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Sommario del 03/06/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI al vertice FAO: la sicurezza alimentare si persegue con riforme coraggiose. Inaccettabile la fame in un mondo che ha le risorse per sconfiggerla
  • Dichiarazione della Sala Stampa
  • Incontro, nella sede della FAO, tra il cardinale Bertone e il presidente argentino Cristina Fernández de Kirchner
  • Il cardinale Martino al Congresso panafricano sulle migrazioni: rispettare dignità e diritti di tutti gli immigrati
  • Inaugurato nel centro di Roma un nuovo punto vendita della Libreria Editrice Vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice della FAO a Roma: denunciato il rischio di conflitti sul cibo
  • Non dimenticare i cristiani dell’Iraq: l’appello dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, ad un anno dall’uccisione di padre Ghanni e di tre subdiaconi caldei
  • Religiose di tutto il mondo unite contro la tratta degli esseri umani
  • Concluso a Fiuggi l'incontro di Fraternità del Rinnovamento nello Spirito Santo: intervista con Salvatore Martinez
  • Chiesa e Società

  • Condannate in Algeria quattro persone: si erano convertite al cristianesimo
  • Al presidente salvadoregno González, il premio “Path to Peace 2008” promosso dalla Missione vaticana all’ONU di New York
  • Il cardinale Zen: speranza per il futuro della Cina dopo il sisma
  • Appello di Medici Senza Frontiere al Vertice FAO per riformare i programmi alimentari secondo le esigenze dei bambini sottonutriti
  • Sudafrica: trasferiti in campi di accoglienza migliaia di immigrati in fuga dagli attacchi xenofobi
  • La Chiesa statunitense prepara la Conferenza nazionale sull'immigrazione
  • Conferenza internazionale in Giappone per un nuovo modello di sviluppo dell’Africa
  • Le parole dei cardinali Sepe e Saraiva Martins per la beatificazione a Napoli di suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso
  • La diocesi di Jerez de la Frontera, in Spagna, celebra il suo patrono San Giovanni Grande
  • Il Monastero di Bose si prepara ad ospitare VI Convegno Liturgico Internazionale
  • 24 Ore nel Mondo

  • In corso la missione dell'ONU in Africa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI al vertice FAO: la sicurezza alimentare si persegue con riforme coraggiose. Inaccettabile la fame in un mondo che ha le risorse per sconfiggerla

    ◊   La fame e la malnutrizione non sono delle fatalità senza soluzione: sul pianeta ci sono risorse e mezzi per sconfiggerle, ma servono “provvedimenti coraggiosi” che partano dall’idea di difendere l’essere umano e non il profitto. E’ il pensiero “forte” che Benedetto XVI, attraverso il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha affidato alla Conferenza internazionale della FAO aperta stamattina a Roma. Il Papa si è soffermato sul tema della sicurezza alimentare e sul rincaro dei prezzi che la minacciano, invocando “riforme strutturali” e “nuove strategie” come, ad esempio, l’accesso dei piccoli agricoltori sui mercati internazionali. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Visione etica, che predilige l’uomo - specie se affamato - contro logica del portafoglio, che valuta il bisogno di cibo dal versante del fatturato. In estrema sintesi, è su questa contrapposizione che Benedetto XVI ha giocato la sua articolata e partecipata riflessione offerta ai capi di Stato e di governo seduti nel parterre della FAO. La fame, ha affermato recisamente nel suo messaggio letto dal cardinale Bertone, non si vince perché la tecnologia oggi consente miracoli, né tantomento una nazione povera riuscirà a svilupparsi se poi contro di essa si muovono protezionismi e speculazioni. La fame si batte se politica e tecnologia guardano non al fenomeno in sé ma all’affamato, alla sua dignità di essere umano, e agiscono ispirate da criteri di solidarietà:

     
    "Se, pertanto, il rispetto della dignità umana fosse fatto valere sul tavolo del negoziato, delle decisioni e della loro attuazione, si potrebbero superare ostacoli altrimenti insormontabili e si eliminerebbe, o almeno diminuirebbe, il disinteresse per il bene altrui. Di conseguenza, sarebbe possibile adottare provvedimenti coraggiosi, che non si arrendano di fronte alla fame ed alla malnutrizione, come se si trattasse semplicemente di fenomeni endemici e senza soluzione”.

     
    No, “povertà e malnutrizione non sono una mera fatalità, provocata da situazioni ambientali avverse o da disastrose calamità naturali”, aveva detto il Papa in un altro passaggio poco prima. E i “doveri di giustizia verso quanti soffrono la fame”, aveva avvertito, non devono sottostare a “considerazioni di carattere esclusivamente tecnico o economico”. Purtoppo, ha osservato con realismo il Pontefice:

     
    “La crescente globalizzazione dei mercati non sempre favorisce la disponibilità di alimenti ed i sistemi produttivi sono spesso condizionati da limiti strutturali, nonché da politiche protezionistiche e da fenomeni speculativi che relegano intere popolazioni ai margini dei processi di sviluppo. Alla luce di tale situazione, occorre ribadire con forza che la fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze sufficienti per mettere fine a tali drammi ed alle loro conseguenze”.

     
    In questo scenario, dunque la “grande sfida” - e il il Papa lo aveva messo in chiaro non più di tre giorni fa - è quella di “globalizzare non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà”. In che modo? Anzitutto, ha indicato - ringraziando la lotta condotta dalla FAO contro la fame - i governi dovrebbero collaborare “in maniera sempre più trasparente con le organizzazioni della società civile impegnate a colmare il crescente divario tra ricchezza e povertà”. E inoltre, si dovrebbero attuare “quelle riforme strutturali che, a livello nazionale, - ha notato - sono indispensabili per affrontare con successo i problemi del sottosviluppo, di cui la fame e la malnutrizione sono dirette conseguenze”. E qui, il discorso di Benedetto XVI ha toccato il nervo scoperto dell’attualità mondiale: la crisi alimentare e la sua causa principale, la crescita dei prezzi dei prodotti agricoli. Per il Papa una strada da percorrere può essere questa:

     
    “Occorre incrementare la disponibilità del cibo valorizzando l’industriosità dei piccoli agricoltori e garantendone l’accesso al mercato. L’aumento globale della produzione agricola potrà, tuttavia, essere efficace, solo se sarà accompagnato dall’effettiva distribuzione di tale produzione e se essa sarà destinata primariamente alla soddisfazione dei bisogni essenziali. Si tratta di un cammino certamente non facile, ma che consentirebbe, fra l’altro, di riscoprire il valore della famiglia rurale: essa non si limita a preservare la trasmissione, dai genitori ai figli, dei sistemi di coltivazione, di conservazione e di distribuzione degli alimenti, ma è soprattutto un modello di vita, di educazione, di cultura e di religiosità”.

     
    Alla luce di tali principi, “auspico che le delegazioni presenti a questa riunione - ha concluso Benedetto XVI - si assumano nuovi impegni e si prefiggano di realizzarli con grande determinazione”:

     
    “La Chiesa cattolica, dal canto suo, desidera unirsi a questo sforzo! In spirito di collaborazione, essa trae dalla saggezza antica, inspirata al Vangelo, un appello fermo ed accorato, che rimane di grande attualità per quanti partecipano al Vertice: ‘Dà da mangiare a colui che è moribondo per la fame, perché, se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso’. Vi assicuro che, in questo cammino, potete contare sull’apporto della Santa Sede”.

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    Dichiarazione della Sala Stampa

    ◊   “In riferimento ad alcune illazioni giornalistiche circolate in questi giorni”, la Sala Stampa ha ritenuto opportuno precisare, con una dichiarazione resa nota oggi, “che il Santo Padre Benedetto XVI non è stato in grado di rispondere positivamente alla richiesta di udienza privata inoltrata da capi di Stato e di governo convenuti a Roma per la Riunione ad alto livello sull’alimentazione, promossa dalla FAO, a causa del numero dei richiedenti, della ristrettezza dei tempi e di impegni precedentemente assunti”. In tal senso, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone “ha scritto personalmente a ciascuno dei Mandatari interessati, facendo presente il rammarico di Sua Santità per l’impossibilità, in questa circostanza, di incontrarli personalmente e riaffermando la Sua disponibilità a riceverli in una prossima occasione. Conviene ricordare, tuttavia – conclude la dichiarazione della Sala Stampa -che ciò non costituisce affatto una prassi nuova, in quanto, sin dall’aprile 2006, la Segreteria di Stato aveva opportunamente comunicato alle Missioni Diplomatiche accreditate presso la Santa Sede che sarebbe stato molto difficile accogliere simili domande di Udienza in occasione di conferenze e congressi internazionali”.

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    Incontro, nella sede della FAO, tra il cardinale Bertone e il presidente argentino Cristina Fernández de Kirchner

    ◊   Questa mattina, nella sede della FAO, in occasione della Riunione ad alto livello sulla sicurezza alimentare, si sono incontrati il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e la signora Cristina Fernández de Kirchner, presidente della Repubblica Argentina. Lo riferisce un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. “Nel corso del cordiale colloquio - rileva la nota - ci si è soffermati su vari temi bilaterali d’interesse comune, esprimendo altresì la reciproca disponibilità ad affrontarli attraverso un sincero dialogo e in un clima di schietta collaborazione, alla luce anche del ruolo secolare che la Chiesa cattolica ha svolto nel Paese e del contributo che essa continua ad apportare in favore del benessere spirituale e materiale del popolo argentino. Non è mancato infine – conclude la nota - uno scambio di opinioni su questioni d’attualità regionali e internazionali, con particolare attenzione al tema dell’alimentazione, oggetto dell’incontro promosso dalla FAO”.

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    Il cardinale Martino al Congresso panafricano sulle migrazioni: rispettare dignità e diritti di tutti gli immigrati

    ◊   “Per una migliore cura pastorale dei Migranti e dei Rifugiati in Africa all'alba del terzo millennio”: è il titolo del Congresso continentale africano, organizzato dal Pontificio Consiglio per la pastorale per i migranti e gli itineranti, in collaborazione con la Conferenza episcopale del Kenya. I lavori si sono aperti oggi a Nairobi, in Kenya, e proseguiranno fino a giovedì. Il cardinale Raffaele Martino, presidente del dicastero, ha tenuto il discorso di apertura. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Quando i media parlano del fenomeno migrazione ritroviamo spesso un’enfasi eccessiva. Lo sottolinea il cardinale Martino ricordando gli aspetti più drammatici e i costi sociali: morti, criminalità, prostituzione, terrorismo politico, povertà estrema e conseguenti reazioni sociali quali altra violenza o xenofobia. “E’ vero – afferma il presidente del Pontificio Consiglio – che il fenomeno delle migrazioni, volontarie o forzate, ha sempre fatto parte della storia umana ma è anche vero che recentemente ha assunto una dimensione strutturale e universale sempre più complessa”. Ogni continente, tutti i governi e le organizzazioni internazionali sono chiamate a fare i conti con il fenomeno e con le particolari sfide e opportunità che comporta. Le migrazioni internazionali, le espulsioni o le richieste di asilo – aggiunge il cardinale Martino – sono sempre presenti nell’agenda politica. E’ difficile ma è necessario riconoscere le cause e le radici del fenomeno così come anche le conseguenze socioculturali. Tutto ciò rappresenta una lunga lista che richiede un’azione urgente. Parliamo di estrema povertà, squilibri demografici, tendenze nazionalistiche estreme, disoccupazione strutturale, interdipendenza finanziaria, ostilità o violenza contro gli immigrati, i rifugiati o i diversi in generale.

     
    La Chiesa ribadisce tutta la sua attenzione e la sua “materna cura”, ribadendo il suo obiettivo di promuovere sempre la dignità di ogni essere umano e il rispetto dei suoi basilari diritti. E il cardinale Martino sottolinea “in particolare la positiva dimensione della migrazione umana nella prospettiva della specifica azione pastorale della Chiesa”. L’incoraggiamento è a elaborare “una nuova e ispirata interpretazione del fenomeno migratorio”. La Chiesa – ribadisce il cardinale Martino – è chiamata a riscoprire e a vivere in profondità la sua dimensione Cattolica”, a portare “il messaggio della comunione universale tra tutte le nazioni e dell’unità libera da frontiere geografiche, storiche, culturali”. La Chiesa – ricorda – pianifica un gran numero di attività e occasioni di studio come questo seminario di studio non soltanto con l’obiettivo di assistere persone di diversa cultura, religione, etnia, ma anche con l’obiettivo di apprezzare e trasformare tutto ciò in comunità che si rispettano reciprocamente.
    A Nairobi sono presenti delegazioni da tutto il continente africano.

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    Inaugurato nel centro di Roma un nuovo punto vendita della Libreria Editrice Vaticana

    ◊   Alla presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, è stato inaugurato questa mattina un nuovo punto vendita della Libreria Editrice Vaticana in via di Propaganda a Roma. La struttura, sita nel Palazzo della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, è dedicata a Paolo VI, nel trentesimo della morte, e si aggiunge a quella già esistente in Piazza San Pietro. Ricordando la figura di Paolo VI, pastore sensibile, esperto in umanità e dottrina, il cardinale Bertone ha esortato a prendere spunto dal suo slancio per proporre Cristo all’umanità. Sul valore di questa iniziativa, al microfono di Massimiliano Menichetti, sentiamo il direttore della Libreria Editrice Vaticana don Giuseppe Costa:


    R. – Rappresenta una sinergia tra noi e la Propaganda Fide. Per noi significa soprattutto essere presenti in un territorio distante dallo stesso Vaticano, che ci consente di mostrare il lavoro grafico ed editoriale che si svolge attorno al magistero del Santo Padre e attorno a tutto il messaggio culturale della stessa Editrice Vaticana.

     
    D. - Uno scenario storico e culturale particolarmente denso. Qual è il cuore, quindi, della Libreria Editrice Vaticana?

     
    R. – Il cuore della Libreria Editrice Vaticana è il magistero del Santo Padre, Benedetto XVI, che noi stiamo cercando di presentare anche in una veste tipografica ed editoriale adeguata, così come già avviene da tempo da parte degli editori cattolici americani e tedeschi.

     
    D. – A chi si rivolge la Libreria Editrice Vaticana? In particolar modo, chi entrerà in queste seconda sede?

     
    R. – Sarà aperta al turista, alla gente di passaggio. Io penso che sarà un servizio per la gente comune. Una libreria è sempre un momento positivo per la cultura. Speriamo, soprattutto, di crescere in questa direzione.

     
    D. - Tra le vostre pubblicazioni, dunque, gli scritti e le parole del Papa. C’è una risposta forte?

     
    R. – La risposta c’è, perché, diversamente, questa seconda libreria non sarebbe nata come un corollario. Noi vogliamo tuttavia andare oltre. Vorremmo creare degli strumenti per l’utilizzazione, acquisizione, fruizione personale, individuale dello stesso magistero.

     
    D. – Quali sono le prossime sfide della Libreria Editrice Vaticana?

     
    R. – Innanzitutto, quella di rendere positiva e piena questa scelta già fatta. Si prevede nel prossimo autunno l’apertura, come avevamo già detto altre volte, di un terzo punto vendita in Piazza San Pietro, oltre al punto vendita già esistente.

     
    D. – Perché un punto vendita nei pressi già di un altro punto vendita?

     
    R. – C’è una grande affluenza. Poi, vogliamo servire anche quelle persone che non salgono in alto fino alla Basilica. Quindi, c’è questo tentativo di andare incontro al fruitore. Poi, in una terza prospettiva, verrà coinvolto anche l’ufficio fotografico. Quindi, ci sarà un accesso alla possibilità di scegliere le foto degli eventi pontifici.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Riforme strutturali per debellare povertà e fame: in prima pagina, il Messaggio di Benedetto XVI ai partecipanti al vertice della FAO sulla sicurezza alimentare.

    Un articolo dell’arcivescovo Agostino Marchetto dal titolo “L’integrazione dei migranti valore di civiltà” (riunione a Nairobi del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti).

    In cultura, Oddone Camerana recensisce “L’effetto Lucifero” di Philip Zimbardo, che studia gli automatismi della violenza.

    Parola di Efrem il Siro, lasciatevi abbracciare dai libri: Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, su utilità e inutilità di una biblioteca.

    Maria Antonietta De Angelis illustra gli splendori seicenteschi nel restauro della cappella di palazzo Barberini.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice della FAO a Roma: denunciato il rischio di conflitti sul cibo

    ◊   Il presidente Napolitano ha aperto questa mattina a Roma i lavori del vertice della FAO dedicati alla sicurezza alimentare, ricordando le responsabilità di tutti nell’eliminazione delle cause che hanno provocato la penuria di cibo. Subito dopo la parola è passata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha lanciato l’allarme: entro il 2030 servirà il 50% di cibo in più. Nei discorsi degli oltre 40 capi di Stato e di governo, l’attenzione si è concentrata sulle povertà rurali e sulla produzione di biocarburanti. A seguire i lavori c’era per noi Stefano Leszczynski:


    “E’ giunto il momento di agire”, è questa la frase più frequente nei discorsi dei capi di Stato e di governo riuniti nella cittadella della FAO a Roma per trovare una soluzione alla penuria di cibo nel mondo. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon che guida la task force internazionale per fronteggiare l’emergenza ammonisce i 183 Stati presenti alla Conferenza sulla necessità di rivedere le politiche finora adottate. Ban ha detto che ad oggi 850 milioni di persone soffrono la fame, ma nei prossimi anni potrebbero aumentare di altri 100 milioni. Le stime delle Nazioni Unite indicano chiaramente la necessità di un aumento della produzione di cibo del 50% entro il 2030. Jaques Diouf, direttore generale della FAO chiede un piano d'azione da 30 miliardi di dollari l'anno per uscire dalla crisi alimentare. "Solo con risorse di questo ordine di grandezza", ha spiegato Diouf, "si potrà finalmente cacciare lo spettro dei conflitti sul cibo che si sta profilando all'orizzonte". Il problema della sicurezza alimentare, ha ribadito il direttore generale della FAO, "è un problema politico, una questione di priorità. Nonostante i consistenti stanziamenti di risorse per affrontare l’emergenza da parte del PAM, della Banca Mondiale, e delle altre istituzioni finanziarie internazionali per lo sviluppo come l’IFAD tutti sembrano essere concordi sulla necessità di riforme strutturali per il rilancio dell’agricoltura. In apertura dei lavori il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha invitato tutti gli Stati a prendere coscienza degli errori commessi in passato. "Per superare questa drammatica crisi alimentare – ha spiegato Napolitano - non si può fare affidamento soltanto sulle virtù riequilibratrici del mercato", ma servono interventi di tipo strutturale e una cooperazione stretta nel quadro dell’ONU. Molto applaudito in tal senso è stato l’intervento del presidente francese Nikolas Sarkozy che ha annunciato un aumento degli stanziamenti per l’aiuto alimentare di 60 milioni di euro. Nel breve termine ha detto Sarkozy bisognerà puntare sull’accesso al credito da parte dei produttori, ma sul lungo termine poco si potrà fare se non si punta su un ammodernamento delle infrastrutture agricole dei Paesi in via di sviluppo. Tra le proposte avanzate dalla Francia anche la creazione di un comitato scientifico specializzato sui temi dell’agricoltura e dell’alimentazione.

     
    E stato, invece, interamente dedicato alla questione controversa della produzione di biocarburanti l’intervento del presidente brasiliano Lula, che ha difeso la scelta del suo Paese di puntare su questa risorsa, che - ha dichiarato - non penalizza la produzione agricola destinata all’alimentazione. Questa piuttosto - ha concluso Lula - viene fortemente penalizzata dal costo del petrolio, che arriva ad incidere per il 30% del totale. Il presidente Lula ha poi ribattuto a chi accusa il Brasile di deforestare l’Amazzonia per la produzione di biocarburanti sostenendo che solo lo 0,3% della produzione di zucchero di canna avviene nell’area amazzonica.

     
    In parallelo con il vertice FAO, Roma ospita, da venerdì scorso e fino a dopodomani, una iniziativa parallela intitolata "Terra preta". A organizzarla, un ampio cartello di organizzazioni non governative, con la presenza di centinaia di agricoltori, pescatori, allevatori e attivisti della società civile di ogni parte del mondo. Obiettivo di questo "controvertice", la richiesta ai governi e alla FAO di assumersi piena responsabilità sulla crisi alimentare. Fabio Colagrande ne ha parlato con Antonio Onorati, presidente della ONG “Centro Internazionale Crocevia” e responsabile del coordinamento del Comitato internazionale per la sovranità alimentare:


    R. – L’insicurezza alimentare si mantiene ormai da oltre 15 anni a livelli non accettabili, e quindi vogliamo avere risposte che siano responsabili da parte dei governi e che non possono essere quelle già date negli ultimi 15-20 anni. L’aggiustamento strutturale, l'agricoltura industriale, spingere i Paesi poveri a concentrare le loro esportazioni sui prodotti agricoli per pagare il debito, o far concorrenza con i prodotti delle agricolture industriali del Nord sui mercati locali: questa è la sintesi estrema delle politiche di liberalizzazione dei mercati agricoli che hanno prodotto, tra l’altro, questo fenomeno non controllabile, estremamente duro, degli aumenti dei prezzi che porta l’insicurezza alimentare dalle campagne fin dentro le città. E questa, sì, è una vera novità !

     
    D. – Come società civile, che attese avete dal Vertice dei capi di Stato e di governo della FAO?

     
    R. – Guardi: con grande sincerità, variamo dal poco al nulla. Noi siamo portatori non di una nuova bandiera, ma di proposte concrete. Noi, dieci anni fa, abbiamo detto: il mercato deve essere organizzato in circuiti i più corti possibili; sono i circuiti corti che permettono di non far ricadere sul prezzo degli alimenti il costo del petrolio. I governi non ci hanno dato ascolto. Continuano a non darci ascolto e questa volta siamo veramente sorpresi, perché si è rotto quel dialogo abituale che avevamo con la FAO, che abbiamo avuto dal 1996 in poi: questa Conferenza è particolarmente chiusa alla voce degli ultimi, se mi posso esprimere così, che però rappresentano una forza. I contadini poveri non sono poveri e basta: sono la forza più importante nella produzione di cibo del pianeta; così come la pesca artigianale, così come i pastori nomadi: i pastori nomadi, nel mondo, alimentano 600 milioni di persone. Noi abbiamo delle idee, abbiamo delle pratiche, abbiamo delle risposte.

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    Non dimenticare i cristiani dell’Iraq: l’appello dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, ad un anno dall’uccisione di padre Ghanni e di tre subdiaconi caldei

    ◊   Non dimenticare i cristiani iracheni: nel primo anniversario della morte di padre Ragheed Aziz Ghanni e di tre subdiaconi della Chiesa caldea, l’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, chiede una maggiore attenzione per il dramma dei cristiani dell’Iraq, costretti a vivere nell’insicurezza o a fuggire dalla propria terra. “Un assassinio senza senso”: così, Benedetto XVI definiva l’uccisione di padre Ghanni e dei suoi subdiaconi il giorno dopo il tragico episodio. Il rammarico del Papa era espresso in un telegramma a mons. Paul Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul, che pochi mesi dopo veniva rapito da un gruppo armato. Una vicenda conclusasi drammaticamente con il ritrovamento del corpo del presule il 13 marzo scorso. Intervistato da Alessandro Gisotti, mons. Louis Sako si sofferma sui frutti che possono nascere dalla testimonianza eroica della Chiesa irachena:


    R. - Abbiamo bisogno della pace e della riconciliazione. E’ questo quello che noi ci aspettiamo da questo sacrificio. Ho conosciuto molto bene padre Ragheed, era mio alunno quando studiava a Mossul. Anche i suoi amici e lo stesso vescovo di Mossul ci danno una grande speranza e una grande consolazione. E’ una morte da martiri, perchè per noi sono martiri.

     
    D. - Come vive oggi la comunità cristiana irachena? Sono tante le difficoltà…

     
    R. - Non è certo una vita normale, perchè ci sono tanti pericoli e tanti problemi. Ma, nonostante tutto, noi abbiamo tanta fiducia e tanta speranza nel Signore.

     
    D. - Tantissimi sono i cristiani che, purtroppo, sono stati costretti a rifugiarsi nei Paesi vicini, in Siria e in Giordania. Ma c’è una speranza che ritornino?

     
    R. - Questa emigrazione forzata è una vera tragedia. Quando i cristiani ci lasciano, noi diventiamo sempre più deboli e sempre più minoranza. Per far tornare i profughi, è necessario da parte della Chiesa locale, sia in Iraq che nei Paesi vicini, una pastorale adatta che possa veramente aiutare i cristiani, le famiglie, a ritornare. E questo perchè lì c’è tutta la loro storia, tutta la memoria della Chiesa e tutto il patrimonio cristiano. Direi che ora si potrebbe aiutarli a ritornare verso il nord, in questi villaggi cristiani, dove c’è maggiore sicurezza, cercando magari di creare dei piccoli progetti per farli lavorare. Credo che questo sia possibile, altrimenti rappresenterebbe una grande perdita per noi, ma anche per i nostri musulmani, vista tra l’altro la nostra apertura, anche morale, e la nostra testimonianza cristiana.

     
    D. - Lei ha rinnovato un appello affinché i cristiani dell’Iraq non vengano dimenticati…

     
    R. - Sì, con tutto il cuore. Questo è un dovere, sia da parte della Chiesa che da parte dei governi, per cercare di aiutare le minoranze a rimanere e a tutelare il loro patrimonio religioso, etnico, culturale e sociale. Tutto questo rappresenta una ricchezza.

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    Religiose di tutto il mondo unite contro la tratta degli esseri umani

    ◊   Creare una rete internazionale di suore per combattere la tratta degli esseri umani, che coinvolge tra le 600 e le 800 mila persone, per lo più donne. E’ l’obiettivo dell’incontro che, fino al 6 giugno, riunisce a Roma l’Unione internazionale superiore generali e l’Organizzazione mondiale delle migrazioni. 31 le Congregazioni presenti, provenienti da 20 Paesi, in rappresentanza di un grandissimo fronte di suore già impegnate nella lotta a questo triste fenomeno. Francesca Sabatinelli ha intervistato Suor Aurelia Agredano, consulente generale della fondazione spagnola delle Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità.


    R. – La tratta degli esseri umani è un problema internazionale e ci vuole, quindi, una rete internazionale per poter fare qualcosa per questo, altrimenti da soli è impossibile. Tanti sono i Paesi coinvolti e tante le situazioni. E’ un problema di diritti umani. Le persone vengono sfruttate e provengono da quei Paesi poco solidi nelle situazioni politiche e con molta povertà. Per questo rientrano nel fenomeno delle migrazioni e lì i trafficanti trovano un buon momento per sfruttare queste persone.

     
    D. – Suor Aurelia, ma voi, nel concreto, come lavorate?

     
    R. – Abbiamo case di accoglienza, dove diamo un aiuto a queste persone, in maniera integrale, a tutti i livelli: fisico, psicologico, sociale e giuridico. Facciamo anche interventi di sensibilizzazione, di formazione e un lavoro in rete con un’organizzazione di altri Paesi per coordinare l’azione su questi ragazzi.

     
    D. – L’obiettivo di questa rete è proprio quello di contrastare il fenomeno, sia in origine che in arrivo?

     
    R. – E anche in transito, perché sono Paesi di transito. Fare prevenzione, fare la sensibilizzazione nei Paesi di origine, per poter aiutare queste persone, perché non escano dal Paese, e se escono almeno conoscano le situazioni in cui si possono trovare.

     
    D. – Che cosa dà a voi la forza di lottare contro questo male così diffuso e così grande?

     
    R. – La forza di Gesù Cristo, che è la forza centrale. Per noi Adoratrici, concretamente, la forza è l’Eucaristia. La nostra fondatrice, Santa Maria Micaela del Santissimo Sacramento, diceva che il mondo deve essere per noi un Tabernacolo. Noi facciamo adorazione davanti a Gesù Eucaristia, ma troviamo Dio anche di fronte alle persone, in questo caso alle donne, che si trovano in situazioni di esclusione e difficoltà. E’ una sfida molto forte per noi. E’ molto importante unirsi in queste situazioni, non soltanto noi religiose, ma anche le organizzazioni di governo, politiche. Dovrebbero svegliarsi e unirsi a noi e creare una società più giusta, dove ognuno possa vivere in giustizia e libertà.

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    Concluso a Fiuggi l'incontro di Fraternità del Rinnovamento nello Spirito Santo: intervista con Salvatore Martinez

    ◊   Si è concluso ieri a Fiuggi, nel Lazio, il X Incontro di Fraternità del Rinnovamento nello Spirito Santo che conta in Italia oltre 20 mila aderenti raggruppati in più di 1900 gruppi e comunità. Quattro giorni di riflessioni sul tema: “Il Vangelo si è diffuso con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione”. Per un bilancio dell’incontro Sergio Centofanti ha sentito il presidente nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez:


    R. – Questo Incontro di Fraternità testimonia in modo sensibile che ci sono larghi spazi per potere riaffermare quel binomio fondamentale che sembra sempre più lacerato, e cioè umanesimo e cristianesimo. E’ possibile ricreare questa sintesi con maggiore fiducia nel pensiero e nell’attualità del Vangelo, e c’è grande bisogno di far capire che il Vangelo è la più grande fonte di umanizzazione in questo nostro tempo. Fraternità, per noi significa far sentire non la prossimità che questo mondo globalizzato sotto gli effetti, gli impeti della tecnologia e della scienza, vorrebbe regalarci come la soluzione ai grandi mali dell’umanità. Noi vediamo che la gente soffre sempre più la solitudine, folle di solitudini sembra partorire questa modernità. C’è il grande messaggio e la grande prossimità e la grande amicizia che ci viene da Gesù Cristo, dalla Persona di Gesù Cristo, dalla Parola di Gesù Cristo che noi riteniamo essere la soluzione a tutti i mali del nostro tempo. Per cui, pensiamo di lanciare ancor più iniziative mirate agli ospedali, ai carcerati, iniziative legate a chi vive non soltanto la solitudine ma in modo particolare la sofferenza umana. Allora, fraternità significa per noi aprire le porte del Cenacolo, aprire le realtà dei nostri gurppi per far sentire questa bellezza di essere cristiani.

     
    D. – L’incontro si è svolto sul tema: “Il Vangelo si è diffuso con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione”. Spesso noi cristiani manchiamo di convinzione, perché non abbiamo fatto esperienza dello Spirito?

     
    R. – Ritengo di sì: la difficoltà è passare dall’implicito all’esplicito, perché sappiamo che è presente lo Spirito Santo, ma non sempre riusciamo a vedere come sia operante. Certamente, nessun piano e nessuna programmazione, nessuno schema catechetico potranno mai sostituire il valore determinante, dinamico dello Spirito Santo. La preghiera lo rende presente. Una fede umile, arresa, abbandonata lo rende anche operante. La comunità cristiana, che a Lui si consegna e che attraverso questo stile di vita spirituale ne mantiene alta, ferma e convinta l’attualità, la presenza, può poi godere di tutti quegli effetti che sono i segni, i miracoli, i carismi che lo Spirito continua ad elargire. Credo che stiamo vivendo un secolo, quello che è iniziato, straordinariamente bisognoso dello Spirito Santo. Non c’è dubbio che la crisi morale, economica, spirituale di questo nostro tempo trova le più compiute ed efficaci risposte in un ritorno allo Spirito Santo. Direi: meno organizzazione e più Spirito Santo, meno certezza umana e più spazio alle profezie e alle novità che vengono dallo Spirito Santo.

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    Chiesa e Società



    Condannate in Algeria quattro persone: si erano convertite al cristianesimo

    ◊   Algeria. Quattro persone convertitesi al cristianesimo sono state condannate oggi a pene detentive con il beneficio della condizionale. Il giudizio è stato emesso dal Tribunale correzionale di Tiaret, nel sud-ovest del Paese. I quattro sono stati riconosciuti colpevoli di “pratica illegale di un culto non musulmano”. Altre due persone sono state assolte. Da parte sua, il presidente dell’Alto Consiglio islamico, Cheikh Bouamrane, afferma dalle pagine del quotidiano al Khabar, che l’Algeria non è ostile ai cristiani, ma occorre che l’islam sia rispettato in uno Stato musulmano, come il cristianesimo è rispettato in uno Stato cristiano. Il leader musulmano denuncia quindi attività evangeliche clandestine contro l’islam. Islamologo ed ex decano dell’università di Algeri, Bouamrane, scrive la France Presse, ha ricordato che la legge del 28 febbraio 2006, che regola l’esercizio dei culti non musulmani, garantisce la libertà di coscienza, anche per la minoranza cristiana, ma che “il movimento di evangelizzazione – che si caratterizza come attività clandestina – attenta all’islam”, cosa “inaccettabile perché l’islam è la religione dello Stato e la religione della maggioranza degli algerini”. “Ciò che la legge domanda ai cristiani, come ai musulmani – ha detto il presidente dell’Alto Consiglio islamico – è di esercitare il loro culto in modo trasparente, nei luoghi previsti a tali scopi e di appartenere ad una associazione riconosciuta”. Cheikh Bouamrane ha accusato “alcuni responsabili della Chiesa riformata evangelica di cercare di seminare fitna (dissenso religioso) tra i bambini” e di “forgiare una minoranza politica alleata con alcune istituzioni straniere”, “una forma di neocolonialismo che si traveste da libertà di coscienza”. “Noi crediamo al dialogo tra civiltà, culture e religioni – ha concluso Bouamrane – e speriamo di essere trattati allo stesso modo dagli altri”. Intanto la Federazione protestante di Francia (FPF) ha manifestato il proprio sostegno ai cristiani dell’Algeria giudicati per esercizio illegale di un culto non musulmano. La Federazione “denuncia la denigrazione dei cristiani, accusati senza alcun fondamento di voler favorire l’ingerenza straniera nel loro Paese, e si interroga sui reali motivi che spingono i rappresentanti dei pubblici poteri a discreditare i loro stessi concittadini”. Il comunicato della Federazione, poi, “saluta il coraggio e la perseveranza degli algerini, cristiani e non, che difendono la libertà di coscienza, di culto, di espressione e di riunione nel loro Paese”. L’istituzione si associa anche “a tutte quelle voci che si elevano per difendere l’insieme delle libertà democratiche in Algeria, mettendo in guardia contro un ingranaggio repressivo”. La Federazione protestante, infine, afferma che “è un diritto testimoniare la propria fede, quale che sia la propria religione”. (T.C.)

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    Al presidente salvadoregno González, il premio “Path to Peace 2008” promosso dalla Missione vaticana all’ONU di New York

    ◊   Per il suo convinto impegno in favore della pace, il presidente Elías Antonio Saca González verrà insignito, il prossimo 10 giugno a New York, del Path to Peace Award, “Il Premio Sentiero della Pace”. E’ quanto annunciato dall’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU di New York, e presidente della Fondazione Path to Peace, promotrice del premio. Eletto presidente della Repubblica del Salvador nel 2004, Elías Antonio Saca González si è distinto per una serie di iniziative politiche in favore della democrazia e della pace e si è impegnato nella riduzione della povertà e nella lotta alla criminalità nel suo Paese. La Fondazione Path to Peace è stata istituita nel 1991, dall’allora arcivescovo Renato Raffaele Martino, con l’obiettivo di realizzare progetti di sostegno al lavoro della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York. (A.G.)

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    Il cardinale Zen: speranza per il futuro della Cina dopo il sisma

    ◊   “Dal dopo-terremoto nascono in Cina anche speranze per il futuro”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Hong Kong cardinale Joseph Zen Ze-kiun, durante una Messa dedicata alle vittime del sisma. “Il governo – ha detto – ha accettato aiuti da altri Paesi. Ha anche permesso ai mezzi di comunicazione stranieri di riportare la situazione del Sichuan. Questo mostra una maggior apertura”. Intanto continuano le opere di soccorso e aiuto per i sopravvissuti. Secondo quanto riferisce l’agenzia AsiaNews è stato completato il canale (lungo 475 metri, largo 10 e profondo 13) per drenare l’acqua del lago Tangjiashan creato dal sisma. Non cade più la pioggia e la situazione appare sotto controllo, anche se 1,1 milioni di persone che abitano a valle nella località di Mianyang sono sempre pronte a fuggire in ogni momento. Circa 10 mila soldati proseguono le ricerche, nella zona montuosa intorno a Yingxiu, dell’elicottero di soccorso precipitato il 31 maggio con 19 persone a bordo, di cui 14 sopravvissute. Le vittime del terremoto sono state cremate o sepolte, eliminando una possibile causa di epidemie e team medici sono attivi nelle zone colpite. In molte zone la gente vive nelle tendopoli del governo, spesso installate non lontano dalle macerie. La devastazione è stata tale che l’esercito ancora non ha raggiunto tutti i luoghi rimasti isolati. (V.V.)

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    Appello di Medici Senza Frontiere al Vertice FAO per riformare i programmi alimentari secondo le esigenze dei bambini sottonutriti

    ◊   Combattere la malnutrizione dei bambini sotto i due anni di età. È l’appello di Medici Senza Frontiere (MSF) in occasione del vertice della FAO a Roma sulla crisi alimentare mondiale. “Esiste un doppio standard molto pericoloso per il quale gli attuali aiuti alimentari e i programmi nutrizionali sono guidati più da considerazioni legate ai costi che da specifici bisogni nutrizionali dei bambini più piccoli” - ha detto Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. “Abbiamo bisogno di leader che sappiano e vogliano vedere i bisogni dei bambini, i soggetti più vulnerabili e più colpiti dall’attuale crisi alimentare” continua Moschochoritis. MSF chiede che siano rivisti gli aiuti alimentari e che venga resa disponibile una dieta iperproteica e nutriente per i bambini ad alto rischio malnutrizione. Oggi esistono nuovi prodotti altamente nutritivi e nuove strategie per curare la malnutrizione e prevenirla. Distribuendo questi prodotti nei propri progetti, MSF è riuscita a raggiungere un numero sempre maggiore di piccoli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oggi ci siano 178 milioni di bambini malnutriti nel mondo e che 20 milioni siano affetti da malnutrizione grave. Ogni anno la malnutrizione contribuisce alla morte di un numero di bambini compreso tra i 3,5 e i 5 milioni sotto i cinque anni di età. Secondo MSF solo il 3 per cento dei 20 milioni di bambini gravemente malnutriti, riceve il trattamento raccomandato dall’ONU. Solo negli ultimi due anni MSF ha curato 150 mila fanciulli in 22 Paesi utilizzando cibi terapeutici. (V.V.)

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    Sudafrica: trasferiti in campi di accoglienza migliaia di immigrati in fuga dagli attacchi xenofobi

    ◊   Difficoltà e polemiche per le operazioni di trasferimento degli immigrati in Sudafrica, nella provincia di Gauteng, in campi di accoglienza. Duemila persone sono state già spostate dalle stazioni di polizia ed edifici pubblici, dove erano alloggiate poiché messe in fuga dagli attacchi xenofobi delle settimane scorse, in tre campi, ed altri sette centri saranno presto allestiti per ospitare circa 10.000 persone. Ma l’Alta Corte di Johannesburg ha bloccato almeno uno di questi trasferimenti su richiesta delle ONG "Avvocati per i Diritti umani" e "Medici Senza Frontiere" e della Chiesa centrale metodista di Johannesburg, che hanno denunciato l’inadeguatezza e persino la pericolosità del luogo scelto per l’accampamento, troppo vicino ad uno degli ostelli per disoccupati e poveri da cui, in altre località, sono partiti molti degli attacchi agli stranieri. Nei giorni scorsi, riferisce l'agenzia MISNA, il governo sudafricano aveva dichiarato come sua priorità il ritorno degli sfollati nelle comunità e quartieri da dove erano fuggiti, indicando quella dei campi come una scelta provvisoria. Sono state 62 le vittime delle violenze e 670 i feriti secondo l’ultimo aggiornamento ufficiale diffuso nel fine settimana dal governo, precisando che sei nuove vittime non sono state provocate da altri attacchi ma sono decedute in seguito alle ferite riportate. Non esistono invece valutazioni precise sul numero degli sfollati, che sarebbero almeno 30.000 secondo fonti ufficiali, mentre altri alzano le stime a 80-100.000; non è chiaro se tra questi ultimi vanno inclusi anche gli almeno 50.000, tra mozambicani e zimbabwani, che hanno lasciato il Paese. Ad Akasia, a nord di Tshwane, nella provincia di Gauteng, gli sfollati hanno protestato contro il trasferimento chiedendo di trovare una collocazione per loro fuori dal Sudafrica, per timore di nuovi attacchi. (V.V.)

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    La Chiesa statunitense prepara la Conferenza nazionale sull'immigrazione

    ◊   Dal 28 al 31 luglio, a Washington si celebrerà la Conferenza nazionale sull’immigrazione 2008 sul tema “Rinnovare la Fede, cercando la Giustizia”. La Conferenza è organizzata dai Servizi per i migranti e i rifugiati della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) e dal Catholic Legal Immigration Network (CLINIC). Il cardinale Roger Mahony, arcivescovo di Los Angeles, sarà il principale relatore della sessione inaugurale in cui offrirà una valutazione del ruolo della Chiesa e sull’importanza che questa partecipi al dibattito sull’immigrazione a livello nazionale. Tra gli altri relatori, il dott. Marcelo Suárez-Orozco, professore di “Globalizzazione ed Educazione” presso l’Università di New York, che parlerà del fenomeno migratorio globale per dare una contestualizzazione più ampia al dibattito sull’immigrazione ed esaminerà i fattori all’origine dello spostamento delle popolazioni da un Paese all’altro. Alla Conferenza interverranno anche rappresentanti del Governo e del Congresso degli Stati Uniti che illustreranno le politiche messe in atto e le iniziative legislative oggi in discussione. I partecipanti ascolteranno inoltre le esperienze di alcuni immigrati. (L.Z.)



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    Conferenza internazionale in Giappone per un nuovo modello di sviluppo dell’Africa

    ◊   Puntare sulle potenzialità dell’Africa e quindi sul suo sviluppo  ed anche su ciò che essa sarà capace di dare più che sul solo aiuto. Questa la nuova ottica in cui si è svolta la quarta edizione del TICAD, la Conferenza internazionale di Tokyo per lo sviluppo dell’Africa (Tokyo International Conference on African Development), tenutasi dal 28 al 30 maggio a Yokohama, in Giappone. La finalità di questa tre giorni, la qualità dei partecipanti e il tema trattato ne hanno fatto un eccezionale osservatorio dei “segni dei tempi” per l’ Africa sud-sahariana.  AsiaNews riferisce che l’idea di dar vita a una conferenza internazionale da ripetersi ogni cinque anni è del governo di Tokyo, ma fin dall’inizio (1993) essa è stata coorganizzata insieme con le Nazioni Unite e la Banca mondiale. Quella appena terminata è la quarta ed è stata la più partecipata. Hanno risposto all’invito 51 nazioni dell’Africa (cioè tutte eccetto la Somalia), 17 organizzazioni africane, 12 nazioni asiatiche, 22 nazioni donatrici e 55 organizzazioni internazionali, con un totale di circa 2500 delegati. Tra essi 40 presidenti o primi ministri di nazioni africane, il doppio di quelli presenti nel TICAD III, svoltosi nel 2003. Il primo ministro giapponese, Yasuo Fukuda, è salito alla ribalta della cronaca per ciò che i giornalisti hanno chiamato la “maratona dei mini-summit”: in due giorni ha voluto incontrare ad uno ad uno 40 leaders di nazioni africane dedicando a ciascuno 20 minuti. La signora Ogata, invece, non è apparsa sui teleschermi, ma il suo contributo nell’impostazione e nei risultati della TICAD IV è stato enorme come presidente della JICA, un’istituzione amministrativa indipendente istituita nel 2002, che ha come obiettivo di contribuire alla promozione sociale e economica delle nazioni in via di sviluppo e facilitare la cooperazione internazionale del Giappone. In realtà è ”il braccio e le mente” del governo giapponese nel settore della politica per l'aiuto ai popoli in via di sviluppo. La Ogata, cattolica praticante, trova nella fede cristiana l’energia per tale impegno.  La TICAD ha quindi fatto un salto di qualità: l’enfasi si è spostata dal semplice aiuto allo sviluppo; i rapidi mutamenti avvenuti sul continente hanno indicato la nuova strategia. Dal 2002 in Africa si ha una crescita complessiva del 5 per cento tanto che la regione comincia ad essere chiamata un “continente in crescita”. La tesi che la TICAD 2008 ha formulato è che occorre cambiare fondamentalmente il rapporto tra le nazioni donatrici e l’Africa. La conferenza internazionale si è conclusa con la pubblicazione di tre documenti che sono un segno di speranza. Essi sono la “dichiarazione di Yokohama” che ha focalizzato l’attenzione sul tema del rincaro internazionale dei prezzi del cibo e il suo negativo impatto sulla riduzione della povertà in Africa; “il piano di azione” per i prossimi cinque anni mirante a migliorare la produzione di cereali in Africa e il “meccanismo supplementare”, cioè uno speciale organismo che controllerà la realizzazione del piano. In riferimento a questa ultima decisione Asha-Rose Migiro, vice-segretario generale dell’ONU, ha detto: “io credo che questa volta abbiamo fatto un buon passo in avanti”. Chi l’ha compiuto è stato soprattutto il governo giapponese che ha promesso di raddoppiare per l’Africa l’ODA (assistenza ufficiale per lo sviluppo) con sovvenzioni e assistenza tecnica. (M.G.)

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    Le parole dei cardinali Sepe e Saraiva Martins per la beatificazione a Napoli di suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso

    ◊   La Chiesa di Napoli ha celebrato domenica pomeriggio la beatificazione di suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, carmelitana scalza, morta 60 anni fa nel capoluogo campano. In una cattedrale gremita, circa quattromila fedeli hanno partecipato al solenne rito con il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, e il superiore generale dei Carmelitani Scalzi, padre Louis Arostegui. Alla celebrazione era presente anche la famiglia di Francesco Natale il bambino salvato per intercessione di suor Giuseppina da una malattia che all’età di due mesi ne metteva in pericolo la vita. Un miracolo che, una volta riconosciuto, ha permesso la firma del decreto di beatificazione. Madre Giuseppina è una figura molto amata nella città partenopea e il monastero dei Santi Teresa e Giuseppe delle Carmelitane Scalze, dove riposano le sue spoglie mortali, è meta di pellegrinaggi da tutto il meridione d’Italia. Suor Giuseppina, chiamata confidenzialmente “suor Pinella” è “un modello di virtù – ha sottolineato il cardinale Sepe nell’omelia – stimolo per i napoletani verso la santità”. Il porporato ha ricordato la particolare predilezione di suor Giuseppina per i più poveri e i bisognosi, destinando loro amore e attenzione fin da bambina. “La sorgente di questo fecondo apostolato è la piena e perfetta unione della nostra beata con Cristo Crocifisso – ha poi spiegato l’arcivescovo di Napoli - l’innamorato che la riempie di amore e la fa gioire anche nella sofferenza”. Il cardinale Josè Saraiva Martins, da parte sua, ha posto l’accento sul ruolo del Carmelo nella Chiesa di Napoli “in quanto luogo e scuola di santità” che ha donato alla città “una sua figlia elevata all’onore degli altari”. Il porporato, prima di portare i saluti del Pontefice alla città, ha letto alcuni passi del diario della beata Giuseppina da cui emerge il “desiderio ardente di vivere nella volontà di Dio”, “perché solo in tal modo si fanno i santi – si legge ancora nel diario della beata – ed io foglio farmi santa per dar gloria a Dio”. (M.G.)

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    La diocesi di Jerez de la Frontera, in Spagna, celebra il suo patrono San Giovanni Grande

    ◊   Viene esposta oggi a Jerez de la Frontera, in Spagna, nell’Andalusia, al Santuario di San Giovanni Grande, la reliquia recentemente analizzata del religioso dei Fatebenefratelli vissuto nel XVI secolo e morto il 3 giugno del 1600. Una solenne celebrazione è in programma alle 19. Canonizzato da Giovanni Paolo II il 2 giugno 1996, il frate dell’Ordine di San Giovanni di Dio, patrono della diocesi di Jerez de la Frontera, viene ricordato ogni anno con un triduo. Del santo si conservano le spoglie in un’urna, ma la reliquia – l’omero sinistro – che oggi viene mostrata ai fedeli era stata conservata senza certificato di autenticità. Studiata dal prof. Miguel Cecilio Botella, docente di antropologia dell’università di Granada, nel laboratorio della facoltà di medicina della stessa università, è stata identificata dopo una serie di analisi che ne hanno accertato l’autenticità e il 15 maggio dello scorso anno, mons. Jaun del Río Martín, vescovo di Jerez de la Frontera, ne ha autorizzato l’esposizione alla venerazione dei fedeli. La reliquia è stata donata da Donna Carmen Romero ai religiosi di San Giovanni di Dio. Si trovava nella Cappella delle Reliquie della Certosa a 5 chilometri da Jerez e da lì era stata portata via nel 1810. San Giovanni Grande è nato a Carmona, presso Siviglia, il 6 marzo 1546. Da giovane, dopo una breve esperienza eremitica durante la quale maturò la decisione di dedicarsi al servizio del prossimo, decise di trasferirsi a Jerez e cominciò con l’assistenza ai carcerati. Presto focalizzò il suo interesse nel settore sanitario e gli venne affidata un’infermeria per i malati rifiutati dagli ospedali. Gli si affiancarono dei discepoli e intorno al 1574 decise di fondere il suo gruppo con quello sorto a Granada per iniziativa di San Giovanni di Dio. Vestito l’abito dei Fatebenefratelli, continuò a prodigarsi nella andalusa Jerez de la Frontera, dove nel 1589 ebbe anche l’incarico dalle autorità locali di riorganizzare l’intera rete ospedaliera della città dove morì contagiato dalla peste curando i malati. “Adoratore assiduo di Dio, Uno e Trino, rivelato da Gesù Cristo - ha detto Giovanni Paolo II il giorno della sua canonizzazione - parlava del mistero trinitario con una elevazione e una devozione tali da provocare ammirazione in quanti lo ascoltavano e si sentivano chiamati a venerare e a contemplare con maggiore fede un così augusto mistero, rendendo a Dio la gloria e l’onore dovuti”. Alimentava la sua spiritualità nella pratica costante della preghiera, ha ricordato il Pontefice nella sua omelia, una preghiera affettiva, con la quale esprimeva il suo amore verso Dio senza stancarsi di ripetergli quanto lo amava. (T.C.)

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    Il Monastero di Bose si prepara ad ospitare VI Convegno Liturgico Internazionale

    ◊   “Assemblea santa. Forme, presenza, presidenza”. È il titolo della VI edizione del Convegno Liturgico Internazionale che si terrà presso il Monastero di Bose in Piemonte, dal 5 al 7 giugno, in collaborazione con l’Ufficio CEI per i beni culturali ecclesiastici. Un appuntamento annuale – riferisce il SIR - nel quale studiosi ed esperti internazionali appartenenti a diverse Chiese cristiane si confrontano su temi relativi al rapporto tra liturgia e architettura, offrendo al vasto pubblico – composto da teologi, liturgisti, architetti, artisti, responsabili dell’edilizia per il culto e dagli interessati al tema specifico – un luogo nel quale convergere per una riflessione comune. Tra le personalità presenti al Convegno – la cui sessione di apertura sarà presieduta da Enzo Bianchi, priore di Bose, e da mons. Stefano Russo, direttore dell’Ufficio beni culturali della CEI - l’arcivescovo Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, latore del messaggio ufficiale del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. A testimoniare la “dimensione ecumenica” dei lavori – cui partecipano studiosi cattolici, ortodossi, luterani, anglicani, riformati – il delegato ufficiale del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Job Getcha e quello del Sacro Sinodo della Chiesa di Grecia, Evanghelos Theodorou. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    In corso la missione dell'ONU in Africa

    ◊   E’ in corso la missione di 10 giorni in Africa della delegazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. In primo piano le principali crisi del continente, a cominciare dal conflitto in Somalia dove non si ferma la violenza: tre le vittime per alcune bombe lanciate contro un cinema, a nord di Mogadiscio. Sul fenomeno della pirateria, il Palazzo di Vetro ha autorizzato l’uso di navi da guerra nelle acque territoriali somale. Una decisione avallata anche dalle autorità del Paese africano. Ci riferisce Giulio Albanese:


    Il conflitto somalo è la prima questione, forse la più incandescente, che affrontano da ieri i rappresentanti dei 15 Stati che compongono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nella loro missione di 10 giorni, che svolgeranno in Africa a partire da questa settimana, toccando alcune delle aree di maggiore crisi del continente. Ieri, sono giunti a Gibuti, dove stanno svolgendosi colloqui separati, sotto l’egida dell’ONU, con esponenti del governo e dell’opposizione somali, per persuaderli ad avviare colloqui diretti per la riconciliazione nazionale. La prima fase del negoziato somalo si è conclusa lo scorso 16 maggio con un nulla di fatto, per il rifiuto dell’opposizione di avere contatti diretti con il governo di transizione somalo, fino a quando non sarà stata raggiunta un’intesa per il ritiro delle truppe etiopiche dal Paese. La delegazione ONU, guidata dagli ambasciatori sudafricano e britannico, avrebbe voluto recarsi in Somalia, ma le condizioni di insicurezza in cui versa il Paese lo hanno impedito.

    Iran
    Dall’Iran rimbalzano le dichiarazioni dell’ayatollah Ali Khamenei. Per la Suprema Guida Spirituale della Rivoluzione Islamica, Teheran non sta perseguendo il riarmo atomico ma non intende rinunciare al proprio programma nucleare pertanto non cederà alle pressioni esterne dell’AIEA. L'Agenzia Internazionale dell’ONU per l'Energia Atomica aveva, nei giorni scorsi, invitato l’Iran ad una maggiore chiarezza.

    Siria-nucleare
    La Siria ha chiesto all’AIEA, l’Agenzia internazionale per l'Energia Atomica, di sottoporre anche Israele ai controlli definendo “false” le accuse di Washington e Tel Aviv circa la presenza sul territorio di un presunto reattore nucleare. Ieri, l’annuncio di El Baradei di una missione dal 22 al 24 giugno prossimi per verificare l’autenticità delle rivelazioni americane circa il presunto avvio di un programma nucleare siriano.

    Iraq
    In Iraq, è cresciuto il bilancio dell’attentato kamikaze avvenuto ieri a Mossul. Sono nove le vittime, tra queste 2 bambini, e 50 i feriti.
     
    Medio Oriente
    Ancora tensione nella Striscia di Gaza. Miliziani palestinesi hanno lanciato diversi razzi sul Neghev israeliano senza provocare vittime. Nella stessa zona, un militare israeliano è rimasto ferito dagli spari di un cecchino. Intanto, lo Stato ebraico ha annunciato di aver messo a punto un piano per allentare le restrizioni negli spostamenti dei palestinesi in Cisgiordania. Riconosciute infine le salme dei cinque militari israeliani caduti in Libano due anni fa, i cui resti sono stati consegnati due giorni fa ad Israele dai miliziani Hezbollah.

    USA-primarie
    Importante giornata elettorale per la corsa democratica alla Casa Bianca. Si vota infatti per le primarie in Montana e Sud Dakota: i risultati potrebbero dare la certezza matematica della nomination a Barack Obama. Al senatore dell’Illinois mancano appena 46 delegati, 202 quelli che mancano ad Hillary Clinton. Obama è dato per vincente in entrambi gli Stati. Intanto, fonti della CNN hanno rivelato che l'ex first lady sarebbe disposta ad accettare la carica di vice-premier del senatore dell'Illinois. Gli staff dei due candidati hanno però negato questa ipotesi.

    Vertice OSA
    Si chiude oggi a Medellin, in Colombia, l’incontro dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione degli Stati Americani. La giornata di ieri è stata dedicata allo studio delle principali crisi latino-americane. Il servizio è di Maurizio Salvi:


    Anche la seconda giornata dei lavori della sessione generale dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione degli Stati americani è stata utilizzata per esaminare le crisi esistenti in America Latina, fra cui quella tra Colombia, Ecuador e Venezuela, e quella generata dalle spinte autonomiste in Bolivia. Inaspettatamente, i ministri degli Esteri di Bogotà e Quito si sono riuniti ieri a margine della conferenza, anche se il segretario generale, Josè Miguel Insulsa, ha detto che un vertice fra i presidenti dei due Paesi è ancora prematuro. Insulsa ha peraltro colto l’occasione dei referendum per l’autonomia, svoltosi nei dipartimenti boliviani di Beni e Pando, per manifestare solidarietà al presidente Evo Morales, chiedendo comunque un dialogo più ampio fra le parti. Per quanto riguarda Cuba, il responsabile statunitense presso l’OSA, John Negroponte, ha sostenuto che i cubani hanno diritto ad elezioni libere e democratiche. Al riguardo, Insulsa ha detto che nell’isola si nota un’evoluzione positiva, auspicando in futuro un rientro di Cuba nell’organizzazione panamericana.

    Cina
    E’ nuovamente cresciuto il il bilancio del terremoto che ha colpito la Cina. Sono oltre 69 mila le vittime, più di 18 mila i dispersi. Intanto, in vista del 19.mo anniversario di Piazza Tienamen, Human Rights Watch ha chiesto a Pechino di liberare i 130 detenuti che sono ancora in prigione. Infine, in vista delle Olimpiadi, il Comitato organizzatore dei Giochi ha reso noto un vadecum per gli stranieri che si recheranno in Cina; sarà vietato esporre bandiere e slogan insultanti.

    Myanmar
    L’approvazione della nuova Costituzione birmana preparata dalla Giunta militare ha reso “priva di effetto” la vittoria del partito di opposizione di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la Democrazia alle elezioni del 1990, annullate dai militari. Lo si legge su un quotidiano controllato dal governo, secondo il quale il 92 per cento della popolazione ha detto sì alla nuova carta. Di diverso avviso gli osservatori internazionali per i quali la consultazione, tenutasi pochi giorni dopo il devastante passaggio del ciclone "Nargis", non è stata né libera né corretta.

    Germania-maltempo
    Sono tre le vittime del maltempo che la notte scorsa ha colpito la parte sud occidentale della Germania. Circa 11 le persone ricoverate in ospedale mentre un centinaio hanno dovuto lasciare le loro case, invase dall’acqua, nella regione del Baden-Wurtemberg. Disagi sono segnalati nella zona della Renania-Palatinato.

    Europa- Slovacchia
    Via libera da parte dei ministri delle Finanze europei all’adesione della Slovacchia alla moneta unica a partire dal gennaio 2009. Dall'anno prossimo, quindi, il numero dei "Paesi dell’Euro" saliranno a sedici.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 155

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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