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Sommario del 02/06/2008
Il Papa annuncia una nuova “Ostensione della Sindone”. Alla diocesi di Torino in pellegrinaggio a Roma chiede di affidarsi a Cristo senza paura
◊ Nella primavera del 2010 avrà luogo una nuova “Ostensione della Sindone”. Lo ha annunciato stamane Benedetto XVI agli oltre 7 mila fedeli della diocesi di Torino, giunti in pellegrinaggio sulla tomba di Pietro, accompagnati dal loro arcivescovo, il cardinale Severino Poletto, a conclusione dell’Anno dedicato alla “Redditio Fidei”. Il Papa li ha incontrati nell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Benvenuti nella Casa del Successore di Pietro!” Così Benedetto XVI ha accolto i pellegrini - sacerdoti, religiosi, diaconi e laici - arrivati da Torino “città ricca di storia civile e religiosa”, cogliendo questa occasione per dare un annuncio tanto atteso nel mondo: l’autorizzazione per una nuova Ostensione della Sindone, nella primavera del 2010, dopo quelle ravvicinate del ’98 e del 2000:
"Se il Signore mi donerà la vita e la salute spero di venire anch’io. Sarà un’occasione quanto mai propizia – ne sono certo - per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio, il quale 'ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna'”.
“Torino ama il suo Papa”: ha rassicurato il cardinale Severino Poletto, che prima dell’udienza aveva celebrato, nella Basilica di San Pietro, una Messa per i fedeli della sua diocesi, arrivati a Roma in chiusura dell’Anno della “Redditio Fidei”, epilogo delle “Missioni diocesane”. “Redditio” nel senso di riconsegnare (“reddere”) al vescovo la fede ricevuta nelle “missioni”, e coronando questo cammino “spirituale e pastorale” davanti al Santo Padre.
“Siamo assetati di verità e di speranza”, ha detto il cardinale Poletto chiedendo al Papa di “dare slancio” alla Chiesa di Torino, “così ricca di santi, ma oggi così bisognosa di incoraggiamento” per non temere “di affrontare le sfide della modernità”, in una “realtà sociale cosi secolarizzata”:
“Non abbiate paura di affidarvi a Cristo”, ha risposto Benedetto XVI:
“Solo Lui può soddisfare le attese più profonde dell’animo umano. Nessuna difficoltà, nessun ostacolo rallenti il vostro amore per il suo Vangelo! Se sarà Gesù il centro delle vostre famiglie, delle vostre parrocchie e di ogni comunità sentirete viva la sua presenza e cresceranno l’unità e la comunione tra tutte le varie articolazioni della Diocesi”.
Da qui il richiamo del Papa alla preghiera ed alla pratica dei Sacramenti, specie l’Eucaristia e la Confessione, assicurando la formazione cristiana continua, attenti alle esigenze dei giovani e ai bisogni dei poveri.
Il Papa quest’oggi non ha mancato di esprimere “particolare vicinanza spirituale” e “solidarietà” per le popolazioni del Pinerolese e del Cuneese, colpite nei giorni scorsi dalla furia del maltempo:
“Assicuro una speciale preghiera al Signore, perché accolga nella sua pace le vittime e sostenga quanti lottano per far fronte alla grave calamità naturale".
I vescovi della Malaysia in Vaticano per la visita ad Limina
◊ Il Papa ha ricevuto stamane il primo gruppo dei presuli della Conferenza episcopale della Malaysia, in visita "ad Limina Apostolorum". Del Paese ci parla nel servizio Fausta Speranza.
Lo Stato della Malaysia conta circa 26 milioni di abitanti, secondo una stima del 2006. E’ una federazione di monarchie costituzionali: 13 Stati, 9 monarchie e 4 territori retti da un governatore. Dopo le dominazioni portoghese, olandese e britannica, la Malaysia peninsulare si è resa indipendente il 31 agosto 1957. Lo Stato comprende l’estremità meridionale della penisola della Malacca e i territori che occupano la parte settentrionale dell’isola del Borneo, ad eccezione delle due aree dello Stato del Brunei. Dal 2002 la Corte di Giustizia dell’Aja ha assegnato alla Malaysia le due isole di Sipadan e Ligitan, al largo di Sabah. Oggi la Malaysia è al 61° posto nella classifica dei Paesi secondo l’indice di sviluppo umano. E’ membro di APEC, ASEAN, ONU e WTO. La capitale è Kuala Lumpur, la sede del governo è a Putrajaya. Lingua ufficiale è il malese ma si parla anche cinese e inglese. Circa il 60% della popolazione è musulmana, c’è poi un 20% di buddisti e un 10% circa di cristiani, tra cui i cattolici sono il 3,2%. Per quanto riguarda la Chiesa, i primi missionari sono arrivati in Malaysia nel 1511. Oggi i vescovi di Malaysia, Singapore e Brunei sono riuniti in un’unica Conferenza episcopale.
L’ultima visita ad Limina dei vescovi di Malaysia si è svolta nel 2001. In quell’occasione, nel suo discorso Giovanni Paolo II ricordava “i doni meravigliosi” che i fedeli di Malaysia recano alla Chiesa, che nell’unica comunione non sente distanza con chi viene da lontano. Giovanni Paolo II poi sottolineava molto l’importanza della “formazione cristiana permanente, cardine di una salda vita cristiana”. Ribadiva l’importanza dei tre ambiti in cui si esprime: “Famiglia, scuola, parrocchia”, chiedendo il rispetto di queste istituzioni “di fatto durevoli e valide”. In particolare, della famiglia diceva che famiglia e matrimonio “non sono istituzioni che possono cambiare con tendenze passeggere oppure in base alla decisione della maggioranza”. “Bisognerebbe fare ogni sforzo – aggiungeva Giovanni Paolo II – per garantire che la famiglia venga riconosciuta quale edificio primordiale di una nazione veramente sana e spiritualmente vigorosa”.
Altre udienze
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche mons. Nikola Eterović, arcivescovo tit. di Sisak, segretario generale del Sinodo dei Vescovi.
Benedetto XVI invita i fedeli a pregare perchè ogni cristiano coltivi una profonda amicizia con Gesù per comunicare il suo amore agli altri
◊ Benedetto XVI invita i fedeli a pregare, in questo mese di giugno, “perché ogni cristiano coltivi una profonda e personale amicizia con Cristo, così da poter comunicare la forza del suo amore ad ogni persona che incontra”. E’ questa l’intenzione generale del Papa per l’apostolato della preghiera. Il Pontefice sin dall’inizio del suo Pontificato ha sottolineato che la fede cristiana altro non è che diventare amici di Gesù. Ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.
“Non vi è niente di più bello che conoscere” Gesù “e comunicare agli altri l’amicizia con Lui”: Benedetto XVI nella Messa d’inizio Pontificato invita tutti, e in particolare i giovani, a non avere paura di aprire il cuore all’amicizia con Gesù: un’amicizia esigente ma che dona tutto:
“Solo in quest’amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”. (Omelia della Messa di inizio Pontificato, 24 aprile 2005)
“All'inizio dell'essere cristiano – scrive il Papa nell’Enciclica Deus caritas est - non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona”. Un incontro da cui dipende la felicità dell’uomo e che ci sostiene nei momenti più difficili della vita:
“La gioia più vera, infatti, sta nel rapporto con Lui incontrato, seguito, conosciuto, amato, grazie ad una continua tensione della mente e del cuore. Essere discepolo di Cristo: questo basta al cristiano. L'amicizia col Maestro assicura all'anima pace profonda e serenità anche nei momenti bui e nelle prove più ardue. Quando la fede si imbatte in notti oscure, nelle quali non si ‘sente’ e non si ‘vede’ più la presenza di Dio, l'amicizia di Gesù garantisce che in realtà nulla può mai separarci dal suo amore”. (Angelus del 15 gennaio 2006)
E’ necessario – afferma il Papa - ritenere Gesù come il primo dei nostri amici, pronti a sacrificarci per Lui:
"Gesù ha detto: 'Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici'. Ogni testimone della fede vive questo amore 'più grande' e, sull’esempio del divino Maestro, è pronto a sacrificare la vita per il Regno di Dio. In questo modo si diventa amici di Cristo; così ci si conforma a Lui, accettando il sacrificio fino all’estremo, senza porre limiti al dono dell’amore e al servizio della fede”.(Omelia nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, 8 aprile 2008)
Ma chi sono gli amici di Cristo? Sarà svelato definitivamente nel giudizio universale, quando non saremo giudicati in base a presunti e dichiarati privilegi ma secondo le nostre opere:
“Non basterà pertanto dichiararsi ‘amici’ di Cristo vantando falsi meriti: ‘Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze’ (Lc 13,26). La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l’umiltà, la mitezza e la misericordia, l’amore per la giustizia e la verità, l’impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la ‘carta d’identità’ che ci qualifica come suoi autentici ‘amici’; questo è il ‘passaporto’ che ci permetterà di entrare nella vita eterna”. (Angelus del 26 agosto 2007)
Il cardinale Kasper al rientro dal suo viaggio in Russia: iniziata una nuova fase nei rapporti tra cattolici e ortodossi russi
◊ Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è appena rientrato a Roma dalla Russia dove ha compiuto, dal 21 al 30 maggio, un’importante visita su invito di Sua Eminenza Kyrill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad. Il porporato ha avuto anche un incontro col Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II, cui ha consegnato una Lettera di Benedetto XVI, in cui il Papa esprime la propria gioia per i tanti segni di fraternità e vicinanza che stanno caratterizzando i rapporti tra le due Chiese sorelle, accomunate dal desiderio di sostenere nel mondo i valori cristiani. Per un bilancio di questo viaggio ascoltiamo lo stesso cardinale Walter Kasper al microfono di Giovanni Peduto:
R. – E' iniziata come una visita privata, ma è divenuta poi una visita semiufficiale. Io avevo intenzione di conoscere meglio la Russia, la sua tradizione spirituale, religiosa e teologica, perciò ho viaggiato nel Paese. Sono stato a Kazan per venerare di nuovo l’icona della Madre di Dio di Kazan. Sono stato a Novgorod, vicino al monastero dove è vissuto uno dei santi più venerati, Serafino di Sarov. Ho incontrato gli studenti, perché per me era molto importante, ed alcuni vescovi. Ho trovato un’accoglienza che non mi aspettavo: molto gentile, molta aperta e molto fraterna. Questo mi ha stupito e mi ha mostrato che siamo all’inizio di una nuova fase dei nostri rapporti con la Chiesa ortodossa russa. Penso che anche loro vogliano lasciarsi indietro le controversie del passato, che ci sono ancora, è chiaro, non sono un utopista, ma si vuole cominciare una nuova fase di cooperazione fra le due Chiese. Questo è molto importante.
D. - Il Patriarca Alessio II come ha accolto la lettera del Papa?
R. - Quando ho incontrato il Patriarca Alessio II, in un incontro di un’ora e un quarto, molto lunga per un’udienza, lui è stato molto gentile e anche molto rilassato. Questa volta abbiamo parlato della mia visita. E’ stato molto contento per il mio interesse nei confronti della sua eredità spirituale, e poi ha menzionato anche i problemi: l’espansione delle cosiddette Chiese uniate in Ucraina, gli orfanotrofi... ma solo alla fine e molto brevemente. Io ho risposto a questo, ma l’atmosfera nell’insieme è stata positiva e costruttiva. Io ho portato anche una lettera di Papa Benedetto XVI e lui mi ha dato una sua lettera breve ed un dono per il Santo Padre. Infine, mi ha detto in tedesco i suoi saluti al Papa e il suo amore per il Papa: questa è stata la sua espressione.
D. - Si avvicina anche una visita del Papa a Mosca?
R. - Non c’è stata discussione sul possibile incontro tra il Papa e il Patriarca. Io ho detto che, se la Provvidenza lo permetterà, speriamo sia presto possibile questo incontro. Non ho spinto. Ma lui ha risposto: se tutte le cose vanno in questa direzione... Ciò non vuol dire che ci sia già un’agenda concreta. Le cose si sviluppano, ma è meglio non spingere. Quindi, io sono ottimista e ho speranza che possiamo andare avanti con la Chiesa ortodossa russa, che è la più grande Chiesa ortodossa, con una tradizione veramente ricca.
D. - Quali sviluppi ha visto nella Chiesa ortodossa russa?
R. - Cominciano a sviluppare adesso una pastorale giovanile, una pastorale sociale, culturale e questo è molto importante. Sono cose non tanto tradizionali nella loro ortodossia. Soprattutto gli incontri che ho avuto con gli studenti – tre incontri e discussioni – mi hanno fatto molto piacere, come professore. Loro sono stati molto cortesi, non hanno fatto nessuna domanda critica o ostile, ma sono stati bene informati delle questioni della nostra Chiesa, e si sono mostrati molto, molto interessati. Adesso, anche da altre parti, mi hanno detto che c’è un grande interesse per il cattolicesimo. Così si può sperare.
D. - Quali sviluppi sono possibili in questa amicizia crescente tra cattolici e ortodossi russi?
R. - La strada non sarà facile, ma non senza speranza. Si devono sviluppare adesso i rapporti a tutti i livelli, per poter sperare. Un punto molto importante: il proseguimento del dialogo teologico internazionale di Belgrado e Ravenna. Ci sono seri problemi tra Costantinopoli e Mosca. Noi non possiamo intervenire direttamente, perché è una questione inter-ortodossa, ma vogliamo insistere perché trovino una soluzione o un compromesso, perché continuare il dialogo senza la Chiesa ortodossa russa non sarebbe del tutto impossibile, ma sarebbe molto difficile. Noi vogliamo avere un dialogo con tutte le Chiese ortodosse nel loro insieme e speriamo di poter raggiungere tutto questo.
Aperto a Nairobi il Congresso panafricano sulle migrazioni. Mons. Marchetto: un accorato appello in favore dei migranti africani
◊ Inizia oggi a Nairobi, in Kenya, il Congresso panafricano dei delegati delle Commissioni episcopali per le migrazioni, sul tema ‘Per una migliore pastorale dei migranti e dei rifugiati in Africa all’alba del terzo millennio’. L’incontro è promosso dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Ma quale messaggio intende lanciare questo Congresso? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario del Dicastero, l’arcivescovo Agostino Marchetto:
R. - È piuttosto un appello accorato che vorremmo ascoltare in questo Congresso per farlo echeggiare nel mondo intero, in favore dell’Africa – un continente in genere dimenticato e tanto bisognoso di aiuto –, in favore dei migranti, interni e internazionali, dei rifugiati, richiedenti asilo e profughi, delle persone soggette al traffico di esseri umani, dei bambini-soldato e lavoratori forzati, degli apolidi. Quando cominciai i miei vent’anni di servizio in Africa, nel 1968, in Zambia e Malawi, a quel continente era associata la speranza umana. Era, insomma, il continente della speranza. Lo assocerei, ora, alla sofferenza. La speranza cristiana, comunque, rimane, e forse proprio a causa della sofferenza, nella visione del mistero pasquale.
D.- Come gestire il fenomeno dell’immigrazione africana?
R. - Come gestire? Credo che ciascuno debba dare la risposta concreta che gli compete. A Nairobi noi daremo una risposta pastorale, in linea con la competenza affidataci dal Santo Padre, di partecipazione, cioè, alla Sua sollecitudine pastorale per la mobilità umana, segno dei nostri tempi, a cui ha risposto la nostra Istruzione Erga migrantes caritas Christi, approvata da Papa Giovanni Paolo II il 1° Maggio 2004. Chi avesse la buona volontà di leggerla (c’è pure sul website della Curia Romana) troverà, del resto, che non vi è espressa una pastorale disincarnata con visione ristretta. In effetti, evangelizzazione e promozione umana vanno insieme. Vi si forniscono, dunque, anche grandi linee di gestione possibile. Se è lecito citarmi, affrontavo proprio questo tema ad Abidjan, il 9 Maggio dello scorso anno. Il relativo testo è pubblicato su People on the Move, n. 104.
D. - Sicurezza, solidarietà, giustizia: come armonizzare queste esigenze?
R. - Se avessi la formula magica dell’armonizzazione, di quell’ “et” “et”, congiunzione cattolica per eccellenza, opposta all’ “o” “o”, la userei subito. In una recente intervista auspicavo in Italia, e non solo naturalmente, un equilibrio tra sicurezza e accoglienza. Possiamo ora dilatare questo auspicio introducendo solidarietà, senso umano e giustizia. I Governi hanno la loro competenza in tutto ciò, con dialogo multilaterale, perché nessuno oggi può risolvere questioni così complesse unilateralmente. Da parte nostra, della Chiesa, v’è il compito di analizzare la situazione “hic et nunc”, qui – ovunque – e adesso, e con giudizio storico, alla luce dei valori umani e divini che in Cristo essa offre da duemila anni, pur nelle incoerenze e nei peccati dei suoi figli, e additare con forza e umiltà dove manca l’ “equilibrio”, nella tensione soggiacente agli anzidetti valori. Stiamo calando nell’accoglienza? È lì che la Chiesa deve insistere.
D. - In Italia è vivace il dibattito sul reato d’immigrazione clandestina. Lei cosa ne pensa?
R. - Ho appena studiato il Progetto di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente, attualmente in fase di elaborazione. Ho letto, altresì, la “Relazione” su tale Proposta con molti distinguo e con impegno a migliorare il testo dal punto di vista del rispetto dei diritti umani degli immigrati, nelle varie loro espressioni, e specialmente dei rifugiati, dei minori, ecc. Debbo comunque dire, e così arriviamo, nella sua domanda, all’Italia, – però inserita nel contesto europeo, nell’impegno cioè ad avere una politica comune in materia di migrazione che io chiamo “irregolare” – che mi ritrovo personalmente nell’opinione espressa dalla minoranza, a Bruxelles, e cioè che i cittadini di Paesi terzi, come cittadini comunitari, non dovrebbero essere privati della libertà personale o soggetti a pena detentiva a causa di un’infrazione amministrativa.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Roma e Mosca più vicine: in prima pagina, un'intervista di Gianluca Biccini al cardinale Walter Kasper, al termine del viaggio nella Federazione Russa.
Nell'informazione internazionale, un'intervista di Giuseppe Fiorentino al direttore generale della Fao, Jacques Diouf, in occasione del vertice, a Roma, sulla sicurezza alimentare nel mondo. Un articolo di Luca M. Possati sui temi principali dell'incontro.
In cultura, Pierluigi Natalia su "Il traduttore del silenzio" di Daoud Hari, un libro dedicato alla tragedia del Darfur.
Un articolo di Massimo Marchetti dal titolo "I corridoi del Palazzo d'Inverno arrivano a Ferrara": con una mostra su Benvenuto Tisi da Garofalo nasce il centro culturale "Ermitage Italia".
Manlio Simonetti su riso e comicità nel cristianesimo antico.
Alfredo Tradigo illustra la mostra "Exempla", a Rimini fino al 7 settembre.
Nell'informazione religiosa, Nicola Gori a colloquio con don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, in occasione dell'apertura del nuovo punto vendita nel Palazzo di Propaganda Fide.
Vertice FAO a Roma per affrontare la crisi alimentare mondiale
◊ La Banca Mondiale ha già annunciato uno stanziamento di oltre un miliardo di dollari; USAID, l’Agenzia del governo americano, ha previsto 5 miliardi di dollari in due anni. Sono questi i primi impegni adottati in occasione del Vertice della FAO per contrastare l’emergenza alimentare, che ha ridotto alla fame milioni di persone in tutto il mondo. Da domani al 5 giugno centinaia di leader politici ed esperti internazionali discuteranno a Roma sulle possibili soluzioni al rilancio agricolo dei Paesi in via di sviluppo. Tra i temi al centro del dibattito, anche quello sulla produzione dei biocarburanti, messi sotto accusa come una delle cause della scarsa produzione alimentare. Tuttavia, ammonisce l’OCSE, l’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, non ci saranno soluzioni a breve termine e l’andamento dei prezzi per il cibo tenderà verso l’alto almeno per i prossimi 10 anni. Marco De Ponte, segretario generale della ONG Action Aid, ci parla delle speranze legate al vertice della FAO. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. – Oggi il fatto che i leader di tutto il mondo si riuniscano a Roma, anche se per difendere ciascuno le proprie posizioni, rappresenta comunque una svolta positiva poichè ci si è accorti che il problema della fame non è un problema di decenni o secoli fa, ma che le 850 milioni di persone di cui la FAO continua a parlare – ormai da anni – e che non riusciamo a far diminuire sono un problema reale. Un problema che tra l’altro si è purtroppo aggravato decisamente con la crescita dei prezzi di alcuni cibi di uso comune in molti Paesi poveri. Si stima che ad oggi - negli ultimi 12 mesi - probabilmente altre 100 milioni di persone siano scivolate al di sotto una soglia di reddito tale da non potersi permettere un nutrimento adeguato.
D. – La società civile e le Organizzazioni non governative parlano spesso di speculazioni per indicare le cause all’origine di questa crisi. E’ così?
R. – Le cause sono molteplici ed ovviamente si cerca anche di rendere le cose semplici, ma sono comunque molteplici. Quella della speculazione rappresenta sicuramente un elemento nuovo, perchè molti dei grandi investitori - oltre ad investire in materie prime come l’oro o comprando petrolio - hanno imparato a comprare anche granaglie e riso in grande quantità e quindi di fatto controllandone il prezzo.
D. – Secondo le Organizzazioni non governative, che si sono riunite tra l’altro in un Forum prima del Vertice, qual è la strada da seguire per migliorare la situazione?
R. – Le strade sono complesse e sicuramente partirei da questo dato. Nel corso negli ultimi 10-15-20 anni per affrontare la persistente crisi di accesso al cibo di molti Paesi, si è investito moltissimo nell’aiuto di emergenza e si è invece investito pochissimo nello sviluppo agricolo. Bisogna ora invertire l’ordine dei fattori e quindi aumentare anzitutto gli investimenti e l’aiuto pubblico e lo sviluppo, ma tra queste due cose non vale più l’idea di guardare la punta dei propri piedi per risolvere il problema nell’immediato, ma è necessario invece guardare avanti ed investire nello sviluppo agricolo.
D. – A tenere banco è anche la questione degli OGM. In molti vedono una soluzione alla crisi alimentare in questi nuovi prodotti...
R. – Non bisogna avere nessun atteggiamento insensato. E’ chiaro che le tecnologie in agricoltura hanno sempre fatto la loro parte e quindi non c’è da avere paura. Ma credere che gli OGM possano esser la soluzione di un problema come quello odierno è assolutamente irrealistico. Abbiamo capito benissimo, da quanto ci siamo detti, che non si tratta di un problema di quantità in assoluto, ma di un problema di distribuzione e di accesso alle risorse.
D. – Quali sono gli auspici per questo Vertice della FAO?
R. – Diciamo che in parte siamo già riusciti a far capire che questo problema è un problema di tutti i Paesi, ricchi e poveri; di tutti i Paesi industrializzati e dei Paesi meno industrializzati. Va ora ristabilita una grande partnership per affrontare il problema della fame. Dobbiamo ricordarci che questo Vertice è stato convocato per il problema dei biocarburanti. La regolazione dei sussidi e di produzione di granaglie per produrre biocarburanti è la cosa sulla quale ci aspettiamo un grosso passo avanti ed anche di alcune rinunce – in particolare – da parte di Europa e Stati Uniti.
Consegnato il Premio Dossetti 2008 a mons. Colavero, ambasciatore di pace tra Italia e Albania
◊ “Un ambasciatore di pace tra Italia e Albania”. È stato definito così mons. Giuseppe Colavero, fondatore e presidente dell’associazione AGIMI, Centro albanese in terra d’Otranto, fondato 17 anni fa. Il religioso ha ricevuto sabato scorso il “Premio per la pace Giuseppe Dossetti 2008”. Virginia Volpe lo ha intervistato:
R. – In verità lo ritengo assegnato all’associazione AGIMI. La giuria del premio ha voluto segnalare la mia persona ma, attraverso la mia persona, principalmente uno dei progetti che l’associazione AGIMI realizza ormai da 12 anni.
D. – Sta parlando del progetto “Ilir Albania”, per i bambini ciechi di Valona: mi spiega di cosa si tratta?
R. - Noi abbiamo fatto la scelta “degli ultimi”: tra gli ultimi avevamo individuato, in un primo momento, i bambini degli orfanotrofi e poi anche i malati psichiatrici. Successivamente però abbiamo fatto attenzione ai bambini non vedenti e ipovedenti. Abbiamo aperto non tanto una scuola – perché non ci sembrava opportuno - ma dei centri per l’alfabetizzazione Braille, per l’autonomizzazione, la socializzazione e poi sognavamo un’integrazione scolastica di questi bambini. Dopo i primi 3-4 anni, abbiamo lavorato molto con i direttori delle scuole dell’obbligo ed i nostri bambini sono stati accettati dalle scuole “normali”, sostenuti chiaramente da insegnanti che noi abbiamo preparato in Italia e poi finanziamo con il nostro progetto in Albania.
D. – Questo è proprio stato il progetto premiato con il “Premio per la Pace Don Giuseppe Dossetti”. In che modo questo progetto si configura come premio per la pace?
R. – La pace passa certamente attraverso la cooperazione tra i popoli. Inoltre i bambini sono per la maggior parte musulmani, qualcuno ortodosso e abbiamo avuto solo uno o due cattolici e credo che proprio il dialogo tra le religioni – secondo il grande insegnamento di Giovanni Paolo II – è una delle dimensioni fondamentali per costruire la pace nel mondo. Riteniamo poi di aver dato un piccolo contributo per la costruzione della pace, direttamente in Albania, professionalizzando il personale che è tutto albanese. La pace si costruisce creando spazi di dialogo, certamente, ma anche creando spazi di prese di coscienza e di crescita culturale dei popoli.
Cina: i cattolici cinesi commossi per l'appello del Papa all'Angelus
◊ Riconoscenza per il sostegno del Papa alla Cina, ricordato anche ieri all’Angelus, è stata espressa, all’agenzia Fides, dal responsabile di Beifang Jinde Charities, partner cinese di Caritas Italiana, che coordina il lavoro di soccorso nelle zone terremotate. “Siamo commossi e senza parole adatte per esprimere la nostra immensa gratitudine al Santo Padre e alla Chiesa universale che Lui rappresenta, che ci è stata sempre vicina nella preghiera e nelle opere concrete, – ha detto il responsabile dell’organizzazione - le parole, le preghiere, e in ultimo, il dono personale del Papa per i nostri aiuti umanitari dimostrano che non siamo soli”. Ieri Benedetto XVI ha invitato il mondo a pregare per la Cina e il Myanmar, entrambi Paesi colpiti da disastri ambientali. Nella provincia cinese di Sichuan, la più devastata dal terremoto del 12 maggio scorso, non si ferma la macchina degli aiuti. La Beifang Jinde Charities ha provveduto ai primi interventi portando cibo, tende, disinfettanti, medicinali. Una squadra di 45 volontari, suore, religiosi e laici, ha raggiunto i luoghi del disastro e si è messa al lavoro per assistere la popolazione. Sul posto, come riferisce l’agenzia Sir, è subito giunto il vescovo di Xianxian, Joseph Li Lian-Gui che è pure vice presidente della Jinde Charities, lì ha incontrato l’amministratore della diocesi di Chengdu, capoluogo del Sichuan. Proprio su iniziativa del presule, si sta provvedendo alla distribuzione di tende e riso in particolare nella città di Luoshui dove si trovano più di 45 mila persone bisognose di aiuto. Oltre all’aiuto materiale, la Jinde si sta organizzando per fornire sostegno psicologico alle vittime, anche attraverso l’aiuto di psicologi volontari. “Non si tratta solo di un aiuto umanitario – ha detto il responsabile della Beifang Jinde Charities - ma per noi diventa una missione, una missione di testimoniare la fede in ogni circostanza, un'evangelizzazione sotto le tende e in mezzo alla gente disperata, alla ricerca di conforto morale e spirituale”.(B.C.)
La Caritas impegnata in Myanmar a sostegno delle popolazioni colpite dal ciclone Nargis
◊ Un piano di intervento della durata di tre mesi nei distretti birmani di Yangon e Ayeyarwady. E’ quanto ha messo a punto la Caritas per sostenere la popolazione del Myanmar, duramente colpita dal ciclone Nargis che ha provocato oltre 130 mila vittime. L’impegno economico è pari a 5,5 milioni di euro, 60 mila i beneficiari delle iniziative riguardanti vari settori: acqua, sanità e promozione dell’igiene; sicurezza alimentare, nutrizione, aiuto alimentare; abitazioni e beni di prima necessità non alimentari; servizi medici, sostegno psico-sociale, protezione infantile; riabilitazione socio economica. La Caritas Italiana, come riferisce l’agenzia Sir, ha già messo a disposizione 250 mila euro per i primi interventi mentre sembra sempre più necessario la realizzazione di un piano a lungo termine dai 6 mesi ai 5 anni. Per coordinare gli aiuti la conferenza dei vescovi cattolici del Myanmar ha costituito un comitato. La preoccupazione più forte della Caritas riguarda i bambini soprattutto quelli rimasti orfani o lontani dai genitori. (B.C.)
Terra Santa: una Messa ad Ain Karem ha concluso il mese mariano
◊ Si è concluso con una celebrazione al santuario della Visitazione di Ain Karem il mese mariano in Terra Santa. Ricordando la memoria liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria, sabato scorso, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha sottolineato nella sua omelia come questa ricorrenza non celebri solo l’incontro tra due importanti figure femminili del Vangelo, ma soprattutto le visite che Dio continua a compiere nella vita di ognuno, e la “visita” fondamentale che ci ha fatto, venendo a vivere fra noi. Al termine della celebrazione l’assemblea dei fedeli si è diretta in processione alla grotta della Visitazione, poi la festa è proseguita nella sala dei Crociati con un rinfresco. La visita della Vergine Maria ad Elisabetta viene per la prima volta situata in un luogo differente da quello della Natività di San Giovanni agli inizi del XIV secolo. Scrive fra Giovanni Fedanzola da Perugia: “La casa di Zaccaria si trova sulle montagne di Giudea… In quel luogo vi sono due chiese… e tra queste chiese sgorga una sorgente abbastanza ricca di acqua. Nel luogo della prima chiesa si dice che Elisabetta fu salutata dalla beata Vergine Maria. Si dice anche che là fu nascosto il beato Giovanni Battista al tempo della strage degli Innocenti. Nel luogo della seconda chiesa il beato Giovanni Battista nacque”. Oltre all’episodio evangelico, nella medesima chiesa si conserva anche il ricordo del nascondimento di San Giovanni Battista, ripreso dall’apocrifo Protoevangelo di Giacomo (II sec.) ed evocato dall’abate russo Daniele (inizio XII sec.): “Oltre una valletta piena di alberi, si trova la montagna verso la quale Elisabetta correva con il proprio figlio e disse: Ricevi, o montagna, la madre e il figlio. E la montagna si aprì e offrì loro rifugio. I soldati di Erode che la seguivano, arrivati a questo punto non trovarono nessuno e se ne ritornarono confusi. Si può vedere fino ad oggi il luogo dove questo avvenne, segnato nella roccia. Al di sopra si eleva una piccola chiesa sotto la quale c’è una piccola grotta, e davanti all’entrata di questa è addossata un’altra piccola chiesa. Da questa grotta sgorga una sorgente che dissetò Elisabetta e Giovanni durante il loro soggiorno nella montagna, dove restarono, serviti da un angelo, fino alla morte di Erode”. Reliquie di “terra dalla grotta di Elisabetta e Giovanni” erano conservate, già nel VII secolo, a Roma nel tesoro del Laterano e altrove. Una pietra, mostrata nella cripta, perpetua oggi questa tradizione. Nel secolo XIV il santuario era custodito da monaci armeni che dopo poco si ritirarono. I francescani acquistarono il luogo nel 1679. (T.C.)
I vescovi del Messico tornano a ribadire il valore universale della vita
◊ “Il nostro Paese è immerso in una spirale di violenza le cui radici sono i cartelli della droga. Il popolo messicano non deve attendere una soluzione del problema senza essere consapevole che ciò dipende da tutti”. Così i vescovi del Messico in una dichiarazione che porta le firme del presidente dell’Episcopato mons. Carlos Aguiar Retes, vescovo di Texcoco, e del segretario mons. José Leopoldo González González, vescovo ausiliare di Guadalajara. Nella nota i presuli tornano a riflettere sul valore, il significato e il rispetto della vita gravemente minacciata. “Il nostro popolo – scrivono - ha diritto ad una vita piena, propria dei figli di Dio. Una vita affrancata dalle minacce della fame e di ogni forma di violenza. Come vescovi è nostro dovere promuovere la cultura della vita, dono meraviglioso di Dio”. Ribadendo che il “rispetto della vita di ogni essere umano comincia nel momento del concepimento e si prolunga fino alla morte naturale”, i presuli messicani dichiarano di seguire con particolare attenzione le udienze pubbliche della Corte suprema di giustizia sull’eventuale incostituzionalità della decisione presa dal Distretto federale che tempo fa depenalizzò l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza. “Riteniamo - scrivono ancora i vescovi - che gli argomenti, presentati secondo il punto di vista di discipline differenti, hanno arricchito il dibattito evidenziando che esiste un fattore comune: la difesa della vita sia del concepito sia della madre”. In questo contesto si ricordano le numerose iniziative che si sono sviluppate in numerosi stati del Paese in difesa della vita e si sottolinea il contributo e l’impegno del laicato cattolico. “Chiediamo - dicono i presuli - che questo tipo di manifestazioni siano solide e permanenti e non solo congiunturali. Solo con il lavoro costante si può sensibilizzare tutti i settori sociali” sul valore e significato della vita. “Vi diciamo, non abbiate paura, la Chiesa è con voi e sarà fedele nella difesa della giustizia, dei poveri e degli indifesi”. Infine, i presuli ricordano anche le minacce contro la vita derivate dalla crisi alimentare mondiale e dal carovita. “Condividiamo le preoccupazioni del nostro popolo, consapevoli del rischio reale dell’aumento dell’impoverimento nonché della crescita del numero di persone che patiscono la fame”. I vescovi lanciano un forte appello ad una “maggiore solidarietà e attenzione verso le persone più vulnerabili”. In particolare chiamano tutti i cattolici, seguendo l’esempio di Cristo, ad essere solidali con i più indifesi. “La Chiesa, della quale siamo parte tutti i battezzati, non può e non deve restare mai ai margine della lotta per la vita”.(L.B.)
Per la Chiesa dell'Uruguay giugno è il “mese vocazionale”
◊ Il mese di giugno è il “mese vocazionale” per la Chiesa dell’Uruguay invitata a riflettere sul tema: “Battesimo, fonte di tutte le vocazioni”. La proposta era stata lanciata dai vescovi nel corso dell’Assemblea generale che si è tenuta lo scorso novembre. Mons. Heriberto Andrès Bodeant Fernàndez, vescovo ausiliare di Salto e presidente del Dipartimento delle Vocazioni e dei Ministeri della Conferenza episcopale uruguaiana, in una lettera - riportata dall’agenzia Fides - ricorda che si tratterà di un’occasione “per intensificare la preghiera, in forma personale o comunitaria, per le vocazioni di cui ha bisogno la Chiesa dell'Uruguay”. Un mese, aggiunge, nel quale in ogni fedele si può creare “un clima, un ambiente, nel quale i giovani possano aprirsi all'invito di Gesù a seguirlo come discepoli missionari”. Il tema del mese vocazionale scelto per questo anno 2008 è: “Battesimo, fonte di tutte le vocazioni”, perché, scrive ancora mons. Bodeant, rappresenta un “marchio indelebile che il Sacramento ha lasciato in ognuno di noi”. Nella lettera, si evidenzia che il 57% della popolazione è battezzata ma solo una piccola percentuale, almeno il 13%, si definisce praticante, perciò il vescovo ricorda che "evangelizzare i battezzati è una delle proposte della recente Conferenza episcopale latinoamericana di Aparecida”. Inoltre “è scoprendo la vocazione battesimale che diventa possibile scoprire le altre vocazioni ecclesiali. Il battezzato – precisa ancora mons. Bodeant - che arriva ad una vera iniziazione cristiana, facendosi discepolo di Gesù, unito alla sua opera salvatrice, continua ad imparare a consegnare giorno per giorno la sua vita alla Chiesa e alla società, continua ad acquisire coscienza della sua vocazione evangelizzatrice e missionaria, e continua a crescere nella carità. È in questa strada che sorgono anche vocazioni sacerdotali ed alla vita consacrata”. (B.C.)
Ecuador: fervono i preparativi per il Terzo Congresso Missionario Americano
◊ Continuano i preparativi in vista dell’incontro che avrà luogo in Ecuador, a Quito dal 12 al 17 agosto in occasione del Terzo Congresso Missionario Americano (CAM). I partecipanti saranno accolti da tremila famiglie che sono distribuite in differenti zone pastorali per un totale di 87 parrocchie dell'arcidiocesi di Quito. Sono già iniziate le riunioni per ringraziare la popolazione che offre ospitalità, rende noto l’agenzia Fides. Nella cornice di un ambiente profondamente missionario, sono state date informazioni sulla missione della Chiesa e la partecipazione laicale; le famiglie hanno imparato l'inno e la preghiera del CAM, hanno conosciuto la storia dei Congressi Missionari e si sono impegnati a realizzare la missione di ogni casa. Secondo quanto informa la segreteria esecutiva del CAM, sono arrivate iscrizioni da Uruguay, Colombia, Honduras, Stati Uniti, Canada. Invitati speciali verranno da Italia, Spagna, Brasile e Papua Nuova Guinea. L'apertura del congresso avrà luogo martedì 12 agosto nell'impianto sportivo Generale Rumiñahui, che ha una capienza di 18 mila persone. L’evento si chiuderà con l'invio missionario ed il lancio della Grande Missione continentale nello stadio della Lega sportiva universitaria di Quito, con capienza di 30 mila persone. (V.V.)
Cresce l'attesa in Canada per il 49.mo Congresso eucaristico internazionale
◊ Sul sito dedicato al 49.mo Congresso eucaristico internazionale che inizia in Québec il prossimo 15 giugno fino al 22, si legge che sull’evento soffia “un vento di gioventù”. In effetti, guardando al calendario degli eventi, riportato da Zenit, si evidenzia la particolare attenzione posta dall’organizzazione e dal cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, verso i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Tra le attività proposte figurano uno “Spazio Giovani”, una veglia di preghiera, una Giornata della Famiglia, un fine settimana per adolescenti e un “Servizio Giovani”, accessibile dal 15 al 21 giugno, tutti i giorni da mezzogiorno a mezzanotte. Previste anche diverse tavole rotonde sull’attualità, tra queste è da segnalare quella sull’evangelizzazione attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. Non mancheranno momenti di svago come la “Festa a casa di Zaccheo” il 16 giugno, e un festival musicale, il 20 e il 21, che rappresenta una vetrina per la musica cattolica. I più piccoli insieme alle loro famiglie potranno conoscere da vicino, attraverso laboratori, i beati come Maria dell’Incarnazione, Caterina di Sant’Agostino, monsignor François de Laval, facendo così memoria della città di Québec. Il 21 giugno si svolgerà la Giornata della Famiglia, nel programma sono inseriti insegnamenti interattivi, momenti di condivisione e riflessione, una celebrazione eucaristica e per terminare animazione musicale e giochi per bambini. Sempre nello stesso giorno si terrà la veglia di preghiera e adorazione che riunirà circa 4 mila giovani nel Padiglione della Gioventù. L’evento sarà presieduto dal cardinale Jozef Tomko, presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici internazionali, nominato da Benedetto XVI Legato Pontificio per le celebrazioni del 49° Congresso eucaristico internazionale. (B.C.)
Spagna: la diocesi di Toledo si prepara a rinnovare la sua consacrazione al Cuore di Gesù
◊ “Un atto di profonda adorazione e pieno di gratitudine per il Redentore” con questa motivazione il cardinale Antonio Cañizares Llovera, Primate della Spagna, ha annunciato in un comunicato che la diocesi di Toledo rinnoverà la sua consacrazione al Cuore di Gesù nella solennità di Cristo Re dell’Universo, il prossimo 23 novembre. Il porporato ha ricordato come quasi 90 anni fa, i vescovi spagnoli avevano voluto “portare tutti i fedeli a questa fonte di Vita e Salvezza, per rinnovare nella santità e nello zelo evangelizzatore tutto il popolo cristiano, consacrando la Spagna a questo Cuore Divino”. Nel comunicato, il cardinale Cañizares ha invitato i fedeli a “preparare personalmente e comunitariamente questo atto di consacrazione”. A questo scopo, all'inizio del mese di settembre, si distribuiranno dei sussidi pastorali a parrocchie, scuole, gruppi e famiglie, che aiuteranno nella preparazione. “Un sì al suo amore misericordioso ed al suo progetto su noi - scrive il porporato - che si situa nella linea del rinnovamento delle Promesse Battesimali come rifiuto del peccato e come adesione a Cristo e alla sua Chiesa”. “È dunque un profondo atto di comunione ecclesiale - scrive ancora - radicato nell'adesione al Redentore, al suo insegnamento e ad uno stile di vita centrato nella Carità, espressione sintetica dell'operare proprio della nostra dignità di Figli di Dio". Sarà inoltre l'inizio di un cammino pastorale centrato sul valore della comunione ecclesiale e sulla "spiritualità di comunione". (B.C.)
Regno Unito: in un documento pastorale i vescovi invitano ad aiutare gli immigrati
◊ Mentre nel Regno Unito, come in altri Paesi europei, si intensificano le misure per rendere più difficile l’ingresso degli stranieri, i vescovi inglesi e gallesi, in una recente lettera pastorale ripresa dall'Agenzia Sir, ricordano che l'immigrato ci porta il volto di Dio e va aiutato in tutti i modi. La lettera si intitola "La missione della Chiesa verso i migranti in Inghilterra e Galles”, ed è stata preparata dall'Ufficio per i rifugiati politici della Conferenza episcopale. Dopo avere aperto con un appello "per una cultura dell'accoglienza" nello spirito della "Populorum progressio" in cui Paolo VI chiese ai cattolici di aiutare chi sta cercando di "fuggire la fame, la miseria, le malattie endemiche e l'ignoranza", il documento passa ad un’analisi articolata del fenomeno migratorio, definito come una conseguenza inevitabile della globalizzazione. Tra i punti salienti di questa analisi vi sono: da un lato, la denuncia dell'atteggiamento “contraddittorio” dei governi che, per un verso , "impongono misure severissime per fermare il movimento degli immigrati”, e per l’altro “cercano di reclutare lavoratori qualificati dai Paesi in via di sviluppo", consegnando in questo modo lavoratori non qualificati nelle mani dei trafficanti e causando tragiche perdite di vite umane. Dall’altro lato, la lettera ammonisce come la cattiva gestione dell'immigrazione generi razzismo e xenofobia, fenomeni alimentati anche dai media: gli immigrati sono percepiti come un pericolo anche, perché sono spesso costretti a vivere in aree disagiate, mettendosi in competizione con le fasce più povere della popolazione locale, con inevitabili tensioni che danneggiano la comunità. L'ultima parte della lettera è quindi dedicata all'accoglienza degli immigrati nelle comunità cattoliche. Dopo avere rilevato che la Chiesa può diventare un sostituto della famiglia estesa e della società che gli immigrati hanno lasciato, i vescovi sottolineano l’importanza di aiutarli ad integrarsi nella parrocchia e nella società e di mettere in atto programmi che rendano “autentica l'accoglienza degli stranieri". (L.Z.)
Repubblica Democratica del Congo: i progetti di solidarietà delle Suore delle Poverelle
◊ Nella Repubblica Democratica del Congo fin dal 1958, le Suore delle Poverelle, l’ordine religioso fondato dal beato Luigi Maria Palazzolo, stanno lasciando segni importanti della loro presenza. In particolare, come si legge sull’Osservatore Romano, sono due i progetti che stanno portando avanti: “Gocce di vita” e “Dormire bene per crescere meglio”. La prima iniziativa ha un duplice scopo: sostenere le attrezzature e i depositi della banca del sangue in modo da garantire le trasfusioni ai bambini affetti da malaria senza mezzi economici a disposizione. L’altro progetto prevede la gestione e la manutenzione di una casa per i bambini a Tumikia, dove vivono 12 mila persone tra queste 9 mila sono cristiani. La struttura venne inaugurata nel 1989 ed è in grado di ospitare tra i venti e i trenta bambini da zero a tre anni, spesso abbandonati oppure orfani. Le ultime iniziative delle suore rappresentano il segno di una presenza che con gli anni si è fatta sempre più forte. A Kinshasa, per esempio, le religiose hanno un ospedale, una maternità, un centro per malnutriti, un ricovero per anziani e diverse scuole. Lo stato, dicono le suore al giornale vaticano, non garantisce nulla e i malati devono comprare le siringhe e i farmaci. L’ospedale, aggiungono, è una piccola struttura dove si può condividere il letto con altre persone o la coperta stesa sul pavimento. Eppure le sorelle hanno sempre lavorato con “la gioia, l’entusiasmo, lo slancio apostolico per il Regno di Dio”, nonostante la povertà e la desolazione. Un atteggiamento che è stato costruttivo ed ha dato il là all’istituzione di vari ordini di scuola che hanno spinto il governo ad accordare un ciclo fino a sei anni, regolari esami di Stato e il conseguimento di un diploma. “Se vuoi salvare una persona oggi – dice un proverbio congolese riportato dall'Osservatore Romano - dagli un po’ di pane e un pezzo di pesce, se vuoi veramente aiutarlo, insegnagli a pescare”. Le Suore delle Poverelle da anni stanno facendo proprio questo. (B.C.)
Conferito a padre Clodoveo Piazza il "Sigillo" della Regione Piemonte per il suo impegno in Brasile
◊ L’attività che da trenta anni padre Clodoveo Piazza svolge in Brasile accanto ai “meninos de rua” è stata premiata nei giorni scorsi con il conferimento di una onoreficienza: il "Sigillo" della Regione Piemonte. La stessa Regione collabora con il religioso ad una serie di progetti che garantiscono vitto, alloggio, copertura medica, istruzione e formazione tecnica e professionale a bambini e adolescenti in difficoltà. Il governatore piemontese, Mercedes Bresso, ha sottolineato il valore dell’opera del gesuita che opera a Salvador de Bahia dove gestisce l'Organizzazione di aiuto fraterno (OAF). Un lavoro, ha detto la Presso, nel quale padre Piazza ha cercato di affrontare e risolvere, con strumenti anche modesti, alcune delle contraddizioni di quel Paese anche attraverso la creazione di percorsi formativi per dare ai giovani la possibilità di costruirsi un futuro. Come si legge sull’Osservatore Romano, anche il presidente del Consiglio regionale Davide Gariglio ha voluto evidenziare questo aspetto. Non solo attività assistenziale dunque ma la capacità di padre Piazza “di andare alla radice dei problemi per affrontarli e risolverli”. “Questo - ha aggiunto Gariglio - è un riconoscimento per la sua attività che vogliamo idealmente dare anche a tutti coloro che impegnano la loro vita per gli altri, per chi si impegna a combattere il muro dell’indifferenza davanti alla sofferenza”. Dal 2005 padre Piazza è cittadino onorario di Torino, dove aveva fatto il suo noviziato al carcere minorile Ferrante Aporti e nel '99 il SERMIG gli aveva conferito il premio “Artigiano della pace”. Il religioso è nato a Milano nel 1938 da una famiglia benestante, dopo la laurea alla Bocconi in Economia e Commercio la scelta di dedicarsi a Dio, preceduta da un viaggio a Lourdes come barelliere. In Brasile padre Piazza ha partecipato alla stesura di una legge sull’infanzia che rappresenta uno dei migliori testi al mondo. (B.C.)
Cresce nel mondo la collaborazione fra associazioni religiose e laiche in favore della pace
◊ Circa 200 associazioni cristiane e laiche hanno preso parte a Parigi al III Salone internazionale delle iniziative di pace che si è svolto nel week-end. Christian Renoux, presidente del Movimento internazionale per la riconciliazione, un'associazione ecumenica, ha affermato - scrive La Croix - che le collaborazioni fra associazioni cristiane e non, stanno funzionando bene e che l’impegno comune sta portando frutti. “Lavorare per lo sviluppo, questa è l’evangelizzazione – ha detto padre Guy Villemin, missionario in Africa e presidente della sezione francese della rete Fede e giustizia, una associazione cui sono federati 72 istituti e congregazioni religiose – questo è il nostro lavoro pastorale e la nostra testimonianza”. Per padre Pierre Cibambo, sacerdote della diocesi congolese di Bukavu e responsabile del segretariato per l’Africa della Caritas Internationalis “non si tratta di compatire le sorti dei poveri, ma di donare loro i mezzi per rialzarsi e camminare”. “Sono spesso i partenariati del Sud – ha aggiunto Christian Renoux – che hanno aiutato le associazioni cristiane a prendere coscienza di che cosa implichi la pace. In venti anni l’impegno delle associazioni cristiane per la pace e la non violenza ha fatto progressi”. Occorre comunque, ha osservato Hansulrich Gerber, coordinatore del decennio “Vincere la violenza”, l’iniziativa del Consiglio mondiale delle Chiese (WCC), da un lato sensibilizzare le comunità ecclesiali sulla necessità di un impegno maggiore per la promozione della pace e dall’altro superare i luoghi comuni che considerano le religioni come cause di conflitti. Molta gente, ha spiegato Hansulrich Gerber, sottovaluta il potenziale di riconciliazione legato al postulato religioso che riconosce la pace come dono di grazia e responsabilità. (T.C.)
Nepal: mons. Sharma esprime la gioia della comunità cattolica per l'istituzione della Repubblica
◊ Anche la piccola comunità cattolica del Nepal gioisce per l’istituzione della Repubblica nel Paese, dopo quasi 240 anni di monarchia. La decisione è stata votata quasi all’unanimità mercoledì scorso durante la prima seduta della Assemblea costituente, che, oltre a varare la nuova Costituzione, fungerà da Parlamento per i prossimi cinque anni. Ora il re Gyanendra ha solo due settimane per lasciare il palazzo reale di Narayanhity. “È veramente un grande risultato di cui noi cattolici dobbiamo essere fieri e per cui rendiamo grazie a Dio”, così mons. Anthony Francis Sharma, Vicario Apostolico del Nepal ha commentato all’agenzia Ucan il voto, che segna un’ulteriore importante tappa nel processo di pace iniziato nel 2005 e che ha portato la guerriglia maoista a diventare la protagonista della vita politica del Paese. “Il Nepal ha fatto ancora una volta storia dimostrando che il dialogo è la via della pace e della prosperità, soprattutto a quei Paesi dove è ancora in atto la lotta armata”, ha aggiunto il presule, secondo il quale la fine della monarchia era ormai inevitabile dopo gli errori commessi da re Gyanendra durante il suo breve regno e che hanno reso la monarchia invisa alla popolazione. Come si ricorderà, Gyanendra, che ha studiato in una scuola gesuita, era salito al trono nel 2001, dopo una torbida storia di morti all'interno della famiglia reale. Con lui finisce l’unica monarchia indù al mondo. (L.Z.)
“Eucaristia ed educazione” al centro di un convegno a Bangkok
◊ “Eucaristia e educazione” è stato il tema al centro di un convegno che ha visto riuniti nei giorni scorsi, vicino a Bangkok, educatori cattolici, vescovi, sacerdoti e religiosi provenienti da una decina di Paesi asiatici. L’incontro, ospitato dall’Università cattolica dell’Assunzione, è stato organizzato dall’Ufficio dell’educazione e della formazione alla fede (OEFF) della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC), con il patrocinio dell’Ufficio internazionale dell'educazione cattolica (OIEC). Lo scopo del convegno era di riflettere sulle implicazioni dell’Esortazione apostolica di Benedetto XVI Sacramentum Caritatis per l’educazione cattolica in Asia, anche in vista della prossima assemblea generale della FABC che si svolgerà nel 2009 sul tema:“Vivere l’Eucaristia in Asia”. I partecipanti hanno discusso in particolare di come potere integrare meglio nel curriculum degli istituti educativi cattolici asiatici la ricchezza dell’Eucaristia, quale fonte e culmine di tutta la vita cristiana e quindi di comunione, fraternità, solidarietà e amore verso il prossimo. Un’esigenza – è stato detto - tanto più pressante in società insidiate da conflitti politici, religiosi e etnici e che diventa vitale in Paesi, come quelli asiatici, in cui la comunità cattolica è minoritaria. Nel documento finale viene quindi ribadita la necessità di formare i giovani sulla centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e di un maggiore impegno per metterla in relazione con le problematiche del mondo giovanile di oggi. “Dobbiamo imparare ad apprezzare la ricchezza del Mistero eucaristico - afferma il documento - a integrare i suoi ricchi frutti nell’intero processo educativo”. (L.Z.)
Corea del Sud: in espansione il Movimento delle Piccole comunità cristiane
◊ Una realtà in lenta espansione ma non ancora pienamente radicata nelle parrocchie sud-coreane. È il Movimento delle Piccole comunità cristiane (PCC) che quest’anno compie 16 anni di vita. Introdotte nell’arcidiocesi di Seoul nel 1992, per promuovere anche in Corea una Chiesa più aperta al contributo dei laici in linea con lo spirito del Concilio Vaticano II, le PCC sono oggi presenti in tutte le 15 diocesi del Paese. Circa 200 sacerdoti, religiosi e responsabili laici delle PCC coreane si sono incontrati nei giorni scorsi a Daejeon per fare il consueto bilancio annuale sulla situazione del movimento ed esaminare le sue prospettive future. Un bilancio fatto di luci e ombre, come è emerso dai vari interventi al simposio, organizzato in collaborazione con la Commissione per le Comunità ecclesiali di base della Conferenza episcopale sud-coreana (CBCK). Anche se è cresciuto in questo decennio, il movimento continua a non ricevere sufficienti attenzioni nelle parrocchie. L’idea alla base delle PCC, ossia il coinvolgimento organico dei fedeli laici nelle attività della Chiesa per dare nuovo impulso alla sua missione evangelizzatrice, non è stata infatti pienamente recepita in tutti gli ambienti ecclesiali. Per questo, è stato sottolineato, è importante coinvolgere di più i parroci e in questo senso sarebbe utile una loro permanenza più lunga nelle parrocchie. I partecipanti hanno inoltre convenuto sulla necessità di migliorare la formazione dei responsabili e dei fedeli laici perché le PCC non si riducano a un’esperienza effimera e superficiale, ma siano una reale esperienza di condivisione, diventando protagoniste di un’evangelizzazione integrale. (L.Z.)
Un convegno su spiritismo, scienza e fede, si apre oggi a San Benedetto del Tronto
◊ Una riflessione profonda dello spiritismo. E’ lo scopo del quinto convegno del GRIS diocesano, Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa, che si è aperto oggi a San Benedetto del Tronto. I promotori dell’incontro, i coniugi Giancarla e Antonio Barra - responsabili del gruppo - ritengono che lo spiritismo gode ormai di una certa diffusione “perché – dicono all’agenzia Sir - si insinua in modo impercettibile nelle menti di molti uomini anche di fede cristiana”. Secondo loro, l’attenzione deve rimanere alta dato che numerose persone hanno praticato per curiosità ma anche per gioco forme più o meno evolute di pratiche spiritistiche: dalla classica seduta con il piattino alla vera e propria consultazione di sedicenti medium. I due esperti sottolineano inoltre che “la comunità scientifica internazionale non ha mai accettato le pretese scientifiche dello spiritismo” e anche se credere nella vita eterna può manifestare una certa affinità dottrinale con il Cristianesimo “lo spiritismo parla e crede nell’evoluzione, nella reincarnazione, nel karma”, bisogna dunque stare attenti perché il credo cristiano e le affermazioni dei medium si riferiscono a due ‘al di là’ tra loro inconciliabili. Al convegno partecipa in qualità di relatore il padre domenicano François-Marie Dermine, docente di Etica sociale e Teologia morale a Bologna, e il vescovo della diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto, mons. Gervasio Gestori. (B.C.)
I Santi italo-greci dell’Italia meridionale: un volume di padre Alessio, ieromonaco ortodosso
◊ Padre Alessio è un eremita messinese, erede della più genuina tradizione del monachesimo italo-greco che, nei secoli passati, ha riempito l’Italia meridionale, principalmente la Sicilia e la Calabria, di santi monaci, le cui vite in breve sono state riunite in un agile volume dal titolo: ‘I Santi italo-greci dell’Italia meridionale: epopea spirituale dell’0riente cristiano’, e come sottotitolo ‘Profilo storico del monachesimo italo-greco’. Ne ha curato la veste tipografica Nicola Calabria editore, di Patti, in provincia di Messina. Le pagine sono frutto di anni di ricerca compiute da padre Alessio, ieromonaco ortodosso, fondate sulle fonti superstiti, vagliate con criteri scientifici da competenti studiosi di agiografia, storia della Chiesa antica, della spiritualità cristiana, del monachesimo antico. Si tratta di 184 profili agiografici che testimoniano della santità di monaci ed eremiti vissuti nell’Italia meridionale al tempo in cui le Chiese di oriente e occidente erano unite: uno sforzo, quello di padre Alessio, per contribuire, non solo al dialogo ecumenico, ma pure alla riscoperta delle comuni radici della cultura e della civiltà europea, il cui elemento essenziale è costituito dall’identica fede cristiana, inculturata nei differenti ambiti umani (ellenistico, greco, romano, gallico, celtico, germanico, slavo, anglosassone, scandinavo, iberico). Il volume si può richiedere a Nicola Calabria editore, via Magretti 40, Patti (Messina). (A cura di Giovanni Peduto)
Pakistan: almeno 8 morti in un attentato nei pressi dell'ambasciata danese ad Islamabad
◊ È di almeno 8 morti e 20 feriti il bilancio, ancora provvisorio, dell’attentato di questa mattina a Islamabad, nei pressi dell'ambasciata danese in Pakistan. L’esplosione, realizzata con un'auto-bomba in pieno quartiere delle rappresentanze diplomatiche straniere, ha danneggiato il muro di cinta della sede diplomatica creando un cratere nella strada. Testimoni riferiscono che tra le vittime ci sarebbero alcuni addetti pakistani dell’ambasciata. In seguito all’attentato, la Norvegia ha chiuso temporaneamente la sua ambasciata ad Islamabad, mentre il ministro degli Esteri danese ha convocato d'urgenza per oggi una riunione del suo gabinetto. La Danimarca, nel 2005, era stata al centro delle proteste dei musulmani per la vicenda delle vignette su Maometto, considerate blasfeme.
Macedonia – Elezioni
Il premier uscente della Macedonia, il conservatore Nikola Gruevski, si è proclamato vincitore delle elezioni legislative tenutesi ieri nel Paese balcanico. Il voto, che era considerato una sorta di esame di democrazia per un Paese che aspira ad entrare in Europa e nella NATO, si è svolto in un clima avvelenato dalle violenze nelle roccaforti della minoranza albanese. Il servizio di Marco Guerra:
I risultati parziali delle elezioni legislative in Macedonia vedono saldamente in testa la formazione di centro destra del premier uscente Nikola Gruevski che, dopo lo spoglio di oltre l’80% delle schede, ha rivendicato la vittoria, annunciando che il suo partito avrebbe raccolto circa 440 mila suffragi contro 215 mila dei socialdemocratici. Dati che sono stati confermati anche dalla commissione elettorale, che sarà in ogni caso chiamata a valutare la regolarità del voto. Qualora le elezioni saranno dichiarate valide, bisognerà comunque tornare alle urne, fra due settimane, in alcuni seggi del nord, dove non è stata garantita la regolarità delle operazioni elettorali, a causa degli scontri tra alcune fazioni della minoranza albanese, che ieri sono costati la vita ad un uomo. Se i risultati parziali non subiranno sensibili variazioni la coalizione di centrodestra avrà oltre 60 seggi nel nuovo parlamento e Gruevski dovrà riprendere la strada che porta il Paese da un passato di tensioni etniche ad un futuro di piena integrazione nelle organizzazione euro-atlantiche. Percorso bruscamente interrotto dopo il “no” ricevuto dalla NATO nel vertice di aprile a Bucarest, che aveva aperto la crisi politica che ha portato alle elezioni anticipate.
Italia, festa della Repubblica
In Italia ricorre oggi la festa della Repubblica. Ad aprire le celebrazioni è stato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano che, prima di assistere alla consueta parata ai fori imperiali, ha reso omaggio all’altare della patria, dove ha deposto una corona di alloro sulla tomba del Milite Ignoto. In occasione del 62.mo anniversario della Repubblica, Napolitano ha ricordato il valore della carta costituzionale come "simbolo e fondamento della democrazia” in Italia. Ieri, nel messaggio ufficiale agli italiani, il presidente della Repubblica aveva messo in guardia la società italiana dal rischio di una regressione civile, sottolineando con preoccupazione come ci si stia allontanando dai valori della tolleranza e del rispetto della legge.
Vertice OSA
Al via ieri a Medellin, in Colombia, l’assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati Americani. Tra i vari temi in agenda anche la crisi tra Colombia, Ecuador e Venezuela. Il servizio di Maurizio Salvi:
Le relazioni fra questi Paesi sono diventate tese dopo l’attacco a sorpresa – il 1° marzo scorso – contro una base delle FARC colombiane in territori ecuadoriano. A causa di quella operazione, in cui morì il numero due delle FARC, Raul Reyes, Quito ha rotto le sue relazioni diplomatiche con Bogotà. Altro tema in discussione è la crisi boliviana con la spinta autonomista di vari dipartimenti, fra cui Santa Cruz, ed il referendum del 10 agosto, in cui il presidente Evo Morales ed i prefetti boliviani rimetteranno in gioco i loro mandati. Sarà la prima volta, infine, che i Paesi membri si riuniranno dopo la fondazione, a metà maggio a Brasilia, dell’Unione delle Nazioni Sudamericane, che per alcuni – come il presidente venezuelano Hugo Chavez – dovrebbe sostituire proprio l’OSA, di cui fanno parte anche gli Stati Uniti.
USA – Primarie
Negli Stati Uniti si registrano le ultime battute della corsa democratica alla Casa bianca: Hillary Clinton si è aggiudicata la primarie in Portorico, ma Barak Obama è sempre più vicino alla nomination. Prossime primarie in Sud Dakota e Montana. Per i particolari ascoltiamo il servizio di Elena Molinari:
Hillary Clinton ha vinto con ampio margine le primarie democratiche di Portorico ma è ad un passo dal perdere la nomination. Dopo aver incassato il 70 per cento dei voti, l’ex first lady non è apparsa affatto demoralizzata. Ha infatti ribadito di essere in testa nel voto popolare nei confronti di Barack Obama, nella speranza di attrarre dalla sua i super delegati del partito, vale a dire i maggiorenti, liberi di votare per chi vogliono, e ancora indecisi. Quindi ha sostenuto di essere la candidata più adatta a battere il repubblicano McCain in novembre. Ha poi fatto capire che la sua vittoria portorica è un chiaro segnale della sua popolarità tra i cittadini latino-americani e allo stesso tempo, dei problemi di Obama fra quella comunità. Barack si è congratulato con l’ex first lady per la vittoria ma è apparso sicuro di ottenere molto presto la nomination, forse già dall’inizio di questa settimana. Domani, infatti, il voto in Montana e South Dakota chiude la lunga stagione di primarie e la corsa presidenziale della Clinton appare segnata soprattutto all’indomani della decisione del partito di attribuire ai delegati di Florida e Michigan - penalizzati per aver fissato le loro primarie troppo presto - solo mezzo voto anziché un voto pieno. Per la senatrice di New York, che ha vinto in tutti e due gli Stati, è stato un brutto colpo.
Bolivia
In Bolivia, nei due dipartimenti amazzonici del Beni e del Pando, oltre l’80 per centro degli elettori si è espresso favorevolmente al referendum per una maggiore autonomia, proseguendo sulla strada del decentramento nonostante il parere contrario del presidente Morales. L'astensionismo e' stato forte, ma il risultato della consulta si considererà valido se la percentuale di elettori recatisi alle urne supererà il 50 per cento. Sono così tre i dipartimenti della Bolivia che, contro il volere del presidente Evo Morales, hanno scelto l'autonomia. Al principio di maggio si era votato nel dipartimento di Santa Cruz de la Sierra dove anche lì hanno vinto gli autonomisti.
Colombia
E' salito a 18 morti e 16 feriti il bilancio delle vittime della frana che lo scorso sabato ha travolto un gruppo di case a Medellin, in Colombia. I soccorsi continuano lentamente a causa del maltempo e si teme per la vita di altre nove persone, ancora disperse. Il maltempo che ha imperversato nei giorni scorsi aveva già provocato 44 morti in tutto il Paese.
Nucleare iraniano, riunione AIEA
I presunti tentativi dell'Iran di condurre un programma nucleare militare sono il tema al centro della riunione di oggi a Vienna dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica. Nel suo ultimo rapporto, presentato nei giorni scorsi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'Aiea ha intimato all'Iran di interrompere le sue attività di arricchimento dell'uranio, e di spiegare alcuni documenti da cui risulta che in passato l'Iran avrebbe cercato di procurarsi armi atomiche.
Onu - Africa – Somalia
Cinque Paesi africani, saranno visitati in settimana da alcuni inviati delle Nazioni Unite. La missione, della durata complessiva di 10 giorni, è promossa dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, per fare il punto sulle crisi che affliggono Gibuti, Somalia, Darfur, Ciad, Repubblica democratica del Congo e Costa d'Avorio. Intanto a Gibuti oggi riprendono i colloqui - svolti sotto l'egida dell’ONU - tra Governo di Transizione Somalo e delegazioni di alto livello dell'opposizione che siede all'Asmara. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe partecipare ai lavori oggi e domani. Intanto è risalita la tensione nel Paese del corno d’Africa: nel pomeriggio di ieri a Mogadiscio insorti islamici hanno tentato di colpire l'aereo che avrebbe dovuto trasportare il presidente somalo Abdullahi Yusuf a Gibuti.
Bangladesh
È stata una fuga di gas la causa del vasto incendio divampato la notte scorsa nell'hotel “Orchard Plaza” di Dacca, capitale del Bangladesh. Lo hanno reso noto fonti della polizia e dei vigili del fuoco, secondo le quali il sinistro ha provocato almeno 50 feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 154
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