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Sommario del 17/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: ascoltare e seguire Gesù sulla via della Croce per entrare nella vita eterna. Accorato appello per il Libano
  • Il cardinale Bertone ad Assisi per i 50 anni dalla proclamazione di Santa Chiara a patrona della televisione
  • Oggi in Primo Piano

  • Oggi il Kosovo proclama l'indipendenza dalla Serbia
  • Tra attentati e terrore, elezioni domani in Pakistan
  • A Torvaianica, vicino Roma, due Case-famiglia, nate in parrocchia, ridonano la fiducia nella vita ai bambini vittime di violenza sessuale
  • L'annuncio del Vangelo nel vecchio continente al centro dell'Assemblea generale delle Conferenze europee di Superiori e Superiore Maggiori
  • Compie 100 anni l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia
  • Chiesa e Società

  • Nigeria: due cristiani accusati di blasfemia uccisi da estremisti islamici
  • Neve e gelo in Afghanistan causano mille morti
  • Il vescovo di Cordoba, in Spagna, invita ad un uso solidale dell’acqua per far fronte all’emergenza siccità
  • Il cardinale Bertone conferisce l'ordinazione episcopale a mons. Gianni Ambrosio, nuovo vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio
  • Nel terzo anniversario della scomparsa di don Giussani, CL ricorda il suo fondatore
  • Chiusa a Pavia la fase diocesana della causa di beatificazione di don Enzo Boschetti
  • In Croazia, da domani, settimana di solidarietà con la Chiesa di Bosnia
  • “E usai con essi misericordia”: è il tema scelto per il convegno in programma ad Assisi dal primo al 2 marzo e dedicato al servizio di San Francesco ai malati di lebbra
  • Nella diocesi di Chieti – Vasto un convegno ha approfondito ieri le problematiche del mondo del lavoro
  • Al Festival del cinema di Berlino premiate le pellicole più violente
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato suicida in Afghanistan: 80 i morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: ascoltare e seguire Gesù sulla via della Croce per entrare nella vita eterna. Accorato appello per il Libano

    ◊   “Per entrare nella vita eterna bisogna ascoltare Gesù, seguirlo sulla via della croce, portando nel cuore come Lui la speranza della risurrezione”. E’ quanto ha detto stamani, durante l’Angelus in Piazza San Pietro, Benedetto XVI che ieri ha concluso in Vaticano con la Curia Romana la settimana di esercizi spirituali per il Tempo di Quaresima. Migliaia i fedeli giunti da tutto il mondo per la preghiera mariana, in una giornata molto fredda ma piena di sole. Il Papa ha lanciato anche un appello per la riconciliazione in Libano che da quasi tre mesi non riesce ad eleggere il proprio capo di Stato. Il servizio di Sergio Centofanti:


    Il Papa mette in relazione il Vangelo delle tentazioni di Gesù, proposto dalla prima Domenica di Quaresima, con quello odierno della Trasfigurazione sul monte. Episodi che “anticipano il mistero pasquale”:

     
    “La lotta di Gesù col tentatore prelude al grande duello finale della Passione, mentre la luce del suo Corpo trasfigurato anticipa la gloria della Risurrezione. Da una parte vediamo Gesù pienamente uomo, che condivide con noi persino la tentazione; dall’altra lo contempliamo Figlio di Dio, che divinizza la nostra umanità. In tal modo, potremmo dire che queste due domeniche fungono da pilastri su cui poggia tutto l’edificio della Quaresima fino alla Pasqua, ed anzi l’intera struttura della vita cristiana, che consiste essenzialmente nel dinamismo pasquale: dalla morte alla vita”.

     
    “La montagna – il Tabor come il Sinai – sottolinea il Papa - è il luogo della vicinanza con Dio. E’ lo spazio elevato, rispetto all’esistenza quotidiana, dove respirare l’aria pura della creazione”:

     
    “La Trasfigurazione è un avvenimento di preghiera: pregando Gesù si immerge in Dio, si unisce intimamente a Lui, aderisce con la propria volontà umana alla volontà di amore del Padre, e così la luce lo invade e appare visibilmente la verità del suo essere: Egli è Dio, Luce da Luce”.

     
    La veste candida e sfolgorante di Gesù richiama la rinascita nel Battesimo, anticipo dell’esistenza celeste:

     
    “Qui è il punto cruciale: la trasfigurazione è anticipo della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli Apostoli la sua gloria, perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce, e comprendano che occorre passare attraverso molte tribolazioni per giungere al Regno di Dio”.

     
    Il Papa si sofferma quindi sulla voce del Padre, che risuona dall’alto, proclamando Gesù suo Figlio prediletto, aggiungendo: “Ascoltatelo”:

     
    “Per entrare nella vita eterna bisogna ascoltare Gesù, seguirlo sulla via della croce, portando nel cuore come Lui la speranza della risurrezione. ‘Spe salvi’, salvati nella speranza. Oggi possiamo dire: ‘Trasfigurati nella speranza’”.

     
    Dopo l’Angelus Benedetto XVI ha espresso la sua preoccupazione per “le persistenti manifestazioni di tensione in Libano” che da quasi tre mesi non riesce a darsi un capo dello Stato. “Gli sforzi per comporre la crisi e il sostegno offerto da numerosi esponenti di rilievo della Comunità internazionale – ha sottolineato il Papa - anche se non hanno ancora raggiunto un risultato, dimostrano l’intenzione di individuare un presidente che sia tale per tutti i libanesi e porre così le basi per superare le divisioni esistenti”:

     
    “Purtroppo, non mancano anche i motivi di preoccupazione, soprattutto a causa di una inconsueta violenza verbale o di quanti addirittura pongono la loro fiducia nella forza delle armi e nella eliminazione fisica degli avversari. Assieme al Patriarca maronita e a tutti i Vescovi libanesi, vi chiedo di unirvi alla mia supplica a Nostra Signora del Libano, perché incoraggi i cittadini di quella cara Nazione, ed in particolare i politici, a lavorare con tenacia in favore della riconciliazione, di un dialogo veramente sincero, della pacifica convivenza e del bene di una Patria profondamente sentita come comune”.

     
    Il Papa, poi, nei saluti nelle varie lingue, ha esortato a vivere questa Quaresima in profondo raccoglimento spirituale, facendo digiuno, in particolare da immagini e rumori, e dando spazio all'elemosina e alla carità verso chi è nel bisogno. Infine, salutando i pellegrini italiani, ha rivolto “un pensiero speciale … ai familiari delle persone scomparse il 4 gennaio scorso in Venezuela” assicurando la sua preghiera.

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    Il cardinale Bertone ad Assisi per i 50 anni dalla proclamazione di Santa Chiara a patrona della televisione

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto questa mattina nella Basilica di Santa Chiara in Assisi una celebrazione eucaristica per festeggiare i 50 anni della proclamazione di Santa Chiara a patrona della televisione. Da Assisi ce ne parla Mimmo Muolo.

     
    Da 50 anni Santa Chiara è la patrona della televisione: la proclamò Pio XII, il 14 febbraio 1958, perché la prima discepola di San Francesco, nella notte di Natale del 1252 ebbe la grazia di poter vedere dalla sua cella la celebrazione che si svolgeva in chiesa. “Un’esperienza di televisione mistica”, l’ha definita questa mattina il cardinale Tarcisio Bertone, durante la Messa, che ha concluso la giornata di ricordo del 50.mo anniversario dell’iniziativa di Papa Pacelli. “Santa Chiara – ha detto il segretario di Stato vaticano, accolto al suo arrivo dal vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino - non è solo la patrona della tv, ma può insegnare anche come rapportarsi oggi con il mezzo televisivo”. Citando il Papa, il cardinale Bertone ha messo in guardia dai rischi della manipolazione della realtà, dell’asservimento agli interessi dominanti, della ricerca dell’audience a tutti i costi. “La comunicazione di massa - ha aggiunto - tende ad imporre un modello culturale uniforme, basato sulla logica del consumismo e del relativismo”. “L’esempio di Santa Chiara, invece - ha concluso il cardinale - ci aiuti a riscoprire la dignità della persona e valori come la famiglia, la vita, l’educazione dei giovani”. La Messa celebrata nella Basilica della Santa è stata preceduta da un convegno cui hanno preso parte, tra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, il ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, e il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, tutti concordi nell’affermare che l’audience va sempre coniugato con la qualità dei programmi. Consegnato anche il Premio televisivo Santa Chiara, che quest’anno è andato alla trasmissione di Raiuno “A sua immagine”. (Da Assisi, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

    Ma come è cambiata la tv in questi 50 anni? Il punto della situazione con Paolo Pellegrini, direttore editoriale di Nova T, l’azienda di Produzione Televisive e Multimediali fondata dai Frati Cappuccini nel 1982, intervistato da Davide Dionisi:


    D. - Cinquant'anni fa la televisione era quel “cassone” che tenevamo in salotto per guardare i giochi a quiz, gli sceneggiati e il telegiornale? Che cos’è oggi la televisione?

     
    R. – Non è più quello scatolone: lo scatolone un po’ arcaico che vedevamo allora non c’è più. Oggi è uno strumento che rimane acceso parecchie ore della nostra giornata, che fa opinione in maniera molto grande e molto forte. In realtà oggi, se dovessimo fotografare quella che è la televisione, avremmo delle difficoltà perché è un linguaggio, uno strumento, un mezzo in grande trasformazione che si sta avviando a diventare qualcosa di molto diverso da quello che è stato per noi per alcuni anni, per un ventennio, quanto meno negli anni ’70, ’80 e ’90. Oggi sta diventando uno strumento che fa parte della cosiddetta “convergenza multimediale”, quindi è via via sempre di meno quella televisione che abbiamo conosciuto in quei 20-30 anni e a cui facevo riferimento poco fa; è invece sempre di più uno strumento di collegamento tra il mondo del web, il mondo del satellite e il mondo delle telecomunicazioni. Uno strumento sempre più interattivo: oggi abbiamo qualche primo accenno con la televisione digitale terrestre, ad esempio, con alcuni canali tematici satellitari, domani la web-tv e la televisione via etere saranno cose non così lontane tra loro come oggi ancora un po’ ci sembrano.

     
    D. – In questi cinquanta anni di vita di tv abbiamo registrato un notevole incremento, almeno in tema di violenza e catastrofismo. Ha senso, secondo lei, parlare ancora di etica della comunicazione?

     
    R. – A maggior ragione credo che abbia senso parlare di etica della comunicazione, soprattutto se pensiamo che tutti i media abbiano necessità di confrontarsi sul versante etico. Non soltanto la televisione, perché lo stesso discorso che stiamo facendo oggi per la televisione probabilmente si può fare anche per il cinema, probabilmente si potrebbe fare anche per il web, solo che il web ha una sua storia ancora troppo recente per poter fare dei paragoni di lungo termine. In realtà i problemi sono assolutamente analoghi e proprio per questo una riflessione, soprattutto di carattere etico, sulla televisione, sui mass-media, è fondamentale.

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    Oggi in Primo Piano



    Oggi il Kosovo proclama l'indipendenza dalla Serbia

    ◊   Giornata cruciale oggi per il Kosovo. Il parlamento di Pristina, convocato per le 15 in seduta straordinaria, decreterà l’indipendenza unilaterale dalla Serbia. Nella riunione, l’Assemblea voterà anche l’approvazione dei “simboli del nuovo Stato” per “compiere – ha detto il premier Thaci- la volontà del popolo kosovaro”. Una scelta che Belgrado, appoggiata dalla Russia, non approva; il vicepremier Delic e diversi ministri del governo saranno oggi nelle zone kosovare dove risiede la minoranza serba per portare il loro sostegno. Attesa anche per il messaggio televisivo del premier serbo Kostunica, acceso oppositore dell’indipendenza di Pristina. Intanto il presidente Bush, dalla Tanzania dove è in visita, ha detto di essere favorevole alla nascita di un Kosovo “sotto la supervisione internazionale”. Infine nelle prossime settimane sarà operativa la missione civile approvata ieri dall’Unione Europea. Ma che Stato sarà l’annunciato nuovo Kosovo? Giada Aquilino, lo ha chiesto al prof. Roberto Morozzo della Rocca, docente di Storia dell’Europa Orientale all’Università di Roma Tre:
     
    R. - Sulle prime sarà uno Stato con una economia che non esiste: gli albanesi vivono di rimesse dell’emigrazione e continueranno a emigrare sempre più dal Kosovo. Poi, c’è il problema diplomatico di avere rapporti sostenibili con i Paesi vicini, non tanto con l’Albania, ma con il Montenegro e la Serbia che hanno, in contatto con il Kosovo, o buona parte dei suoi confini.

     
    D. - La Serbia ha già fatto sapere che cambieranno le relazioni con i Paesi che riconosceranno il Kosovo indipendente. Come si prospettano i futuri assetti geopolitici balcanici e europei in genere?

     
    R. - La Serbia ha fatto tutto sommato dichiarazioni distensive perché ridurre il livello dei rapporti diplomatici può significare che invece di un ambasciatore sia un incaricato di affari a Parigi, a Roma, per qualche tempo: non ha fatto nessun cenno a reazioni militari, che tra l’altro non sarebbe in grado di effettuare. Quindi, tutto sommato, sono reazioni abbastanza blande.

     
    D. - All’interno dei Balcani come cambieranno gli assetti?

     
    R. - I Balcani sono questa volta un punto interrogativo, perché c’è la questione della Macedonia e la questione della Bosnia. La Macedonia ha una minoranza albanese molto combattiva che alla lunga può pensare a una divisione della Macedonia tra la parte slava e la parte albanese. La Bosnia ha la Repubblica Srpska dei serbi che potrebbe chiedere un distacco dalla Bosnia e un’unione con Belgrado, oppure un’indipendenza e quindi c’è il rischio di nuove separazioni all’interno dei Balcani dopo la vicenda del Kosovo. Questo però non è un rischio immediato, è qualcosa che si vedrà a medio termine.

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    Tra attentati e terrore, elezioni domani in Pakistan

    ◊   E’ scattato il coprifuoco a Parachinar, in Pakistan, teatro ieri di un attentato costato la vita a 46 sostenitori del partito di Benazir Bhutto. Un attacco che arriva in prossimità delle elezioni legislative, fortemente segnate dalla scomparsa, in dicembre, della leader dell’opposizione. Per garantire domani un tranquillo svolgimento delle consultazioni, le autorità hanno schierato 81 mila militari e paramilitari e nelle scorse settimane hanno ridotto al minimo i comizi elettorali, dato che dall’inizio dell’anno oltre 400 persone hanno perso la vita in diversi attentati. Nel sud-est del Pakistan, stamani 4 membri delle forze paramilitari hanno perso la vita nell’esplosione di un ordigno, saltato in aria al passaggio del loro convoglio. L’agguato è stato rivendicato dall’insurrezione separatista attiva nella zona. E’ evidente, dunque, che le elezioni cadono in un momento di destabilizzazione del Paese come sottolinea Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, il cui ultimo numero è proprio dedicato al Pakistan. L'intervista è di Fausta Speranza.


    R. – E’ una destabilizzazione ormai in corso da tempo, che negli ultimi mesi e settimane si è accentuata. Adesso vedremo cosa succederà in occasione delle elezioni. La destabilizzazione proviene dalle fasce tribali del nord, dove sono insediati i gruppi guerriglieri e taleban, ma anche dal centro stesso delle principali città pakistane, dove si registrano attentati, bombe e quant’altro. Il potere militare è in crisi e delegittimato, quindi, c’è una forte preoccupazione, soprattutto da parte americana, anche per l’arsenale nucleare pakistano.

     
    D. – Parliamo proprio del ruolo degli Stati Uniti. Cosa c’è da ricordare?

     
    R. – Che gli Stati Uniti hanno prima utilizzato il Pakistan negli anni ’80, in funzione antisovietica, quando i sovietici erano impantanati in Afghanistan. I pakistani furono incaricati assieme ai sauditi di mettere insieme una specie di legione straniera islamica per combattere i sovietici. Fu un grande successo, però, dopo, abbiamo dovuto scontare il fatto che questa guerriglia islamica abbia conquistato l’Afghanistan e abbia poi dilagato anche altrove e minacci ora lo stesso Pakistan.

     
    D. – Al di là del risultato del voto, in prospettiva dobbiamo pensare che, in un Medio Oriente allargato, la possibilità che si sciolga il nodo tra Stati Uniti e Iran possa avere un peso anche per il Pakistan?

    R. – Ad un certo punto gli americani dovranno scegliere, perchè è evidente che l’Iran sia un fattore importante di stabilizzazione oppure possa essere un fattore dirompente di destabilizzazione. Quindi, dovranno scegliere se fargli la guerra, ed è molto difficile, oppure fare un compromesso, che è altrettanto difficile e soprattutto anche costoso. Ma una delle due scelte, prima o poi, dovranno farla.

     
    D. – Guardiamo anche alla vicina India. Che cosa dire?

     
    R. – L’India dal punto di vista pakistano è storicamente la minaccia esistenziale, il grande nemico. Ora la situazione con l’India non è più tesa come un tempo, ma certamente dal punto di vista pakistano è difficile immaginare una convivenza con l’India, anche perché resta aperta la questione del Kashmir.

     
    D. – Diciamo anche qualcosa in relazione a Cina e Russia: stanno a guardare per quanto riguarda il Pakistan?

     
    R. – La Cina storicamente ha rapporti privilegiati con il Pakistan, anche in funzione anti-indiana. La Russia ha forti interessi nella regione, in particolare nell’Afghanistan, e certamente non avrà un ruolo ininfluente in questa partita. Ma la potenza dominante nella regione, oltre all’America e agli alleati occidentali, è sicuramente la Cina.

     
    D. – Lucio Caracciolo, in definitiva, come guardare a queste elezioni? Una definizione per queste elezioni...

     
    R. – Inutili, nel senso che si arriverà forse ad un accordo per un governo di coalizione, ma alla fine il vero potere in Pakistan lo terranno i militari.


    Ma qual è la situazione dei cristiani, che rappresentano una delle minoranze in Pakistan? Fausta Speranza lo ha chiesto a padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews:


    R. – La situazione è sempre molto tesa per le minoranze, perchè sono schiacciate da tutte le parti e spesso non hanno molti diritti di fronte alla preponderanza islamica. Alcune zone, come nel nord-ovest, sono anche perseguitate da spinte talebane. Comunque, i vescovi e la Commissione Giustizia e Pace in Pakistan esortano tutti i cristiani – i cattolici in particolare – ad essere presenti alle urne, perché, davanti a questa situazione molto difficile, la maggior parte sarebbe tentata di lasciar perdere, tentata dallo scetticismo. C’è invece una esortazione ad essere presenti, anche perché c’è stata una vittoria negli ultimi anni da parte dei cristiani, che hanno ottenuto di non avere soltanto delle liste di candidati relegati alle minoranze, ma anche di essere presenti in liste generiche, assieme a musulmani o ad altre persone di altre religioni.

     
    D. – Le difficoltà che incontrano i cristiani hanno origine nella legislazione?

     
    R. – La situazione sul terreno è molto grave, ma ci sono anche aspetti della legislazione contro cui i cristiani stanno combattendo da tempo. Non c’è una vera e propria libertà religiosa, libertà di espressione, se non nei culti, nei luoghi delegati. Insomma, non si può evangelizzare con libertà totale, con apertura. La seconda cosa è la piaga che c’è da decenni in Pakistan, cioè questa legge sulla blasfemia, che non viene ancora ritoccata o eliminata addirittura, come chiedono i cristiani. Secondo questa legge sulla blasfemia, basta che ci sia l’accusa da parte di un musulmano che qualcuno ha offeso il profeta o il Corano e subito si viene imprigionati. Anche se il governo cerca di non comminare la pena di morte, tante volte, però, è la polizia o la folla inferocita a comminare la pena di morte a questi “poveracci”.

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    A Torvaianica, vicino Roma, due Case-famiglia, nate in parrocchia, ridonano la fiducia nella vita ai bambini vittime di violenza sessuale

    ◊   Non c’è via migliore della condivisione per curare il male di un corpo, di un cuore, di un’anima: è lo spirito che anima l’associazione “Chiara e Francesco”, un sodalizio nato da un gruppo di giovani e famiglie di una parrocchia di Torvaianica, vicino Roma. Dal 2003, questo proposito si concretizza nell’impegno di due Case-famiglia che stanno lavorando con pazienza per far rinascere la speranza nei cuori di bambini vittime di violenza sessuale. Per una testimonianza su questa esperienza, Alessandro Gisotti ha intervistato il vicepresidente dell’associazione “Chiara e Francesco”, Alessandro Orsini:


    (musica)

     
    R. – Una delle prime difficoltà è stata l’accoglienza di questi ragazzi, considerando che i loro abusi sono nati nelle loro famiglie. Quindi, sono diffidenti, non si fidano di nessuno perché gli adulti che dovevano proteggerli, li hanno massacrati. Prima di tutto, quindi, conquistare la loro fiducia e far loro capire che c’è qualcuno che vuole loro bene, che non li vuole utilizzare, non li vuole sfruttare, non vuole fare loro del male. Poi, purtroppo, ci scontriamo anche con alcune mentalità, ancora un po’ vecchie, che guardano alla “casa-famiglia” dove metti lì il bambino e sta bene. No: bisogna accompagnarlo, bisogna aiutarlo e farlo crescere. Per questo non basta la casa-famiglia: ci vuole tutta una società, un contorno, una comunità che aiuti ... C’è bisogno proprio di una nuova cultura. Non può essere un volontariato o un lavoro: per noi è proprio una scelta di vita. Noi praticamente stiamo qui 24 ore al giorno, viviamo con questi ragazzi come se fossero figli nostri.

     
    D. – Ma come si riesce a testimoniare la speranza, a far ripartire la speranza nei cuori di questi ragazzi così feriti e che, soprattutto, non si fidano degli adulti perché dagli adulti hanno ricevuto del male?

     
    R. – Principalmente, ci vuole tanto amore. Piano piano, far loro capire che tu sei lì soprattutto perché li ami. E questo, all’inizio, è un po’ difficile da far loro capire perché non hanno l’esperienza di un amore gratuito, quello di un padre verso un figlio, quello di una madre ... E quindi, piano piano, con i piccoli gesti, far loro vedere che giorno dopo giorno tu sei sempre lì, anche nei momenti di crisi, anche nei momenti in cui lui distrugge la stanza, anche nei momenti in cui – in preda ai ricordi –comincia a fare “il matto”, diciamo, a comportarsi male, ma tu sei lì vicino. Facendo questo, cerchiamo di ridare la speranza.

     
    D. – C’è anche un altro impegno della casa-famiglia, che è quello dell’informazione, cioè di rendere sempre più consapevoli le persone del problema di questa piaga ...

     
    R. – Dopo che sono state aperte le case-famiglia, dopo che abbiamo incominciato a raccogliere i bambini, ci siamo accorti che ormai, quando arrivavano da noi, era già stato fatto un danno. Quindi, abbiamo pensato che bisognava partire prima, fare la prevenzione. Facciamo prevenzione nelle scuole, ma soprattutto bisogna informare le persone e per far questo noi abbiamo fatto diverse iniziative, già nel passato. In questo momento stiamo organizzando una comunicazione multimediale che si terrà qui da noi, a Torvaianica, dentro il teatro “Zoomarine”, il 23 febbraio, proprio per aprire il cuore e per aprire gli occhi su tutto quello che riguarda la pedopornografia, che riguarda la vita nelle case-famiglia, perché i bambini sono affidati a noi, però sono affidati a tutta la comunità: tutti quanti dobbiamo collaborare per fare in modo che in questi bambini ritorni la speranza, la gioia di vivere.

     
    (musica)

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    L'annuncio del Vangelo nel vecchio continente al centro dell'Assemblea generale delle Conferenze europee di Superiori e Superiore Maggiori

    ◊   Analizzare la situazione della Chiesa in Europa e fornire degli orientamenti per promuovere l’annuncio del Vangelo: questi sono stati gli obiettivi della 13.ma Assemblea Generale dell’UCESM, l'Unione delle Conferenze europee di Superiori e Superiore Maggiori, che si è chiusa oggi a Torhout, in Belgio dopo una settimana di lavori. Alla plenaria hanno partecipato 38 Conferenze di congregazioni religiose di 26 Paesi del vecchio continente. Ma qual è il contributo della vita consacrata all’Europa? Al microfono di Isabella Piro, risponde don Alberto Lorenzelli, presidente della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori:


    R. – Intanto, la vita religiosa è una scuola di pace, perché all’interno della comunità si vive ogni forma di fraternità, di condivisione. La vita religiosa è la scuola dell’essere insieme, dell’essere felici. Non ci siamo scelti noi: è Cristo che ci ha scelti per condividere sempre di più la speranza, ma soprattutto l’identità con Gesù Cristo. E l’altra tappa è quella della fraternità, per vedere nell’altro la figura di Cristo, individuare – ecco – che Cristo è presente in mezzo a noi attraverso le persone che ha messo accanto a noi. L’ospitalità tipica della tradizione della vita consacrata, si apre anche all’esterno oggi, quando sempre di più bussano alla nostra porta tantissimi popoli, tante situazioni di povertà, di sofferenza. Oggi la passione per l’umanità è una risposta all’urlo dell’umanità, che sente il bisogno di sentirsi accolta e ascoltata.

     
    D. – Quali aspetti problematici presenta oggi l’Europa?

     
    R. – Uno è il fenomeno della secolarizzazione, dove si sente la difficoltà, oggi, di comunicare quei valori di una cultura cristiana che ha dato vita all’Europa e che oggi l’Europa in qualche modo disperde. Il secondo aspetto dell’Europa è il relativismo morale e vediamo che i valori oggi vengono in qualche modo calpestati. Il terzo aspetto è questo non-riconoscimento dell’identità cristiana, proprio quel cammino culturale di crescita, di sviluppo dei popoli, del riconoscimento delle diversità delle culture, delle lingue.

     
    D. – Quali sono le aree europee maggiormente critiche?

     
    R. – La realtà è molto frammentata. Troviamo l’Est europeo molto ferito, ferito da un passato e mentre da una parte c’è il tentativo di prendere spunto dai valori cristiani, ancora rimangono troppi rancori, troppi odii. E abbiamo un Occidente un po’ disorientato, confuso: direi che l’Europa deve ritrovare nuovamente i suoi obiettivi, i valori cristiani.

     
    D. – Ci sono comunque spunti positivi ...

     
    R. – Sta crescendo un’Europa nuova, quella dei giovani, più sensibili, più attenti; quei giovani che vanno alla ricerca di maggiore spiritualità, alla ricerca della trascendenza, del superamento degli egoismi, degli individualismi per un senso più comunitario.

     
    D. – Quali le speranze derivanti dall’assemblea dell’UCESM?

     
    R. – Le speranze sono la consapevolezza, prima di tutto, che abbiamo delle ricchezze, dei valori dentro di noi; sono il nostro DNA. Dobbiamo essere più autentici, più credenti e più credibili. Con il coraggio e l’audacia di comunicare, anche di denunciare, se c’è bisogno. L’altra speranza che si apre è sapere che ci siamo ritrovati: 26 Paesi che compongono l’UCESM! E già di qui, questo interscambio, questa relazione è un segno di speranza. La vita consacrata, oggi, non guarda solo ai propri ordini o alle proprie realtà o ai propri Paesi, ma ha uno sguardo molto più ampio perché vede una serie di minimi comuni denominatori che stanno segnando la vita di tutti.

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    Compie 100 anni l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia

    ◊   1908-2008: compie 100 anni l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia fiore all’occhiello della cultura musicale romana e italiana. I festeggiamenti per la storica istituzione sono iniziati già ieri: sul podio l’attuale direttore il Maestro Antonio Pappano per un concerto con le stesse musiche scelte per la prima esibizione. E oggi porte aperte fino a sera negli spazi del Parco della Musica con concerti, laboratori e visite guidate, fino a concludere con i fuochi d’artificio, anche questi, naturalmente, a ritmo di musica. Ce ne parla Gabriella Ceraso:


    Era il 16 febbraio del 1908 e, finiti i restauri, Roma inaugurava la “Sala per spettacoli” edificata sui resti del Mausoleo di Augusto. Le 4 del pomeriggio, quando il Maestro Giuseppe Martucci saliva sul podio a dirigere il primo concerto della neonata “Orchestra stabile”, quella dell’Augusteo e, dopo il 1936, della Regia Accademia di Santa Cecilia, da ultimo “Accademia Nazionale di Santa Cecilia”.

     
    Coraggiosa la sfida dei professori d’Orchestra: dedicarsi esclusivamente al repertorio sinfonico nel Paese dominato dal “bel canto” e dal Teatro dell’Opera. Ma l’istituzione aveva già le carte in regola. Il musicologo ed accademico Roman Vlad:

     
    “Io ricordo ancora i concerti del veramente molto benemerito Maestro Molinari, prima della Seconda Guerra Mondiale. Per esempio, la 'Sagra della Primavera' di Strawinsky non veniva mai eseguita per intero, solo nel 1942, al Teatro dell’Opera, è stata apprezzata integrale. L’Orchestra, però, aveva già un livello altissimo. Non bisogna dimenticare quello che Toscanini aveva realizzato negli anni della Prima Guerra Mondiale, quando diresse le prime esecuzioni dei 'Poemi sinfonici' di Respighi ...”.

     
    Circa 14 mila i concerti dai primi del Novecento per questa orchestra; prestigiosi gli impegni internazionali e intensa la discografia. Direttori illustri: a citarne alcuni, Mahler, Debussy, Strawinsky, Toscanini. I direttori stabili, da Molinari a Ferrara, l’epoca d’oro di Bernstein, fino ad adesso con il Maestro Antonio Pappano cui va riconosciuto il merito di avere guidato l’Orchestra in forma competitiva alla fine del primo secolo di vita. Ancora Vlad:

     
    “Oggi l’Orchestra viene richiesta in tutto il mondo. C’è stata anche una evoluzione nella programmazione. Poi, c’è un altro fatto: l’Orchestra esegue anche opere importantissime, recando anche un contributo esecutivo ed alla conoscenza del repertorio lirico”.

     
    E mentre risuonano le musiche del primo concerto del 1908 – Rossini, Mozart, Beethoven, Wagner – che il Maestro Pappano porterà in tournée, al Parco della Musica è festa con oltre 20 concerti fino a questa sera, film, giochi, laboratori e soprattutto il museo degli strumenti musicali dell’Accademia, vero scrigno prezioso: oltre 500 pezzi tra strumenti ed accessori di diverse culture musicali. Il successo nelle parole del presidente dell’Accademia, Bruno Cagli:

     
    “L’augurio è mantenere questa nostra peculiarità. Santa Cecilia è governata dai musicisti, è sempre stato così. E io penso che il miglior futuro sia quello che dialoga con il passato. E finalmente, avere in vetrina il 'Toscano', lo Stradivario fatto per il Granduca di Toscana, che stava chiuso in cassaforte, mi sembra anche questa una conquista, perché solo vederlo è uno spettacolo. Qualche volta lo faremo anche sentire!”.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Nigeria: due cristiani accusati di blasfemia uccisi da estremisti islamici

    ◊   Erano accusati di blasfemia contro Maometto i due giovani studenti cristiani uccisi nei giorni scorsi in Nigeria per mano di un gruppo di estremisti islamici. Vittima degli scontri scatenati dal sospetto dei presunti atti offensivi – riferisce il quotidiano Avvenire - anche un poliziotto. Teatro della tragedia la città di Sumaila, nel nord del Paese, dove – ha spiegato Aminu Yesufu, capo degli agenti – “i cristiani in fuga hanno cercato di trovare rifugio nella caserma della polizia, ma centinaia di furenti studenti islamici hanno preso d’assalto la struttura e bruciato ogni cosa dopo che gli agenti si erano rifiutati di consegnare nelle loro mani i cristiani accusati”. Nella settimana scorsa – riporta ancora il quotidiano – altre violenze di matrice religiosa erano scoppiate nella città di Yana, nello stato di Bauchi, dove un gruppo di musulmani aveva accusato di blasfemia una donna cristiana. Vittima delle violenze in quella occasione è stato un giovane islamico. (CDL)

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    Neve e gelo in Afghanistan causano mille morti

    ◊   Circa un migliaio di persone sono morte a causa delle tempeste di neve e delle basse temperature in Afghanistan. Secondo il dipartimento afgano per le situazioni d'urgenza si tratta di uno degli inverni più rigidi che hanno colpito il Paese negli ultimi decenni. L'ondata di maltempo che ha investito il continente asiatico colpisce un popolo già provato dagli stenti, dagli attentati e da persistenti violenze. Le condizioni climatiche risultano critiche soprattutto nel Nord montuoso del Paese dove il clima è severamente continentale. Al bilancio delle vittime si aggiunge quello delle centinaia di persone ferite dalle slavine, e l’Autorità afgana per i disastri nazionali segnala il moltiplicarsi e l'aggravarsi dei casi di malnutrizione: la cronica scarsità di generi alimentari è resa più acuta dall'interruzione delle vie di comunicazione e dalla difficoltà degli approvvigionamenti. Alla tragedia umana si somma inoltre quella economica: oltre 230 mila capi di bestiame sono andati perduti per il freddo e le tempeste di neve, e centinaia di abitazioni, costruite in paglia e fango, sono state distrutte o danneggiate sotto il peso della neve. Secondo il governo e le ONG che operano nel Paese, la situazione per la popolazione è disperata. (CDL)

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    Il vescovo di Cordoba, in Spagna, invita ad un uso solidale dell’acqua per far fronte all’emergenza siccità

    ◊   In Spagna le riserve idriche sono ai livelli più bassi degli ultimi 10 anni. La mancanza di piogge - il 2007 si è chiuso con un 20 per cento in meno di precipitazioni della media degli ultimi 30 anni – ha spinto il vescovo della diocesi di Cordoba, mons. Juan José Asensjo Pelegrina, a chiedere “un uso solidale dell'acqua” e, soprattutto, a pregare "per chiedere al Signore la pioggia necessaria”. “Da tempo – osserva il presule - assistiamo con crescente preoccupazione alla grave siccità che colpisce Cordoba e l’Andalusia creando problemi per l’erogazione di acqua alle popolazioni. Chiedo un uso responsabile e solidale dell'acqua”. Citando la lettera di San Paolo ai Filippesi, il vescovo esorta poi i fedeli a “presentare a Dio le suppliche: in modo particolare, chiedo ai sacerdoti che abbiano presente questa intenzione”. L’appello è stato esteso anche a “confraternite, laici, religiose, consacrati e seminaristi”. Secondo quanto riferisce il quotidiano ‘El Pais’ in metà del territorio spagnolo è stato vietato l’uso dell’acqua per irrigare i campi; in alcune zone urbane sono cominciate le restrizioni dei consumi. La situazione più preoccupante si registra in Catalogna dove non piove da 20 mesi e dove è già stato vietato l’uso di acqua potabile per l’irrigazione. (A.L.)

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    Il cardinale Bertone conferisce l'ordinazione episcopale a mons. Gianni Ambrosio, nuovo vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio

    ◊   Il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ha conferito ieri l’ordinazione episcopale per la diocesi di Piacenza-Bobbio a mons. Gianni Ambrosio, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Laureato in teologia e specializzato in sociologia della religione, mons. Ambrosio è stato ordinato sacerdote nell’arcidiocesi di Vercelli nel 1968; dal dicembre scorso è stato designato dal Santo Padre Benedetto XVI a guidare la chiesa piacentina-bobbiese. La celebrazione della Messa per l’ordinazione si è svolta nella cattedrale piacentina, presieduta dal cardinale Bertone e concelebrata dall’arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni, e dal vescovo di Brescia, mons. Luciano Molinari, a lungo alla guida proprio della diocesi di Piacenza-Bobbio. “Un grande impegno pastorale” attende dunque il nuovo vescovo – ha sottolineato il segretario di Stato durante l’omelia – un compito che si nutre della ricerca, intesa quale volontà di incontro con l’altro, della donazione di sé alla missione evangelizzatrice della Chiesa, della conoscenza reciproca fra la comunità e il suo pastore e del senso profondo di appartenenza al popolo che si ha affidato. “La tua azione, caro fratello – ha raccomandato infine il cardinale Bertone al nuovo vescovo – sia senza misura, senza barriere e parzialità” perché “ se unico è il Pastore, Gesù, Egli desidera che tutti partecipino del suo affetto e delle sue premure e che tutti possano conoscere la via della Verità e della Vita”. (CDL)

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    Nel terzo anniversario della scomparsa di don Giussani, CL ricorda il suo fondatore

    ◊   “A tre anni dalla sua morte domandiamo a don Giussani di continuare a farci compagnia sulla strada che ci ha tracciato”. Così don Julian Carron, presidente di Comunione e Liberazione, scrive in una lettera agli aderenti al movimento in vista dell’anniversario della scomparsa del fondatore. “Soltanto percorrendo quella strada – si legge ancora nel documento – possiamo veramente conoscere, attraverso il testimone, la realtà di cui parla la fede cristiana”. Nel ricordo di don Luigi Giussani, che moriva il 22 febbraio del 2005, ed in concomitanza con il 26.mo del riconoscimento pontificio della Fraternità di CL – riferisce oggi il quotidiano Avvenire - in tutta Italia si tengono numerose celebrazioni eucaristiche. A Milano, il cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi celebrerà domani l’Eucarestia nel Duomo cittadino, mentre a Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il prossimo venerdì presiederà la funzione il cardinale vicario Camillo Ruini; lunedì 25 febbraio a Genova sarà il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo della città e presidente della CEI a presiedere la Messa nella chiesa di Santa Marta. Numerosi gli appuntamenti anche all’estero: fra questi, domani, a Mosca, l’arcivescovo Mario Pezzi presiederà una Santa Messa in ricordo di don Giussani. (CDL)

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    Chiusa a Pavia la fase diocesana della causa di beatificazione di don Enzo Boschetti

    ◊   A quindici anni dalla sua scomparsa, si chiude la fase diocesana della causa di beatificazione del Servo di Dio don Enzo Boschetti. “Ciò che abbiamo iniziato con trepidazione e speranza lo compiamo oggi con gioia”, ha commentato mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, città natale del sacerdote, durante la solenne liturgia tenutasi ieri nella chiesa cittadina di Santa Maria del Carmine. “Dopo l’ascolto dei testimoni e la raccolta degli scritti – ha aggiunto - siamo persuasi che don Enzo ha percorso il tratto di vita che gli era stato assegnato con una straordinaria fedeltà al Vangelo”. Una devozione alla missione assegnatagli da Cristo che – si legge sull’Avvenire - ha visto il frate carmelitano dedicarsi in particolare ai ragazzi: per loro nel 1971 fondava la Comunità Casa dei Giovani, “una piccola opera – scriveva il Beato – fondata sull’amore di Dio e dei fratelli all’insegna dell’amicizia e della bontà, del rispetto e della corresponsabilità”. Un’opera che lo rese “pioniere nel recupero dalla droga” - come lo descrive un volume a lui dedicato di recente pubblicazione - padre, predicatore, direttore spirituale, maestro di vita”. E poi ancora “il sacerdote della strada, l’uomo della speranza, il don Bosco di Pavia”. In un incontro aperto alla città, lo scorso venerdì, il cardinale Ersilio Tonini si è detto profondamente colpito dalla figura di don Boschetti. “Nella vita di quest’uomo c’è qualcosa di singolare, qui abbiamo un uomo mistico” ha detto ai presenti l’arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, ed ha concluso: “Questi sono i tesori di cui ora occorre avvalersi”. (CDL)

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    In Croazia, da domani, settimana di solidarietà con la Chiesa di Bosnia

    ◊   Inizierà domani la Settimana di solidarietà e unione con la Chiesa e il popolo di Bosnia-Erzegovina. La settimana è promossa dalla Caritas croata e mira a raccogliere fondi e a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti della situazione in Bosnia-Erzegovina. La campagna - ricorda l’agenzia SIR - è giunta alla sua seconda edizione. Durante il periodo quaresimale, i fedeli croati potranno dare il loro contributo. I fondi saranno destinati a realizzare progetti di assistenza sociale, istruzione e di aiuto alle piccole imprese. Il sostegno ai cattolici di Bosnia-Erzegovina non è solo economico: durante la settimana, nel corso delle celebrazioni liturgiche, è possibile includere come intenzione anche la preghiera per la Chiesa bosniaca. Come preparazione alla settimana di solidarietà, il direttore della Caritas croata, mons. Josip Mrzljak, ha inviato una lettera ai parroci della Croazia per incoraggiare l’adesione e la partecipazione all’iniziativa. (A.L.)

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    “E usai con essi misericordia”: è il tema scelto per il convegno in programma ad Assisi dal primo al 2 marzo e dedicato al servizio di San Francesco ai malati di lebbra

    ◊   In occasione dell’ottavo centenario della conversione di San Francesco, l’Associazione italiana amici di Raoul Follereau (AIFO), ha organizzato un convegno dedicato al Santo e al suo servizio ai malati di lebbra. Come tema per l’incontro, in programma dal primo al 2 marzo ad Assisi, è stato scelto: “E usai con essi misericordia. San Francesco e il servizio ai malati di lebbra”. Sabato primo marzo, presso la Sala romanica del Sacro Convento di Assisi, si affronteranno in particolare le problematiche della lebbra nel Medioevo e la centralità del servizio ai lebbrosi nella vita del patrono d’Italia. La giornata del 2 marzo a Rivotorto, presso la Sala parrocchiale “Benedetto XVI”, sarà poi dedicata alle testimonianze sull’attività svolta dall’AIFO dal 1961, con particolare attenzione all’intervento in India. Tra i relatori, don Mario Sensi, docente di storia medioevale all’Istituto teologico di Assisi, ed il cappuccino fra Pietro Maranesi. Per maggiori informazioni, si può consultare il sito: www.aifo.it (A.L.)

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    Nella diocesi di Chieti – Vasto un convegno ha approfondito ieri le problematiche del mondo del lavoro

    ◊   “Il Sinodo, il lavoro e le sue domande”. Questo il titolo del convegno tenutosi ieri nel Palazzo della Provincia di Chieti, promosso dall’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto, in collaborazione con il Movimento lavoratori di Azione cattolica. Salario, sicurezza e precarietà del lavoro i temi principali dell’incontro che si è aperto con l’introduzione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, e che ha visto seguire, tra gli altri, il contributo di don Claudio Pellegrini, direttore del suddetto Ufficio. Al SIR, don Pellegrini ha detto che l’appuntamento è stato “un’occasione per presentare, all’interno del Sinodo diocesano, il progetto che la Chiesa ha sulla pastorale del lavoro e riflettere su alcuni problemi emergenti, primi tra tutti quelli della sicurezza del lavoro e del precariato”. (CDL)

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    Al Festival del cinema di Berlino premiate le pellicole più violente

    ◊   La 58.ma Berlinale ama le tinte forti. Ce ne eravamo accorti vedendo i film selezionati, improntati più al tono dell’indignazione che alla distanza di uno sguardo pietoso sul mondo. Lo conferma ora anche il verdetto della Giuria Internazionale, che ha premiato come miglior film “Tropa de elite” di José Padilla, crudo racconto di una guerra di polizia fra le favelas di Rio, e come miglior regista Paul Thomas Anderson per “There Will Be Blood”, cammino verso la ricchezza e la perdizione di un minatore che ha trovato il petrolio. Si tratta in entrambi i casi di film sicuramente ben confezionati sotto l’aspetto tecnico, narrativo e attoriale, ma anche portatori di una violenza cupa e senza ripensamenti che ci lascia perplessi. Migliori ci sembrano il Gran Premio della Giuria, assegnato a “Standard Operation Procedure”, un documentario di Errol Morris che ha il merito di denunciare con obiettività gli errori e gli orrori commessi dall’intelligence americana in Iraq, e i premi agli attori che incoronano Sally Hawkins, straordinaria interprete di “Happy-Go-Lucky” di Mike Leigh (a nostro parere il miglior film del festival) e Reza Najie, protagonista di “The Song of Sparrows” di Majid Majidi. Molto più coerenti ci sembrano i premi della Giuria Ecumenica, destinati a tre film, uno per ogni sezione ufficiale del festival. Fra i film del Concorso ha vinto “Il y a longtemps que je t’aime” di Philippe Claudel, commossa ode alla fedeltà e alla verità dei sentimenti; fra quelli di Panorama “Boy A” di John Crowley, ritratto di un ragazzo inglese alle prese con una difficile adolescenza; fra quelli del Forum Corridor#8 di Boris Despodov, un documentario tragicomico sull’inerzia dei lavori pubblici nel sud-est dell’Europa unita. La notizia più lieta di una manifestazione dalle molte ombre è sicuramente il crescente interesse verso il documentario che vince premi dovunque, dimostrando che per fare un buon cinema non è necessario né avere budget milionari né soprattutto indulgere allo scandalo. (A cura di Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato suicida in Afghanistan: 80 i morti

    ◊   Rischia di diventare più pesante il bilancio di un attentato suicida avvenuto a Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. Secondo fonti ufficiali, le vittime sono 80, tra queste anche 6 bambini e 14 poliziotti. L’esplosione è avvenuta mentre era in corso un combattimento tra cani al quale assistevano circa 500 persone. Le autorità locali credono sia opera dei talebani. Si tratta dell’attentato più grave dopo che, a novembre scorso, un altro attacco suicida a Baghlan, 150 chilometri a nord di Kabul, aveva provocato 75 morti, 59 dei quali bambini di una scuola.

    Iraq
    Attentato suicida anche in Iraq. In una zona sciita di Baghdad, una donna kamikaze si è fatta esplodere provocando due vittime e 10 feriti. Un poliziotto è morto a Mosul per la deflagrazione di una bomba. Intanto cresce la tensione nel sud del Paese dove l’esercito americano ha ammesso l’uccisione per errore di tre miliziani fino ad ora alleati nella lotta contro la guerriglia sunnita. Fonti ufficiali iraniane hanno avanzato “ragioni tecniche” dietro la scelta di Teheran di rinviare un quarto incontro sulla sicurezza in Iraq con gli Stati Uniti. La decisione arriva in prossimità della visita del presidente iraniano Ahmadinejad, in programma il 2 marzo prossimo.

    Medio Oriente
    Tensione in Medio Oriente. Negli scontri divampati a sud di Gaza durante un’incursione israeliana, 4 miliziani palestinesi hanno perso la vita ed una decina di persone sono rimaste ferite. Intanto è stato fissato per martedì a Gerusalemme un nuovo incontro tra il premier israeliano Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen nell’ambito dei negoziati di pace tra le parti.

    Libano
    Nottata di scontri a Beirut. Almeno 20 persone sono rimaste ferite nei combattimenti scoppiati tra sostenitori del leader sunnita Saad Hariri, figlio dell’ex premier Rafik, ed esponenti dei movimenti sciiti Hezbollah e Amal. Numerose auto sono state incendiate e alcuni negozi saccheggiati. Fonti dell’esercito hanno definito grave la situazione dovuta alle “tensioni politiche tra le parti”.

    Kenya-USA
    Dura reazione del ministro degli Esteri kenyano Wetangula alle parole di ieri del presidente americano Bush che, dal Benin, aveva parlato della necessità di un governo di coalizione per risolvere la crisi post-elettorale del Paese africano. Per Wetangula è incoraggiante il sostegno degli alleati che però non devono “puntare la pistola alla testa” con le loro proposte. Le dichiarazioni arrivano alla vigilia dell’arrivo a Nairobi del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che avrà colloqui con il presidente Kibaki ed il leader dell’opposizione Odinga.

    Cipro-elezioni presidenziali
    Seggi aperti a Cipro dove quasi 516 mila elettori greco-ciprioti sono chiamati a scegliere il nuovo presidente. Una consultazione cruciale dal punto di vista politico perché dal suo esito dipenderà la riunificazione di Cipro, divisa dal 1974 in seguito ad un’invasione militare turca. Alta l’affluenza alle urne: alle 12 aveva votato il 48,7 per cento degli aventi diritto. Separati da pochi punti percentuali i principali candidati: il presidente uscente Tassos Papadopoulos, il leader comunista Dimitris Christofias e il moderato di centro-destra Ioannis Cassoulides. Secondo i sondaggi, è molto probabile che si tornerà a votare domenica 24 per il ballottaggio tra i due che otterranno il maggior numero di preferenze.

    Italia-politica
    Si comincia anche se faticosamente a delineare il quadro di alleanze e programmi degli schieramenti politici in vista delle elezioni del 13 e 14 aprile. Oggi parte il giro elettorale nelle province italiane del leader del Partito Democratico Veltroni. Il Popolo delle Libertà di Berlusconi fa i conti con lo strappo consumato dall’UDC di Casini. Strappo che potrebbe aprire la strada ad un polo di centro. Il servizio di Giampiero Guadagni:00:02:03:10

    Parte da Pescara il tour elettorale di Walter Veltroni. Che porterà nelle 110 province italiane il programma del Partito Democratico messo a punto ieri nell’assemblea costituente. Obiettivo strategico: aumentare la ricchezza nazionale perché, osserva Veltroni, senza crescita non c’è giustizia sociale. Un programma dichiaratamente riformista, quello del PD, anche per marcare le distanze con la Sinistra Arcobaleno. Veltroni  cerca invece la sponda dei radicali. Il tentativo è quello di riaprire la partita elettorale: tutti i sondaggi vedono ancora in netto vantaggio il Popolo delle Libertà: l’alleanza tra Forza Italia e AN con l’apparentamento della Lega. Con il PDL potrebbe collegarsi anche la Lista per la Vita di Giuliano Ferrara che in questo caso sarebbe disponibile ad accettare la proposta di Berlusconi di candidarsi a sindaco di Roma. Ma nel PDL ci si interroga su quali effetti potrà avere lo strappo dell’UDC di Casini. Se alla Camera il premio di maggioranza garantisce il 55% dei seggi alla coalizione che prenderà il maggior numero di voti; al Senato, poiché il premio di maggioranza si ottiene disgiuntamente regione per regione, la situazione è più complicata. E l’UDC potrebbe essere decisiva in sei-sette regioni.  Ma la fine dell’alleanza tra Casini e Berlusconi potrebbe avere anche altri esiti, come la nascita di un polo di centro con la Rosa Bianca di Tabacci e Pezzotta e l’UDEUR di Mastella. Un’ipotesi ancora piena di incognite. Più in generale c’è una partita decisiva per i politici che nei tre poli - PDL, PD e Centro - fanno dichiaratamente riferimento alla dottrina sociale della Chiesa. Come scrive oggi il vicedirettore di “Avvenire” Marco Tarquinio la sfida è quella di dimostrarsi conseguenti ed efficaci senza slittare in una rischiosa e contraddittoria irrilevanza. Nel Partito Democratico, scrive Tarquinio, c’è un problema di compatibilità tra visioni antropologiche diverse. Nel Popolo delle Libertà, c’è un problema di omologazione al profilo del suo ideatore e capo. Nel polo di centro c’è una questione di qualità di uomini che incarneranno il progetto. Insomma, anche dal punto di vista degli elettori, la preoccupazione maggiore, conclude l’editoriale di “Avvenire”, è che non siano incrementate frazioni e divisioni.(Per la Radio Vaticana Giampiero Guadagni)

    Danimarca-violenze
    Settima notte consecutiva di violenze in Danimarca. Le forze dell’ordine hanno arrestato 11 persone considerate responsabili di incendi e devastazioni. Si tratta per lo più di giovani appartenenti a minoranze etniche ma le cui motivazioni non sono chiare. Tra le ipotesi anche la reazione agli arresti di due immigrati probabilmente coinvolti nel complotto per uccidere il disegnatore di alcune vignette satiriche contro Maometto.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 48

     

     
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