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Sommario del 07/06/2008
Favorire un dialogo fecondo tra fede e ragione per rispondere alle sfide della modernità: l’invito del Papa ai partecipanti al Simposio europeo sul tema “Allargare gli orizzonti della razionalità”
◊ Rilanciare lo studio della filosofia nelle università e nelle scuole: è l’appello lanciato stamani da Benedetto XVI. L’occasione è stata offerta al Papa dall’udienza ai partecipanti al VI Simposio europeo dei docenti universitari sul tema “Allargare gli orizzonti della razionalità. Prospettive per la Filosofia”, in corso a Roma. L’evento promosso dai docenti degli atenei romani ed organizzato dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Il Pontefice ha sottolineato l’urgenza di un dialogo fecondo tra fede e ragione per affrontare in modo adeguato le sfide della modernità. Gli indirizzi d’omaggio al Papa sono stati rivolti dal cardinale vicario Camillo Ruini e dal prof. Cesare Mirabelli. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Nella relazione tra fede e ragione, va riscoperta la “fecondità storica del Vangelo e le sue straordinarie potenzialità” per la cultura contemporanea: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che nel suo discorso si è soffermato sul ruolo della filosofia di fronte alla crisi della modernità:
“La modernità non è un semplice fenomeno culturale, storicamente datato; essa in realtà implica una nuova progettualità, una più esatta comprensione della natura dell’uomo”.
Per questo, ha detto, la modernità, se ben compresa, “rivela una questione antropologica” molto complessa e articolata. In tale contesto, il Papa riconosce che “l’apertura di credito che taluni autori propongono nei confronti delle religioni e, in particolare del cristianesimo, è un segno evidente del sincero desiderio di far uscire dall’autosufficienza la riflessione filosofica”. Benedetto XVI ha, così, ricordato quanto gli stia a cuore la proposta, al centro del Simposio, ovvero “allargare gli orizzonti della razionalità”:
“Fin dall’inizio del mio pontificato ho ascoltato con attenzione le richieste che mi giungono dagli uomini e dalle donne del nostro tempo e, alla luce di tali attese, ho voluto offrire una proposta di indagine che mi sembra possa suscitare interesse per il rilancio della filosofia e del suo ruolo insostituibile all’interno del mondo accademico e culturale”.
“La fede cristiana – ha detto riecheggiando la sua opera giovanile “Introduzione al Cristianesimo – ha fatto la sua scelta netta: contro gli dei della religione per il Dio dei filosofi, vale a dire contro il mito della sola consuetudine per la verità dell’essere”. Solo partendo da tale premessa, ha aggiunto, “è possibile venire incontro alle nuove attese della riflessione filosofica”. E’ infatti “molto concreto” anche oggi, ha costatato, il rischio che la religione cristiana “sia strumentalizzata come fenomeno surrettizio”:
“Ma il cristianesimo, come ho ricordato nell’Enciclica Spe salvi, non è soltanto un messaggio informativo, ma performativo (cfr n. 2). Ciò significa che da sempre la fede cristiana non può essere rinchiusa nel mondo astratto delle teorie, ma deve essere calata in un’esperienza storica concreta che raggiunga l’uomo nella verità più profonda della sua esistenza”.
In tale contesto, è stato il suo richiamo, “è urgente avviare un dialogo fecondo con la filosofia”. D’altro canto, la proposta di “allargare gli orizzonti della razionalità” va intesa come la richiesta di “una nuova apertura” verso la realtà a cui la persona è chiamata nel superamento di pregiudizi e riduzionismi. “La fede cristiana – ha ribadito il Papa – è chiamata” a rispondere al desiderio di pienezza di umanità. Un desiderio che “non può essere disatteso” e che “attende risposte adeguate”:
“Il nuovo dialogo tra fede e ragione, oggi richiesto, non può avvenire nei termini e nei modi in cui si è svolto in passato. Esso, se non vuole ridursi a sterile esercizio intellettuale, deve partire dall’attuale situazione concreta dell’uomo, e su di essa sviluppare una riflessione che ne raccolga la verità ontologico-metafisica”.
Il Papa non ha mancato di invitare i docenti universitari a promuovere “centri accademici di alto profilo, in cui la filosofia possa dialogare con le altre discipline, in particolare con la teologia”. E li ha incoraggiati a “proseguire con fiducia nella ricerca filosofica investendo energie intellettuali e coinvolgendo le nuove generazioni in tale impegno”.
Benedetto XVI: un dialogo interreligioso autentico può esservi solo tra persone preparate alla multiculturalità, consapevoli e rispettose della fede altrui. Intervista con mons. Celata
◊ Per essere autentico, il dialogo interreligioso deve “essere un cammino di fede”. Per questo non basta solo moltiplicare le occasioni di incontro fra membri di fedi diverse: occorre soprattutto che chi promuove tale dialogo sia ben formato a questo delicato compito. E’ la raccomandazione centrale che Benedetto XVI ha affidato alla plenaria del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ricevuta stamattina in udienza. Da un dialogo interreligioso fondato su simili presupposti, ha affermato il Papa, scaturisce un’onda di carità e di solidarietà per i poveri del mondo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un dialogo tra persone che professano fedi differenti non può reggersi solo sulla frequenza degli incontri, ma sulla loro qualità. Qualità che si traduce in una preparazione accurata sul proprio e sull’altrui credo religioso e, in definitiva, su un modo di procedere che punti con trasparenza alla ricerca della verità, attraverso la carità e il rispetto reciproco. E’ stato molto netto il Papa nel precisare i termini con i quali la Chiesa deve condurre i propri rapporti con le altre religioni, nel solco tracciato dal Vaticano II. Prendendo a supporto il magistero in materia, Benedetto XVI ha ricordato al proprio uditorio raccolto nella Sala del Concistoro la sua dichiarazione d’intenti resa subito dopo l’elezione a Pontefice: ovvero, che “la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme”. E cosa spinge la Chiesa a questo compito? L’amore di Cristo:
“All the Church’s activities are to be…
Tutte le attività della Chiesa devono essere permeate di amore. E’ l’amore, quindi, che invita ogni credente ad ascoltare gli altri e a cercare aree di collaborazione. Incoraggia i partner cristiani che dialogano con i seguaci di altre religioni a proporre, non imporre, la fede in Cristo che è ‘la via, la verità e la vita’".
Tuttavia, ha puntualizzato Benedetto XVI, la “grande proliferazione di incontri interreligiosi nel mondo di oggi richiede discernimento”. Per “essere autentico – ha affermato - tale dialogo deve essere un cammino di fede. Ed è necessario, per i suoi promotori di essere ben formati nella loro fede e ben informati in merito a quella degli altri”:
“I understand that during your discussions…
Mi risulta che durante le vostre discussioni sono state prese in considerazione alcune delle questioni pratiche che riguardano i rapporti interreligiosi: l'identità dei partner nel dialogo, l'educazione religiosa nelle scuole, le conversioni, il proselitismo, la reciprocità, la libertà religiosa, e il ruolo di leader religiosi in società. Si tratta di questioni importanti alle quali i leader religiosi, che vivono e lavorano in società pluraliste, devono prestare la massima attenzione”.
E' per questo motivo, ha proseguito il Papa, che “ho incoraggiato gli sforzi del Pontificio Consiglio per il dialogo Interreligioso nell’organizzare corsi di formazione e programmi per il dialogo interreligioso in favore dei diversi gruppi cristiani, specialmente per i giovani seminaristi e per le persone che operano negli istituti di istruzione terziaria”. Un incoraggiamento che il dicastero vaticano - secondo le parole del suo presidente, il cardinale Jean Louis Tauran - si accinge a trasformare in un documento specifico: delle “Linee guida” per le Chiese locali “che vivono in contesti plurietnici, plurireligiose e pluriculturali”:
“Interreligious collaboration provides opportunities…
La collaborazione interreligiosa offre l'opportunità di esprimere i più alti ideali di ogni tradizione religiosa. Aiutare gli ammalati, soccorrere le vittime di catastrofi naturali o della violenza, la cura per gli anziani e i poveri: questi sono alcuni dei settori in cui collaborano persone di diverse religioni. Incoraggio tutti coloro che si ispirano all'insegnamento delle loro religioni ad aiutare i membri sofferenti di ogni società”.
L'udienza con il Papa ha dunque concluso, nella tarda mattinata di oggi, i lavori dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intitolata "Dialogo in veritate et caritate: Orientamenti pastorali". Giovanni Peduto ha chiesto al segretario del dicastero, l’arcivescovo Pier Luigi Celata, quali sono stati gli obiettivi dell’incontro:
R. - La plenaria ha avuto lo scopo di redigere alcuni orientamenti di natura pastorale che potessero essere offerti ai vescovi come criteri di un discernimento per guidare il dialogo interreligioso nelle rispettive diocesi, nelle rispettive Chiese. Spetta ai vescovi, naturalmente, fare un discernimento avendo presenti le situazioni concrete delle loro regioni, delle loro Chiese. Noi possiamo soltanto, in base ai principi generali, offrire loro qualche criterio pratico in base all’esperienza che abbiamo, che è stata qui rappresentata dai membri e dai consultori del Pontificio Consiglio. Attraverso quattro gruppi di lavoro, siamo arrivati alla redazione di un documento finale che è stato approvato, nelle sue linee essenziali, questa mattina. Un documento che, naturalmente, ha due punti di riferimento essenziali, relativi proprio al tema di questa plenaria: il dialogo nella carità e il dialogo nella verità. Infatti, la prima relazione è stata svolta su questo primo elemento: dialogo nella verità; la seconda, sul dialogo nella carità.
D. - Dialogare nella verità e nella carità: un difficile equilibrio, eccellenza. A volte si fanno sconti sulla verità, altre volte si manca di carità...
R. - Questi due poli, questi due valori fondamentali – verità e carità – non possono essere disgiunti l’uno dall’altro. Si richiamano, si intersecano e si misurano continuamente a vicenda. Questo, nel dialogo interreligioso. Ma, del resto, nella vita matura di un cristiano avviene la stessa cosa. Si potrebbe usare in proposito l’espressione “veritieri nella carità”, come il relatore sul primo tema, quello della verità, ha suggerito. Essere veri nella carità, nell’apertura di amore verso gli altri.
D. - Giustamente, come lei ha detto, bisogna coniugare assieme nel dialogo verità e carità: ma anche coniugare annuncio e dialogo non è facile...
R. - A ben vedere, ogni annuncio presuppone un atteggiamento di dialogo, cioè di accettazione dell’altro cui voglio annunciare, di rispetto per l’altro, per la sua identità così come io vado scoprendola, nell’avvicinarlo, nell’incontrarlo. E nel medesimo tempo, se questo annuncio vuole essere autentico, io devo presentarmi nella mia identità, fedele a quello che sono. Se cristiano in dialogo con un non cristiano, la mia identità - che è dono della grazia di Dio - deve essere in corrispondenza con questo dono: è ciò che fa la mia identità, il mio essere concreto. Quindi, l’annuncio comporta sempre una dimensione dialogica e il dialogo, a sua volta, comporta sempre l’annuncio che, al minimo, può essere solo testimonianza, ma che è già un presentarsi, un dire qualcosa. Può non esser detto come lo affermerebbe un evangelizzatore, ma è detto attraverso uno stile di vita, attraverso una disponibilità a rendere testimonianza della speranza che è in noi e che, nel dialogo sincero e autentico con l’altro, traspare sempre.
D. - Nell’ambito del dialogo interreligioso, quello con i musulmani è quanto mai importante, come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI...
R. - Sicuramente. Il Santo Padre, poco tempo dopo la sua elezione, a Colonia, nell’agosto del 2005, ebbe proprio a sottolineare l’importanza vitale del dialogo con i musulmani. Un’importanza che ha sempre avuto, ma che oggi è esaltata dalla situazione sociale di molti Paesi: pensi al fenomeno della globalizzazione nella comunicazione, negli spostamenti, nella migrazione eccetera. Dunque, abbiamo oggi una situazione di incontro e di confronto con persone di altre religioni - nel caso, con i musulmani - che prima non esisteva: qualche decennio fa non si poneva, almeno in questi termini. Oggi, tutto ciò ci obbliga, proprio in forza di quella identità che è nostra, specifica, cioè la carità. Nel dialogo non dimentichiamo che tutto inizia sotto la spinta dell’amore che ci è donato dallo Spirito Santo: caritas Christi urget nos. Lo Spirito Santo che ci è dato ci dona proprio questa apertura verso l’altro, a non temere l’altro, a non aver paura dell’altro, ma anzi, a porsi in atteggiamento di rispetto – minimo, la base – di ascolto, di comprensione, di conoscenza dell’altro.
D. – Scendendo ora, eccellenza, sul piano della praticità, ci sono iniziative concrete per il prossimo futuro, di cui può accennarci?
R. – Il Pontificio Consiglio ha rapporti regolari con diverse istituzioni musulmane, islamiche; continua da tempo questi rapporti con incontri regolari, stabili e prefissati quanto al tema, le modalità, la sede eccetera. Ultimamente, se n’è aggiunto uno a seguito dell’iniziativa ben nota e fatta conoscere in abbondanza dalla stampa e dai mass media in generale, di questa lettera del novembre scorso indirizzata al Santo Padre e ad altri capi di Chiese e comunità cristiane, da 138 personalità musulmane, alle quali si sono aggiunte poi successivamente altre personalità. A seguito di questa lettera, alla quale il Santo Padre tramite il suo segretario di Stato dette risposta, manifestando apprezzamento, apertura, disponibilità all’incontro e insieme precisando i criteri secondo i quali avremmo potuto incontrarci e realizzare quel dialogo che la lettera auspicava, nel marzo scorso c’è stato un incontro qui, presso di noi, presso il nostro dicastero, al quale il Santo Padre ha affidato la realizzazione di quanto auspicato, prospettato, dalla Lettera dei 138 e dalla risposta del cardinale Segretario di Stato. Un incontro, questo qui, al nostro dicastero, che ha permesso di delineare il quadro entro il quale avremmo potuto iniziare un nuovo rapporto con questo gruppo di musulmani, con i loro rappresentanti. E’ stato costituito un “Forum” cosiddetto cristiano-islamico, nell’ambito del quale a sua volta abbiamo deciso di organizzare un primo seminario nel prossimo mese di novembre; seminario al quale parteciperanno un certo numero di rappresentanti, di esponenti musulmani e un certo numero di esponenti e di autorità religiose cattoliche. Il Santo Padre si è detto disposto ad incontrare questo gruppo che si incontrerà per dialogare, discutere insieme e il tema dell’incontro verterà proprio sul punto focale della Lettera dei 138, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Nei fondamenti teologici e spirituali, questo tema sarà affrontato nel primo giorno del seminario; il secondo giorno invece sarà dedicato piuttosto a studiare e riflettere insieme come l’amore di Dio e l’amore del prossimo si riflettono, oggi, nel rispetto, nella considerazione che si ha, di fatto, per la dignità di ogni essere umano, di ogni persona. Parlare di Dio, parlare del prossimo nei principi è importante, ma guai se parlassimo di Dio senza poi parlare del prossimo che noi incontriamo, della persona con cui siamo chiamati a camminare e vivere insieme. Quindi, il rispetto per la persona umana, qualunque sia la sua fede, la sua credenza, diventa come l’espressione dell’autenticità del mio amore per Dio.
La spirituale vicinanza del Papa a quanti partecipano al Pellegrinaggio Macerata-Loreto, dedicato quest'anno a Chiara Lubich
◊ Il Papa ha espresso in un messaggio la sua “spirituale vicinanza” alle oltre 60 mila persone che parteciperanno questa notte al Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, che quest’anno festeggia il suo trentennale. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Pellegrinaggio, promosso da Comunione e Liberazione insieme alla diocesi di Macerata, alla prelatura di Loreto e ad altre associazioni, è dedicata quest’anno a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari scomparsa nel marzo scorso, e ha come filo conduttore un pensiero di Don Giussani: «Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo». Il Pontefice, nel suo messaggio, “auspica che quanti prenderanno parte a una così significativa esperienza di preghiera, che ripropone in modo originale un gesto profondamente sentito dal popolo cristiano, possano fare la gioiosa esperienza di Cristo, Via Verità e Vita, sperimentando la materna intercessione di Maria Madre di Speranza”. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI, presiederà la Santa Messa di apertura stasera alle 20.30 nello Stadio maceratese di Helvia Recina. A guidare poi il cammino notturno verso la Santa Casa di Loreto sarà la “fiaccola della Pace”, benedetta dal Papa durante l’udienza generale di mercoledì scorso. Un percorso lungo 28 chilometri, scandito dalla preghiera del Rosario, da canti e da testimonianze; si pregherà in particolare per la pace, la giustizia e la libertà religiosa nel mondo. A Loreto i fedeli rinnoveranno infine l’atto di affidamento a Maria. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso “apprezzamento per la manifestazione, che ogni anno - afferma - coinvolge migliaia di persone, in particolare giovani provenienti da diversi Paesi, accomunati dalla condivisione dei valori della pace, della giustizia, della solidarietà e della libertà religiosa”. Ma cosa rappresenta la fiaccola della pace che contraddistingue questo pellegrinaggio? Luca Collodi lo ha chiesto al vescovo di Fabriano-Matelica, Giancarlo Vecerrica, ideatore della manifestazione:
R. – Rappresenta la fede, come è già nel giorno del Battesimo, che è una luce per sé e per gli altri, per tutta la vita. Il mio augurio è che questa sera vengano tanti giovani accompagnati da tanti adulti per riaccendere o per tenere viva la fiaccola della fede nella propria persona per essere luce per sé e per gli altri.
D. – Ci sono tante fiaccole oggi che si stanno spegnendo nei giovani…
R. – Sì, perché la vita di tanti giovani viene sprecata in tanti modi, lo sentiamo attraverso la radio, la televisione, lo leggiamo sui giornali. Io, però, punto sempre sull’aspetto positivo: ci sono tanti giovani che riaccendono la loro vita che è diventata un lucignolo fumigante e che torna a risplendere. Il mio desiderio è che possiamo essere come quello che sarà questa notte attorno alle due quando si accenderanno migliaia e migliaia di fiaccole e si vedrà come il cammino di un popolo è un fiume di luce: l’esperienza cristiana che noi viviamo questa notte diventi per noi e per gli altri un fiume di luce.
D. – Mons. Vecerrica, questo pellegrinaggio può aiutare le persone a scoprire il loro senso religioso. Un pellegrinaggio, però, che nasce e va avanti in una realtà di inquietudine sociale. Dal ’78 ad oggi è un elemento che è sempre rimasto nella gente e nella società italiana. Perché?
R. – Perché la Chiesa è come un fuoco che riscalda e illumina in mezzo al popolo. La Chiesa ha raccolto sempre le esperienze drammatiche, belle o brutte, della vita. Il pellegrinaggio è un paradigma straordinario, sia della Chiesa che della vita, perché raccoglie tutte le domande della vita e le consegna al Mistero. Infatti, arrivando a Loreto noi consegniamo le domande personali, le domande della vita sociale, culturale, politica; facciamo un elenco straordinario di intenzioni e di preghiere che durante la notte vengono presentate su dei pezzetti di carta e raccolte, e quando si arriva a Loreto vengono bruciate in un braciere di fronte alla statua della Madonna.
Altre udienze
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina alcuni vescovi in visita ad Limina: mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Melaka-Johor (Malaysia), con il vescovo emerito James Chan Soon Cheong; mons. Julius Dusin Gitom, vescovo di Sandakan (Malaysia); mons. Cornelius Sim, vescovo tit. di Puzia di Numidia, vicario apostolico del Brunei (Brunei Darussalam). Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Intervista con il cardinale Antonelli nominato dal Papa nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia
◊ Il Papa ha nominato oggi nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia il cardinale Ennio Antonelli, finora arcivescovo di Firenze. Il porporato succede al cardinale Alfonso López Trujillo, scomparso il 19 aprile scorso. Il cardinale Antonelli è nato a Todi, in provincia di Perugia, 71 anni fa. Laureato in lettere classiche ha insegnato al Liceo per alcuni anni Lettere e Storia dell'arte. E’ stato assistente ecclesiastico dell'Associazione Maestri Cattolici, del Movimento Maestri di Azione Cattolica e del Gruppo Laureati di Azione Cattolica. Prima di arrivare a Firenze ha guidato le diocesi di Gubbio e Perugia ed è stato segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Nel 2003 Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale. Ma come ha accolto questa nomina? Ascoltiamo il cardinale Ennio Antonelli al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Innanzitutto, con un atteggiamento di gratitudine verso il Santo Padre per la fiducia che mi ha accordato; poi, con senso di grande responsabilità per l’importanza decisiva che la famiglia ha per la Chiesa e per la società civile. La famiglia, oggi, è una realtà altamente apprezzata come ideale, anche dai giovani, in Europa, vedevo in recenti indagini. Ma anche, però – tutti ce ne rendiamo conto – è gravemente minacciata e in crisi. Quindi, indubbiamente, mi fa sentire una grande responsabilità, e mi affido alla benevolenza del Santo Padre ma soprattutto alla grazia del Signore per poter svolgere bene questo servizio alla famiglia e alla Chiesa.
D. – La famiglia appare talora sotto attacco. Quali le sfide principali?
R. – Direi l’unità, la stabilità del matrimonio e anche la stessa fecondità della coppia. Noi sappiamo come il calo demografico in alcuni Paesi, soprattutto in Europa, metta a rischio il futuro, l’avvenire stesso dei nostri popoli, a cominciare anche dal popolo italiano.
D. – Perché si fa così difficoltà, in concreto, a riconoscere l’importanza della famiglia?
R. – Perché l’amore vero, l’amore inteso come dono di sé, come accoglienza dell’altro nella propria vita, l’amore inteso quindi come unità profonda, richiede anche una vittoria su se stessi, una vittoria sulle proprie inclinazioni spontanee. Bisogna imparare a dominare le proprie inclinazioni e la ricerca dell’interesse, dell’utile, del piacere immediato. E questo è difficile. Già, quindi, c’è una debolezza interiore, una fragilità nelle persone e poi, nella società, nell’ambiente c’è una cultura non favorevole alla famiglia e ci sono anche degli interessi che remano contro la famiglia. La stessa organizzazione di molti aspetti della società non favorisce certo la famiglia. C’è però anche una presa di coscienza dell’importanza della famiglia: è molto forte in molti ambiti culturali anche non direttamente cattolici. Mi pare che convivono, queste due realtà, queste due impostazioni: da una parte si riconosce che se la famiglia va in crisi rischia grosso anche la società, la compattezza, la solidità della società, anche i grandi valori umani, e dall’altra però ci sono anche degli interessi, delle forme culturali e anche dinamiche economiche e sociali che non sono favorevoli alla famiglia.
D. – La Chiesa dice tanti “sì” sulla famiglia, sulla vita ma a volte sono interpretati come “no”, come divieti: perché?
R. – Sì: ecco, qui direi che bisogna insistere molto anche nel linguaggio e presentare la proposta evangelica positiva sulla famiglia, i grandi valori, la bellezza della famiglia cristiana e anche autenticamente umana. Bisogna far risaltare soprattutto il positivo. Poi, è chiaro che questo positivo richiede delle scelte e le scelte comportano anche dei “no”. Ma dietro, prima e più dei “no”, conta il “sì”, il grande “sì” alla vita, il grande “sì” alla dignità della persona, il grande “sì” alla comunione tra le persone che trova nella famiglia una sua attuazione basilare e, direi, emblematica.
D. – Lei succede al cardinale Trujillo. Un ricordo del porporato colombiano:
R. – Io ho conosciuto il cardinale Trujillo anche da vicino: ho visto in lui una grande passione per la famiglia e ho visto in lui anche un grande impegno concreto, attivo a favore della famiglia. E il coraggio, anche: il coraggio di non temere l’impopolarità con certe prese di posizione.
Altre nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato inviato speciale, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo, mons. Aldo Giordano, finora segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa.
Il Papa ha nominato direttore dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica il dott. Massimo Bufacchi.
Per la sicurezza alimentare: l’editoriale di padre Lombardi
◊ “Dà da mangiare a colui che è moribondo per fame, perché, se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso”. Con questa forte citazione dell’antica tradizione cristiana si conclude il messaggio indirizzato dal Papa al Vertice sulla sicurezza alimentare svoltosi a Roma nei giorni scorsi presso la FAO. Nessuno si può nascondere la difficoltà di articolare un piano operativo efficace di medio e lungo termine per debellare la fame nel mondo o anche solo per far fronte in tempi brevi all’emergenza creata dal rapido aumento dei prezzi degli alimenti. In un mondo complesso come il nostro le cause dei problemi sono sempre molteplici, e quindi anche le risposte; e non è detto che queste siano coerenti e convergenti, anche perché spesso condizionate da interessi diversi.
In questo contesto la posizione della Chiesa insiste soprattutto sui principi più fondamentali: il diritto alla vita e quindi all’alimentazione come primario e per ogni persona; il dovere della solidarietà verso le persone e i popoli. Continua il Papa: “Se il rispetto della dignità umana fosse fatto valere sul tavolo del negoziato, delle decisioni e della loro attuazione, si potrebbero superare ostacoli altrimenti insormontabili e si eliminerebbe il disinteresse per il bene altrui”. Insomma: di fronte alla fame dei poveri non possiamo considerarci giustificati per il fatto che superarla è difficile. Bisogna trovare le priorità e i corretti punti di partenza. Le prime persone da aiutare sono i piccoli agricoltori dei paesi poveri con le loro famiglie. Uno sviluppo, dunque, centrato sulla dignità della persona.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Rilanciamo la filosofia per comprendere meglio la modernità: l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti al sesto Simposio europeo dei docenti universitari.
Intervista di Maurizio Fontana al cardinale Angelo Scola, che sottolinea l’esigenza, da parte dell’Europa, di investire sull'educazione.
La cronaca della manifestazione commemorativa dei cento anni della Società Editrice Internazionale, dove è intervenuto il cardinale Tarcisio Bertone.
Antonio Pelayo sul mezzo secolo di “Vida Nueva”, il settimanale spagnolo d’informazione religiosa.
Nell’internazionale, in rilievo il nuovo record del prezzo del petrolio: a New York il greggio raggiunge i 139 dollari al barile. Preoccupazione nel mondo.
Anche un’unità antiterrorismo tra i gendarmi che proteggono il Papa e la Santa Sede: nell’informazione religiosa, intervista di Mario Ponzi a Domenico Giani, a capo della Direzione dei servizi di sicurezza e protezione civile del Vaticano.
Mons. Volante: la consapevolezza del dramma della fame, risultato principale del Vertice FAO
◊ Si è conclusa giovedì, alla FAO, la Conferenza internazionale sulla sicurezza alimentare incentrata sulle sfide del cambiamento climatico e delle bioenergie. Nei giorni precedenti la Conferenza, la FAO aveva pubblicato l’ultima edizione del rapporto sulle “Prospettive alimentari”, che pur registrando la stabilità dei prezzi alimentari dal febbraio 2008, ha rilevato un aumento medio delle derrate del 53% nei primi quattro mesi del 2008, rispetto allo stesso periodo del 2007. Nonostante la prospettiva di crescita della produzione cerealicola per il 2008, la situazione – secondo le previsioni dell’agenzia ONU - continuerà ad essere segnata dall’instabilità dei prezzi e dalla crescita del volume di importazioni da parte dei Paesi a basso reddito, calcolata per il 2008 in 169 miliardi di dollari, pari al 40% in più rispetto allo scorso anno. A preoccupare la FAO è soprattutto l’aggravarsi della precarietà alimentare che tocca 854 milioni di persone nel mondo, con il rischio di vedere aumentare il numero degli affamati di milioni di unità. Intervistato da Davide Dionisi, mons. Renato Volante, osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, si sofferma sulla Dichiarazione finale del vertice FAO:
R. – Il punto essenziale, in effetti, è il prologo della Dichiarazione, nella quale i partecipanti hanno riaffermato la loro intenzione di fare tutto quanto appare possibile o è possibile per risolvere il problema della malnutrizione e della fame nel mondo. L’altro punto più particolare è la disponibilità espressa per approfondire alcuni problemi importanti, ma settoriali, come quello delle bioenergie. Il risultato principale della Conferenza è, comunque, la dichiarazione della consapevolezza che vi è in questo momento un particolare problema, per quanto riguarda la situazione della fame nel mondo.
D. - Recentemente Lei, in qualità di osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, ha affrontato il problema dell'aumento dell'uso non alimentare dei prodotti agricoli e la questione della riforma agraria. Vuole spiegare meglio ai nostri radioascoltatori...
R. – Alcuni sostengono che è meno inquinante della benzina, altri invece hanno delle riserve molto forti, a volte anche molto appassionate ed emotive, perchè si ritiene con un semplice calcolo, che usando parte della produzione agricola per i biocarburanti, la si sottragga all’uso che dovrebbe esserne fatto per alimentare quanti non hanno cibo a disposizione. Il problema è più complicato di quanto io non dica in questo momento, perchè naturalmente si tratta anche di trasportare l’eccedenza dei prodotto agricoli. E qui alcuni dicono che, appunto, producendo biocombustibili, siccome sono meno cari, diminuirebbe il prezzo del trasporto e sarebbe più facile portare le eccedenze di cibo verso le zone del mondo dove c’è carenza di cibo. E’ una situazione complessa e la Santa Sede, raccogliendo moltissimi consensi, a dire la verità, si permette di indicare che primo fine dei prodotti alimentari, dei prodotti rurali deve essere quello dell’alimentazione. L’alimentazione è un diritto umano fondamentale: è il diritto alla vita. Vi sono anche altri diritti, ma appaiono essere non così fondamentali come quello dell’alimentazione. Presentiamo, dunque, il bisogno di usare i prodotti alimentari in primo luogo per soddisfare il bisogno dell’alimentazione da parte di tutti gli uomini e le donne del pianeta. Le eventuali eccedenze possono essere usate in altra maniera, secondo come le competenti autorità ritengono appropriato.
D. - Come ripensare la sicurezza alimentare nell’intervento umanitario e come intervenire in quelle situazioni in cui buona parte della popolazione viene ostacolata nel suo sviluppo?
R. – Il problema dell’assistenza è un problema di solidarietà. I beni del Creato – anche questa è un’affermazione che la Santa Sede ripete nei vari consessi internazionali – sono stati messi a disposizione da Dio per tutti gli uomini e le donne del pianeta. Ciascuno deve prendere coscienza di questa destinazione dei beni del Creato. Non possiamo guardare ai beni del Creato con sentimenti o con atteggiamenti egoisti. Dobbiamo comprendere che ciascun uomo, ciascuna donna del pianeta, ha uguali diritti ai beni della Terra. L’opera di assistenza è necessaria perché vi sono tante difficoltà: malattie, disastri naturali, siccità. Insomma, moltissime le difficoltà, alcune naturali, altre provocate dall’uomo, come le guerre, le persecuzioni e così via. La parte che in questo momento è in grado di assistere gli altri deve fare del suo meglio in uno spirito di solidarietà - come si dice, come viene comunemente accettato, e come noi cristiani possiamo più compiutamente dire in uno spirito d’amore - deve venire in aiuto di quanti in questo momento si trovano in una situazione di disagio e di povertà.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ In questa Decima Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone il Vangelo della vocazione di Matteo il pubblicano, che, chiamato dal Maestro, sùbito lascia il banco delle imposte per seguirlo. Gesù siede a mensa con i pubblicani e i peccatori, tra le critiche dei farisei. Allora il Signore dice:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
(musica)
Matteo stava seduto al banco facendo il suo lavoro quotidiano. È dentro questa ordinarietà feriale che Gesù passa ... È un istante.
È in quell’istante che tutto si giocò per Matteo. È nell’istante che tutto si gioca, che si gioca l'atto di riconoscimento e il moto repentino di adesione.
È vero che la vita nostra scorre nel tempo e il tempo è composto di molti istanti. Ma ogni istante è unico e ciò non tanto perché sia distinto fisicamente dagli altri, quanto perché, in esso, Cristo passa. È Cristo che viene a chiamare i peccatori, cioè noi, a rendere unico l'istante, a renderlo carico di urgenza e a riempirlo di promessa e di futuro.
Tutta la vita di Matteo fu segnata indelebilmente da quell’istante. Non nel senso che ci fu solo quello, ma nel senso che tutti quelli che seguirono furono riempiti oltre misura e resi carichi di decisione amorosa per Colui che poco dopo a tavola disse: “Amore, fedeltà all’Alleanza, io voglio” (cf Os 6, 6).
Se l'istante “è il rapporto dell'attimo con l’Infinito”, l’Infinità più infinita è quella dell’amore.
(musica)
Uganda: appello di mons. Odama a non riprendere le ostilità contro i ribelli del LRA
◊ “Se si torna alla guerra ora, si getterà via tutto quello che è stato fatto”: lo ha detto mons. John Baptist Odama, arcivescovo della diocesi settentrionale di Gulu, esprimendo preoccupazione per l’annuncio dei vertici militari su una prossima ripresa delle ostilità contro i ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore (Lord's Resistance Army, LRA), fondato e guidato da Joseph Kony. “Abbiamo raggiunto il momento della firma dell’accordo di pace. Si tratta solo di convincere Kony e so che possiamo farlo”, ha aggiunto il presule alla MISNA. Il conflitto nord ugandese, secondo mons. Odama, rischia di trasformarsi in un conflitto regionale: la decisione di riprendere le ostilità è stata concordata dai militari ugandesi, sud-sudanesi e congolesi a fronte delle resistenze di Kony a porre l’attesa firma all’intesa di pace. Anche dal Consiglio delle chiese cristiane dell’Uganda (UJCC) è giunto un appello affinché venga evitato il ricorso all’uso della forza: “Il rifiuto di Kony non deve essere un pretesto per un’altra guerra. La strada da percorrere è quella di coinvolgere tutti i governi regionali nelle trattative e non rilanciare un conflitto che destabilizzerebbe il Paese e la regione” ha detto il segretario generale dell’organismo, Canon Grace Kaiso. (M.G.)
Le religiose di tutto il mondo lanciano un appello ai capi di Stato a contrastare la tratta di esseri umani
◊ “Uno dei problemi più urgenti del nostro tempo”. Così l’Unione internazionale delle superiore generali (UISG) e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM), definiscono la tratta di esseri umani nel documento redatto ieri a termine del Congresso di Roma dedicato a questo tema. Pressante l’appello dei religiosi ai capi di Stato e di governo, alle organizzazioni internazionali, a tutti gli uomini di buona volontà per un impegno globale contro una piaga sociale che rappresenta “una vergogna per tutta l'umanità”. Fin dal 2004, informa l'agenzia Zenit, l'UISG e l'OIM realizzano corsi di formazione rivolti a religiose in tutto il mondo per contrastare la tratta e in questi giorni hanno denunciato la carenza di politiche statali efficaci su questo fronte. “Ogni stretta repressiva contro l'emigrazione – hanno poi sottolineto con forza i religiosi – non fa altro che dare nuova linfa al traffico illegale”, perché “la tratta è uno degli effetti della globalizzazione della povertà e della fame, contro cui i governi intraprendono solo una lotta a parole”. Occorrono, invece, prevenzione, messa in rete delle esperienze e più iniziative comuni di sensibilizzazione a livello di opinione pubblica. E naturalmente “una solida volontà di promuovere l'intrinseco valore di ogni essere umano”. A tal fine l’UISG si è riproposto di intensificare la collaborazione con le Congregazioni maschili che, come ha dichiarato padre Pietro Trabucco, Segretario generale della Unione superiori generali (USG), “possono fare molto per contrastare la mercificazione e lo sfruttamento della sessualità da parte degli uomini”. Tra i relatori anche l'ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon che, dopo aver auspicato maggiori finanziamenti per i programmi di tutela a favore delle vittime, ha espresso apprezzamento per il programma pilota messo a punto dall'Oim, promotrice della formazione, in quattro anni, di oltre 400 suore in 22 Paesi, e prossima a dedicarsi ora al coinvolgimento del clero maschile. (S.G.)
I religiosi impegnati contro il racket della prostituzione bocciano l’emendamento del governo italiano sulle espulsioni
◊ L’emendamento governativo sui rimpatri, che inserisce le prostitute nell’elenco dei soggetti “pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità”, allarma diverse organizzazioni della Chiesa italiana che da anni combatto contro il racket della prostituzione schiavizzata. “Le ragazze coinvolte in questa tratta sono vittime”, ed è “illogico e ingiusto” inserirle in un elenco “al fianco dei loro stessi sfruttatori”, spiega al SIR l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ricordando che grazie alla norma che prevede per i soggetti vittime di tratta “specifici percorsi di protezione ed integrazione sociale, “ha potuto liberare più di 5 mila schiave e dar loro una vita degna”. Secondo la Comunità fondata da don Benzi, alle ragazze-vittime è dunque “necessario dare un’alternativa: chi intende uscire dal giro della prostituzione e denunciare i propri sfruttatori attraverso un percorso di protezione va tutelato”. L’Associazione chiede, inoltre, al governo di “adottare misure in grado di combattere efficacemente questa terribile schiavitù del terzo millennio, gestita da organizzazioni criminali senza scrupoli, delle quali i clienti sono complici”. Una bocciatura dell’emendamento viene espressa anche da un gruppo di religiose “antitratta”. Suor Maria Pia Iammarino, di Padova, della Rete cittadina contro il traffico di esseri umani, a margine di un convegno internazionale di religiose in corso a Roma, che sta lavorando proprio alla creazione di un network internazionale contro la tratta, ha sostenuto che il provvedimento è il frutto di una politica “miope” , un “colpo di spugna” che contrasta con le normative già esistenti e metterebbe “in gravissimo pericolo di vita” le donne sfruttate. La religiosa ha evidenziato che “non si può paragonare uno sfruttatore ad una ragazzina che è stata fatta prostituire”. In questo modo “si creano ancora più spazi per il ricorso all’immigrazione clandestina e la prostituzione si sposterà ancora di più nelle case”. Anche perché – ha precisato in conclusione la religiosa - contrasterebbe “con l’art.18 che prevede la possibilità, per le vittime di sfruttamento, di avere delle tutele se denunciano o se entrano nei programmi di protezione sociale. Va anche contro la legge sulla tratta di esseri umani, che nell’art.13 garantisce alle persone sfruttate di godere di un programma di assistenza”. (M.G.)
Il Movimento lavoratori di Azione Cattolica dice no al reato d'immigrazione clandestina
◊ "Se l'immigrazione è necessaria al nostro Paese, non possiamo non ripartire dal basso, coinvolgendo tutte le agenzie educative del territorio e favorendo la promozione e la crescita di una cultura dell'integrazione e dell'intercultura". Ne è convinto – riferisce il SIR - Cristiano Nervegna, segretario del Movimento lavoratori di Azione cattolica (MLAC), commentando il "pacchetto sicurezza" adottato dal Consiglio dei ministri lo scorso 21 maggio e di cui ora si attende il passaggio parlamentare. "L'emergenza immigrazione – osserva Nervegna – appare soprattutto come un disagio della società italiana, con una forte crisi d'identità e valori che fa scaturire paure sempre nuove": in questo contesto è fondamentale "non inasprire ulteriormente il clima di sfiducia reciproca", bensì "cercare soluzioni concrete e plausibili, coinvolgendo tutte le realtà operanti sui territori e i soggetti sociali impegnati nella lotta alla marginalità, promuovendo progetti d'inclusione sociale e integrazione culturale". Riguardo alle misure governative, il segretario del MLAC osserva innanzitutto come "l'ipotesi di prevedere il reato di immigrazione clandestina" sia "una misura sproporzionata, che non risolve la spinta migratoria ed accresce altri problemi di natura giudiziaria e carceraria". In secondo luogo Nervegna giudica "economicamente dispendioso" il prolungamento fino a 18 mesi del "trattenimento nei Centri di permanenza temporanea" (ora Centri di identificazione ed espulsione) e contrario " alle finalità dei Centri stessi". Vi è poi l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con una pena da 6 mesi a tre anni, per chi affitta un immobile a uno straniero irregolare. A tal riguardo, il segretario del MLAC sottolinea come si tratti di "una misura che non contrasta il fenomeno del mercato nero degli affitti, tentando di punire la semplice cessione a titolo oneroso, senza verificarne l'eventuale sproporzione rispetto al mercato e senza decretare concretamente le ipotesi di ricaduta nel reato". Ad esempio, "uno straniero potrebbe avere una casa in affitto perché regolare", ma se perde il permesso di soggiorno a ricadere nel reato sarebbe automaticamente anche l'affittuario. È "un errore" pure la revisione, in senso restrittivo, dell'istituto del ricongiungimento familiare, "perché illegittima rispetto a una direttiva europea", ma soprattutto "perché la famiglia costituisce il nucleo fondamentale e primario di ogni società". Infine, "il rafforzamento dei rapporti internazionali con i Paesi d'origine – conclude – potrebbe dare risultati migliori rispetto al controllo dei confini marittimi".
Immigrazione: nuova tragedia del mare nel Canale di Sicilia
◊ Nel Canale di Sicilia torna l’allarme naufragi lungo le rotte dell’immigrazione clandestina. Anche quest’anno, con l’estate e il miglioramento delle condizioni meteo, si è dovuto registrare il consueto incremento dei viaggi della speranza e, di conseguenza, delle sciagure delle carrette del mare provenienti, nella maggior parte dei casi, dalle coste libiche. Stamani è giunto a Porto Empedocle il pattugliatore Sirio della Marina Militare che ieri ha recuperato 13 cadaveri nelle acque a sud di Pantelleria. A bordo dell'unità militare si trovano anche i 27 naufraghi, tra cui sette donne, soccorsi giovedì pomeriggio da un peschereccio di Mazara del Vallo. Per i superstiti è stata allestita una tensostruttura dove saranno sottoposti alle cure sanitarie, prima di essere trasferiti in un centro di accoglienza. Ma l’emergenza sbarchi prosegue senza sosta lungo tutte le coste dell’isola. Sempre oggi, nel sud del siracusano, sono stati intercettati altri due barconi con a bordo 50 clandestini. Gli immigrati sono già stati raggiunti e trasbordati su una motovedetta della Guardia di Finanza. A questi si aggiungono i quaranta immigrati soccorsi ieri dalla guardia costiera 33 miglia a sud di Lampedusa. E in questi giorni l’emergenza coinvolge anche a Malta, dove nella notte ventotto persone sono sbarcate nel nord dell’isola.
Nel Sichuan devastato dal sisma, istruzione a rischio per milioni di scolari
◊ Sono oltre 13.000 le scuole gravemente danneggiate nel Sichuan dal terremoto del 12 maggio: quasi 7.000 sono completamente distrutte, molte altre hanno subito danni parziali. Il pesantissimo bilancio dell’UNICEF mostra un sistema scolastico messo in ginocchio. L’agenzia dell’ONU stima infatti in milioni gli scolari che ne subiranno le conseguenze; la maggior parte di questi bambini sta tentando di continuare gli studi in scuole di fortuna e tende. Questi dati sono stati determinati al termine di una missione esplorativa sui danni al settore dell’istruzione, che, organizzata dalle autorità cinesi con l’UNICEF, si è conclusa il 3 giugno. Una nota dell’organizzazione spiega che lo scopo era valutare lo stato delle scuole e le condizioni di maestri e alunni, per identificare i bisogni più urgenti. Le priorità rilevate sono l’allestimento di ripari temporanei e tende-scuola; l’installazione di gabinetti e infrastrutture idriche; la fornitura di materiali educativi quali libri di testo, computer, forniture didattiche e per attività socio-ricreative; la formazione del personale scolastico affinché sia in grado di gestire i traumi psicosociali subiti dai bambini; l’avvio nelle scuole di attività di preparazione alle emergenze e prevenzione di traumi. Anche se ci sono dati precisi sul numero di scolari non ancora tornati a scuola, la ripresa delle lezioni è considerata dalle autorità una priorità. Molti scolari sono stati trasferiti da comunità remote per studiare in città e località dotate di strutture scolastiche. Per far fronte all’accresciuto numero di alunni la maggior parte delle scuole opererà doppi turni; le autorità scolastiche allungheranno inoltre le vacanze, con l’inizio del nuovo anno scolastico previsto per il 1° agosto. Per facilitare la ripresa delle attività scolastiche e l’assistenza psicosociale ai bambini, l’UNICEF ha fornito 1.200 tende-scuola, 60.000 kit scolastici e 2.000 per gli insegnanti, oltre a 50.000 paia di scarpe, giacche e indumenti da bambino e 4.000 sacchi a pelo; nelle località in cui saranno allestite le scuole temporanee verranno installati 100 gabinetti removibili, per oltre 5.000 bambini. Per gli interventi d’emergenza e i successivi programmi di ricostruzione l’UNICEF ha lanciato un appello per raccogliere 30 milioni di dollari. Gli interventi riguarderanno il settore sanitario e nutrizionale, idrico e igienico, l’istruzione, la protezione dell’infanzia e la lotta all’HIV/AIDS. (M.G.)
Giappone: il Parlamento riconosce il popolo Ainu
◊ Da “aborigeni di Hokkaido” a “popolo indigeno con il suo linguaggio, la sua religione e la sua cultura”. È stata lunga la battaglia della minoranza Ainu, sottomessa dal feudalesimo giapponese nel XVII secolo, per ottenere da Tokyo il riconoscimento delle proprie tradizioni e dei propri diritti. Solo ora, con una decisione storica, il Parlamento ha infatti approvato una risoluzione che di fatto corregge la convinzione culturale-politica del Giappone di essere un'unica omogenea popolazione. Il governo ha “solennemente accettato il fatto che il popolo Ainu è stato discriminato e emarginato nella povertà durante il processo di modernizzazione del Paese” ha dichiarato il segretario e portavoce dell’esecutivo Nobutaka Machimura. E nella risoluzione – informa l’agenzia MISNA – si invita a sostenere iniziative per il recupero della lingua e della cultura Ainu, anche se si escludono risarcimenti economici o un eventuale status speciale. Gli Ainu che vivono oggi soprattutto nell’isola di Hokkaido, loro territorio originario, sono i discendenti di un popolo di cacciatori giunto nell’arcipelago decine di migliaia di anni fa, e una parentela li lega probabilmente ai popoli tibetani e mongolici. Per secoli hanno vissuto in stretta sintonia con l’ambiente dal momento che la religione tradizionale Ainu considera ogni oggetto utile e ogni elemento della natura una divinità in relazione con gli ‘umani’ (tale è il significato del termine ‘Ainu’). Il loro numero oscilla, secondo le diverse stime, dai 24 mila ai 70 mila individui. Il passo fatto dal Parlamento è la naturale conseguenza della firma, lo scorso anno, della Dichiarazione Onu sui popoli indigeni, in cui si riconosce anche questa minoranza tra le popolazioni da tutelare. Ed è stato agevolato dalla prospettiva del prossimo ‘G8’, in agenda per il mese prossimo proprio sull’isola di Hokkaido. (S.G.)
Il partito indù al governo nel Madhya Pradesh vuole abolire la domenica come festa civile
◊ Lo Stato indiano del Madhya Pradesh potrebbe abolire la domenica come giorno di riposo settimanale e sostituirla con il martedì, giorno ritenuto propizio dagli indù. La proposta in tal senso – riporta l’agenzia APIC – è stata avanzata dal Partito del popolo indiano (BJP, Bharatiya Janata Party), la formazione indù nazionalista al potere nel Madhya Pradesh. Secondo gli esponenti di questo partito l’India è un Paese indù e non può tollerare come festività civile la domenica introdotta dai colonizzatori inglesi. Da parte cattolica la manovra del BJP, pur giudicata elettoralistica, non viene sottovaluta. Il portavoce dell’Episcopato del Madhya Pradesh ha sottolineato, infatti, che definire l’India un Paese indù “è un’affermazione contraddittoria” rispetto alla Costituzione dell’Unione Indiana. Inoltre, se la proposta di abolire la domenica come festa civile venisse accolta, ogni gruppo religioso sarebbe autorizzato a chiedere per sé sostituzioni simili. Pertanto, in questo caso - sottolinea il portavoce dei vescovi – “studieremo con le altre religioni i mezzi per opporci”. (A.M.)
Fervono i preparativi a Sydney per la GMG
◊ Saranno due i luoghi sacri che tra poco più di un mese accoglieranno a Sydney il popolo della GMG. Ed entrambi – informa l’agenzia SIR – sono collocati nell’area circostante l’altare. Il primo verrà costruito a Barangaroo dove martedì 15 luglio sarà celebrata la Messa di apertura e dove, due giorni dopo, arriverà il Santo Padre. Il secondo, invece, sorgerà nell’ippodromo di Randwick, luogo scelto per ospitare la veglia del sabato e la Messa conclusiva il 20 luglio, sempre alla presenza di Benedetto XVI. Ad annunciarlo è stato ieri il Comitato organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù, dopo il via libera al progetto giunto dal maestro delle Celebrazioni pontificie mons. Guido Marini, in questi giorni in Australia per mettere a punto i dettagli delle celebrazioni liturgiche. La struttura di Randwick avrà un’altezza di otto metri (60 metri l’ampiezza e 73 la profondità) e sarà coperta da un tetto alto 22 metri. Su ogni lato verrà inoltre sistemato uno schermo gigante e nel complesso la struttura richiamerà nelle forme l’Opera house di Sydney. Prevista anche una rampa di accesso di 86 metri direttamente dalla pista e una gradinata per ospitare 500 tra cardinali, vescovi e presbiteri concelebranti. La zona dell’altare prevede anche un’area per il coro di 300 elementi e per un’orchestra di 80. Non mancheranno simboli indigeni come il “Marjorie’s bird”, l’immagine dello Spirito Santo dipinta da un artista aborigeno che campeggerà sopra la struttura e sotto una grande croce. (S.G.)
Si è svolta a Betlemme la tradizionale processione eucaristica della festa del Sacro Cuore
◊ Ieri pomeriggio, a Betlemme, i salesiani hanno celebrato la festa del Sacro Cuore con la tradizionale processione eucaristica che dal 1898, ogni anno, si snoda devota e solenne per le vie della città vecchia, fino alla Piazza della Mangiatoia, la piazza centrale di Betlemme, antistante la Basilica della Natività. Qui padre William Shomali, rettore del seminario latino di Beit Jala, che aveva presieduto la Messa nella chiesa salesiana – dedicata appunto al Sacro Cuore di Gesù – ha impartito la benedizione eucaristica alle centinaia di fedeli. Tra loro molti giovani e famiglie che hanno partecipato con raccoglimento alla processione con il Santissimo. Sacramento. A Betlemme questa festa – che si svolge il primo o il secondo venerdì di giugno di ogni anno – è un importante appuntamento, curato dai salesiani e preceduto da un triduo di preparazione. In particolare la processione in cui Gesù sotto le specie eucaristiche percorre le strade della Sua città natale unisce cristiani di diverse Chiese, il clero del Patriarcato latino, francescani e salesiani, e costituisce ogni anno un momento di intensa preghiera e di testimonianza per la città della Natività, oggi a forte maggioranza musulmana. La festa del Sacro Cuore, è una tradizione legata allo status quo (ovvero il regolamento di epoca ottomana che fissa le celebrazioni religiose nei Luoghi santi) e costituisce l’unica processione pubblica col Santissimo Sacramento in Terra Santa. Grande è la devozione dei fedeli di Betlemme, ma certo, “trent'anni fa – ha detto padre William Shomali – c'era una maggiore partecipazione, in quanto la percentuale dei cristiani era circa dell'80 per cento, mentre oggi è scesa a meno del 20 per cento”. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)
La Spagna nel mercato mondiale delle armi: i dati in un libro dell'associazione "Cristianesimo e Justicia"
◊ Nel corso della recente conferenza internazionale di Dublino sull’eliminazione definitiva delle bombe a grappolo, molte voci critiche si sono levate in Spagna contro la produzione di questo tipo di armi in alcune industrie del Paese. È stato, inoltre, pubblicato, con il titolo “L’affare delle armi in Spagna” e su iniziativa dell’associazione “Cristianesimo e Justicia”, un libro sul quadro generale delle esportazioni in questo ambito. Undici le domande poste in questo documento destinato a un’ampia divulgazione. Un dato molto preoccupante è l’incremento progressivo della produzione delle armi nel Paese, che ormai si é situato all’ottavo posto dei produttori mondiali. Le nazioni in via di sviluppo sono destinatarie del 43 per cento delle esportazioni spagnole. Secondo il Codice di condotta dell’Unione Europea è proibita la vendita di armi a Paesi denunciati per la sistematica violazione dei diritti umani, o che non condannano il terrorismo oppure che si trovano in situazione di conflitto armato. Questo Codice, approvato dalla Spagna nel 2007, non sempre è stato rispettato. Il controllo sulla produzione e sulla vendita delle armi risulta particolarmente difficile poiché su queste operazioni viene applicato il segreto ufficiale, molte volte a richiesta dei Paesi destinatari. Sono noti, tuttavia, alcuni dati: i più grandi esportatori di armi sono la Russia con il 31 per cento del totale mondiale, gli Stati Uniti con il 30 per cento e l’Unione Europea al terzo posto con il 27 per cento. (A cura di Ignacio Arregui)
Spagna: il pellegrinaggio al “Cerro de los Ángeles” chiude la “missione giovane” partita nel 2006
◊ “Annunciare e proporre Gesù Cristo ai giovani, in particolare ai più lontani dalla fede”, questo lo scopo della “Missione giovane”, organizzata dalla provincia ecclesiastica di Madrid, che si è conclusa ieri con un pellegrinaggio al “Cerro de los Ángeles” (Monte degli angeli). Il “Cerro de los Ángeles” è una collina vicino a Getafe, a circa 10 Km da Madrid. In cima si trova un monastero del XVI secolo dedicato a “Nuestra Señora de los Ángeles” (Nostra Signora degli Angeli) e il monumento al “Sagrado Corazón” (Sacro Cuore di Gesù) costruito nel 1919. Il pellegrinaggio verso il “Cerro” — hanno scritto i vescovi spagnoli in una nota — rappresenta “la strada intrapresa due anni fa, quando siete stati chiamati a essere testimoni del Signore tra i vostri coetanei”. Secondo quanto riferisce il SIR la missione, infatti, ha preso il via nel 2006 e vi ha partecipato l’intera comunità ecclesiale, in particolare gli adolescenti e i giovani cattolici, che hanno portato “l’annuncio salvifico ai loro coetanei nei diversi luoghi di aggregazione”. L’11 agosto 2007, circa 5.000 giovani missionari, accompagnati dai loro vescovi, sono stati ricevuti da Benedetto XVI nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Il pellegrinaggio verso il “Cerro” ha avuto inizio alle 18; alle 20 i giovani sono saliti alla spianata superiore da dove si è snodata una processione con l'immagine di “Nuestra Señora dell'Almudena”, patrona dell'arcidiocesi di Madrid. Qui il vescovo di Getafe, mons. Joaquín María López de Andújar y Cánovas del Castillo, ha rivolto alcune parole di benvenuto. È poi seguita la celebrazione eucaristica, presieduta dal card. Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente dei vescovi spagnoli, con l'atto di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. La serata si è conclusa con un momento di festa e una veglia di preghiera. “Sappiamo delle vostre difficoltà in prossimità degli esami — hanno scritto i vescovi nella nota finale — forse vi chiediamo troppo, lo sappiamo. Ma ci fidiamo della vostra generosità e della vostra testimonianza. Sono valori che reclamano i giovani della vostra età che convivono quotidianamente con voi. Aiutateli a scoprire il volto di Gesù Cristo! Invitate i vostri amici!”. (M.G.)
In corso in Umbria l'XI Congresso del Serra Club, dedicato al tema delle vocazioni religiose
◊ Uno degli aspetti per raggiungere oggi l’obiettivo di una nuova fioritura vocazionale è la costruzione di un’etica e di una cultura delle vocazioni, ispirata ai valori cristiani della promozione dell’uomo, così come sono emersi anche dal Convegno ecclesiale di Verona e dai successivi interventi del Magistero ecclesiale. E’ il messaggio che viene dall’XI Congresso nazionale del Serra Club, l’associazione fondata nel 1934 per sostenere le vocazioni. Proprio questo specifico servizio è al centro della tre giorni in corso a Collevalenza di Todi, in Umbria, che si concluderà domani con l’intervento del cardinale José Saraiva Martins. "I membri del Serra Club - ha detto mons. Luca Bonari, già direttore del centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana - vogliono essere testimoni nella società a sostegno delle vocazioni". Testimoni di Cristo e della sua parola ma in un mondo che cambia, "per questo stiamo cercando di studiare - aggiunge mons. Bonari - la correlazione tra impegno di testimonianza nei gangli vitali della società di oggi e la fioritura che tutti auspichiamo e per la quale tutti ci adoperiamo". In Italia il Serra Club conta attualmente 2300 membri in 10 distretti e 81 associazioni. (Da Collevalenza di Todi, Mimmo Muolo)
La sonda Phoenix raccoglie i primi campioni di suolo su Marte
◊ Residui salini su Marte. È quanto potrebbe aver scoperto la sonda americana Phoenix, giunta nella zona polare del Pianeta Rosso lo scorso 25 maggio e ora intenta a cercare nel suolo marziano segni della presenza passata di acqua. Un braccio robotico – informa l’ANSA – ha raschiato, infatti, un campione di terra che a breve verrà inserito nei laboratori della Nasa per una prima analisi. Gli scienziati sono interessati alle particelle bianche rinvenute che, a un primo esame ancora incerto, corrisponderebbero appunto a residui di sale, chiaro segnale della passata esistenza di acqua su Marte. ''E' un’occasione molto importante per noi - ha spiegato ieri un portavoce della Nasa - Siamo curiosi di vedere se il ghiaccio che noi riteniamo sia sotto la superficie si è sciolto modificando il suolo''. Già Phoenix ha inviato sulla Terra alcune immagini dettagliate a risoluzione altissima e senza precedenti nelle esplorazioni planetarie, che permettono di distinguere la diversità della mineralogia di Marte. Il prossimo passo della sonda, annuncia l'università dell'Arizona che coordina la missione, sarà, nei prossimi giorni, procedere all’analisi dei campioni. (S.G.)
Prorogata fino al 15 giugno la Mostra di Icone Bizantine dei Monaci del Monte Athos allestita presso la Basilica di S. Maria in Aracoeli, a Roma
◊ A seguito delle numerose richieste e della gentile accoglienza del Terzo Ordine Francescano Secolare con sede nella Basilica di S. Maria in Aracoeli (accanto al Campidoglio) la mostra di icone bizantine dipinte dai monaci del Santo Monte Athos “Il Volto dell’Assoluto” viene prolungata fino al 15 giugno 2008 con i consueti orari: al mattino dalle 9,00 alle 12,30, e al pomeriggio dalle 15,00 alle 18,00. Per la prima volta in Italia vengono presentate 85 icone dipinte a mano, con il tradizionale metodo della tempera all’uovo e i pigmenti colorati su fondo d’oro. Grandi ed entusiastici consensi sono stati riservati a questa splendida collezione: la bellezza ha commosso moltissimi visitatori ed ha avvicinato ancora di più l’Oriente e l’Occidente cristiano. Tra i tanti visitatori anche i molti italiani che da qualche anno si stanno accostando alla difficile arte dell’iconografia, e moltissimi religiosi e religiose. Oltre allo scopo spirituale e culturale, la mostra si prefigge la raccolta di fondi economici da devolvere interamente alla ricostruzione di un piccolo monastero del Santo Monte Athos (penisola al nord della Grecia autogovernata da venti monasteri in cui vivono oltre 3.500 monaci ortodossi) , abbandonato per diverse cause non ultima un incendio di circa 25 anni fa, affidato da cinque anni ad un gruppo di volontari, che ne stanno curando il restauro. (A cura di Giovanni Peduto)
Critiche del presidente russo Medvedev agli Stati Uniti per il loro ruolo nella crisi globale
◊ Un discorso a tutto campo quello pronunciato dal presidente russo, Dmitrij Medvedev, al Forum economico di San Pietroburgo. Il primo di stampo economico che preannuncia l’indirizzo che il nuovo capo del Cremlino intende dare alla Russia. Medvedev ha criticato gli Stati Uniti per il loro ruolo nella crisi globale corrente, mentre ieri al vertice della CSI, la Comunità di Stati Indipendenti - sempre a San Pietroburgo - si è occupato di questioni spinose per Mosca, come le relazioni con la Georgia. Nell’incontro tra Medvedev e Saakashvili, si è discusso di Abkhazia e dell’avvicinamento di Kiev alla NATO. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
“La Russia è un giocatore globale. Abbiamo le risorse”. Così Dmitrij Medvedev nel discorso inaugurale al Forum economico di San Pietroburgo. Nella città baltica, si è radunato il gotha mondiale delle aziende energetiche. Migliaia di dirigenti delle compagnie con interessi in Russia sono convenuti per incontri e per firmare nuovi contratti. Si prevede un volume di accordi per circa 8 miliardi di euro. Il neo capo del Cremlino ha indicato negli Stati Uniti e nella loro volontà di supremazia come i responsabili dell’attuale crisi economica mondiale, e nella Russia con le sue vaste risorse energetiche come una parte della soluzione alla crisi. “E’ precisamente il vuoto - ha detto Medvedev - tra il ruolo formale statunitense nell’economia mondiale e le sue reali capacità una delle ragioni principali del presente momento”. Fortemente criticata è stata la produzione dei biocarburanti, vista come una delle cause della crisi alimentare. Nei prossimi anni, il Cremlino intende far emergere Mosca come uno dei principali centri finanziari del mondo ed il rublo come moneta di riferimento regionale. Nel 2008, aprirà l’attesa Borsa energetica di San Pietroburgo. Secondo Andrew Somers, capo della Camera di commercio americana a Mosca, intervistato dall’agenzia France Press, molto del futuro degli investimenti stranieri in Russia dipenderà dalla soluzione della vicenda giudiziaria della TNP-British Petroleum. Il suo direttore, Robert Dudley, è già stato interrogato dalla polizia russa.
Petrolio-record
Preoccupazione per l’impennata delle quotazioni del greggio - che ieri si sono portate al record storico, sfiorando i 140 dollari al barile - è stata espressa dagli Stati Uniti e le quattro principali potenze economiche dell'Asia: Giappone, Cina, India e Corea del Sud. Lo si legge nella nota congiunta del cosiddetto G5, il vertice dei cinque Paesi che pesano complessivamente per la metà dei consumi energetici dell'intero pianeta. Sulle conseguenze che il caro-greggio ha sulla vita quotidiana, Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Deaglio, docente di Economia Internazionale all’Università di Torino:
R. - Questa situazione crea difficoltà sempre più pesanti e ad essere colpiti sono soprattutto quei settori che fanno largo uso del petrolio. In cima alla lista metterei il settore alimentare, per quanto riguarda soprattutto la panificazione, perchè questo settore usa due materie prime che hanno forti aumenti: il petrolio - o comunque l’elettricità per i forni - e la farina, quindi, i cereali di base che anch’essi sono aumentati. E anche per quanto riguarda il settore della pesca, il prezzo del carburante rappresenta uno dei costi principali.
D. - Come mai non si parla di bioenergie come fonti alternative? E’ ancora così sconveniente?
R. - Non è tanto una questione di essere sconveniente. Queste energie richiedono parecchio tempo per essere prodotte in maniera massiccia, ma sono quasi tutte totalmente inadatte a usi di alta potenza, cioè a usi di tipo industriale. Io sono convinto che il migliore investimento in energia sia nel risparmio di energia.
D. - E’ plausibile una frontiera di prezzo per il petrolio o non esistono?
R. - Se noi lo teniamo, così come è adesso, il mercato del petrolio è aperto a ogni genere di speculazione. La prima cosa che si potrebbe fare per raffreddare il meccanismo è limitare il mercato del petrolio ai soli operatori industriali e, quindi, far sì che chi vada a comprare il petrolio sia qualcuno che lo usi, o che lo rivenda a un utilizzatore, e non invece a qualcuno che semplicemente ha soldi da investire. Naturalmente, se si va oltre questo livello, dovremmo ritornare a dei regimi di prezzi negoziati, imposti: un regime che ha molte rigidità, ma che garantisce stabilità di breve periodo.
USA-Clinton
E’ il giorno dell’addio alla Corsa alla Casa Bianca per Hillary Clinton. Con una grande festa a Washington, saluterà coloro che l’hanno sostenuta nel duello con Barack Obama per la nomination democratica. La Clinton offrirà il suo appoggio al senatore dell’Illinois con il quale ha avuto un incontro sul quale è stato mantenuto uno stretto riserbo.
Libano-Sarkozy
E’ iniziata in Libano la visita del presidente francese, Sarkozy, che ha incontrato il suo omologo, da poco eletto, il generale Suleiman. In alcune interviste, il capo dell’Eliseo ha espresso soddisfazione per gli accordi di Doha che hanno messo fine alla crisi politica nel Paese dei cedri. Sarkozy ha esortato la popolazione alla riconciliazione e al dialogo, aggiungendo che la fine della crisi libanese potrebbe aprire una nuova pagina nei rapporti tra Francia e Siria. Per un commento, ascoltiamo Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
R. - E’ una dichiarazione importante, da parte del presidente Sarkozy. Non dimentichiamo che l’ex presidente francese, Chirac, era grande amico del primo ministro libanese, Rafic Hariri, assassinato il 14 febbraio 2005 in un attentato di cui si sono state colte le responsabilità degli apparati di sicurezza siriani. E ciò ha creato una situazione di grande tensione tra Parigi e Damasco, che ha raffreddato anche un certo riavvicinamento che vi era stato negli anni precedenti.
D. - Quali saranno adesso i primi nodi da sciogliere per il presidente Suleiman?
R. - Sono legati innanzitutto alla composizione e alla stabilità di questo governo libanese, molto allargato, con 30 ministri. La situazione generale sembra essere interessante dal punto di vista dell’equilibrio trovato, ma anche preoccupante perché l’opposizione avrà diritto di veto su tutte le decisioni dell’esecutivo. Governare con un’opposizione che ha diritto di veto su tutto, non credo sia facile. Suleiman, in qualche misura, se ne dovrà fare garante. E’ chiaro che l’unica possibilità è quella di cercare di placare le pulsioni più violente e più estremiste che albergano nella società libanese.
Zimbabwe-arresti
Clima di tensione in Zimbabwe, in vista del ballottaggio presidenziale che si terrà a fine giugno. L’opposizione ha denunciato l’arresto di un parlamentare dopo il divieto di tenere comizi ad Harare, deciso ieri dal governo Mugabe. Sempre ieri, era arrivato il richiamo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il fermo temporaneo imposto ad alcuni ambasciatori britannici e statunitensi. Da Bruxelles, inoltre, il commissario europeo agli Aiuti umanitari, Louis Michel, ha chiesto l’eliminazione immediata della sospensione delle attività delle organizzazioni non governative.
Pakistan-politica
Nuova violenza in Pakistan. Sono cinque le vittime di un attentato tra questi tre poliziotti, avvenuto nel nord ovest del Paese. A saltare in aria, un ordigno piazzato su una bicicletta. La deflagrazione ha provocato anche una decina di feriti. Intanto, a livello politico, il presidente Musharaff ha smentito le voci riguardanti le sue dimissioni alle quali sarebbe seguito l’esilio.
Sri Lanka-arresti
Sono almeno 52 le persone arrestate dopo il duplice attentato che ieri ha scosso lo Sri Lanka. Dietro gli agguati, che hanno provocato 24 vittime, le autorità ritengono ci sia la mano delle Tigri Tamil che da decenni combattono per l’indipendenza del nordest del Paese.
Cina- lago sismico
In Cina, si sta lavorando per far defluire in un canale l’acqua dal lago formatosi in seguito al terremoto del 12 maggio scorso. L’invaso contiene circa 220 milioni di metri cubici d’acqua. Sembra al momento scongiurato il pericolo di esondazione. Nei giorni scorsi, le autorità avevano fatto evacuare per precauzione dalla zona del Sichuan 250 mila persone.
Tunisia-manifestazione
In Tunisia, è degenerata una manifestazione contro la mancanza di lavoro e il crescente costo della vita. Durante gli scontri con la polizia, una persona è rimasta uccisa e altre 18 sono rimaste ferite. La vittima, un ragazzo di 25 anni, è stato colpito da una pallottola alla schiena.
Kosovo-Thaci
Sventato, ieri sera, un attacco da parte di uomini armati contro la residenza del primo ministro kosovaro, Hashim Thaci, a Pristina. Le Forze dell’ordine hanno aperto il fuoco ed una persona sarebbe stata colpita.
Italia-premier
Il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, al termine del suo intervento davanti ai giovani industriali, a Santa Margherita Ligure, ha accusato un malore per il caldo in sala. Dopo le cure di un medico, è tornato nuovamente sul palco per rassicurare i presenti sulle sue condizioni di salute.
Europei di calcio 2008-Austria-Svizzera
Tutto pronto a Basilea, dove oggi alle 18 si aprirà l’edizione 2008 degli Europei di calcio, assegnati quest’anno congiuntamente ad Austria e Svizzera. Sarà proprio quest’ultima ad inaugurare il torneo nella partita contro la Repubblica Ceca. In totale, sono 24 le squadre partecipanti, la finale si disputerà a Vienna il prossimo 29 giugno. Detentrice del titolo la Grecia.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 159
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