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Sommario del 26/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Evitare le interpretazioni arbitrarie nelle cause di nullità matrimoniale: l’esortazione del Papa all'inaugurazione dell'Anno giudiziario della Rota Romana
  • "Non esiste un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera": così il Papa durante i Secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Altre udienze e nomine
  • Il Messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali: il commento di padre Lombardi
  • Al centro dell’Assemblea della ROACO la situazione drammatica dei cristiani iracheni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Franco: dare una risposta alla tragedia umanitaria di Gaza
  • Riflessioni sulla lettera del cardinale Tettamanzi a separati e divorziati
  • Giornata mondiale dei malati di lebbra: appello a vincere l'indifferenza
  • Sugli schermi in Italia il film di Carlo Lizzani "Hotel Meina"
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Il dott. Kobia, segretario del Consiglio Ecumenico delle Chiese, oggi da Chiara Lubich. Ieri l'incontro col Papa
  • In Cina, deceduto il vescovo di Kinghsien, mons. Mattia Chen Xilu
  • Visita a sorpresa di esponenti governativi all'arcivescovo di Hanoi
  • Messaggio dei vescovi del Salvador al termine dell'Assemblea ordinaria
  • Mons. Crepaldi: sì agli OGM ma in modo responsabile, giusto e solidale
  • In Mozambico le inondazioni hanno distrutto i raccolti e costretto alla fuga decine di migliaia di persone
  • Continua l’allerta in Bolivia a causa delle forti piogge
  • Rifiuti a Napoli: "la politica ha fallito" dice il cardinale Sepe che presiede una veglia di preghiera con l'esposizione straordinaria delle reliquie di San Gennaro
  • Il Movimento lavoratori di Azione cattolica organizza a Roma una due-giorni sul tema della “progettazione sociale”
  • Roma invoca Maria “Salus Populi Romani”. Domani la Messa presieduta dal cardinale Ruini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Proseguono le consultazioni al Quirinale. Il governatore della Sicilia Cuffaro si dimette
  • Il Papa e la Santa Sede



    Evitare le interpretazioni arbitrarie nelle cause di nullità matrimoniale: l’esortazione del Papa all'inaugurazione dell'Anno giudiziario della Rota Romana

    ◊   Nell’amministrazione della giustizia nella Chiesa vanno evitate interpretazioni soggettive ed arbitrarie: è quanto affermato da Benedetto XVI in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Il Papa ha ricordato che proprio quest’anno ricorre il centenario del ristabilimento del Tribunale ad opera di San Pio X. Nell’udienza ai membri della Rota Romana - guidati dal decano, mons. Antoni Stankiewicz - il Papa si è soffermato in particolare sulle cause matrimoniali. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Favorire “un clima di fiducia nell’operato dei tribunali”, evitando “l’arbitrarietà dei criteri soggettivi”: è il caloroso invito che Benedetto XVI ha rivolto ai membri della Rota Romana sottolineando l’importanza della giurisprudenza rotale specialmente nell’ambito matrimoniale. La Rota, ha riconosciuto il Papa, è chiamata all’arduo compito di “cogliere l’esistenza o meno della realtà matrimoniale, che è intrinsecamente antropologica, teologica e giuridica”. Il matrimonio, è stato il suo richiamo, va considerato “con il suo reale spessore umano e salvifico”. D’altro canto, il diritto non può essere “ridotto ad un mero insieme di regole”:

     
    “Soltanto in questo modo le massime giurisprudenziali acquistano il loro vero valore, e non diventano una compilazione di regole astratte e ripetitive, esposte al rischio di interpretazioni soggettive e arbitrarie”.

     
    Si è così soffermato sull’operato dei ministri di giustizia dei tribunali delle Chiese locali. In particolare sulle cause di nullità matrimoniale, il Papa ha richiesto uno sforzo costante per raggiungere “l’unità di criteri di giustizia” ed ha indicato il rischio che si formino delle “giurisprudenze locali sempre più distanti” dall’interpretazione delle leggi e “persino dalla dottrina della Chiesa sul matrimonio”:

     
    “Auspico che si studino i mezzi opportuni per rendere la giurisprudenza rotale sempre più manifestamente unitaria, nonché effettivamente accessibile a tutti gli operatori della giustizia, in modo da trovare uniforme applicazione in tutti i tribunali della Chiesa”.
     
    Benedetto XVI ha poi richiamato il valore degli interventi del Magistero ecclesiastico, compresi i discorsi del Papa alla Rota Romana, sulle questioni giuridiche matrimoniali. Quindi, ha concluso il suo discorso auspicando che l’impegno della Rota Romana sia vivificato con un “sempre più profondo senso ecclesiale della giustizia”, “vero servizio alla comunione salvifica”.

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    "Non esiste un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera": così il Papa durante i Secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   “Non esiste un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera”: così Benedetto XVI, durante i Secondi Vespri presieduti ieri pomeriggio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Al centro dell’omelia, anche il ricordo dell’Apostolo Paolo, “scelto da Dio per essere il suo testimone davanti a tutti gli uomini” e di cui proprio ieri ricorreva la Festa della Conversione. Tra i presenti, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e il dott. Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto)

     Tre lunghi applausi hanno scandito l’ingresso di Benedetto XVI nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, affollata di fedeli e illuminata dall’oro dei mosaici. Di Saulo di Tarso, il Papa ha ricordato la “completa trasformazione, una vera e propria conversione spirituale” che lo ha reso in un istante “cieco brancolante nel buio, ma con nel cuore una grande luce” che lo avrebbe portato ad essere un ardente apostolo del Vangelo. San Paolo, però, ha aggiunto il Santo Padre, era consapevole che solo la grazia divina aveva potuto realizzare una simile conversione. Un insegnamento che ancora oggi assume un significato del tutto particolare:

    “A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, siamo ancor più coscienti di quanto l’opera della ricomposizione dell’unità, che richiede ogni nostra energia e sforzo, sia comunque infinitamente superiore alle nostre possibilità. L’unità con Dio e con i nostri fratelli e sorelle è un dono che viene dall’Alto, che scaturisce dalla comunione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo e che in essa si accresce e si perfeziona. Non è in nostro potere decidere quando o come questa unità si realizzerà pienamente. Solo Dio potrà farlo! Come San Paolo, anche noi riponiamo la nostra speranza e fiducia nella grazia di Dio che è con noi”.

     
    Ed attuale è anche, ha continuato Benedetto XVI, l’invito rivolto da San Paolo ai Tessalonicesi, quel “Pregate continuamente” scelto come tema della Settimana di preghiera di quest’anno. Cosa diventerebbe il movimento ecumenico, chiede infatti il Papa, senza la preghiera? Dove troverebbe lo “slancio supplementare” di fede, carità e speranza? Di qui, l’esortazione a desiderare costantemente l’unità dei cristiani:

    “Il nostro desiderio di unità non dovrebbe limitarsi ad occasioni sporadiche, ma divenire parte integrante di tutta la nostra vita di preghiera. Sono stati uomini e donne formati nella Parola di Dio e nella preghiera gli artigiani della riconciliazione e dell’unità in ogni fase della storia. È il cammino della preghiera che ha aperto la strada al movimento ecumenico, così come lo conosciamo oggi”.

     
    “Non esiste un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera”, ha continuato il Santo Padre che è poi tornato con la memoria alle figure-simbolo della Settimana di preghiera, come Papa Leone XIII che già nel 1895 raccomandava l’introduzione di una novena di preghiera per l’unità dei cristiani, o ancora padre Paul Wattson che cent’anni fa ideò l’Ottavario per l’unità della Chiesa. Un appuntamento ripreso e attualizzato poi nel XX sec. dall’Abbé Paul Couturier di Lione:

    “Rendiamo grazie a Dio per il grande movimento di preghiera che, da cento anni, accompagna e sostiene i credenti in Cristo nella loro ricerca di unità. La barca dell’ecumenismo non sarebbe mai uscita dal porto se non fosse stata mossa da quest’ampia corrente di preghiera e spinta dal soffio dello Spirito Santo”.

     
    La conversione, la croce e la preghiera: sono questi i tre elementi, ha proseguito Benedetto XVI citando Giovanni Paolo II, su cui si costruisce la ricerca dell’unità. Elementi che fondarono anche la vita e la testimonianza di Suor Maria Gabriella dell’Unità, religiosa trappista beatificata da Papa Wojtyla il 25 gennaio 1983 e che “non esitò a dedicare la sua giovane esistenza a questa grande causa”:

    “L’ecumenismo ha un forte bisogno, oggi come ieri, del grande 'monastero invisibile' di cui parlava l’Abbé Paul Couturier, di quella vasta comunità di cristiani di tutte le tradizioni che, senza clamore, pregano ed offrono la loro vita affinché si realizzi l’unità”.

     
    Il Santo Padre ha infine ricordato, per il prossimo 28 giugno, l’apertura dell’Anno Paolino, dedicato all’apostolo di Tarso e al suo “instancabile fervore nel costruire il Corpo di Cristo nell’unità”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche mons. Henryk Józef Nowacki, arcivescovo tit. di Blera, nunzio apostolico in Nicaragua; il sig. Carlos Luis Custer, ambasciatore di Argentina, in visita di congedo; padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù. Il Papa riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Ha quindi nominato vescovo ausiliare di České Budějovice (Repubblica Ceca) mons. Pavel Posád, finora vescovo di Litoměřice, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ptuj.

    Il Papa ha poi nominato nunzio apostolico in Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia mons. Emil Paul Tscherrig, arcivescovo titolare di Voli, finora nunzio apostolico in Corea e in Mongolia.

    Il Santo Padre ha nominato membro della Congregazione per la Dottrina della Fede il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

    Ha nominato membri della Congregazione per le Chiese Orientali i cardinali Roger Michael Mahony e Edward Michael Egan.

    Infine, il Santo Padre ha nominato consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia mons. Francesco Di Felice, del clero della diocesi di Teramo-Atri (Italia).

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    Il Messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali: il commento di padre Lombardi

    ◊   Sono state tante le reazioni e i commenti al recente Messaggio del Papa per la prossima Giornata delle comunicazioni sociali sul tema “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”. Benedetto XVI auspica che i mass media siano sempre più al servizio della verità, della giustizia e della solidarietà e denuncia il rischio che tali mezzi finiscano nelle mani di chi vuole manipolare le coscienze. Ascoltiamo in proposito il commento del nostro direttore, padre Federico Lombardi:


    Del fatto che i media oggi abbiano un influsso decisivo sulla nostra vita personale e sociale nessuno dubita. Ciò su cui invece dobbiamo interrogarci seriamente è se vengano messi al servizio del bene delle persone e del bene comune delle società. Spesso infatti abbiamo fondati motivi per dubitarne o per restarne amaramente delusi. Troppe volte – costata il Papa – “la comunicazione sembra avere la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che possiede”. Questo accade, ad esempio, quando i media non sono usati “per un corretto ruolo di informazione, ma per ‘creare’ gli eventi stessi”, o almeno per amplificarne la portata, per manipolarne la corretta lettura, o imporne una determinata interpretazione per fini ideologici, per interessi economici, politici o di qualsiasi altra natura.

     
    Non è evidentemente questa la corretta finalità della comunicazione sociale. Non si ripeterà mai a sufficienza un principio tanto apparentemente ovvio quanto fondamentale: “La parola – detta, scritta o espressa in immagini - è fatta per la verità, per dire la verità, per favorire l’incontro fra le persone nella condivisione della verità”. Non per l’inganno, non per la divisione, non per la strumentalizzazione e l’asservimento dell’altro. Non si tratta qui di sognare un mondo idilliaco. Si tratta di capire che è in gioco la qualità dell’avvenire della nostra convivenza umana. La questione è se lo straordinario potere delle meravigliose tecnologie della comunicazione nel mondo globalizzato dev’essere usato appunto come “strumento di potere”, o come occasione per far crescere la conoscenza, il dialogo e la comunione nel rispetto della libertà e della dignità dell’altro. Il servizio della verità - per i comunicatori – non è parola vuota, ma impegno morale, umile e grande, nel lavoro di ogni giorno, nell’uso di ogni parola.

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    Al centro dell’Assemblea della ROACO la situazione drammatica dei cristiani iracheni

    ◊   Si è tenuta questa settimana in Vaticano l’Assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle Opere di Assistenza alle Chiese Orientali. Al centro dei lavori, in particolare, l’Iraq, argomento che sarà ripreso nella prossima sessione, fissata per il 18 e 19 giugno. Ma cosa è emerso dall’Assemblea dei giorni scorsi? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario generale della ROACO, don Leon Lemmens:


    R. – Prima di tutto è emersa una grande premura, un grande senso di solidarietà con le sorti dei cristiani iracheni. Abbiamo, dunque, dedicato quasi la totalità dei lavori di questa sessione della ROACO proprio alla questione irachena e soprattutto a come aiutare di più i cristiani iracheni e, quindi, le loro Chiese.

     D. - La minoranza cristiana è sempre più in difficoltà: abbiamo visto gli ultimi attacchi contro le chiese. E continua la diaspora. Come aiutare queste comunità?

    R. - Come purtroppo sappiamo, ormai, la maggior parte dei cristiani iracheni vive fuori dall’Iraq: si parla infatti di circa 60 mila persone che vivono vicino ad Amman, altre 100 mila e forse anche di più vivono in Siria, altre ancora in Libano e in Turchia. Altri cristiani iracheni poi, pur vivendo in Iraq, vivono in realtà una condizione di rifugiati nel Nord del Paese. La situazione generale, dunque, dei cristiani iracheni è veramente difficilissima. Nel corso dei nostri lavori, a questo riguardo, abbiamo anzitutto analizzato quello che stiamo già facendo per questa situazione, quello che stanno facendo le Agenzie della ROACO, e in particolare la Caritas. Abbiamo potuto verificare che la Caritas è veramente molto impegnata tanto in Giordania quanto in Siria, ma anche all’interno dell’Iraq, grazie all’aiuto di tante persone e con l’apporto anche di importanti mezzi finanziari. Abbiamo anche visto come la Pontifical Mission ad Amman sia molto impegnata e cerchi di andare realmente incontro ai bisogni dei cristiani iracheni.

    D. – Suppongo che non basti quanto già si fa ma occorre molto altro impegno …

    R. - Certo è che rimane ancora molto da fare e rimane molto da fare anzitutto per tutti coloro che sono rifugiati nei Paesi limitrofi. Si ha bisogno di aiuti materiali, perché molti di questi cristiani iracheni hanno lasciato il loro Paese e non hanno più un lavoro e, dunque, non hanno alcun guadagno e poi anche perché la loro situazione legale è veramente molto precaria. Mancano poi anche le strutture pastorali che danno la possibilità di avere una vita spirituale per questi cristiani che hanno bisogno di luoghi dove radunarsi ed incontrarsi. Si pensa, si sogna quindi di riuscire a creare una parrocchia caldea proprio ad Amman, perché ancora non esiste. Sarebbe veramente importante riuscire a creare questa parrocchia, perché diventerebbe per loro un centro, attorno a cui potrebbero collegarsi ed unirsi anche tutte le altre attività assistenziali. Anche in Siria – come dicevo precedente – la Caritas ha iniziato ad operare, ma dovrebbe poter riuscire a potenziare gli aiuti materiali, perché anche qui sono ingenti i bisogni materiali. Anche qui si dovrebbe poter riuscire a mettere in piede una piccola struttura pastorale, così da poter stare vicino a questa gente. Il vescovo di Aleppo sta facendo molto proprio a questo riguardo per la zona di Aleppo, dove ovviamente è lui il vescovo.

    D. – Molto delicata è pure la situazione in Kurdistan …

    R. - Per quanto riguarda la situazione in Kurdistan bisogna dire che è difficile riuscire a farsi un’idea precisa di cosa sta succedendo, ma anche in Kurdistan si è rivelato un acuto e forte bisogno pastorale, come pure il bisogno di aiuti materiali.

    D. – A parte le analisi, concretamente quali progetti sono stati delineati?

    R. – Avendo tracciato un po’ il panorama della condizione dei cristiani iracheni, di quello che già si sta facendo, individuando anche quelle che sono state e che sono le mancanze nell’aiuto, probabilmente ben presto partiranno due missioni organizzate dalle nostre agenzie che si recheranno ad Amman e in Siria per contattare persone, enti ed organismi ed individuare cosa esattamente si possa fare e con chi farlo. Questo, quindi, per riuscire a mettere in piedi dei nuovi progetti di aiuto concreto tanto sul piano materiali ed assistenziale quanto sul piano pastorale, perché anche questo aspetto è molto importante. Un’altra missione, invece, si recherà nell’Iraq del Nord e in Kurdistan per provare a compiere lo stesso lavoro, quindi prendere contatti e sviluppare nuovi progetti di aiuto. Quello che vorremmo riuscire a fare è cercare di potenziare la vicinanza della Chiesa universale a questi cristiani iracheni.

    D. - E’ stata affrontata la questione se aprire le frontiere dell’Europa e dell’America del Nord per accogliere i rifugiati iracheni cristiani bloccati in Siria e in Giordania?

    R. - Questa questione è certamente di importanza massima per il futuro della Chiesa caldea, ma anche per il futuro stesso della Chiesa siro-ortodossa e siro-cattolica. Il primo sforzo, certamente, deve essere quello di cercare di far rimanere nella zona i cristiani iracheni e quindi il nostro impegno deve essere quello di aiutarli a restare. Ma c’è anche chi pensa, invece, che sia necessario invitare i governi dell’Europa dell’Est, dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e del Canada ad essere più disponibili nell’accoglienza di alcune persone, la cui situazione è veramente drammatica.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Benedetto XVI conclude nella Basilica di San Paolo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “L’unità con Dio e con gli altri – ha ricordato il Pontefice – si costruisce innanzitutto mediante una vita di preghiera, nella costante ricerca della volontà di Dio in Cristo Gesù verso di noi”.

    Intervista di Lucetta Scaraffia allo storico della cultura Alain Besançon sulle forme fondamentali della falsificazione del bene e sull’Anticristo oggi.

    Nelle pagine culturali, in primo piano testimonianze per la Giornata della Memoria. Cristiana Dobner ricorda la vita e l’opera di Etty Hillesum, “una donna nella Shoah”. Gaetano Vallini rievoca la figura di Karel Weirich, il giornalista che aiutò centinaia di cecoslovacchi ebrei internati in Italia. All’esperienza delle suore di Tor de’ Specchi durante i mesi dell’occupazione nazista a Roma è dedicato il contributo di Grazia Loparco.

    Nell’informazione internazionale in rilievo il Vicino Oriente. Cresce la pressione dei palestinesi di Gaza al confine con l’Egitto, mentre ad Amman, Doha e Il Cairo migliaia di persone manifestano per protestare contro l’embargo israeliano alla Striscia.

    Le giornate romane del pastore Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Franco: dare una risposta alla tragedia umanitaria di Gaza

    ◊   Israele stamani ha chiuso ai civili larghi tratti della zona di frontiera con l’Egitto, dopo l’apertura, ieri pomeriggio da parte dei miliziani di Hamas, di nuove brecce nel muro che delimita la linea di confine tra la cittadina palestinese di Rafah e la sua parte egiziana. La polizia locale, intanto, assiste impotente al continuo transito di migliaia di palestinesi in cerca di rifornimenti in territorio egiziano dopo il blocco di Gaza imposto da Israele. Ma quali sono le cause alla base di questa situazione? Federico Piana ha raccolto il commento di mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina:


    R. – La situazione a Gaza era diventata molto seria per quanto riguarda la mancanza di generi di prima necessità e dell’energia. Quindi, questa apertura che hanno provocato ai confini con l’Egitto è stata il risultato della forza della disperazione. Come questo potrà evolversi chiaramente non si sa. L’Egitto ha già detto che bisogna chiudere. Hamas dice che non chiuderanno la frontiera, ma certamente alla fine dovranno trovare un compromesso. Io mi auguro che da parte israeliana si eviti questo ricorso a misure che colpiscano tutta la popolazione.

    D. – Dobbiamo dire che migliaia di egiziani ieri hanno manifestato a Il Cairo, in sostegno dei palestinesi della Striscia di Gaza. Quindi, probabilmente l’Egitto sopporterà ancora un po’ questa situazione…

    R. – Sì, io credo che alla fine si tratti di una situazione umanitaria. Non è una situazione di terrorismo, di violenza o di altro. Quindi, certamente questa popolazione non si può lasciare a morire di fame o di infermità: non si possono curare con i rimedi più elementari o con operazioni e altri interventi. E’ una tragedia umanitaria alla quale bisogna trovare una risposta: sia l’Egitto, sia la comunità internazionale.

    D. – Mi pare di capire, però, che la comunità internazionale non si stia muovendo nel verso giusto…

    R. – Non è la prima volta che ci troviamo davanti a situazioni che magari non vengono affrontate come si dovrebbero affrontare. Queste sono le frustrazioni che si vivono quotidianamente, per i tanti problemi che affliggono tante parti dell’umanità del mondo di oggi. Dispiace che si lascino questi problemi alla loro sorte. Come si dice: “Che si arrangino”. C’è un disinteresse di fatto, anche se di principio si ripetono alle volte quelle esortazioni, quelle dichiarazioni che vogliono dire agli altri: “Dovete fare questo o quell’altro”. Sporcarsi le mani, poi, però, è un po’ difficile.

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    Riflessioni sulla lettera del cardinale Tettamanzi a separati e divorziati

    ◊   Vasta eco ha avuto la Lettera che l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha rivolto agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione. Pubblicata lunedì scorso e intitolata ‘Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito’, non presenta innovazioni dal punto di vista magisteriale ma esorta la comunità ecclesiale a un maggiore impegno di vicinanza e solidarietà verso quanti vivono situazioni familiari di difficoltà. Il servizio di Fabio Colagrande:


    L’esclusione dei fedeli divorziati e risposati dalla Comunione eucaristica è un problema ‘particolarmente doloroso’, ma occorre far capire che essi ‘non sono esclusi dal grande mistero dell'Eucaristia, dall'amore della Chiesa e dall'amore di Cristo’. Così, Benedetto XVI, nel luglio del 2005, in un dialogo con i sacerdoti della diocesi di Aosta, aveva ribadito e approfondito quel principio generale di accoglienza delle famiglie in situazione irregolare, già affermato quindici anni fa nel ‘Direttorio di pastorale familiare’ della Chiesa italiana. Oggi, la Lettera del cardinale Tettamanzi, pur non contenendo novità magisteriali, rappresenta uno stimolo per colmare un ritardo nell’applicazione pastorale. Lo conferma mons. Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della famiglia della CEI:

     
    R. – E’ una lettera che risponde in modo splendido all’attesa di molti separati, divorziati e divorziati risposati, che si sentono in qualche modo lontani dalla Chiesa o addirittura allontanati dalla Chiesa. La lettera del cardinale Tettamanzi è una lettera che si pone in un atteggiamento accogliente nella verità, ma insieme nella carità.

     
    D. – Secondo la sua esperienza pastorale, mons. Nicolli, è abbastanza viva questa consapevolezza nel tessuto ecclesiale, la necessità di accogliere o ci sono ancora dei passi da fare in avanti?

     
    R. – Direi che questa consapevolezza non è affatto penetrata nella Chiesa, almeno nel Popolo di Dio. Però, devo dire che c'è un’attenzione di molte diocesi ad occuparsi di questo problema. La presenza numerosa di tante persone che hanno fallito il progetto matrimoniale impone di occuparsi di questo tema. Auspico che questa lettera possa risvegliare anche nei cristiani, nei sacerdoti soprattutto la volontà di accoglienza e di andare incontro a queste sofferenze e a queste persone.

     
    La riprova di quanto sia urgente ridare slancio alla pastorale in Italia anche per quanto riguarda la situazione delle famiglie in difficoltà o in situazione irregolare, arriva da Emanuele Scotti, vice-presidente dell’Associazione Famiglie separate cristiane:

     
    R. – La Chiesa da tempo si è espressa con grande chiarezza a livello magisteriale. Nella prassi pastorale ancora ci sono degli spazi di grande lavoro. Questa lettera, però ci dà, anche da questo punto di vista, una grande speranza. Parla di una volontà di camminare insieme, di accoglierci. E questa è una prospettiva che già esiste, ma che viene rafforzata: quella di voler valorizzare le esperienze di chi ha vissuto sulla propria pelle queste situazioni. Per questo ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza umana e associativa. Ci sono difficoltà che sono proprie della vita dei separati, che spesso sfuggono: la difficoltà a vivere una vera bigenitorialità. Poi, ci sono difficoltà di alcuni che vivono un dramma di non facile risoluzione interiore, riguardo appunto quelle che sono le indicazioni della Chiesa. Noi diciamo che la difficoltà più grande, quella che noi con modestia ed umiltà cerchiamo di vivere nella nostra associazione, è quella di essere accolti. Molto spesso il separato si autoesclude. Questo lo dobbiamo riconoscere. Noi vogliamo vederla in positivo. Noi ci sentiamo Chiesa, noi ne facciamo parte e facciamo la nostra parte. Spesso il separato sente su di sé il peso di un giudizio che alle volte è più percepito che reale. Purtroppo esiste anche questo: nelle comunità c’è un certo pregiudizio, ci sono diversi luoghi comuni. Credo che però gesti di questo tipo siano fondamentali per ribadire la giusta prospettiva con la quale affrontare questo problema.

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    Giornata mondiale dei malati di lebbra: appello a vincere l'indifferenza

    ◊   Con l’ultima domenica di gennaio - quest’anno cade il giorno 27 - ancora una volta tutti sono chiamati a considerare il grave problema della lebbra tuttora esistente e a impegnarsi, se non altro con un aiuto economico, perché venga debellato. In Italia è impegnata in primo piano a tal riguardo l’AIFO, Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, il grande apostolo dei malati di lebbra. Sulla situazione attuale Giovanni Peduto ha intervistato la dottoressa Silvia Milella, del Servizio Progetti per l’Estero in seno all’AIFO:


    R. - I nuovi casi di lebbra registrati nel mondo nell'anno 2006 sono stati 265.661, con una lieve riduzione rispetto all'anno precedente. I Paesi più colpiti continuano ad essere India e Brasile, seguiti da Indonesia, Congo, Bangladesh, Nepal e Mozambico. Ricordiamo però che sono ancora tantissimi i casi nascosti, per cui i dati reali sono molto più elevati di quelli ufficiali. Infine, oltre alle persone con la malattia in atto, sono ancora milioni le persone che convivono con le disabilità prodotte dalla lebbra, anche se non hanno più la malattia.

     
    D. - A che punto siamo nel mondo con i piani di eliminazione della lebbra? Ci sono stati di recente dei cambiamenti nella strategia adottata dai Paesi e dalla comunità internazionale?

     
    R. - Recentemente molti Paesi hanno dichiarato di aver raggiunto l'obiettivo di eliminazione della lebbra, che significa la riduzione del numero di nuovi casi sotto la soglia di uno ogni diecimila abitanti. In realtà il concetto di eliminazione della malattia ha un valore esclusivamente statistico e le strategie che si sono poste solo questo obiettivo si sono dimostrate sbagliate. Per esempio, il Brasile ha preso atto recentemente dell'inadeguatezza della strategia di eliminazione della lebbra, e ha adottato un nuovo approccio, che integra una adeguata ricerca dei casi attivi con la cura e riabilitazione e con opportune misure di educazione e prevenzione.

     
    D. - A trent'anni dalla morte di Raoul Follereau, in che modo l'AIFO porta avanti la sua eredità, in particolare con i malati di lebbra?

     
    R. - Nei progetti sostenuti dall'AIFO sono curati il dieci per cento dei malati di lebbra di tutto il mondo. Ma l'AIFO non si limita alla cura farmacologica: seguendo l'insegnamento di Follereau, l'AIFO è impegnata attivamente nella riabilitazione fisica, sociale e lavorativa delle persone colpite da questa malattia, e al contempo nella lotta contro le cause della diffusione della lebbra, che sono la povertà, la mancanza di servizi sanitari, l'emarginazione e, soprattutto, l'indifferenza del mondo ricco. Perciò l'AIFO è impegnata anche in Italia in un'opera di sensibilizzazione del pubblico, al fine di sconfiggere quella che Follereau chiamava la lebbra dell'indifferenza e dell'egoismo.

     
    D. - Per la 55.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra, che cosa organizza l'AIFO?

     
    R. - In oltre 800 piazze di tutta Italia, il 27 gennaio l'AIFO distribuirà il "Miele della Solidarietà", vasetti di miele del mercato equo e solidale, che saranno un veicolo di sensibilizzazione del pubblico sul problema della lebbra nel mondo. L'iniziativa è sostenuta da oltre 3000 volontari, con la collaborazione di Agesci e Commercio Alternativo. Inoltre, i Testimoni di solidarietà provenienti dai Paesi in cui AIFO opera verranno in Italia per tenere incontri pubblici e per approfondire le problematiche della lebbra e della salute nei paesi del Sud del mondo. Quest'anno anche il mondo dello sport è coinvolto nella Giornata mondiale dei malati di lebbra: in particolare, l'allenatore Renzo Ulivieri ha rivolto all'AIFO un messaggio di solidarietà e l'Associazione Italiana Allenatori, da lui presieduta, ha aderito ufficialmente alla Giornata.

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    Sugli schermi in Italia il film di Carlo Lizzani "Hotel Meina"

    ◊   Ancora una volta il regista Carlo Lizzani affronta una tragica pagina della storia italiana accaduta nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, rimanendo così fedele al suo coerente impegno nei confronti di un cinema che sa fondere l’epica all’etica. Hotel Meina, da ieri sugli schermi, è la migliore testimonianza artistica per ricordare il Giorno della Memoria in ricordo dell’Olocausto, che si celebra domani. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Si riflettono ancora oggi, sulla superficie increspata del Lago Maggiore, le tragiche vicende dell'Italia sbandata e avvilita all'indomani dell'Armistizio del 1943. E molte sono le memorie coltivate dai sopravvissuti alle violenze e agli eccidi d’allora. Tra questi brucia la strage di sedici ebrei provenienti dalla Grecia ed ospiti dell'Hotel Meina che furono trucidati in una notte di settembre. Ne è stato ricavato un saggio rievocativo di Marco Nozza dal quale Lizzani, non senza qualche libertà, è riuscito a trarre un film che gli è molto caro. Sappiamo, infatti, quanto sia legato, da intellettuale integerrimo e regista coerente, alla storia del nostro Paese e alle vicende che lo hanno lacerato prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Ci sono ragioni profonde che hanno convinto il regista italiano ad affrontare questo tragico avvenimento, come lui stesso ci confida:

     
    Intanto perché si è visto che, malgrado sembrassero acquisiti e quindi neanche più da discutere l’Olocausto da una parte e la Resistenza dall’altra, ci sono stati per anni tentativi di revisionismo. Io penso che per chi questi aspetti li ha vissuti, come me, sulla propria pelle o li ha visti da vicino e può quindi testimoniarli, sia un dovere continuare a farlo. La storia è certamente complessa e non è tutto sempre così chiaro. E’, quindi, giusto anche ritornare su queste cose. Bisogna avere il coraggio di vedere sempre anche i lati oscuri ed anche delle cose belle che si sono vissute. Quando, però, il lato oscuro sembra essere addirittura portato come fosse la grande scoperta, ad esempio negare l’Olocausto, allora bisogna reagire. Credo che queste testimonianze, in forme diverse ogni volta, in questo caso nell’Hotel Meina sembrano avere un momento particolare, il momento in cui sono in gioco anche le capacità di decisione, che possono portare alla catastrofe così come alla salvezza. Mi è piaciuto cogliere questo aspetto dell’attesa della salvezza di questi ebrei e di come arriva invece poi la catastrofe.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa terza Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo ci presenta la predicazione di Gesù in Galilea: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» dice il Signore. Poi, camminando lungo il mare di Galilea, vede due pescatori che stanno gettando le reti in mare: sono due fratelli, Pietro, e Andrea, e li chiama:

    «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

     
    (musica)

     
    “Gesù cammina, cammina e chiama: Vieni, seguimi, vieni dietro a Me. E’ un ‘turbine’ che passa, una ‘colonna di fuoco’, una "grande luce”. E’ la luce vera, quella a cui tutti aspirano. E’ il Figlio di Dio che ‘cammina lungo il mare’ e vede quegli uomini e li chiama: Seguimi, seguitemi. Nessun uomo può immaginare che Dio desideri lui, proprio lui e che passi lì, proprio lì dov'è lui per chiamarlo a Sé, perché stia con Lui. Nessun uomo può lecitamente supporre che Dio lo desideri. Eppure questa è la realtà: Dio cammina ai bordi della nostra esistenza e ci vuole, ci vuole con sé. Ci può essere qualcosa di più grande, di più vero, di più nobile, di più meraviglioso, di più sensato del dirGli: Sì. Sì. Allora, solo allora, ad uno ad uno gli uomini escono fuori dai loro nascondigli tenebrosi e letali per entrare nella storia, nell'unica storia, nella Sua storia”.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Il dott. Kobia, segretario del Consiglio Ecumenico delle Chiese, oggi da Chiara Lubich. Ieri l'incontro col Papa

    ◊   Questa mattina il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, dott. Samuel Kobia, accompagnato da altri membri di quest’organismo mondiale, tra cui il vicesegretario generale dott. Lemopoulos del Patriarcato di Costantinopoli, ha fatto visita a Chiara Lubich, nella sua sede di Rocca di Papa, nei pressi di Roma, ed è intervenuto al convegno internazionale annuale a Castelgandolfo dove erano riunite 1300 volontarie, una delle diramazioni dei Focolari tra le più impegnate nel portare il rinnovamento del Vangelo nei vari ambiti della società. Sono state presentate esperienze di una volontaria impegnata in campo politico in Camerun, di una anglicana della Gran Bretagna e di una olandese della Chiesa riformata. Poi il dialogo con il dott. Kobia. Ha voluto subito fare un cenno all’incontro con Chiara. “Un momento straordinariamente commovente: Chiara, si direbbe una persona fragile, ma la potenza che viene da lei, semplicemente dallo stare con lei , mi sono reso conto di come Dio può parlarti…”. “Non possiamo non dire che Chiara è una benedizione per l’umanità!”. Poi, rispondendo alle domande ha parlato dell’incontro di ieri con il Papa: “Le parole che ci siamo scambiati sono state sul valore della preghiera in comune, fondamento del Movimento ecumenico, perché ci mette in ascolto di quello che è il centro del ministero di Gesù che è l’amore. E’ cercando di viverlo in modo concreto che possiamo costruire l’unità”. Kobia ha definito la celebrazione liturgica presieduta dal Papa ieri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura “un momento particolarmente intenso, in cui davvero l’ecumenismo è messo in pratica”. Sui programmi futuri, il dott. Kobia ha sottolineato l’impegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese contro la violenza per la pace, assunto in questo decennio. “Vorremmo che si trasformasse in un movimento delle Chiese che portano la pace e la riconciliazione. E’ il motivo stesso della nascita di Gesù se gli angeli hanno cantato: Gloria a Dio e pace in terra”. Un’ultima domanda, sul contributo del Consiglio Ecumenico delle Chiese al problema ecologico. “Molto prima che emergesse in tutta la sua drammaticità la questione ambientale, abbiamo cominciato a far maturare la consapevolezza che se non riusciamo a vedere noi uomini parte del cosmo, visto come creazione di Dio, allora si rischia di arrivare al punto in cui questo problema avrà le conseguenze di una guerra nucleare”. La sua consegna alle volontarie dei Focolari: “Continuate a portare la vostra testimonianza nel mondo”.(A cura di Carla Cotignoli)

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    In Cina, deceduto il vescovo di Kinghsien, mons. Mattia Chen Xilu

    ◊   Nei giorni scorsi è deceduto, nell’ospedale di Jizhou, mons. Mattia Chen Xilu, vescovo di Kinghsien (Jingxian/Hengshui), nella provincia cinese di Hebei. La salma di mons. Mattia Chen Xilu è rimasta esposta nella cattedrale di Jingxian, dove ogni giorno sono state celebrate Sante Messe ed è stato recitato il Santo Rosario. I solenni funerali si sono svolti, martedì scorso. Hanno partecipato all’Eucaristia tutti i sacerdoti e le religiose della diocesi di Kinghsien, un centinaio di seminaristi dell’Hebei e circa duemila fedeli. Mons. Mattia il prossimo febbraio avrebbe compiuto 80 anni. Il presule era nato il 6 febbraio del 1928, in una famiglia cattolica da generazioni. A 15 anni entrò nel seminario minore di Jingxian e proseguì gli studi in quelli di Tianjin e di Pechino. Dopo un anno trascorso come maestro di scuola elementare a Pechino, il giovane Chen entrò, a 22 anni, nel seminario maggiore di Shanghai e il 18 maggio del 1955 fu ordinato sacerdote. Dopo l’ordinazione lavorò come medico nella clinica generale di Jingxian, dedicando parte del suo tempo all’evangelizzazione. Trentenne venne condannato, con l’accusa di propaganda religiosa, a sette anni di prigione e tre di lavori forzati. Aveva 41 anni, quando don Mattia poté fare ritorno al suo paese natale, ma fu nuovamente condannato a dieci anni di lavori forzati. Nel 1979, gli fu permesso di insegnare inglese nella scuola media del suo villaggio. Don Mattia svolgeva, per quanto possibile in quel tempo, la sua missione pastorale nei giorni di sabato e di domenica, viaggiando, anche come venditore ambulante se necessario, per trovare i fedeli che erano stati dispersi e per evangelizzare nei villaggi e nelle famiglie. L’anno successivo, grazie ad una maggiore tolleranza verso la religione, poté riprendere apertamente l’attività pastorale. Di quel periodo si ricordano il suo impegno a favore del dispensario di Jingxian e l’apertura di una grande clinica oculistica, la Catholic Xi Lu Optical. Persone che collaboravano con lui in quel periodo, hanno definito don Mattia un sacerdote gentile e zelante, teologicamente ben preparato e abile nell’amministrazione, leale e capace di difendere i diritti della Chiesa. Era vicario Generale della Diocesi quando fu informato della sua candidatura all’episcopato: pur confessando di “non avere virtù per divenire vescovo”, si disse “pronto ad obbedire a qualsiasi cosa deciderà la Santa Sede”. Il 28 ottobre 1996, a 68 anni, don Mattia fu consacrato vescovo Coadiutore di Kingshien per assistere mons. Pietro Fan Wenxing, al quale egli succedette tre anni dopo. Il 12 marzo del 2002 fu colpito da un’emorragia cerebrale, che lo ha costretto a letto in coma; da allora, per sei anni, non ha più ripreso conoscenza. (A.M.)

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    Visita a sorpresa di esponenti governativi all'arcivescovo di Hanoi

    ◊   Visita a sorpresa, giovedì scorso, di una delegazione governativa vietnamita all’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet. Il gruppo era guidato dal vicepresidente del Comitato popolare della capitale, Ngo Thi Thanh Hang, la quale ha detto che la ragione della visita erano gli auguri per il prossimo capodanno lunare (il Tet). La visita viene considerata un gesto del governo per abbassare la tensione provocata dalle pacifiche manifestazioni dei cattolici ormai dal 18 dicembre in sostegno della richiesta di restituzione avanzata dalla diocesi dell’edificio che un tempo ospitava la delegazione apostolica. Tale edificio era stato poi requisito dalle autorità pubbliche ed attualmente è usato anche come ristorante. Fonti dell’arcivescovado - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno sostenuto che durante l’incontro la questione della proprietà dell’edificio non è stata discussa. Dal canto loro, le autorità hanno diffuso una dichiarazione nella quale si riconosce “il contributo offerto dall’arcivescovo e dalla comunità cattolica per la causa comune di una società di pace, uguaglianza, progresso e sviluppo”. La dichiarazione segue analoghe prese di posizione fatte, in passato, dalle autorità comuniste e appare in contrasto con i toni minacciosi usati dai rappresentanti governativi nei giorni scorsi. (A cura di Luis Badilla)

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    Messaggio dei vescovi del Salvador al termine dell'Assemblea ordinaria

    ◊   “Il documento finale di Aparecida rappresenta, per ciascuno, un’ulteriore spinta a seguire Cristo e a contribuire con maggiore dedizione alla missione della Chiesa”. Così i vescovi del Salvador a conclusione della loro Assemblea ordinaria durante la quali hanno discusso sulla situazione del Paese e sui prossimi impegni pastorali, in particolare sul primo congresso missionario salvadoregno. I presuli sottolineano che si deve “interiorizzare il documento”, dando avvio alla grande missione nel Paese. Una missione - aggiungono - “non passeggera”, ma che deve portare tutte le comunità cristiane parrocchiali, le associazioni e i movimenti apostolici a mettersi in missione. In questa prospettiva una delle prime iniziative per la Chiesa del Salvador sarà la celebrazione del primo congresso missionario, previsto a maggio, sul tema “Parrocchia, comunità missionaria”. I presuli, analizzando l’odierna realtà del Paese, si sono anche soffermati sulla legge relativa alla protezione integrale dell’infanzia e dell’adolescenza che è in fase di preparazione: hanno ribadito che la dottrina della Chiesa “proclama la difesa della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale” e riaffermato “il diritto primario dei genitori all’educazione dei propri figli”. D’altra parte, i vescovi salvadoregni nel loro documento tornano ancora una volta sulla questione dello sfruttamento delle miniere di metalli preziosi. “Su questo tema - affermano - continuiamo a sostenere che una simile attività è inaccettabile, poiché provoca un danno irreversibile alle persone e all’ecosistema”. I presuli hanno discusso anche su altri problemi allarmanti come la violenza e il carovita. Si è parlato inoltre di alcuni aspetti che riguardano le elezioni del prossimo anno. Su questa delicata questione i vescovi si sono riservati la possibilità di offrire, prossimamente, le loro indicazioni pastorali, trattandosi di “una questione molto importante per il futuro della nostra cara nazione”. Infine, i vescovi del Salvador, hanno chiesto a tutti i fedeli di pregare per il buon andamento della visita ad Limina prevista alla fine di febbraio, affinché “gli orientamenti che il Vicario di Cristo ci offrirà in questa visita, siano per noi una guida sicura nel compimento della nostra missione”. (A cura di Luis Badilla)

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    Mons. Crepaldi: sì agli OGM ma in modo responsabile, giusto e solidale

    ◊   La Chiesa è favorevole agli OGM, purché usati in maniera responsabile, giusta e solidale. Così mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, alla presentazione del rapporto Nomisma sull’utilizzo del mais geneticamente modificato. Nel suo intervento, presso la sede nazionale della Confagricoltura a Roma, il presule ha spiegato che la Chiesa, “attenta all’umanità” e non alle diverse ideologie, “dà un giudizio positivo sulla liceità degli interventi dell’uomo sulla natura, però accompagna questo intervento lecito ad un forte e chiaro senso di responsabilità”, giacché “l’uomo non è un prodotto ma un progetto”. Con riferimento al libro della Genesi, mons. Crepaldi ha precisato che “Dio assegnò all’uomo il compito di coltivare e custodire” la terra, laddove “coltivare significa intervenire, decidere, fare, non lasciare che le piante crescano a caso” e “potenziare e selezionare le piante per dare frutti migliori”. Un compito cui l’uomo deve assolvere “con prudenza”, esercitando “il discernimento etico nell’utilizzo delle biotecnologie”. Alla Santa Sede – ha sottolineato – interessano in particolare le implicazioni di questo utilizzo nella lotta alla fame nei Paesi poveri del mondo. Guardando infine al dibattito culturale sui temi dell’aborto, la fecondazione assistita, l’intervento sugli embrioni e l’utilizzo di cellule staminali embrionali, mons. Crepaldi ha ribadito che “la società a tutti i livelli si salverà se sarà capace di respingere ogni tentativo di riduzione dell’umano”. (A cura di Claudia Di Lorenzi)

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    In Mozambico le inondazioni hanno distrutto i raccolti e costretto alla fuga decine di migliaia di persone

    ◊   “Le inondazioni di quest’anno sono peggiori di quelle del 2000, non in termini di perdite umane, ma in termini di raccolto distrutto”. Così la direttrice della Croce Rossa per l’Africa australe, Françoise Le Goff, commenta la situazione di crisi che investe lo Stato africano del Mozambico a seguito delle abbondanti piogge che da settimane colpiscono una vasta area dell’Africa australe. Intervenuta ad un incontro con la stampa internazionale a Johannesburg, in Sudafrica, l’alto funzionario ha precisato che il numero degli sfollati ha raggiunto i 180mila e che di questi 57mila hanno perduto tutti i loro beni. Una crisi umanitaria che richiede l’invio di aiuti urgenti alle popolazioni colpite: la direttrice dell’organizzazione internazionale - riferisce l’agenzia Fides - ha lanciato un appello per la raccolta di 7,3 milioni di dollari, necessari per assistere per 6 mesi circa 150mila persone. Se nel 2000 le esondazioni dei fiumi causate dalle forti piogge provocarono la morte di 700 persone, quest’anno un intervento tempestivo delle autorità ha consentito di ridurre drasticamente i costi in vite umane. Sarebbero sette al momento i decessi registrati e 71mila le persone allontanate dalle zone a rischio grazie al coordinamento tra il governo mozambicano e alcune organizzazioni non governative. Anche altri Paesi sono stati duramente colpiti dalle inondazioni, tra questi Malawi, Namibia, Swaziland, Zambia, Zimbabwe e Lesotho. Il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU ha avviato la distribuzione di cibo alle vittime del disastro. (C.D.L.)

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    Continua l’allerta in Bolivia a causa delle forti piogge

    ◊   Resta alta l’emergenza maltempo in Bolivia. A partire dallo scorso novembre le forti piogge registrate in diverse zone del Paese hanno causato almeno 32 vittime, colpito duramente circa 24mila famiglie e provocato danni economici per almeno 30 milioni di dollari. Stando a quanto riferito dall’agenzia MISNA, migliaia di persone sono state evacuate negli ultimi giorni da numerosi centri abitati nella regione del Tropico di Cochabamba, principalmente a Puerto Villarroel. Qui decine di villaggi risultano alluvionati e almeno quattro fiumi minacciano di uscire dagli argini aggravando il bilancio dei danni. Secondo la stampa locale, gli aiuti stanziati dal Programma Alimentare Mondiale dell’Onu (PAM) e dalla prefettura di Cochabamba non riescono a raggiungere i centri più colpiti a causa dell’impraticabilità delle strade. “Quelli che fino a qualche giorno fa erano sentieri battuti – si legge - oggi sono veri e propri corsi d’acqua e l’unico mezzo di trasporto possibile è la canoa”. Nella capitale La Paz il maltempo ha provocato il crollo di case e ponti, mentre l’ingrossamento del Rio Grande fa temere per le sorti del dipartimento orientale di Santa Cruz, “motore economico” del Paese. Nello Stato sudamericano è in visita in questi giorni il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), José Miguel Insulza, che ha annunciato l’invio di aiuti. Mezzi aerei sono giunti intanto dal Venezuela. I meteorologi temono un peggioramento delle condizioni del tempo nei prossimi giorni. Il Presidente del Paese, Evo Morales, lo scorso lunedì aveva decretato lo stato di emergenza nazionale. (C.D.L.)

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    Rifiuti a Napoli: "la politica ha fallito" dice il cardinale Sepe che presiede una veglia di preghiera con l'esposizione straordinaria delle reliquie di San Gennaro

    ◊   La speranza è che la luce della preghiera possa illuminare “una delle notti più buie della storia della città di Napoli”. Per alimentare questa speranza ieri sono state esposte eccezionalmente in duomo le ampolle contenenti il sangue di San Gennaro, durante la veglia di preghiera indetta dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Nel corso della veglia, alla quale hanno partecipato centinaia di persone, l’arcivescovo ha sottolineato che “Napoli non può essere considerata una malattia endemica di cui soffre l’Italia”. Quindi ha lanciato un accorato appello: “Rialzati Napoli, non lasciarti vincere dal tuo dolore”, ha implorato. Poi ha aggiunto che “la politica ha fallito” e “Napoli non si salverà se non ha voglia di rialzarsi”. Il porporato ha anche detto che troppi sacchetti, “insudiciati dagli egoismi, dalle incapacità, e dalle connivenza con il malaffare” si sono ammassati come “rifiuti, sporcando non solo mani ma anche la coscienza”. L’esposizione delle ampolle di San Gennaro “fuori dal calendario liturgico” – ha affermato il cardinale - sono il segno della drammatica situazione della città campana. L’esposizione delle reliquie del Santo patrono, infatti, era già avvenuta in circostanze drammatiche come “eventi catastrofici, guerre, pestilenze, carestie e terremoti”. Oggi – ha spiegato l’arcivescovo del capoluogo campano – “nessuno può chiamarsi fuori dallo scempio di una città mai così umiliata e così in pericolo”. Un pericolo che ha avuto come teatro ieri anche la zona di Benevento, dove alla riapertura di una discarica sono seguite mobilitazioni e violente proteste. Intanto a Napoli sono scesi in campo, a fianco della gente, “i parroci di frontiera” di quartieri come Scampia, Miano e Piscinola facendo suonare le campane per lanciare un grido di aiuto. Nella provincia napoletana continua inoltre l’emergenza dei roghi, per i cumuli di rifiuti dati alle fiamme. L’area più colpita è quella compresa tra i comuni di Melito, Casoria e San Giorgio a Cremano. L’Italia avrà infine un mese di tempo per rispondere a Bruxelles sulla gestione dei rifiuti in Campania ed evitare così il deferimento alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Il Movimento lavoratori di Azione cattolica organizza a Roma una due-giorni sul tema della “progettazione sociale”

    ◊   Prende il via oggi a Roma, presso la Domus Pacis, il secondo convegno sulla progettazione sociale organizzato dal Movimento lavoratori di Azione cattolica (MLAC). Sedici i progetti presentati durante la due-giorni di studio, provenienti da altrettante diocesi italiane, che hanno partecipato al concorso d’idee su “Lavoro e pastorale”, promosso dallo stesso MLAC. Il concorso – riferisce il SIR - intende finanziare iniziative rivolte a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi d’attualità che riguardano il rapporto tra il mondo del lavoro e la dottrina sociale della Chiesa, il lavoro autonomo e la cooperazione sociale, così come l’integrazione tra cittadini italiani e stranieri. I progetti presentati propongono interventi nei settori della creazione d’impresa, l’orientamento al lavoro, la precarietà lavorativa e l’educazione alla legalità, verso i quali sono indirizzate iniziative di sensibilizzazione, formazione e informazione. “Domenica – annuncia Cristiano Nervegna, segretario nazionale del Movimento lavoratori di Azione cattolica – verrà poi proclamato e finanziato il progetto che meglio rappresenterà l’inscindibile rapporto tra evangelizzazione e promozione umana”. (C.D.L.)

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    Roma invoca Maria “Salus Populi Romani”. Domani la Messa presieduta dal cardinale Ruini

    ◊   Domani, ultima domenica di gennaio, presso la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, si celebra la festa di Maria Salus Populi Romani. Nella mattinata il cardinale vicario Camillo Ruini presiederà l’Eucarestia per chiedere aiuto e protezione alla Santa Madre di Dio per la città di Roma. La festa è il culmine di una settimana di preparativi iniziati lunedì con la recita del Rosario e la celebrazione eucaristica. Oggi la Messa sarà presieduta da mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma e rettore della Pontificia Università Lateranense, mentre ieri sera a celebrare la Messa è stato mons. Natalino Fagotto, vicario episcopale per i religiosi e le religiose per la diocesi di Roma. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Proseguono le consultazioni al Quirinale. Il governatore della Sicilia Cuffaro si dimette

    ◊   Secondo giorno di consultazioni del Capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano per risolvere la crisi apertasi con la sfiducia del senato al Governo. Oggi al quirinale le formazioni minori. Ma nella giornata politica si inserisce anche la decisione di Cuffaro di dimettersi da presidente della regione Sicilia dopo la recente condanna. Servizio di Giampiero Guadagni:


    La notizia è di poco fa. Il governatore della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, si è dimesso dal suo incarico, come sollecitato da più parti. Cuffaro era stato condannato nei giorni scorsi in primo grado a cinque anni per favoreggiamento nel processo sulle cosiddette talpe alla direzione distrettuale  antimafia di Palermo, ma sono stati esclusi suoi rapporti con Cosa Nostra. Il caso si è inserito nel conflitto tra politica e magistratura, che con l’esplodere del caso Mastella ha rappresentato una della concause della crisi di governo. Intanto le prime consultazioni al quirinale delle forze politiche minori, accompagnate dalle dichiarazioni dei leader dei partiti maggiori, confermano l’esistenza di due schieramenti trasversali. Uno è a favore di elezioni anticipate: Forza Italia, AN, Lega e Udeur. Per un governo istituzionale che realizzi almeno la riforma elettorale sono il partito democratico di Veltroni, Rifondazione comunista anche per bocca del presidente della Camera Bertinotti, e le forze sociali, cioè Confindustria e sindacati. In questo caso il candidato più gettonato è il presidente del senato Marini, che pure si chiama fuori dalla mischia. Così come esclude un suo reincarico il premier dimissionario Romano Prodi. A quanto si sa l’ipotesi di un governo istituzionale è quella privilegiata dallo stesso capo dello Stato. Napolitano ha sempre sottolineato l’esigenza di un pacchetto minimo di riforme prima di ridare la parola agli elettori. Le consultazioni si concluderanno martedì con Forza Italia e partito democratico. Il capo dello Stato lavora comunque ad una soluzione in tempi rapidi. Qualunque essa sia. La stabilità politica è infatti condizione necessaria per risolvere i problemi concreti del Paese. In questo senso c’è la sollecitazione dell’Unione Europea, che paventa un 2008 difficile per i conti pubblici italiani, in un contesto di probabile recessione internazionale. Inoltre, lavoratori dipendenti e pensionati attendono con ansia misure a favore dei salari per recuperare il loro potere d’acquisto.
     
    Libano
    E’ salito a cinque il numero delle vittime dell’attentato di ieri nel quartiere cristiano di Furn al-Shebbak, alla periferia orientale di Beirut. Nella notte è morto in ospedale uno dei feriti che versano in gravi condizioni. Si svolgeranno oggi i funerali del vero obbiettivo dell’attentato: il capitano Wissam Eid, l’ufficiale in prima linea nell'inchiesta sulla strage che nel 2005 costò la vita all'ex premier Rafik Hariri. Si segnala, intanto, la ferma condanna del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che ha inoltre esortato le “parti interessate'' affinché facilitino l'elezione di un presidente che permetta di dare stabilità al Paese. Il parlamento libanese è infatti convocato per 11 febbraio per l’elezione del capo dello Stato, rinviata ben tredici volte dallo scorso settembre.

    Afghanistan
    L’emergenza freddo sta mettendo in ginocchio l’Afghanistan. Secondo i dati forniti da Action Aid, le basse temperature, che raggiungo i 20 gradi sotto lo zero, hanno finora causato più di 300 morti, molti dei quali bambini. L'organizzazione umanitaria ha inoltre lanciato un appello per il rifornimento di generi di prima necessità da distribuire in molti villaggi, al momento completamente isolati. Le rigide condizioni meteo non fermano però le violenze della guerriglia talebana. Ieri quattro militari afghani della coalizione guidata dagli Stati Uniti sono rimasti uccisi nell’esplosione di una bomba che ha distrutto il veicolo sul quale viaggiavano. C’è grande preoccupazione, infine, per una donna americana, impegnata negli aiuti umanitari, rapita oggi a Kandahar da alcuni uomini armati. Al momento, non è stata diffusa alcuna rivendicazione o richiesta da parte dei rapitori.

    Iraq
    Non si fermano le violenze in Iraq, dove nelle ultime 24 ore si registrano almeno 7 morti in diversi scontri a fuoco e attentati della guerriglia. Fra le vittime, un esponente del movimento del leader sciita radicale Moqtada al-Sadr.

    Kenya
    Il mediatore delle Nazioni Unite per la crisi kenyana, Kofi Annan, a margine della visita nella parte occidentale del Paese africano, ha denunciato di aver assistito a “gravi abusi e alla sistematica negazione dei diritti umani”, perpetrati dopo le elezioni presidenziali "ai danni dei propri connazionali". Annan ha inoltre sollecitando un’inchiesta che accerti subito le responsabilità. Intanto, sul terreno, proseguono le violenze alimentate dal conflitto politico in atto tra il presidente rieletto, Mwai Kibaki, e il leader dell'opposizione, Raila Odinga. Nella località di Nakuru, in una provincia della Rift Valley, nelle ultime 24 ore sono state uccise almeno tredici persone. L’ultimo bilancio complessivo dei disordini supera ormai gli 800 morti, con almeno 260.000 sfollati costretti alla fuga.

    Sudafrica – crisi energetica
    Il governo sudafricano ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale a causa della scarsità di elettricità che ha colpito il Paese provocando la paralisi delle miniere d'oro, prima risorsa economica del Sudafrica. L'esecutivo ha informato che la crisi energetica non rallenterà la preparazione del Paese per ospitare i mondiali di calcio del 2010. Fra le misure che il governo intende attuare, ci sarà un innalzamento dei prezzi delle tariffe dell'elettricità e l’introduzione di razionamenti al fine di migliorare la situazione in previsione dei mondiali.

    Kosovo
    “La Russia è categoricamente contraria ad una dichiarazione di indipendenza unilaterale da parte del Kosovo”. E’ quanto confermato dal presidente russo, Vladimir Putin, durante i colloqui avuti ieri a Mosca con il presidente serbo Boris Tadic e con il premier Vojislav Kostunica. Dalla Russia anche Tadic ha ribadito che la Serbia “difenderà sempre i suoi interessi in Kosovo”. Per il Cremlino, sulla regione a maggioranza albanese non esistono "alternative ragionevoli" a quella di una risoluzione negoziata in cui le Nazioni Unite svolgano un ruolo di punta. E proprio il segretario ONU, Ban ki-Moon , si è detto molto preoccupato per il fatto che sulla questione Kosovo il Consiglio di sicurezza, di cui la Russia è membro permanente, sia così profondamente diviso.

    Olanda - Amsterdam
    E’ di un morto e quattro feriti il bilancio dell’attentato dinamitardo di questa mattina in un bar di Amsterdam. Secondo fonti della polizia olandese, la deflagrazione è stata prodotta da una bomba a mano. Non è escluso che si sia trattato di un regolamento di conti in seno alla criminalità organizzata; gli inquirenti però al momento non escludono alcuna pista. L'intera zona è stata isolata con cordoni di sicurezza.

    Svizzera - Davos
    Prosegue in Svizzera l'World Economic Forum di Davos, dove oggi si è tenuta la riunione sui rischi dei mercati a cui hanno partecipato tutti i rappresentati dei maggiori organismi economico-finaziari del mondo. Secondo le prime dichiarazioni di Angel Gurria, segretario generale dell'OCSE, “c’è preoccupazione ma non allarme per il funzionamento del sistema finanziario”.

    USA – elezioni
    A poche ore dal voto in South Carolina, sulla sponda democratica Barack Obama conferma e aumenta il suo distacco nei sondaggi dalla rivale Hillary Clinton. In questo stato del sud sarà infatti determinante il voto degli afroamericani. Intanto in Florida, dove martedì si terranno primarie cruciali per i contendenti repubblicani, il veterano John McCain è in vantaggio rispetto al mormone Mitt Romney. Ma nel Paese l’attenzione è tutta rivolta al “Super Martedì”, il 5 febbraio, quando in un solo giorno voteranno 22 Stati.

    Colombia - FARC
    “La guerriglia colombiana delle FARC potrebbe nei prossimi giorni liberare altri ostaggi”: lo ha affermato la senatrice colombiana, Piedad Cordoba. “Non vi sono dubbi che vi saranno altre liberazioni”, ha assicurato Cordoba. Non è invece dello stesso avviso il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, pessimista sulla possibilità di nuove rilasci di ostaggi. “Sul tema delle persone nelle mani delle FARC vedo un orizzonte assolutamente nero”, ha affermato durante una conferenza stampa a Caracas. (Panoramica Internazionale a cura di Marco Guerra e di Chiara Calace)  
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 26

     
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