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Sommario del 17/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La ragione non cessi mai di cercare la verità: l'appello di Benedetto XVI nell'allocuzione che avrebbe pronunciato nella visita alla Sapienza, poi annullata. Lungo applauso alla lettura del testo nell'Aula Magna dell'Università
  • Il rettore della Sapienza, il sindaco di Roma e gli studenti amareggiati per l'assenza di Benedetto XVI. Manifestanti bloccano mons. Enzo Dieci, impedendogli di celebrare la Messa nella Cappella universitaria
  • Il discorso di un uomo libero, alla ricerca della verità che guarda senza chiusure al pensiero contemporaneo: così, mons. Bruno Forte e il filosofo Vittorio Possenti sull’allocuzione di Benedetto XVI
  • Nomine
  • Giovedì 24 gennaio la presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
  • Domani inizia la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, nel centenario dell'iniziativa: intervista con il cardinale Kasper
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Oggi si celebra la Giornata per l’approfondimento del dialogo tra cattolici ed ebrei. Interviste con mons. Paglia ed il rabbino Laras
  • Appello dei vescovi europei e americani a sostegno dei cristiani di Terra Santa
  • Chiesa e Società

  • Guatemala: più attenzione per i poveri. Lo chiede la Chiesa al neo-presidente Colom
  • Musulmani e cristiani ricordano padre Roda, ucciso nelle Filippine durante un tentativo di sequestro
  • L’Europarlamento chiede una strategia comune per difendere i diritti dei bambini
  • Non esistono le guerre sante, ma la pace santa: il Gran Muftì di Siria ospite al Parlamento europeo per l’Anno del dialogo interculturale
  • Ban Ki-moon al Forum di Madrid: il dialogo è l'unica via per superare i pregiudizi
  • Riuniti a Cracovia in Polonia 40 ONG per promuovere l’impegno della società civile nella lotta alla criminalità organizzata
  • “Il miele della solidarietà” nelle piazze italiane per la 55.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra
  • Annunciata in Canada una nuova pubblicazione sull’eutanasia e il suicidio
  • “Schegge di verità. I media di cui mi fido”: incontro-dibattito promosso dal Vicariato di Roma e dall’UCSI per la festa di San Francesco di Sales
  • Indagine ISTAT sul reddito delle famiglie in Italia
  • A Crotone un liceo scientifico sarà dedicato a Benedetto XVI
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia: confermate le dimissioni del ministro della Giustizia Mastella. L'UDEUR appoggerà dall'esterno il governo Prodi
  • Il Papa e la Santa Sede



    La ragione non cessi mai di cercare la verità: l'appello di Benedetto XVI nell'allocuzione che avrebbe pronunciato nella visita alla Sapienza, poi annullata. Lungo applauso alla lettura del testo nell'Aula Magna dell'Università

    ◊   Un appello a non stancarsi di cercare la verità: lo ha lanciato Benedetto XVI nell’allocuzione che avrebbe pronunciato di persona oggi nel corso della visita all’università romana della Sapienza, poi annullata per il venir meno dei “presupposti per un’accoglienza dignitosa e tranquilla” come ha scritto in una lettera al rettore Guarini, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il testo del Pontefice è stato letto da un professore nell’Aula Magna della Sapienza durante l’inaugurazione del 705.mo Anno accademico dell’università fondata da Papa Bonifacio VIII nel 1303, ed è stato applaudito a lungo da tutti i presenti in piedi. Un allocuzione intensa, un inno alla libertà e alla responsabilità della ragione che non deve chiudersi al grande messaggio che viene dalla fede. Ce ne parla Sergio Centofanti.

     
    Nella sua allocuzione il Papa esprime la sua gratitudine per l’invito a venire alla Sapienza che considera “tra le più prestigiose università del mondo” per il suo “grande livello scientifico e culturale”. La Sapienza – afferma – “era un tempo l’università del Papa, ma oggi è un’università laica” e, come tale, autonoma “da autorità politiche ed ecclesiastiche”, “legata esclusivamente all’autorità della verità”: e in questo senso è un’istituzione necessaria per la società moderna.

     
    Ma – si chiede Benedetto XVI - “che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università?

     
    "Sicuramente – sottolinea - non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà”. Suo compito invece è “mantenere desta la sensibilità per la verità”. Cita Socrate: sull’interrogarsi di questo filosofo greco nasce il primo germe dell’università. E’ la “brama di conoscenza … propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità”. Così i cristiani dei primi secoli – ricorda il Papa – hanno riconosciuto se stessi in quell’interrogarsi socratico, in quella “ricerca faticosa della ragione per raggiungere la conoscenza della verità intera”. Il Pontefice invita a non perdere “il coraggio della verità” a non distogliersi “dalla ricerca della verità” ma a restare “in cammino con i grandi che lungo tutta la storia hanno lottato e cercato, con le loro risposte e con la loro inquietudine per la verità, che rimanda continuamente al di là di ogni singola risposta”.

     
    “La verità – precisa - non è mai soltanto teorica”. E citando Agostino ricorda che “il semplice sapere … rende tristi”. Infatti “chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste. Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo - specifica - è anche il senso dell’interrogarsi socratico: Qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa”.

     
    Ricorda poi “il merito storico di san Tommaso d’Aquino” che “di fronte alla differente risposta dei Padri a causa del loro contesto storico” mise in luce l’autonomia della filosofia dalla teologia e quindi “il diritto e la responsabilità propri della ragione che s’interroga in base alle sue forze”. Il Papa afferma che “filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro ‘senza confusione e senza separazione’. ‘Senza confusione’ vuol dire che ognuna delle due deve conservare la propria identità. La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero”. Nello stesso tempo non ci deve essere separazione: “la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero” di colui che pensa in modo isolato, al di fuori della storia, ma si inserisce “nel grande dialogo della sapienza storica” senza “chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino”. Certo – afferma il Papa – “varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la storia dell’umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la ragione pubblica”.

     
    Il Papa ricorda con gratitudine le conquiste dell’umanità nell’ambito della conoscenza e dei diritti umani. “Ma il cammino dell’uomo – ha aggiunto - non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato”. “Il pericolo del mondo occidentale … è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità” piegato “davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità”.

     
    Cita il filosofo tedesco Jürgen Habermas che parla in ambito politico della “sensibilità per la verità” che viene spesso soffocata dagli interessi particolari. Il messaggio cristiano – afferma - vuole sempre essere “un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi”. Per questo invita a non confinare nella sfera privata la fede “col suo messaggio rivolto alla ragione”. Se infatti “la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce” e “non diventa più grande, ma più piccola”. Così, la nostra cultura europea se si preoccupa solo della sua laicità, “si distacca dalle radici delle quali vive” e “non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma”.

     
    Infine – torna a chiedersi Benedetto XVI: “Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università?”Semplicemente questo: “Invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro”.

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    Il rettore della Sapienza, il sindaco di Roma e gli studenti amareggiati per l'assenza di Benedetto XVI. Manifestanti bloccano mons. Enzo Dieci, impedendogli di celebrare la Messa nella Cappella universitaria

    ◊   Un no all’intolleranza che impedisce di esprimere un’opinione e un generale rammarico per una inaugurazione che, secondo il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha perso l’opportunità annoverare tra gli altri un intervento di grande rilievo. E’ quanto è stato ribadito a più voci stamani, all’università di Roma “La Sapienza”, durante la celebrazione di apertura del 705.mo Anno accademico. Sia il rettore dell’ateneo, Renato Guarini, sia la rappresentanza degli studenti hanno manifestato dispiacere per gli avvenimenti che hanno portato a questo epilogo. Increscioso l'episodio che ha visto coinvolto mons. Enzo Dieci, uno degli ausiliari della diocesi di Roma. Il presule, che avrebbe dovuto celebrare la Messa nella Cappella universitaria, è stato bloccato all'esterno della cinta universitaria dai manifestanti. La cronaca della giornata nel servizio di Alessandro De Carolis:


    Una sala gremita con le massime autorità accademiche e civili sedute ai loro posti e fra di esse un vuoto, invisibile, ma evocato a più riprese, al di là delle ideologie, fino a diventare fisicamente percepibile e percepito in seguito a parole che qualcuno aveva voluto che non fossero ascoltate in quella circostanza e quindi tanto più significative. E’ la storia scritta questa mattina nell’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma da una delle più controverse cerimonie d’inizio del nuovo anno accademico. Una cerimonia chiaramente “condizionata”: dal protocollo modificato che prevedeva l’intervento di Benedetto XVI, cancellato dal programma e poi pronunciato per interposta persona, agli altri discorsi a loro volta condizionati dall’assenza del primo. Condizionata dalla polizia schierata a presidio dei varchi del campus - aperti oggi solo agli iscritti, per il nervosismo di molti altri giovani - alla protesta, scevra di gesti platealmente ostili, ma comunque incisiva, di un gruppo di studenti che ha ascoltato gli interventi in Aula Magna con un bavaglio sulla bocca e un cartello con su scritto: “Libertà in università eppure si muove”.

     
    L’evento, dunque, non è stato quello che doveva essere e il primo a rammaricarsene è stato il rettore della Sapienza, il prof. Renato Guarini, il quale ha ringraziato Benedetto XVI per aver fatto pervenire comunque il testo del suo discorso e osservando:


    “Le esperienze che abbiamo vissuto nei giorni scorsi ci lasciano una grande amarezza. Nella nostra università la discussione deve rimanere alta. Non sono accettabili veti ideologici di nessuna natura. E tutti debbono avere spazio e rispetto, quali che siano le loro opinioni”.
     

     
    Ancora più netta la presa di posizione di Walter Veltroni. Riferendosi al tema della lectio magistralis svolta dal prof. Mario Caravale - titolo: “Una pena senza morte” - il sindaco di Roma ha sviluppato il suo pensiero sulla moratoria della pena capitale, finendo per osservare che essa - applicata in molti Paesi come strumento di soppressione dei diritti umani - finisce spesso per cassare una delle più inviolabili libertà dell’uomo: quella di espressione. E a questo punto ha affermato:

     
    “Ciò che è successo è - per un democratico - inaccettabile. Voi che insegnate in una Università prestigiosa come questa, sapete bene ed avete il compito di ribadire attraverso i principi della vostra disciplina, qualunque essa sia, che mai può accedere, per nessun motivo, che l’intolleranza tolga la parola a qualcuno. In nessun caso (applausi) e men che meno quando si tratta di temi che hanno a che fare con i diritti universali dell’uomo e quando ad esprimere tale opinione è una figura come Benedetto XVI, che per milioni e milioni di persone (applausi) in tutto il mondo rappresenta un altissimo ed imprescindibile riferimento spirituale, culturale e morale”.

     
    "L’università è laica: cioè libera, tollerante, aperta. Se c’è un luogo in cui la regola è parola, la parola di tutti, questa è la 'Universitas'”, ha fatto eco poco dopo il ministro italiano per l’Università e la ricerca, Fabio Mussi. E pur difendendo il carattere laico dell’insegnamento, anche il rappresentante degli studenti, Gianluca Senatore, ha ripetuto:

     
    “Voglio esprimere pertanto il dispiacere sentito e profondo della stragrande maggioranza degli studenti, laici e cattolici, credenti e non credenti, perché Benedetto XVI non è qui”.
     
    Il discorso del Papa, letto dal prof. Marietti, ha concluso l’atto celebrativo in Aula Magna. Al termine - dopo giorni di slogan irriverenti e istrionismi di annunciata volgarità - c’è stato spazio per quel rispetto invocato a più voci: un applauso prolungato da parte dei presenti, alzatisi in piedi, mentre la cerimonia si spostava nella Cappella universitaria, che Benedetto XVI avrebbe dovuto visitare nel 60.mo della sua fondazione. Un colpo di coda dei manifestanti anti-Papa - le cui file erano andate ingrossandosi nel corso delle ore - si è verificato quando un gruppo di essi ha impedito a mons. Enzo Dieci, uno dei vescovi ausiliari di Roma, di raggiungere la Cappella universitaria per presiedere la Messa prevista dopo l'inaugurazione in Aula Magna.

     
    Tuttavia, nonostante questo spiacevole episodio, nel giorno tanto atteso, la solidarietà verso il Papa è stata più forte dell’ostentata avversione di questi giorni. Una solidarietà che domenica prossima - così come ieri in Aula Paolo VI - tornerà certamente a manifestarsi in Piazza San Pietro grazie all’appello ai giovani del cardinale vicario, Camillo Ruini, a partecipare in massa all’Angelus: appello che conta già numerose adesioni.

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    Il discorso di un uomo libero, alla ricerca della verità che guarda senza chiusure al pensiero contemporaneo: così, mons. Bruno Forte e il filosofo Vittorio Possenti sull’allocuzione di Benedetto XVI

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    Cooperatores Veritatis, “Collaboratori della Verità”: torna subito alla mente il motto episcopale scelto da Benedetto XVI, alla lettura del discorso che il vescovo di Roma avrebbe oggi voluto pronunciare nell’ateneo più antico della sua città. Un intervento che rivendica il ruolo della fede e della ragione nella ricerca, esigente e affascinante, della verità sull’uomo. Ecco l’opinione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, il teologo Bruno Forte, intervistato da Alessandro Gisotti:
     

     
    R. – Il Papa non fa altro che rivendicare, nel discorso a “La Sapienza”, l’importanza dell’uso della ragione, di una ragione che si impegna nella questione più alta, quella della verità. Egli, ad un certo punto, dice che fa parte della natura dell’università l’essere legata esclusivamente all’autorità della verità. E’ proprio da qui che ne consegue la sua autonomia, la sua laicità, la sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche. E’ il Papa che parla! Una sana laicità fa spazio all’uso della ragione e, dunque, fa spazio al confronto autentico nella ricerca della verità. E’ il pregiudizio della chiusura ideologica, è la rinuncia a pensare che chiude a tutto questo.

     
    D. - Citando il suo amato Sant’Agostino, Papa Benedetto sottolinea che “il semplice sapere, ci rende tristi”. La verità, avverte, significa più che sapere: ha come scopo la conoscenza del bene. Una sfida, questa, per i tempi di oggi…

     
    R. – Certamente la coniugazione di scienza e sapienza in Agostino ha una straordinaria attualità, perché ci fa capire che l’uomo è sempre l’uomo integrale. Non è soltanto l’uomo considerato dalla tecnica come funzionale in qualche modo ad essa. E’ invece l’uomo che, accanto ai bisogni soddisfatti dagli strumenti della tecnica, ha esigenze spirituali, ha domande ultime, ha un bisogno di amare e di essere amato, ha una fortissima domanda di speranza. Anche questo è un messaggio di straordinaria importanza in un mondo come l’università, dove l’articolazione dei saperi e la specializzazione rischia, appunto, di far perdere l’unità di essi e il dialogo che fra essi deve sempre essere presente.

     
    D. – In tutto il discorso, che avrebbe voluto pronunciare a “La Sapienza”, il Papa mette l’accento sul cammino, anche faticoso, che il cristiano è chiamato a compiere nella ricerca della verità. Si può dire, dunque, che Benedetto XVI si è scontrato con il dogmatismo dei cosiddetti antidogmatici?

     
    R. – Sì, ne sono convinto! Il Papa, ad un certo punto nel suo discorso, fa una affermazione di un’impressionante forza, quando dice che lui stesso non ha la soluzione alla domanda di come si possano coniugare fino in fondo teologia e filosofia in rapporto al loro compito, che è quello di essere custodi della sensibilità per la verità. E’ una domanda per la quale bisogna sempre e di nuovo affaticarsi, egli dice. Mai si può risolvere definitivamente ed aggiunge letteralmente: “A questo punto neppure io posso offrire una risposta, ma piuttosto un invito a restare in cammino con questa domanda”. Io ho trovato questo passaggio di una straordinaria libertà. E’ il Papa, ma è anche veramente il testimone di un pensiero che si interroga, che cerca e che è, quindi, un eccellente antidogmatico, volendo usare questa formula. Cerca ragioni, domanda ragioni, si pone egli stesso in ricerca e se la risposta da parte di alcuni è quella di chiudersi a questa possibilità, allora l’oscurantismo si vede da che parte sta: dalla parte di chi non vuol pensare.

     
    Il discorso di un uomo libero alla ricerca della verità, dunque, quello di Benedetto XVI a “La Sapienza”. Il discorso di un Papa pronto a dialogare, senza chiusure preconcette, con i maggiori interpreti del pensiero contemporaneo. Una disposizione al dialogo mostrata da Joseph Ratzinger in modo eloquente lungo tutta la sua vita, da professore prima, da cardinale poi ed ora da Pontefice. A sottolinearlo, in questa intervista di Alessandro Gisotti, è il filosofo Vittorio Possenti, docente all’Università di Venezia:


    R. – Benedetto XVI tocca il tema centrale dell’intera storia della filosofia e della teologia, il rapporto tra queste due forme fondamentali del sapere umano. La ragione umana ha un riferimento che è la realtà, che è l’essere, e nello stesso tempo aprendosi alla rivelazione divina, coglie un ampliamento del suo campo. Pensiamo al concetto di persona umana, che è – possiamo dire – un retaggio della tradizione biblica e in qualche modo un’invenzione del cristianesimo. Dunque, la collaborazione tra filosofia e teologia apre anche alla ragione umana dei campi nuovi e aiuta la ragione umana ad orientarsi nel mistero della realtà.

     
    D. – La società moderna – avrebbe voluto dire il Papa a “La Sapienza” – ha bisogno di un’università libera e laica, autenticamente laica. Sono parole che colpiscono ancor più considerando quanto è successo in questi giorni ...

     
    R. – Colpiscono, perché vengono spesso equivocate. La libertà dell’Università è qualcosa che rimonta al Medio Evo, quando le università nacquero proprio dal cuore della Chiesa: fu la Chiesa stessa, fondamentalmente, a riconoscere l’autonomia delle università, l’autonomia della ricerca della verità. Questo è un punto che oggi va nuovamente ricordato e mi pare che il Papa lo faccia in maniera eccellente, ricordando il compito dell’università. Il compito dell’università, oggi, è alquanto confuso. Non basta che l’università prepari i giovani per le varie carriere civili e per i compiti della società civile. Il compito fondamentale dell’università è la ricerca della verità.

     
    D. – Nel discorso, il Papa cita Agostino e Tommaso d’Aquino, ma anche Socrate e Habermas. Insomma, il suo sguardo va ben oltre il pensiero cristiano. Come spiega il fatto che ancora in molti si ostinino a tacciare Joseph Ratzinger di essere chiuso, oscurantista? E’ solo ideologia, superficialità o crassa insipienza?

     
    R. – A mio parere, c’è una dose di disinformazione che gioca un ruolo notevole, perché se consideriamo le due Encicliche di Benedetto XVI – la “Deus caritas est” e la “Spe salvi” –, il discorso di Regensburg, vediamo che il riferimento alla cultura – chiamiamola così – profana, è costante. Nel discorso a “La Sapienza” ricorrono i nomi di Rawls e di Habermas, quindi filosofi contemporanei; nella “Spe salvi”, il riferimento è spesso a Kant, alla Scuola di Francoforte e ad altri autori della filosofia del Novecento. Benedetto XVI mostra una conoscenza considerevole della filosofia contemporanea, e quindi una volontà di dialogo che più di una volta risulta, incomprensibilmente, non compresa. Questo è un segnale, secondo me, nella cultura italiana, di una certa chiusura preconcetta di chi non vuole informarsi in merito.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Rwanda mons. Ivo Scapolo, arcivescovo titolare di Tagaste, finora nunzio apostolico in Bolivia.

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    Giovedì 24 gennaio la presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

    ◊   Giovedì prossimo 24 gennaio, alle 11.30, nella Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la 42.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno ha per tema: “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la Verità per condividerla”. Interverranno mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e mons. Paul Tighe, segretario del medesimo dicastero.

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    Domani inizia la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, nel centenario dell'iniziativa: intervista con il cardinale Kasper

    ◊   Inizia domani la ‘Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani’: quest’anno l’evento coincide con il centenario di questa iniziativa promossa dal ministro episcopaliano statunitense Paul Wattson, e celebrata per la prima volta a Graymoor, a New York, dal 18 al 25 gennaio 1908. Il tema di quest’anno è tratto da un passo della Lettera di san Paolo ai Tessalonicesi ‘Pregate continuamente’. Il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, inaugura la Settimana oggi pomeriggio alle 17 presso la chiesa delle Suore di Santa Brigida in Piazza Farnese a Roma, assieme a una delegazione luterana guidata dal vescovo di Turku, in Finlandia, Kari Makinen. Giovanni Peduto ha chiesto al porporato un bilancio di questi cento anni di preghiera per l'unità:

     
    R. – Questi cento anni sono stati anni molto ricchi, sotto l’impulso dello Spirito Santo. E questa settimana di preghiera è stata molto aiutata, perché l’ecumenismo non è nostra opera, ma è opera dello Spirito Santo e senza non è possibile avere l’unità. Questa preghiera si è molto diffusa in questi cento anni ed è celebrata in tutto il mondo. Soprattutto negli ultimi anni sono state istituite reti di preghiere fra monasteri, comunità spirituali, vescovi, preti e laici. Il movimento ecumenico è, dunque, veramente un movimento di preghiera.

     
    D. – Quindi, possiamo dire, Eminenza, che oggi i cristiani sono più uniti?

     
    R. – Sì, senz’altro, i cristiani oggi non si considerano nemici, ma si considerano fratelli e sorelle in Gesù Cristo, insieme sulla strada verso la piena comunione.

     
    D. – Eminenza, il tema della settimana di quest’anno, preso dalla Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi è: “Pregate continuamente”. Una breve riflessione...

     
    R. – Il movimento ecumenico risale in ultima analisi al cenacolo, dove Gesù ha pregato affinché tutti fossero una sola cosa. Ed ecumenismo vuol dire fare propria questa preghiera di Gesù. Il motto di quest’anno sintetizza tutto il movimento ecumenico degli ultimi cento anni. Motivo che già nell’’800 molti santi avevano preparato: Vincenzo Pallotti, don Orione. Avevano allora suggerito questa preghiera per l’unità. E oggi seguiamo le orme di questi grandi santi della Chiesa cattolica.

     
    D. – Lei, Eminenza, inaugura la settimana presso le suore di Santa Brigida, assieme ai luterani. Il significato di questa celebrazione?

     
    R. – Sì, abbiamo rapporti particolari con la Chiesa luterana della Finlandia, perché questa Chiesa si sente molto vicina alla Chiesa cattolica e ogni anno vengono per la festa di Sant’Enrico, che è il loro patrono nazionale. Noi iniziamo ogni anno con loro e con le Suore di Santa Brigida e per me è sempre una grande gioia essere presente alla loro celebrazione dei Vespri.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Domenica non sarà un comizio. In prima pagina, intervista al cardinale Camillo Ruini dopo le note vicende che hanno portato alla mancata visita del Papa alla Sapienza.

    Interviste, nell'informazione religiosa, al cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato; a Michel Sabbah, patriarca di Gerusalemme dei latini; a monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia.

    Un articolo di Eleuterio F. Fortino sullo stato delle relazioni, nell'ultimo anno, fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse.

    Riproposto, in cultura, un articolo di Jean Guitton che apre il libro "Visita al Silenzio. La certosa di Padula" curato da Fernando Barra.

    Quando i Farnese prestarono i volti alla Sacra Famiglia. Fabrizio Capanni, capo ufficio della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa, illustra una singolare raffigurazione natalizia di Francesco Salviati a Palazzo della Cancelleria.

    Gaetano Vallini recensisce "Il grande divorzio. Un sogno" di Clive Staples Lewis (scritto nel 1943 e ora ripubblicato).

    "Sul far del giorno" del nigeriano Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura 1986, in un articolo di Claudio Toscani.  

    Non tutte le crocifissioni salvano il mondo. Oddone Camerana sui supplizi pagani e la morte di Cristo.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente. Nessuna concessione di Israele ad Hamas.

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    Oggi in Primo Piano



    Oggi si celebra la Giornata per l’approfondimento del dialogo tra cattolici ed ebrei. Interviste con mons. Paglia ed il rabbino Laras

    ◊   Incentrata sul tema “Non pronunziare il nome del Signore Dio tuo invano”, si celebra oggi la 19.ma Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Per accompagnare la Giornata, è stato approntato un sussidio a firma del vescovo di Terni Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI, e del rabbino Giuseppe Laras, presidente del Tribunale rabbinico di Milano e del Nord Italia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     

     
    La fondamentale prospettiva ecclesiologica ed ecumenica che caratterizza questa Giornata – fanno notare il vescovo ed il rabbino - si motiva a partire dall’affermazione del Concilio Vaticano II che ricorda “il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo”. Ma come si rinsalda e come viene sigillato questo vincolo nel nostro tempo? Risponde mons. Vicenzo Paglia:

    “Non possiamo essere cristiani senza questo legame. Peraltro, mi pare anche bello che gli stessi ebrei comprendano, e sempre più chiaramente, che i cristiani non sono i loro nemici, ma certamente i loro fratelli. La diversità, che pure c’è e non possiamo ovviamente negarla, ci fa tuttavia ricomprendere e riaffermare la fraternità di tutti gli uomini. Il futuro dell’umanità - se è compreso a partire dalla paternità di Dio - certamente non può che essere fraterno”.

     
    “Padre Nostro” è l’invocazione più semplice e profonda che la Bibbia rivela al credente ebreo e cristiano. Questa preghiera ardente è uno degli anelli di congiunzione tra ebraismo e cristianesimo. Un legame che si conferma anche nel Comandamento: “Non pronunziare il nome del Signore Dio tuo invano”. Ebrei e cristiani sono pertanto chiamati a “glorificare nel mondo il Santo Nome”. Ascoltiamo il presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI:


    “Il nome di Dio non può essere tradito. Deve anzi risplendere nel cuore di ciascun credente. Il nome di Dio è la pace. Il nome di Dio è la fraternità. Il nome di Dio è la solidarietà. In questo senso, chiunque sfrutti il nome di Dio per i propri disegni è, allo stesso tempo, un idolatra ed anche un fratricida, perché rinnega la verità stessa della fraternità umana, che sul rispetto del nome di Dio è fondata”.


    Lo sviluppo del dialogo ebraico – cristiano è stato rilanciato con forza dal Concilio Vaticano II. Come il patrimonio cristiano diventa allora un riferimento centrale anche per gli ebrei? Risponde Giuseppe Laras:


    “E’ centrale il fatto che il cristianesimo abbia introdotto nel mondo l’idea del monoteismo. Il cristianesimo e l’islam sono da considerarsi come degli apripista, come degli anticipatori dell’idea monoteistica nel mondo. Questo aspetto, quindi, della predicazione cristiana e della presenza cristiana nel mondo, vengono considerati in modo di apprezzamento e positivo”.


    Quali sono le principali esortazioni degli ebrei ai cristiani per rendere ancora più saldo questo profondo legame? Ancora il presidente del Tribunale rabbinico di Milano e del Nord Italia:


    “Io credo che ci ritroviamo insieme soprattutto laddove riprendiamo il concetto dell’amore del prossimo, che in fondo ha rivoluzionato la vita dell’Occidente, quando ha stabilito la posizione dell’alterità come posizione di incontro. Ci sono tante cose che possono essere fatte bene e meglio insieme, traendole dalla radice comune del pensiero religioso dell’ebraismo”.


    Nel sussidio, si fa riferimento, infine, alla situazione di Gerusalemme: “come ebrei e come cristiani – si legge nel testo – possiamo unirci in un’unica testimonianza di santità perché il nome divino non sia profanato, a partire da Gerusalemme, in tutti i luoghi del mondo e nella persona umana”.

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    Appello dei vescovi europei e americani a sostegno dei cristiani di Terra Santa

    ◊   “Un futuro di libertà, pace e sicurezza”, nonostante le tensioni che ancora oggi caratterizzano il Medio Oriente. Questo il messaggio dei giovani di Terra Santa, raccolto all’Università di Betlemme e nelle parrocchie di Gerusalemme e di Palestina dal Gruppo di Coordinamento per la Terra Santa, che riunisce i vescovi nordamericani ed europei impegnati a sostenere - su iniziativa della Santa Sede - i cristiani e i responsabili ecclesiali della regione. Giada Aquilino ieri ha incontrato i presuli, guidati dal cardinale Sean Brady, in questi giorni in Vaticano in concomitanza con la visita ad Limina della Conferenza dei vescovi latini nelle Regioni arabe. Il servizio di Giada Aquilino:


    Una testimonianza diretta, quella dei vescovi appena rientrati dal tradizionale viaggio in Terra Santa, oggi ancora teatro di violenze tra israeliani e palestinesi. Nonostante la situazione nei luoghi dove nacque Gesù sia assai complessa ed ulteriormente peggiorato sia il contesto di Gaza, dopo la conferenza internazionale di Annapolis si percepisce la “speranza” di arrivare finalmente alla pace. Difficili però rimangono le condizioni per i cristiani, come testimonia mons. Joan Enric Vives, vescovo di Urgell in Spagna:

     
    “La situazione con il muro e con i check-point è molto dura, non solo per i cristiani ma per tutti ed è molto difficile rimanere lì. Ma la volontà di tutti i cristiani in Israele e in Palestina è quella di restare. Dobbiamo perciò impegnarci in aiuti e solidarietà per la Terra Santa. Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, pensa di organizzare una ulteriore giornata di preghiera, oltre a quella del Venerdì Santo dedicata alla colletta per la Terra Santa: una giornata di comunione con i fratelli di quelle zone, anche per aiutarli ad essere ‘ponti’ tra ebrei e musulmani”.

     
    Proprio sulle condizioni dei cristiani in Terra Santa, ascoltiamo mons. Michel Dubost, vescovo di Evry in Francia:

     
    R. - Con il muro, vivono come se fossero in prigione. Eppure il loro desiderio è di girare per quelle terre, di incontrare amici che vivono dall’altra parte del muro, con i quali ora hanno contatti solo via internet. Si sentono, insomma, cittadini dello stesso Paese.

     
    D. - Quali sono allora le speranze per la Terra Santa?

     
    R. - La speranza è in Dio.

     
    E la prova che nonostante le difficoltà - alle quali si aggiunge anche il problema dei visti per i religiosi che operano nell’intera area - i cristiani continuino a dare prova di una vera e propria vocazione per quella terra, sta nelle parole del cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh, in Irlanda:

     
    “Abbiamo incontrato tanta gente, tanti giovani convinti di avere il diritto di stare lì, nel loro Paese. E ciò sottolinea la necessità di sviluppare l’economia, affinché si possa costruire un futuro più sicuro”.

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    Chiesa e Società



    Guatemala: più attenzione per i poveri. Lo chiede la Chiesa al neo-presidente Colom

    ◊   “Dio ci assista affinché il prossimo governo abbia una particolare preoccupazione per i più poveri creando anche un ambiente di giustizia e solidarietà”. Con queste parole si è espresso recentemente l’arcivescovo di Città di Guatemala, cardinale Adolfo Quezada Toruño, indirizzando la sua esortazione al neo presidente, Alvaro Colom, che si è insediato lunedì scorso. Il porporato guatemalteco, ribadendo una precedente presa di posizione dell’episcopato locale, ha voluto anche ricordare che un nodo importante da risolvere nelle prossime settimane è ciò che riguarda il settore minerario. Tale settore deve essere considerato – ha sottolineato il cardinale - non solo in quanto attività produttiva, di vitale importanza per la crescita del Paese, ma anche come insieme di persone che passano parte della loro vita lavorando nel settore. Il porporato ha chiesto ancora una volta un rinegoziazione delle concessioni poiché mentre molti Paesi, con risorse simili, hanno un ritorno economico del 49%, in Guatemala il ricavo è appena dell’1%. Intanto, nel suo discorso d’insediamento lo scorso 14 gennaio, il presidente Alvaro Colom ha anticipato le sue intenzioni di far fronte a questi problemi cercando un ampio consenso sociale e politico. Il capo di Stato ha definito in particolare il “settore minerario un fattore centrale per rimodellare l’economia e combattere l’iniquità sociale”. Il neo presidente ha voluto poi ribadire che l’orizzonte ultimo del suo governo “è la diminuzione della povertà” nella “cornice di una responsabilità economica” capace di “introdurre le modifiche necessarie senza mettere a repentaglio le conquiste acquisite, anche se minime”. Alvaro Colom deve anche affrontare le grandi questioni della sicurezza e dell’impunità, ma soprattutto, “la verità e la giustizia che sono le basi della vera riconciliazione e del vero perdono. E del perdono, ha ricordato il cardinale Quezada, “abbiamo bisogno tutti”. Tra i crimini mai chiariti abbastanza si ricorda quello di mons. Juan Gerardi, ucciso il 26 aprile 1998. I vescovi tempo fa hanno preso atto della chiusura, con numerose condanne, dopo 19 anni, della prima fase del processo, ma hanno chiesto ulteriori indagini per individuare gli autori intellettuali e i mandanti di un delitto tanto odioso. "La Chiesa è disponibile sempre al perdono, e ovviamente anche in questo caso, ma vuole prima sapere chi debba perdonare e concretamente perché", hanno scritto i presuli guatemaltechi. Giorni fa, il neo presidente, ha rinnovato infine l’intenzione di perseguire la “linea auspicata dai vescovi: pace nella verità e la giustizia”. (A cura di Luis Badilla)

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    Musulmani e cristiani ricordano padre Roda, ucciso nelle Filippine durante un tentativo di sequestro

    ◊   Nelle Filippine la polizia segue la pista del fondamentalismo islamico per individuare i responsabili dell’omicidio del sacerdote Jesus Reynaldo Roda, ucciso martedì scorso. I principali sospetti riguardano, in particolare, il gruppo Abu Sayyaf, ritenuto collegato ad Al Qaeda. Padre Roberto Layson, sacerdote degli Oblati di Maria Immacolata (OMI) e responsabile del dialogo interreligioso, ha riferito inoltre all’Agenzia Asianews che “la chiesa del Santo Rosario a Bongao, dove è stato portato il corpo del religioso, è piena di gente”. Anche gli islamici – ha aggiunto – portano cibo in segno di rispetto e dolore. Il presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel Lagdameo, ha espresso la “profonda tristezza” dell’intera Chiesa e ha detto che “occorre pregare”. Il capo del "Comitato chiama l’islam", Sheikh Mohammad Muntassir, ha espresso condanna per quello che è stato definito “un atto di barbarie”. Padre Roda aveva ricevuto ripetute minacce anonime di rapimento sin dal 2007. Secondo le prime ricostruzioni padre Reynado Jesus Roda, che era direttore della scuola Notre Dame a Bongao, stava pregando in una cappella nel villaggio di Likud Tabawan quando alcuni uomini armati hanno tentato di rapirlo. Il sacerdote, parroco della chiesa del Santissimo Rosario a Tabawan, ha opposto resistenza ed è stato poi raggiunto da diversi colpi di pistola. (A.L.)

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    L’Europarlamento chiede una strategia comune per difendere i diritti dei bambini

    ◊   La futura strategia comunitaria per la tutela dei diritti dei bambini “dovrebbe riconoscere il ruolo importante della famiglia”, “quale istituto fondamentale della società per la sopravvivenza, la protezione e lo sviluppo dei minori”. È uno dei passaggi della relazione approvata dall’Europarlamento, riunito fino a oggi pomeriggio a Strasburgo, sulla quale sono convenute tutte le forze politiche dell’Assemblea. Il testo – riferisce l’agenzia SIR dovrebbe sollecitare una presa di posizione della Commissione e azioni coordinate tra l’UE e gli Stati aderenti. I deputati chiedono impegni per difendere la salute, l’integrità fisica, le opportunità di formazione per i minori e sollecitano uno “strumento comune in materia di adozioni che migliori la qualità dell’assistenza nei servizi di informazione, la preparazione per l’adozione internazionale e i servizi post-adozione”. Con 200 voti favorevoli, 367 contrari e 134 astensioni, è stato soppresso un paragrafo della relazione che, esprimendo preoccupazione per le molteplici violazioni dei diritti di cui sono vittime le ragazze di famiglie immigrate, raccomandava agli Stati membri di introdurre il divieto di indossare il velo e l’hijab, “quantomeno nella scuola primaria”. (A.L.)

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    Non esistono le guerre sante, ma la pace santa: il Gran Muftì di Siria ospite al Parlamento europeo per l’Anno del dialogo interculturale

    ◊   “Non ci sono guerre sante; è la pace ad essere Santa”: cosi il Gran Muftì di Siria, parlando al Parlamento europeo di Strasburgo, martedì scorso nell’ambito delle iniziative promosse nell'Anno europeo 2008 del dialogo interculturale. Un Anno - ha sottolineato il presidente dell’Europarlamento Hans-Gert Pöttering - per affermare la convivenza pacifica di culture e religioni. E’ giunto dalla Siria accompagnato dal vescovo cattolico della Chiesa caldea Antoine Odo, il Gran Muftì Ahmad Bdr Al-Din Hassoun. Prima di prendere la parola, la stretta di mano tra i due leader religiosi, poi il saluto all’Aula alzando insieme le braccia. “Siamo tutti creature di Dio – ha esordito il capo della Chiesa musulmana di Siria - fratelli su questa Terra, partecipi di una sola civiltà, costruita dall’uomo nel tempo, che si esprime in diverse culture e religioni. “Ebrei, cristiani, musulmani e laici – ha sostenuto il Gran Muftì – viviamo come un’unica famiglia, in un’unica casa”. Occorre quindi insegnare ai nostri figli, nelle scuole, nei templi, nelle chiese e nelle moschee - ha esortato - “che ciò che è veramente Santo è l'essere umano”, condannando “colui che distrugge l'uomo, poiché mentre chiese e templi possono essere ricostruiti, non è possibile rendere la vita a chi è stato ucciso”. Il Gran Muftì ha aggiunto che oggi “il mondo musulmano non può che aspirare alla pace”. Nonostante “le ingiustizie – ha detto - che hanno creato tensione e estremismo” “la religione non permette di uccidere”, ma al contrario “deve portare pace e felicità". Per il Gran Muftì, inoltre, “sono gli uomini ad opprimere e non le religioni”. Ha infine sottolineato che Strasburgo “è simbolo della pace” e “il miracolo del XX secolo è l'Europa”, che dopo aver conosciuto due guerre mondiali ed aver abbattuto il muro di Berlino senza versare una goccia di sangue, “si è riunificata”. Il Gran Muftì ha infine concluso il suo applauditissimo intervento invitando i parlamentari a tenere una seduta a Damasco, che quest'anno è Capitale della cultura araba. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Ban Ki-moon al Forum di Madrid: il dialogo è l'unica via per superare i pregiudizi

    ◊   Si è concluso ieri a Madrid il Primo Forum dell’Alleanza delle Civiltà dopo due giornate di lavoro, con alcune importanti iniziative in favore del dialogo tra le culture, in particolare nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Sono stati 12 i programmi approvati intorno a quattro capitoli generali: i giovani, l’educazione, i mezzi di comunicazione e le migrazioni. Tra le diverse iniziative, si devono sottolineare un fondo di aiuto ai giovani in cerca di lavoro, la produzione di alcuni film di ampia diffusione sul dialogo interculturale. Per la realizzazione di questi progetti sono stati investiti circa 200 milioni di dollari. I dirigenti dell’Alleanza hanno anche avuto importanti contatti di collaborazione con alcune tra le piú grandi imprese e con le principali istituzioni politiche e culturali della Comunitá internazionale. L’associazione denominata “Religioni per la pace” ha rivolto, in particolare, un appello ai leader religiosi di tutto il mondo affinchè agiscano decisamente contro l’uso non appropriato della religione da parte degli estremisti. Jorge Sampaio, rappresentante dell'ONU per l’Alleanza delle civiltà ha messo in risalto che, nonostante il dialogo sia fondamentale, non è sufficiente se poi non si passa all’azione, alla realizzazione dei dodici progetti approvati. Da parte sua, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha dichiarato che è facile parlare di tolleranza, dialogo tra le culture, ponti di fiducia; è più dificile invece – ha aggiunto - passare dalle belle parole all’azione. La promozione del dialogo – ha precisato Ban Ki-moon – è l’unico modo sicuro per costruire una comprensione culturale trasversale. Sul futuro di questa Alleanza che muove adesso i primi passi non mancano alcune voci di un certo sceticismo nonostante il Forum a Madrid abbia superato tutte le previsioni per quanto riguarda la partecipazione ed i progetti approvati. Il prossimo anno sarà la Turchia la sede del Secondo Forum. Sarà forse il momento di verificare i primi risultati. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Riuniti a Cracovia in Polonia 40 ONG per promuovere l’impegno della società civile nella lotta alla criminalità organizzata

    ◊   Una delegazione dell'associazione antimafia ''Libera'' e dell'ong ''Terra del Fuoco'' sono da ieri e fino al 20 gennaio a Cracovia, in Polonia, per la seconda tappa del progetto “Flare” (Freedom-libertà, Legalità-Legalità and Rigts-diritti in Europe), per realizzare un network europeo permanente di monitoraggio, educazione, promozione di normative a livello comunitario e nei singoli Stati, espressione della società civile nella lotta alla criminalità organizzata trasnazionale. Oltre 100 i partecipanti e circa 40 le organizzazioni presenti alle giornate di Cracovia, in rappresentanza di più di 30 Paesi dell'Unione Europea, dell'area del Mediterraneo e del Caucaso. Cracovia è la seconda tappa di un percorso che culminerà nel giugno 2008 a Bruxelles, dove si svolgerà la prima edizione europea di ''Contromafie'', gli Stati generali dell'Antimafia che si sono svolti a Roma nel novembre 2007. ''La Commissione europea - ha scritto Franco Frattini, vicepresidente e commissario alla Giustizia UE, in un messaggio inviato agli organizzatori - nei prossimi mesi condurrà una valutazione globale dei diversi strumenti messi in campo per lottare più efficacemente conto la criminalità organizzata e il terrorismo”. “Tra questi, in particolare - ha specificato Frattini - quelli per agevolare la ricerca e il congelamento dei beni di illecita provenienza e la loro confisca”. (R.G.)

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    “Il miele della solidarietà” nelle piazze italiane per la 55.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra

    ◊   Domenica 27 gennaio i volontari dell’AIFO, l’Associazione italiana amici di Raoul Follereau, distribuiranno vasetti di miele in molte piazze italiane in concomitanza con la 55.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra. L’iniziativa, giunta alla settima edizione, nasce con l’intento di raccogliere fondi per finanziare i progetti dell’AIFO per la cura dei lebbrosi in Africa e per lo sviluppo sanitario in Brasile. Quest’anno l’AIFO si è posta l’obiettivo di ottenere una somma superiore a quella raccolta l’anno scorso, che ammontava ad oltre 350 mila euro. Il miele offerto proviene da piccoli produttori croati attraverso il Commercio equo e solidale e sarà distribuito in sacchetti di iuta confezionati dagli ex malati di lebbra del Progetto Sumana Halli a Bangalore in India, sostenuto dall'AIFO. L'iniziativa è realizzata con la collaborazione della Cooperativa commercio alternativo di Ferrara e dell'Agesci. (C.C.)

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    Annunciata in Canada una nuova pubblicazione sull’eutanasia e il suicidio

    ◊   Una nuova iniziativa lanciata dall’Organismo cattolico per la Vita e la Famiglia, l’OCVE, nell’impegno per la vita e la dignità umana: la pubblicazione dal titolo “La vita in gioco – Studio sull’eutanasia e il suicidio assistito”. Il documento nasce come complemento della nota brochure “L’eutanasia e il suicidio assistito: delle risposte urgenti!”. L’OCVE, nella sua sfida su una questione così delicata come quella del suicidio assistito, è sostenuta dalla Conferenza episcopale del Canada (CECC) e dal Consiglio supremo dei Cavalieri di Colombo. Le tematiche affrontate nel testo sono varie, tra cui il rispetto della vita umana fino alla morte, il vero significato da attribuire all’espressione “morire con dignità” e l’assistenza delle persone in fin di vita. Altri argomenti trattati sono la responsabilità di ogni battezzato nella promozione dei valori umani e cristiani e la responsabilità di coloro che detengono il potere politico nell’emanazione di leggi ad hoc. Destinatari della pubblicazione sono tutti i luoghi di vita e d’incontro come parrocchie, scuole, università, gruppi di fede, ma anche organizzazioni laiche fino ad arrivare ai nuclei più piccoli della società quali famiglie e gruppi di amici. (C.C.)

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    “Schegge di verità. I media di cui mi fido”: incontro-dibattito promosso dal Vicariato di Roma e dall’UCSI per la festa di San Francesco di Sales

    ◊   “Schegge di verità. I media di cui mi fido”: questo il tema di un Incontro organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma, dall’Unione stampa cattolica italiana (UCSI-Lazio), in collaborazione con l’associazione laicale, Diocesi in rete, che riunisce gli animatori della comunicazione e della cultura sul territorio. Appuntamento sabato prossimo, 19 gennaio, alle ore 10 nel Palazzo del Vicariato. Alla vigilia della solennità di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica, si vuole aprire uno spazio di confronto e di condivisione dedicato a famiglie, giovani e adulti, che racconteranno la propria esperienza di “ricerca della verità” o almeno delle sue tracce (“schegge”) attraverso i media. A guidare il dibattito sarà Rosario Carello, giornalista di Sat 2000. La parola passerà quindi al direttore de “L’Osservatore Romano” Giovanni Maria Vian e al giornalista Rai Andrea Melodia, che commenteranno sul tema del Messaggio del Papa per la 42 Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che verrà presentato proprio nella solennità di S. Francesco di Sales, dedicata al tema “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”. Filo conduttore di questa seconda parte della mattinata sarà il tema: “Tra protagonismo e servizio: la verità dove va a finire?”. L’incontro è aperto a tutti. Per informazioni: Associazione Diocesi in rete www.diocesiinrete.it, tel. 06.69886215, fax 06.69886491, comsoc@roma.chiesacattolica.it . (R.G.)

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    Indagine ISTAT sul reddito delle famiglie in Italia

    ◊   Secondo i recenti rilevamenti ISTAT sulla distribuzione dei redditi in Italia, il 50 per cento delle famiglie italiane vive con meno di 1.900 euro al mese. Nel 2005 - si legge nel rapporto - le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito netto, esclusi i fitti, pari in media a meno di 28 mila euro, circa 2.300 euro al mese. Tuttavia, la maggioranza delle famiglie, il 61 per cento, ha conseguito un reddito inferiore all'importo medio indicato, a causa della distribuzione fortemente asimmetrica dei redditi. Il 14,6 per cento delle famiglie italiane dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese; il 28,4 per cento di non essere in grado di fare fronte a una spesa imprevista di 600 euro, che va a scombinare il budget familiare. I risultati dell'indagine confermano inoltre l'esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito medio delle famiglie che vivono nel Sud e nelle Isole è pari a circa il 70 per cento del reddito delle famiglie residenti al Nord. La disuguaglianza tra i redditi delle famiglie, infatti, aumenta proprio nelle aree del Paese dove si registra una minore disponibilità di reddito: al primo posto si trova la Calabria, seguita da Sicilia e Campania. Livelli di disuguaglianza molto meno marcati si osservano invece nel Trentino, in Valle d'Aosta e in Friuli Venezia Giulia. In Europa infine l’Italia è tra le posizioni peggiori, esclusi Grecia, Portogallo e i nuovi Stati membri. (C.C.)

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    A Crotone un liceo scientifico sarà dedicato a Benedetto XVI

    ◊   “Dare una risposta al bisgno di formazione – educazione del territorio riprendendo la tradizione educativa del cattolicesimo sociale che tanti frutti ha donato negli anni passati, in termini di maturazione umana e intellettuale, affettiva e di competenza professionale”. Con questi obiettivi mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone – Santa Severina, annuncia la prossima apertura del liceo scientifico “Benedetto XVI”. Questa iniziativa – prosegue l’arcivescovo – si inserisce dentro un progetto più ampio di costituzione di una “rete delle scuole cattoliche”, che può avvantaggiarsi della presenza nella diocesi calabrese di alcune scuole primarie cattoliche. Oltre al liceo, la diocesi di Crotone – Santa Severina – rende noto l’agenzia SIR – sta pensando alla costituzione di una scuola media che si proponga come “una continuazione della scuola primaria e vada nel tempo a stabilire una continuità con il costituendo liceo scientifico”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia: confermate le dimissioni del ministro della Giustizia Mastella. L'UDEUR appoggerà dall'esterno il governo Prodi

    ◊   Dimissioni confermate e accettate dal presidente italiano, Giorgio Napolitano, per il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Il guardasigilli ieri ha rimesso il mandato dopo gli arresti domiciliari alla moglie per tentata concussione e in seguito alla sua iscrizione nel registro degli indagati. Intanto, il leader dell’UDEUR ha confermato il suo appoggio esterno al governo ma senza più sconti. La politica italiana guarda però anche al referendum sulla legge elettorale che si svolgerà tra il 15 aprile e il 15 giugno; ieri il via libera della Corte Costituzionale a tre quesiti referendari. Il nostro servizio:


    “Non voglio essere un cittadino della casta ma uno comune”. E’ la dichiarazione che mette la parola fine sui tentativi del premier Prodi di far restare l’ormai ex ministro della Giustizia Mastella al suo posto. In un’affollata conferenza stampa a Benevento, il leader dell’UDEUR ha difeso prima la moglie che - ha detto - "dimostrerà la sua innocenza” e poi il partito dalle accuse di tangenti. Sul riacceso confronto tra magistratura e politica ha precisato che ci sono giudici seri ma anche GIP “particolari”. Una risposta a distanza all’ANM, Associazione Nazionale Magistrati, che aveva parlato di “aggressione” alle toghe. “Ci sono magistrati che possono mandare a casa un governo”: è il duro affondo del politico centrista che parla anche di una “crisi di sistema”. Intanto, si apre una nuova grana per il premier Prodi: l’UDEUR ha garantito l’appoggio esterno all’esecutivo, senza più “compromessi”. Alle 14.30 il presidente del Consiglio riferirà in aula sulle dimissioni di Mastella e sarà lui ad assumere l’interim al ministero della Giustizia. Alle 17 audizione poi in Senato. Intanto, il mondo politico cerca ancora un’intesa sulla riforma elettorale ma la “bozza Bianco” non convince né maggioranza né opposizione. Un accordo scongiurerebbe il referendum che ieri ha ricevuto il via libera dalla Corte Costituzionale. La consultazione, che si dovrebbe tenere in una data decisa dal governo e compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, ruota intorno ai seguenti quesiti: l’abrogazione delle candidature multiple e attribuzione del premio di maggioranza, alla Camera e al Senato, non più alla coalizione ma alla lista che ha ottenuto più voti. Il referendum passerà solo se sarà raggiunto il quorum cioè il 50 per cento più uno. In caso di fine anticipata della legislatura, la consultazione sarà rimandata di un anno.

    Italia-rifiuti
    L’emergenza rifiuti al centro stamani dell’intervento del ministro dell'Attuazione del programma Santagata che, riferendo in Senato, ha denunciato l’interesse di molti a “mantenere” in Campania uno stato di crisi. Il ministro ha anche annunciato l’installazione di tre termovalorizzatori ad Acerra, Santa Maria La Fossa e a Salerno. Infine ieri Palazzo Chigi ha dato il via libera alla nascita di un’unità di crisi gestita dal Supercommissario per i rifiuti De Gennaro.

    Medio Oriente
    Sono due i miliziani uccisi in un raid aereo israeliano nei pressi di Bet Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza. Prosegue, intanto, l’intenso lancio di razzi Qassam sulla città israeliana di Sderot. Sarebbero almeno cento, nelle ultime 48 ore, i missili sparati sul territorio ebraico dalle milizie palestinesi. Una donna è rimasta leggermente ferita. Il premier israeliano Olmert ha assicurato che la “lotta contro il terrorismo” va avanti soprattutto per far cessare i lanci di razzi contro il territorio ebraico. Paura infine tra la popolazione di Tel Aviv dopo un test missilistico da parte dell’aeronautica nel quadro di un programma di difesa per neutralizzare diversi tipi di minacce: da aerei e razzi a missili balistici. Si temeva un attacco.

    Iran – dossier sul nucleare
    Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, è arrivato oggi a Vienna per incontrare il direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), Mohamed El Baradei. Sul tavolo la questione del nucleare in Iran. Il ministro tedesco ha mostrato la sua determinazione nell’impedire che Teheran sviluppi armi atomiche. Intanto, è arrivato oggi a Pechino il capo negoziatore nucleare iraniano, Saeed Salili. La Cina ha auspicato piena collaborazione da parte del governo di Ahmadinejad nel rispetto dei provvedimenti ONU.

    Sri Lanka
    All’indomani della fine della tregua siglata nel 2002 tra il governo srilankese e i ribelli tamil, l’aeronautica ha bombardato un rifugio di insorti provocando diverse vittime. Intanto solo oggi si è appreso che la maggior parte di 27 persone, uccise ieri in un attacco contro un autobus, hanno perso la vita non a causa di un’esplosione ma per i colpi sparati dai ribelli mentre tentavano la fuga. In questo clima di rinnovata e forte tensione, qual è la situazione oggi in Sri Lanka? Risponde il nunzio apostolico a Colombo, l’arcivescovo Mario Zenari, intervistato da Giada Aquilino:


    R. – Questo conflitto ha distrutto ponti, strade, case, ma ha distrutto in particolare la comunicazione tra le persone. E’ ben inteso che occorrerebbe anche prestare attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio. Ad esempio, a livello individuale, la gente non distingue tra un’etnia e un’altra, tra una lingua o un’altra: ci sono esempi di amicizia e intesa ammirevoli. In generale, però, questo conflitto ha veramente danneggiato la comunicazione tra gruppi etnici.

     
    D. – La guerra civile in Sri Lanka dura a fasi alterne dagli anni ’70 e ha già provocato più di 60 mila morti. La popolazione oggi in quali condizioni vive?

     
    R. – La popolazione che più ha sofferto e più soffre è quella del nord-est, proprio quella che tre anni fa è stata colpita dallo tsunami e quindi colpita dalla violenza della natura e dalla più terribile violenza umana. Non vanno poi tralasciati i problemi degli sfollati, delle persone che sono state costrette ad abbandonare i villaggi di origine. Vedo, però, anche gente che ha una certa capacità di sopportare e ciò mi dà fiducia nel futuro.

     
    D. – Continuano da una parte gli attentati, dall’altra i bombardamenti. Come si potrà arrivare ad una pacificazione in Sri Lanka?

     
    R. – Le notizie che circolano fanno pensare che i prossimi mesi saranno alquanto ‘nuvolosi’. L’auspicio della Chiesa e il messaggio continuo che diffondiamo sono quelli della riconciliazione, della fine della violenza, della speranza.

    Kenya
    Sarebbero mille le vittime dell’ondata di violenza in Kenya dopo le elezioni di dicembre che hanno consegnato il Paese nelle mani del presidente Kibaki. Lo ha rivelato il leader dell’opposizione Odinga. Intanto, altre due persone sono state uccise dalla polizia in una baraccopoli di Nairobi, teatro di accesi disordini. Le forze dell’ordine hanno poi ferito un uomo nella città di Kisumu dove ieri altre due persone avevano perso la vita. Intanto, secondo il segretario generale del Commonwealth Don McKinnon, le elezioni keniane non hanno rispettato i canoni internazionali.

    Camerun – Nigeria
    Almeno dieci persone sono morte al confine fra Camerun e Nigeria negli scontri fra etnie rivali che si contendono la terra. Secondo testimoni e politici locali, si tratta della comunità degli Oliti del Camerun e degli Yive nigeriani. Centinaia di persone sono state costrette a fuggire. Secondo un parlamentare della regione, malgrado le lotte fra Oliti e Yive per il possesso del territorio durino da decenni, il problema è stato sempre trascurato dalle autorità camerunesi.

    Kosovo
    Si riaccende il dibattito sull’indipendenza della regione serba del Kosovo, amministrata dall’ONU, in occasione del Consiglio di sicurezza. Alla riunione, a porte chiuse, prenderà parte anche il primo ministro kosovaro, Hashim Thaci. Nella comunità internazionale solo la Russia è schierata al fianco della Serbia in una strenua opposizione all’indipendenza kosovara. Tra le preoccupazioni espresse da Belgrado anche l’incertezza per la sorte dei 100 mila serbi del Kosovo. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Roberto Morozzo Della Rocca, esperto della questione kosovara per la Comunità di Sant’Egidio:


    R. – Resta l’incognita di cosa accadrà in Serbia. Proprio fra pochi giorni avremo le presidenziali e parlare tanto di indipendenza del Kosovo, se non dichiararla, potrebbe significare per Belgrado la vittoria dell’estrema destra nazionalista di Nikolic, che è l’uomo di Shesheli.

     
    D. – Professore, formalmente il Kosovo è ancora una provincia serba. Ci sono delle basi di diritto internazionale per provocare un distacco di questa provincia e renderla indipendente rispetto a Belgrado o sarebbe una decisione di autorità data dalla forza della maggioranza internazionale?

     
    R. – Io credo che sarebbe una decisione di autorità, dovuta al fatto che la popolazione di questa regione è al 90 per cento albanese, quindi si vorrebbe riconoscere a quasi due milioni di albanesi in Kosovo il diritto all’autodeterminazione. E’ una cessione di autorità che potrebbe provocare contraccolpi in altre aree; è quello che temono, per esempio, i russi o gli spagnoli per i Paesi Baschi.

     
    D. – Professore, quando si parla di Kosovo, si parla spesso di indipendenza, si ricordano i drammi della guerra, si parla molto meno di quelle che sono le minoranze etniche all’interno della provincia, in particolare le enclave serbe...

     
    R. – In Kosovo sono rimasti circa 100 mila serbi dei 200 mila che vi erano prima del ’99, gli altri si sono rifugiati in Serbia. Quelli che sono rimasti, in parte sono nel nord, nella striscia sopra Mitrovica, e lì vivono abbastanza liberi di spostarsi, di fare attività economiche. Invece, alcune decine di migliaia sono nelle enclave sparse a macchia di leopardo nel Kosovo centrale, meridionale, dell’Ovest; qui vivono in maniera piuttosto sacrificata con difficoltà a spostarsi se non hanno scorta, con difficoltà a lavorare, con molta disoccupazione. Qui mancano le risorse e sono praticamente una specie protetta dalle forze internazionali.

     
    D. – Queste minoranze sono per la maggior parte cristiane. Le tensioni all’interno del Kosovo possono essere riconducibili anche a motivi religiosi o sono prettamente etniche e politiche?

     
    R. – No, sono prettamente etnico-politiche. I motivi religiosi sono invocati, ma non è la questione religiosa la contesa per il Kosovo.

    Venezuela
    Dure accuse del presidente venezuelano Chavez a Stati Uniti e Colombia. Entrambi i Paesi lo vorrebbero uccidere per poi scatenare un conflitto tra Bogotà e Caracas. Washington ha respinto le accuse del capo di stato.

    Colombia - scontri tra FARC ed ELN
    Scontri armati nel nord-est della Colombia fra due fazioni che si oppongono al Governo: le FARC, forze armate rivoluzionarie di stampo marxista e l’ELN, l’esercito di liberazione nazionale guevarista. Il bilancio degli ultimi dieci giorni è di 11 civili uccisi e 2 mila persone costrette alla fuga. Motivo della contesa, sarebbe il controllo di una vasta regione petrolifera nel dipartimento di Arcua, al confine con il Venezuela. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Chiara Calace)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 17 

     

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