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Sommario del 15/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI dà il proprio assenso alla creazione dell'Esarcato arcivescovile di Lutsk, in Ucraina
  • Il rettore de “La Sapienza”, Guarini: attendiamo con gioia il Papa, messaggero di pace e uomo di grande cultura. Sulle contestazioni in corso, il commento di mons. Fisichella e dello storico Galli Della Loggia
  • Le Forze armate, specialiste della solidarietà nel mondo: il pensiero del cardinale Bertone alla Messa per la Giornata della pace, promossa dall'Ordinariato militare per l'Italia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Domani, in Vaticano, incontro al vertice tra i capi dicastero e i vescovi euroamericani del "Gruppo di coordinamento" per la Terra Santa
  • Presentata a Milano da Giuliano Ferrara la moratoria sull'aborto. Intervista con Paola Bonzi
  • Il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ricorda a vent'anni dalla morte, Raimondo Manzini, alla guida del quotidiano vaticano dal 1960 al 1978
  • Chiesa e Società

  • La 35.ma Congregazione della Compagnia di Gesù ha accolto ieri le dimissioni del preposito generale, padre Peter-Hans Kolvenbach
  • Inaugurato a Madrid il primo Forum dell'Alleanza delle civiltà
  • Il parlamento europeo si appresta a votare il testo sui diritti dei minori
  • Sul “Foglio” di Giuliano Ferrara, lettera aperta al segretario ONU, Ban Ki-moon, a favore della vita e per la moratoria sull’aborto
  • Il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, invita i cattolici del Kenya ad allontanarsi dal tribalismo
  • Solidarietà al Kenya, colpito dalle violenze, da parte dei vescovi di Tanzania, Etiopia e Eritrea
  • “Progetto Afrique”: dal lavoro dei medici italiani e delle suore orionine nasce un ospedale ostetrico-ginecologico per le migliaia di madri della Costa d’Avorio
  • Le indicazioni dei vescovi del Panama al Paese, nel documento emesso al termine della seduta plenaria
  • Appello della Conferenza episcopale indiana in favore delle caste cristiane in India
  • La Chiesa pakistana chiede un’indagine trasparente sull’omicidio di Benazir Bhutto
  • La visita in Cambogia del cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
  • L’ONU annuncia un’indagine indipendente sull’attentato di Algeri
  • Le scuole cattoliche britanniche festeggiano il 20 gennaio la domenica dell’Istruzione
  • Ancora in piazza per la vita a Parigi, domenica prossima
  • Il presidente del Forum dei Laici della diocesi di Valencia rilancia il messaggio della Giornata "per la famiglia cristiana” di Madrid
  • Iniziativa di solidarietà, domenica 20 gennaio, in favore dei progetti TeleFood della FAO
  • 24 Ore nel Mondo

  • George Bush in Arabia Saudita: "Calmierare il prezzo del greggio"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI dà il proprio assenso alla creazione dell'Esarcato arcivescovile di Lutsk, in Ucraina

    ◊   In Ucraina, il Card. Lubomyr Husar, arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, con il consenso del Sinodo della Chiesa greco-cattolica locale, ha eretto a norma del canone 85 - paragrafo 3 - del CCEO l'Esarcato arcivescovile di Lutsk degli Ucraini.

    Benedetto XVI ha concesso l'assenso all'elezione canonicamente fatta dal medesimo Sinodo del sacerdote Josaphat Oleg Hovera, attualmente rettore del Seminario Maggiore di Ternopil-Zboriv, a primo Esarca della suddetta circoscrizione ecclesiastica. Mons. Oleg Hoyera ha 64 anni ed ha compiuto gli studi presso l'Istituto professionale Tecnico Medico di Leopoli, frequentando contemporaneamente in clandestinità il seminario fino al 1990, anno nel quale è stato ordinato sacerdote. Nel 1999, ha ottenuto la Licenza in Scienze ecclesiastiche presso il Pontificio Istituto Orientale a Roma. Ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali quello di parroco e di responsabile della fraternità "Misericordia". Parla ucraino, russo, polacco e italiano.

    L'Esarcato arcivescovile di Lutsk degli Ucraini è situato nella parte nordoccidentale dell'Ucraina, per una una superficie di 40 mila Kmq. La sede del nuovo Esarcato sarà la città di Lutsk. I fedeli greco-cattolici, organizzati in 14 parrocchie, sono circa 4.000. Attualmente prestano servizio, in modo stabile, nelle varie comunità 5 sacerdoti diocesani, 5 sacerdoti religiosi (Padri Basiliani e Redentoristi) e un diacono, ai quali bisogna aggiungerne altri che vengono ad aiutarli dalle Eparchie vicine. A Lutsk, sorge un monastero dei Padri Basiliani.

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    Il rettore de “La Sapienza”, Guarini: attendiamo con gioia il Papa, messaggero di pace e uomo di grande cultura. Sulle contestazioni in corso, il commento di mons. Fisichella e dello storico Galli Della Loggia

    ◊   Un momento di alta cultura, di confronto di idee che sarà fecondo per tutta la comunità universitaria de “La Sapienza”. Il rettore dell'università, il prof. Renato Guarini, presenta così - alla nostra emittente - la visita di Benedetto XVI all’ateneo romano di giovedì prossimo. Nell’intervista di Alessandro Gisotti, il rettore de “La Sapienza”, che, ricordiamo, ha invitato il Papa nei mesi scorsi, mette l’accento sull’importanza del dialogo tra fede e ragione, tratto distintivo del Pontificato di Benedetto XVI:


    R. - Io, personalmente, e la comunità accademica ci prepariamo ad accogliere il Papa, senz’altro messaggero di pace, ma soprattutto uomo di grande cultura, di profondo pensiero filosofico. Ci si può, quindi, confrontare con lui e ascoltare le sue riflessioni.

     
    D. - L’anno accademico si inaugura all’insegna dell’impegno per abolire la pena di morte, un tema caro al Papa, che anche recentemente ha chiesto di aprire un dibattito pubblico sulla sacralità della vita umana. Cosa può fare su questo fronte il mondo accademico?

     
    R. - Può fare molto, perché noi siamo gli educatori delle generazioni del futuro. Dobbiamo, quindi, sensibilizzare le generazioni a queste problematiche. E lo scopo della visita e dell’invito al Papa sono proprio legati al tema di fondo, per così dire, dell’inaugurazione dell’anno accademico. Vorrei, infatti, che alla fine della cerimonia, oppure nei giorni successivi, gli studenti de “La Sapienza” in qualche modo si impegnassero a sensibilizzare gli studenti di tutte le università italiane ed internazionali.

     
    D. - Benedetto XVI, com’è noto, è stato a lungo un professore universitario. Come guardano i suoi docenti a questo ex collega d’eccezione?

     
    R. - “La Sapienza” è un’università molto grande, molto complessa. Evidentemente, ci sono credenti e non credenti e di diversa ideologia. Io ritengo che tutti dovrebbero guardare Benedetto XVI soprattutto come a un uomo di cultura e a un ex professore, indipendentemente dalle proprie idee. Mi sembra che in questi giorni qualcuno però abbia fatto delle affermazioni… forse qualcuno che non ha mai letto gli scritti di Benedetto XVI.

     
    D. - Il riferimento, dunque, è ovviamente ad alcune decine di docenti de “La Sapienza” che hanno chiesto con un appello, con una lettera proprio a lei rivolta, di annullare l’evento. Cosa può rispondere?

    R. - Io ribadisco che è senz’altro una minoranza, perché “La Sapienza” ha 4500 docenti. Quindi, coloro che hanno manifestato il proprio dissenso nella lettera sono un numero esiguo. Io rispetto le idee di tutti, ma vorrei richiamare tutti a dialogare, soprattutto a far prevalere la ragione sulle ideologie, che ormai sono superate.

     
    D. - Com’è noto, uno dei tratti caratterizzanti del Pontificato di Benedetto XVI è il suo impegno a rendere fecondo il dialogo tra fede e ragione. Quali difficoltà, ma anche quali sviluppi possibili, secondo lei?

     
    R. - Io sono un uomo di ragione e mi auguro che si possa veramente con il dialogo, con l’approfondimento dei temi, arrivare ad una riflessione feconda. Perché fin quando tutti rimangono sul generico - e, le ripeto, ci sono persone che non hanno mai letto gli scritti del Papa - evidentemente è facile poi prendere delle posizioni preconcette. Quindi, mi auguro che questa sia anche l’occasione per un fecondo dialogo tra fede e ragione.

     
    D. - Nel recente discorso agli amministratori locali di Roma e Lazio, il Papa ha messo l’accento sulla centralità dell’educazione per la formazione della persona umana. Quale ruolo può svolgere l’università al riguardo?

     
    R. - L’università può svolgere un ruolo importantissimo, e soprattutto le università di Roma, un’Università come “La Sapienza”, che è un grande centro di attrazione per le diverse regioni d’Italia come anche per alcuni Paesi dell’area mediterranea. Quindi, noi abbiamo un ruolo importante, ma soprattutto abbiamo grandi responsabilità. Io mi auguro che nella formazione delle persone, oltre alla loro preparazione professionale e scientifica, si badi anche molto alla loro formazione umana. Dobbiamo, con la nostra azione, riuscire a fare in modo che i giovani riescano ad impegnarsi con grandi ideali.

     
    Intanto, in Italia, è acceso il dibattito innescato dall’appello dei 67 docenti de “La Sapienza”, che hanno chiesto di annullare la visita di Benedetto XVI, mentre stamani un piccolo gruppo di studenti ha occupato il rettorato. Sulla vicenda delle contestazioni anti-Papa all’ateneo romano, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento dello storico Ernesto Galli Della Loggia:


    R. - La tolleranza in Italia è ancora una merce molto rara e quello che è triste è che sembra essere rara soprattutto dove non dovrebbe esserlo, cioè negli ambienti intellettuali. Soprattutto le università, in Italia, continuano ad essere un luogo dove non sempre la tolleranza è molto praticata. Che non lo fosse da parte di gruppi di studenti - gruppi, bisogna sempre ripetere, minoritari, molto minoritari - questo lo sapevamo. Che ci fossero anche gruppi di professori che non si riconoscono in un atteggiamento dialogico, questo colpisce un po’ di più.

     
    D. - I firmatari dell’appello contro la visita del Papa fanno riferimento ad un discorso su Galileo dell’allora cardinale Ratzinger, del 1990. E però attribuiscono al Papa il pensiero di un filosofo, peraltro agnostico, citato dal cardinale. Insomma, l’ennesima estrapolazione stile Ratisbona?

     
    R. - Sì, credo si tratti per l’ennesima volta di un equivoco, non so fino a che punto in buona o in malafede, di una citazione che il Papa ha fatto di Feyerabend, un filosofo della scienza, che appunto commentando il processo di Galileo sosteneva che in un certo senso - ed il problema appunto è vedere in che senso - la posizione del cardinale Bellarmino, cioè della Chiesa, era più razionale, più ragionevole di quella di Galileo, che come tutte le scoperte, le rotture, si poneva in qualche modo in contrasto con l’opinione media ragionevole del suo tempo. Mi pare di capire, dalla citazione che ho letto per esteso, che il senso del discorso fosse questo e che il Papa lo riprendeva per dimostrare quanto i giudizi, in base al principio di razionalità, di ragionevolezza, possano essere anche fallaci, come appunto fu il giudizio di Bellarmino sul conto di Galileo.

     
    D. - Qualcuno, in questi giorni, è tornato a ripetere, stancamente, il teorema della contrapposizione tra Giovanni Paolo II, “l’amico della scienza”, e Benedetto XVI, “il reazionario”. Cosa pensa di questo voler mettere un Papa contro l’altro?

     
    R. - Credo che dal punto di vista storico sia abbastanza bizzarro, perché è a tutti noto che il principale consigliere teologico di Giovanni Paolo II, colui che tra l’altro - e questo si può dire tranquillamente, perché è ovvio che rientrasse anche tra le sue funzioni - ha esteso materialmente un numero significativo di passi delle encicliche, di discorsi di Giovanni Paolo II, era proprio il cardinale Ratzinger. Pensare che ci fosse, che ci sia, un contrasto, che si possa leggere un contrasto dottrinale tra i due, mi sembra veramente privo di fondamento storico.

    Dal canto suo, l’agenzia SIR della Conferenza episcopale italiana (CEI) sottolinea che è stata “un’ottima idea invitare Benedetto XVI” in una "grande università” come “La Sapienza”. A proposito delle contestazioni annunciate, poi, l’agenzia esprime preoccupazione. C’è da preoccuparsi, si legge nella nota, “per il senso di vuoto che questo rifiuto grida alla comunità universitaria innanzi tutto e poi alla più vasta opinione pubblica. Il vuoto di chi rifiuta il confronto, di chi ritorna a forme di anticlericalismo ottocentesco”. Sulle polemiche sorte intorno all’imminente visita di Benedetto XVI a “La Sapienza” di Roma, è intervenuto ieri anche mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense. Silvia Gusmano ha raccolto un suo commento a margine della presentazione del libro del senatore Domenico Fisichella, “Crisi della politica e governo dei produttori”, svoltasi presso l’ateneo pontificio:


    R. - Mi sembra ci sia molta miopia e ci siano molti pregiudizi da questa prospettiva. Tutto io posso pensare tranne che l’Università, e quindi l’ambito accademico, non sia o non debba essere un luogo aperto all’ascolto di tutti, all’ascolto delle diverse istanze che sono presenti nella società. L’Università è nata per questo, l’Università è nata perché ci possa essere il confronto delle proprie posizioni e delle posizioni altrui. L’Università esiste e deve esistere proprio perché le diverse istanze, che sono presenti come frutto della ricerca, possano essere condivise e partecipate. Se c’è una preclusione o c’è una pre-comprensione sulla presenza cattolica, mi sembra allora che ci sia un’autoesclusione da parte di chi compie gesti di questo genere. Mi sembra, cioè, che venga meno alla natura stessa dell’Università.

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    Le Forze armate, specialiste della solidarietà nel mondo: il pensiero del cardinale Bertone alla Messa per la Giornata della pace, promossa dall'Ordinariato militare per l'Italia

    ◊   "Tutti aspiriamo alla pace, ma la pace vera non è semplice conquista dell'uomo o frutto di accordi politici e militari: essa è innanzitutto un dono divino da implorare; è, allo stesso tempo, un impegno costante, umile e generoso, da portare avanti con pazienza". Lo ha sottolineato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel presiedere domenica scorsa la celebrazione per la Giornata per la pace, organizzata anche quest'anno a Roma dall'Ordinariato militare per l'Italia. Per la prima volta il rito nella chiesa di Santa Caterina da Siena a Magnanapoli, nel centro della capitale, è stato presieduto dal cardinale segretario di Stato, che ha consegnato idealmente il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace e ha reso un personale omaggio a quanti, ha detto, "hanno pagato con il prezzo della vita" il loro servizio alla pace, assicurando "una preghiera per le loro anime e rinnovando la vicinanza spirituale alle famiglie". "Nel vasto cantiere della pace mondiale, le Forze armate - ha osservato il porporato - hanno un loro specifico ruolo: esse sono al servizio della pace, come viene percepito sempre più dalla pubblica opinione e come dimostrano le tante missioni umanitarie" condotte dai soldati italiani "con generosa dedizione in luoghi della terra disagiati e a rischio". In particolare, il cardinale Bertone ha sottolineato come "la pace che noi auspichiamo per l'umanità" sia "la pace che non ci stanchiamo di invocare con la preghiera e di costruire con un incessante sforzo; la pace che nasce innanzitutto in noi stessi quando riusciamo a spegnere nel nostro cuore il fuoco violento dell'odio, della gelosia, dell'egoismo, dell'indifferenza".

    Insieme con il segretario di Stato hanno concelebrato, fra gli altri, l'arcivescovo Vincenzo Pelvi, che nell'ottobre 2006 ha assunto la guida pastorale dell'Ordinariato militare per l'Italia. Alla celebrazione sono intervenuti capi di Stato maggiore delle forze armate italiane e varie autorità civili di Roma. All'omelia, il cardinale Bertone ha ricordato tre importanti anniversari: i 40 anni da dell'istituzione della Giornata mondiale per la pace, i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e i 25 dall'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia. Ai cappellani militari e a quanti operano sul piano pastorale in un così importante settore della vita della nazione italiana, il cardinale Bertone ha espresso il suo apprezzamento "per l'entusiasmo, la dedizione e lo zelo" con cui svolgono la loro "missione apostolica tra i soldati, rendendo visibile e vicina la Chiesa ad ogni persona", e cercando di splendere - secondo l'immagine dell'arcivescovo Pelvi nella sua Lettera pastorale - "come astri di speranza". Quello dei cappellani è un "ministero di pace". Per questo in un mondo assetato di speranza, il segretario di Stato ha auspicato "che la pace vera sia vangelo, buona notizia, messaggio di salvezza per tutti". In particolare - ha aggiunto - "per noi cristiani, è Cristo la nostra Pace: Lui che ha abbattuto le barriere della divisione e dell'indifferenza reciproca, che ha unito popoli diversi nel vincolo dell'unico amore".

    Riferendosi al messaggio di Papa Benedetto XVI il cardinale Bertone ha poi sottolineato come il ricordare che alle radici della pace tra le nazioni c'è la famiglia, significa "che proprio la famiglia modello può e deve ispirare i rapporti di solidarietà e di collaborazione da costruire instancabilmente all'interno dell'unica comunità umana, costituita dall'insieme dei popoli della terra". Quindi il cardinale celebrante ha aggiunto che "è nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna che si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l'amore, ma anche l'autorità esercitata dai genitori, il servizio e l'aiuto a chi ne ha bisogno, fino all'accoglienza e al perdono". C'è del resto uno stretto legame tra famiglia, società e pace. La prima va quindi protetta con misure concrete perché costituisce una risorsa di pace. "I valori e i diritti della famiglia naturale - ha concluso - sono i fondamenti della pace nel mondo e solo proteggendo decisamente l'istituto familiare si riesce a rendere più salda l'intera comunità internazionale". (A cura di Luis Badilla)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Quando Ratzinger difese Galileo alla Sapienza. In prima pagina un commento Giorgio Israel, professore ordinario di matematiche complementari presso l'Ateneo.

    Nell'informazione religiosa una lunga intervista di Francesco M. Valiante al cardinale Cottier, che ripropone i contenuti e le novità del "Gesù di Nazaret" di Joseph Ratzinger.

    L'opzione materialista non è fondata sulla scienza. In cultura, un saggio di Fiorenzo Facchini riguardo al dibattito sull'evoluzione.

    Elena Buia Rutt recensisce la prima traduzione mondiale (in uscita in
    Italia) delle poesie di Rowan Williams, primate anglicano.

    Non c'è dialogo se si tace la verità. Eliana Versace ricorda la missione straordinaria dell'arcivescovo Montini nella Milano del 1957.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il nucleare. Secondo il premier israeliano Olmert nessuna opzione è esclusa per impedire un Iran con capacità nucleari.

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    Oggi in Primo Piano



    Domani, in Vaticano, incontro al vertice tra i capi dicastero e i vescovi euroamericani del "Gruppo di coordinamento" per la Terra Santa

    ◊   Una visita in Terra Santa per portare alle Chiese di quei luoghi la solidarietà spirituale e concreta delle Chiese occidentali. E' lo scopo del pellegrinaggio annuale che i vescovi americani ed europei hanno compiuto nei giorni scorsi in a Gerusalemme e in Palestina. Il Coordinamento per la Terra Santa che li rappresenta è un’iniziativa della Santa Sede volta a sostenere i cristiani che vivono nei luoghi dove iniziò la salvezza cristiana. In concomitanza con la visita ad Limina della Conferenza dei vescovi latini nelle Regioni Arabe (CERLA), e insieme con loro, i presuli euroamericani parteciperanno domani ad una riunione in Vaticano con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e altri responsabili di dicasteri vaticani. Al termine, nella Sala Marconi della nostra emittente si terrà una conferenza stampa per informare sulla situazione nei Luoghi Santi e sull’attività del “Gruppo di Coordinamento”. Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, ha chiesto al nunzio apostolico in Israele, l'arcivescovo Antonio Franco, il senso e lo spirito di questo pellegrinaggio:
     
    R. - E’ una presenza che è prima di tutto espressione di solidarietà con queste comunità cristiane, cattoliche e anche di interessamento per i problemi che ci sono, nello sforzo di una comprensione migliore e di una possibilità di aiuto.

     
    D. - E’ una situazione talmente complessa e veramente difficile, per chi non ci vive, da capire questo complesso quadro politico e religioso....

     
    R. - Uno si accorge della complessità della situazione vivendo qui. Magari chi vive fuori generalizza molto e vede tutto in bianco e nero. Ma non è bianco e nero, ci sono tante sfumature, per cui è veramente difficile vedere le responsabilità e soprattutto cercare di pensare quali possano essere le soluzioni migliori. La diagnosi delle difficoltà è facile: si vedono. Però, poi, la difficoltà sorge quando si vogliono vedere le radici profonde di questi problemi e trovare soluzioni che in certo senso diano ragione sia agli uni che agli altri.

     
    D. - I cristiani, la comunità cattolica in Terra Santa è molta piccola. Che ruolo possono giocare sul posto, nell'aiutare questi due popoli a trovare una soluzione?

     
    R. - Per me è una delle parti del mondo dove è più necessaria la presenza di comunità come quella cristiana. I cristiani, essendo presenti da una parte e dall’altra, possono creare possibilità di una maggiore comprensione e anche, quando è possibile, di maggiore interscambio. Inoltre, è una presenza molto importante per combattere gli estremismi, le intolleranze. Quanto più si riesce a far vivere nel rispetto dei diritti le minoranze, più si marginalizzano questi estremismi che sono insofferenti e radicali e che vorrebbero l’esclusività per l’uno o per l’altro, mettendo al bando tutti gli altri.

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    Presentata a Milano da Giuliano Ferrara la moratoria sull'aborto. Intervista con Paola Bonzi

    ◊   A Milano è stata presentata da Giuliano Ferrara e Sandro Bondi la proposta di moratoria sull’aborto. Contemporaneamente, il consigliere comunale Fidanza chiederà al Comune di avviare convenzioni con negozi e aziende per l'infanzia per far avere ai CAV, i Centri Aiuto alla Vita, prodotti gratuiti. Ma la moratoria sull’aborto è un obiettivo davvero raggiungibile? Alessandro Guarasci lo ha chiesto a Paola Bonzi, presidente del CAV della clinica Mangiagalli a Milano:


    R. - Io credo proprio di sì e sono anche molto contenta che se ne riparli. Da troppo tempo ormai stavamo tutti zitti.

     
    D. - Dott.ssa Bonzi, grazie a voi nel 2006 sono nati ben 833 bambini. Quale è stata la chiave di volta del vostra intervento?

     
    R. - Ci siamo veramente formati per ascoltare donne sconosciute che non incontreremo, forse, mai più, ma che hanno voglia di raccontare la loro solitudine, la loro fatica. Se questa fatica di vivere è di tipo economico, l’aiuto che noi possiamo offrire quasi sempre le fa decidere per la prosecuzione della gravidanza.

     
    D. - Sicuramente, però, l’aiuto economico non basta e non sarà così determinante...

     
    R. - No, no infatti. Ci sono altre persone che non hanno questo tipo di problematiche e allora lì è tutto un lavoro di counseling umanistico ed esistenziale, che possa permettere loro di tirare fuori tutte le loro negazioni e le loro storie difficili.

     
    D. - A livello nazionale non sarebbe, comunque, il caso di rivedere il ruolo dei consultori?

     
    R. - I consultori che hanno le figure professionali dovrebbero aggiungerci un "pezzettino" di buon cuore, che vuol dire anche aiuto pratico ed economico che non possono evidentemente dare.

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    Il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ricorda a vent'anni dalla morte, Raimondo Manzini, alla guida del quotidiano vaticano dal 1960 al 1978

    ◊   Sono passati 20 anni dalla morte di Raimondo Manzini, grande giornalista cattolico che ha diretto “L’Osservatore Romano” dal 1960 al 1978. La sua storia è segnata da una profonda fede e dalla passione per il giornalismo: nel 1918, fonda con alcuni compagni un periodico scolastico. A 27 anni è poi nominato direttore del quotidiano cattolico bolognese "Il Carroccio", dove passa ore in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento. Nel 1960, è chiamato da Giovanni XXIII alla guida dell'Osservatore Romano. Oggi, Raimondo Manzini resta un esempio da seguire per coniugare lo spessore giornalistico ad una radicata fede cristiana. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore del quotidiano “L’Osservatore Romano”, Gian Maria Vian:


    R. - E’ stata una figura assolutamente esemplare, sia come giornalista sia come cristiano. E’ stato, tra l’altro, anche un esponente di primo piano del mondo cattolico impegnato in politica, perché fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana emiliana e poi - eletto deputato alla Costituzione - fu confermato per tutte le legislature, finché Giovanni XXIII non lo chiamò alla guida del giornale vaticano.

     
    D. - L’impronta di Manzini la possiamo quindi scorgere non solo nella storia dell’Osservatore Romano e di altri quotidiani cattolici, ma anche in quella della Democrazia Cristiana. Quali tracce restano oggi di questo suo prezioso impegno, sempre assicurato alla luce del Vangelo?

     
    R. - Restano il suo insegnamento e la sua testimonianza. La testimonianza di un uomo disinteressato, di un professionista appassionato che sapeva confrontarsi con tutti e con grande finezza. Questa finezza cristiana è certamente uno dei tratti che più colpiscono in Manzini. Io lo ricordo bene, anche se ero molto giovane allora, quando ho cominciato a scrivere per L’Osservatore Romano.

     
    D. - E restare “voce fede e testuale del Papa”, come scriveva Raimondo Manzini, è una delle caratteristiche fondamentali della carta di identità dell’Osservatore Romano. Come si traduce oggi questo impegno e a quali nuove sfide è chiamato il quotidiano della Santa Sede?

     
    R. - Il quotidiano resta, come naturalmente ai tempi di Manzini e dei suoi successori, il giornale del Papa con un respiro internazionale e con una volontà di confrontarsi con tutti nel dibattito culturale e nell’informazione più in generale, oltre che religiosa.

     
    D. - Quale lezione possiamo trarre dalle grandi firme del giornalismo cattolico?

     
    R. - Una lezione di professionalità, anzitutto. I giornalisti cattolici sono, come dovrebbero essere tutti gli altri giornalisti e come dovremmo essere tutti, appassionati della verità.

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    Chiesa e Società



    La 35.ma Congregazione della Compagnia di Gesù ha accolto ieri le dimissioni del preposito generale, padre Peter-Hans Kolvenbach

    ◊   Nel corso della sessione plenaria di ieri nella residenza della Curia Generalizia dei Gesuiti a Borgo Santo Spirito a Roma, i Padri della 35.ma Congregazione generale, con voto segreto hanno accettato le dimissioni del Superiore Generale, il Padre Peter-Hans Kolvenbach che ha guidato la Compagnia di Gesù per quasi 25 anni. Il 7 gennaio scorso, in apertura dei lavori, lo stesso Padre Kolvenbach aveva motivato le sue dimissioni affermando che “la Compagnia di Gesù ha il diritto di essere governata ed animata da un Gesuita nel pieno possesso dei suoi talenti fisici e spirituali e non da un compagno le cui energie – ha detto – continueranno a diminuire a causa dell’età, vicina agli 80 anni, e delle conseguenze di tale età, specialmente nel campo della salute. Anche se le Costituzioni e le Norme Complementari non lo menzionano, - ha proseguito - potrei aggiungere che l’elezione di un nuovo Generale darà alla Compagnia grazia divina di rinnovamento, o per dirla con le parole di Sant’Ignazio, ‘nuova devociòn’, ‘nuevas mociones’ ”. Il padre Kolvenbach ha citato l’articolo 362 delle Norme Complementari, secondo cui “sebbene il Superiore Generale sia eletto a vita e non per un tempo determinato, egli può tuttavia in retta coscienza e secondo la norma dimettersi dal suo ufficio, per un motivo grave che lo renderebbe in maniera permanente non all’altezza delle fatiche del suo compito”. Dimissioni presentate dopo il consenso del Santo Padre ed il voto positivo degli Assistenti e dei Provinciali dell’intera Compagnia di Gesù. Nel comunicare il risultato della votazione, il moderatore della Congregazione, il Padre Valentín Menéndez ha espresso al padre Kolvenbach il ringraziamento e il riconoscimento di tutta la Compagnia per la sua persona e il notevole servizio che il Signore ha voluto che prestasse alla Chiesa e alla Compagnia. “Le siamo particolarmente grati per la serenità mostrata nel guidare la Compagnia – ha detto il padre Menéndez - dopo il difficile momento dell’intervento pontificio del 1981, sapendo mantenere contemporaneamente fedeltà alla Chiesa e fedeltà al modo di procedere della Compagnia espressa nelle sue Costituzioni e nelle sue ultime Congregazioni Generali. Nella diversità di culture, modi di sentire e di pensare, situazioni storiche così diverse, e nella libertà di spirito a cui sono abituati a vivere i gesuiti, - ha sottolineato padre Menéndez - lei ha saputo mantenere l’unione del corpo della Compagnia con un’attenzione rispettosa verso tutti, con il suo insegnamento pieno di sapienza ed equilibrio, con la sua presenza animatrice in tutte le province". Un lungo applauso tributato dai delegati presenti ha accolto la replica del padre Kolvenbach il quale, per questi 25 anni di servizio, ha ringraziato il Signore, il Papa, tutti i Gesuiti ed i Superiori maggiori nel mondo e coloro che lo hanno aiutato in Curia. “Con gratitudine al Signore riconosciamo che, nonostante una sconcertante diversità di persone e di culture, di aspirazioni e di opere, non è mai mancata l’unione di spiriti e di cuori – ha detto commosso padre Kolvenbach - e che, nonostante una crescente fragilità, la Compagnia rimane in grado di dialogare apostolicamente con le sfide del mondo moderno, per annunciarvi l’unica buona novella. Alla vigilia dell’elezione del mio successore e delle tante scelte che la Congregazione Generale dovrà fare, - ha concluso - mi unisco alla preghiera con la quale Sant’Ignazio termina le sue lettere: “piaccia al Signore, per la Sua infinita e sovrana bontà, degnarsi di accordarci la Sua grazia perfetta, affinché abbiamo sempre il senso della Sua santissima volontà e interamente la compiamo”. I lavori della 35.ma Congregazione generale proseguono e si attende nei prossimi giorni l’elezione del nuovo Superiore generale. (A cura di Roberto Piermarini)

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    Inaugurato a Madrid il primo Forum dell'Alleanza delle civiltà

    ◊   E’ stato inaugurato questa mattina, a Madrid, il primo Forum del movimento ‘Alleanza delle civiltà’, costituito per creare un’associazione internazionale in favore della pace, del dialogo interculturale, e contro il terrorismo, in particolare per l’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Il capo del governo spagnolo Zapatero ha aperto la seduta affermando che l’Alleanza nasce con l’obiettivo di combattere l’intolleranza, il radicalismo ed il fondamentalismo. Intende anche dimostrare che esistono vie concrete di collaborazione tra il mondo islamico e quello occidentale che smentiscono l’idea di uno scontro inevitabile tra civiltà e culture. Il progetto dell’Alleanza delle Civiltà é stato presentato all’ONU dallo stesso premier spagnolo, Jose Luis Rodríguez Zapatero, nel mese di settembre del 2004. Tale piano ha avuto la quasi immediata adesione del primo ministro turco, Recep Yayyip Erdogan, ed é stato approvato dalle Nazioni Unite. Oggi sono circa 70 i Paesi aderenti. Il governo spagnolo, per conto suo, ha suggerito un programma articolato con circa 60 progetti concreti di attuazione intorno a quattro capitoli fondamentali: mutua conoscenza tra i popoli e le culture; promozione di alcuni valori fondamentali sulla persona e sulla cultura della pace; forme di integrazione degli immigrati e difusione dell’idea stessa dell’Alleanza delle civiltà. Il primo ministro turco, che insieme con Zapatero presiede questo primo Forum, ha manifestato la propria intenzione di rispettare tutti i requisiti per l’ingresso del suo Paese nell’Unione Europea. Si è impegnato, inoltre, a promulgare leggi che garantiscano alcuni valori fondamentali come il pluralismo, il rispetto alla dignità umana, e l’uguaglianza. Ed ha invitato tutti i partecipanti al secondo Forum che si terrà in Turchia l’anno prossimo. Sono 11 i Paesi, su un totale di oltre 70, che hanno offerto contributi finanziari per un valore di quasi 7 milioni di dollari per i programmi dell’Alleanza. Gli Stati Uniti hanno dato un parere favorevole al movimento, ma per il momento, si sono limitati a promettere il finanziamento di alcuni progetti. A questo primo Forum partecipano, oltre ai primi ministri di Spagna e Turchia, anche il secretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, alcuni capi di Stato e di governo e numerose personalità della politica. Sono presenti, inoltre, leader religiosi e rappresentanti di importanti imprese industriali. Partecipano anche alcuni Premi Nobel per la pace e la letteratura. La ceremonia di chiusura avrà luogo domani e sarà presieduta da Louise Arbour, Alto Comissario dell’ONU per i diritti umani. (Dalla Spagna per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

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    Il parlamento europeo si appresta a votare il testo sui diritti dei minori

    ◊   La relazione sui diritti dei minori approda finalmente al Parlamento Europeo. Il documento è un vero e proprio testo parlamentare che sarà votato domani dall’aula di Strasburgo riunita in seduta plenaria . Le proposte più importanti – come la relatrice del testo, l’eurodeputato italiano Roberta Angelilli - sono un numero unico per le chiamate urgenti in caso di sparizione e sfruttamento sessuale dei bambini, un forum europeo dei diritti dell’infanzia, un coordinatore europeo per i diritti dei minori e l’istituzione di un calendario europeo contro la pedopornografia. Si tratta di misure elaborate nel corso di un ciclo di anno di audizioni con le maggiori organizzazioni internazionali che operano nel settore dell’infanzia, quali l’Unicef, Seve the Childrend, Caritas e Telefono Azzuro. Il documento andrà ad integrare la “Comunicazione del 2006 sui diritti dei minori” della Commissione Europea per contrastare nuove forme di sfruttamento e di abusi praticati soprattutto fra alcune comunità di stranieri, come i matrimoni forzati e le mutilazioni genitali. Previsti anche diversi interventi nelle politiche sociali sulla base degli ultimi dati che riferiscono che nei Paesi Comunitari circa 17 milioni di bambini europei, vivono ancora sotto la soglia di povertà. Oggi intanto il testo sarà presentato a Strasburgo nel corso di un’iniziativa che vede la presenza di diversi esponenti delle organizzazioni del settore e del cantautore italiano Giuseppe Povia, che si esibirà in un concerto dedicato ai più piccoli. Allestita anche una mostra di alcune migliaia di scarpette da neonato curata dall’associazione “Salvamamma-Salvabebè”. (A cura di Marco Guerra)

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    Sul “Foglio” di Giuliano Ferrara, lettera aperta al segretario ONU, Ban Ki-moon, a favore della vita e per la moratoria sull’aborto

    ◊   Prosegue la campagna per la moratoria internazionale sull’aborto sottoscritta da diverse personalità del mondo scientifico, culturale e giuridico europee e americane. Oggi sul quotidiano il Foglio è stata pubblicata una lettera di Giuliano Ferrara indirizzata al segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon. Nella missiva si fa appello all’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che afferma “che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”, chiedendo venga inserito nel testo della Dichirazione la frase “dal concepimento fino alla morte naturale”. Ferrara anche ieri era tornato a pronunciarsi contro l’aborto spiegando che in “occidente l’aborto è diventato lo strumento di una nuova eugenetica”. L’allarme lanciato dal giornalista italiano fa leva sui drammatici dati sulle interruzioni di gravidanza effettuate negli ultimi tre decenni in tutto il globo, che riferiscono di oltre un miliardo di aborti con una media annua di circa 50 milioni. Dati che appaio ancora più agghiaccianti se si considera che anche la Commissione brittanica Warnock ha stabilito che dal quattordicesimo giorno di vita un embrione è un essere umano titolare del diritto a non essere manipolato sperimentalmente. (M.G.)

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    Il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, invita i cattolici del Kenya ad allontanarsi dal tribalismo

    ◊   Il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, al termine della sue omelia nella Messa celebrata domenica scorsa, presso la parrocchia della Consolata a Nairobi, ha invitato i cattolici del Kenya a rinunciare agli schemi del tribalismo che sta danneggiando profondamente il Paese. A testimonianza della situazione politica e sociale che si sta venendo a creare in seguito agli scontri per le presidenziali, l’agenzia Fides ha riportato le dichiarazioni di un missionario che non desidera essere citato per motivi di sicurezza: “È un Paese ferito che sta ancora calcolando i danni di una violenza insensata”, ha affermato il missionario. “A Nairobi la situazione è apparentemente calma. Sotto la superficie, però, si sta operando una sorta di divisione etnica ‘pacifica’: la gente si sposta da una zona mista a un’altra nella quale vivono persone della propria etnia. Il tutto silenziosamente, ma in modo costante. Di questo passo si verranno a creare tante isole ‘etnicamente’ pure”. “Attualmente le difficoltà per comprare cibo sono aumentate – ha continuato il missionario - perché, molti negozi di alimentari che prima vendevano cibo a credito, sono stati distrutti nei giorni scorsi e quindi la gente fatica a nutrirsi”. “Nell’ovest del Kenya, a Eldoret e dintorni, dove si sono avuti gli scontri più gravi la situazione è più tesa”, ha proseguito. “In queste zone si è più avvertita l’influenza nefasta del tribalismo e di chi lo cavalca. Oltre ai Kikuyu, l’etnia del Presidente Kibaki, sono state attaccate persone di altre etnie, che non avevano votato per il Presidente ma che non si erano uniti ai Luo, l’etnia del leader dell’opposizione Odinga”. (C.C.)

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    Solidarietà al Kenya, colpito dalle violenze, da parte dei vescovi di Tanzania, Etiopia e Eritrea

    ◊   I vescovi dell’Africa orientale hanno voluto esprimere la più sincera solidarietà al popolo keniota in questa situazione di crisi politica, scaturita a seguito delle elezioni presidenziali. In un messaggio inviato al cardinale John Njue, presidente della Conferenza episcopale kenyana, l'arcivescovo di Tabora e presidente della Commissione Giustizia della Conferenza episcopale della Tanzania, Paul Ruzoka, ha detto che “in questo momento di particolare bisogno, desidera esprimere solidarietà al popolo del Kenya”. “È un momento molto difficile per tutti voi e – ha proseguito il presule -, in quanto amici e confinanti del Kenya, vi promettiamo le nostre preghiere al fine di ottenere la grazia della pace e della comprensione”. “Questa violenza — si legge ancora nel testo diffuso dalla Misna — esprime la rabbia derivante dalla fatica causata dalle ingiustizie e da una grave ineguaglianza. La soluzione del problema deve avere una base molto più ampia di quella del mero compromesso fra i partiti e i loro responsabili”. Solidarietà al Kenya è stata espressa anche dall'arcivescovo di Addis Abeba, monsignor Demerew Berhaneyesus Souraphiel, presidente dell'Assemblea dei gerarchi della Chiesa di rito alessandrino di Etiopia ed Eritrea. (M.G.)

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    “Progetto Afrique”: dal lavoro dei medici italiani e delle suore orionine nasce un ospedale ostetrico-ginecologico per le migliaia di madri della Costa d’Avorio

    ◊   700 parti, seimila visite e centinaia di ecografie. E’ il bilancio dei servizi prestati nell’ambito del “Progetto Afrique”, ad Anyama, in Costa d’Avorio, realizzato una équipe di sanitari italiani, il prof. Gaspare Carta e i dottori Pietro Iovenitti e Franco Pizzirani, che hanno dato vita insieme alle Suore dell’Opera Don Orione a un ospedale ostetrico-ginecologico, in un area che ha 300 mila abitanti. “Ad Anyama – hanno spiegato le religiose alla Sir – le donne partorivano per strada e morivano per semplici emorragie. Si registrava una mortalità molto elevata, con un rapporto di una a 16, mentre in Europa e nord America la mortalità da parte è una ogni 1400”. L’idea del centro ostetrico in Costa d’Avorio risale a diversi anni fa ma il progetto in questione è stato realizzato solo negli ultimi sette mesi, periodo che è bastato a far diventare la struttura un punto di riferimento importante per tutti gli abitanti di Anyama. (M.G.)

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    Le indicazioni dei vescovi del Panama al Paese, nel documento emesso al termine della seduta plenaria

    ◊   Affronta diversi aspetti della realtà ecclesiale nazionale il comunicato emesso al termine della Sessione Plenaria dalla Conferenza Episcopale Panamense. Nel testo citato dalla Fides, la Chiesa dello Stato centramericano in primo luogo evidenzia la nuova Enciclica del Santo Padre Benedetto XVI "Spe Salvi", che oggi viene ufficialmente presentata al Paese. I presuli panamensi segnalano poi la ricorrenza dell' “Anno Paolino” che offre la possibilità di approfondire la conoscenza di San Paolo in cui "la Chiesa trova un modello eroico di fedeltà al mandato del Signore e dell'essere discepolo e missionario di fronte alle sfide che presentano l'inculturazione del Vangelo, la globalizzazione e le discussioni etiche". Il comunicato lancia anche un appello a divulgare e realizzare il Documento di Aparecida e annuncia il quinquennio di preparazione per la celebrazione dei 500 anni di vita della Chiesa del Panama. Numerose sono infine le riflessioni in merito alla situazione socio-politica nazionale. Dall'aumento del costo della vita all’insicurezza cittadina con la violenza cresce ogni giorno. Un pensiero particolare viene dedicato anche all'ecosistema e ai progetti di sviluppo di centrali idroelettriche, di sfruttamento minerario, di distruzione di boschi: i Vescovi chiedono che "sulle risorse naturali non predominino gli interessi di gruppi economici che distruggono irrazionalmente le fonti di vita a danno di nazioni intere e della stessa umanità". In conclusine i presuli esprimono forte timore per la dignità della persona nel contesto familiare: "I genitori hanno il diritto naturale ed insostituibile di educare i loro figli perciò qualunque tentativo di modificare piani e sistemi di educazione o di introdurre o eliminare aree di formazione, è inaccettabile senza la partecipazione dei genitori". (M.G.)

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    Appello della Conferenza episcopale indiana in favore delle caste cristiane in India

    ◊   “Chi detiene il monopolio degli affari nello Stato è contrario allo sviluppo economico e all'alfabetizzazione dei fuori casta e dei tribali in India, perché mantenendo queste categorie inabissate nell'ignoranza e nella povertà si può continuare a sfruttarle per il proprio tornaconto". Questa la denuncia di padre Cosmon Arockiaraj, segretario esecutivo della Commissione per le caste e le tribù classificate, della Conferenza episcopale indiana. “La Chiesa invece – ha proseguito padre Arockiaraj nella sua dichiarazione ad AsiaNews - tratta con dignità la popolazione e offre istruzione e competenze professionali agli emarginati, attraverso scuole e ostelli nelle aree rurali”. Il sacerdote ha sottolineato le violenze avvenute tra il 24 e il 27 dicembre e ha fatto notare come tutte le proprietà dei cristiani attaccate appartenessero per lo più a dalit e tribali e che gli incidenti avvenuti avessero interessato soprattutto le zone di Phulbani e Kandhamal, abitate da caste inferiori. “Ad orchestrare le violenze di Natale contro i cristiani dell’Orissa, nell’India dell’est – ha proseguito padre Arockiaraj - sono state le caste alte indù che vogliono bloccare il lavoro della Chiesa per lo sviluppo dei dalit”. A tal proposito p. Arockiaraj ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché combatta queste forze interne alla società indiana contrarie alla parità dei diritti per i dalit cristiani e controlli i fondi di aiuti destinati all’Unione. Ha concluso poi il suo intervento facendo un appello alla Chiesa indiana: “Il lavoro degli istituti scolastici cattolici rivolti a tutti senza distinzione di caste o credo è importante e va incoraggiato, ma è più urgente focalizzare la nostra missione sui poveri e gli emarginati, gli stessi per cui Gesù è venuto al mondo”. (C.C.)

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    La Chiesa pakistana chiede un’indagine trasparente sull’omicidio di Benazir Bhutto

    ◊   La Chiesa pakistana ha lanciato un appello affinché vengano svolte indagini credibili e trasparenti sull’omicidio della leader Benazir Bhutto del 27 dicembre scorso a Rawalpindi. Si sono unite alla richiesta anche la Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani e l’Organizzazione delle Donne Cattoliche Pakistane, che hanno domandato “verità e stabilità” per il Paese. Le comunità cattoliche, da parte loro, hanno pregato incessantemente per la pace e la riconciliazione in Pakistan e hanno dichiarato che continueranno le loro preghiere fino alle prossime elezioni, previste per il 18 febbraio prossimo. Il 6 gennaio nella Cattedrale di Lahore è stata celebrata una Messa in onore della Bhutto da mons. Lawrence Saldanha, presidente della Conferenza Episocaple pakistana. Fedeli, laici e rappresentanti della società civile che hanno partecipato alla Messa si sono uniti alla richiesta dell’arcivescovo “di un’indagine trasparente sul caso, per accertare i responsabili e punire i colpevoli”. (C.C.)

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    La visita in Cambogia del cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

    ◊   Si è conclusa la visita in Cambogia del cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, culminata il 6 gennaio scorso con la consacrazione e l’apertura al culto a Phonm Penh, di una nuova chiesa, dedicata al Bambino Gesù, alla presenza del Nunzio Apostolico Mons. Salvatore Pennacchio, il Vicario Apostolico di Phnom Penh, Mons. Emile Destombes, altri Vescovi cambogiani, numerosi preti e religiosi, centinaia di fedeli. In Cambogia il card. Martino ha tenuto anche una conferenza per presentare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, davanti a una platea di 150 persone, fra i quali anche rappresentanti delle autorità civili. Il Cardinale ha sottolineato e illustrato alcuni principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa: la persona umana, il bene comune, la sussidiarietà, la solidarietà. Il porporato ha anche incontrato il Ministro cambogiano per il Culto e le Religioni e il Venerabile Tep Vong, Patriarca buddista della Cambogia, che ha ricordato l’eredità di pace e di dialogo lasciata da Papa Giovanni Paolo II. Nel corso del suo soggiorno, riferisce l'Agenzia Fides, il Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha visitato numerose strutture cattoliche che si prendono cura di malati e sofferenti, come l’ospedale pediatrico di Takeo, sostenuto dall’ospedale “Bambin Gesù” di Roma; quello delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli; l’orfanotrofio delle Missionarie della Carità; il progetto per i malati di Aids dei Missionari di Maryknoll; le opere assistenziali della Caritas Cambogia; la nuova Casa della Pace delle suore Serve del Cuore Immacolato di Gesù a Kompong Thom. La visita è terminata con un pellegrinaggio al memoriale dei martiri della Cambogia, a Tang Kauk, dove riposa Mons. Chmar Salas, primo Vescovo cambogiano, ucciso nel 1977 dal regime di Pol Pot. Il Cardinale ha esortato la comunità cattolica cambogiana (circa 15mila fedeli) a continuare la sua opera, a vivere la fede, la speranza e la carità, a testimoniare il Vangelo di Cristo, mettendosi a servizio dello sviluppo integrale dell’uomo. (R.P.)

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    L’ONU annuncia un’indagine indipendente sull’attentato di Algeri

    ◊   Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha deciso che nominerà una commissione d’inchiesta indipendente per indagare sulla strage di Algeri dell’11 dicembre in cui morirono 17 dipendenti delle Nazioni Unite. Lo ha annunciato ieri Michelle Montas, la portavoce del segretario generale, dopo che quest’ultimo ha ricevuto dal sottosegretario generale per la sicurezza, David Veness, un rapporto preliminare sull’attentato. La commissione sarà composta da membri esterni all’ONU e opererà in collaborazione con le autorità algerine. Tra i suoi compiti ci sarà anche quello di “affrontare questioni strategiche vitali per garantire e accrescere la sicurezza del personale ONU nelle sue operazioni nel mondo”, ha affermato la portavoce come riportato dall’agenzia AGI. La decisione fa seguito alle polemiche suscitate dalle indiscrezioni secondo cui una guardia deceduta nell'attentato avrebbe avvertito sul pericolo di un attacco-kamikaze sollecitando la creazione di una barriera di cemento davanti agli uffici dell’ONU. Ma Michelle Montas ha ribadito che non c’è stato alcun preavviso degli attentati. Nei due attentati-kamikaze dell'11 dicembre rivendicati da Al Qaeda sono morte almeno 41 persone. In particolare, nell'esplosione che ha investito una sede delle Nazioni Unite nel quartiere di Hydra, hanno perso la vita 17 dipendenti dell'Onu, di cui 14 algerini e tre stranieri. (C.C.)

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    Le scuole cattoliche britanniche festeggiano il 20 gennaio la domenica dell’Istruzione

    ◊   Domenica 20 gennaio si terrà l’ “Education Sunday”, la giornata in cui la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles celebrerà le proprie scuole e riaffermerà l’importanza di collaborare con altre denominazioni religiose nella formazione dei più giovani. Secondo quanto riferisce l’agenzia Sir, l’evento si svolgerà durante la settimana per l’Unità dei cristiani e in un momento in cui le scuole cattoliche del Paese vengono accusate di segregazione da alcuni settori minoritari della politica. Ad ogni modo nel Regno Unito il governo ha recentemente ribadito l’importanza della presenza degli istituti religiosi per il funzionamento del sistema scolastico del Paese. Un terzo degli istituti pubblici britannici sono infatti gestiti dalle chiese cristiane, circa 6.850 scuole su un totale di circa 21.000, e due scuole, ogni cinque private, sono di natura religiosa. Istituti che, fra l’altro, si collocano ai primi posti di merito nelle graduatorie pubbliche. (M.G.)

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    Ancora in piazza per la vita a Parigi, domenica prossima

    ◊   A dieci giorni dalla grande manifestazione di Madrid per la famiglia e la vita, anche la Francia scende in piazza. Si terrà domenica 20 gennaio a Parigi con appuntamento a Place de la République alle 14.30, la quarta “Marcia per la vita”, organizzata dalla rete di associazioni “30 ans ca suffit – En marche pour la vie” ("30 anni bastano – In marcia per la vita”). Alla manifestazione parteciperanno anche delegazioni europee, fra cui il Movimento per la Vita italiano. Il portavoce dell’associazione, Daniele Nardi, che ha confermato la sua presenza assieme al presidente della stessa Carlo Casini, ha dichiarato come riportato dall’agenzia Sir, che sta organizzando “tutta una serie di pullman dall’Italia per i giovani che vogliono partecipare alla manifestazione”. La Rete francese “30 ans ca suffit” si è costituita nel 2004 ed oggi conta al suo interno una dozzina di associazioni. Gli organizzatori manifesteranno per l’abolizione della legge “Veil” perché – si legge in un comunicato – la ritengono responsabile della gran parte dei 200 mila aborti annuali che si registrano in Francia. Nelle scorse edizioni del 2005 e del 2006 – fanno sapere sul loro sito i promotori - la manifestazione ha riunito circa 10 mila persone. (C.C.)

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    Il presidente del Forum dei Laici della diocesi di Valencia rilancia il messaggio della Giornata "per la famiglia cristiana” di Madrid

    ◊   In Spagna prosegue la mobilitazione del mondo laico per la difesa della “famiglia autentica”, insidiata da diverse leggi promulgate negli ultimi anni dal governo iberico. Circa 86 associazioni e movimenti, rappresentati nel Forun dei Laici della diocesi di Valencia, hanno sottoscritto il messaggio del Cardinale Arcivescovo di Valencia, Agustín García-Gasco, lanciato durante la celebrazione "Per la famiglia cristiana” dello scorso 30 dicembre a Madrid, e hanno sostenuto la proposta del Porporato di studiare una celebrazione annuale simile da tenere in ogni diocesi. Il Presidente del Forum dei Laici, Javier Ortí, ripreso dalla Fides, ha spiegato che attualmente "è molto necessario questo tipo di giornate per richiamare l'attenzione sull'importante ed insostituibile ruolo che ha la famiglia naturale per la persona e per la società", manifestando inoltre la sua "indignazione e rifiuto" davanti agli attacchi alla Chiesa per la celebrazione di Madrid. Javier Ortí ha poi reclamato con forza il “diritto ed il dovere di difendere la famiglia autentica, fondamento basilare di ogni società, quando i suoi valori sono tanto insidiati e sottovalutati". Dopo la giornata “Per la famiglia cristiana” di Madrid sono stati tanti gli appelli lanciati dalle realtà cattoliche e laiche spagnole. Fra queste la Federazione Cattolica dei Genitori degli Alunni di Valencia (CONCAPA), il cui Presidente, Nicolás Sánchez, ha assicurato che "la Chiesa ha il dovere di denunciare le azioni che attentano ai nostri diritti fondamentali e che colpiscono la società". Anche il Sindacato Indipendente della Comunità Valenzana (Se-CV), tramite il suo presidente, Fermín Palacios, ha appoggiato gli interventi dei Cardinali "perché in Spagna si stanno promuovendo leggi che attentano ai diritti fondamentali, come quello della vita e quello della libertà di insegnamento, tra gli altri". (M.G.)

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    Iniziativa di solidarietà, domenica 20 gennaio, in favore dei progetti TeleFood della FAO

    ◊   Domenica 20 gennaio, su tutti i campi di calcio della serie A, saranno esposti striscioni per invitare tutte le persone a partecipare all’iniziativa di solidarietà di TeleFood, il programma della FAO che dal 1997 raccoglie fondi per finanziare micro-progetti nella lotta contro fame e povertà. Grazie al coinvolgimento di personalità di spicco del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura, i cosiddetti “Ambasciatori di Buona Volontà”, Il Programma TeleFood ha raccolto dal 1997 ad oggi oltre 20 milioni di dollari che hanno finanziato più di 2.500 progetti in 130 paesi. Solitamente questi investimenti non sono mai superiori ai 7 mila euro e sono destinati al sostegno di piccoli agricoltori nell’istituzione di orti scolastici o all’apicoltura. Domenica si scenderà in campo per aiutare gli oltre 3 milioni di sfollati della Repubblica Democratica del Congo. Il progetto avvierà orti scolastici in cinque scuole del distretto di Dimbelenge, un’area che raccoglie 28 villaggi con una popolazione di circa 120 mila abitanti. Gli orti serviranno a fornire pasti scolastici, ma anche un piccolo surplus destinato ai mercati per rimettere in piedi strutture scolastiche danneggiate dalla guerra civile. (C.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    George Bush in Arabia Saudita: "Calmierare il prezzo del greggio"

    ◊   “Il prezzo del greggio ha raggiunto livelli troppo alti e l’OPEC, l’organizzazione dei Paesi produttori, deve intervenire per calmierare il mercato. Così il presidente statunitense, gorge W. Bush, che oggi a Riad, in Arabia Saudita, ha incontrato il re Adduallah, nella penultima tappa della sua missione mediorientale che si conclude oggi in Egitto.

    Rice visita a sorpresa a Baghdad
    Mentre il capo della Casa Bianca parlava dell’argomento petrolio con il monarca saudita, il segretario di Stato, Condoleezza Rice, ha lasciato l’Arabia per un viaggio a sorpresa in Iraq. Scopo della missione-lampo, spingere i dirigenti iracheni a fare ulteriori passi in avanti nel processo di riconciliazione, dopo la riammissione alla vita pubblica, decisa pochi giorni fa dal governo di Baghdad, degli ex membri del partito Baath di Saddam Hussein. Intanto, oggi caccia turchi sono tornati ad attaccare postazioni del PKK nel nord dell’Iraq. Solo ieri, il capo del governo di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, aveva ribadito da Madrid che l’unico obiettivo delle operazioni è quello di eliminare il terrorismo.
     
    Raid israeliano a Gaza
    Si è conclusa in mattinata l’ennesima incursione delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza. Il bilancio - ancora provvisorio - è di almeno 15 vittime e di decine di feriti. Il presidente dell’ANP, Abu Mazen, ha parlato di un vero e proprio massacro. Intanto, mentre, proseguono lanci sporadici di razzi verso la città di Sderot, un cecchino palestinese ha ucciso un civile israeliano, con colpi di arma da fuoco esplosi dalla Striscia verso il sud di Israele. L’atto è stato rivendicato dalle Brigate Ezzedine al-Qassam, il braccio armato di Hamas.

    Afghanistan: attantato-arresti
    Quattro arresti in Afghanistan, all’indomani dell’attentato kamikaze dei talebani contro l’unico Hotel di lusso del Paese, che si trova a Kabul, costato la vita a sette persone. Il ministro degli Esteri norvegese, Jonas Gahr Stoere, possibile obiettivo dell’attacco, oggi ha sospeso la sua visita, mentre l’ambasciata australiana che si trovava all’interno della struttura alberghiera è stata sgomberata. Sulla situazione di stallo che sta vivendo l’Afghanistan in questi ultimi mesi, Salvatore Sabatino ha sentito Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali presso l’Università Statale di Milano:
     
    R. - Da due o tre anni a questa parte, è evidente che la situazione in Afghanistan sta nuovamente degenerando, per una serie di ragioni. Da un lato, ci sono stati moltissimi problemi, moltissimi errori nella gestione della sicurezza in Afghanistan, negli ultimi anni. Dall’altro, questa insurrezione che, in realtà, sarebbe semplicistico definire “talebana”, nel senso che quelli che noi oggi definiamo talebani sono in realtà una congerie di gruppi molto diversi tra di loro, con agende politiche diverse, tenute insieme dall’opposizione a quella che viene avvertita sempre più comunemente tra l’altro come una forza di occupazione.

     
    D. - Qual è l’importanza oggi di questa presenza militare in Afghanistan?

     
    R. - L’importanza è duplice. Da un lato, la maggior parte dei Paesi europei, compresa l’Italia, rappresenta e legittima la forza multinazionale di interventi in Afghanistan come una forza di stabilizzazione e ricostruzione. Dall’altro, contemporaneamente, gli Stati Uniti, e alcuni dei più stretti alleati degli Stati Uniti, vivono la stessa missione in un modo totalmente diverso, cioè come un capitolo della guerra globale contro il terrore, come lo definiscono gli Stati Uniti. Già in questa compresenza di contigenti, che fanno cose diverse e che dichiarano di fare cose diverse, c’è il nocciolo dell’ambiguità della missione.

     
    D. - Arrivati a questo punto, cosa può fare la comunità internazionale per riportare l’Afghanistan verso la strada della stabilizzazione?

     
    R. - Paradossalmente, in questo momento l’unica cosa che potrebbe fare la cosiddetta comunità internazionale, è esattamente quello che chiedono gli americani, gli alleati più stretti degli americani. C’è una riconquista militare del territorio, che trasformerebbe definitivamente quella che - un po’ pateticamente - si continua a definire come una missione di pace in una missione di combattimento e di guerra. Se non che, naturalmente, molti governi europei hanno qualche difficoltà, per usare un eufemismo, a ridefinire e rilegittimare la loro missione in questi termini.

    Musharraf - elezioni
    Le truppe pakistane riceveranno l’ordine di sparare nel caso di disordini durante la tornata elettorale del 18 febbraio prossimo. Lo ha annunciato il presidente, Pervez Musharraf, parlando ieri a Karachi, dove nelle stesse ore un attentato suicida aveva provocato la morte di dieci persone. All’indomani, dell’accaduto l’opposizione è tornata a chiedere le dimissioni del capo dello stato.

    Incontro Jiabao - Singh
    “La Grande Muraglia mostra qualche crepa”: è il titolo scelto da un quotidiano indiano stamani per riassumere il risultato diplomatico del vertice tra il premier indiano Manmohan Singh e il presidente cinese Wen Jiabao. India e Cina, che insieme rappresentano un terzo dell’umanità, vogliono superare il muro di reciproca diffidenza che li separa fin dalla miniguerra di confine del 1962 e proprio per questo hanno siglato un documento comune. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:
     
    In una dichiarazione congiunta di sei pagine, i due leader hanno delineato una visione comune per il XXI secolo che vede i due giganti asiatici come protagonisti della scena geopolitica mondiale. New Delhi è riuscita ad ottenere l’appoggio di Pechino alla sua candidatura per un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, quando sarà allargato ed è anche riuscita ad ottenere - anche se implicitamente - il consenso cinese alle sue ambizioni nucleari. Nella dichiarazione si legge che i due Paesi si impegnano a promuovere la cooperazione in materia di energia atomica. Un simile impegno esteso anche per la protezione dell’ambiente: un punto cruciale, questo, visto che India e Cina si avviano a diventare i futuri inquinatori mondiali. Nessun passo in avanti, invece, come previsto, sull’annosa disputa per la delimitazione del lungo confine himalayano e sulle rivendicazioni territoriali. Il successo più evidente si registra, tuttavia, nelle relazioni economiche che sono in piena espansione, anche se l’India presenta un forte deficit commerciale con la Cina. I due governi hanno firmato 11 accordi commerciali ed hanno aumentato a 60 miliardi di dollari il volume dell’interscambio da raggiungere nel 2010. (Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola)

    Guatemala giuramento presidente
    Il socialdemocratico, Alvaro Colom, ha prestato ieri giuramento come nuovo presidente del Guatemala. E’ il sesto capo dello Stato del Paese latino-americano dal ritorno della democrazia nel 1985, un Paese con quasi 13 milioni di abitanti e con il 56% della popolazione che vive sotto il livello minimo di povertà. Gravissimo anche il problema violenza, con una media di dieci omicidi al giorno. Ricordiamo che il 26 aprile 1998 monsignor Juan José Gerardi, vescovo ausiliare di Città del Guatemala, venne ucciso nella sua parrocchia, due giorni dopo aver pubblicato un rapporto sui crimini compiuti durante la guerra civile. Di fronte a questa realtà sociale, nel suo discorso di insediamento, Colom ha lanciato un attento programma di riduzione della povertà e di lotta alla violenza. Ma qual è oggi la situazione sociale del Guatemala? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Maurizio Chierici, esperto di America Latina:
     
    R. - E’ la stessa degli ultimi 30 anni. Il Guatemala è il terzo Paese più violento dell’America Latina. Dopo il Brasile, è il Paese dove la breccia sociale tra poveri e ricchi è più alta, con una maggioranza della popolazione indigena che non riesce a mettersi assieme. E’ un problema, quindi, gigantesco che continua.

     
    D. - Per realizzare gli obiettivi dichiarati, il presidente del Guatemala quali posizioni dovrà assumere nei confronti degli Stati Uniti, ma anche nei confronti del resto dell’America Latina?

     
    R. - Ormai, esistono due Americhe Latine. Una tradizionale, dove l’influenza degli Stati Uniti è forte: Costa Rica e Colombia soprattutto. Sarà difficile che gli Stati Uniti si stacchino da questo Paese, prima di tutto perché è a ridosso del Messico e poi perché Colon è un ingegnere, un industriale molto legato alle multinazionali. Bisognerà vedere come cambia l’America Latina. Se esiste davvero una sincronia per sfruttare le risorse fra i Paesi dell’America Latina, a questo punto anche il Guatemala dovrà decidere se stare da una parte o dall’altra. Io non credo sarà possibile prendere le distanze dagli Stati Uniti, perché tutti i quadri delle Forze armate del Guatemala sono addestrati negli Stati Uniti. E’ un Paese complesso, dove la soluzione può venire dagli indigeni. Se il movimento indigeno si riunisce, forse riesce ad equilibrare lo strapotere dei ladinos oppure della popolazione bianca. Se resta diviso, com’è diviso oggi, le speranze vengono ancora rimandate.

    Kenya - parlamento
    Tensione a Nairobi, in Kenya, dove oggi per la prima volta si riunisce il nuovo parlamento del Paese, dopo le contestate elezioni presidenziali del dicembre scorso. Massiccio lo spiegamento di forze di sicurezza in tutta la capitale kenyota, nel timore di ulteriori disordini che, dall’inizio delle proteste, hanno provocato almeno 70 morti. In città, è previsto l’arrivo dell’ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per un estremo tentativo di mediazione tra Mwai Kibaki, eletto presidente con l’accusa di brogli, e il candidato dell’opposizione, Raila Odinga.

    Missione ONU-UA in Darfur
    Al via la missione congiunta ONU-Unione Africana (UA) in Darfur, con l’obiettivo di rilanciare gli sforzi di pace nella regione africana devastata dalla guerra. Nei prossimi giorni, due emissari delle organizzazioni incontreranno funzionari del governo sudanese ed esponenti dei gruppi ribelli, nel tentativo si riavviare un dialogo. Intanto, nei giorni scorsi, ci sono stati due attacchi aerei sudanesi contro presunte postazioni dei ribelli nella zona occidentale della regione, che hanno provocato la morte di tre civili.

    Primarie USA
    Negli Stati Uniti, la macchina delle primarie per le presidenziali, che si terrano il prossimo novembre, si trasferisce oggi in Michigan, ma solo in casa repubblicana. Secondo gli analisti, si tratta di un test importante per il canditato Mitt Romney che, proprio nella sua terra natale, si gioca il futuro della propria campagna elettorale in competizione col senatore dell’Arizona, John McCain. Sul versante democratico, i contendenti alla Casa Bianca, Barack Obama, Hillary Clinton e John Edwards, sono attesi a un dibattito serale in Nevada, dove sabato si svolgerà la prossima competizione.

    Blitz banda nigeriani
    Sgominata una banda di nigeriani dedita alla tratta internazionale di minori, alla prostituzione e al traffico di droga. Almeno 66 persone sono state arrestate in Italia, Stati Uniti, Olanda e Nigeria. A coordinare il blitz, polizia e carabinieri italiani.

    Cecenia: 4 morti
    La scorsa notte, le unità speciali della polizia filo-russa hanno ucciso in Cecenia quattro guerriglieri separatisti, tra i quali una donna. E’ successo nella capitale Grozny. A darne notizia è stato il ministro dell’Interno del governo della Repubblica caucasica.
     
    Tensioni GB-Russia
    Nuove tensioni diplomatiche fra Londra e Mosca dopo la riapertura di due uffici dell’organizzazione culturale "British Council" senza l’approvazione del Cremlino. Il segretario di Stato per gli Affari Esteri britannico, David Miliband, ha accusato la Russia di tenere il British Council “in ostaggio”. Le dichiarazioni arrivano all’indomani della decisione del Cremlino di convocare l'ambasciatore britannico,Anthony Brenton. (Panoramica internzionale a cura di Eugenio Bonanata)

      Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 15 

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