza a breve e lungo temine, notando in particolare la situazione critica dei gruppi più vulnerabili come donne, anziani, bambini. Proprio oggi l'Agenzia AsiaNews ha dato notizia che una barca con 65 persone bordo, fra cui donne e bambini, è stata intercettata e fermata dalla marina militare. È il primo caso ufficiale di boat-people che cercano di abbandonare il Paese, nel quale è ancora oggi difficile portare aiuti a causa della chiusura imposta dal regime al potere. (R.P.)
Cina: continua l'aiuto ai terremotati da parte delle organizzazioni cattoliche
◊ Continua il soccorso ai terremotati da parte della comunità cinese e delle Caritas internazionali. Ieri nel distretto di An Xian, epicentro del sisma, dopo le tende da campo, sono arrivate anche 20 tonnellate di riso e 307 botti d’olio da cucina offerti dalla comunità cattolica al nuovo Centro di distribuzione degli aiuti umanitari di questa zona. Un funzionario delle autorità locali ha detto: “Non abbiamo parole per esprimere la nostra gratitudine verso i cattolici. La prima fornitura del vostro aiuto, di cui abbiamo tanto bisogno, è già arrivata. Così abbiamo potuto salvare dalla fame 307 famiglie con oltre 1.100 persone”. I volontari - vescovi, sacerdoti, religiose, laici cattolici cinesi e tedeschi - che hanno trasportato questi aiuti nelle zone più colpite dal sisma, hanno rischiato anche di rimanere travolti dalla frana lungo la strada, soffrendo fame e sete. Perfino mons. Dang Ming Yan, vescovo di Xi An - riferisce l'Agenzia Fides - dopo aver scaricato le tende si è sdraiato a terra esausto, senza badare alla “dignità episcopale”, come hanno detto scherzando i volontari. Tutti hanno lavorato senza fermarsi neanche un istante, lanciando un appello ai cattolici: “pregate per noi, perché possiamo far arrivare gli aiuti in tempo ed il più presto possibile”. Oggi è arrivato un altro carico di 210 tonnellate di riso e 17,5 tonnellate di olio da cucina. L'Ufficio di emergenza di Jinde Charities nella zona terremotata, sta inoltre inviando un gruppo di religiose per il sostegno psicologico ai terremotati, seconda la richiesta locale. (R.P.)
Olimpiadi di Pechino: il vescovo di Hong Kong invitato dalle autorità cinesi alla cerimonia inaugurale
◊ Il governo cinese ha invitato il vescovo coadiutore di Hong Kong, mons. John Tong Hon, alla cerimonia di inaugurazione dei prossimi Giochi olimpici. L’invito è stato comunicato da Pechino all’ufficio cinese presso il Territorio. Come riferisce l'Agenzia AsiaNews, mons. Tong si è detto “onorato dell’invito” ed oltre ad accetarlo ha ricordato gli auspici espressi dal Papa per un “sereno svolgimento delle Olimpiadi”. Non molto tempo fa, ha sottolineato il presule, “il Santo Padre ha inviato le sue benedizioni alla Cina, per il pieno successo dei Giochi. Seguirò questi buoni auspici partecipando come testimone a questo felice evento nazionale”. La visita – che si svolgerà l’8 ed il 9 agosto – è la prima compiuta da mons. Tong a Pechino con il titolo di coadiutore. Insieme a lui vi saranno leader buddisti e taoisti di Hong Kong ed il vescovo di Macao, mons. Jose Lai Hung-seng. Anthony Lam Sui-ki, esperto di rapporti sino-vaticani e ricercatore presso l’Holy Spirit Study Center di Hong Kong, dice al South China Morning Post che “l’invito rappresenta un gesto di buona volontà". (R.P.)
Missione di una delegazione vaticana in Vietnam
◊ E’ cominciata oggi la visita della delegazione della Santa Sede in Vietnam. Guidata da mons. Pietro Parolin, sottosegretario per i rapporti con gli Stati, la rappresentanza vaticana si tratterrà nel Paese asiatico fino al 15 giugno. Durante due giorni di permanenza ad Hanoi, la delegazione – la quindicesima del Vaticano a recarsi in Vietnam - sarà ricevuta dal vice-primo ministro Pham Gia Khiem ed avrà incontri con il comitato Affari religiosi del governo, la Commissione dei rapporti esterni del Comitato centrale del Partito comunista ed il Comitato popolare municipale. Nel corso della permanenza ad Hanoi i rappresentanti della Santa Sede incontreranno naturalmente gli esponenti della Chiesa cattolica. Da Hanoi, mercoledì prossimo, la delegazione si recherà a Ho Chi Minh City, Da Lat e nelle province di Quang Tri e Thua Thien-Hue. In programma visite alle parrocchie ed anche al “villaggio della ceramica e della porcellana”, Bing Duong. La missione vaticana guidata da mons. Parolin rientra nel quadro degli incontri annuali tra Santa Sede e Vietnam; il contenuto dei colloqui sarà reso noto al termine della visita. (R.P.)
Rapporto SIPRI: aumentano le spese belliche nel mondo
◊ Le spese per le armi da parte degli Stati di tutto il mondo non fanno che aumentare: +6% nell’ultimo anno, una crescita dell’8% tra il 2005 e il 2006. È la drammatica fotografia del SIPRI, l’Istituto internazionale di ricerca per la pace, che ha diffuso oggi i dati del rapporto annuale 2008. Secondo l’istituto, con sede a Stoccolma, i capi di Stato spendono globalmente 851 miliardi di euro l’anno per la corsa agli armamenti, mentre hanno deciso di dedicarne solo 6,5 alla risoluzione dell’attuale crisi alimentare, come emerso nel vertice Fao appena concluso a Roma. Tra le ragioni dell’aumento della spesa ci sono obiettivi di politica estera quali minacce reali o presunte e il contributo a operazioni di mantenimento della pace. Secondo lo studio citato dalla Misna, negli ultimi dieci anni le spese belliche dell’America del Nord sono cresciute del 65%, del 62 quelle del Medio Oriente, mentre è la Russia con un significativo +13% a trainare il blocco est-europeo, che ha realizzato il volume di crescita più elevato. I cinque maggiori fornitori di armi, beneficiari dell’80% degli affari, sono Stati Uniti, Russia, Germania, Francia e Inghilterra. (R.B.)
Nigeria: chiude per difficoltà economiche il seminario maggiore di Makurdi
◊ Chiude tra alcuni giorni il seminario maggiore di Makurdi, in Nigeria centrale. A causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, il seminario ha serie difficoltà a comprarli. Lo rileva l’opera “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), che ha raccolto la dichiarazione di mons. Kenneth Enang, rettore del seminario: “A causa dei prezzi astronomici – ha detto il rettore in una dichiarazione ripresa dall'Agenzia Aciprensa - sono stato costretto a razionare gli alimenti ai circa 520 alunni del seminario, che provengono da 15 diocesi del Paese. Non riesco neanche a raccogliere il denaro necessario per garantire loro gli alimenti di prima necessità”. Secondo quanto riferisce ACS, i prezzi dei viveri di base si sono raddoppiati, mentre un altro grave problema riguarda l’elettricità: il seminario dipende, infatti, da un generatore a diesel ed il prezzo del combustibile è rincarato di un terzo nel giro di una sola settimana. Per impedire la malnutrizione degli studenti e per evitare di accumulare troppi debiti, il rettore ha quindi deciso di chiudere il seminario il prossimo 20 giugno, anche perché le diocesi di provenienza dei futuri sacerdoti sono ugualmente in crisi a causa dell’aumento dei prezzi e non sono in condizioni di contribuire al sostentamento dei seminaristi. Tramonta così anche il progetto di ampliare il seminario di Makurdi, che ha visto crescere in poco tempo il numero dei suoi studenti, passati da 400 a 520. Un avvenimento che aveva rallegrato mons. Enang, soddisfatto per “le buone vocazioni”, per l’alto livello professionale del personale docente e per l’armonia presente tra i giovani seminaristi: il presule l’aveva definita “un’esperienza meravigliosa” che rifletteva “ciò che avrebbe dovuto essere la Nigeria”. (I.P.)
Tanzania: netto calo del tasso di diffusione dell’AIDS
◊ In Tanzania si registra una notevole diminuzione della diffusione della Sindrome da immunodeficienza umana (Viu/Hiv). La buona notizia è stata confermata dal primo ministro, Mizengo Pinda, in una conferenza stampa, durante la quale sono stati diffusi i dati dell’istituto nazionale di statisticha che evidenziano un calo del 1,2% del tasso di infezione, passato dal 7% del 2003 al 5,8 dello scorso anno. Secondo quanto riferisce la Misna, il primo ministro ha precisato che la diminuzione del tasso d’infezione è costante e regolare sia per gli uomini (passati dal 7% del 2003 al 4,7% del 2007) che per le donne (dall’8% al 6,8%). Un plauso speciale è stato poi fatto dal capo dell’esecutivo all’amministrazione autonoma di Zanzibar, dove la campagna anti-AIDS ha portato a una diminuzione del tasso di infezione di quasi l’1%. Ma la campagna di sensibilizzazione, lanciata dal governo lo scorso anno, ha raccolto una grande adesione in tutto il Paese: circa 4 milioni di tanzaniani, su una popolazione totale di 40 milioni, hanno partecipato come volontari. (M.G.)
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese chiede al governo sudafricano la fine delle violenze xenofobe
◊ Porre fine alle violenze xenofobe e promuovere i diritti umani: è quanto chiede il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) al governo del Sudafrica. In una lettera indirizzata al Consiglio delle Chiese sudafricano, il segretario generale uscente del CEC, rev. Samuel Kobia, si dice “profondamente rattristato per la brutale ondata di violenti attacchi xenofobi ed uccisioni di stranieri, immigrati e rifugiati” avvenuti in Sudafrica durante il mese di maggio e hanno provocato almeno 50 vittime e più di 70mila sfollati. Per questo, il rev. Kobia chiede al governo locale “di dimostrare la propria leadership, ponendo fine alle violenze e promuovendo il rispetto dei diritti umani”. Inoltre, pur riconoscendo “il diritto delle nazioni di mantenere la sicurezza dei propri confini”, il segretario generale del CEC chiede allo Stato e alla popolazione sudafricana di “accogliere gli stranieri” e pone l’accento sui “contributi positivi” che i migranti possono portare nel Paese che li ospita “in termini di diversità culturale, talento e crescita economica”. “Gli immigrati non sono una merce, alieni illegali o mere vittime. – scrive ancora il rev. Kobia – Gli immigrati sono esseri umani. I diritti degli immigrati sono diritti umani. Noi dobbiamo rispettare la dignità umana di tutti gli immigrati ed avere una considerazione globale dei loro bisogni, delle loro forze e dei contributi culturali, economici e sociali che offrono alla società”. Oltre a questo, si legge poi nella lettera, “dobbiamo essere solidali con i migranti e le chiese migranti, accompagnandoli ed includendoli nelle fasi decisionali che guidano le loro vite”. Infine, il rev. Kobia ricorda che “il Sudafrica ha una lunga storia di lotta contro l’odio e le discriminazioni razziali. La sua costituzione contiene una Carta dei diritti che è una pietra miliare della democrazia nel Paese e costringe la nazione a rispettare, proteggere, promuovere ed a portare avanti il diritto”. Per questo, il CEC chiede al governo sudafricano di porre fine alle violenze, anche in linea con le norme contenute negli strumenti internazionali di tutela dei diritti umani. (I.P.)
Germania: la Conferenza episcopale mette in guardia dalle derive eugenetiche
◊ "La Chiesa non è nemica della scienza, ma è amante della vita e per questo mette in guardia i medici dal mito della 'fattibilità scientifica'”. È partito da questo presupposto l’intervento, pronunciato nei giorni scorsi a Ravensburg, da mons. Gebhardt Fürst, presidente della sottocommissione di Bioetica della Conferenza episcopale tedesca e vescovo di Rottenburg. In particolare, il presule ha affermato che colui che cerca di perfezionare sempre più l’uomo attraverso la medicina e la genetica distrugge, inevitabilmente, la dignità umana. In questo modo, ha continuato mons. Fürst, la questione della dignità umana si trasforma nella questione del valore dell’essere umano, calcolato attraverso il denaro ed il potere. A titolo d’esempio, il presule tedesco ha citato la possibilità, per le coppie residenti negli Stati Uniti, di fare delle vere e proprie “ordinazioni” alle banche del seme, secondo i propri desideri. Il risultato è che il seme dei donatori di pelle bianca sarà preferito a quello dei donatori di colore, così come le persone affette da nanismo sceglieranno di avere figli nani: tutto ciò, ha ribadito il presidente della sottocommissione di Bioetica, porterà ad una “deriva genetica”, in cui l’uomo verrà ridotto ad un “consumatore” che modifica il proprio patrimonio genetico in base ai propri desideri. Ma un simile comportamento, ha continuato il vescovo di Rottenburg, è diametralmente opposto all’etica cristiana che considera l’essere umano come immagine di Dio, con tutte le sue potenzialità ed i suoi limiti. In questo senso, ha concluso mons. Fürst, , l’uomo rischia di divenire “vittima delle proprie esperienze”. (I.P.)
Messaggio dei vescovi dell’Ile de France in occasione della visita del Papa in Francia a settembre
◊ “Sarà un grande momento di comunione nella fede”: con queste parole i vescovi dell’Ile de France definiscono la visita pastorale di Benedetto XVI in Francia dal 12 al 15 settembre. In un messaggio ai fedeli, i presuli invitano a partecipare ai diversi momenti in programma. “Nel cuore della nostra regione – scrivono i vescovi – potremo salutarlo, ascoltarlo, pregare con lui … potremo radunarci lungo il percorso della papamobile sui moli di fronte Notre-Dame. Sarà possibile seguire il discorso del Papa al mondo della cultura al Collegio des Bernardins – proseguono i presuli – partecipare ai vespri con i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose riuniti nella cattedrale e ricevere il messaggio di Benedetto XVI ai giovani all’uscita di Notre-Dame”. “Tutti sono invitati senza limiti di numero. Ciascuno può partecipare con la propria parrocchia, il proprio movimento o individualmente – esortano i vescovi – è un grande onore per il nostro Paese, una grande gioia per noi tutti cattolici”. I presuli concludono il loro messaggio affidando il viaggio del Papa e i suoi frutti alle preghiere dei fedeli, a quelle delle comunità religiose, dei malati e delle persone anziane e ricordando la Messa solenne che si svolgerà la mattina del 13 settembre sull’Esplanade des Invalides. (T.C.)
Grecia: pubblicato il documento finale della Conferenza mondiale delle associazioni teologiche
◊ L’educazione teologica ecumenica ha un’importanza strategica per la cristianità del XXI secolo. Questo il messaggio principale emerso dalla quarta Conferenza mondiale delle Associazioni delle istituzioni teologiche (WOCATI), che si è svolta a Salonicco, in Grecia, dal 30 maggio al 7 giugno. Intitolato “L’educazione teologica: una valutazione complessiva”, l’evento è stato promosso dalla Diocesi di Neapolis e Stavroupolis. Il congresso, si legge nel documento finale, ha ribadito che le chiese, le organizzazioni non governative e le università devono porre maggiore attenzione al fondamento ed alla promozione dell’educazione teologica ecumenica, rendendo possibili gli scambi culturali e didattici tra docenti e studenti di Chiese e Paesi differenti. L’educazione teologica ecumenica, continua il testo, è un fattore cruciale per rafforzare l’identità delle Chiese, come anche la loro apertura al dialogo ecumenico ed interreligioso. “C’è un grande bisogno – ha detto il Rev. Dietrich Werner, coordinatore del programma di educazione teologica ecumenica del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) – di incrementare gli sforzi per promuovere questo tipo di educazione, in vista degli enormi cambiamenti messi in atto dalla rapida crescita delle Chiese, i gravi squilibri nell’accesso alla formazione teologica e la sempre più diffusa tendenza di fondamentalismo e frammentazione religiosa”. Dal suo canto, il presidente della WOCATI, Petros Vassiliadis, ha sottolineato il ruolo primario della Conferenza, concepita come un forum globale di dialogo: al congresso, infatti, sono intervenute associazioni e organizzazioni teologiche di tutto il mondo. Il documento finale riporta inoltre cinque raccomandazioni specifiche, indirizzate alle Chiese, alle associazioni teologiche, al Comitato esecutivo della WOCATI, al CEC e alle organizzazioni non governative. In particolare, alle Chiese viene ricordato la necessità di rafforzare il loro senso di responsabilità ed il loro impegno nel campo dell’educazione teologica; le associazioni di settore sono invece invitate a rinnovare i loro programmi formativi, guardando all’interdisciplinarietà e promuovendo la partecipazione ai propri corsi di quelle Chiese che si trovano in minoranza. Al Comitato esecutivo della WOCATI viene poi suggerita una maggiore cooperazione con il CEC, in modo da organizzare regolarmente simposi e congressi mondiali, favorendo anche incontri teologici ecumenici nel sud del mondo, mentre il CEC è invitato sia ad offrire una speciale assistenza nella formazione teologica in Africa, Paese attualmente privo di associazioni teologiche locali, sia a rafforzare la collaborazione con le istituzioni e le reti operative di educazione teologica nell’Europa centrale ed orientale. Infine, alle organizzazioni non governative viene affidato l’incarico di organizzare una tavola rotonda nel 2009, con l’obiettivo di stabilire un fondo globale per l’educazione teologica ecumenica entro il 2010, ad un secolo esatto dalla Conferenza di mondiale delle missioni di Edimburgo, svoltasi nel 1910 per volere del CEC. (I.P.)
India: la Commissione delle donne del Kerala chiede una regolamentazione delle vocazioni
◊ Una norma che stabilisca l’età minima, comunque dopo i 18 anni, in cui le donne possano scegliere la vita consacrata consapevolmente e senza forzature; un meccanismo mediante il quale possano essere reintegrate nella società qualora abbandonassero i voti e provvedimenti legislativi che tutelino il mantenimento della proprietà dei beni di famiglia: sono queste le richieste avanzate dalla commissione delle donne del Kerala, Stato dell’India meridionale, al governo locale nel corso di una conferenza stampa tenuta nei giorni scorsi dal presidente della commissione Sreedevi. Secca è stata la replica di padre Paul Thelakat, portavoce della Chiesa Siro-malabarica e direttore dell’influente settimanale cattolico Satayadeepam (Luce di Verità) riportata da AsiaNews: “Il motivo per cui hanno intrapreso una simile iniziativa è dovuto a un solo caso di denuncia ricevuto. Il presidente della commissione, fra l’altro, è un giudice in pensione dell’Alta Corte del Kerala e ha commesso un atto irresponsabile inviando la segnalazione senza aver nemmeno approfondito il caso”. Il portavoce ha ribadito, inoltre, il principio del Diritto Canonico in base al quale la Chiesa cattolica impedisce alle minorenni di accedere al noviziato. Nel Kerala, infatti, Stato indiano con il più elevato livello di alfabetizzazione, pari al 90%, le ragazze possono entrare in convento a 12 anni, ma soltanto a 20 possono prendere i voti e comunque possono lasciare il convento se viene loro meno la vocazione. Nella regione da sempre l’educazione e l’emancipazione femminile sono in gran parte opera della Chiesa grazie a scuole guidate dalle suore, le quali ricoprono spesso ruoli sociali di prestigio come medici, avvocati, docenti universitari e responsabili dei servizi sociali. (R.B.)
Malaysia: Rapporti tra Islam e occidente al centro di una due giorni organizzata dal Ministero degli Esteri di Kuala Lumpur
◊ Si apre oggi a Kuala Lumpur la terza “Conferenza internazionale sul mondo islamico e l’Occidente: colmare il divario”, organizzata dall’Istituto Diplomatico del Ministero degli Esteri della Malaysia; collabora all’incontro la “Iniziativa di Cordoba”, un organismo internazionale multireligioso istituito nel 2002 per ricomporre il rapporto tra mondo islamico ed occidente, in particolare Stati Uniti d’America, dopo l’11 settembre. “Dalla definizione all’azione” è il tema specifico di questa edizione del 2008 che ha un approccio marcatamente operativo con due specifici ambiti di indagine previa: la definizione di “aree problematiche” di carattere generale, di questioni specifiche e di elementi chiave all’origine del divario tra islamici e non islamici e l’individuazione di strategie e progetti tesi a risolvere singoli punti di criticità o ambiti più ampi. Il primo versante di analisi porterà all’elaborazione di un documento dal titolo “L’accordo di Kuala Lumpur sui rapporti tra Islam e Occidente”, a partire dall’elencazione di problemi e cause che concorrono ad alimentare la divisione tra le due realtà; il secondo ambito dovrà invece individuare specifici progetti che abbiano suscitato forte interesse e impegno da parte dei partecipanti e intorno ai quali creare un consenso e una sinergia più vasti. Nel corso della due giorni, oltre alle sessioni in plenaria i partecipanti potranno ritrovarsi nei gruppi ristretti, in cui verranno affrontati i seguenti temi: “Migliorare l’impegno reciproco tra mondo islamico e occidente”, “Comprendere l’Islam in un mondo globalizzato”, “Valorizzare la diplomazia nazionale dei Paesi musulmani e occidentali”, “Prevenire l’emergere di crisi”. Sono stati invitati alla Conferenza rappresentanti governativi, autorità religiose, giornalisti, esperti del settore giovanile, membri della società civile, giuristi, che parteciperanno ai lavori a titolo di esperti, di delegati governativi o sponsor potenziali dei progetti (fondazioni, aziende, singoli). (M.V.)
In Ucraina si sono aperti i lavori della prima Settimana sociale ecumenica del Paese dal titolo “Sostieni il tuo prossimo”
◊ Al via a Lviv la prima Settimana sociale ecumenica dell’Ucraina dal titolo “Sostieni il tuo prossimo”, promossa dall’Istituto di Studi Ecumenici dell’Università Cattolica dell’Ucraina e dal Comune di Lviv, in collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle Chiese e con il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il calendario dei lavori parte oggi con tre giornate dedicate a manifestazioni culturali, per entrare nel vivo il 12 giugno, con un colloquio internazionale sul movimento ucraino di cooperazione e una sessione sui modelli di politica sociale in Ucraina e la loro attuazione in collaborazione con le Chiese cristiane ucraine, durante la quale verrà letto un messaggio del presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, card. Renato Raffaele Martino; prenderanno inoltre parte al dibattito il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, e rappresentanti delle Chiese ortodosse e della Chiesa evangelica. Altri momenti dell’iniziativa saranno dedicati all’esperienza dell’Europa occidentale in materia di politica sociale cristiana, con l’intervento di Michel Camdessus, presidente onorario delle Settimane Sociali di Francia e all’approccio spirituale alla vita economica e sociale, sul modello del Movimento di cooperazione ucraino. A concludere la riflessione sarà una tavola rotonda su “La politica sociale in Ucraina dal punto di vista delle Chiese cristiane”, cui interverranno esponenti cattolici, ortodossi, evangelici e della Chiesa apostolica armena. Il programma della settimana sarà inoltre arricchito da alcune tavole rotonde, presso il Politecnico di Lviv, su “Lavoro sociale e impegno ecumenico”, “Politiche sociali nella regione di Lviv”, “Politiche in favore della famiglia e dei giovani”, “Politiche a favore dell’ambiente”, “Cooperazione internazionale in materia di politica sociale”. (M.G.)
Si è concluso ieri a Pompei l’XI Convegno nazionale degli Sposi Cristiani
◊ Una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo-prelato e Delegato Pontificio di Pompei, mons. Carlo Liberati, ha concluso, ieri, domenica 8 giugno, nel santuario di Pompei, l’XI Convegno nazionale degli Sposi Cristiani, promosso dall’Ufficio per la pastorale della famiglia, diretto da Don Giuseppe Lungarini. L’iniziativa, svoltasi quest’anno in tre giorni, ha visto la partecipazione di numerose coppie di sposi, per la maggior parte giovani, anche se non mancavano coniugi con 30, 40 o 50 anni di vita insieme. Per i circa 25 bambini è stata prevista un’apposita animazione. Venerdì 6 giugno, nel pomeriggio, dopo l’accoglienza da parte del complesso bandistico “Bartolo Longo-Città di Pompei” e la celebrazione dei Vespri, l’inizio dei lavori, con Mons. Liberati che ha invitato le coppie a riflettere sull’attuale fragilità della famiglia e sulle cause (antropologiche, sociali, psicologiche) che creano un forte contrasto tra il desiderio di fondersi in uno e l’irrefrenabile desiderio di auto-affermarsi che conducono a litigi e separazioni. La caduta delle grandi questioni filosofiche ha portato ad una sorta di polverizzazione del pensiero che non è più in grado di riconoscere ed interpretare il tempo in cui si vive. Altra nota dolente evidenziata da mons. Liberati, la mercificazione del corpo e la riduzione della sessualità (intesa in origine come dono sponsale tra marito e moglie) a mero godimento personale. Citando sant’Alfonso, l’arcivescovo ha invitato le famiglie a pregare di più perché, come diceva il Santo “Chi prega, si salva!”. Espressione molto simile a quella del Beato Bartolo Longo, fondatore di Pompei: “La famiglia che prega, resta unita!”. Sempre Mons. Carlo Liberati, nell’omelia della Santa Messa che ha concluso i tre giorni di convegno, ha commentato il Vangelo che parlava della chiamata di Matteo, esattore delle tasse, ricordando che Gesù è il Messia misericordioso venuto alla ricerca di tutti i peccatori per poter offrire loro la salvezza di Dio. Ha, poi, tratteggiato la figura di Maria, donna dell’empatia: da Lei escono poche, ma significative parole. Maria sa mettersi in sintonia con l’altro, stare-con, senza sprecare parole, atteggiamento che tutti i cristiani dovrebbero imitare. (A cura di Giovanni Peduto)
“La Bibbia giorno e notte”: una settimana di letture no stop, a ottobre, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
◊ Sarà intitolata “La Bibbia giorno e notte” la manifestazione organizzata in ottobre a Roma in occasione del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. Per una settimana, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, 24 ore su 24 si potranno ascoltare passi scelti dalla Genesi all’Apocalisse, per un totale di mille brani. La manifestazione sarà inaugurata dal Santo Padre che leggerà la prima pagina della Genesi. Ad annunciare l’evento all'agenzia Sir è mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, che sottolinea il valore positivo di iniziative come questa: “Sono pur sempre un tentativo per riportare a livello popolare un testo che troppo spesso è stato considerato o remoto o sacrale e quindi poco pronto ad entrare nella piazza, in casa, nella quotidianità. Bisogna far sì che il testo biblico entri quasi come un’eco nell’interno dell’orecchio e della mente”. In realtà “La Bibbia giorno e notte” non è l’unica iniziativa del genere: a Vicenza si è appena conclusa la quarta edizione di “Dimorare nelle Scritture” e molte sono le esperienze di traduzione teatrale del testo biblico, come quelle operate dal progetto Jobel Teatro che è appena andato in scena al Teatro Argentina di Roma con un lavoro proprio sulla Genesi. “L’interesse per la Bibbia è indiscutibile – ha dichiarato il presidente del dicastero vaticano al Sir rispondendo a una domanda sui modi possibili di avvicinare la Parola di Dio alla gente comune - la partecipazione alle conferenze, il desiderio di ascoltare e di riprendere in mano il testo biblico, il successo delle iniziative come quella di Vicenza sono in questo senso emblematiche. Detto questo, però, bisogna anche dire che le strade da percorrere sono molte. C’è ancora tanto cammino da fare. Ho l’impressione che questo interesse scocchi quando c’è una figura che sappia accompagnare queste iniziative, o quando viene promosso un evento, mentre questo interesse dovrebbe essere quotidiano”. (R.B.)
Il superiore dei Gesuiti in visita al Centro Astalli per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato
◊ “Frontiere o barriere?”. È il titolo dell’incontro pubblico che padre Adolfo Nicolàs, superiore generale della Compagnia di Gesù, terrà l’11 giugno a Roma con operatori volontari, amici e sostenitori del Centro Astalli. L’appuntamento sarà l’occasione per il Centro Astalli - sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati - di celebrare la Giornata mondiale del Rifugiato 2008. Nel corso della visita alla struttura dei Gesuiti, sorta nell’Oratorio del Carovita, il Padre Generale, intervistato da Aldo Maria Valli, giornalista del TG1 Rai, proporrà ai presenti una riflessione sulle migrazioni nel mondo, sull’attuale concetto di frontiera, sul pericolo di chiusura da parte dei paesi industrializzati, alle richieste di accoglienza dei migranti e sull’urgenza di ripensare l’educazione delle nuove generazioni. Tema quest’ultimo quanto mai attuale per porre le basi di una società fondata su valori di Giustizia Sociale, capace di accogliere e di rispettare i diritti dei migranti, come ribadito dalla 35.ma Congregazione della Compagnia di Gesù che ha portato all’elezione del nuovo Padre Generale. L’argomento di quest’anno appare ancora più significativo se si considera l’attuale impegno dell’Europa nella definizione di un quadro strategico in materia di immigrazione e asilo che lascia ormai poco spazio a iniziative autonome dei singoli stati. Si cercherà quindi di comprendere quali sono i principi che ispirano queste politiche di indirizzo, e che impatto hanno sulla vita di chi fugge in cerca di protezione. In una nota diffusa dal Centro Astalli viene espressa grande preoccupazione per le difficoltà sempre più grandi che incontrano i rifugiati per raggiungere il vecchio continente, malgrado il numero degli stessi non sia mai diminuito. “È sempre più facile "morire di frontiera" – si legge nel comunicato -, è sempre più facile restare bloccati in luoghi dove i diritti umani non sono tutelati e nessun riflettore si accende a documentare quello che accade. Anche se questi drammi avvengono all'esterno dei confini europei, essi sono in buona misura una conseguenza diretta delle politiche comunitarie”. L’attività del Centro Centro Astalli non si limita, tuttavia, alla difesa dei diritti dei rifugiati e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica . L’Associazione è oggi presente in oltre 50 Paesi e solamente nelle sedi territoriali italiane (Roma, Trento, Vicenza, Catania e Palermo), vede ogni anno accedere ai propri servizi circa 18.000 persone. Uomini e donne in fuga che vengono aiutate nel loro inserimento sociale, attraverso servizi di prima e seconda accoglienza. (M.G.)
Nuovi scontri in Libano, nonostante gli accordi di Doha
◊ Scontri con scambi di colpi di armi da fuoco e di mortaio tra sunniti e sciiti nella Valle della Bekaa, nell'est del Libano, hanno provocato due feriti la notte scorsa. Secondo la stampa, sciiti del partito filoiraniano e filosiriano Hezbollah hanno anche lanciato colpi di mortaio sui quartieri sunniti di due città. I militari hanno arrestato alcune persone e sequestrato armi. Numerosi incidenti tra sciiti e sunniti si sono avuti in varie zone del Libano, nonostante l'accordo interlibanese firmato a Doha il 21 maggio scorso per un'intesa politica che ha messo fine ad una crisi politica durata 18 mesi ed ha consentito l'elezione del presidente della repubblica. Il governo di unità nazionale, anch'esso previsto dall'accordo, è ancora in via di formazione.
Iraq
Quattro morti, tra i quali un soldato, e dodici feriti, cinque dei quali soldati, nell'esplosione di un'autobomba a Baghdad, nei pressi del complesso commerciale di al-Mishin, nella parte sud-est della capitale irachena. Inoltre, due colpi di mortaio si sono abbattuti in mattinata sulla "Zona Verde" di Baghdad, l'area ultraprotetta che ospita le ambasciate di vari Paesi e le sedi delle principali istituzioni irachene. Ieri, cinque iracheni sono stati uccisi e altri 30 feriti in attacchi diversi a Baghdad, secondo un comunicato del Comando della Forza Multinazionale in Iraq.
Iran-Iraq
Il “più grande problema” per l'Iraq è “la presenza delle forze occupanti”, cioè gli americani. Lo ha detto oggi la Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ricevendo il primo ministro iracheno Nuri al Maliki, in visita a Teheran. Il governo iracheno sta trattando con gli USA un patto di sicurezza che potrebbe consentire alle forze americane di rimanere nel Paese anche dopo la scadenza del mandato ONU, il 31 dicembre prossimo. Ma già diversi responsabili iraniani hanno criticato duramente l’iniziativa.
Medio Oriente
Un nuovo tentativo di rilancio del processo di pace israelo-palestinese è alle viste per il 16 giugno prossimo, quando il ministro degli Esteri israeliana, la signora Livni, e il capo della delegazione negoziale dell'ANP, Qorei (Abu Ala), torneranno a incontrarsi a Gerusalemme con il segretario di Stato USA, Condoleezza Rice. L'incontro è stato preannunciato oggi dal negoziatore palestinese Saeb Erekat, a margine di una missione lampo a Ramallah del ministro degli Esteri britannico, David Miliband. Nei giorni scorsi Abu Ala ha equiparato a “un miracolo” l'ipotesi di un accordo fra le parti entro fine 2008, la scadenza auspicata da Washington. Nel governo israeliano, accanto alle voci meno pessimiste, c’è quella del "falco" Shaul Mofaz (vicepremier e ministro dei trasporti) che esclude l'intesa anche per il 2009. Intanto fra i motivi contingenti di lamentela, da parte palestinese, vi è la questione dei ritardi nell'invio verso Ramallah di rimesse spettanti all'ANP. Salam Fayyad, primo ministro fedele al presidente Abu Mazen, è tornato a denunciare l'impossibilità di pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici della Cisgiordania per il mancato arrivo dei fondi previsti, che pure il governo di Gerusalemme aveva assicurato d'aver sbloccato dopo il congelamento imposto per ritorsione alle richieste palestinesi d'un allentamento della cooperazione fra UE e Israele. Sul piano diplomatico, c’è anche da dire che oggi il presidente egiziano Mubarak e quello palestinese Abu Mazen si sono incontrati al Cairo. Al centro del colloquio gli ultimi sviluppi della situazione in Medio Oriente, la proposta del presidente palestinese ad Hamas per riavviare il dialogo interpalestinese, la rimozione del blocco imposto da Israele sulla Striscia di Gaza e gli sforzi volti a raggiungere una tregua israelo-palestinese. Il presidente palestinese è arrivato ieri sera al Cairo nel quadro di un tour nei Paesi arabi che l'ha già portato in Arabia Saudita.
Cisgiordania
Sei persone col volto coperto, apparentemente coloni di un insediamento ebraico, hanno aggredito ieri sera un gruppo di pastori palestinesi vicino al villaggio di Susia a sud di Hebron, in Cisgiordania. Secondo la radio pubblica israeliana, i palestinesi hanno detto di essere stati aggrediti con spranghe e bastoni per motivi non precisati. Quattro di loro sono stati feriti: una donna, che è stata ricoverata in un ospedale israeliano senza conoscenza, e tre pastori le cui lesioni sono ritenute lievi.
Iran
E' un attentato dinamitardo l'esplosione avvenuta su un'auto nell'ovest di Teheran il 26 maggio scorso, che in un primo momento le autorità di polizia avevano attribuito ad un incidente. Lo ha detto il vice governatore della capitale per gli Affari della Sicurezza, Ali Reza Fakkhari, citato oggi dal quotidiano "Kargozaran". L'agenzia Fars aveva dato notizia della deflagrazione, avvenuta su un'auto parcheggiata nei pressi di un edificio, affermando che essa aveva provocato danni ma non perdite umane e che “un sospetto” era stato arrestato. Ma l'ufficio delle pubbliche relazioni della polizia aveva in seguito affermato che si era trattato di un incidente dovuto all'esplosione di una bombola di gas usato come combustibile del veicolo. Ora il vice governatore ha detto che si è trattato di una bomba, ma non ha aggiunto altro sui motivi dell'azione né sull'obiettivo preso di mira. Il 12 aprile scorso una bomba esplose in una moschea di Shiraz, nel sud dell'Iran, provocando 13 morti e 200 feriti. Le autorità ne hanno attribuito la responsabilità a elementi anti-rivoluzionari, a loro parere aiutati dagli USA e da Israele.
Turchia
Un militare turco è morto e quattro suoi commilitoni sono rimasti feriti nell'esplosione di una mina avvenuta stamani in una zona montagnosa non lontana dalla città di Semdinli, nella provincia sud-orientale di Hakkari mentre, in scontri a fuoco tra esercito e ribelli curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK, separatista e fuorilegge), due ribelli sono rimasti uccisi. Lo ha riferito l'agenzia Anadolu citando fonti della sicurezza turca. La Turchia, come anche UE e USA, considera il PKK un gruppo terrorista e lo accusa di essere responsabile di un conflitto che ha causato la morte di almeno 40.000 persone, per lo più curdi, dall'inizio del 1984, anno della rivolta per la costituzione di uno Stato indipendente curdo nel Sud-Est della Turchia.
Algeria
Almeno 13 persone tra cui un francese e il suo autista sono morte a Lakhdaria, in Algeria, in un doppio attacco compiuto alle ore 17 circa di ieri (le 18 italiane) contro un cantiere della società francese Razel impegnata nella riparazione del tunnel ferroviario di Beni Amrane danneggiato qualche mese fa da un incendio. Lo hanno detto all'ANSA responsabili della italiana CMC di Ravenna, associata a Razel. Il 21 settembre nella stessa zona, in Cabilia, 70 chilometri ad est di Algeri, un italiano e due francesi della stessa società erano rimasti feriti in un attentato compiuto contro il convoglio nel quale viaggiavano. La reazione di Parigi non si è fatta attendere: il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha condannato “le barbare violenze” in un messaggio indirizzato al suo omologo algerino Abdelaziz Bouteflika. Anche il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha espresso il suo “sentimento di disgusto” di fronte alla “cieca violenza terroristica” e la sua condanna di questi atti che, ha detto, “nulla può giustificare”. Quello di ieri è il terzo attentato compiuto in meno di una settimana in Algeria. Ma perché questi attacchi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di Algeria e segretario nazionale della Lega per i diritti e la liberazione dei popoli:
R. – C’è stata una certa continuità negli attacchi in questi ultimi due anni. La regione che viene colpita in questi attentati è una regione al confine tra la capitale e l’est di Algeri, una zona montagnosa, dove al Qaeda si è installata con una presenza piuttosto numerosa. È chiaro che gli attentati mirano a scoraggiare gli investimenti stranieri. L’impresa è stata attaccata per la seconda volta a distanza di qualche mese; già nel precedente attentato sono rimasti feriti due francesi e un italiano. Inoltre, l’attentato sembrerebbe essere anche in coincidenza con l’apertura della Fiera internazionale di Algeri. Quindi, un segnale preciso inviato agli investitori stranieri.
D. – Durissima è stata la reazione della Francia all’attentato di ieri. Il presidente Sarkozy, ha parlato di “barbara violenza”. Ci possono essere delle ricadute concrete sui rapporti tra Parigi ed Algeri?
R. – A seguito di questi attentati, non mi pare. I rapporti sono già tesi in previsione del vertice sulla costituenda Unione Mediterranea, vertice al quale l’Algeria aveva già deciso di non partecipare a livello di capo di Stato, e così sembrerebbe – almeno a tutt’oggi – anche da parte di altri Paesi del Maghreb. Non credo; anzi, direi che in qualche modo questo favorirà la cooperazione per la lotta contro il terrorismo che c’è già da alcuni anni, sia con la Francia sia con altri Paesi europei – tra cui l’Italia – sia con gli Stati Uniti.
Sudan
Le parti hanno trovato un accordo-ponte sul futuro dell'Abyei, la regione del centro Sudan ricchissima di petrolio per il cui controllo Nord e Sud del Paese si erano di recente militarmente scontrate, facendo crescere la tensione fino a far temere una ripresa della guerra. L'intesa - informa Radio Nairobi - prevede un'amministrazione ad interim condivisa e la richiesta di un arbitraggio internazionale per risolvere il problema dei confini. L'accordo autorizza poi, con piene garanzie, il rientro delle decine di migliaia di sfollati fuggiti dagli scontri che avevano investito in particolare Abyei, capoluogo dell'omonima regione. La firma è stata posta nella serata di ieri a Khartoum dal presidente sudanese Omar al-Bashir e dal primo vicepresidente e leader del Sud, Salva Kiir. La sorte dell'Abyei era rimasta uno dei "buchi neri" dell'intesa di pace firmata nel gennaio del 2005 a Nairobi, che aveva posto fine a quasi 21 anni di guerra civile con un bilancio di oltre due milioni di morti. Questo accordo ponte-permette, stando agli osservatori, di disinnescare uno dei maggiori rischi di ripresa del conflitto, che peraltro, a parere di molti, cova ancora sotto la cenere.
Nigeria
Una nave di scorta a una petroliera con a bordo otto militari è stata dirottata da uomini armati la notte scorsa al largo del delta del Niger, il sud petrolifero della Nigeria. Lo ha reso noto oggi l'esercito nigeriano. L’imbarcazione appartiene alla compagnia di servizi petroliferi Addax Petroleum. Finora non si segnala alcuna rivendicazione. Nelle ultime settimane, il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (MEND), la principale organizzazione separatista armata del delta del Niger, ha moltiplicato le proprie operazioni nel quadro di una campagna mirata a “sabotare le esportazioni di petrolio della Nigeria”.
Somalia
Sono falliti i negoziati tra il governo federale di Transizione somalo (Sfg) e l'Alleanza per la Ri-Liberazione della Somalia (ARS, che rappresenta l'opposizione politica, islamici ma non solo, con sede all'Asmara), che si svolgevano a Gibuti sotto l'egida dell'ONU. Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Somalia, Ahmadou Ould-Addallah, incontrando i giornalisti a Gibuti, ha annunciato la decisione di porre termine alla conferenza. Ne dà notizia Radio Nairobi. Era la seconda volta che le parti si incontravano, la prima era avvenuta in maggio. Ma non si sono registrati passi in avanti e, stavolta, governo e opposizione non si sono neanche incontrati direttamente. Il nodo resta quello della presenza delle truppe etiopiche in Somalia: per l'ARS, come precondizione ai colloqui, le truppe etiopiche devono ritirarsi o almeno impegnarsi a farlo. Il governo da parte sua non può invece accettare, almeno per ora, questa richiesta. Sono da registrate, peraltro, anche generiche dichiarazioni delle parti sulla volontà di riprendere il dialogo, ma il clima si fa sempre più difficile sul campo. Gruppi terroristici islamici che rifiutano ogni negoziato colpiscono con sempre maggiore violenza e frequenza, mentre la repressione operata da truppe governative ed etiopiche si fa sempre più feroce. Quasi tutte le vittime (oltre 6.000 solo lo scorso anno a Mogadiscio) sono civili. Nel fine settimana ci sono stati almeno 30 morti; tra loro anche un giornalista locale ed un consigliere del presidente del parlamento somalo.
Prossima visita di Bush in Europa
Il presidente americano George W. Bush arriverà domani sera in Slovenia per partecipare martedì a Lubiana ad un vertice UE-USA. Sarà la prima tappa del suo viaggio di saluto all'Europa. La "questione Iran" è al primo posto nell’ampia gamma di temi nell’agenda del summit. Gli Stati Uniti, che accusano Teheran di usare tattiche dilatorie per portare avanti il programma di armamento nucleare, intendono esercitare nuove pressioni, diplomatiche ed economiche, sull'Iran con l'aiuto dei partner europei, rafforzando inoltre le sanzioni già decretate dalle Nazioni Unite. Ma il summit di Lubiana tratterà un'ampia gamma di argomenti. Sul fronte internazionale si discuterà su come rafforzare la democrazia in Libano, come aiutare i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, come stabilizzare la situazione in Iraq e Afghanistan. Sono in agenda anche la questione del Kosovo e la delicata situazione tra Russia e Georgia. Sul fronte dei problemi globali si parlerà del mutamento del clima (con gli Stati Uniti ancora ostili a dichiarare obiettivi specifici obbligatori di riduzione dei gas inquinanti), dei negoziati commerciali del Doha Round e della crisi mondiale dei prezzi del cibo. I colloqui di Lubiana serviranno anche agli Stati Uniti e all'Unione Europea a preparare il terreno per l'imminente G8, in programma in luglio in Giappone.
Per il Trattato di Lisbona si vota nelle isole atlantiche
I primi cittadini irlandesi hanno già iniziato a votare nel referendum sul Trattato di Lisbona che riforma l'UE, un voto che in caso di vittoria del No potrebbe gettare l'Unione in una profonda crisi. I seggi si sono aperti in cinque isole atlantiche al largo delle coste del Donegal (nordovest): Arranmore, Gola, Inishbofin, Inishfree e Tory. In tutto si tratta di 745 elettori, quasi tutti sull'isola di Arranmore. Questo distretto elettorale (ce ne sono 43 in tutta l'Eire) tradizionalmente vota prima in tutte le consultazioni irlandesi, perchè è sempre costante il pericolo che le pessime condizioni del tempo impediscano alle scatole con le schede elettorali di partire in tempo dalle isole. Le schede delle isole del Donegal verranno contate, insieme a quelle del resto d'Irlanda, a partire da venerdì 13 mattina. I risultati sono attesi, secondo le autoritàdi Dublino, nel tardo pomeriggio di venerdì. Intanto, la battaglia tra il sì e il no si inasprisce, visto che i sondaggi li danno di fatto testa a testa: il primo ministro Brian Cowen ha accusato il fronte del No di diffondere solo paure e disinformazione.
Scuole chiuse dopo il terremoto in Grecia
Scuole chiuse oggi e domani nella regione greca del Peloponneso, colpita ieri da un violento terremoto di 6,5 gradi Richter. La misura è stata adottata per ragioni di sicurezza legate anche al timore di una nuova forte scossa che i sismologi danno come probabile. Resterà aperta solo l'università di Patrasso, ma saranno chiusi gli edifici potenzialmente pericolosi. Il ministro dell'interno, Prokopis Pavlopoulos, si è recato a Patrasso per coordinare l'attività di soccorso e assistenza. Secondo i dati ufficiali, il bilancio della scossa di ieri è di due morti e di oltre cento feriti. I sismologi continuano ad avvertire che potrebbe esserci una nuova forte scossa di assestamento, tra 5,5 e 6 gradi sulla scala aperta Richter, dopo quella principale di ieri, considerata la più violenta registrata in Grecia negli ultimi anni. Durante la notte vi sono state una quindicina di scosse di magnitudo fra 3,5 e 4,5. Malgrado tutto, la situazione nella regione colpita sta tornando lentamente alla normalità. La strada Atene-Patrasso è stata riaperta dopo che ieri era stata ostruita da una frana. Continua a mancare la luce in qualche villaggio in seguito alla rottura dei collegamenti.
Ucraina
Ventuno minatori sono stati ritrovati vivi nelle profondità della miniera di carbone ucraina, dove ieri un'esplosione ne aveva intrappolati sottoterra 37. Lo indicano fonti ufficiali. Stamani, altri due sono stati trovati vivi e uno morto. Il numero dei minatori ancora dispersi nelle galleria della miniera Karl Marx di Enakievo, 60 km a est di Donetsk, è quindi ora sceso a 13.
Cina
Una forte scossa di assestamento è stata avvertita oggi nei pressi del lago di Tangjiashang, nella Cina sudoccidentale, nella zona colpita il 12 maggio scorso da un terremoto del grado 7,9 della scala Richter. Lo afferma l'agenzia Nuova Cina senza fornire particolari. Quello di Tangjiashan è il più grande dei laghi creati dalle frane seguite al terremoto. La settimana scorsa i militari cinesi hanno cominciato a svuotarlo attraverso i canali che hanno costruito. Circa 250 mila persone sono state evacuate dall'area per precauzione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 161
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