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Sommario del 05/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Appello di Benedetto XVI perchè cessino le lotte fratricide in Kenya. In una lettera, il Papa prega per le vittime delle violenze, esortando alla riconciliazione
  • Vigilia dell'Epifania. Domani, la Messa solenne presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana
  • Padre Federico Lombardi: le risorse ambientali della terra, "casa comune" dell'umanità, vanno tutelate con equilibrio e scelte condivise
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Hummes esorta i presuli di tutto il mondo a promuovere una preghiera per la santificazione del clero. Intervista con il vescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori
  • Schiarita nella crisi politica in Kenya, ma resta alto l'allarme per le decine di migliaia di sfollati. Intervista con Giovanni Sartor
  • Il cardinale Peter Erdö, presidente del CCEE: il 2008 sarà un anno di grandi appuntamenti ecumenici e interreligiosi
  • La riflessione del teologo, don Massimo Serretti, sul Vangelo dell'Epifania
  • Chiesa e Società

  • Nella Basilica di Santa Caterina, a Betlemme, il custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, inaugura le celebrazioni dell’Epifania
  • Venezuela: lanciata una granata contro la Nunziatura apostolica a Caracas, ma l'ordigno non è esploso
  • Cinque cristiani sequestrati in Pakistan. Sospettata la guerriglia talebana
  • In Pakistan: voci di protesta contro la tratta di esseri umani
  • A quasi due mesi dal passaggio del ciclone Sidr sulle coste del Bangladesh, prosegue l'aiuto delle organizzazioni umanitarie
  • UNICEF: entro il 2008 meno malnutrizione e mortalità infantile in America Latina e nei Caraibi
  • Il Patriarcato ortodosso di Mosca ha avviato lo studio sul primato nella Chiesa Universale
  • Natale in Vietnam: la Santa Messa nell’abbazia di Ho Chi Minh City
  • Malaysia, contrordine del ministro islamico: il settimanale cattolico non può usare la parola "Allah"
  • Un 2008 all’insegna della riconciliazione. L’augurio dei vescovi dell'Ecuador
  • Forte incremento degli aborti in Spagna: nel 2006 sono stati più di 100 mila
  • La Croce della Giornata Mondiale della Gioventù fa tappa tra i ghiacci dell’Antartide
  • Il 2008 è l’Anno del dialogo interculturale. L’inaugurazione a Lubiana, in Slovenia, il prossimo 8 gennaio
  • Si è concluso oggi il convegno annuale del Centro nazionale vocazioni. Il messaggio di mons. Italo Castellani
  • Anche quest’anno, in molte diocesi italiane, le celebrazioni dell’Epifania sono animate dalla tradizionale “Festa delle genti”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Urne aperte in Georgia: accuse di brogli al presidente uscente Saakashvili
  • Il Papa e la Santa Sede



    Appello di Benedetto XVI perchè cessino le lotte fratricide in Kenya. In una lettera, il Papa prega per le vittime delle violenze, esortando alla riconciliazione

    ◊   Benedetto XVI, in una lettera a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e rivolta al presidente delle Conferenze episcopale del Kenya, cardinale John Njue, esprime vicinanza e solidarietà ai presuli e a tutti i cittadini del Paese africano, sconvolto in questi giorni da violenze e scontri dopo la conferma del presidente Kibaki. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     Il Papa - si legge nella lettera - porta nel suo cuore tutte le vittime di questi disordini: "Le numerose persone che hanno perso la vita, spesso in maniera atroce, e i familiari che li piangono, i feriti, coloro che hanno perduto i loro beni o hanno dovuto abbandonare le loro case, quanti sono minacciati e vivono nella paura".

     
    E' "viva speranza" di Benedetto XVI - si legge ancora nel testo - che questa "amata nazione, la quale ha conosciuto tempi di tranquilllità sociale e di sviluppo, rappresentando di conseguenza un elemento di stabilità nell'intera travagliata regione, venga allontanato al più presto lo spettro del conflitto etnico, che tanti misfatti ha consumato e continua, purtroppo, a consumare in alcune parti del Continente africano".

     
    Per questo, unendosi al messaggio lanciato nei giorni scorsi dai vescovi del Kenya con un appello al dialogo e alla riconciliazione, il Santo Padre auspica che "cessino subito le violenze e le lotte fratricide".

     
    Benedetto XVi si rivolge infine agli uomini politici, che hanno la responsabilità del bene comune, chiedendo loro di imboccare risolutamente la via della pace e della giustizia, perchè il Paese ha bisogno di una pace fondata sulla giustizia e sulla fratellanza, e quindi di trovare la soluzione alle presenti difficoltà attraverso il dialogo e il confronto democratico".

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    Vigilia dell'Epifania. Domani, la Messa solenne presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana

    ◊   la Chiesa di tutto il mondo si appresta a celebrare la solennità dell’Epifania, uno degli ultimi atti delle feste iniziate con il Natale. Alle 10 di domattina, nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiederà la celebrazione eucaristica, seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle 9.50, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, in onda corta, onda media e modulazione di frequenza. Il simbolo per eccellenza dell’Epifania sono certamente i Re Magi: il Vangelo di Matteo ce li descrive come partiti dall’Oriente e giunti a Gerusalemme per adorare il Re dei Giudei. Ma come possiamo interpretare le loro figure? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Luigi Negri, teologo e vescovo della diocesi di San Marino - Montefeltro:


    R. - I Magi sono la potenza intellettuale che si china all’umiltà di Dio. Mentre la cultura alta, la cultura che esprime le esigenze profonde dell’uomo - quindi innanzitutto l’esigenza della libertà e della verità - si piega di fronte a questo avvenimento, il potere, che è la religione di coloro che lo detengono e di coloro ai quali il potere si impone, sentono la minaccia incombente della rivelazione: questo perché, ponendo la verità definitiva di Dio nella storia, chiama contemporaneamente gli uomini ad assumersi la propria libertà.

     
    D. - Oro, incenso e mirra furono i doni che, secondo la tradizione evangelica, i Re Magi portarono a Gesù Bambino: cosa simboleggiano questi tre elementi?

     
    R. - C’è la versione tradizionale per cui l’oro esprime la gloria della vita umana, della ricerca umana, l’incenso la volontà di adorazione, di devozione, e la mirra il segno che anticipa il cammino doloroso del Signore, la morte e la Risurrezione - perché la mirra serviva a disporre il cadavere di coloro che erano morti. Comunque, mi sembrerebbe più adeguato, oggi, percepire che nei tre doni si esprime la tensione alla verità e anche il senso alla impossibilità di arrivare, da parte della ragione umana, alla verità e quindi la venuta dei Magi e l’incontro dei Magi a Betlemme è veramente una icona di quella che Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio chiamava “l’inevitabile sinergia di fede e di ragione”, che si attua poi con un potenziamento reciproco di queste due grandi facoltà umane.

     
    D. - Nella tradizione, si parla anche di un quarto mago, che si sarebbe fermato lungo la strada: significa che ci si può perdere nel cammino di ricerca del Signore?

     
    R. - Certamente. Abbiamo ancora in mente quella straordinaria frase di San Tommaso d’Aquino, che la ragione ricerca inequivocabilmente il mistero dell’essere e lo ritrova non senza gravi difficoltà, non senza l’esperienza di rovinosi errori. Quindi, per la ricerca della verità occorre, per esempio, una grande risorsa di moralità. E’ impensabile che la ricerca del vero venga fatta soltanto con un’intelligenza intesa in senso cartesiano-kantiano. La ricerca della verità è una ricerca insieme dell’intelligenza e del cuore, quindi il quarto Mago è in qualche modo l’immagine che la ragione fa anche esperienza dei suoi limiti, quindi solo la gratuità della fede può sanare, perché anche la ragione ha bisogno di essere sanata da quella bellissima immagine del Cristo-medico che Benedetto XVI ha evocato in modo così commosso e commovente nella Spe salvi.

     
    D. - C’è un insegnamento particolare che i Re Magi possono trasmettere?

     
    R. - Sono entrati nella casa del Signore certamente perché il Signore li ha chiamati, ma certamente perché non hanno rinunciato, si sono identificati con questa chiamata. Credo che questa entrata sia la dimostrazione che l’unica grande moralità dell’uomo è amare la verità più di se stessi. I Magi si sono affidati a un segno, come è la cometa, anziché perseguire soltanto quello che fino ad allora avevano trovato con la loro intelligenza. Quindi io credo che essi siano una testimonianza significativa anche per i giovani, perché credo che ad un certo punto debbano decidere se seguire una domanda di verità, che è contenuta nel loro cuore, o se accettare quella multiforme relatività in cui tante energie vengono sciupate e anche tante vite vengono distrutte.

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    Padre Federico Lombardi: le risorse ambientali della terra, "casa comune" dell'umanità, vanno tutelate con equilibrio e scelte condivise

    ◊   Nel Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2008, celebrata il primo giorno dell'anno, la tematica ecologica presenta una decisa sottolineatura. Il Papa non nasconde la propria preoccupazione per la spoliazione ambientale subita da molte aree del pianeta ad opera dell'uomo, in modi che pregiudicano seriamente l'equilibrio dell'ecosistema. E da questa presa di coscienza, il Pontefice invita gli uomini di tutte le latitudini a mobilitarsi per difendere la terra, "casa comune" dell'umanità. Ascoltiamo, su questo tema, la riflessione del direttore della Sala stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:


    “Sentire la terra come ‘casa comune’”. A questa coscienza e responsabilità per il nostro pianeta Benedetto XVI invita tutti nel recente Messaggio per la Giornata della Pace. E’ un argomento che ritorna con più frequenza nelle parole del Papa, in sintonia col crescere delle preoccupazioni ambientali dell’umanità.

     
    Fino a qualche tempo fa, la tematica ambientale poteva sembrare una preoccupazione dei ricchi piuttosto che dei poveri, dei Paesi sviluppati piuttosto che di quelli più arretrati, per i quali lo sviluppo economico era invece priorità assoluta. Regolare e limitare questo sviluppo appariva come un lusso, un modo di mantenere i deboli nella loro sudditanza. Ora, i frequenti disastri dovuti agli squilibri ambientali colpiscono più duramente coloro che hanno meno mezzi per difendersi, e cresce la coscienza di un depauperamento irreparabile delle risorse dei Paesi più deboli.

     
    “Oggi l’umanità teme per il futuro equilibrio ecologico”. A questa constatazione il Papa collega un forte richiamo morale alla solidarietà, sulla base del riconoscimento di una destinazione universale dei beni del creato, che riguarda anche i poveri e le generazioni future. Invita al dialogo, allo studio scientifico serio dei problemi senza “accelerazioni ideologiche”, alla saggezza nella ricerca di “modelli di sviluppo sostenibile” e - con grande concretezza - propone un intensificato dialogo fra le nazioni sulla “gestione delle risorse energetiche del pianeta”.

     
    Ancora una volta: saperci creati da Dio ci rende responsabili davanti a lui e agli altri, ma è anche con la fatica della ragione e del dialogo che dobbiamo trovare le vie praticabili per il futuro della famiglia umana in questa nostra casa comune. Ci vuole un’alleanza fra fede e ragione.

     
    L’ambiente - afferma Benedetto XVI in un passo molto citato del suo Messaggio per la pace - “è stato affidato all’uomo perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti”. Una visione del Creato profonda, che sollecita le coscienze dal punto di vista spirituale prima ancora che tecnico. Davide Dionisi ha raccolto l'opinione di mons. Giuseppe Lorizio, preside dell’Istituto "Ecclesia Mater":


    R. - La natura porta in sé, in quanto creata, la traccia del Signore, del Dio Creatore, ed è affidata all’uomo. In questo senso, a lui è affidata la sua custodia, cioè la custodia del Creato, ed è affidata una capacità di servirsene in maniera equilibrata ed in maniera coscienziosa e responsabile. In questo senso, giustamente il Santo Padre fa riferimento ad una libertà responsabile da parte dell’uomo. Laddove viene meno la responsabilità, l’atteggiamento dell’uomo può essere quello semplicemente di sfruttare la natura e il Creato per i propri bisogni e in questo caso, molto spesso, la natura si rivolta contro l’uomo stesso.

     
    D. - Sempre a proposito di ambiente, settembre è il mese dei cattolici italiani per la salvaguardia del Creato. Secondo lei, l’impegno della Chiesa è sufficiente? Basta una giornata o un periodo circoscritto per salvare il pianeta?

     
    R. - La Chiesa accompagna anche questi momenti-apice dell’attenzione con un impegno quotidiano: in questo caso, l’impegno quotidiano è quello della formazione. Si tratta soprattutto di formare le coscienze e in particolare le coscienze dei laici, perché abbiano una chiara percezione di se stessi come creature e del Creato e della natura come Creatura di Dio. Questo, naturalmente, richiede tempi lunghi, richiede impegno, richiede anche la possibilità di formarsi teologicamente per acquisire una mentalità che li porti ad esercitare quella libertà responsabile di cui dicevamo prima.

     
    D. - Quale può essere, secondo lei, il contributo delle religioni alla salvezza della Terra?

     
    R. - Le religioni possono offrire un grande contributo in questa direzione, proprio perché ogni religione, avendo in sé piena coscienza della trascendenza del divino, dovrebbe portare l’uomo ad avere un atteggiamento se non altro di rispetto verso ciò che ci circonda.

     
    D. - Come preside dell’Istituto “Ecclesia Mater”, può spiegarci meglio la sensibilità dei giovani e il loro interesse nei confronti dei temi ambientali? In che modo incoraggiarli a quella che Giovanni Paolo II definì “conversione ecologica”?

     
    R. - I giovani sono particolarmente sensibili all’ambiente e all’attenzione verso il Creato. Nel nostro caso, allora, si tratta in genere di agganciare questo discorso di attenzione ecologica al grande tema del rispetto e della tutela della vita, che la Chiesa persegue in ogni campo e in ogni abito.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista, nell’informazione religiosa, a Luigi Alici, presidente di Azione Cattolica, sui centoquarant’anni di vita dell’associazione.

    Alla vigilia della Giornata per l’infanzia missionaria, a colloquio dal Brasile con suor Maria Teresa Crescini, Superiora generale delle Maestre Pie Venerini.

    L’attenzione, nell’informazione internazionale, è focalizzata sul Kenya, alla faticosa ricerca della normalità dopo i violenti scontri seguiti alle elezioni presidenziali.

    Un saggio di Gianfranco Ravasi, in cultura, sulla ricerca dei Magi, espressione della nascosta inquietudine di ogni essere umano.

    Ampi stralci dell’omelia che, nel giorno di Natale del 1955, Giovanni Battista Montini pronunciò nel Duomo di Milano: siamo noi entrati davvero - si domandava l’allora arcivescovo ambrosiano – nell’essenza del presepio?

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Hummes esorta i presuli di tutto il mondo a promuovere una preghiera per la santificazione del clero. Intervista con il vescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori

    ◊   Un'iniziativa su scala mondiale di adorazione eucaristica perpetua per la riparazione delle mancanze dei sacerdoti e in particolare per le vittime della condotta sessuale di una esigua parte del clero. E’ l’iniziativa di preghiera proposta dal cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, illustrata dal porporato in un’intervista pubblicata ieri su L’Osservatore Romano. Proprio nei prossimi giorni, per la precisione lunedì 7 gennaio, la diocesi di Macerata darà inizio all’adorazione eucaristica perpetua nel monastero maceratese Corpus Domini. Sull’importanza di questa iniziativa, soprattutto per il clero e i giovani fedeli, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori:


    R. - Abbiamo ritenuto che la Provvidenza ci sollecitasse a dar seguito a quello che il Santo Padre chiede nella Sacramentum caritatis al numero 67, cioè di individuare luoghi per l’adorazione eucaristica perpetua. Ultimamente, poi, è giunta questa sollecitazione ai vescovi da parte della Congregazione per il Clero e quindi mi è sembrata un’ulteriore conferma, un ulteriore incentivo a dare vita a questa esperienza. Ho trovato grande disponibilità in diocesi e quindi potremo iniziare il 7 di gennaio, dalle sette di mattina a mezzanotte, poi quanto prima andremo a coprire le 24 ore.

     
    D. - Il cardinale Hummes esorta ad aprire “cenacoli eucaristici” per la santificazione dei sacerdoti. Come valuta questa proposta con questa specificità proprio per il clero?

     
    R. - Mi sembra ci sia un legame molto profondo tra l’Eucaristia che il sacerdote celebra e lo scaturire dall’Eucaristia delle vocazioni sacerdotali. Quindi, la preghiera verso il Signore perché mandi operai nella sua messe è una preghiera che deve guidare il cammino della Chiesa ed ha uno spazio privilegiato. Nella nostra diocesi, ci sono già molte esperienze consolidate di adorazione eucaristica, anche con questa intenzione specifica per le vocazioni, anche per la vita, la santificazione dei sacerdoti. C’è un fermento eucaristico molto bello e credo che le vocazioni sacerdotali troveranno senz’altro giovamento da questo rinnovato slancio di adorazione e di preghiera eucaristica.

     
    D. - Come rispondono i giovani ad una proposta di adorazione eucaristica?

     
    R. - Proprio ieri, si sono conclusi gli esercizi spirituali per i giovanissimi. In questi tre giorni, è stato dedicato in ognuno uno spazio di tre quarti d’ora all’adorazione eucaristica. Questo a segnalare come i giovani siano affascinati dalla contemplazione e come siano anche molto disponibili a sovvertire quelli che sono i paradigmi del tempo, del ritmo della vita contemporanea. I giovani sono trascinati dentro un ritmo vorticoso, di musica, di esperienze, quasi a voler sfuggire il confronto con se stessi e con i grandi valori e significati della vita. Posti nelle condizioni - e quindi aiutati accompagnati, sostenuti, anche guidati attraverso la Parola di Dio, attraverso la preghiera - i giovani rispondono in modo straordinario. Confermo quanto già Benedetto XVI ha posto in essere sia a Colonia, sia in altre circostanze, ma penso anche alla grande notte di Montorso. Ritengo che bisogna avere il coraggio di fare proposte, perché i giovani rispondono.

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    Schiarita nella crisi politica in Kenya, ma resta alto l'allarme per le decine di migliaia di sfollati. Intervista con Giovanni Sartor

    ◊   In Kenya, intanto, ad una svolta la crisi politica, causata dalle violente manifestazioni dell’opposizione contro il presidente rieletto, Mwai Kibaki, accusato di aver manipolato il voto del 27 dicembre scorso ai danni del candidato Raila Odinga. Le violenze hanno lasciato sul terreno almeno 350 vittime. Stamani, il capo dello Stato ha detto, attraverso un comunicato, di essere pronto a formare un governo di unità nazionale, che non solo unisca i keniani, ma aiuti anche nel processo di riconciliazione. Un appello all'unità che è stato subito respinto dal leader dell'opposizione Odinga, che stamani ha ribadito che il presidente Kibaki è stato rieletto illegalmente. Intanto, è partito il tentativo di mediazione dell'assistente del segretario di Stato americano, signora Frazer. Scopo della missione a Nairobi incontrare Odinga e Kibaki. Ma lo stato di agitazione ha ormai provocato una preoccupante ricaduta umanitaria. Secondo le cifre fornite da Caritas internationalis, sono saliti a quasi 200 mila gli sfollati in fuga dalle violenze. Di questa grave emergenza Giancarlo La Vella ha parlato con Giovanni Sartor, coordinatore dell’Ufficio Africa della Caritas italiana:


    R. - E' alta la presenza di sfollati, soprattutto nella parte ovest del Paese, nella zona intorno ad Eldoret ed anche nella costa a Mombasa, nelle baraccopoli intorno a Nairobi. La situazione è di grave necessità per questi sfollati, che sono sfuggiti o perché le loro case sono state bruciate o per paura di essere attaccati. Ed è molto seria anche la situazione di quelle persone rimaste nelle proprie abitazioni, ma senza cibo.

     
    D. - Le organizzazioni riescono ad operare nonostante la situazione politica sia molto caotica?

     
    R. - Come Caritas, abbiamo in parte la rete delle diocesi e in molte parrocchie del Kenya sono presenti sfollati, persone che hanno riparato lì: in qualche modo, i parroci si stanno dando da fare per assisterli, per il momento con mezzi locali. Dal punto di vista poi di un’organizzazione più nazionale, Caritas Kenya sta cercando di coordinare un po’ gli aiuti delle varie Caritas locali. Per il momento, si è solo iniziato a intervenire e quindi si prevede, già entro qualche giorno, di riuscire ad inviare alle diocesi un primo contributo finanziario in modo che possano comprare cibo, medicinali, zanzariere e coperte e dare assistenza a questi sfollati.

     
    D. - Le autorità keniane riescono a favorire questo intervento?

     
    R. - Sì, diciamo che da un punto di vista dell’intervento umanitario, non ho registrato, dalle mie conversazioni con i miei colleghi di Caritas Kenya, problemi o difficoltà. Sicuramente, ci vorrà qualche giorno perché tutta la macchina del sostegno si metta in moto e per ora non risultano particolari difficoltà. Anzi, il ponte aereo sull'Eldoret è portato avanti con la protezione dei militari, quindi in questo momento possiamo dire che il governo è attivo dal punto di vista umanitario, almeno per ciò che può. Penso che la comunità internazionale debba comunque fare pressione sui due contendenti, perché arrivino ad un dialogo che porti ad una soluzione. Il rischio sarebbe che si mantenga una situazione di tensione per molti mesi, con una sorta di situazione nella quale ci sono conflitti localizzati che creano instabilità, morte, problemi alla popolazione senza essere conosciuti, diffusi dai media. Io, lo ripeto, penso sia importante che la comunità internazionale si mobiliti nel portare aiuto, ma con soluzioni di lungo periodo per evitare che ci siano poi code lungo gli anni, apportatrici di maggiori problemi.

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    Il cardinale Peter Erdö, presidente del CCEE: il 2008 sarà un anno di grandi appuntamenti ecumenici e interreligiosi

    ◊   Più volte, nelle scorse settimane, il bilancio del 2007 dal punto di vista del dialogo ecumenico e di quello interreligioso è stato valutato dagli esperti con toni di generale soddisfazione. E il 2008 non sembra essere da meno anche a giudicare dagli impegni in agenda per il Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE). In febbraio, a Londra, è previsto l'ormai consueto incontro tra l'organismo dei vescovi europei e il KEK, il Consiglio delle Chiese Europee, che comprende diverse comunità protestanti e ortodosse del Vecchio continente. Un altro meeting a carattere regionale è in programma a Sofia, in Bulgaria, mentre in aprile - in Ungheria - si svolgerà un incontro tematico tra cristiani e musulmani. E sempre l'Ungheria sarà teatro, a fine anno, di un grande incontro internazionale tra cattolicesimo ed ebraismo. Intanto, il 2007 si è chiuso sull'eco della seconda lettera inviata al Papa dai 138 leader musulmani. Un gesto di grande importanza, come rileva il cardinale arcivescovo di Esztergom-Budapest, Peter Erdö al microfono di Marta Vertse, incaricata del Programma ungherese della nostra emittente:


    R. - Sia la lettera che l’accoglienza del Santo Padre influisce, secondo me, in modo molto positivo su questo dialogo. Un dialogo promettente, malgrado tutte le circostanze difficili che si trovano nel mondo, e sempre incoraggiante quando i teologi cercano la verità della loro fede e cercano un dialogo sincero e pacifico con quelli che professano un’altra fede, con sincera convinzione.

     
    D. - Eminenza, un suo commento sul Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace: qual è l’insegnamento più importante del Messaggio di quest’anno, che indica la famiglia umana come comunità di pace?

     
    R. - Certamente, proprio l'accento posto sulla famiglia è per noi la proprietà più interessante di questa grandiosa lettera, perché la famiglia come unità fondamentale e naturale di tutte le società umane è messa in rilievo in questa lettera. Si capisce che proprio le virtù sociali si imparano nella famiglia e la terminologia nata nella famiglia è la terminologia della pace. Bisogna cercare la giustizia, cercare la verità, e l’esercizio della carità, dell’amore, si apprende nella famiglia per poter rappresentare tutto questo anche a livello più grande di una società o dell’intera famiglia umana. Anche per l’umanità, utilizziamo spesso l’espressione di "famiglia umana" e non a caso: la famiglia è una comunità che possiamo vivere, vedere direttamente, mentre l’intera umanità è in qualche modo un’astrazione. Dobbiamo avere l’esperienza di una vera e buona famiglia e così avremo più facilità a vivere come fratelli in questo mondo nel segno della famiglia umana.

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    La riflessione del teologo, don Massimo Serretti, sul Vangelo dell'Epifania

    ◊   Nella Solennità dell’Epifania del Signore la Liturgia ci presenta il Vangelo della visita dei Magi a Betlemme. Dopo l’incontro con il re Erode, guidati da una stella giungono nel luogo dove si trovava Gesù:

    “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro Paese”.

    Sulla Solennità dell’Epifania, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché ecco le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la Sua gloria appare su di te” (Is 60, 1s). Ma anche gli altri popoli sono chiamati a conoscere e a godere di questa luce: “Nazioni che non ti conoscono accorrono a Te” (Is 55, 5). “Tutti i popoli che Tu hai creato verranno e si prostreranno davanti a Te, o Signore, e glorificheranno il tuo nome” (Sal 85, 9). Con la manifestazione del Bambino ai saggi d’Oriente iniziano a compiersi questi prodigi meravigliosi e queste profezie. La sequela della Luce s’impone da sé. Alla fine non si potrà andare contro la Luce (Newman). Ciò richiese ai Magi un lungo viaggio (T.S. Eliot): all’andata con il cuore gonfio di aspettativa, al ritorno con uno sguardo che non sarebbe mai più stato quello di prima. Coloro che compiono e che hanno compiuto questo viaggio, adesso sono stelle loro stessi: “Ora siete luce nel Signore” (Ef 5, 8). “Dovete risplendere come stelle” (Fil 2, 5), come astri davanti agli uomini. E brilleremo come astri, come l’astro che guidò i Magi, “se in tutte le nostre azioni si manifesterà il Signore Gesù Cristo” (Leone M.).

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    Chiesa e Società



    Nella Basilica di Santa Caterina, a Betlemme, il custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, inaugura le celebrazioni dell’Epifania

    ◊   Sono passate due settimane dal Natale e Betlemme si rianima di attesa. Oggi, come ogni 5 gennaio, sulla piazza della mangiatoia, è stato accolto il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa che con i vespri solenni, nella Basilica di Santa Caterina, inaugura le celebrazioni solenni dell’Epifania. Se il 24 dicembre è infatti il patriarca latino a fare il suo ingresso ufficiale in Betlemme, la vigilia dell’Epifania, secondo lo status quo, è il turno del Custode di Terra Santa. Il padre Custode arriva da Gerusalemme ed entra nella città della natività attraverso un passaggio nel muro che chiude Betlemme e che viene aperto solo in queste occasioni ufficiali. Il varco per uno stretto corridoio chiuso da alte mura, conduce alla tomba di Rachele. Qui il Custode di Terra Santa riceve i primi omaggi ed i saluti della popolazione. Ad attenderlo, nella piazza cuore di Betlemme, alcune famiglie cristiane di rito latino e gli scout con le loro cornamuse ed i tamburi. Di qui, dopo i saluti delle autorità civili, il padre Custode, preceduto da Dragomanni e dai frati in processione, entra in Basilica attraverso l’antica porticina detta “dell’umiltà”. Nel suo brevissimo saluto, nella parrocchia di Santa Caterina, il padre Pizzaballa ha ricordato che quella che per noi è la festa dell’Epifania, è per i nostri fratelli greci il giorno del Natale del Signore ed ha invitato quindi a gioire ed a contemplare il Bambin Gesù per testimoniare il dono di Dio che si fa uomo. Domattina, la messa solenne sarà seguita dalla processione in grotta. Il Custode di Terra Santa, come tradizione, porta sul luogo della nascita, oltre all’incenso e alla mirra, anche la rosa d’oro che fu donata da Papa Paolo VI, come simbolo dei doni recati dai magi d’Oriente. Domani un’altra giornata intensa per Betlemme perché con un altro ingresso solenne, quello del Patriarca greco Teofilo, inizierà la vigilia del Natale ortodosso. (Da Betlemme, per la Radio Vaticana, Sara Fornari)

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    Venezuela: lanciata una granata contro la Nunziatura apostolica a Caracas, ma l'ordigno non è esploso

    ◊   Timori a Caracas per una bomba a mano piazzata di fronte alla sede della Nunziatura Apostolica della capitale venezuelana. “L’ordigno inesploso, presumibilmente è stato lanciato dalla strada” spiega un comunicato emesso dalla stessa Nunziatura affidata all’arcivescovo Giacinto Berloco. Il personale della missione diplomatica della S.Sede ha fatto scattare l’allarme, - scrive l’inviata in America Latina del quotidiano Avvenire Michela Caricelli - le strade circostanti l’edificio sono state bloccate e sono intervenuti gli esperti in esplosivi che di fronte alla porta principale della Nunziatura hanno scoperto il dispositivo per innescare l’ordigno. “Per ragioni che gli esperti stanno ancora analizzando, la granata non è esplosa”, precisa il comunicato. La Nunziatura sottolinea “il rapido ed efficace intervento delle forze di sicurezza” ed esprime “il più deciso rifiuto dell’attentato, rendendo grazie a Dio, perché non ci sono state conseguenze più gravi”. L’allerta però resta alta. Per questo si richiede “alle autorità competenti che procedano con le dovute indagini per identificare gli autori dell’azione criminale e per adottare tutte le misure adeguate per proteggere i locali della missione diplomatica ed impedire che questi fatti possano ripetersi”. L’episodio arriva a meno di un mese dall’aggressione al cardinale Jorge Urosa Savino, ad opera di un gruppo di sconosciuti mentre usciva in auto dal Palazzo dell’arcidiocesi di Caracas. (R.P.)

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    Cinque cristiani sequestrati in Pakistan. Sospettata la guerriglia talebana

    ◊   Ancora un episodio di violenza contro i cristiani. Questa volta, si tratta del sequestro di cinque persone, prelevate ieri nel distretto di Sud Waziristan, nel Pakistan meridionale ai confini con l’Afghanistan. L’agenzia del Pime, Asianews, afferma che gli ostaggi stavano viaggiando verso Dera Ismail Khan, quando un gruppo di uomini armati hanno fermato il mezzo di trasporto, a bordo del quale erano anche altri passeggeri, catturando i cinque uomini. In un secondo momento avrebbero fissato come condizione del loro rilascio uno scambio di prigionieri: sei militanti di spicco che rispondono al comando di Baitullah Mehsud, accusato da Islamabad anche dell’assassinio di Benazir Bhutto, leader dell’opposizione democratica in Pakistan. Tuttavia, secondo Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale Giustizia e Pace della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp), è “prematuro dire quale sia il reale intento dietro al sequestro” dei cinque cristiani, poiché nelle zone di frontiera dell’area settentrionale la libertà religiosa e una persistente minaccia di morte è messa in atto anche da piccoli gruppi militanti. “Allo stesso tempo – avverte Peter Jacob – il rapimento dei 5 cristiani in Sud Waziristan potrebbe essere un tentativo di distogliere l’attenzione della gente e avallare ulteriormente la versione governativa sui responsabili dell’assassinio Bhutto”. (F.F)

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    In Pakistan: voci di protesta contro la tratta di esseri umani

    ◊   Si sono radunati a Karachi, per levare la propria voce contro il traffico di esseri umani, specialmente di donne e bambini. Un centinaio di persone, cristiani e musulmani, hanno manifestato insieme nell’ambito di un’iniziativa promossa dalla Caritas pakistana. Due chilometri di marcia nel centro della città, intonando slogan nella lingua nazionale, l'urdu, contro la tirannia di un commercio che in Pakistan ha assunto toni sempre più allarmanti. Secondo alcuni esponenti di associazioni umanitarie, il Paese sarebbe diventato un vero e proprio centro di smistamento di carichi umani, in modo particolare di giovani donne. Al corteo, informa l’agenzia missionaria Misna, ha preso parte anche Dominic Gill, segretario esecutivo del servizio di organizzazione sociale dell'arcidiocesi di Karachi, che ha invitato le autorità politiche a potenziare il controllo sia a livello giudiziario che civile per fermare definitivamente la tratta e la speculazione che la alimenta. (F.F)

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    A quasi due mesi dal passaggio del ciclone Sidr sulle coste del Bangladesh, prosegue l'aiuto delle organizzazioni umanitarie

    ◊   Ricostruire le case e le strutture danneggiate, offrendo occasioni di impiego e di sostentamento. Sono solo alcuni degli interventi promossi dalle organizzazioni umanitarie in favore delle migliaia di persone vittime in Bangladesh dal passaggio del ciclone Sidr. Progetti volti a contenere lo stato di crisi e a promuovere una graduale ricostruzione delle regioni colpite dalla calamità. Dal 20 dicembre scorso – si legge sull’Osservatore Romano – la Caritas del Bangladesh ha iniziato la sua opera di solidarietà distribuendo alle numerose famiglie disastrate, nei nove distretti colpiti dalla tragedia, prodotti alimentari, beni di prima necessità e presidi di primo soccorso, ed avviando un programma di supporto professionale. Un’iniziativa – spiega Benedict Alo D’Rozario, direttore della Caritas del Bangladesh – che intende fornire alle popolazioni i mezzi di sussistenza attraverso la distribuzione di sementi, pollame e bestiame, o per mezzo del commercio di oggetti impiegati come strumenti da lavoro, e dunque reti da pesca, macchine da cucito o arnesi per carpentieri. Grande impegno è dedicato anche alla ricostruzione delle 57 scuole danneggiate e all’edificazione di case a basso costo per le 7.300 famiglie rimaste senza abitazione. Nel martoriato Paese asiatico l’opera della Caritas è supportata dall’attività di gruppi di volontari e di altre organizzazioni umanitarie, come World Vision Bangladesh, impegnata nel settore dell’edilizia abitativa e nell’opera di purificazione delle acque. (C.D.L.)

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    UNICEF: entro il 2008 meno malnutrizione e mortalità infantile in America Latina e nei Caraibi

    ◊   Ridurre i tassi di malnutrizione e di mortalità infantile. Questi gli obiettivi che l’Unicef persegue nel 2008 nei Paesi dei Carabi e dell’America Latina. Stando a quanto riferito dall’agenzia MISNA, secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia sarebbero circa 300 mila i bambini, al di sotto dei cinque anni, che ogni anno muoiono per malattie che si possono prevenire e curare. Un dato allarmante che spinge a perseverare nell’impegno nonostante i progressi fatti negli ultimi anni e che induce a non trascurare – sottolinea Nils Kastberg, direttore regionale di Unicef per l’America Latina – le “disparità e le ineguaglianze che ancora caratterizzano la regione”. “Al momento – spiega Kastberg – le peggiori forme di esclusione sono nascoste da statistiche nazionali che non tengono conto delle singole situazioni locali”. Sottolineando come anche i disastri naturali abbiano contribuito a rendere più difficili le condizioni di vita dei bambini, l’organismo dell’ONU invita a moltiplicare gli sforzi per la creazione di misure preventive e per l’addestramento di personale capace di affrontare le emergenze. Tra le priorità individuate dall’Unicef per l’anno in corso si evidenzia anche la lotta alle violenze contro i minori. “ In una regione in cui 80 mila bambini perdono la vita ogni anno a causa delle violenze tra le mura domestiche – si legge nel comunicato dell’organismo ONU – due milioni sono sessualmente struttati e sei milioni lamentano abusi di vario genere”, l’Unicef definisce “cruciale e urgente” il coinvolgimento dell’Assemblea Generale dell’ONU al fine di individuare soluzioni e forme di intervento efficaci. (C.D.L.)

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    Il Patriarcato ortodosso di Mosca ha avviato lo studio sul primato nella Chiesa Universale

    ◊   La Commissione teologica del Patriarcato di Mosca si è incontrata a fine dicembre per discutere della questione del primato nella Chiesa universale. A darne notizia è oggi l’agenzia “Europaica”, bollettino di informazione ortodossa promossa dalla rappresentanza della Chiesa russa presso le istituzioni europee. Il tema del primato è di cruciale importanza per il dialogo ecumenico ed è oggetto anche dei lavori della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme che al termine dell’ultimo incontro di Ravenna (ottobre 2007) ha pubblicato sull’argomento un documento. All’elaborazione del documento però non era presente la delegazione del Patriarcato di Mosca perché ha abbandonato i lavori all’inizio della sessione plenaria, per protestare contro la presenza della Chiesa apostolica estone, non riconosciuta da Mosca. Già dopo la precedente riunione a Belgrado, il Patriarcato di Mosca ha chiesto alla Commissione teologica del Sinodo di elaborare una posizione del Patriarcato di Mosca sulla questione del primato nella Chiesa universale, che saranno poi sottoposte al vaglio e approvate dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa. La Commissione teologica del Santo Sinodo si è riunita a fine dicembre sotto la presidenza del Metropolita Filaret di Minsk. Il vescovo Mark di Yegoryevsk ha aggiornato la Commissione delle attività svolte dal gruppo di lavoro che sta approfondendo la questione del primato nella Chiesa universale mentre il Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di mosca ha presentato un report sul problema del primato nel dialogo intra-ortodosso e inter-cristiano. “Alla luce di quanto ascoltato – si legge nel comunicato di Europaica – la Commissione teologica ha identificato le questioni su cui proseguire la discussione e pianificato un piano di lavoro per la elaborazione di un documento che esprima la posizione del Patriarcato di Mosca sul primato nella Chiesa universale”. La Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa ha come tema per i prossimi anni il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa. È da sperare che uno studio della Commissione teologica del Patriarcato di Mosca possa contribuire a questa riflessione sul primato. (R.P)

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    Natale in Vietnam: la Santa Messa nell’abbazia di Ho Chi Minh City

    ◊   Una celebrazione eucaristica aperta anche ai non cattolici. È stata presieduta dai padri redentoristi Joseph Le Quang Uy e Paul Ngo Van Phi, nell’abbazia di Ho Chi Minh City in occasione del Santo Natale. Oltre agli ottanta fedeli – scrive l’Osservatore Romano – erano presenti una trentina di appartenenti alle altre religioni ai quali è stato spiegato il significato della liturgia, del credo e del gloria. “La Messa è stato un dono speciale per il Natale che la comunità ha voluto fare ai non cattolici” ha detto padre Uy all’agenzia Uca News, aggiungendo che molti, di solito, si recano in chiesa ma hanno paura di essere scoperti o di sentirsi non accolti. Invece, al termine dal rito natalizio, coloro che erano presenti hanno intonato un canto finale e partecipato al tradizionale scambio dei doni, destinati al lebbrosario situato nell’area di Lam Dong. Nelle testimonianze raccolte fra i non cattolici sempre dall’agenzia Uca News, molti hanno espresso sentimenti positivi; My Ngoc, studentessa di 24 anni, ha detto di essersi sentita felice per aver potuto partecipare per la prima volta ad una messa natalizia in una chiesa cattolica, affermando: “I cattolici rispettano veramente e amano coloro i quali appartengono ad altre religioni”. Nguyen Hiep Thuy, 19 anni, ha aggiunto: “Mi sono sentita felice quando i padri redentoristi e i fedeli le hanno stretto la mano durante lo scambio del segno della pace”, e ha concluso: “Mi recherò nell’abbazia anche in futuro”. (F.F.)

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    Malaysia, contrordine del ministro islamico: il settimanale cattolico non può usare la parola "Allah"

    ◊   Il settimanale cattolico della Malaysia, Herald, non deve usare la parola “Allah” per riferirsi al Dio dei cristiani. Lo ha ribadito il Ministro degli affari islamici in un apparente contrordine alle indicazioni ricevute dal giornale pochi giorni fa. Abdullah Mohd Zin, ministro per gli affari islamici ha dichiarato ieri che “La parola ‘Allah" può essere usata solo dai musulmani perchè se usata da fedeli di altre religioni può far crescere tensioni e creare confusione fra i musulmani del Paese”. La dichiarazione del ministro viene a una settimana da una lettera del governo in cui si rinnovava il permesso di pubblicazione all’Herald “senza alcuna restrizione”, per le sue edizioni in inglese, malay e cinese. Il direttore del giornale, p. Lawrence Andrew, ha dichiarato ad AsiaNews che la mancanza di restrizioni faceva supporre il permesso dell’uso della parola “Allah”. Molti esperti fanno notare che la parola è in uso fra i cristiani da molti secoli prima dell’Islam e che in lingua malay è comune l’uso di ‘Allah’ per indicare ‘Dio’. Nel 2002 l’Herald aveva già ricevuto una proibizione simile, ma un intervento dell’allora premier Mahatir Mohammed gli aveva permesso di continuare. P. Andrew fa notare che il timore di “confondere i musulmani” è infondato: “la pubblicazione è solo per uso interno e non abbiamo abbonati musulmani”. La Chiesa cattolica ha chiesto alla Corte suprema di dare il suo parere sulla questione. Anche la Chiesa evangelica del Borneo (Sidang Injil Borneo) si è appellata alla Corte. Essa infatti ha ricevuto l’ingiunzione di non importare libri cristiani che contengono la parola “Allah”. II caso rischia di far crescere tensione fra le diverse comunità etniche e religiose della Malaysia. Su oltre 23 milioni di abitanti, i malay musulmani costituiscono il 60% della popolazione e dominano la vita politica; il 25% è di origine cinese, molto influente nell’economia, mentre il 10% è rappresentato da indiani. I buddisti sono il 19,2%, i cristiani il 9,1% e gli indù il 6,3%. I cattolici meno di un milione. (R.P.)

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    Un 2008 all’insegna della riconciliazione. L’augurio dei vescovi dell'Ecuador

    ◊   Per l’anno nuovo, la Conferenza Episcopale Ecuadoriana ha augurato a tutti i fedeli di diventare un modello di riconciliazione, giustizia e pace. Nel comunicato a firma del Presidente della CEE, mons. Nestor Herrera Heredia, i vescovi hanno esortato i parrocchiani di tutto il Paese a proseguire nel cammino “con molta speranza, per essere nel mondo una Chiesa viva, fedele e credibile”, nella quale essere cristiani “con allegria e convinzione, come discepoli e missionari di Gesù Cristo”. Per questo, i presuli hanno rivolto l’attenzione al percorso di formazione delle comunità, centrato sull’attività missionaria, nella promozione di un laicato maturo, corresponsabile nell’annuncio del Regno di Dio, dedicato alla cura dei giovani, della famiglia e della vita. (F.F)

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    Forte incremento degli aborti in Spagna: nel 2006 sono stati più di 100 mila

    ◊   Gli ultimi dati statistici del Ministero della sanità sull’aborto in Spagna sono molto preoccupanti ma non tutti i mezzi di comunicazione sociale hanno reagito con la dovuta attenzione e con senso di responsabilità. In cifre assolute, il numero degli aborti praticati nel 2006 in Spagna ha superato i 100 mila, con un incremento, rispetto all’anno precedente, del 10,83 per cento. La maggior parte degli aborti, esattamente 99.044, viene praticata in centri sanitari privati, mentre quelli praticati in centri statali rappresentanto solo il 2,51 per cento dei totali 101.592. Circa la metà degli aborti riguarda donne di età compresa tra i 20 e 29 anni, e l’incremento, rispetto all’anno scorso, tra le donne al di sotto dei 25 anni, é stato di 3.000 interventi, per un totale di 39.286. 14 mila, ancora nel 2006, è il numero delle giovani al di sotto dei vent’anni che hanno praticato l’aborto. Molto preoccupante anche l’aumento del numero delle donne che hanno abortito piú di una volta, oggi 22 mila. E sono circa sei mila quelle che lo hanno fatto per la terza volta. L’aborto é stato depenalizzato in Spagna nel 1985. Sono tre le motivazioni che, legalmente, possono permettere l’accesso all’aborto. Ma nella magior parte dei casi, é il rischio per la salute fisica e psichica per la madre che viene proposto come giustificazione legale per l’intervento chirurgico. Alcuni esperti fanno notare che sotto questa apparente motivazione si nascondono altre intenzioni, che in realtà favoriscono una prassi contraccettiva. Sono molto diverse le soluzioni che vengono proposte per far fronte ad una realtà inamissibile, ma da parte di alcuni mezzi di comunicazione un certo silenzio rivela l’incapacita di affrontare la questione con la necessaria oggettività. (Dalla Spagna, per la Radio Vaticana, padre Ignacio Arregui)

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    La Croce della Giornata Mondiale della Gioventù fa tappa tra i ghiacci dell’Antartide

    ◊   Proprio in questi primi giorni dell’anno, il simbolo delle Gmg nel mondo, toccherà il continente più a sud del pianeta, insieme all’icona della Vergine Maria “Salus Popoli Romani”. Lo ha reso noto mons. Anthony Fisher, vescovo ausiliario di Sidney e coordinatore degli eventi del prossimo raduno mondiale dei giovani, rivelando all’Osservatore Romano che la Croce e l’icona navigheranno su un’imbarcazione lungo le coste del Polo Sud. I due simboli, poi, saranno accolti per una breve sosta presso la chiesa della comunità ucraina di Geelong riprendendo il cammino il 26 gennaio, giorno dell’ “Australia Day”, festa nazionale del Paese. Il pellegrinaggio della Croce della Gmg e dell’icona della Vergine, è iniziato nel 2006 dopo il tradizionale passaggio di consegne della Domenica delle Palme quando il comitato organizzatore tedesco li ha affidati ai giovani australiani; prime tappe del viaggio dei due simboli, sono state il continente africano, l’Asia e l’Oceania, con visite in Corea e nelle Filippine. Dai primi di maggio a fine giugno 2007, sono stati accolti dai popoli di Tonga, Kiribati, Samoa Americane, Thaiti, Figi, Nuova Caledonia, Vanuatu e Nuova Zelanda. Ma il cammino, li ha visti attraversare anche il centro spirituale dell’Australia, Ayers Rock, il monolite di terra rossa venerato dagli aborigeni. “Il gruppo dei volontari che ha trasportato le immagini sacre ha vissuto un’emozionante viaggio spirituale ma anche prodotto uno sforzo fisico notevole nel diffondere il messaggio della Giornata Mondiale in luoghi dove era difficile conoscere e fare esperienza di questa manifestazione”, ha aggiunto mons. Fisher. Una parte del viaggio è stato effettuato sul “The Ghan”, tipico treno panoramico che collega il nord e il sud dell’Australia da circa settant’anni; un coinvolgimento di uomini e mezzi, dunque, piuttosto importante per raggiungere un obiettivo ben preciso: avvicinare sempre più ragazzi a Dio e favorire un incontro personale a tutti coloro che lo cercano. “L’Australia e la Chiesa cattolica si aspettano molto da questo evento” ha sottolineato mons. Fisher, che ha anche testimoniato un incremento di partecipazione alla vita ecclesiale da parte dei giovani. Un punto che interessa molto anche al vice-premier John Watkins, il quale spera nell’appuntamento di luglio per il futuro della gioventù australiana. “Siamo lieti, ha concluso il presule, non solo per aver ottenuto l’autorizzazione dal Vaticano e dal Governo, ma anche perché quest’ultimo si è impegnato a risolvere tutte le questioni in sospeso nel più breve tempo possibile”. La speranza, comunque, riguarda anche le altre confessioni. La Giornata Mondiale della Gioventù, infatti, è un evento cattolico che non trascura il rapporto con le altre chiese cristiane e i leader di religioni diverse. Nei mesi scorsi mons. Fisher ha rinnovato loro l’invito ecumenico ad essere presenti all’evento del prossimo luglio. (F.F)

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    Il 2008 è l’Anno del dialogo interculturale. L’inaugurazione a Lubiana, in Slovenia, il prossimo 8 gennaio

    ◊   Sarà Lubiana, capitale della Slovenia, a salutare l’inaugurazione ufficiale, il prossimo 8 gennaio, dell’ ”Anno europeo del dialogo interculturale”. Un’iniziativa tesa a favorire l’interazione tra le culture, le nazionalità e le religioni, per rafforzare la comprensione, la tolleranza e la solidarietà fra i 27 Stati membri dell’Unione Europea. Protagonisti della cerimonia – riferisce il Sir - saranno il premier Janez Jansa, presidente di turno del Consiglio UE, il capo della Commissione, Josè Manuel Barroso, e il presidente dell’Europarlamento Hans-Gert Poettering. L’evento sarà preceduto, il giorno 7 gennaio, da un convegno sul tema “Il dialogo interculturale: valore fondamentale dell’UE”, al quale sono stati invitati docenti universitari, intellettuali, scrittori, artisti e giornalisti provenienti dagli Stati membri. Alla vigilia dell’inaugurazione la Commissione sottolinea come “l’interazione tra le culture sia moneta corrente all’interno dell’Unione”, giacché, secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, “due terzi dei cittadini UE dichiara di avere quotidianamente contatti con almeno una persona di un’altra religione, etnia o nazionalità”. Alla luce di questi dati, le iniziative promosse per festeggiare l’Anno europeo del dialogo interculturale tendono a decentrare le iniziative su tutto il territorio dell’Unione. A queste si aggiungono numerose manifestazioni che avranno luogo a Bruxelles: dai concerti agli incontri per i giovani, alle conferenze sui temi delle migrazioni e le minoranze, l’educazione e il multilinguismo, le religioni e l’arte. (C.D.L.)

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    Si è concluso oggi il convegno annuale del Centro nazionale vocazioni. Il messaggio di mons. Italo Castellani

    ◊   “Non capiremo niente della civiltà moderna, se prima non ammettiamo che si tratta di una cospirazione universale contro ogni forma di vita interiore”. Cita lo scrittore francese Bernanos, mons. Italo Castellani, per individuare la causa primaria della crisi vocazionale odierna. Ma soprattutto per sottolineare la necessità di un “salto di qualità” nella pastorale vocazionale, specie in un contesto socio-culturale che spinge a costruire uomini e donne senza vocazione. L’arcivescovo di Lucca ha concluso stamani il Convegno annuale del Centro nazionale vocazioni del quale è presidente, cui hanno preso parte a Roma oltre 650 operatori pastorali provenienti da tutta Italia. “Ai tre protagonisti di sempre dell’annuncio-proposta vocazionale – ha proseguito mons. Castellani – e cioè famiglia, parrocchia e società, si chiede di assumere i tratti di un volto missionario sia per quanto riguarda la preghiera, sia per l’evangelizzazione, sia, infine, per la chiamata esplicita”. “Una Chiesa missionaria – ha detto l’arcivescovo – interpella e mette in gioco con rinnovato slancio tutti gli educatori alla fede della comunità cristiana”. Occorre soprattutto raggiungere quei giovani che vivono da precari su ogni fronte dell’esistenza. Giovani ai quali, come ha detto l’assistente generale di Azione Cattolica, monsignor Domenico Sigalini, intervenuto insieme con il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, occorre far avvertire l’ardore della missione che salva. (Da Roma per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    Anche quest’anno, in molte diocesi italiane, le celebrazioni dell’Epifania sono animate dalla tradizionale “Festa delle genti”

    ◊   Momenti di riflessione e di preghiera, di dialogo e di festa. E poi spazi dedicati alle celebrazioni eucaristiche e a performance artistiche. Come da tradizione, nel giorno dell’Epifania, la “Festa delle genti” torna coi suoi mille volti ad animare le diocesi. Un evento che si rivela occasione d’incontro con le comunità di immigrati che vivono nel Paese. Per celebrare la ricorrenza sono numerose le iniziative proposte dalle varie diocesi. A Venezia, nel pomeriggio di oggi, il cardinale Angelo Scola, patriarca della città, visiterà il carcere femminile della Giudecca, mentre domani presiederà la Santa Messa nella basilica di San Marco. Durante la celebrazione si terrà un momento di “preghiera simultanea” assieme a tutti i missionari veneziani nel mondo. Ancora domani, a Torino, in occasione della “Festa dei popoli”, il cardinale Severino Poletto, arcivescovo della città, presiederà l’Eucarestia nel duomo cittadino, dove la celebrazione sarà animata dalla comunità degli immigrati presenti in diocesi. La “Festa dei popoli” di Padova vedrà invece il vescovo Antonio Mattiazzo presiedere la Santa Messa presso la Chiesa dell’Arcella, assieme alle comunità cattoliche di altra madrelingua. A Vicenza, presso il salone d’onore dell’Episcopio, saranno 500 i poveri accolti per il pranzo dal vescovo cittadino, mons. Cesare Nosiglia. A Prato la messa dell’Epifania sarà animata nel duomo dalla comunità nigeriana della città, alla presenza del vescovo, mons. Gastone Simoni. Infine a Rimini la “Messa dei popoli” presieduta dal vescovo Francesco Lambiasi riunirà gli immigrati cattolici della diocesi. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Urne aperte in Georgia: accuse di brogli al presidente uscente Saakashvili

    ◊   Urne aperte in Georgia, dove 3 milioni di elettori sono chiamati a scegliere il nuovo presidente e a pronunciarsi sull’entrata del Paese nella NATO. Quello delle presidenziali è un confronto elettorale anticipato che vede favorito il presidente uscente, Mikhail Saakashvili. Intanto, ieri l'opposizione si è detta certa che le elezioni saranno condizionate da pesanti brogli. i particolari della situazione nello Stato caucasico nel servizio di Giuseppe D’Amato:

    "Una pentola a pressione": questa è la Georgia che si appresta ad eleggere oggi, in consultazione anticipate, il nuovo presidente. La campagna elettorale è stata caratterizzata da manifestazioni di piazza, tensione alle stelle e colpi bassi. Il leader uscente Saakashvili ha trasformato queste elezioni in una specie di referendum su di sé e sulla sua rivoluzione delle rose, di ispirazione liberale e filo-occidentale. I sondaggi lo danno per favorito, la frammentata opposizione spera di portarlo al ballottaggio; oltre Sakashvili, sono sei i candidati in lizza. I quasi tre milioni e mezzo di georgiani si pronunceranno anche sull’entrata del Paese caucasico nella NATO. Tblisi accusa Mosca di sostenere le repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Nelle cancellerie occidentali c’è preoccupazione: la Georgia è un tassello fondamentale della politica energetica continentale: qui passa l’unico oleodotto che non transita in territorio russo e presto correrà verso l’eldorado asiatico. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato).

    A pochi giorni dalla visita del presidente americano Bush in Medio Oriente, resta alta la tensione nei Territori. A Nablus proseguono i rastrellamenti israeliani contro i miliziani palestinesi, sempre in Cisgiordania le forze dell’ANP hanno arrestato otto militanti di Hamas. Intanto, sul fronte diplomatico si registra l’apertura del capo dell'ufficio politico di Hamas, che ha annunciato di essere pronto ad "un dialogo senza condizioni" con il presidente Abu Mazen. Ma il viaggio del presidente statunitense sarà veramente l’occasione per rilanciare il processo di pace nell’area? Eliana Astorri lo ha chiesto Ugo Tramballi, inviato del quotidiano "Il Sole 24 ore":


    Non è previsto che Bush rilanci in senso stretto, nemmeno con una specie di summit a tre - lui, Olmert e Abu Mazen -, questo dialogo, ma che in qualche modo voglia confermare l’interesse americano a partecipare, a sponsorizzare questo dialogo. Il problema è che un po’ tutti – tutti quelli che hanno partecipato alla conferenza di Annapolis - hanno creduto che andarvi, mettere una firma o semplicemente partecipare, sarebbe stato sufficiente perché il dialogo di pace funzionasse. Invece no, occorre una attenzione costante. Dopo Annapolis gli israeliani hanno ripreso la loro politica di costruzione degli insediamenti, di allargamento degli insediamenti esistenti senza impedire che quelli nuovi - i cosiddetti “avamposti” – venissero smantellati. D'altra parte, i Paesi arabi non hanno fatto nulla per cercare di moderare il mondo palestinese. Tutti sono andati ad Annapolis credendo che questo bastasse e invece no.

    Libano
    Visita a sorpresa in Libano del premier spagnolo Zapatero. Il primo ministro iberico, che questa mattina è stato accolto all’aeroporto dal premier libanese, Siniora, incontrerà nel pomeriggio il contingente militare spagnolo dell’UNIFIL. Sul fronte politico, la mancata elezione del nuovo presidente del Paese dei Cedri è stata oggetto dell’incontro di ieri sera a Damasco tra il ministro degli Esteri siriano e il consigliere della guida suprema della Rivoluzione iraniana, Ali Larijani. Sabato prossimo, il parlamento libanese si riunirà per la dodicesima volta per tentare di eleggere il nuovo capo dello Stato

    Iraq
    Ennesima giornata di violenza in Iraq. Qesta mattina, almeno 6 persone sono rimaste uccise e altre 3 ferite per l’esplosione di un ordigno al passaggio di un minibus presso la località di al Sadiyah, a 150 km a nord est di Baghdad. Nel frattempo, è stato reso noto che due soldati americani lo scorso 26 dicembre sono stati uccisi da un miliziano integralista infiltrato fra le truppe irachene. Oggi è poi tornato a Baghdad il primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, dopo un viaggio non ufficiale di circa una settimana a Londra. Al Maliki, che si è recato nella capitale britannica per controlli medici di routine, ha incontrato il primo ministro, Gordon Brown, per un colloquio su questioni economiche, politiche e di sicurezza.
     Afghanistan Fermare la presunta attività di proselitismo dei gruppi umanitari stranieri e ripristinare le esecuzioni pubbliche. Sono le dure richieste del consiglio islamico afghano, organo religioso formato dagli ulema, al presidente del Paese, Hamid Karzai. Nel documento presentato al capo dello Stato si legge che il consiglio è preoccupato per l’attività di alcuni organi missionari e che tali attività vanno considerate contrarie alla sharia, alla costituzione e alla stabilità politica dell'Afghanistan. Gli ulema accusano apertamente i missionari cristiani di “convertire” i musulmani attraverso la distribuzione di Bibbie. Nel testo, i leader religiosi chiedono inoltre di ripristinare le esecuzioni pubbliche, un giro di vite contro la corruzione e la messa al bando della televisione delle soap opera indiane.

    Colombia – Ostaggi
    Le FARC hanno riconosciuto che Emmanuel, il figlio che l’ostaggio Clara Rojas ha avuto con un guerrigliero, è il bimbo affidato a un orfanotrofio di Bogotà. L’annuncio del gruppo rivoluzionario arriva a poche ore dall’inconfutabile conferma del test del DNA effettuato dall’istituto di medicina legale colombiana, che ha realizzato un confronto fra il patrimonio genetico del piccolo e quello della presunta nonna, Clara Gonzalez de Rojas. “Il bambino non poteva rimanere al centro di operazioni di guerra e in perenne movimento nella giungla”, ha spiegato la guerriglia in una nota. Ma intanto si alza la polemica sulle speculazioni sul nome del bambino avvenute durante le trattative per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani delle FARC.
     Venezuela In Venezuela, proseguono le ricerche dell’aereo precipitato in mare con a bordo 14 persone, tra cui 8 italiani. La Farnesina fa sapere che le ricerche sono continuate per tutta la notte, per il momento senza esito. Il velivolo partito da Caracas era diretto nei Carabi, quando i radar ne hanno perso il segnale.
     Cile Una forte scossa sismica di magnitudo 5,9 si è registrata all’alba di oggi nel nord del Cile. Al momento sembra che il terremoto non abbia provocato alcuna vittima. Lo ha annunciato l'Istituto nazionale di geofisica americano secondo il quale l'epicentro è stato individuato nelle Ande presso la frontiera comune tra Cile, Bolivia e Argentina.
     Stati Uniti – Pena di Morte Sarà una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti a decidere se in Louisiana la pena di morte verrà applicata anche ai casi di stupro di minori, come nel caso di Patrick Kenndy, finito nel braccio della morte per aver violentato una bambina di 8 anni. L’uomo ha chiesto all’Alta Corte una revisione della sua sentenza, non trattandosi di omicidio, appellandosi ad una sentenza della Corte stessa del 1977 secondo cui l'esecuzione è una punizione "inusuale e crudele" nel caso di violenza sessuale. La vicenda riapre il dibattito negli USA su quali debbano essere i reati punibili con la pena di morte.
     Austria Dopo le abbondanti nevicati dei giorni scorsi, sulle alpi austriache è emergenza valanghe. I soccorsi di Vienna hanno reso noto che, nelle ultime 48 ore, sono morte cinque persone a seguito di diverse slavine verificatesi nella regione del Vorarlberg. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Chiara Calace)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 5

     
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