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Sommario del 21/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La scuola cattolica ha una sua proposta educativa ma è aperta a tutti e rispetta l'identità di ciascuno: è quanto affermato dal Papa alla Congregazione per l’Educazione cattolica
  • Tutti hanno il diritto di incontrare Gesù: la Chiesa annunci con coraggio la Parola di Dio. Così il Papa in vista del Sinodo di ottobre
  • Il processo di riconciliazione nazionale al centro dell’incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente di Timor Est, Ramos-Horta
  • Nella festa di Sant'Agnese, la benedizione papale degli agnelli, la cui lana servirà per la confezione dei "sacri pallii"
  • La drammatica situazione dei cristiani in Iraq tra i temi al centro dell'assemblea della ROACO
  • Rivitalizzare la fede e pregare per l’unità dei cristiani: il programma dell’Anno Paolino, illustrato dal cardinale Cordero Lanza di Montezemolo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il nuovo preposito generale dei Gesuiti, padre Nicolás: i poveri attendono da noi il messaggio di salvezza
  • Dieci anni fa la storica visita di Giovanni Paolo II a Cuba
  • Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: pubblicato un libro sull'esicasmo, metodo di preghiera dell'oriente cristiano
  • Chiesa e Società

  • Romania: il patriarca della Chiesa ortodossa si è recato in una cattedrale cattolica per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
  • Il magistero di Bartolomeo I sulla salvaguardia del creato raccolto in un libro presentato a Firenze
  • L’arcivescovo di Sydney, il cardinale Pell, ha ricevuto il premio internazionale per la vita istituito dall’arcidiocesi di Seoul
  • La Chiesa filippina è contraria alla proposta di depenalizzare l’abbandono dei minori
  • Incontro di esponenti religiosi a Bangkok, in Thailandia, sulle sfide poste dalla diffusione dell’AIDS
  • Riunione a Lima dell'episcopato peruviano per avviare nel Paese la "Grande missione"
  • Francia: il Movimento Emmaus commemora domani il primo anniversario della morte del suo fondatore, l'Abbé Pierre
  • Servono fondi per ristrutturare la cattedrale londinese di Westminister che rischia di chiudere
  • La "Liverpool Hope University" assegna la laurea "honoris causa" in Teologia a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari
  • GMG 2008: pronti gli arrangiamenti per le Messe con il Papa e un Social Network
  • Giovedì, alla “Società Dante Alighieri” di Roma, la presentazione del libro “In Strada” di padre Chiera, da 30 anni al fianco dei meninos de rua brasiliani
  • Padre Aurelio Pérez Garcia nominato superiore della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso
  • 24 Ore nel Mondo

  • Presidenziali in Serbia: sarà ballottaggio tra l’ultranazionalista Nicolic e l’attuale presidente, il moderato Tadic
  • Il Papa e la Santa Sede



    La scuola cattolica ha una sua proposta educativa ma è aperta a tutti e rispetta l'identità di ciascuno: è quanto affermato dal Papa alla Congregazione per l’Educazione cattolica

    ◊   Di fronte alle nuove sfide della globalizzazione e del pluralismo crescente, la scuola cattolica deve interrogarsi sulla sua missione: è il richiamo di Benedetto XVI ai membri dell’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione cattolica, ricevuti stamani nella Sala Clementina in Vaticano. Il Papa ha sottolineato che l’insegnamento è “espressione della carità di Cristo” ed è la prima opera di “misericordia spirituale che la Chiesa è chiamata a compiere”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale prefetto della Congregazione, Zenon Grocholewski. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    L’educazione è “una concreta manifestazione della misericordia spirituale” e “costituisce una delle prime opere d’amore che la Chiesa ha la missione di offrire all’umanità”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo discorso alla Congregazione per l’Educazione cattolica. Un’occasione, ha detto, per ribadire che il “settore dell’educazione è particolarmente caro alla Chiesa”. E’ opportuno, ha rilevato il Santo Padre, che si rifletta su “come rendere attuale e efficace questo compito apostolico della Comunità ecclesiale, affidato alle Università cattoliche”. Quindi, soffermandosi sulla riforma degli studi ecclesiastici di filosofia, ha messo l’accento sulle sfide che devono oggi affrontare le Facoltà ecclesiastiche e gli atenei cattolici:

     
    “Le discipline ecclesiastiche, soprattutto la teologia, sono sottoposte oggi a nuovi interrogativi, in un mondo tentato, da una parte, dal razionalismo, che segue una razionalità falsamente libera e slegata da ogni riferimento religioso, e, dall’altra, dai fondamentalismi, che falsificano la vera essenza della religione con il loro incitamento alla violenza e al fanatismo".
     
    Benedetto XVI ha, così, rivolto il pensiero alla missione che oggi la scuola è chiamata a compiere in un contesto “segnato da un’evidente crisi educativa”:

     
    “La scuola cattolica, che ha come missione primaria di formare l’alunno secondo una visione antropologica integrale, pur essendo aperta a tutti e rispettando l’identità di ciascuno, non può non proporre una sua propria prospettiva educativa, umana e cristiana”.

     
    D’altro canto, il Papa ha sottolineato che oggi la scuola deve confrontarsi con “una sfida nuova” resa “ancor più acuta” dalla globalizzazione e dal pluralismo crescente, “quella cioè dell’interculturalità e dell’interreligiosità”:

     
    “L’accoglienza della pluralità culturale degli alunni e dei genitori si trova necessariamente a confrontarsi con due esigenze: da un lato, non escludere qualcuno in nome della sua appartenenza culturale o religiosa, o meglio, più sottilmente, non ignorare e dunque non annullare la sua identità; dall’altro canto, una volta riconosciuta e accolta questa diversità culturale e religiosa, non fermarsi alla pura constatazione”.
     
    Ciò, infatti, ha aggiunto, “equivarrebbe” a “negare che le culture si rispettano veramente quando si incontrano, e che gli uomini possono parlarsi, comprendersi al di là delle distanze spaziali e temporali”. Il Papa non ha mancato di offrire le sue riflessioni sulla formazione dei seminaristi, in particolare riferendosi alla riforma della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis. Ha così rilevato “l’importanza di una corretta articolazione delle diverse dimensioni della formazione sacerdotale”, seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II. D’altro canto, tale formazione “dovrà offrire ai sacerdoti orientamenti e indirizzi utili per dialogare con le culture contemporanee”:

     
    “La formazione umana e culturale va pertanto significativamente rafforzata e sostenuta anche con l’ausilio delle scienze moderne, giacché alcuni fattori sociali destabilizzanti presenti oggi nel mondo (ad esempio, la condizione di tante famiglie separate, la crisi educativa, una violenza diffusa, ecc.) rendono fragili le nuove generazioni”.

     Al tempo stesso, ha aggiunto il Papa, serve “un’adeguata formazione alla vita spirituale, che renda le comunità cristiane, in particolare le parrocchie, sempre più consapevoli della loro vocazione e capaci di rispondere in modo adeguato alla domanda di spiritualità che viene specialmente dai giovani”. Di qui, l’auspicio del Papa affinché “non manchino nella Chiesa apostoli ed evangelizzatori qualificati e responsabili”.

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    Tutti hanno il diritto di incontrare Gesù: la Chiesa annunci con coraggio la Parola di Dio. Così il Papa in vista del Sinodo di ottobre

    ◊   La Chiesa “annunci con coraggio e convinzione” la Parola di Dio perché a tutti va data “la possibilità di incontrare la Parola viva che è Gesù Cristo”. E’ quanto ha detto il Papa stamani incontrando i membri del Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, che sono riuniti in preparazione al Sinodo convocato dal 5 al 26 ottobre prossimo sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Benedetto XVI esprime le sue speranze per il prossimo Sinodo sulla Parola di Dio rilevando la dimensione comunitaria dell’esperienza sinodale alla luce della sua Enciclica Spe salvi:

    “’L'essere in comunione con Gesù Cristo - ho scritto - ci coinvolge nel suo essere «per tutti», ne fa il nostro modo di essere. Egli ci impegna per gli altri, ma solo nella comunione con Lui diventa possibile esserci veramente per gli altri’, poiché esiste una ‘connessione tra amore di Dio e responsabilità per gli uomini’ che permette di non ricadere nell’individualismo della salvezza e della speranza”.

     
    Il Papa ha sottolineato che “i grandi compiti della Comunità ecclesiale nel mondo contemporaneo” - tra i tanti, ha ricordato l’evangelizzazione e l’ecumenismo – “sono incentrati sulla Parola di Dio e nello stesso tempo sono da essa giustificati e sorretti”:

     
    “Come l’attività missionaria della Chiesa con la sua opera evangelizzatrice trova ispirazione e scopo nella rivelazione misericordiosa del Signore, il dialogo ecumenico non può basarsi su parole di sapienza umana (cfr 1 Cor 2,13) o su sagaci espedienti strategici, ma deve essere animato unicamente dal riferimento costante all’originaria Parola, che Dio ha consegnato alla sua Chiesa”.

     
    In questo ambito – ha aggiunto - la dottrina di San Paolo rivela una forza tutta speciale fondata sulla coscienza “dell’unica potenza salvifica, quella cioè dello Spirito del Signore”.
     
    “Al Signore, che egli prima perseguitò e al quale poi consacrò tutto il suo essere, Paolo restò fedele sino alla morte: possa il suo esempio essere di incoraggiamento per tutti ad accogliere la Parola della salvezza e a tradurla nella vita quotidiana in fedele sequela di Cristo”.

     
    Il Papa ritorna quindi alle sue speranze per il Sinodo del prossimo ottobre: i Padri sinodali, provenienti da tutto il mondo, si riuniranno in Vaticano ponendo al centro la Parola di Dio:

     
    “Avranno così l’opportunità di confrontarsi tra loro, ma soprattutto di unirsi in collegiale comunione per porsi in ascolto della Parola di vita, che Dio ha affidato alle cure amorevoli della sua Chiesa, perché l’annunci con coraggio e convinzione, con la parresia degli Apostoli, ai vicini e ai lontani. A tutti infatti va data, per la grazia dello Spirito Santo, la possibilità di incontrare la Parola viva che è Gesù Cristo”.

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    Il processo di riconciliazione nazionale al centro dell’incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente di Timor Est, Ramos-Horta

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza il presidente della Repubblica democratica di Timor Est, José Javier Ramos-Horta e il seguito. Nei colloqui, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “sono stati evocati i cordiali rapporti” tra Santa Sede e Timor Est, unico Paese asiatico a maggioranza cattolica assieme alle Filippine. Si è inoltre messo l’accento sulla “cooperazione esistente fra la Chiesa cattolica e lo Stato nei settori dell’educazione, della sanità e della lotta alla povertà”. Quindi, il Papa e il presidente Ramos-Horta si sono soffermati “sulla situazione politica e sociale del Paese e, in particolare, sul processo di riconciliazione nazionale” e, ancora, “sull’appoggio da parte della Comunità internazionale al consolidamento delle istituzioni democratiche” del Paese. Dopo il colloquio con il Papa, il presidente di Timor Est ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

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    Nella festa di Sant'Agnese, la benedizione papale degli agnelli, la cui lana servirà per la confezione dei "sacri pallii"

    ◊   La memoria liturgica di Sant’Agnese, che si celebra ogni 21 gennaio, ha visto compiersi il tradizionale rito della benedizione papale degli agnelli, presentati nella tarda mattinata di oggi a Benedetto XVI. La loro lana servirà per la tessitura dei sacri pallii, le insegne onorifiche che saranno consegnate dal Papa ai nuovi arcivescovi metropoliti il prossimo 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Un piccola striscia di lana che sta alla dignità di un vescovo come il Vangelo del Buon Pastore alla missione di Cristo. E’ il pallio, ricavato dalla prossima tosatura degli agnelli benedetti dal Papa e confezionato in sottili bende, larghe dai 4 ai 6 centimetri, dalle Suore di Santa Cecilia. Fino al 29 giugno, i pallii resteranno chiusi in un’urna di bronzo, dono di Benedetto XIV, conservata nella cosiddetta “nicchia dei pallii” presso la Confessione di San Pietro, dalla quale saranno prelevati per essere imposti ai nuovi arcivescovi metropoliti. I pallii recano impresse sei croci di seta nera e vengono indossati attorno alle spalle, ornati da tre spille gemmate, dette "aciculae", che anticamente tenevano fermo il paramento sul petto, sul dorso e sulla spalla sinistra. Insegna liturgica inizialmente solo dei Papi, divenne in seguito simbolo dello speciale legame con la sede petrina per quei vescovi ai quali la Sede Apostolica decideva di affidare una speciale giurisdizione: è giunto fino a noi il racconto di Papa Simmaco che, quasi 1500 anni fa, concesse il pallio a Cesario, vescovo di Arles.
     
    Secondo tradizione, la coppia di ovini che fornirà la lana dei pallii è allevata dalle religiose del convento romano di San Lorenzo in Panisperna e poi offerta al Papa dai religiosi dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi, che servono la Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura. E proprio gli agnelli accompagnano spesso nell’iconografia tradizionale la figura della Santa romana, ricordata dalla liturgia il 21 gennaio. Adolescente, subì oltraggi e un crudele martirio durante la persecuzione di Decio all’inizio del IV secolo, per aver testimoniato Cristo mentre molti fedeli si abbandonavano in massa alla defezione.

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    La drammatica situazione dei cristiani in Iraq tra i temi al centro dell'assemblea della ROACO

    ◊   Iniziano domani in Vaticano i lavori dell’assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle Opere di Assistenza alle Chiese Orientali. Tra i temi al centro dell’incontro la drammatica situazione dei cristiani in Iraq. Giovanni Peduto ne ha parlato con il segretario generale della ROACO, mons. Leon Lemmens:


    R. – Certo, la situazione dei cristiani in Iraq è drammatica, lo sappiamo. Si pensa che più della metà dei cristiani iracheni ha lasciato il Paese, ed ora si trovano soprattutto in Siria e in Giordania, in parte anche in Libano, in Turchia ... E lì stanno proprio male, perché sono bloccati, non hanno un futuro economico, umano, nemmeno hanno uno statuto legale, possono essere rimandati in Iraq ogni giorno ... Però, non è ancora il momento di tornare in Iraq, lo sappiamo bene; abbiamo sentito anche ultimamente, nelle ultime settimane, attentati dinamitardi contro le chiese in varie città dell’Iraq ... Ecco, dunque, questa è una situazione che ci preoccupa molto. Ma anche all’interno dell’Iraq stesso, ci sono cristiani che sono rifugiati dal Sud o da Baghdad verso il Nord, verso il Kurdistan; ci possono vivere, materialmente, per il momento, perché sono aiutati dal governo regionale del Kurdistan iracheno; ma anche lì mancano un po’ le prospettive a lungo termine. E certo, proprio durante questa riunione della ROACO, noi vogliamo focalizzare la nostra attenzione sulla situazione dei cristiani iracheni: come possiamo aiutarli? Questo sarà veramente il centro dell’attenzione della prossima ROACO.

     
    D. – L’attenzione della ROACO continuerà poi ad essere rivolta ai cristiani in Terra Santa…

     
    R. – Certo che i cristiani in Terra Santa stanno a cuore della ROACO da sempre, perché la terra di Gesù è la terra che ci ha dato la fede anche tramite la prima comunità, ma anche perché le Chiese in queste terre hanno una grande eredità; inoltre, loro rappresentano la presenza viva della Chiesa in questa terra di Gesù, che propongono l’accoglienza, che danno il senso cristiano di questa terra. Noi sappiamo tutti che la loro situazione certamente non è facile, soprattutto perché c’è la situazione di non-pace – diciamo così – ancora, tra Israele e Palestina, e soprattutto la situazione dei cristiani nella zona palestinese è molto preoccupante, per la mancanza di libertà di movimento e quindi anche la mancanza di una prospettiva per un futuro “umano” per i giovani che tendono ad andare via. Dunque, la ROACO da sempre – e anche oggi – continua a sostenere tanti progetti, tanto in Israele, d’altronde, dove c’è una bella comunità cristiana, soprattutto in Galilea, quanto in territorio palestinese. Penso, per esempio, alla Betlehem University, che è stata anche fondata dalla ROACO e dove oggi studiano più di 2 mila giovani palestinesi di cui almeno un terzo sono cristiani. E’ una realtà molto bella, di alto livello.

     
    D. – Naturalmente, in ogni riunione della ROACO voi pensate anche ai progetti da portare avanti ... ce ne può citare qualcuno in particolare?

     
    R. – Io penso, per esempio, al Libano: il Libano ha avuto questa guerra, nell’estate 2006, tra Hezbollah ed Israele, e in questa guerra sono stati danneggiati tantissimi edifici della Chiesa, delle varie Chiese presenti nel Sud del Libano; sono chiese ma sono anche scuole, ospedali ... Allora, all’interno della ROACO è stato compiuto uno studio sui danni subiti, sono stati raccolti tutti i dati e tra le agenzie è stato preparato un piano di aiuti per restaurare tutti questi edifici. Credo che questa sia una cosa molto bella e anche molto apprezzata dai cristiani in Libano, perché proprio nel Sud del Libano vivono i cristiani più poveri del Libano, quelli più esposti alla guerra e ad atti di terrorismo da tantissimi anni ...

     
    D. – Oltre che delle Chiese cristiane del Medio e Vicino Oriente, di quali altre Chiese si occupa la ROACO?

     
    R. – La ROACO si occupa di tutte le Chiese orientali cattoliche, dunque per esempio pensiamo all’Est europeo, alla Chiesa ucraina, alla Chiesa cattolica anche in Romania, la Chiesa cattolica in Slovacchia, in Bulgaria, in Grecia, in Turchia, anche ... Poi, c’è anche l’area dell’India, il Kerala, dove ci sono due belle chiese cattoliche di rito orientale, la Chiesa malabarese e la Chiesa malankarese, che sono ambedue ben fiorenti, vanno molto bene, hanno molte vocazioni, hanno migliaia di vocazioni tanto per il sacerdozio tanto per la vita religiosa: dunque ci sono immensi bisogni di costruzione e di mantenimento di case di formazione, di seminari ma anche di noviziati ... Questo è un ingente sforzo! Poi, queste Chiese hanno anche una grande presenza in campo umanitario, tramite dispensari, cliniche, scuole e anche loro, dunque, bussano alla porta della ROACO per essere aiutate in questo sforzo umanitario che è rivolto a tutta la gente, a tutte le persone che vivono in quell’area. Infine, c’è anche la zona dell’Eritrea e dell’Etiopia, due Paesi tra i più poveri al mondo, dove la Chiesa cattolica orientale non è tanto grande, però ha una presenza molto significativa. Per esempio, in Eritrea è la Chiesa cattolica orientale che gestisce quasi metà delle scuole e metà degli ospedali e dei dispensari. Dunque, pur essendo nel Paese una piccola minoranza, è una presenza di grande importanza per il Paese; però, loro sono poveri ed hanno bisogno di essere aiutati e molto. E le nostre agenzie lo stanno facendo, a beneficio di tutta la popolazione tanto provata.

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    Rivitalizzare la fede e pregare per l’unità dei cristiani: il programma dell’Anno Paolino, illustrato dal cardinale Cordero Lanza di Montezemolo

    ◊   2000 anni dopo la nascita dell’Apostolo delle genti, la Chiesa celebrerà l’Anno Paolino, dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009. Presentato stamane in Sala Stampa vaticana il programma di questo grande evento ecclesiale ed anche ecumenico, che avrà il suo centro nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. A tale proposito il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura ha annunciato una lettera di invito alla cerimonia di apertura dell’Anno Paolino, firmata insieme al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che verrà inviata ai massimi esponenti della cristianità. Il servizio di Roberta Gisotti:


    L’annuncio al mondo di un Anno giubilare dedicato a San Paolo era stato dato da Benedetto XVI il 28 giugno scorso, nella memoria bimillenaria dell’Apostolo delle genti, "particolarmente impegnato a portare la Buona Novella a tutti i popoli", totalmente prodigatosi - aveva sottolineato il Papa – “per l’unità e la concordia di tutti i cristiani”. E presto avremo dal Santo Padre, anche un documento di indizione di questo Anno Paolino, dove saranno stabiliti gli scopi e i benefici spirituali per i fedeli. Così ha anticipato il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura, illustrando alla stampa il fitto programma di iniziative di tipo pastorale, religioso-culturale, artistico, editoriale, riguardo i pellegrinaggi ed infine ecumenico. Un’occasione preziosa per riscoprire San Paolo, la sua vita, i suoi viaggi, i suoi scritti, approfondire i suoi insegnamenti, visitare la sua tomba e i luoghi paolini, a Roma, in Grecia ed in Turchia e rivivere i primi tempi della Chiesa ma anche, ha suggerito il porporato, un’occasione per l’uomo di oggi:

    “Permetterà di rivitalizzare la nostra fede, il nostro ruolo nella Chiesa di oggi, alla luce dei suoi insegnamenti ed infine permetterà di pregare e di operare per l’unità di tutti i cristiani in una Chiesa che sia unita e che sia vero Corpo mistico di Cristo”.

     
    Sul piano ecumenico, tante saranno le iniziative, ha aggiunto il priore dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, il reverendo dom Johannes Paul Abrahamowicz:

    “Non vogliamo prevedere troppo perché siamo su un campo di crescita, di cambiamento, di conversione di tutti quanti all’unità. Quando abbiamo iniziato a chiederci cosa fare, abbiamo deciso che il primo programma è di non fare un programma, ma di aprire gli occhi. E quindi abbiamo visto tanti pellegrini di altre confessioni, siamo andati da loro e abbiamo parlato. E da qui che nascono poi le singole iniziative”.

    Altra novità sarà la trasformazione della Cappella del Battistero, collocata tra la Basilica ed il Chiostro, in Cappella ecumenica, per offrire ai fratelli cristiani un luogo speciale di preghiera anche insieme ai cattolici, ha spiegato il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, ricordando come il Battesimo sia il sacramento che unisce tutti coloro che credono in Cristo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, nell'informazione religiosa, per l'apertura del Consiglio permanente della Cei.

    Le relazioni tra cattolici e battisti in un articolo di John A. Radano.

    Donald Bolen sulle prospettive di un dialogo nuovo fra cattolici e metodisti.

    Fard e fondotinta ad Auschwitz. La prefazione, in cultura, di Anna Foa all'opera di Giovanna De Angelis "Le donne e la Shoah" (il volume sarà presentato domani a Torino).

    Gaetano Vallini recensisce "Hotel Meina", un film sulla prima strage nazista di ebrei in Italia.

    Luca Pellegrini intervista il regista cinematografico Carlo Lizzani.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la Repubblica Democratica del Congo. Decine di civili uccisi nel Nord Kivu.

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    Oggi in Primo Piano



    Il nuovo preposito generale dei Gesuiti, padre Nicolás: i poveri attendono da noi il messaggio di salvezza

    ◊   Siamo “servitori” di una salvezza che va annunciata a tutte le nazioni, e con particolare predilezione ai poveri, perché soprattutto loro possano trovare in Dio la forza per continuare a sperare. E’ con un messaggio di grande intensità che il nuovo preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, si è rivolto ieri pomeriggio, nella Chiesa del Gesù, ai membri dell’Ordine, nella prima omelia tenuta dopo la sua elezione, avvenuta sabato scorso. Sul suo contenuto, il servizio di Alessandro De Carolis:

    (Canto "Anima Christi")
     
    “Non ti dimenticare dei poveri”. Una richiesta, quasi un sussurro, che scende nell’anima mentre tutti intorno festeggiano e si congratulano. Un sussurro che diventa il saluto “più importante” per chi è stato appena chiamato ad essere l’“Ignazio” del 21.mo secolo. E’ quanto accaduto al neo-preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, negli istanti successivi allo “shock”, come lui stesso l’ha definito, dell’elezione a capo della famiglia religiosa fondata nel 1540. All’omelia della sua prima Messa in veste di 29.mo successore di Sant’Ignazio di Loyola, padre Nicolás ha parlato a cuore aperto ai delegati della Congregazione generale di ciò che considera fondamentale nella propria missione, dettata per il suo nuovo ministero da ciò che il precedente gli ha lasciato in eredità: l’attenzione agli immigrati, ai poveri in generale, conosciuti specie nelle Filippine. “Per i poveri - ha detto ricordando alcuni colloqui avuti con gente in situazioni difficili - soltanto Dio è la forza”. E noi, ha proseguito, siamo chiamati a servirli, perché è questo che “piace” a Dio, anche se spesso l’occhio del mondo guarda alla missione cristiana con una superficialità fatta di luoghi comuni più che di reale attenzione:

     
    “I giornali, le riviste, stanno giocando in questi giorni con i ‘cliché’: il ‘papa nero’, il ‘papa bianco’, potere, incontri, discussioni, ma tutto questo è così superficiale, è così irreale. Questo è soltanto un po’ di nutrimento per coloro che amano la politica, ma non per noi. Isaia ci dice: servire dà piacere a Dio. E’ servire che conta. Servire la Chiesa, servire il mondo, servire gli uomini, servire il Vangelo”.
     
    Quello del Vangelo è un messaggio di salvezza, “il nostro è un messaggio di salvezza”, ha ripetuto padre Nicolás, citando la lettura della Messa del profeta Isaia. Un messaggio che, ha confessato, lo ha colpito per la sua insopprimibile universalità:

     
    “Il nostro Dio, la nostra fede, il nostro messaggio, la nostra salvezza sono così grandi, che non si possono mettere in un contenitore, in un Paese, in un gruppo, in una comunità, nemmeno in una comunità religiosa. Queste sono notizie di salvezza per tutte le nazioni. E’ un messaggio universale, perché il messaggio stesso è grande. E’ un messaggio che non si può ridurre a null’altro”.
     
    Ci sono “nazioni” di popoli, più ancora che geografiche - ha continuato padre Nicolás - che “chiedono il nostro aiuto”: gli esclusi anche dalla globalizzazione, gli svantaggiati, i “manipolati”: per i quali, ha detto, “la salvezza è ancora un sogno”, ma che restano comunque i candidati ideali a ricevere il “messaggio di Dio che è per tutti”:

     
    “Perché quello che conta è la salvezza, la gioia dei poveri. Quello che conta, quello che è reale, è la speranza, la salvezza, e noi vogliamo che questa salvezza si estenda. Che sia come un’esplosione di salvezza: è così che parla Isaia. Che sia una salvezza che tocchi a tutti, una salvezza secondo il cuore di Dio, la sua volontà, il suo Spirito”.

     
    (Canto "Anima Christi")

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    Dieci anni fa la storica visita di Giovanni Paolo II a Cuba

    ◊   “Rendo grazie a Dio, Signore della storia e dei nostri destini, che mi ha permesso di venire in questa terra, definita da Cristoforo Colombo come “la più bella che occhi umani abbiano mai visto”. Queste le parole, che esattamente dieci anni fa, Giovanni Paolo II pronunciò all’arrivo all’Avana, da dove iniziò uno storico pellegrinaggio apostolico. Una visita pastorale che, tra il 21 e il 26 gennaio del 1998, lo portò in quattro città da un estremo all’altro dell’isola caraibica. Il servizio di Luis Badilla Morales:


    Fra un mese, dal 20 al 26 febbraio, con la presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ospite della Chiesa cubana e delle autorità, si aprirà un anno tutto dedicato a ricordare quest’evento. In quei giorni, come ha detto lo scorso 7 gennaio Benedetto XVI, “il mio venerato predecessore fu ricevuto con affetto dalle autorità e dalla popolazione”. A Santa Clara, città dove Giovanni Paolo II celebrò la sua prima Eucaristia in terra cubana, sarà inaugurata una statua del Pontefice e presso l’Università de La Habana, dove interverrà il cardinale Bertone così come fece Giovanni Paolo II, sarà scoperta una targa commemorativa. In quest’occasione, il Papa aveva sottolineato: “L'evangelizzazione della cultura è un'elevazione della sua «anima religiosa», che le infonde un dinamismo nuovo e potente, il dinamismo dello Spirito Santo, che la porta alla massima attuazione delle sue potenzialità umane. In Cristo, ogni cultura si sente profondamente rispettata, valorizzata e amata; poiché ogni cultura è sempre aperta, nella sua più autentica parte, ai tesori della Redenzione”.

     
    Molti oggi a Cuba ricordano anche quanto il Papa disse nella sua omelia della Santa Messa sulla Piazza della Rivoluzione, all’Avana, il 25 gennaio: “I sistemi ideologici ed economici succedutisi negli ultimi secoli hanno spesso enfatizzato lo scontro come metodo, poiché contenevano nei propri programmi i germi dell'opposizione e della disunione”. Questo, aggiungeva ancora Papa Wojtyla, “ha condizionato profondamente la concezione dell'uomo e i rapporti con gli altri. Alcuni di questi sistemi hanno preteso anche di ridurre la religione alla sfera meramente individuale, spogliandola di ogni influsso o rilevanza sociale”. Giovanni Paolo II avvertiva che “uno Stato moderno non può fare dell'ateismo o della religione uno dei propri ordinamenti politici. Lo Stato, lontano da ogni fanatismo o secolarismo estremo, deve promuovere un clima sociale sereno e una legislazione adeguata, che permetta ad ogni persona e ad ogni confessione religiosa di vivere liberamente la propria fede”. Una fede, sottolineava il Papa, che possa essere espressa “negli ambiti della vita pubblica” e possa “contare su mezzi e spazi sufficienti per offrire alla vita della Nazione le proprie ricchezze spirituali, morali e civiche”.

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    Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: pubblicato un libro sull'esicasmo, metodo di preghiera dell'oriente cristiano

    ◊   L’invito a pregare continuamente è al centro della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, giunta oggi al suo quarto giorno. E proprio in questi giorni è uscito un volume dal titolo ‘Aspetti storico-religiosi del metodo di orazione esicasta’, la tipica preghiera dell’oriente cristiano, la preghiera continua, conosciuta in occidente soprattutto attraverso “I racconti del pellegrino russo”. Ma che cosa è l’esicasmo? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’autore dell’opera, Marco Toti, studioso di teologia spirituale comparata, coordinatore del Comitato scientifico dell’Associazione ‘Insieme per l’Athos’:


    R. – Il termine esicasmo deriva dalla parola greca “esichìa”, la cui traduzione più corretta probabilmente è “pace spirituale”, “silenzio”, “quiete” e potremmo dire l’equivalente del termine latino “quies contemplationis” e quindi una quiete contemplativa e non un semplice atteggiamento psicologico. L’esicasmo possiamo, quindi, definirlo come la corrente di spiritualità contemplativa che si sviluppa nella sua forma tecnica sul Monte Athos tra il XIII e il XIV secolo.

     
    D. – L’esicasmo ha avuto inizio, come lei ha detto, sul Monte Athos e … poi quale sviluppo ha avuto?

     
    R. – Anzitutto c’è da dire che ancora prima del Monte Athos c’era stata una corrente di esicasmo, definita per l’appunto “l’esicasmo sinaitico”, che si sviluppò più o meno tra il VII e l’VIII secolo sul Monte Sinai. Gli eredi di questo monachesimo sono i monaci del Monte Athos. Successivamente il Monte Athos, pur rimanendo sempre il custode di una certa forma di contemplazione dell’esicasmo, potremmo dire che ha un momento di crisi e, intorno al XVIII secolo, l’esicasmo si riprende soprattutto in Russia. C’è, quindi, una sorta di passaggio: abbastanza famosa è l’opera “I racconti del pellegrino russo”, nella quale c’è la puntualizzazione sul metodo. Ovviamente la spiritualità esicasta si manifesta poi in tutti Paesi ortodossi ed in particolar modo in Romania, dove nel XX secolo c’è stato un importantissimo movimento di rinnovamento esicasta, attraverso specificatamente il cosiddetto “rugul aprins” (il roveto ardente) che tentò di modulare l’esperienza esicasta anche come spiritualità laicale.

     
    D. – Cosa distingue la preghiera esicasta da altre forme di orazione?

     
    R. – Diciamo che in primo luogo l’esicasmo è una forma di orazione, una forma di contemplazione, che ha una caratterizzazione tecnica specifica. Il metodo esicasta si compone – oltre ovviamente all’invocazione del nome di Gesù e al fine della cosiddetta discesa della mente nel cuore – di un metodo psicofisico che è caratterizzato in primis dalla ricerca di una tecnica respiratoria, dall’assunzione di posture e dalla concentrazione su alcuni centri corporei, soprattutto il cuore.

     
    D. – In che maniera la pratica dell’orazione esicasta può avvicinare cattolici e ortodossi?

     
    R. – La spiritualità esicasta nelle sue fonti primarie si fonda sulla patristica e, secondo me, questo rappresenta un punto centrale. La riscoperta della patristica in Occidente – ovviamente già in itinere – può essere un modo abbastanza profondo ed abbastanza possibile per l’avvicinamento tra Oriente ed Occidente, tra coloro che Giovanni Paolo II, usando una bella metafora di un poeta russo, chiamò i due polmoni della Chiesa.

     
    D. – Lei perché si è appassionato a questo argomento fino a scriverne un libro?

     
    R. – L’esicasmo è un oggetto sconosciuto ancora oggi in buona parte dell’Occidente. Nel libro io cerco di spiegare che l’esicasmo non va inteso come una semplice manifestazione della spiritualità cristiana, ma proprio come il cuore e il compendio del cristianesimo, ovvero il puntare tutto sull’unico necessario, che è poi il cuore stesso della spiritualità cristiana e, quindi, la preghiera.

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    Chiesa e Società



    Romania: il patriarca della Chiesa ortodossa si è recato in una cattedrale cattolica per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

    ◊   Il Patriarca della Chiesa ortodossa rumena, Daniel Ciobotea, per la prima volta nella storia delle relazioni ecumeniche della Romania si è recato in una cattedrale cattolica, quella di Iaşi, nel nord-est del Paese, in occasione dell’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il Patriarca rumeno nella sua omelia si è soffermato sull’amicizia personale che lo lega da molto tempo al vescovo di Iaşi, mons. Petru Gherghel, sottolineando la necessità di “intensificare la preghiera per l’unità non una settimana soltanto”, ma possibilmente tutto l’anno, facendola diventare “una pratica quotidiana”. Il Patriarca della Chiesa Ortodossa rumena ha poi affermato che “il movimento di recupero dell’unità dei cristiani nel ventesimo secolo ha aiutato le Chiese a superare il loro provincialismo”, aggiungendo che questo “porta le Chiese a pensare nella fraternità, non una contro un’altra”. Dal canto suo, sulla scia della Terza Assemblea Ecumenica di Sibiu, ospitata proprio dalla Romania nel settembre scorso, mons. Gherghel ha ribadito le parole di Benedetto XVI in riferimento alla natura irreversibile dell’opzione ecumenica della Chiesa Cattolica. Suggestiva, infine, la partecipazione dei due cori, quello della chiesa cattolica e quello della cattedrale ortodossa, i quali hanno cantato insieme i medesimi canti liturgici delle due tradizioni cristiane: un segno inequivocabile che questa Settimana di preghiera per l'unità può trasformare i cuori dei credenti in altrettanti strumenti di fratellanza e unità tra uomini, popoli e Chiese. (A.D. - E.B.)

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    Il magistero di Bartolomeo I sulla salvaguardia del creato raccolto in un libro presentato a Firenze

    ◊   Presentato nella chiesa greco ortodossa di San Jacopo Apostolo di Firenze il libro ‘Grazia cosmica umile preghiera’ in cui il teologo ortodosso John Chryssavgis raccoglie il magistero del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I in materia di salvaguardia del creato, attraverso testi e documenti ordinati cronologicamente. Nell’occasione il metropolita d’Italia e Malta, Gennadios, ha sottolineato l’importanza del “pensiero ecologico” di Bartolomeo I che dimostra come – ha detto – “l’importantissimo tema della difesa dell’ambiente” non riguardi solo gli scienziati ma anche “la stessa teologica cristiana”. All’incontro era presente anche l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, il quale, dopo aver sottolineato la qualità delle motivazioni teologiche addotte del patriarca ecumenico di Costantinopoli, ha ricordato la crescente attenzione della Chiesa cattolica citando il messaggio di Benedetto XVI per la giornata della pace. Il cardinale – afferma il quotidiano Avvenire – ha anche ricordato che la Chiesa italiana ha recentemente fatto propria la giornata del 1° settembre, gia da tempo dedicata dall’Ortodossia alla salvaguardia del creato, ma – ha ammesso – “su quanto sia calata nella pastorale ordinaria delle nostre parrocchie è meglio stendere un velo”. (E. B.)

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    L’arcivescovo di Sydney, il cardinale Pell, ha ricevuto il premio internazionale per la vita istituito dall’arcidiocesi di Seoul

    ◊   Un riconoscimento internazionale per la sua opera di sostegno alla causa della vita: con questa motivazione, l’arcivescovo di Sydney, cardinale George Pell, ha ricevuto il “Grand Prix Mysterium Vitae” conferito ogni anno dall’arcidiocesi di Seoul, in Corea del Sud. Tra i motivi che hanno portato all’assegnazione dell’onorificenza c’è la fondazione del campus australiano dell’Istituto per il matrimonio e la famiglia “Giovanni Paolo II”, negli anni in cui era Arcivescovo di Melbourne; l’istituzione di Centri per la Vita nelle arcidiocesi di Melbourne e Sydney; l’istituzione di una donazione biennale di 100mila dollari australiani da parte dell’arcidiocesi di Sydney per la ricerca sulle cellule staminali adulte e la formazione di un servizio di aiuto per le donne incinte della capitale australiana. Apprezzando la scelta del nome del premio, ispirato al titolo dal Motu Proprio “Mysterium Vitae” scritto da Giovanni Paolo II nel 1994 e con cui venne istituita la Pontificia Accademia per la Vita, il cardinale Pell ha poi ricordato “che ogni vita umana è unica e insostituibile. La discriminazione o la distruzione di essa in base alla razza, al sesso, alla religione, alla malattia o al livello di sviluppo non solo è una grave ingiustizia, ma mina anche i diritti umani e la giustizia sociale”. Il porporato ha inoltre reso noto che l’ammontare del premio – circa 120mila dollari australiani – sarà usato per ulteriori iniziative a favore della vita. L’arcivescovo di Sydney ha reso omaggio all’impegno del cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seoul, che ha finanziato la fondazione dell’Istituto cattolico per la terapia cellulare di Seoul, con l’obiettivo di coadiuvare la ricerca sulle cellule staminali adulte. Una struttura - ha precisato - che “ha avuto un ruolo decisivo nel processo verso una ricerca basata su principi etici” dimostrando “cosa è possibile in ambito scientifico quando gli investitori privati ed il governo non sono accecati dalle ideologie”. Istituito nel 2005, il "Grand Prix Mysterium Vitae" ha l’obiettivo di riconoscere i meriti di personalità impegnate nel campo sociale ed accademico della promozione della vita umana e nella ricerca di cure mediche per le malattie incurabili. Tra i premiati dello scorso anno, Mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. (E. B.)

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    La Chiesa filippina è contraria alla proposta di depenalizzare l’abbandono dei minori

    ◊   L’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales e tutto il clero filippino hanno espresso disappunto nei confronti della proposta di legge che permette ai genitori di abbandonare i neonati presso strutture sanitarie statali senza incorrere in sanzioni legali. La proposta – riporta l’agenzia AsiaNews - mira a contenere l’aborto e l’abbandono indiscriminato di minori, ma per il card. Rosales il testo “va contro gli insegnamenti della Chiesa” perché “devono essere i genitori ad occuparsi dei propri figli. Questo non vuol dire soltanto dar loro ciò che è necessario dal punto di vista pratico, ma soprattutto fornire l’amore e le attenzioni di cui hanno bisogno”. Tutto inizia dunque dalla famiglia per il porporato, il quale, anche in relazione al crescente numero di aborti, reclama maggiore protezione per la vita. Per questo – afferma - “dobbiamo ritornare ai veri valori. Tutti i cittadini, non solo i cattolici, si devono sentire investiti di questa responsabilità. Dobbiamo imparare – conclude - a riconoscere come rispettare, difendere e curare la vita, dono di Dio”. (E. B.)

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    Incontro di esponenti religiosi a Bangkok, in Thailandia, sulle sfide poste dalla diffusione dell’AIDS

    ◊   Circa 100 rappresentanti di organizzazioni cristiane, buddiste, indù e musulmane, provenienti dall’Asia orientale e dalla costa del Pacifico si sono incontrati nei giorni scorsi a Bangkok per discutere sulle sfide religiose e culturali da affrontare nella lotta all’AIDS. Come riporta l’agenzia UCANEWS, l’evento, intitolato “I bambini e l’AIDS”, è stato organizzato dall’UNICEF. “Nella prevenzione dell’AIDS – si legge in un comunicato - non vogliamo porre limiti basati sui nostri valori culturali per andare incontro alle necessità di chi è più a rischio, specialmente i giovani”. Secondo gli ultimi dati, più di un milione e mezzo di bambini nelle regioni dell’Asia che si affacciano sul Pacifico sono affetti dal virus HIV o sono orfani a causa di questa patologia. Nel suo intervento, Prawate Khid-arn, segretario generale della Conferenza Cristiana dell’Asia, ha ribadito la necessità di difendere i diritti e la dignità delle persone malate di AIDS, in particolare quelle più vulnerabili, come appunto donne e bambini. Sul particolare apporto offerto dalle organizzazioni religiose si è invece soffermata Anupa Rao Singh, direttrice dell’UNICEF dell’Asia Orientale e delle Regioni del Pacifico. Sottolineando come la maggior parte delle iniziative nella lotta siano cristiane, ha poi aggiunto: “Non possiamo ottenere successi in questo campo senza le vostre reti sociali e i vostri principi etici e morali con cui portare avanti cambiamenti sociali positivi”. (I. P.)

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    Riunione a Lima dell'episcopato peruviano per avviare nel Paese la "Grande missione"

    ◊   Si apre oggi a Lima, la 91.ma Assemblea Plenaria dell’Episcopato Peruviano. Al centro della riunione, l’avvio della “Grande Missione” in Perù, nell’ambito della convocazione continentale lanciata ad Aparecida dall’Episcopato Latinoamericano e dei Carabi nel maggio 2007. Sul tema della “Grande Missione”, è probabile che i Vescovi diffondano una lettera pastorale ai cattolici e alle persone di buona volontà, al termine della loro Plenaria. Nel corso dei lavori verrà consegnata la Medaglia di “Santo Toribio de Mogrovejo” a 11 vescovi del Perù, quale riconoscimento del loro generoso servizio alla Chiesa; la condecorazione è anche attribuita alla Provincia Francescana Missionaria di San Francisco Solano, per i servizi resi alla Chiesa nei cento anni intercorsi dalla fondazione e all’’Opera “Aiuto alla Chiesa che soffre”, nel 60.mo anno di servizio alla Chiesa in situazione di difficoltà. L’agenda dei presuli peruviani include anche un bilancio delle attività pastorali compiute durante il 2007 e l’approvazione del piano di attività elaborato per il 2008. (R.P.)

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    Francia: il Movimento Emmaus commemora domani il primo anniversario della morte del suo fondatore, l'Abbé Pierre

    ◊   Il Movimento Emmaus per la fraternità e la condivisione con i poveri e i senza tetto commemora domani il primo anniversario della morte dell’Abbé Pierre (Henri Grouès, 1912-2007), fondatore nel 1949, dell’associazione medesima, presente oggi in 40 Paesi di quattro Continenti. A Parigi, la manifestazione inizierà con una “prima colazione in strada” davanti alla sede storica del Movimento in rue des Bourdonnais, edificio che ospita un centro di accoglienza diurno per i senza tetto; nella circostanza sarà inaugurata una targa dedicata all’Abbé Pierre in presenza del Sindaco di Parigi Bertrand Delanoë e del presidente di Emmaüs-France Christophe Deltombe. A fine mattinata alcuni rappresentanti dell’associazione raggiungeranno l’Assemblea Nazionale e il Senato per invitare i parlamentari a scendere in strada e dialogare con coloro che operano nel mondo della povertà e del disagio. Durante l’incontro verrà consegnata ai parlamentari un’interpellanza scritta, che toccherà questioni cruciali quali la carenza di alloggi, l’occupazione e l’accoglienza degli stranieri. In Italia, la Comunità di Villafranca, in provincia di Verona, organizza una mostra nell’Auditorium cittadino sulla figura del fondatore e sugli obiettivi del Movimento Emmaus - accoglienza, condivisione, solidarietà, dignità e giustizia per i dimenticati della terra -, mostra che resterà aperta dal 31 gennaio al 3 febbraio. (R.P.)

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    Servono fondi per ristrutturare la cattedrale londinese di Westminister che rischia di chiudere

    ◊   La cattedrale di Westminister, la più importante chiesa cattolica nel Regno Unito, rischia di chiudere se non si riescono a trovare al più preso i fondi necessari a ristrutturarla. L’edificio, inaugurato nel 1903, come ha sottolineato il primate cattolico d’Inghilterra e Galles, il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, ha urgente bisogno di riparazioni, oppure - ha detto – “saremo costretti a chiuderla nel giro di dieci anni”. In particolare – riporta il quotidiano Avvenire - servono 4,5 milioni di sterline per ristrutturare tre delle quattro cupole e i relativi archi di supporto che attualmente rischiano il cedimento strutturale. La cattedrale - ha dichiarato il cardinale – “è stata simbolo della presenza cattolica nella nostra nazione per più di un secolo. Tuttavia – ha aggiunto – il peso degli anni si è fatto sentire e adesso dobbiamo muoverci in fretta per garantire il futuro di questo luogo di preghiera”. All’appello hanno già risposto molti fedeli, attraverso donazioni. I proventi serviranno anche a riaprire alcune gallerie chiuse trenta anni fa per motivi di sicurezza e per rifare l’impianto elettrico. (E. B.)

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    La "Liverpool Hope University" assegna la laurea "honoris causa" in Teologia a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari

    ◊   Si terrà mercoledì prossimo a Liverpool, capitale europea della cultura 2008, la cerimonia pubblica di consegna a Chiara Lubich, presidente e fondatrice del Movimento dei Focolari, della laurea "honoris causa" in teologia. Ad assegnare l’onorificenza è la “Liverpool Hope University”, unica Università a fondazione ecumenica d’Europa, nata cioè dalla fusione di due antichi college, uno anglicano e uno cattolico, e sostenuta dai vescovi di Liverpool, Derek Worlock (cattolico) e David Sheppard (anglicano). Il dottorato – così si legge nella motivazione ripresa dall'Agenzia Sir - viene assegnato all’opera di Chiara Lubich e del Movimento per “l’importante contributo” dato “alla vita della Chiesa, alla pace e all’armonia nella società , alla riunificazione dei cristiani delle varie denominazioni e alla promozione del dialogo e della comprensione tra le diverse religioni”. L’onorificenza è già stata consegnata personalmente a Chiara Lubich nella sua residenza a Rocca di Papa il 5 gennaio scorso da una delegazione dell'Università guidata dal rettore anglicano Gerald John Pillay. (R.P.)

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    GMG 2008: pronti gli arrangiamenti per le Messe con il Papa e un Social Network

    ◊   Una versione degli arrangiamenti della Messa ufficiale della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney del 2008 sono da oggi a disposizione delle parrocchie australiane e disponibili sul sito www.wyd2008.org/wydmass. Ne da notizia l’agenzia Sir, che riporta le parole di padre Peter Williams, direttore della liturgia per la GMG, precisando che le registrazioni includono il Kyrie, il Gloria, il Sanctus, l’acclamazione al Vangelo, l’Amen e l’Agnus Dei. Le Chiese locali potranno dunque conoscerli e provarli in vista dell’arrivo del Papa. A fianco della preparazione spirituale continua intanto anche il lavoro logistico. Sul numero di gennaio di “e-pilgrimage”, la newsletter del comitato australiano, si invitano i giovani partecipanti alla GMG ad inserire i propri dati nel sistema di iscrizione, in modo da facilitare l’attribuzione dei luoghi di pernotto e dei posti per gli eventi in programma. Nella newsletter viene anche annunciata la nascita di un Social Network cattolico, basato su un sito web, dove i giovani potranno incontrarsi e discutere su questioni riguardanti la Chiesa, la fede, la società. Il sito – fanno sapere gli organizzatori - è in fase di ultimazione e presto sarà reso noto il suo indirizzo. (E. B.)

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    Giovedì, alla “Società Dante Alighieri” di Roma, la presentazione del libro “In Strada” di padre Chiera, da 30 anni al fianco dei meninos de rua brasiliani

    ◊   “I bambini non sono problema ma soluzione”: sostenuto da questa convinzione, padre Renato Chiera, da quasi trent’anni, si impegna senza risparmio di energie per i bambini di strada di Rio de Janeiro. Questa sua straordinaria esperienza di carità cristiana viene raccontata nel libro “In Strada”, edito dalla Editrice Fossano. Il libro verrà presentato giovedì 24 gennaio, alle ore 17, nella sede della Società Dante Alighieri di Roma, in piazza Firenze 27. Alla presentazione, oltre al missionario italiano, interverranno Walter Mauro, critico e storico letterario, e il teologo mons. Carlo Molari. Pagina dopo pagina, padre Chiera racconta la sua vita e quella dei bambini del Brasile, abbandonati e calpestati, proponendo un percorso di rinascita e di speranza. I fondi raccolti con la vendita di “In Strada” serviranno a finanziare la “Casa do Menor”, la struttura di accoglienza per i meninos de rua, fondata 20 anni fa da padre Chiera. Per ricevere ulteriori informazioni sulla missione di padre Renato, si può consultare il sito web www.casadomenor.org. (A.G.)

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    Padre Aurelio Pérez Garcia nominato superiore della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso

    ◊   Padre Aurelio Pérez Garcia è il nuovo superiore generale della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso. E’ stato eletto dal 9° capitolo generale della congregazione, riunito nei giorni scorsi a Collevalenza in provincia di Perugia. L’elezione è stata necessaria dopo la nomina di Padre Domenico Cancan a vescovo della diocesi di Città di Castello. Padre Aurelio Pérez Garcia, nato a Nora del Rio, in Spagna, il 3 marzo 1952, già nel 1962 ha iniziato gli studi nel seminario di Collevalenza. Nel 1971 – ricorda il quotidiano Avvenire - emette la sua prima professione, nel 1974 quella perpetua e, nel 1976, diventa sacerdote nel suo Paese natio. L’anno successivo consegue la licenza in filosofia e successivamente viene nominato superiore della comunità di Roma-Spinaceto. Dal 1983 al 1992 guida le comunità spagnole di La Nora e Virgen del camino. Eletto vicario generale nel 1998 e nel 2004, dal 2000 al 2007 è superiore della comunità di Collevalenza. (E. B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Presidenziali in Serbia: sarà ballottaggio tra l’ultranazionalista Nicolic e l’attuale presidente, il moderato Tadic

    ◊   Ieri, in Serbia, si svolto il primo turno delle elezioni presidenziali. L'ultranazionalista Tomislav Nikolic ha ottenuto il 39,6% dei voti, mentre al moderato Tomislav Tadic, capo di Stato uscente, è andato il 35,5% delle preferenze. Resta dunque confermato il ballottaggio per il 3 febbraio prossimo. Nelle prime dichiarazioni rilasciate ieri sera, i due protagonisti si sono entrambi detti soddisfatti per il risultato e certi della vittoria finale. Mentre la portavoce dell'alto rappresentante per la Politica estera europea, Javier Solana, ha dichiarato che l’Unione Europea è fiduciosa che la Serbia continuerà il suo cammino verso l’UE. Ma sui risvolti del prossimo ballottaggio presidenziale in Serbia, ascoltiamo Paolo Quercia, esperto di ex Jugoslavia ed analista del Centro militare studi strategici, intervistato da Giada Aquilino:


    R. - Il punto più importante è capire se il primo ministro Kostunica deciderà di sostenere Tadic nel ballottaggio con il candidato radicale Nikolic. Bisogna considerare che c’è stata un’affluenza molto alta per gli standard serbi: il 61 per cento è un valore piuttosto alto per la Serbia, che ha favorito Nikolic, e anche il partito socialista erede di Milosevic ha raggiunto il 6 per cento. Quindi, questo fronte Nikolic-Mrkonjic, che è il candidato dei socialisti si presenterà al ballottaggio forte di un 45 per cento circa ed è difficile che il fronte moderato riesca a raggiungere questo livello. Sarà un ballottaggio molto teso. Ricordiamoci che, alle scorse presidenziali, Tadic vinse solo per 200 mila voti.

     
    D. - Entrambi i candidati si sono detti contrari all’indipendenza del Kosovo: quale sarà allora la linea di Belgrado?

     
    D. - C’è una contrarietà formale: quella di Tadic basata molto sul diritto internazionale, mentre quella di Nikolic è una contrarietà - se vogliamo - molto più nazionalista e anche se hanno escluso azioni di forza è chiaro che la partita si gioca sulle sanzioni. Una volta che il Kosovo proclamerà la propria indipendenza, la Serbia dovrà decidere che tipo di sanzioni o di ripercussioni attuare. Nikolic ha una ricetta totalmente diversa da quella che propone Tadic.

     
    R. - L’avvicinamento della Serbia all’Unione Europea dipenderà dal risultato di questo ballottaggio?

     
    D. - In parte sì, e in parte avviene anche il contrario, perché il 28 dovranno esserci delle decisioni da parte dell’Unione Europea in merito all’apertura dello "Stabilisation and Association Agreement" e se Tadic e Kostunica riusciranno ad avere questa firma sicuramente aumenteranno le loro chances al ballottaggio. Quindi, l’Unione Europea da un lato ha un fattore che influenza il voto e, dall’altro, i risultati del voto allontanano o avvicinano la Serbia dal percorso verso l’Unione Europea.

    Borse
    Lunedì nero per le borse di tutto il mondo. Il crollo dei listini asiatici, che hanno chiuso in forte ribasso, ha fatto registrare un duro contraccolpo sui mercati europei che, dopo un avvio negativo, consolidano le perdite tra i quattro e i sette punti percentuali. La paura della recessione americana e timori per un riacutizzarsi della crisi dei mutui subprime e per nuove difficoltà nel settore finanziario hanno causato una vera e propria valanga di vendite che hanno fatto bruciare ai listini del vecchio continente circa 431 miliardi di euro.

    In Kenya, ancora tensione e vittime
    Non accenna a diminuire lo scontro politico in Kenya, scatenatosi di recente dopo le contestate elezioni che hanno visto la riconferma del presidente, Mwai Kibaki. Anche oggi si registrano nuove vittime in seguito a scontri di piazza. A fronteggiarsi, sono i sostenitori dell’oppositore, Raila Odinga, che è di etnia Luo, e quelli del capo dello Stato, che è di etnia Kykuyo. E molti osservatori cominciano già a parlare apertamente di “pulizia etnica”, riferendosi a quanto sta avvenendo nel Paese africano. Giancarlo La Vella ne ha parlato con padre Mariano Tibaldo, missionario comboniano, da anni nel Paese africano:

    R. - Quando si parla di pulizia etnica, si pensa immediatamente al Rwanda, mentre qui abbiamo delle condizioni diverse. Parlare di pulizia etnica mi sembra troppo azzardato: diciamo che diversi gruppi etnici, soprattutto i due più grandi gruppi etnici del Kenya, cioè i Kikuyu e Luo, in questo momento hanno delle difficoltà forti che vanno indietro nel tempo Kenyatta. Questa parola “pulizia etnica” la stanno usando i politici da una parte o dall’altra per avere le simpatie del mondo. Allo stesso tempo, quello che sta succedendo in Kenya adesso non è nuovo, perché si è continuamente ripresentato durante le elezioni del ’92, sia nelle elezioni del ’97.

     
    D. - Rimanendo allora nell’ambito di uno scontro che è politico, quali sono le vie praticabili verso la pacificazione?

     
    R. - Il grosso problema è nelle bidonville, nelle baraccopoli di Nairobi, nelle zone povere del Kenya. Quindi il vero problema è un po’ tutto: il lato etnico, naturalmente, ma anche il lato sociale e quello politico. Cosa riserverà il futuro? Io penso che l’unica cosa da mettere in atto sia il dialogo, il dialogo tra i due partiti. Finora, purtroppo, nessuno ha voluto dialogare in maniera coerente e in maniera onesta, perché nel dialogo bisogna anche saper perdere qualcosa e nessuno dei due sembra intenzionato a farlo. Finché persiste una situazione così di stallo, non si può parlare di dialogo: ma il dialogo resta l’unica possibilità, l’unica soluzione.

    Medio Oriente - Gaza
    Il commissario UE alle relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, ha sollecitato Israele a riprendere la fornitura di combustibile alla Striscia di Gaza e a riaprire i valichi per il passaggio degli aiuti umanitari e delle merci. L’interruzione delle forniture, avvenuta in seguito del lancio di razzi Qassam da parte di Hamas contro il territorio israeliano, sta provocando da ieri la mancanza di energia elettrica in tutta la città di Gaza. Il commissario UE ha condannato questa azione definendola una ''punizione collettiva della popolazione di Gaza''. Intanto, sul terreno non si fermano le violenze. Due miliziani palestinesi sono morti ieri sera nella Striscia di Gaza a seguito di raid aerei israeliani.

    Israele - lancio satellite
    Secondo quanto reso noto dalla tv indiana NDTV, Israele ha lanciato oggi un nuovo satellite spia, il Tecsar, dalla base indiana di Sriharikota, nello Stato centrale dell'Andra Pradesh. Il satellite è stato inviato in orbita grazie ad un razzo indiano e, secondo indiscrezioni di stampa, verrà usato per spiare le installazioni nucleari iraniane.

    Iraq
    L’aviazione statunitense ha effettuato nella notte un massiccio bombardamento a sud di Baghdad. Secondo quanto riferito in una nota del comando USA, l’obiettivo del raid aereo erano i depositi di armi ed alcune postazioni delle milizie vicine ad al Qaida. Sempre il comando militare americano di Baghdad ha poi reso noto che nella giornata di sabato si sono registrate due vittime tra le forze statunitensi in due diversi attacchi della guerriglia.

    Afghanistan
    Un soldato britannico ha perso la vita e altri cinque sono rimasti feriti nei combattimenti nel sud dell’Afghanistan tra le forze dell’ISAF e le milizie talebane. I sei erano a bordo di un veicolo investito dallo scoppio di una mina, mentre attraversavano una zona recentemente strappata al controllo dei fondamentalisti islamici. Il Paese asiatico fa i conti, intanto, anche con l’emergenza freddo. Secondo fonti governative, dall'inizio di gennaio più di 320 persone sono morte a seguito delle rigide temperature e delle abbondanti nevicate.

    Musharraf in Europa
    Comincerà stasera con un incontro con l'Alto rappresentante della UE per la politica estera, Javier Solana, la missione diplomatica europea del presidente pakistano, Pervez Musharraf. Ricca l’agenda di questi otto giorni di tour istituzionale, durante i quali Musharaff incontrerà diversi leader del Vecchio continente per assicurarli in merito ad un corretto e pacifico svolgimento delle elezioni legislative, rinviate al 18 febbraio dopo l’omicidio della Bhutto.

    Marocco - "Dialogo 5+5" a Rabat
    “Allargare a Grecia ed Egitto il foro di cooperazione politica del Mediterraneo”, è la proposta che il ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, metterà sul tavolo dei lavori oggi a Rabat, nella riunione dei titolari delle 10 diplomazie che formano il “Dialogo 5+5”, che comprende, per la sponda sud, i Paesi del Maghreb arabo - Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia e Libia - e, per quella nord, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta. Da parte italiana, si cercherà di convincere i partner che, pur senza modificare la natura informale del “Dialogo 5+5”, sarebbe opportuno istituire una co-presidenza annuale: un ministro nordafricano ed uno europeo che vengano incaricati di gestire l'agenda del Foro per un anno.

    India
    Un autobus con a bordo oltre 70 persone di ritorno da Mumbai è caduto in un burrone nei pressi di Nashik, nello Stato occidentale indiano del Maharashtra. Circa 40 i morti e 22 i feriti trasportati in ospedale, secondo le prime indicazioni della polizia locale.

    Cuba - altissima affluenza alle elezioni
    A Cuba, ieri, le elezioni legislative, per la scelta dei 614 deputati che dovranno scegliere i 31 membri del Consiglio Stato, si sono svolte come era stato previsto. Sui risultati per ora si conosce solo la percentuale dell’affluenza alle urne: il 95% degli 8 milioni e 400mila aventi diritto al voto, secondo quanto ha dichiarato María Esther Reus, presidente della Commissione elettorale nazionale. Il servizio di Luis Badilla:

    All’uscita delle urne, il presidente ad interim e ministro della difesa, Raul Castro, ha dato due importanti notizie: la prima, che il 24 febbraio si riunirà l’Assemblea nazionale e nella sua seduta costituiva procederà a scegliere i membri che formeranno il governo nonché le più alte cariche dello Stato (presidente della Repubblica, vicepresidente primo e altre cinque vice). La seconda, invece, è una valutazione politica rilevante: Cuba, ha sottolineato Raúl Castro, “si trova in un’epoca molto complessa differente dal passato e dunque deve prendere decisioni molto importanti”. Altri due leader cubani hanno espresso delle opinioni ugualmente significative. Il vicepresidente uscente, Carlos Lage, ha assicurato che Fidel Castro “sarà proposto ancora una volta per la presidenza”, aggiungendo: ”E’ il mio candidato e di molti altri compagni”. Mentre il ministro degli Affari esteri, Felipe Pérez Roque, ex segretario privato di Fidel Castro, ha ribadito: “Evidentemente sono necessari dei cambiamenti. E’ naturale. Dobbiamo prendere importanti decisioni sul futuro, fermo restando che non è in questione la natura socialista del governo e della rivoluzione”.

    Colombia - Ostaggi
    In Colombia, i guerriglieri dell'Esercito di liberazione nazionale (ELN), seconda formazione di ribelli del Paese dopo le FARC, hanno liberato nove ostaggi. I prigionieri, due donne e sette uomini, sono in buone condizioni di salute, e sono stati consegnati al Comitato internazionale della Croce rossa. Intanto, il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha iniziato a Parigi un viaggio per ottenere il sostegno dell’UE nella vicenda degli ostaggi, fra cui l’ex candidata alla presidenza, Ingrid Betancourt, ancora nelle mani delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che, proprio ieri, hanno rifiutato la richiesta della Croce rossa di visitare gli ostaggi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Chiara Calace)


     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 21

     

     
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