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Sommario del 29/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Scoprire Cristo nei poveri attraverso l'elemosina fatta nel segreto e senza vanagloria: così il Papa nel Messaggio per la Quaresima
  • Il cardinale Cordes presenta il Messaggio del Papa per la Quaresima: le agenzie internazionali spendano meno, in stipendi e strutture, delle risorse raccolte per i poveri
  • Il cordoglio del Papa per la scomparsa dell'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Christodoulos
  • Mons. Tomasi: interdire le ‘bombe a grappolo’ è un imperativo etico
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Betori: la fede cristiana rischia l'irrilevanza
  • Kenya: elicotteri sparano sulla folla. Appello di pace della Chiesa
  • Al via oggi all'Università Salesiana una mostra sulla Parola di Dio nelle traduzioni interconfessionali
  • Chiesa e Società

  • India: nello Stato di Orissa cristiani nel mirino
  • Sri Lanka: esplode su una mina un bus scolastico. Per il vescovo di Mannar questi atti sono un crimine contro l'umanità
  • In Cina distrutte 399 mila case per il maltempo; allarme energia, con decine di impianti fermi
  • Emergenza nazionale in Bolivia a causa dell’uragano Nina. Morto un volontario della Comunità Giovanni XXIII
  • La missione della donna nella Chiesa e nella società, al centro dell'84.ma assemblea plenaria dell'episcopato della Colombia
  • Dobbiamo essere ogni giorno discepoli di Cristo: è quanto scrivono i vescovi del Guatemala al termine della loro plenaria
  • In Messico il cardinale Rivera invita i battezzati a riscoprire il Vangelo
  • Negli Stati Uniti, i vescovi salutano con favore le misure anti-recessione per i più poveri
  • Filippine: i vescovi chiedono ai parlamentari una seria riforma agraria per combattere la povertà
  • Commemorato a Pechino il centenario della morte del missionario altoatesino San Giuseppe Freinademetz
  • Terra Santa: il presidente israeliano Shimon Peres in visita al santuario dell'Annunciazione a Nazareth
  • Prima pietra per la nuova basilica di Libreville, in Gabon
  • Dagli imprenditori europei, un appello per l’attuazione dell’insegnamento sociale cristiano nel Continente
  • L’associazione dei Professionisti per l’Etica chiede al Parlamento europeo di difendere il diritto dei genitori spagnoli a scegliere l'educazione dei figli
  • Un libro ricorda Karel Weirich, giornalista che aiutò centinaia di cecoslovacchi ebrei internati in Italia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Giornata decisiva per la crisi di governo in Italia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Scoprire Cristo nei poveri attraverso l'elemosina fatta nel segreto e senza vanagloria: così il Papa nel Messaggio per la Quaresima

    ◊   Praticare l’elemosina con generosità e nel segreto, imparando a riconoscere Cristo nei poveri per giungere alle feste pasquali rinnovati nello spirito: è quanto propone Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno che inizia il prossimo 6 febbraio, Mercoledì delle Ceneri. Il Messaggio prende il titolo da un passo della seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Cristo si è fatto povero per voi”. Ce ne parla Sergio Centofanti:


    La Quaresima – scrive il Papa - “ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli”. E quest’anno si sofferma sulla pratica dell’elemosina, che – rileva – “rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni” sulla scia di quanto dice Gesù: “Non potete servire a Dio e al denaro” (Lc 16,13).

     
    “Secondo l’insegnamento evangelico – ricorda il Papa - noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo”. Per questo – ribadisce - “prima ancora che un atto di carità” è “un dovere di giustizia” soccorrere le tante popolazioni che oggi nel mondo “carenti di tutto, patiscono la fame”. Un dovere che diventa “grave” responsabilità per i Paesi più ricchi a maggioranza cristiana.

     
    “Caratteristica tipica dell’elemosina cristiana” – prosegue il Pontefice – è che “deve essere nascosta”. Gesù ci dice inoltre “che non ci si deve vantare delle proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della ricompensa celeste” (cfr Mt 6,1-2). “Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra”. “Nella moderna società dell’immagine – nota Benedetto XVI - occorre vigilare attentamente, poiché questa tentazione è ricorrente”.

     
    “L’elemosina evangelica – precisa poi il Messaggio pontificio - non è semplice filantropia”: cioè non è un semplice atto di bontà umana, ma “un’espressione concreta della carità, virtù teologale”, che ha la sua origine in Dio e che ci permette di operare “ad imitazione di Gesù Cristo” che non ha donato qualcosa ma “tutto se stesso”. Il Papa ringrazia Dio “per le tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà”. “A ben poco serve donare i propri beni agli altri – aggiunge - se per questo il cuore si gonfia di vanagloria”. “Ciò che dà valore all’elemosina – infatti – è l’amore”. E “ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la sua gioia”.

     
    Il Papa affronta poi un altro effetto dell’elemosina: come dice San Pietro “la carità copre una moltitudine di peccati” (1 Pt 4,8). “Penso, in questo momento – scrive il Pontefice - a quanti avvertono il peso del male compiuto e, proprio per questo, si sentono lontani da Dio, timorosi e quasi incapaci di ricorrere a Lui”. Ma “l’elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio” perchè ci fa "riconoscere nei poveri Cristo stesso".

     
    “L’elemosina – leggiamo ancora nel Messaggio - educa alla generosità dell’amore. San Giuseppe Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: ‘Non contate mai le monete che date, perché io dico sempre così: se nel fare l’elemosina la mano sinistra non ha da sapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essa medesima'”. Di qui il commento: “quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore”.

     
    L’elemosina – conclude il Papa – è in realtà un “segno del dono più grande che possiamo offrire agli altri … l’annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c’è la vita vera”. Benedetto XVI invoca infine Maria perché “aiuti i credenti a condurre il ‘combattimento spirituale’ della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell’elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello spirito”.

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    Il cardinale Cordes presenta il Messaggio del Papa per la Quaresima: le agenzie internazionali spendano meno, in stipendi e strutture, delle risorse raccolte per i poveri

    ◊   Il Messaggio di Quaresima del Papa “non si interessa primariamente all’efficienza materiale delle agenzie” di solidarietà. Tuttavia, l’analisi dei bilanci delle istituzioni assistenziali rivela spesso costi di gestione esageratamente alti, che ammontano in qualche caso alla metà delle entrate raccolte per i bisognosi. E’ la critica mossa stamattina dal cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, durante la persentazione in Sala Stampa vaticana del Messaggio quaresimale. Assieme al porporato, ha preso la parola Hans-Peter Röthlin, presidente di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, l’opera fondata da padre Werenfied van Straaten. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    In tanti raccolgono denaro per aiutare chi è nell’emergenza o patisce la miseria. Fame, guerre, carestie, assistenza sanitaria e scolastica laddove mancano: sono decine di migliaia le agenzie ufficiali che operano in campo internazionale sugli infiniti versanti della solidarietà: addirittura un milione e 400 mila solo negli Stati Uniti, per un ammontare di 1000 miliardi di dollari di introito. Montagne di denaro da gestire in direzione delle zone di crisi o di povertà del "terzo" e del "quarto" mondo. Ma quanto di questa ricchezza arriva effettivamente a destinazione e quanta trasparenza c’è nel dichiararlo? E’ la considerazione che il cardinale Cordes ha posto all’inizio della sua illustrazione del Messaggio del Papa per la Quaresima. Se, ha constatato, raccogliere denaro a scopo benefico è “prassi diffusa” e oggi culturalmente incontestabile - figlia di una sensibilità ereditata dal cristianesimo - “tuttavia il messaggio di quest’anno, mettendo a tema la beneficenza, non spalanca di per sé porte già aperte”. Il mondo dell’assistenza, ha puntualizzato il cardinale Cordes, “merita alcuni chiarimenti”:

     
    “Per esempio sui bilanci strutturali delle istituzioni assistenziali. A volte sono sorprendentemente alti. Non è questo il luogo per soffermarci su alcune di queste istituzioni e sugli stipendi dei loro collaboratori. Ma chi si dà la pena di cercare certi dati, spesso ben celati, dai loro rapporti annuali, rimane stupito dai costi interni: a volte rappresenta poco meno del 50% delle entrate. Di certo sarebbe utile se in occasione di appelli mediatici, lanciati in seguito a calamità come lo Tsunami, non venisse indicato solamente il conto corrente, ma anche la percentuale che le agenzie trattengono per mantenere la propria istituzione. Aiuterebbe il donatore a discernere in modo tale che il suo dono raggiunga i bisognosi restando il più integro possibile”.

     
    Affermazioni di indubbia incisività, alle quali il presidente di Cor Unum ha contrapposto la gestione logistico amministrativa - definita “esemplare” - delle agenzie di aiuto della Chiesa. Caritas Italiana, ha riferito, nel 2006 ha utilizzato per spese interne solo il 9% delle offerte, l’Ordine di Malta il 7, l’agenzia Kirche in Not il 6, e meno ancora, ha aggiunto, hanno speso le fondazioni affidate a Cor Unum: la Fondazione Giovanni Paolo II per la lotta contro la desertificazione nella zona del Sahel e la Fondazione Populorum progressio per l’America Latina hanno utilizzato appena il 3% del denaro raccolto. Ciò non significa - ha precisato poco dopo, rispondendo alla domanda di un giornalista - che il lavoro delle agenzie internazionali non sia importante:

     
    “Sono convinto che il mondo sarebbe molto più povero senza queste grandi agenzie, senza le loro forze. Non volevo ispirare l’idea di dimenticare o anzi cancellare le altre agenzie, ma volevo sensibilizzare la riflessione dei donatori, perché guardassero quanto del loro denaro arriva alla fine ai bisognosi. Con un po’ di realismo, può essere una riflessione interessante, anche per dire che forse questi stipendi, questi soldi utilizzati dalle grandi agenzie, potrebbero diminuire”.

     
    Una delle Opere cattoliche che si è posta la sfida della “trasparenza”, insieme ad una precisa vocazione alla solidarietà, è “Aiuto alla Chiesa che soffre”, fondata da padre Werenfried, che 60 anni fa decise di farsi carico dei bisogni che le comunità ecclesiali nel mondo non riuscivano a soddisfare per essere fedeli alla propria missione. L’attuale presidente, Hans-Peter Röthlin, ha parlato degli 81 milioni di euro raccolti solo nel 2006 e ridistribuiti per 5 mila progetti in tutto il mondo, dalle Messe per i sacerdoti alle biciclette per i seminaristi. Ma, ha rivelato, è stato lo stesso Benedetto XVI, tramite lettera, a orientarli verso obiettivi di solidarietà ben precisi:

     
    “Ci ha incoraggiato prima di tutto a continuare quello che stiamo facendo, cioè un’opera pastorale, questo come priorità. Poi ha detto - e questa per me è stata una sorpresa – che sarà una bella cosa per tutti loro e ci ha raccomandato di fare di più per i mass media cattolici. Poi ha detto una cosa molto importante alla piazza, di dare ancora una mano ai cristiani in Palestina”.
     
    Nel botta e risposta con i giornalisti, un tema delicato e attuale è stato quello dei limiti al proprio raggio d’azione che alcune agenzie cattoliche subiscono o potrebbero subire proprio a motivo della loro fede. E qui, il cardinale Cordes è stato molto chiaro:

     
    “Le agenzie cattoliche devono stare molto attente a non perdere la loro libertà, prendendo soldi da donatori che finiscono con l'introdurre una mentalità nell’agenzia che non corrisponde alla missione ecclesiale. Noi, anche per reagire a questo - e si tratta di una novità - abbiamo preparato la possibilità di un ritiro spirituale per i presidenti e i direttori delle Caritas, che si terrà a Guadalajara, in Messico, per le due Americhe, la prima settimana di giugno di quest'anno”.


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    Il cordoglio del Papa per la scomparsa dell'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Christodoulos

    ◊   In un telegramma inviato al metropolita di Karystia e Skyros, Seraphim, il Papa esprime il suo profondo cordoglio per la “prematura scomparsa” dell'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Christodoulos, spentosi ieri all’età di 69 anni. Benedetto XVI ricorda con commozione la storica visita di Christodoulos in Vaticano nel dicembre del 2006 dopo che l’arcivescovo aveva dato una “fraterna accoglienza” a Giovanni Paolo II nel suo viaggio ad Atene nel maggio del 2001. Eventi – ha sottolineato il Papa – che hanno aperto “una nuova era di cordiale cooperazione” tra cattolici e ortodossi di Grecia “portando ad un aumento di contatti e ad una crescita dell’amicizia nella ricerca di una più stretta comunione nel contesto della crescente unità dell’Europa”. Il Papa, assicurando la sua “vicinanza spirituale” e le sue preghiere, auspica “che la Chiesa ortodossa di Grecia sia sostenuta dalla grazia di Dio per continuare a costruire sulle conquiste pastorali” di Christodoulos.

    I funerali si svolgeranno nella cattedrale di Atene giovedì 31 gennaio e saranno presieduti dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, mentre l’omelia sarà pronunciata dal metropolita Antimo di Salonicco. Per la Santa Sede parteciperanno il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, e mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Per la Conferenza delle Chiese Europee (KEK), ci sarà il segretario generale Colin Williams mentre per la Comunione anglicana parteciperà il vescovo di Londra Richard Chartres. Numerosi i rappresentanti del mondo ortodosso: il Patriarcato di Mosca sarà rappresentato dal metropolita Filaret di Minsk in qualità di membro permanente del Santo Sinodo. In un messaggio, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II ha parlato di “grande perdita” per “il popolo di Grecia e l’intero mondo ortodosso”.

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    Mons. Tomasi: interdire le ‘bombe a grappolo’ è un imperativo etico

    ◊   L’impegno della Chiesa per l’interdizione delle cosiddette ‘bombe a grappolo’. Intervento dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, durante la riunione - svoltasi nella città elvetica - fra esperti governativi degli Stati che aderiscono alla Convenzione sull’uso delle armi convenzionali (CCW). Il servizio di Roberta Gisotti:


    Dare “una rapida risposta al problema delle cosiddette ‘bombe a grappolo’ è un imperativo etico, conoscendo il costo elevato in vite umane, di cui la maggioranza sono civili, e soprattutto bambini”: così l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, ha fatto eco alle parole del Papa rivolte, all’inizio del 2008, al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e di cui si è fatto latore davanti all’Assemblea generale dell’ONU, nell’ottobre scorso, anche il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

     
    Da ricordare che la Convenzione sulle armi convenzionali del 1980, ha avuto lo scopo di proibire o limitare l’uso di quelle “eccessivamente dannose” e con “effetti indiscriminati”. Rivista l’ultima volta nel novembre 2006, la Convenzione ha lasciato sospesa la questione delle munizioni a grappolo, su cui i 100 Paesi firmatari hanno preso solo l’impegno di discuterne a livello di esperti gli aspetti umanitari e militari.

     
    Per questo l’arcivescovo Tomasi ha raccomandato a tutti i Paesi parte della Convenzione di arrivare a “risultati pratici che faranno o no la differenza per migliaia di persone e decine di Paesi”. Il presule ha evidenziato pure che numerosi altri Stati possono divenire produttori, utilizzatori e possessori di certe armi convenzionali e che l’uso da parte di soggetti non statali nei conflitti recenti deve indurre “ad essere vigilanti e determinati nell’agire urgentemente”. “La prevenzione – ha aggiunto il presule - dovrà essere il punto comune di un'azione concertata tra i produttori e utilizzatori attuali e quanti non lo sono ancora.”

     
    Del resto “inaccettabile” per la Santa Sede è la “necessità militare delle bombe a grappolo”, e se l’interdizione di certe armi convenzionali non ha mai messo in pericolo la sicurezza nazionale degli Stati, “il vero rischio” è il “superarmamento” e confidare su quelle armi sul piano nazionale o internazionale. Sono invece “lo sviluppo, la fiducia reciproca, la prevenzione, la creazione di condizioni di vita dignitosa” “i parametri senza i quali non si può avere né sicurezza né stabilità”. “Se la guerra ha un prezzo – ha detto l’arcivescovo Tomasi – la pace ne ha un altro”, “in ogni caso di gran lunga più modesto: “preservare la vita”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nel messaggio per la Quaresima 2008 Benedetto XVI ha ricordato il significato fondamentale dell’elemosina evangelica. “La Quaresima – scrive il Santo Padre – ci invita ad allenarci spiritualmente, anche mediante la pratica dell’elemosina, per crescere nella carità e riconoscere nei poveri Cristo stesso”.

    Intervento dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite e le Istituzioni specializzate a Ginevra. Nel testo mons. Tomasi sottolinea che “è un imperativo etico dare una rapida risposta al problema delle munizioni a grappolo”.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione del presidente USA George W. Bush.

    Nelle pagine culturali, la presentazione del volume “Erano i tempi di guerra…”, che raccoglie uno scritto di Chiara Lubich degli anni Cinquanta e un testo di Igino Giordani degli anni Settanta, per ripercorrere la storia del movimento dei Focolari. Il curatore, Michel Vandeleene propone una visione d’insieme dell’opera nell’articolo “L’onorevole divenuto bambino: le origini del movimento dei Focolari nei ricordi di Igino Giordani“.

    Articolo di Armando Rigobello dal titolo “L’audacia della ragione che fortifica la fede”: un’analisi delle riflessioni di Inos Biffi sulla figura e sull’opera di Sant’Anselmo d’Aosta, maestro della cultura monastica a cavallo tra il declino del paradigma culturale dell’età carolingia e i grandi mutamenti del XII secolo.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Betori: la fede cristiana rischia l'irrilevanza

    ◊   Mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), ha presieduto oggi la Conferenza stampa presso la nostra emittente a conclusione dei lavori del Consiglio episcopale permanente della CEI. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:


    Le contraddizioni nelle quali versa il Paese Italia - ha sottolineato mons. Giuseppe Betori - chiamano i cristiani ad offrire una testimonianza piena in tutti i campi, soprattutto declinandovi la grande speranza richiamata dalla “Spe salvi” e che ha accompagnato tutti i lavori dei vescovi italiani:

     
    “La speranza è stata riaffermata come – direi – la cifra globale con la quale i vescovi si accostano alle situazioni del presente, di cui non si nascondono tuttavia la problematicità. Per quanto riguarda temi quali il tema della vita, il tema della famiglia fondata sul matrimonio, sia sul versante sociale con la caduta di fiducia verso le istituzioni, questo venir meno della coesione sociale, e la crescita delle situazioni di povertà e di degrado ambientale”.
     
    Il segretario generale della CEI, a chiusura dei lavori del Consiglio permanente, ha parlato delle sfide che si pongono davanti agli italiani, in primo luogo davanti ai cristiani e alla Chiesa. In Italia, la fede cristiana è messa a dura prova da una duplice forma di irrilevanza:

     
    “Quella che scaturirebbe da un rinchiudersi in spazi intraecclesiali, ma anche quella legata a possibili derive di una religione puramente civile”.

     
    In questo periodo non si agisce, ha detto, per quanto riguarda vescovi e media, in un clima che ha sempre serenità:

     
    “Direi che una sottile vena anticlericale è sempre all’opera nella cultura italiana, e acquisisce credibilità qua e là sia negli ambiti culturali sia in ambiti sociali e qualche volta anche negli ambiti politici. Da questo punto di vista, quindi, noi sappiamo che non possiamo esimerci da un confronto con istanze ‘avverse’. Ma io non vedo l’avversità nei media in quanto tali, quanto piuttosto nel riflesso che queste vene anticlericali riflettono anche sul clima culturale di cui i media respirano l’aria come tutti noi”.

     
    Alle domande incalzanti dei giornalisti circa una indicazione dei vescovi per la crisi di governo in Italia, mons. Betori ha risposto citando le parole di Giovanni Paolo II: “La Chiesa non deve e non intende coinvolgersi in alcuna scelta di schieramento politico o di partito. Non si esprimono quindi preferenze per l’una o l’altra soluzione istituzionale o costituzionale o elettorale purché sia sempre rispettosa della democrazia”. Ed ha quindi espresso pieno appoggio all’operato del presidente Napolitano:

     
    “Vorrei lanciare questo messaggio ai cittadini: che possono aver fiducia in questo presidente della Repubblica, nell’amore che egli ha per il Paese e nelle sue capacità di giudizio, ovviamente all’interno delle possibilità che gli saranno permesse. A tutti, ovviamente, a tutti i soggetti politici, l’esortazione a mettere anzitutto avanti il bene comune rispetto agli interessi di parte. Questo senza dubbio”.

     
    I vescovi italiani nella loro riunione hanno quindi stabilito che i giovani e la loro educazione saranno il tema principale della prossima Assemblea generale dei vescovi dal 26 al 30 maggio. Uno spazio importante è stato dedicato ai temi ecumenici: ai vescovi è stata consegnata una bozza di documento comune per una pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia. Inoltre, per mantenere viva l’attenzione al rapporto tra fede e cultura, si è deciso di costituire un comitato finalizzato a promuovere il Progetto culturale orientato in senso cristiano. I vescovi, infine, hanno convenuto sulla necessità di redigere una lettera che sarà illustrata nella prossima Assemblea generale per fare il punto sulla riforma del sistema di sostegno economico della Chiesa in Italia.

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    Kenya: elicotteri sparano sulla folla. Appello di pace della Chiesa

    ◊   Una nuova drammatica giornata di violenze in Kenya, dove stamane elicotteri dell’esercito hanno aperto il fuoco contro una folla di manifestanti. Tra le vittime delle ultime ore un deputato dell'opposizione dell'Orange Democratic Movement di Raila Odinga, assassinato da due uomini armati mentre era in macchina davanti alla sua abitazione. La nuova escalation rischia ora di compromettere l'avvio formale del negoziato tra Kibaki e Odinga annunciato per oggi da Kofi Annan, l'ex segretario generale delle Nazioni Unite, a Nairobi dal 22 gennaio per tentare una soluzione mediata alla crisi keniota. Per un commento sulla situazione nel Paese africano Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente mons. Peter Kairo, vescovo di Nakuru, nella Rift Valley:


    R. – If the leaders take the charge of the Country …
    Se i leader assumessero le redini del Paese potrebbero cercare di prevenire gli omicidi e le distruzioni. Stanno distruggendo le strade in varie zone e anche i trasporti diventano molto difficili. A volte sono attaccate persone innocenti e poi ci sono ritorsioni. Non so come possiamo appellarci alle persone perché non si vendichino e perché possano vivere insieme ed arrivare a perdonarsi vicendevolmente.

     
    D. – Qual è il compito della Chiesa in questo momento, nel Paese?

     
    R. – The task of the Church now is reconciliation...
    Il compito principale è la riconciliazione. Chiediamo a tutti di non vendicarsi, che non ci sia la legge del “dente per dente, occhio per occhio”, ma che tutti possano perdonarsi l’uno con l’altro e lavorare insieme per costruire il nostro Paese, il Kenya, piuttosto che distruggerlo. Quello che è difficile adesso è avvicinare le due parti.

     
    D. – Alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni, possiamo ancora parlare di violenza politica o si tratta di qualcosa di peggio, come per esempio la violenza etnica?

     
    R. – You know, it concerns both…
    Si tratta di entrambe le cose. Alcune persone hanno perso tutto. Le case sono state incendiate, le persone sono state uccise, ferite. Quindi, ora vogliono vendicarsi. Se noi, la Chiesa, non parliamo della necessità di riconciliazione, di pace, affinché la vendetta venga messa da parte, sarà molto difficile che tutto questo possa finire!

     
    D. – Vuole lanciare un appello per il Kenya? Gli altri Paesi, la comunità internazionale, possono aiutarvi in qualche modo?

     
    R. – We say for prayer ...
    Chiediamo preghiere. Preghiamo anche Kofi Annan, che sta tentando di mediare tra le due parti, affinché si accordino per sedere insieme per condividere e vedere se si riesce a ristabilire la pace. Ecco: questo chiederei agli altri Paesi. Preghiamo in particolare per Kofi Annan che sta tentando di mediare, affinché le due parti riprendano a parlarsi e ad ascoltarsi, per il bene del nostro Paese, il Kenya.

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    Al via oggi all'Università Salesiana una mostra sulla Parola di Dio nelle traduzioni interconfessionali

    ◊   Al via oggi, presso l’ Università Pontificia Salesiana di Roma, la Mostra dal titolo “La Parola tradotta insieme. La Bibbia nelle iniziative cristiane comuni dal Concilio Vaticano II ad oggi”. L’evento è organizzato dall’Università Salesiana e dall’Alleanza Biblica Universale in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi convocato per ottobre dal Papa sul tema della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. La mostra resterà aperta fino al 29 aprile. Giovanni Peduto ne ha parlato con don Giorgio Zevini, decano della Facoltà di Teologia dell’Università Salesiana:


    R. - Questa mostra, che è composta da pannelli, libri antichi e moderni, da prodotti biblici anche didattici, è organizzata intorno a due sale: nella prima sala saranno esposti pannelli e libri che commentano il cammino della Parola di Dio dal Vaticano II ad oggi e l’altra sala, che potremmo chiamare “multimediale”: utilizzerà questi mezzi di comunicazione per poter annunciare, per poter far comprendere a tutti i visitatori il valore della Parola di Dio, all’interno della vita della Chiesa.

     
    D. - Come procede la cooperazione ecumenica sul fronte delle Sacre Scritture?

     
    R. – Vorrei partire proprio dalla Dei Verbum del 1965, grande documento del Concilio Vaticano II, dove si afferma, nel numero 22: “Se per una ragione di opportunità e con il consenso dell’autorità della Chiesa, queste traduzioni della Bibbia saranno fatte in collaborazione con i fratelli separati, potranno essere usate da tutti i cristiani”. Dobbiamo dire che in questi anni del post-Concilio c’è stato un grande cammino sotto questo aspetto ed una grande collaborazione soprattutto nella traduzione a livello interconfessionale ed ecumenico, che ha dato notevoli risultati. Questa Mostra vuol mettere ancora in evidenza proprio questo: il cammino che si è fatto, la grande collaborazione e l’unità che intorno alla Parola di Dio si sta creando attraverso le Chiese sorelle.

     
    D. - Il Papa ha convocato questo Sinodo per rimettere la Parola di Dio al centro della vita quotidiana dei fedeli: ma noi cristiani viviamo spesso nell’ignoranza o nel disinteresse verso la Bibbia …

     
    R. – Devo dire di sì. C’è ancora un certo distacco da parte delle grandi masse dalla Parola di Dio. Anche se dobbiamo anche riconoscere che dal Concilio Vaticano ad oggi si è fatto un grande cammino. La Parola di Dio è stata riportata veramente nella mani del Popolo di Dio. Oggi si cominciano anche a vedere i frutti di questo input che il Concilio ha dato, sottolineando il valore della Parola di Dio, attraverso le grandi esperienze che il Popolo di Dio sta facendo intorno alla Lectio. La Lectio divina è oggi diffusa – potrei direi – in tutti i continenti, all’interno delle Comunità religiose, di vita consacrata, all’interno dei gruppi, delle comunità, delle parrocchie. E’ veramente un grande movimento di massa, di Popolo di Dio che sta riscoprendo la Parola di Dio attraverso proprio questa Lectio ed attraverso le famose tappe del cammino della Lectio e cioè leggere la Parola, meditarla, pregarla e portarla nella vita.

     
    D. - Il Papa, infatti, propone spesso la Lectio divina come via per riavvicinare i cristiani alla Parola di Dio …

     
    R. – E’ proprio vero. Benedetto XVI in molti interventi ha sottolineato fortemente il valore della Parola di Dio, riportata nelle mani del popolo cristiano attraverso proprio questo itinerario e questo esercizio della Lectio divina. Lui ha parlato proprio di questo: “Se noi – tutto il Popolo di Dio – entreremo in questo cammino della Lectio divina, nella Chiesa si produrrà una primavera spirituale. Questo porterà ad una grande e nuova evangelizzazione”. Ci auguriamo che veramente queste parole profetiche del Papa, possano raggiungere l’obiettivo quanto prima.

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    Chiesa e Società



    India: nello Stato di Orissa cristiani nel mirino

    ◊   Centinaia di famiglie sono ancora senza tetto nello Stato orientale di Orissa, oltre un mese dopo le violenze dei fondamentalisti indù che hanno devastato e incendiato chiese, abitazioni e negozi dei cristiani. In molte zone del distretto di Kandhamal - riferisce l'Agenzia AsiaNews - vige ancora il coprifuoco notturno, con divieto di accesso per i giornalisti. Il tardivo e insufficiente intervento delle autorità suscita gravi interrogativi sulle responsabilità e la volontà di impedire le violenze. Secondo testimoni, la scintilla è scoppiata il 24 dicembre scorso nel villaggio Bamunigam, nel distretto di Kandhamal, dove oltre 200 estremisti hanno aggredito un gruppo di cristiani che protestavano a ragione per un’insegna che avevano posto con il permesso delle autorità, levata con la forza dai fondamentalisti. Il 25 dicembre il gruppo di estremisti, tornati all’attacco, hanno distrutto le chiese della zona di Bamunigam. Nei giorni seguenti gli aggressori hanno continuato a incendiare case e proprietà dei cristiani. Secondo testimoni, seppur presente, la polizia non è mai intervenuta. Le violenze sono continuate nei giorni successivi e ancora nei primi giorni del 2008, con minacce, aggressioni e devastazioni. Ed ora, a distanza di oltre un mese, "la situazione per i cristiani locali è molto difficile e delicata" racconta all'Agenzia Fides Mons. Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar nello Stato di Orissa. "La comunità cattolica della diocesi è ancora traumatizzata e vive nella paura" afferma il presule. "Fino ad oggi, dopo le violenze di fine dicembre, nè alla Caritas nè ad altre organizzazioni non governative - denuncia Mons. Cheenath - è stato consentito di accedere ai luoghi colpiti, per osservare, documentare, ascoltare testimonianze, assistere i profughi che hanno avuto le case ed i beni distrutti. La popolazione cristiana, dunque, sta soffrendo anche la mancanza di assistenza umanitaria e si sente abbandonata". L'arcivescovo sottolinea che "la maggioranza degli indù ci ha mostrato simpatia e solidarietà e non approva questa violenza e distruzione". Mons. Cheenath ribadisce infine le richieste inoltrate al governo: "Vogliamo pace, sicurezza, libertà, uguale trattamento rispetto a tutti gli altri cittadini". (C.C.)

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    Sri Lanka: esplode su una mina un bus scolastico. Per il vescovo di Mannar questi atti sono un crimine contro l'umanità

    ◊   "Uccidere civili e bambini è un crimine contro l’umanità. Non sappiamo più dove ci porterà questo conflitto. Urge una soluzione. Urge la pace”: così monsignor Joseph Rayappu, vescovo di Mannar nel nordovest del paese, commenta e conferma all'Agenzia Misna l’esplosione su una mina di un autobus scolastico avvenuta oggi nella zona di Madu, nella sua diocesi. Secondo un bilancio ancora da confermare, nell’esplosione sarebbero morte almeno 11 persone. Tra le vittime figurano alcuni bambini e tra i feriti anche una suora della Santa Famiglia, che insieme ad altri religiosi si trovava sul mezzo, in territorio tamil. “Nella mia diocesi - dice ancora monsignor Rayappu - si contano circa 25.000 sfollati, in fuga dai combattimenti quasi quotidiani” tra esercito di Colombo ed i separatisti delle Tigri tamil. Da alcune settimane si è inasprito il conflitto: il governo del presidente Mahinda Rajapakse è deciso più che mai a sconfiggere con le armi la ribellione nata nel 1975 a sostegno della minoranza tamil del nord e dell’est. Dopo un fine settimana segnato da decine di morti tra i combattenti, anche ieri sera erano stati registrati bombardamenti dell’aviazione governativa e altri scontri. (R.P.)

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    In Cina distrutte 399 mila case per il maltempo; allarme energia, con decine di impianti fermi

    ◊   E’ drammatica la situazione nella Cina colpita dalle peggiori nevicate degli ultimi 50 anni. Secondo il ministro per gli Affari civili, il maltempo ha colpito 77 milioni di persone. I morti sono almeno 24. Sono state distrutte 399 mila abitazioni, danneggiati 4,2 milioni di ettari di coltivazioni, con perdite economiche dirette non inferiori a 22 miliardi di yuan. In particolare, gli oltre 800 mila abitanti di Chenzhou (Hunan) sono rimasti senza energia elettrica e acqua per 5 giorni. Nella stazione di Guangzhou oltre 500 mila persone aspettano poi che sia ripristinato il treno per Pechino, fermato per la mancanza di energia nell’Hunan. Le autorità – rende noto l’agenzia Fides - tentano di impedire il massiccio arrivo di viaggiatori alla stazione. Per la neve sono anche chiuse 7 delle 8 autostrade che collegano il Guangdong all’Hunan: si calcola che siano rimasti bloccati oltre 20 mila tra autocarri carichi di merci e altri veicoli, con 60 mila persone. Nella principale stazione di Shanghai, si parla di oltre 70 mila viaggiatori in attesa. Il governo ha mobilizzato l’esercito per portare rifornimenti a cittadini e impianti di energia e togliere il ghiaccio. Ma media e cittadini rimproverano che ci sono state notizie parziali e in ritardo, specie in molte stazioni ferroviarie. “L'omissione di notizie – scrive il Beijing News – è il grande nemico dei soccorsi”. (A.L.)

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    Emergenza nazionale in Bolivia a causa dell’uragano Nina. Morto un volontario della Comunità Giovanni XXIII

    ◊   A causa dell’ondata di mal tempo in Bolivia, continua l’emergenza acqua potabile a La Paz. Oggi, per il quarto giorno consecutivo, la capitale boliviana risente della penuria di acqua dovuta alle inondazioni in tutto il Paese. Sono più di 200 mila gli abitanti rimasti senz’acqua e nei negozi stanno finendo le scorte. Cinque giorni fa il Governo ha proclamato lo “stato di emergenza nazionale” e ha fatto appello alla comunità internazionale. Immediatamente sono stati inviati in Bolivia farmaci e vettovaglie; Cile e Venezuela hanno anche messo a disposizione elicotteri per trarre in salvo gli alluvionati. L’obiettivo è di contrastare i drammatici effetti provocati dall’uragano Nina, che sembra non volersi arrestare. Finora, secondo fonti locali, i fiumi hanno sommerso migliaia di abitazioni soprattutto nelle zone della capitale e di Cochabamba. Frane e smottamenti hanno guastato le tubazioni delle città lasciando senza acqua gli abitanti. Secondo il bilancio della protezione civile, sono oltre 30 mila le famiglie alluvionate e circa 35 le vittime. Fra di esse, anche Moris Bertozzi, 36 anni, responsabile della Comunità Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi il quale ha perso la vita venerdì scorso a La Paz, quando la sua auto è stata travolta da un fiume in piena. I funerali si sono svolti ieri nel Barrio Lipari di La Paz. Moris Bertozzi, missionario italiano in Bolivia dal 1996, è stato per 10 anni il responsabile di tutte le attività e case famiglia della Bolivia. (A cura di Chiara Calace)

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    La missione della donna nella Chiesa e nella società, al centro dell'84.ma assemblea plenaria dell'episcopato della Colombia

    ◊   “La missione della donna nella Chiesa e nella società” è il tema della 84.ma assemblea plenaria dell’episcopato colombiano che si è aperta ieri a Bogotà. Nella sua relazione di apertura, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, vescovo di Tunja, oltre al tema principale ha parlato dell’accordo umanitario che la guerriglia delle FARC dovrebbe accettare per liberare numerosi sequestrati. Si è discusso anche della “nuova cultura come risposta al relativismo” e su alcuni scandali in cui sono stati coinvolti sacerdoti; al riguardo, il presule ha annunciato alcune regole per affrontare queste situazioni. Alla presenza del nuovo nunzio, mons. Aldo Cavalli, il vescovo di Tunja ha poi letto un’ampia e articolata relazione incentrata sulle grandi questioni della missione e del ruolo della donna nella Chiesa colombiana e nella società. Ricordando che la vita è un valore non negoziabile, il presidente dell’episcopato ha richiamato l’attenzione sul fatto che spesso, di fronte alla gravidanza delle donne, si sottovaluta il suo grande bisogno di aiuto e la meravigliosa prospettiva della maternità; spesso si parla, invece, solo di aborto senza nessuna considerazione per la nuova vita nel grembo della donna. Mons. Castro Quiroga, alludendo a recenti sentenze della giustizia, ha quindi sottolineato: "nessuna norma legale renderà mai eticamente accettabile la soppressione di una vita umana". E’ un fatto - ha aggiunto - che la partecipazione della donna nella pastorale è enorme: "per questo - ha sottolineato mons. Castro Quiroga - merita questa nostra plenaria sia come espressione di gratitudine sia come incoraggiamento al suo contributo ministeriale nella Chiesa, come discepolo e missionaria, perché tutti in Lui abbiano la vita in abbondanza". Il presule si è inoltre soffermato a lungo sulla realtà di povertà e sfruttamento che colpisce non solo le donne colombiane, ma anche quelle del mondo intero dove, secondo i dati dell’ONU, il 70% dei poveri sono donne. Perciò - ha spiegato mons. Castro Quiroga - “come vescovi siamo venuti per ascoltare la donna cristiana, le sue gioie, le sue speranze e le sue frustrazioni, per capire meglio i profondi cambiamenti in atto e per essere solidali con lei; dal Vangelo e dall’incontro di Aparecida possiamo offrire indicazioni per la difesa e la promozione della donna in Colombia”. Mons. Castro Quiroga è tornato quindi sulla necessità di chiudere le trattative per un accordo umanitario tra il governo e le Farc per accelerare la liberazione di decine di sequestrati. “La Chiesa - ha detto - oggi come in passato è disponibile a facilitare e ad accompagnare i processi che possono condurre alla riconciliazione e alla pace, nella verità e nella giustizia sociale tra i colombiani. Infine il presidente dell’episcopato, con riferimento ad alcune situazioni scandalose in cui sono stati coinvolti dei sacerdoti, ha elencato alcune norme, per così dire “procedurali”. “Ci addolorano e intristiscono queste situazioni che, in certi casi, non siamo stati in grado di correggere tempestivamente. Sono realtà che hanno lacerato molti fedeli e ferito il loro senso di appartenenza viva alla Chiesa"… La Chiesa - ha concluso mons. Castro Quiroga - chiede che "i processi vengano portati a termina con cura e celerità" ricordando che è un dovere "far presente alle autorità ecclesiastiche tutti i casi di cui si viene a conoscenza". (A cura di Luis Badilla)

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    Dobbiamo essere ogni giorno discepoli di Cristo: è quanto scrivono i vescovi del Guatemala al termine della loro plenaria

    ◊   “Dobbiamo sforzarci di essere ogni giorno migliori discepoli e seguaci di Gesù, suoi missionari nella nostra società. Che il Vangelo e la fede in Cristo siano il cuore della nostra cultura e delle nostre azioni”. Lo affermano i vescovi del Guatemala, ispirandosi alle conclusioni della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-Americano e dei Caraibi, nel messaggio diffuso al termine della loro assemblea plenaria. I vescovi ricordano anche alcuni avvenimenti ecclesiali importanti previsti quest’anno, tra cui la visita ad Limina, dal 3 all’8 marzo, e l’inizio dell’Anno Paolino, il 28 giugno. La visita ad Limina – scrivono - rappresenta “l’espressione della nostra comunione di fede e carità con il vescovo di Roma, successore di Pietro e pastore della Chiesa universale”; con l’Anno Paolino – proseguono – “i cristiani devono fare proprio l’invito di San Paolo a conoscere sempre meglio Gesù Cristo ed il grande amore di Dio”. Secondo i presuli è necessario “che cessi ogni violenza, specialmente quelle contro la donna; che la famiglia diventi luogo di umanizzazione e che ciascuno agisca con responsabilità nel lavoro. I vescovi del Guatemala esprimono inoltre il loro “desiderio di collaborare in tutto ciò che permetta di raggiungere il bene comune e di consolidare un’etica pubblica”, al fine di sradicare “la corruzione e la violenza”. Un accorato appello è rivolto infine al popolo del Guatemala e alle organizzazioni della società civile per “continuare nell'impegno per un futuro migliore”. (L.B.)

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    In Messico il cardinale Rivera invita i battezzati a riscoprire il Vangelo

    ◊   “Voglio esortare tutti i battezzati a rinnovare la missione di testimonianza del nome di Gesù, nel posto dove il Signore ha messo ciascuno”; con queste parole il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, ha aperto la presentazione degli orientamenti pastorali per il 2008 in Messico, intitolati “Formazione per la vita cristiana” e destinati a rilanciare la missione permanente impegnando tutte le risorse possibili. “Se ogni battezzato – ha aggiunto il porporato – diventa cosciente della sua vocazione e della sua missione, nella vita come nel lavoro, allora la luce di Cristo può manifestarsi in maniera più forte nella società”. Gli orientamenti – riferisce il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano – raccolgono i suggerimenti che i vescovi ausiliari, i sacerdoti, i religiosi e i laici hanno proposto nel corso della tredicesima assemblea diocesana dello scorso novembre 2007. Secondo il cardinale Rivera, per far fronte alla realtà attuale del Paese è necessario affidarsi a Gesù Cristo e ascoltare le indicazioni presenti nel documento di Aparecida. Si tratta – ha proseguito – di un esigenza cristiana doppia: “seguire i passi di Gesù ed essere disposti ad accettare il suo invito”. Il porporato ha inoltre chiesto la creazione di una equipe che si dedichi a tempo pieno all’elaborazione dei sussidi e dei materiali necessari alla formazione degli operatori e alla realizzazione dei rispettivi programmi. L’arcivescovo di Città del Messico ha invitato infine i cittadini a mettersi “in stato di missione”, come una realtà ecclesiale attenta all’ascolto dello spirito che “si fa presente nel mondo in tutte le sue realtà”. (A.L.)

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    Negli Stati Uniti, i vescovi salutano con favore le misure anti-recessione per i più poveri

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti hanno accolto con favore il pacchetto da 150 miliardi di dollari di aiuti all'economia americana presentato dal presidente Bush e dal governatore della Federal Riserve Bernacke. Il pacchetto ha ottenuto il via libera del Congresso e interessa 117 milioni di famiglie, migliaia di imprese ed è pari all'1% del PIL. L’obiettivo è di arginare la crisi dei mutui facili e dare fiato all'economia puntando a creare nuovi posti di lavoro con rimborsi e sgravi fiscali per investimenti aziendali e spese dei consumatori. Per i vescovi americani si tratta di mosse che vanno nella direzione giusta, poiché rivolgono la loro attenzione alle categorie più povere e vulnerabili. Questo il senso della lettera indirizzata al segretario del Tesoro, Henry Paulson, dal presidente della Commissione episcopale giustizia e sviluppo umano, mons. William Murhy: “La voce dei poveri - si legge nel documento - non è sempre ascoltata; i poveri hanno bisogni urgenti che dovrebbero avere un’attenzione prioritaria nelle nostre coscienze e nelle vostre future scelte”. Al di là delle considerazioni economiche, sottolinea mons. Murphy, “ci sono considerazioni morali ineludibili: una buona società si misura sul modo in cui chi ha posizioni di responsabilità viene incontro ai bisogni dei suoi membri più vulnerabili, in particolare i più bisognosi”. La crisi innescata dalla pratica dei mutui facili subprime sta colpendo milioni di famiglie americane, soprattutto giovani e precari che hanno comprato casa, aumentando le fila dei nuovi poveri, come ha confermato nei giorni scorsi il presidente di Catholic Charities USA, padre Larry Snyder. Le persone che si rivolgono alle organizzazioni caritative cattoliche negli Stati Uniti – ha detto - sono aumentate in modo significativo in questi ultimi anni, arrivando a 8 milioni nel 2006. (L.Z.)

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    Filippine: i vescovi chiedono ai parlamentari una seria riforma agraria per combattere la povertà

    ◊   I vescovi delle Filippine hanno chiesto al Congresso di Manila di aggiornare la riforma agraria in vigore dal 1998, estendendo la sua applicazione, correggendone le storture e stanziando finanziamenti per la sua effettiva attuazione. La richiesta è stata formulata durante un incontro con un gruppo di parlamentari nell’ambito di un seminario organizzato dalla Conferenza episcopale (CBCP) sulla povertà nelle campagne in preparazione al secondo Congresso Rurale Nazionale (NRC II) previsto quest’anno. All’incontro hanno preso parte una settantina di presuli che hanno evidenziato i limiti della riforma del 1998, la cui scadenza è il prossimo giugno. Ancora oggi le aree rurali nel Paese pagano l'eredità storica di una forte concentrazione delle terre e della ricchezza: le due riforme agrarie di quest’ultimo ventennio (la prima è del 1988), fortemente osteggiate dalle lobby dei latifondisti, si sono rivelate inadeguate e non hanno risolto la questione agraria nelle Filippine, con un conseguente aumento delle tensioni sociali nelle campagne. Tra i limiti segnalati dall’Episcopato, la mancanza di finanziamenti per la sua attuazione. Di povertà e questione agraria nelle Filippine i vescovi hanno parlato nei giorni scorsi anche con il presidente, la signora Gloria Macapagal Arroyo, cui hanno chiesto un impegno serio del governo contro le crescenti disparità sociali nel Paese. Il prossimo Congresso rurale nazionale servirà a fare il punto della situazione e un bilancio dei programmi messi in campo dalla Chiesa per promuovere lo sviluppo delle aree rurali alla luce della dottrina sociale cattolica. (L.Z.)

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    Commemorato a Pechino il centenario della morte del missionario altoatesino San Giuseppe Freinademetz

    ◊   Nella cattedrale dell’Immacolata Concezione a Pechino si è pregato ed è stata ricordata, venerdì scorso, la figura del missionario verbita altoatesino, San Giuseppe Freinademetz nel centenario della morte. Il missionario era conosciuto in Cina come padre Fu Shen-fu. Dopo la solenne celebrazione eucaristica è seguita una conferenza, alla presenza dell’ambasciatore austriaco, Martin Sajdik, e dell’ambasciatore italiano, Riccardo Sessa. Centinaia di fedeli hanno partecipato all’evento commemorativo. L’ambasciatore Sessa ha ricordato nella conferenza la vita e la missione del religioso verbita. Lasciando la cattedrale il diplomatico austriaco si è recato sulla tomba di San Freinademetz a Taikia (oggi Dai Jia Zhuang), nella cittа di Ji Ning, della provincia di Shan Dong, per rendere omaggio al Santo. San Giuseppe Freinademetz a 27 anni di età e già prete, entrò a far parte della Società del Verbo Divino a Steyl, in Olanda. Nel marzo del 1879 partì alla volta della Cina in compagnia del futuro vescovo Johann Baptist Anzer. I due missionari trascorsero un primo periodo ad Hong Kong e a Saikung. Nel 1881 fondarono la missione dello Shantung meridionale con 158 cristiani. Padre Freinademetz restò per ben 30 anni in quella missione ispirandosi allo stile adottato dal missionario gesuita, Matteo Ricci. I cinesi impararono presto ad amarlo e gli diedero il nuovo nome di Fu Shen-Fu, che significa “padre della fortuna”. Fu proclamato Beato insieme con il fondatore della Società del Verbo Divino, padre Arnold Janssen. E’ stato canonizzato il 5 ottobre 2003, da Papa Giovanni Paolo II, insieme con il fondatore della Società del Verbo Divino, Arnold Janssen e al fondatore dei comboniani, Daniele Comboni. (A.L.)

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    Terra Santa: il presidente israeliano Shimon Peres in visita al santuario dell'Annunciazione a Nazareth

    ◊   Il presidente dello Stato d'Israele, Shimon Peres, ieri si è recato in visita al santuario dell’Annunciazione a Nazareth. A riferirlo all'Agenzia Sir è padre Ricardo Bustos, superiore della fraternità francescana locale che ha accolto Peres al suo arrivo presso la basilica, insieme a mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale e ad altre personalità del mondo politico, religioso e culturale di Nazareth. “Il presidente – ha spiegato il religioso - ha visitato la basilica superiore, dove ha ascoltato alcune spiegazioni inerenti al luogo e successivamente ha pronunciato un breve discorso. Il programma, che prevedeva anche il passaggio alla grotta dell’Annunciazione, ha però subito una variazione per motivi di sicurezza, a causa di una protesta di pacifisti sulla strada di fronte al santuario. Il cambio di programma ha impedito anche l’inaugurazione di un punto informatico per la diffusione di notizie turistiche su Nazareth. Circa i pellegrinaggi, in netta crescita nel 2007, padre Bustos afferma che “al momento non registriamo pellegrini ma già dalla seconda metà di febbraio abbiamo moltissime prenotazioni. Se continua così avremo tanti pellegrini quanti ne venivano prima dello scoppio dell’Intifada del 2000”. (R.P.)

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    Prima pietra per la nuova basilica di Libreville, in Gabon

    ◊   Una basilica di grandi dimenzioni sarà costruita a Libreville, capitale del Gabon, nell’Africa Sub-Sahariana. A porre la prima pietra, con la cerimonia di benedizione, è stato il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, nel corso di una celebrazione nella cattedrale “Notre Dame de Victoire”, alla presenza di centinaia di fedeli cattolici, del capo dello Stato, di rappresentanze del governo e del corpo diplomatico. La decisione di erigere la basilica è stata presa dal presidente Omar Bongo Ondimba, ed un primo bozzetto dell’opera era stato presentato, lo scorso 12 gennaio, dall’arcivescovo di Libreville, mons. Basile Mvé Engone. Autore del progetto è l’architetto Pierre Fakhoury, conosciuto per grandiose opere, tra cui la basilica di Yamoussoukro, in Costa d’Avorio, costruita negli anni ’80 su 8000 mq, e consacrata da Giovanni Paolo II. Mons. Dominique Mamberti ha concluso ieri la missione a Libreville, iniziata giovedì scorso, quale inviato per la chiusura dell’anno giubilare dedicato a “Giovanni Paolo II”. La missione ha voluto infatti ricordare il 25° anniversario della visita del grande Papa nel Gabon, in coincidenza inoltre con due eventi: il 40° anniversario dell’inizio delle relazioni diplomatiche tra il Gabon e la Santa Sede ed il 10° anniversario dell’Accordo-quadro tra i due Stati. Durante il suo soggiorno nel Paese, a mons. Mamberti è stata anche assegnata la laurea "honoris causa" da parte dell’Università Omar Bongo. (V.V.)

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    Dagli imprenditori europei, un appello per l’attuazione dell’insegnamento sociale cristiano nel Continente

    ◊   “Gli imprenditori e dirigenti cristiani per il futuro dell’Europa”: è il tema di un Congresso internazionale che avrà luogo a Milano, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il 1° e il 2 febbraio prossimi, nel corso del quale verrà lanciato un Appello finalizzato ad attuare in Europa i principi base dell’insegnamento sociale cristiano, nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa. L’iniziativa prende il via da una proposta dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), rivolta all’organizzazione internazionale di cui fa parte, l’UNIAPAC (Union Internationale des Associations Patronales Chrétiennes; dal 1962 ''International Christian Union of Business Executives'', pur mantenendo le stesse iniziali). L’Appello al centro del Congresso scaturisce dall’intenzione degli imprenditori e dirigenti delle due Associazioni di impegnarsi maggiormente per il futuro dell’Europa, superando la logica delle pure relazioni d’affari. In altri termini, intendono aggiungere alle motivazioni di tipo economico, commerciale e di convenienza individuale, quelle attinenti a valori sociali fondamentali, quali famiglia, lavoro, ricerca scientifica e solidarietà verso gli immigrati e la vicina Africa, che rappresentano a loro avviso la “via maestra” per la realizzazione del bene comune in un mondo globalizzato. Il Congresso prevede tre tavole rotonde. La prima, sulle fonti dello sviluppo: famiglia, immigrati, pari opportunità, formazione. La seconda, sui rapporti Europa-Africa: cooperazione e microcredito come nuovo strumento per lo sviluppo. La terza, sul dialogo tra fede, scienza e industria. Sono in programma, inoltre, una riflessione sulle prospettive dell’integrazione europea e commenti sull’Appello da parte – tra gli altri - del cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, e del presidente del Parlamento Europeo, José Gil Robles. A conclusione del Congresso avrà luogo una celebrazione ecumenica nella basilica milanese di Sant’Ambrogio, presieduta dal cardinale Renato Martino, presidente del dicastero vaticano di Giustizia e Pace, insieme a mons. Atanasio di Achaia, ausiliare dell’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e del Dott. Christian Krause, già presidente del Lutherischer Weltbund. Alla celebrazione ecumenica seguirà una cena di gala con i rappresentanti dell’UNIAPAC di Belgio, Francia, Germania, Portogallo, Spagna e Italia, durante la quale il cardinale Martino rivolgerà la parola ai presenti sul tema delle radici cristiane dell’Europa. (A cura di Paolo Scappucci)

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    L’associazione dei Professionisti per l’Etica chiede al Parlamento europeo di difendere il diritto dei genitori spagnoli a scegliere l'educazione dei figli

    ◊   L’associazione dei Professionisti per l’Etica ha presentato al Parlamento europeo la “Relazione sull’educazione per la cittadinanza in Spagna: la battaglia per la libertà”, chiedendo la difesa del diritto dei genitori a scegliere l’educazione per i figli in base alle loro convinzioni morali e religiose. L’iniziativa è stata promossa da Miguel Gómez de Agüero, presidente della Rete internazionale dei professionisti per l’etica, e da José Luis Bazán, avvocato ed esperto di Diritti umani, secondo cui la materia non rispetta “la competenza dei genitori ad educare i propri figli in accordo con i loro valori morali e religiosi”. All’iniziativa ha preso parte anche Pilar del Castillo, deputata spagnola nel Parlamento europeo ed ex ministro dell’educazione; Pilar de Castillo ha affermato che i contenuti della materia “Educazione per la Cittadinanza” possono essere introdotti in altre materie, come avveniva in precedenza. Secondo la deputata spagnola, la materia “Educazione per la Cittadinanza” “è carica di ideologia” e la gravità sta nel fatto che “i genitori possono fare ben poco, visto che la materia è obbligatoria”. Per l’Associazione dei Professionisti per l’Etica – riferisce l’agenzia Fides - i contenuti della discussa materia, anziché seguire le raccomandazioni del Consiglio Europeo, introducono contenuti di ordine morale che rappresentano una intromissione inaccettabile nella sfera dei diritti dei genitori. La scelta di presentare una relazione al Parlamento Europeo rientra nella campagna internazionale che i Professionisti per l’Etica stanno conducendo. (A.L.)

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    Un libro ricorda Karel Weirich, giornalista che aiutò centinaia di cecoslovacchi ebrei internati in Italia

    ◊   Si intitola “Un giusto ritrovato” il libro che racconta la vita e la vicenda di Karel Weirich, giornalista antifascista ceco che compilò diverse liste con centinaia di nomi di cittadini cecoslovacchi ebrei internati in Italia riuscendo a salvare molti di loro. Il libro - ricorda “L’Osservatore Romano” - è stato scritto da Alberto Tronchin e ricostruisce l’opera umanitaria di Weirich attraverso l’archivio personale che egli stesso riuscì a mettere in salvo prima dell’arresto da parte dei nazisti. Figlio di un artista ceco, Karel Weirich nacque a Roma il 2 luglio 1906. Nel 1925 venne assunto come segretario presso la direzione nazionale della Pontificia opera di San Paolo apostolo. Nel 1935 una delle maggiori agenzie di stampa cecoslovacche, CTK, gli propose la corrispondenza da Roma. Dopo l’invasione nazista in Cecoslovacchia non accettò di giurare fedeltà a Hitler, venendo licenziato dall’agenzia nel novembre del 1941. “Fino ad allora – sottolinea il quotidiano della Santa Sede – ricevette da colleghi antinazisti di Praga notizie su quanto stava accadendo nel protettorato di Boemia-Moravia, traducendole in italiano per Papa Pio XII”. Dopo l’ordine di arresto di tutti gli ebrei, nel giugno 1940, Weirich decise insieme con alcuni connazionali di fondare un'associazione dedita all'assistenza dei profughi cecoslovacchi: l’Opera di San Venceslao, dedicata al re e santo patrono ceco. L’Opera aiutò sia quanti si trovavano internati nei campi di concentramento, sia quelli che vivevano nella clandestinità, molti dei quali nascosti in conventi e monasteri “aperti” per volontà del Papa. Nel periodo dell'occupazione tedesca, Weirich fu anche il principale riferimento della resistenza cecoslovacca in Italia. Per questo, venne arrestato il 1° aprile 1944 dalla Gestapo e condannato a morte da un tribunale militare tedesco. Grazie all’intervento della Santa Sede, la pena capitale venne commutata in diciotto mesi di lavori forzati da scontare nel campo di concentramento di Kolbermoor. Rimase nel campo fino al 2 maggio 1945, giorno della liberazione da parte delle truppe statunitensi. Una volta libero, Weirich tornò a Praga. Come molti altri eroi che salvarono la vita a centinaia di persone – ricorda l’agenzia Zenit - anche Weirich "non diede mai molta importanza a quanto aveva compiuto, limitandosi a dire che aveva agito così perché andava fatto". (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Giornata decisiva per la crisi di governo in Italia

    ◊   Oggi il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, conclude le consultazioni. In mattinata, si sono svolti i colloqui con i due partiti più grandi, Forza Italia e Partito Democratico. Nel pomeriggio, saliranno al Quirinale gli ex presidenti della Repubblica, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Azeglio Ciampi. Servizio di Giampiero Guadagni.


    Il nodo della crisi non è ancora sciolto. I colloqui di stamattina del presidente della Repubblica con Forza Italia e Partito democratico hanno confermato le diverse posizioni in campo. Berlusconi, in linea con quanto affermato ieri da AN e Lega, boccia tutte le ipotesi alternative alle elezioni anticipate e ribadisce che non c’è bisogno, e neppure tempo, per la riforma elettorale, dal momento che il centrosinistra non è stato in grado di cambiarla in due anni di governo. Rispondendo alle domande dei giornalisti, al termine dell’incontro con Napolitano, Berlusconi ha parlato di vergognosa disinformazione da parte di molti organi di stampa a proposito del ricorso alla piazza in caso di mancata concessione del voto. È la nostra base che ce lo chiedeva, ha spiegato il presidente di Forza Italia, ma noi abbiamo rinunciato. Da parte sua, Veltroni ha spiegato che il Partito democratico propone elezioni nella primavera del 2009 e, nel frattempo, un governo con il compito di realizzare le riforme istituzionali, a partire da quella elettorale. In subordine, Veltroni pensa ad elezioni tra qualche mese con un esecutivo istituzionale che cambi appunto la legge elettorale e dia anche risposte all’emergenza salari. Oggi, gli ultimi incontri di Napolitano con i tre presidenti emeriti della Repubblica. Già domattina la sua decisione. A tutti i partiti, Napolitano ha spiegato che è un suo preciso diritto-dovere tentare di verificare se esista una maggioranza politica. Il Quirinale, dunque, non sembra dell’idea di sciogliere le Camere. Le ipotesi sono quelle di un mandato esplorativo, oppure di un incarico vero e proprio per formare un governo che dovrebbe poi chiedere la fiducia del parlamento. In entrambi i casi, i nomi più accreditati sono quelli del presidente del Senato, Franco Marini, e del ministro dell’Interno, Giuliano Amato. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)
     
    Pakistan
    Un attacco missilistico che ha colpito una casa nel nord Waziristan, una zona tribale in Pakistan nord occidentale, ha ucciso dieci sospetti militanti islamici, 12 secondo fonti citate dalla France Presse. Per i responsabili locali dei Servizi segreti, gli uccisi erano militanti filotaleban. Abitanti del luogo hanno detto invece alla France Presse che le vittime sono tutte civili, membri di una tribù ospitati nella casa di un capo locale.

    Iraq
    Almeno 18 persone, tra cui diversi soldati e poliziotti iracheni, sono rimaste ferite questa mattina a Baghdad in seguito all'esplosione di due ordigni in due zone diverse della città. Dieci feriti per l’esplosione di un’autobomba anche a Mossul, dove ieri sono stati uccisi cinque soldati americani e dove sono in arrivo rinforzi per le truppe USA e irachene per dar vita alla cosiddetta “battaglia finale contro al Qaida” annunciata giorni fa dal premier, Nuri al Maliki.

    Emergenza freddo in Afghanistan
    Sembra migliorare la situazione meteo in Afghanistan, colpito questo inverno da un’ondata di freddo eccezionale. Almeno 300 i morti, soprattutto anziani e bambini. Il Ministero della salute afgano, due settimane fa, aveva invocato lo stato di emergenza. Al lavoro, nel tentativo di portare aiuti e sollievo alla popolazione, anche il contingente italiano impegnato anche in zone normalmente inaccessibili. Francesca Sabatinelli ha raggiunto in Afghanistan il capitano Mario Renna, portavoce del contingente italiano a Kabul.


    R. - La situazione, soprattutto nelle periferie, in particolare ad est e sud di Kabul, è sicuramente ancora critica. La neve è caduta in abbondanza e molti villaggi sono rimasti letteralmente isolati. Soltanto nel nostro distretto, sono centinaia le famiglie che sono completamente tagliate fuori. I collegamenti sono saltati. Per quanto riguarda, per esempio, l’attività di primo soccorso, abbiamo curato oltre 3 mila persone in ben ottanta attività condotte nelle ultime tre settimane, in particolare, bambini, anziani e donne.

     
    D. - Com’è attualmente la situazione?

     
    R. - È in miglioramento. Le nevicate si sono attenuate. Rimane comunque il freddo: le temperature sono molto basse. Chiaramente, le zone maggiormente colpite sono quelle fuori della capitale. L’aspetto importante nel nostro intervento è che con i nostri mezzi riusciamo a raggiungere zone che altrimenti sarebbero di difficile accesso per le organizzazioni umanitarie ed anche per le autorità locali.

    USA: l'ultimo discorso di Bush sullo stato dell'unione
    Iraq e Iran, ma anche l’economia che rallenta negli Stati Uniti, sono stati al centro delle parole di Bush al suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione. I democratici rispondono chiedendo concretezza e cooperazione nell’ultima fase del suo mandato. Il servizio di Elena Molinari:


    Sicurezza ed economia sono i due pilastri sui quali il presidente Bush ha costruito il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione. Ottimismo sul primo fronte, che ha visto il presidente americano sottolineare i progressi fatti in Iraq, grazie alla sua strategia di incremento delle truppe. E invito al Congresso ad agire in materia economica. E qui, la Casa Bianca si è detta convinta di aver fatto la sua parte, sponsorizzando un pacchetto di incentivi per evitare una recessione. “C’è preoccupazione per il futuro della nostra economia - ha detto Bush - ma nel lungo termine gli americani possono essere fiduciosi”. Nonostante il cauto ottimismo, Bush ha ammesso che la nazione dovrà fare sacrifici. “I programmi per le pensioni e per l’assistenza sanitaria degli anziani - ha affermato - stanno crescendo ad un ritmo più veloce di quello che possiamo permetterci”. Il presidente USA ha quindi promesso di firmare un decreto che metta una briglia agli stanziamenti per le spese minori del Congresso, spesso nascoste in misure più ampie. Nessuna riduzione in vista invece sul fronte militare. E per non essere ricordato come il presidente che ha fatto impantanare il Paese in una lunga guerra costosa, Bush ha sostenuto che Al Qaeda sta scappando proprio grazie alla presenza americana in Iraq. Unici toni forti, in un discorso tutto sommato dimesso, quelli riservati all’Iran. E qui Bush ha invitato ancora una volta Teheran a sospendere il suo programma di arricchimento nucleare in modo da far iniziare i negoziati. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

    Striscia di Gaza
    Agenti della polizia di Hamas sono intervenuti oggi sparando in aria per impedire che gli agenti egiziani chiudessero anche l'ultima breccia aperta sul muro di confine di Rafah, tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. La polizia egiziana, che già ieri con il supporto di Hamas aveva richiuso gran parte delle brecce lasciandone aperta soltanto una, questa mattina ha tentato di respingere alcuni camion palestinesi che stavano varcando la frontiera per fare acquisti in territorio egiziano.Gli uomini di Hamas sono intervenuti sparando in aria, e costringendo gli egiziani a desistere. Il flusso di camion è così proseguito regolarmente e la breccia è rimasta aperta.

    Libano
    Il comandante in capo dell'esercito, il generale Michel Suleiman, ha informato Hezbollah che le Forze armate libanesi hanno avviato un’inchiesta “seria” sulla morte delle nove persone uccise durante gli scontri di due giorni fa alla periferia sud di Beirut. Il comunicato, diffuso dall'agenzia ufficiale Nna, giunge all'indomani degli incontri che Suleiman ha avuto con il leader di Hezbollah, sayyed Hassan Nasrallah, e con il presidente del parlamento, Nabih Berri, leader dell'altro movimento sciita Amal. La maggior parte dei dimostranti uccisi negli scontri di domenica scorsa con l'esercito, in una zona dove la guerra civile in Libano aveva avuto inizio nel 1975, militavano nei due movimenti sciiti. Per il momento, non è stato ancora accertato come i dimostranti sciiti siano stati uccisi, ma testimoni hanno riferito di “cecchini non identificati”. Da parte sua, oggi il Consiglio supremo islamico sciita del Libano ha ammonito che il ''futuro politico del Paese'' dipende dalla “serietà” dell'inchiesta dell'esercito.

    Algeria
    L'attentato compiuto questa mattina alle 6.30 contro la sede della Brigata mobile della polizia giudiziaria di Thenia, in Cabilia (50 km ad est di Algeri), ha fatto almeno due morti e 23 feriti. Il 2 gennaio un altro commissariato della regione, quello di Naciria, ad est di Algeri, è stato colpito da un attentato suicida. Bilancio dell'esplosione: 4 morti e 25 feriti. L'11 dicembre un doppio attacco kamikaze ha colpito la sede dell'ONU e la corte costituzionale ad Algeri facendo 40 morti e decine di feriti. Tutti gli attentati sono stati rivendicati da Al Qaida per il Maghreb islamico, nuova denominazione adottata ormai un anno fa dal Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento. Da allora, l'Algeria è stata insanguinata da numerosi attentati kamikaze, una tecnica nuova per il Paese maghrebino, dove dal 1992 ad oggi il terrorismo di matrice islamica ha fatto circa 200 mila morti.

    Serbia e Unione Europea
    Il veto dell'Olanda ha impedito ieri la firma dell'Accordo di preadesione tra l'Unione Europea e la Serbia, ma i ministri degli Esteri dei 27 Stati membri hanno concordato di lanciare a Belgrado “un segnale politico forte” prima del secondo turno delle presidenziali del 3 febbraio. Ce ne parla Giovanni Maria Del Re:


    Una giornata storica: il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, non ha mancato di enfasi nel celebrare così quella che, in effetti, è l’apertura della porta dell’Europa alla Serbia. Perché questo è il messaggio che i ministri degli Esteri dei 27 hanno voluto lanciare a Belgrado con un’offerta di un accordo che in realtà è ridotto rispetto al previsto, ma comunque significativo. Ieri, a Bruxelles, i capi delle diplomazie europee erano, in effetti, chiamati a discutere della spinosa questione della firma dell’Accordo di stabilità e associazione fra l’Unione e la Serbia. Un accordo considerato l’anticamera del vero e proprio processo di adesione all’Unione Europea. L’Olanda e il Belgio hanno detto di non volere né accordo né associazione, finché la Serbia non avrà dimostrato la piena collaborazione con il Tribunale internazionale per l’ex Jugoslavia, consegnando anche l’ex generale serbo-bosniaco, Ratko Mladic, ricercato per la strage di musulmani a Srebrenica nel ’95. Tuttavia, i due Paesi hanno acconsentito di proporre una versione ridotta con un accordo di sola cooperazione con Belgrado, che comunque ha punti importanti come la creazione di un’area di libero scambio tra UE e Serbia, la facilitazione dei visti, scambi di studenti. Inoltre, una task-force dovrà occuparsi di aiutare Belgrado ad accelerare i preparativi di avvicinamento all’Europa, pronta a firmare il vero Accordo di associazione non appena saranno soddisfatte tutte le condizioni. La Serbia, è scritto nel testo, appartiene alla famiglia europea. Con questo accordo - ha dichiarato il ministro degli Esteri sloveno, Dimitrij Rupel, presidente di turno dell’UE - abbiamo fatto tre quarti del cammino. Adesso, occhi puntati sul ballottaggio del 3 febbraio: Bruxelles spera di aver dato una solida mano all’europeista, Boris Tadic, per ora in svantaggio rispetto al nazionalista, Tomislav Nicolic. (Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI)

    Colombia
    Un ordigno è esploso ieri sera nelle immediate vicinanze di una caserma di polizia in un quartiere meridionale di Bogotà causando il ferimento di almeno sette agenti di polizia, tre in modo grave, e di un civile. Lo riferiscono i media della capitale colombiana. Testimoni oculari hanno riferito che l'ordigno è stato abbandonato in un cassonetto vicino al commissariato Meissen, in località Ciudad Bolivar, ed un portavoce della polizia metropolitana ha indicato che si trattava di un chilogrammo di esplosivo R-1 mescolato con pezzi di ferro e bulloni per aumentarne il potenziale distruttivo. Lo stesso portavoce ha indicato che lo scoppio è avvenuto mentre gli agenti erano stati chiamati dai superiori per l'allestimento di squadre di ispezione notturna. Le autorità hanno offerto una ricompensa fino a 20 milioni di pesos (7.000 euro) a chi sia in grado di fornire indicazioni sui responsabili dell'attentato che non si esclude siano membri delle milizie urbane delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC)

    Russia
    Troppi impegni di governo: cosi' il primo vice premier Dmitri Medvedev, il delfino del leader del Cremlino Vladimir Putin, ha spiegato la sua decisione di rinunciare ai dibattiti in tv per le presidenziali del 2 marzo, dove i sondaggi lo danno vincitore al primo turno con percentuali tra il 60% e il 70%. Lo riferiscono oggi i media russi. Anche un altro dei quattro candidati, il leader comunista, Ghennadi Ziuganov, sembrava aver fatto la stessa scelta, ma il numero due del partito, Ivan Melnikov, ha frenato precisando che la decisione finale dovrà essere dell'intera dirigenza del partito. Rinunciare ai dibattiti sul piccolo schermo, comunque, sarebbe una marcia indietro per Ziuganov, dopo che nei giorni scorsi aveva lanciato una sfida tv proprio a Medvedev. Quest'ultimo pare aver scelto la stessa tattica di Russia Unita nelle ultime politiche di dicembre, quando il partito filo-Cremlino decise di evitare i confronti nelle tribune elettorali, sostituendoli con spot per illustrare “il piano di Putin”. Del resto, fin dalla sua nascita, nel 1999, Russia Unita non ha mai partecipato ai dibattiti elettorali in tv. Proprio oggi, la Commissione elettorale distribuirà gli spazi per i dibattiti su radio e tv, in vista della campagna elettorale che comincerà il 2 febbraio. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 29

     
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