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Sommario del 13/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La Nuova Alleanza fondata nel sangue di Gesù ci rinnova e ci mette in relazione intima con Dio: la riflessione del cardinale Vanhoye nel quarto giorno di esercizi spirituali al Papa e alla Curia
  • Mons. Celli a Madrid: se la Chiesa latita nei media è un'occasione di evangelizzazione perduta
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il governo australiano presenta le scuse formali agli aborigeni, vittime di violente politiche di integrazione nel secolo scorso. Il plauso dei vescovi locali
  • Il 2008 proclamato Anno Europeo Interculturale: l'iniziativa presentata ieri a Roma in un convegno
  • Effetti della crisi in Medio Oriente per la politica internazionale. Intervista con Ugo Tramballi, esperto dell'area
  • Attenzione all'ecumenismo, nel solco del lavoro svolto finora dal cardinale Lehmann: le dichiarazioni di mons. Zollitsch, neo presidente dei vescovi tedeschi
  • A Roma, la situazione del sud del pianeta alla riunione del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo
  • DVD e CD-ROM per insegnare le Sacre Scritture agli studenti delle scuole superiori lombarde: è il progetto "Bibbia Educational", presentato a Milano
  • Chiesa e Società

  • Democrazie occidentali sotto accusa nel Rapporto annuale di Reporter senza frontiere. Preoccupazione sullo stato della libertà di stampa nel mondo e la sicurezza dei giornalisti
  • All'Unione Europea iniziativa promossa dalla Comece per i profughi iracheni
  • Repubblica Democratica del Congo: per il colera in Katanga quasi 100 morti e migliaia di contagi
  • “Zero bambini soldato”: è il titolo della Campagna lanciata dal Governo di Kinshasa per prevenire l’arruolamento dei minori nei gruppi armati
  • “Occorrono 63 milioni di dollari per il rimpatrio dei rifugiati in Sudan”: appello dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati
  • Kenya: se non si trova un'intesa politica si rischia di avere due milioni di disoccupati
  • In Vietnam vietata la Messa ai montagnard cattolici, per celebrare l'inizio del nuovo anno
  • A New York la conclusione oggi dell’incontro tra i vescovi del continente americano, giunto alla 33.ma edizione
  • Cuba: intervista al cardinale Ortega y Alamino alla vigilia della visita nell'isola del cardinale Bertone
  • Simposio sulla Immacolata Concezione a Minsk, in Bielorussia, in occasione del 150.mo anniversario della prima apparizione della Madonna a Lourdes
  • Premio del Senato di Santo Domingo ai Salesiani di Don Bosco, per il servizio offerto, fin dal 1935, ai poveri e agli emarginati della Repubblica Dominicana
  • Soddisfazione tra le comunità immigrate in Cile: regolarizzati dal governo oltre 40 mila illegali, oltre il doppio di quanto previsto
  • Su iniziativa delle ACLI, incontro a Roma sulla "Spe salvi" di Benedetto XVI
  • 24 Ore nel Mondo

  • Primarie statunitensi, vittoria di Obama che sorpassa la Clinton
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Nuova Alleanza fondata nel sangue di Gesù ci rinnova e ci mette in relazione intima con Dio: la riflessione del cardinale Vanhoye nel terzo giorno di esercizi spirituali al Papa e alla Curia

    ◊   Quarto giorno di Esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano alla presenza del Papa e della Curia Romana, iniziati domenica sera nel Palazzo apostolico. Nelle due meditazioni di stamani, il cardinale Albert Vanhoye si è soffermato sul modo in cui la Lettera agli Ebrei presenta la promessa della Nuova Alleanza e sulla pagina evangelica delle nozze di Cana. Nella meditazione di ieri sera, il cardinale Vanhoye aveva riflettuto invece sul tema della “Solidarietà sacerdotale” di Cristo. Ricordiamo che, proprio in ragione degli Esercizi spirituali, oggi non si è tenuta la tradizionale udienza generale del mercoledì. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    (canti)
     La Lettera agli Ebrei, ha sottolineato il cardinale Vanhoye, stabilisce una stretta connessione tra il sacerdozio di Cristo e la Nuova Alleanza, di cui Gesù è mediatore. Il testo, ha proseguito, presenta una lunga citazione dell’oracolo di Geremia, annuncio della Nuova Alleanza. Ripetutamente, è stata la riflessione del porporato, il popolo di Israele è stato infedele nei confronti di Dio. Eppure, Dio manda Geremia ad annunciare un’Alleanza davvero Nuova, diversa da quella fatta con i Padri. Dio vuole compiere un cambiamento radicale. Un’Alleanza che si fonda su quattro elementi:

     
    "Primo aspetto, la Nuova Alleanza sarà interiore e non esteriore. Secondo aspetto, sarà una relazione di perfetta appartenenza reciproca tra Dio e il popolo. Terzo aspetto, non sarà un’istituzione collettiva, ma sarà una relazione personale di ciascuno con Dio. Quarto aspetto, questa relazione sarà fondata sul completo perdono dei peccati".
     
    La Nuova Alleanza porta, dunque, ad una trasformazione del cuore. Sul Sinai, ha affermato il cardinale Vanhoye, Dio aveva scritto le sue leggi su tavole di pietre - leggi esterne da osservare - ma che non cambiavano il cuore delle persone. Era indispensabile una trasformazione interiore e Dio la promette. Una volta cambiato il cuore, ha aggiunto, si instaura una perfetta relazione reciproca tra Dio e il popolo. Non solo, la Nuova Alleanza, annuncia Geremia, non sarà collettiva ma consisterà in una relazione personale, intima, che renderà inutili gli ammonimenti. Nell’Antico Testamento, ha sottolineato il cardinale Vanhoye, era sempre necessario l’ammonimento, la minaccia dei profeti. Eppure, questi interventi non bastano a convertire il popolo di Israele. La Nuova Alleanza si presenta invece come una situazione diversa, senza più bisogno di ammonimenti. L’oracolo, ha detto il cardinale Vanhoye apre prospettive meravigliose, ma non spiega come questa straordinaria promessa di Dio potrà realizzarsi:

     
    "Ce lo rivela invece Gesù nell’Ultima cena, quando istituisce l’Eucaristia. Gesù prende il calice e dice: 'Questo è il mio sangue dell’alleanza'. La Nuova Alleanza doveva essere fondata nel sangue: un sangue versato per molti in remissione dei peccati, secondo la promessa della Nuova Alleanza".
     
    La Nuova Alleanza viene perciò fondata sul sangue di Gesù. Per questo, è stato il richiamo del cardinale Vanhoye, dobbiamo prendere coscienza di questa Alleanza che ci rinnova completamente e ci mette in relazione profonda con Dio per mezzo di Cristo.

     
    (Canti)

     
    La seconda meditazione, il porporato l’ha dedicata alle nozze di Cana, che, ha affermato, si celebrano proprio per stabilire un’alleanza. Il porporato ha ricordato che l’Alleanza tra Dio e il suo popolo è presentata nell’Antico Testamento proprio come delle nozze. L’idolatria al contrario è presentata come un’infedeltà, un adulterio del popolo di Israele, come nell’episodio del vitello d’oro. Tuttavia, anche nei momenti più tragici, il Signore non rinuncia al suo progetto di unione nell’amore e promette una nuova alleanza. A Cana, dunque, viene compiuto il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Gesù dà inizio ai suoi segni miracolosi e manifesta la sua gloria. Ma qual è la gloria di Gesù, si chiede il cardinale Vanhoye? E’ proprio la gloria dello sposo. E’ la gloria dell’amore generoso che dona il vino buono per compiere le nozze. Nella pagina evangelica, ha detto ancora, siamo colpiti dalla figura di Maria. La Madre aveva parlato al Figlio delle difficoltà dello sposo per la mancanza di vino. Gesù risponde in un modo che manifesta l’evoluzione nei rapporti con la Madre:

     
    "Un commento patristico spiega che adesso non è più l’ora di Maria, cioè il tempo in cui la Madre deve guidare il Figlio nella vita, è l’ora di Gesù, l’ora in cui Gesù deve prendere l’iniziativa e realizzare il piano di Dio. Gesù non deve più obbedire a Maria, deve prendere in mano la propria missione di Messia".
     
    Maria, ha sottolineato il predicatore, diventa così doppiamente madre di Gesù, insegnandoci la vera docilità a Lui. Questo Vangelo ci mette di fronte alla scelta di due atteggiamenti spirituali opposti: quello di docilità di Maria e quello di chi non vuole accettare nessun cambiamento di relazione, proposto da Gesù. Il cardinale Vanhoye ha concluso la meditazione con l’invito di San Paolo, nella Lettera ai Romani, a trasformarci rinnovando la nostra mente.

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    Mons. Celli a Madrid: se la Chiesa latita nei media è un'occasione di evangelizzazione perduta

    ◊   I media cattolici siano come “una mano tesa a tanta gente che cerca e ha una profonda nostalgia di Dio”. L’auspicio è del presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l'arcivescovo Claudio Maria Celli, intervenuto ieri a Madrid all'Assemblea dei delegati diocesani dei mezzi di comunicazione sociale. Sono i vari contesti e le varie culture a richiedere “modalità diverse di presenza e di linguaggio”, ha affermato mons. Celli, per il quale “anche se la visibilità della Chiesa nei mezzi di comunicazione non garantisce che stia evangelizzando, un'assenza di visibilità è segno di carenza nell'evangelizzazione”. Dunque, ha proseguito, è necessario che i comunicatori cattolici siano consapevoli di quale sia l'immagine della Chiesa che la gente percepisce, visto che “questa percezione condiziona la missione che ci è affidata”. Mons. Celli ha considerato realisticamente le difficoltà che la Chiesa deve affrontare in un settore, come quello mediatico, nel quale - ha detto - “rispetto al messaggio della fede si privilegia lo spettacolo; rispetto alla tradizione si privilegiano le novità; rispetto ai beni spirituali, i fenomeni tangibili; rispetto alla struttura ecclesiale, la democrazia liberale; rispetto al Magistero, si privilegiano i dissidenti; rispetto alla complessità teologica, la banalità della comunicazione”.

    Ricordando il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che - ha asserito - “colloca i comunicatori di fronte alla necessità di prendere decisioni” e di diventare “servitori di una società libera democratica e partecipativa”, il presidente del dicastero pontificio ha concluso con un apprezzamento nei confronti nei riguardi di quele persone che lavorano nei mezzi di comunicazioni e che, ha osservato, “non sempre sono valorizzate nel loro sforzo di servizio alla verità”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gli esercizi spirituali in Vaticano: un'esperienza di preghiera e di meditazione per il Papa e i suoi collaboratori. Un articolo di Leonardo Sapienza, addetto per il protocollo della Prefettura della Casa Pontificia, sul significato degli esercizi spirituali in tempo di Quaresima.

    Nelle pagine culturali, un articolo di Enrico Maria Radaelli dal titolo "Una tela appoggiata ai Vangeli: l'invisibile verità si fa immagine nell'opera del Caravaggio". Sulla vita e l'opera del Caravaggio intervengono anche Luca Pellegrini e Dario E. Viganò.

    Intervista di Maurizio Fontana a Leopoldo Saracini dopo l'annuncio che la Cappella dell'Arca di sant'Antonio a Padova rimarrà chiusa un anno e mezzo.

    Nell'informazione internazionale, in primo piano: Russia e Cina discutono di disarmo.

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    Oggi in Primo Piano



    Il governo australiano presenta le scuse formali agli aborigeni, vittime di violente politiche di integrazione nel secolo scorso. Il plauso dei vescovi locali

    ◊   Il nuovo primo ministro laburista australiano, Kevin Rudd, ha presentato in occasione dell’odierna apertura dei lavori parlamentari, le scuse formali alla popolazione indigena per “le sofferenze e le umiliazioni” - ha detto - causate dalle politiche di assimilazione attuate tra il 1910 e il 1970. La mozione presentata dal governo è stata votata all’unanimità. A salutare con favore l’importante iniziativa è stata anche la Conferenza episcopale australiana, che già nel 1998 aveva pubblicato un documento in cui s’invocava il perdono agli aborigeni per le sofferenze inflitte alle loro famiglie. Il servizio di Stefano Leszczynski:


    Per oltre 60 anni, migliaia di bambini aborigeni sono stati sottratti a forza alle loro famiglie, secondo una politica di assimilazione durata fino al 1970. “Chiediamo scusa per le leggi e le linee politiche di successivi parlamenti e governi che hanno inflitto profondo dolore e sofferenze e perdite a questi nostri fratelli australiani”: così recita la mozione presentata dal premier Rudd e votata all’unanimità dal parlamento. Oggi, la popolazione indigena australiana conta circa 460 mila persone, equivalenti al 2 per cento della popolazione, con un’aspettativa di vita di soli 17 anni. Nonostante nessun aborigeno sia mai stato eletto al parlamento di Canberra, la mozione ha suscitato entusiasmo e commozione in tutto il Paese. A felicitarsi per la storica iniziativa è stata anche la Conferenza episcopale australiana, che già aveva pubblicato un documento simile nel 1998. Sentiamo una dichiarazione del suo presidente, l’arcivescovo di Adelaide, Philip Wilson:

    “This is a really huge problem for us to confront with, ...
    E’ stato veramente un problema enorme con cui confrontarci e che richiederà un fortissimo impegno da parte di tutta la società. Ma io credo che oggi sia stato un giorno molto emozionante per tanta gente. Proprio questa emozione sarà di stimolo per aiutare al meglio queste persone e per farlo sarà necessario lavorare con loro, evitando di sviluppare dei programmi in favore delle comunità indigene senza averle consultate su che cosa si debba fare per fornire loro aiuto ed assistenza”.

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    Il 2008 proclamato Anno Europeo Interculturale: l'iniziativa presentata ieri a Roma in un convegno

    ◊   Con un convegno, è stato presentato ieri pomeriggio a Roma l’Anno europeo interculturale, alla presenza di personalità istituzionali europee e italiane e personalità artistiche di vari Paesi. Dibattiti e mostre in tutti i Paesi dell’Unione Europea saranno occasione per riflettere sull’importanza del dialogo. In Italia, protagonista dell’iniziativa è il Ministero per i Beni culturali. Il servizio di Fausta Speranza.


    Andare oltre la multiculturalità, che ha fatto emergere complessità forse non attese: mettere semplicemente insieme diverse culture, infatti, può non bastare. Andare oltre, dunque, per scommettere su un incontro tra culture che, ben conservando identità e differenze, possano impegnarsi a dialogare proprio a partire dalle diversità. Questo uno degli spunti di riflessione offerti dal convegno ospitato, non a caso, dall’Auditorium Parco della Musica perché - è stato detto - l’arte e la cultura, e la musica in particolare, sono tra i primi veicoli di incontro. A testimoniarlo, la presenza del presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Bruno Cagli, e del direttore generale, Roberto Grossi. Di tante espressioni culturali si nutriranno, dunque, tutte le iniziative che per un anno contribuiranno a farsi teatro dell’impegno a andare oltre i pregiudizi della non conoscenza. E questo - ha sottolineato il direttore della Rappresentanza della Commissione europea a Roma, PierVirgilio Dastoli - deve partire all’interno dei 27 Paesi dell'Unione, a cominciare dalla conoscenza delle lingue. A sottolineare la grande sfida quotidiana di lavorare in multilinguismo è Clara Albani, direttore della Rappresentanza in Italia del Parlamento europeo:

    “Tutti i documenti sono tradotti in 23 lingue anche perché nel nostro regolamento i deputati possono rifiutarsi di votare se non hanno il documento nella loro lingua e hanno il diritto di parlare nelle sedute sempre nella loro lingua. Questa, secondo me, è una delle risposte più belle che l’Unione Europea potesse dare a questa questione profondissima del multilinguismo”.
     
    L’Europa culturale, in ogni caso, va oltre i confini delle nazioni dell’Unione: lo ricorda Gabriele Mazza, direttore dei progetti di educazione scolastica del Consiglio d’Europa, la più vasta organizzazione intergovernativa che ha per scopo la promozione dei diritti dell’uomo:

     
    “Io penso, e il Consiglio d’Europa cerca di farlo da decenni, che bisognerebbe mettere in relazione questi vari concetti: diritti umani, diritti culturali, diritti linguistici, il concetto di cittadinanza democratica, di educazione alla cittadinanza democratica, l’idea di coesione sociale. L'educazione culturale non si costruisce da sé: se noi pensiamo ai nostri sistemi educativi, non esiste né come soggetto, né come materia di studio, né come preoccupazione trasversale, né nelle nostre scuole, né nella formazione dei nostri insegnanti. Devo dire che nella maggior parte dei Paesi, con poche eccezioni, non si trova traccia di questa educazione interculturale.”
     
    E sono sempre di più le culture con cui si viene in contatto. Alfredo Conde, scrittore galiziano, invita a non parlare più di una globalizzazione ma di tante globalizzazioni, guardando a diverse sfide che giungono da Oriente. La cultura unifica più della geografia, ribadisce il Commissario europeo Jan Figel, che ha tracciato le conclusioni con il ministro per i Beni culturali, Rutelli, aggiungendo che il 2008 Anno europeo interculturale vuole aprire alla creatività e all’innovazione, proprio in considerazione delle tante sfide che si profilano. E per dare voce alla creatività della poetica sono stati invitati uomini di cultura e artisti, come l’intellettuale Predrag Matvejevic’; lo scrittore iracheno Younis Tawfik; la scrittrice albanese Ornela Vorpsi; il direttore del Sarajevo Winter Festival Ibrahim Spahic; il musicista artista rom Alexian Santino Spinelli. Ma incontro tra culture significa apertura all’altro e il direttore Dastoli sottolinea che, se nei sondaggi al livello europeo non si registra più la paura per la globalizzazione, emerge però la paura dell’altro, dello straniero, con alcuni segnali preoccupanti di razzismo. A confermare l’impegno su questo piano, il direttore dello European Network Against Racism, Michael Privot:

    R. – The reflection..
    La riflessione cui ci siamo dedicati e che abbiamo portato avanti per più di un anno, che ha coinvolto centinaia di organizzazioni in Europa, è stata molto forte. Il primo passo in vista del dialogo, secondo noi, deve mirare al superamento delle ineguaglianze sociali e politiche, per raggiungere una società più coesa che fornisca reali ed eguali opportunità per tutti".

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    Effetti della crisi in Medio Oriente per la politica internazionale. Intervista con Ugo Tramballi, esperto dell'area

    ◊   La crisi israelo-palestinese, le tensioni per la mancata elezione del presidente libanese, il programma nucleare iraniano, le irrisolte questioni irachena e afghana sono fattori di instabilità. L’area mediorientale si conferma un fronte di forte vulnerabilità per la politica internazionale. Ma esiste un collegamento tra tutte queste crisi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Ugo Tramballi, esperto di Medio Oriente del quotidiano “Il Sole 24 Ore”:

    R. - E’ storicamente noto e consolidato il fatto che esista un collegamento di instabilità in tutto il fronte mediorientale, che è partito dal conflitto storico tradizionale - legato alla questione palestinese - per provocare instabilità in tutte le altre regioni. Intendo dire che in Medio Oriente, anche se non esistesse il conflitto con Israele, la situazione sarebbe comunque instabile a causa del petrolio e a causa di frontiere sbagliate, che sono frutto del colonialismo dell’inizio del secolo scorso. Certamente, però, il conflitto israelo-palestinese e la questione insoluta dei Territori restano la cosiddetta madre di tutti i conflitti, di tutte le crisi. Fin quando non sarà risolto quello, tutte le realtà, ma anche tutti i pretesti che impediscono agli altri conflitti di essere risolti, resteranno vivi.

     
    D. - Una delle situazioni, tra le più preoccupanti dal punto di vista politico, resta quella libanese. Dopo tanti rinvii, come si potrà arrivare ad un accordo per l’elezione del presidente?

     
    R. - Leggevo sulla stampa libanese che, ormai, i poveri in Libano sono il 30 per cento della popolazione. Tuttavia, il Paese va avanti da tempo senza un presidente e, nonostante tutto, le cose procedono. Quella del Libano, sicuramente più di quella iraniana, è una questione legata alla situazione palestinese: se non si riesce ad eleggere un presidente il cui nome c’è già, se le forze in campo non riescono a mettersi d’accordo, è dovuto al fatto che non lo vogliono i siriani. Ad Annapolis, era stato loro promesso che si sarebbe aperto un canale di diplomazia, di dialogo, di trattativa anche sull’altura del Golan occupata dagli israeliani. Era stato addirittura promesso che forse si sarebbe aperto questo tavolo a Mosca. Invece, di questo tavolo e di questo processo di pace sul Golan non se ne parla minimamente. Quindi, i siriani che erano pronti solo tre mesi fa a trovare un compromesso sul Libano, oggi hanno ristretto i cordoni della loro borsa politica.

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    Attenzione all'ecumenismo, nel solco del lavoro svolto finora dal cardinale Lehmann: le dichiarazioni di mons. Zollitsch, neo presidente dei vescovi tedeschi

    ◊   E’ mons. Robert Zollitsch, vescovo di Friburgo, il nuovo presidente della Conferenza episcopale tedesca. E’ stato eletto ieri a Würzburg, in Baviera, durante la plenaria primaverile dei presuli della Germania. Prende il posto del cardinale vescovo di Magonza, Karl Lehmann, dimessosi un mese fa dall’incarico per motivi di salute, dopo un ventennio di presidenza. Sulle prime dichiarazioni di mons. Zollitsch, il servizio di Alessandro De Carolis:


    Un impegno nel senso della continuità con il suo predecessore e uno sguardo attento alle relazioni ecumeniche particolarmente sentite dalla Chiesa tedesca. Si è presentato con questa agenda. Mons. Robert Zollitsch, 69.enne, originario della ex Jugoslavia. Responsabile di una delle più grandi diocesi della Germania, con oltre due milioni di cattolici, il nuovo capo dell’episcopato tedesco rimarrà in carica per i prossimi sei anni. Al microfono di Mario Galgano, della sezione tedesca della nostra emittente, mons. Zollitsch racconta così l’impatto emotivo all’annuncio della sua elezione:

     
    "Ich musste noch etwas …
    Ho fatto un respiro profondo quando ho saputo della mia elezione, solamente dopo un po’ di tempo ho capito, ciò che mi aspetterà.”

     
    Sul presente e sul futuro della Chiesa cattolica in Germania, mons. Zollitsch è chiaro:

     
    “Ich sehe meine Aufgabe in Kontinuität …
    Ritengo, come mio compito principale, quello di continuare il lavoro svolto negli ultimi anni dal mio predecessore, il cardinale Karl Lehmann. Siamo entrambi molto legati dal punto di vista teologico ed umano. Non ci saranno dunque dei cambiamenti sostanziali, ma ciò non era previsto. Piuttosto, è compito dei vescovi, proseguire la via seguita finora. [Per quanto riguarda l’ecumenismo], ritengo importante ciò che sottolinea il vescovo luterano di Baden, cioè che in certe parti della Germania “l’orologio dell’ecumenismo” batte l’ora in un'altra modo rispetto che altrove. Ciò ha un significato positivo e dunque da condividere. E tuttavia è importante per l’avvenire rafforzare la testimonianza comune. Ciò può essere fatto con prese di posizione comuni [con le altre comunità cristiane] per rendere più credibile e visibile il nostro impegno ecumenico”.

     
    L’elezione di mons. Zollitsch è maturata dopo un ballottaggio con il 54.enne mons. Reinhold Marx, nominato lo scorso novembre da Benedetto XVI alla guida di quella che fu la sua antica diocesi di Monaco e Frisinga. Il neo eletto presidente dei vescovi tedeschi parla così de suo rapporto con mons. Marx:

     
    “Bischof Marx und ich, wir sitzen nebeneinander ...
    Mons. Reinhold Marx ed io siamo molto uniti. Ci siamo parlati e abbiamo deciso di rafforzare la collaborazione e l’aiuto reciproco. La mia elezione è una conferma per il mio lavoro svolto finora. Tra me e mons. Marx si è scelto forse il più anziano per porre l’accento sulla continuità. Devo però aggiungere che non ci sono differenze sostanziali tra lui e me. Quando, nel secondo turno di votazioni, è stato chiaro che avrei raggiunto la maggioranza dei voti, è stato mons. Marx uno dei primi a stringermi la mano e a dirmi che mi avrebbe aiutato e seguito.”

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    A Roma, la situazione del sud del pianeta alla riunione del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo

    ◊   Rappresentanti dei piccoli coltivatori, ma anche di allevatori e pescatori provenienti da tutto il cosiddetto Sud del mondo si confrontano in questi giorni a Roma a margine dei lavori, apertisi oggi, del Consiglio dei Governatori dell’IFAD, il Fondo internazionale per lo Sviluppo agricolo, che nel 2008 festeggia il trentennale di attività. Il servizio di Lucas Dùran:


    Tre i temi principali all’ordine del giorno, in discussione tra i partecipanti al Forum, vi sono l’accesso alla terra, i problemi e i rischi collegati ai cambiamenti climatici, il ruolo delle associazioni dei piccoli coltivatori in difesa del modello agricolo familiare. In molti chiedono ad organizzazioni come l’IFAD di assolvere ad un ruolo di mediatore tra governi nazionali ed associazioni, ma soprattutto ciò di cui si sente la mancanza è l’accesso ad una piena e corretta informazione per chi lavora in zone remote e con mezzi spesso limitati. Come cercano di rispondere a questa esigenza le grandi organizzazioni? Stephane Jost, uno dei responsabili per la FAO della divisione ambiente, cambiamenti climatici e bioenergia:

     
    “Posso fornire l'esempio che abbiamo sviluppato l’anno scorso, nel 2007, con il Club del Sahel, un organismo che appoggia i Paesi dell’Africa del Sudest: abbiamo preparato un documento formativo sulla situazione dei cambiamenti climatici nell’Africa Orientale, e ora stiamo discutendo per organizzare riunioni di formazione sulla base di questo documento per dare maggiori informazioni e possibilità di organizzazione su questi problemi all’Africa Orientale”.
     
    Tra i temi più dibattuti in questi giorni, quello dei biocarburanti. Non se ne parlava un granché fino a pochi anni fa. La situazione oggi è ben diversa e si comincia a discuterne sin dalla sua stessa definizione, come afferma Cristina Grandi di IFOAM, la Federazione internazionale che da oltre 35 anni promuove il movimento legato all’Agricoltura Biologica:

     
    “Io non parlerei più di biocombustibili, di agro-combustibili, per non confondere ‘bio’ con biologico. E’ tutto un altro discorso quello che si sta facendo, perché è spinto a produrre su grande scala. In realtà, ciò che sta succedendo anche nei Paesi dell’America Latina è che arrivano ditte che comprano grandi distese di terra e producono - in molte zone - consumando di molta acqua che poi magari viene a mancare per altre produzioni. E’ una produzione che non ha niente a vedere con un’agricoltura, con il modello agricolo che noi proponiamo. Fermo restando che su piccola scala, per piccole comunità, facendolo in forma sostenibile, anche biologica, si potrebbe fare. Ma come si sta facendo ora, come avviene in realtà, è dannoso sia per l’ambiente sia per i piccoli agricoltori. Il problema dell’acqua sarà uno dei problemi fondamentali, nel prossimo futuro”.

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    DVD e CD-ROM per insegnare le Sacre Scritture agli studenti delle scuole superiori lombarde: è il progetto "Bibbia Educational", presentato a Milano

    ◊   In 120 scuole superiori di diversi indirizzi della Lombardia la Bibbia diventa materia di studio. "Bibbia Educational" è il nome del progetto interculturale e interreligioso, presentato ieri a Milano, che si sviluppa in più anni, attraverso un corso multimediale con DVD e CD-ROM, e che si propone di formare gli studenti alla conoscenza delle Sacre Scritture e al dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani, favorendone l'integrazione sociale. Servizio di Fabio Brenna.


    Nei DVD, sono riuniti i 14 film sui personaggi della Bibbia, prodotti dalla Lux Vide e già trasmessi da Raiuno e da oltre 100 televisioni nel mondo. I 14 CD-ROM contengono un sussidio didattico interattivo, preparato da un gruppo di studio interreligioso, che consente ai docenti di storia, filosofia, letteratura, arte, oltre che di religione, di vivere insieme con gli studenti un'esperienza culturale che si allarga alla formazione integrale dell'individuo e coinvolge la famiglia. Joaquín Navarro Valls, già direttore della Sala Stampa Vaticana:

    “Ci sono tre elementi. Il primo è il tema in sé, che desta interesse. Il secondo, è il modo in cui questo tema è stato preparato, molto funzionale a un’idea didattica. Il terzo elemento è la dimensione dell’altro: la Bibbia, naturalmente con la sua identità, però contemplando anche l’islam e l’ebraismo, perché a mia volta io sono l’altro dell’altro e dunque devo tenere conto dell’altro. Mi pare che questi tre elementi fanno di tutto questo lavoro qualcosa non solo di assolutamente di originale, ma anche di unico: non conosco fuori dall’Italia nessun progetto analogo”.

    Daniel Fishman, studioso della Comunità ebraica, sottolinea il carattere multiculturale e interreligioso di questo progetto destinato a superare le incomprensioni del confronto quotidiano fra culture differenti:

    “Credo che proprio da azioni e lavori che nascono assieme possa scaturire una migliore risposta a quello che può essere invece un dibattito teologico che tocca marginalmente le persone”. (Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna)

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    Chiesa e Società



    Democrazie occidentali sotto accusa nel Rapporto annuale di Reporter senza frontiere. Preoccupazione sullo stato della libertà di stampa nel mondo e la sicurezza dei giornalisti

    ◊   Impotenti, vili e doppi: non usa mezzi termini Robert Menard, segretario generale di Reporter senza frontiere, nell’apostrofare i Paesi occidentali. Scrive Menard nella prefazione al Rapporto annuale 2008 che “la codardia di alcuni Stati occidentali e delle grandi istituzioni internazionali nuoce alla libertà di espressione” e che “la mancata determinazione delle democrazie nel difendere i valori che dovrebbero rappresentare è oggi estremamente preoccupante”. Reporter senza frontiere non risparmia accuse di duplicità alle Nazioni Unite, “il cui Consiglio dei diritti umani, a Ginevra, avrebbe “abdicato davanti a Paesi come l’Iran e l’Uzbekistan”. Male si comporta anche l’Unione Europea: impotente – denuncia l’organizzazione umanitaria - quando si confronta con Governi “tiranni che non si lasciano condizionare dalla minaccia di sanzioni”. E se nel 2007 si sono contati 86 giornalisti uccisi in tutto il mondo, maggiore sono i rischi quest’anno, in vista di critiche scadenze elettorali, tra febbraio e marzo, in Pakistan, Russia, Iran e Zimbabwe. Timori anche per la sicurezza degli operatori dell’informazione sui fronti di guerra, specie nello Sri Lanka, nei Territori palestinesi, in Somalia, Niger e Ciad e ovviamente in Iraq, Paese che - ricorda il rapporto - “seppellisce ogni settimana o quasi i suoi giornalisti”. C’è poi la censura che colpisce Internet e la Telefonia mobile, dove la Cina si distingue, e la situazione si aggrava alla vigilia dei Giochi Olimpici. Ma non mancano richiami severi all’Europa, dove “si sono moltiplicati gli attentati alla protezione delle fonti”, specie in Germania, Francia e Italia si sono registrati “arresti e perquisizioni” nelle redazioni e nei domicili di giornalisti”. Siamo al punto che Reporter senza frontiere invoca “una legislazione europea che protegga efficacemente” “la libertà di stampa”. Si spera che il grido di allarme non cada nel vuoto. (A cura di Roberta Gisotti)

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    All'Unione Europea iniziativa promossa dalla Comece per i profughi iracheni

    ◊   È in corso a Bruxelles, promossa dalla Comece (Commissione degli episcopati della comunità europea), una riunione per fare il punto sulla situazione degli sfollati iracheni, 4,4 milioni, soprattutto non musulmani tra i quali si trovano molti cristiani, ma anche appartenenti ad altre minoranze religiose. Ieri una delegazione di persone impegnate nell’assistenza ai profughi, a Bruxelles per incontrare i rappresentanti della Commissione e del Parlamento europei, ha avuto un primo colloquio con il capogabinetto del vicepresidente della Commissione incaricato delle migrazioni, Franco Frattini. Per Otmar Oehring, capo della sezione diritti dell’uomo di Missio, Opera missionaria cattolica internazionale, membro di questa delegazione: “Siamo stati invitati a rivolgerci ai governi e parlamenti nazionali, ma noi siamo convinti che l’iniziativa debba partire da Bruxelles; l’emergenza rifugiati deve essere una preoccupazione comune, da condividere e affrontare poi singolarmente nei diversi Paesi”. È chiaro, spiega ancora, “che queste persone non potranno più ritornare in Iraq, ma non possono neppure rimanere nei Paesi dove attualmente si trovano (soprattutto Siria, Giordania, Turchia) perché anche lì subiscono continue minacce dai compatrioti iracheni”. “Un crimine contro l’umanità di fronte al quale troppe persone stanno a guardare senza intervenire”: così definisce al Sir la guerra e gli atti di violenza perpetrati in Iraq suor Marie-Claude Naddaf, superiora della Comunità delle sorelle del Buon pastore a Damasco, che si occupa di circa 1.500 rifugiati cristiani e di altre religioni. Di qui la richiesta “alle istituzioni europee di un gesto di responsabilità e di un atto di solidarietà”. “Noi – spiega suor Naddaf – offriamo accoglienza e assistenza a famiglie con bambini. Le donne e i piccoli sono particolarmente vulnerabili: traumatizzati dalla violenza, spesso con handicap o malattie. Hanno bisogno di sostegno umano e psicologico”. In Siria vivono attualmente circa 1 milione e 400mila profughi iracheni, ma il Paese non ha firmato la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. Il Centro di suor Naddaf, che lavora in partenariato con l’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati), offre anche programmi di formazione alle donne. “Molti bambini – prosegue la superiora - sono stati accolti nelle scuole siriane, ma molti altri sono costretti a lavorare per aiutare la famiglia, spesso priva del padre”. “Gente priva di patria e di futuro” afferma mons. Francois Yakan, vicario del Patriarcato dei Caldei in Turchia, riferendosi ai circa 40 mila profughi iracheni presenti nel Paese in attesa di ripartire verso altre destinazioni di accoglienza. Mons. Yakan chiede “alle istituzioni europee una seria riflessione per trovare una soluzione giusta e dignitosa a questa emergenza umanitaria”, secondo l’Unhcr “la più grave del Medio Oriente dal 1948”.

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    Repubblica Democratica del Congo: per il colera in Katanga quasi 100 morti e migliaia di contagi

    ◊   È salito a 97 morti e oltre 4000 ammalati il bilancio dell’epidemia di colera in corso da alcuni mesi in due città della provincia mineraria del Katanga, sud della Repubblica democratica del Congo. Le cifre sono state diffuse ieri dall’organizzazione Medici senza frontiere (Msf), che si sta occupando dell’emergenza, precisando che questi numeri si riferiscono a pazienti e vittime registrati nelle città di Lubumbashi, capitale della provincia e terza città più popolata del paese con oltre un milione di abitanti, e Likasi (circa 350.000 abitanti), dove solo questa settimana 21 persone sono decedute a causa della malattia. I primi casi del nuovo focolaio erano stati segnalati a fine settembre a Lubumbashi, dove sono stati censiti finora 2543 casi. A Likasi, sottolinea l’organizzazione umanitaria attiva in campo sanitario ripresa dall’Agenzia Misna, le ammissioni nel centro sanitario appropriato stanno aumentando e hanno raggiunto una media di circa 60 pazienti al giorno. Secondo l’Onu, meno della metà della popolazione del Katanga ha accesso all’acqua potabile. (R.P.)

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    “Zero bambini soldato”: è il titolo della Campagna lanciata dal Governo di Kinshasa per prevenire l’arruolamento dei minori nei gruppi armati

    ◊   In occasione della Giornata internazionale dei bambini soldato il Governo di Kinshasa ha lanciato la campagna ''zero bambini soldato in Congo'', che prevede una maggiore sensibilizzazione presso le formazioni armate e in seno alle comunità per prevenire l'arruolamento. Decine di migliaia di minori hanno abbandonato negli ultimi cinque anni i gruppi armati della Repubblica democratica del Congo. E' quanto ha reso noto ieri il Programma nazionale di disarmo, smobilitazione e reinserimento sociale (PNDDR). La portavoce Evelyne Mbata ha detto che ''poco più di 30.000 bambini sono usciti dai ranghi dei gruppi armati dalla fine dell'ultima guerra nel Paese (1998-2003)''. Migliaia di minori sono ancora arruolati, ha aggiunto la portavoce del PNDDR, precisando che ''al momento non è possibile fare una stima precisa del loro numero''. Da parte sua il direttore del PNDDR, Alphone Tumba ha stimato in 200 i bambini soldati che ogni mese escono dai gruppi armati per essere assistiti dal Programma di disarmo. (R.G.)

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    “Occorrono 63 milioni di dollari per il rimpatrio dei rifugiati in Sudan”: appello dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati

    ◊   Un appello per la raccolta di fondi per finanziare le operazioni di rimpatrio degli sfollati e dei rifugiati nel Sudan meridionale, è stato lanciato oggi dall’ACNUR (Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati). 63 milioni di dollari è la cifra che servirà a finanziare le operazioni che avranno luogo nel 2008. L’ACNUR prevede di fornire assistenza per il rimpatrio volontario e per il reinserimento di 80 mila rifugiati sudanesi, che si trovano nei Paesi confinanti, di cui 45 mila si trovano attualmente in Uganda, 17 mila provenienti dal Kenya, 16 mila dall’Etiopia e infine altri 2 mila giunti dall’Egitto. Secondo stime dell’Alto Commissariato dell’ONU, più di 169 mila rifugiati sudanesi e circa 1,9 milioni di sfollati interni hanno già usufruito dell’assistenza dell’ACNUR per far ritorno a casa, dopo la firma dell’accordo di pace che, nel gennaio 2005, ha messo fine alla guerra civile nel Paese. Tuttavia, nonostante quell’accordo, le operazioni di rientro delle persone all’interno della regione sono rese difficili a causa delle condizioni di insicurezza in alcune zone del Sud del Paese, dalla mancanza di strade agibili e dalle condizioni critiche dei servizi di base, in particolare nei settori della salute e dell’istruzione. Ad oggi circa 260 mila persone vivono ancora fuori dai confini del Sudan.(M. B.)

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    Kenya: se non si trova un'intesa politica si rischia di avere due milioni di disoccupati

    ◊   “Trovare un’intesa, anche perché il Paese è a pezzi”. E’ quanto afferma una fonte di Fides, a proposito della crisi in atto in Kenya, in merito alla quale Kofi Annan, che svolge il ruolo di mediatore, ha chiesto un accordo per costituire una commissione d’inchiesta indipendente sulle elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso. L’economia keniana, intanto, sta risentendo in modo molto pesante della crisi, con conseguenze a lungo termine. “Se non si trova subito una via di uscita da questa situazione – è il grido d’allarme di Fides – vi saranno 2 milioni di disoccupati nel giro di sei mesi”. I settori più colpiti sono il turismo e l’agricoltura. “In Europa vi preoccupate perché sono aumentati i prezzi delle rose per San Valentino – denuncia la fonte di Fides – molte delle quali provengono dal Kenya via Olanda. Ma chi pensa alle 50 mila persone che lavoravano nel settore floreale a Navaisha, la capitale keniana delle rose, e che ora sono disoccupati? O alle loro famiglie che contavano sul loro magro salario per sopravvivere?”. Complessivamente le persone impiegate nel settore agricolo locale che rischiano di perdere l’impiego sono 1 milione e 200 mila. Al dramma dei lavoratori si aggiunge quello dei 600 mila sfollati, costretti alla fuga dalle violenze delle settimane scorse. (R.P.)

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    In Vietnam vietata la Messa ai montagnard cattolici, per celebrare l'inizio del nuovo anno

    ◊   I montagnard cattolici di Ia Grai, negli altipiani centrali del Vietnam, non hanno potuto celebrare la messa per festeggiare il 6 febbraio l’inizio del nuovo anno lunare (il Tet) a causa di un esplicito divieto del Comitato del popolo. Il presidente del Comitato, Bùi Minh Sơn, ha infatti sostenuto che il Tet non è una festività cattolica e che quindi i credenti non avevano il diritto di organizzare un rito. Egli ha quindi minacciato sacerdoti e fedeli che avessero preso parte ad una eventuale celebrazione di perseguirli legalmente. I cattolici di Ia Grai, in una petizione rivolta allo stesso Sơn sottolineavano che è una tradizione devozionale celebrare la messa per dedicare il primo giorno del nuovo anno a Cristo ed alla Vergine. Sono incontri - riferisce l'Agenzia AsiaNews - nel corso dei quali i fedeli celebrano l’Eucaristia o altri riti, si scambiano gli auguri per il nuovo anno e ricevono le benedizioni dei loro sacerdoti. Il presidente del Comitato del popolo si è rifatto alla legge sulla religione, in base alla quale ogni anno i pastori cattolici debbono sottoporre alle autorità locali l’elenco delle messa che intendono celebrare nel corso dell’anno. Non è detto che tutte ricevano l’approvazione e, in tal caso, il sacerdote che celebra viola la legge. Il divieto ai montagnard cattolici giunge in un momento in cui la situazione della libertà religiosa in Vietnam sta mostrando segni di miglioramento soprattutto a livello ufficiale, grazie alla graduale apertura del Paese all’Occidente. Accanto a ciò vanno riconosciuti gli sforzi della Santa Sede per mantenere aperto un dialogo con il governo, concretizzatisi in reciproche visite di delegazioni. Ma a livello di autorità locali, si registrano ancora episodi di intolleranza religiosa. (R.P.)

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    A New York la conclusione oggi dell’incontro tra i vescovi del continente americano, giunto alla 33.ma edizione

    ◊   Oltre 20 vescovi americani provenienti dal Canada, dagli Stati Uniti e dall’America Latina, concludono oggi, a Huntington (New York), il loro incontro giunto alla 33esima edizione. Nel 2000, dopo la pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale «Ecclesia in america», nacquero le riunioni periodiche tra vescovi del continente americano per scambiare informazioni e coordinare piste di lavoro pastorale. In realtà però a partire da questo momento, così importante e significativo, gli incontri - che cominciarono nel lontano 1967 - seppure informali acquistarono una dimensione organica e impegnativa poiché incentrati su un’agenda. Anche questa volta, come in passato, accanto ai vescovi canadesi e statunitensi, ha preso parte all’incontro l’intera presidenza del CELAM (Conferenza Episcopale Latinoamericano) guidata dal suo presidente, l’arcivescovo di Aparecida mons. Raymundo Damasceno Assis. Inoltre erano presenti anche i presidenti degli episcopati di Ecuador, Haiti, Panamá e Paraguay. Quest’incontro era incentrato sul documento conclusivo della quinta Conferenza generale degli Episcopati latinoamericani e caraibici, svoltasi nel maggio del 2007 ad Aparecida, in Brasile Il presidente dell’Episcopato canadese, mons. V. James Weisgerber, arcivescovo di Winnipeg, e i suoi collaboratori, hanno illustrato la fase preparatoria del 49mo Congresso Eucaristico Internazionale, che si svolgerà in Canada, nella provincia del Québec, dal 15 al 22 giugno prossimi. In questi ultimi anni si sono svolti incontri in diversi Paesi come Cuba, subito dopo la pubblicazione della «Ecclesia in America», poi, nell’anno giubilare del 2000 in Canada, i vescovi si occuparono del debito internazionale dei Paesi poveri. Successivamente i presuli americani hanno discusso sull’immigrazione (Clearwater, Florida, 2001), sulla mondializzazione dell’economia (San Salvador, Brasile, 2002), sulla mondializzazione della cultura (Québec city, Canada - 2003), sulla famiglia (San Antonio, Texas, 2004), sui mass media (Bogotá, Colombia, 2005), sui laici (Toronto, Canada, 2006). L’anno scorso, l’incontro non si è tenuto in considerazione dello svolgimento della Conferenza di Aparecida, dove comunque, al margine dei lavori ci sono state diverse riunioni tra i vescovi delle tre regioni del continente. (A cura di Luis Badilla) 

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    Cuba: intervista al cardinale Ortega y Alamino alla vigilia della visita nell'isola del cardinale Bertone

    ◊   La visita di Giovanni Paolo II a Cuba nel 1998 ha dato e continua a dare i suoi frutti, “ma soprattutto ha spinto la Chiesa cubana a trovare forme nuove di azione”. È quanto afferma il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo dell’Avana, in un’intervista pubblicata sul settimanale “Panorama in vista della visita nell’Isola del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, prevista dal 21 al 26 febbraio per il X anniversario del viaggio del Papa. Nell’intervista il card. Ortega risponde alle critiche di chi parla di una Chiesa che ha perso lo slancio vitale dato da quello storico evento che sembrava avere segnato una svolta nei rapporti con il regime castrista. Soprattutto respinge le accuse rivolte alla Chiesa cubana di essere stata “troppo poco coraggiosa” in questi dieci anni. “Non so cosa intendano per coraggiosa. Noi ci sforziamo di essere presenti per alleviare le difficoltà e le sofferenze del nostro popolo. Offriamo criteri di discernimento della situazione secondo il magistero, ma non possiamo sostituirci ai laici. A loro – puntualizza - spetta impegnarsi e scendere in politica”. Quanto alla situazione attuale della Chiesa a Cuba, il card. Ortega nega che si possa parlare di crisi e parla anzi di “segnali positivi”, citando alcune cifre: “Nel 1981 celebravamo 6mila battesimi. Ora ne celebriamo 25mila. Abbiamo oltre 600 seminaristi, contro i 20 degli anni ‘80, più di 600 suore e circa 320 sacerdoti”. Ma la Chiesa cubana ha anche grandi progetti per il futuro: in vista del 400° anniversario della Madonna della Carità del Cobre, patrona di Cuba, l’Episcopato sta elaborando un piano di azione pastorale che focalizza la sua attenzione sull’evangelizzazione e sulla formazione dei fedeli laici. Tra le iniziative per l’anniversario vi è anche il lancio di “una grande missione popolare per portare Cristo in ogni angolo di Cuba”. (L.Z.)

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    Simposio sulla Immacolata Concezione a Minsk, in Bielorussia, in occasione del 150.mo anniversario della prima apparizione della Madonna a Lourdes

    ◊   In occasione del 150.mo delle apparizione mariane a Lourdes, si sono ritrovati a Minsk, capitale della Bielorussia, l'arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, Metropolita di Minsk-Mohilov, e il Nunzio apostolico Martin Vidović, insieme a sacerdoti, a fedeli cattolici e ortodossi bielorussi e russi. L'incontro avvenuto sabato scorso – di cui dà notizia l’agenzia Zenit - è servito ad approfondire tematiche relative alla Immacolata Concezione. Lo hanno fatto i docenti del Seminario maggiore di Hrodna, i sacerdoti Tadeusz Wyszyński ed Uladzimir Hulaj, che hanno hanno presentato vari aspetti della dottrina cattolica sull’Immacolata Concezione. L'arcivescovo Kondrusiewicz, da parte sua, ha ribadito che l’ "Immacolata Madre di Dio è stella della speranza”. In proposito il presule ha ricordato che alla richiesta di Bernadette su chi fosse la "bella Signora" che le appariva nella Grotta di Massabielle, il 25 marzo del 1858, la Madonna le rispose che era l' "Immacolata Concezione". “Queste parole della Madre di Dio – ha commentato l'arcivescovo – sono la conferma del dogma dell'Immacolata Concezione della Santissima Vergine Maria, proclamato nel 1854 da Papa Pio IX". Nel corso dell'incontro, don Alexandr Shymbalou, dell’eparchia di Minsk, ha parlato delle peculiarità della dottrina ortodossa sulla Beata Vergine Maria, mentre don Krzysztof Pożarski, parroco di San Stanislao a San Pietroburgo in Russia, ha affrontato la questione dell’attualità delle apparizioni mariane a Fatima e a Lourdes. Tra gli altri interventi, quello di mons. Andrea Steckiewicz, professore del Seminario “Maria Regina degli Apostoli” di San Pietroburgo, che ha affrontato il tema “L'appello alla penitenza è il tema centrale delle apparizioni a Lourdes e a Fatima”, e quello del parroco di San Giovanni Battista a Minsk, il salesiano don Ihar Lashuk, che ha presentato la storia dello sviluppo del culto dell’Immacolata Concezione in Bielorussia. (A.M.)

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    Premio del Senato di Santo Domingo ai Salesiani di Don Bosco, per il servizio offerto, fin dal 1935, ai poveri e agli emarginati della Repubblica Dominicana

    ◊   “Rendere onore a una grande comunità di uomini che hanno saputo offrire la loro vita al servizio dei più bisognosi”: è la motivazione del premio attribuito ai Salesiani di Don Bosco dal Senato di Santo Domingo e consegnato personalmente ai missionari dal parlamentare Andrés Bautista nella città di Jarabacoa (centro), alla presenza di mons. Fabio Mamerto Rivas (salesiano), vescovo emerito della diocesi di Barahona. Il riconoscimento – riferisce l’agenzia Misna - è frutto di una proposta del senatore Euclides Sánchez della provincia di La Vega, approvata con il voto unanime di tutti i senatori, nel dicembre scorso. I salesiani operano nella Repubblica Dominicana dal 1935, a favore dei poveri e degli emarginati; particolarmente intensa è l’attività per i giovani in vari progetti sul territorio, come “Muchachos y muchachas con Don Bosco” operativo da 18 anni nel campo dell’istruzione e della formazione professionale. (R.G.)

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    Soddisfazione tra le comunità immigrate in Cile: regolarizzati dal governo oltre 40 mila illegali, oltre il doppio di quanto previsto

    ◊   Sono 43.646 gli immigrati illegali regolarizzati negli ultimi tre mesi, il doppio di quanto previsto, dal Governo di Santiago del Cile. La notizia, riportata in evidenza da numerosi organi di stampa latinoamericani, è stata annunciata con soddisfazione dal sotto-segretario agli Interni, Felipe Harboe: “Una volta terminate le procedure tutti gli stranieri legalizzati ed i loro figli potranno godere degli stessi benefici di qualsiasi cileno, per la sanità e per l’istruzione”. Nel novembre scorso – ricorda l’Agenzia Misna - il Governo aveva deciso una sanatoria per venire incontro alle richieste di 20.000 immigrati di ottenere un permesso di soggiorno; al momento di presentare ufficialmente i documenti necessari le richieste erano salite a 50 mila, l’86% delle quali accolte. La comunità più folta ad essere stata regolarizzata è quella dei peruviani (32.406), seguiti da boliviani (5657), ecuadoriani (1782), colombiani (1676) ed argentini (507). (R.G.)

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    Su iniziativa delle ACLI, incontro a Roma sulla "Spe salvi" di Benedetto XVI

    ◊   In preparazione al XXIII Congresso nazionale: “Migrare dal Novecento. Abitare il presente. Servire il futuro. Le Acli nel XXI secolo”, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani hanno dedicato ieri a Roma una giornata all’approfondimento dell’ultima enciclica di Papa Benedetto XVI. Migrare – dice Andrea Olivero presidente nazionale delle Acli - indica colui che emigra perché spera. E la speranza umana, della ‘vita buona e felice’, pur distinguendosi dalla speranza cristiana, può attingervi. Anzi: l’Enciclica ci chiarisce che la salvezza non è mai personale, individualistica, ma implica il valore della comunione e della socialità. Questo, alle Acli, riferisce l’Agenzia Sir, dà una chiave per ripensare l’economia e la politica alla luce della solidarietà e della giustizia. Per questo il nostro impegno diverrà più concreto nella formazione e nei servizi per gli immigrati, per la povertà e per la famiglia”. “Ad oggi sono stati colti poco i riflessi sociali della Spe Salvi – ha sottolineato ancora Andrea Olivero. – Un riflesso sociale è nel fatto che a seguito dell’Enciclica sentiamo un compito generazionale che ci è dato dalla certezza che colui che spera non evade dalla storia per rifugiarsi nell’angolo privato della propria felicità, ma vive operosamente. La vita cristiana non è preparazione alla vita attiva, ma è impegno quotidiano in atto”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Primarie statunitensi, vittoria di Obama che sorpassa la Clinton

    ◊   Negli Stati Uniti, Barak Obama incassa altre tre vittorie nelle primarie del Potomac, i tre Stati che circondano la capitale Washington. Per Hillary Clinton prosegue, invece, il momento di crisi di popolarità, iniziato nel “Supermartedì” della scorsa settimana. Il senatore dell’Illinois è passato a condurre nettamente nel conto dei delegati per la Convention. Dagli Stati Uniti, ci riferisce Elena Molinari:


    Altra serie di vittorie per Barak Obama nella lotta per la nomination democratica. Il senatore dell’Illinois ha rispettato le previsioni della vigilia e cavalcato facilmente l’onda di favore popolare che lo sostiene dallo scorso fine settimana. Giorni difficili per Hillary Clinton, che sta perdendo enormemente terreno in termini di immagine e di finanziatori. I risultati nei tre Stati, che circondano la capitale americana Washington, erano prevedibili, dato l’alto numero di neri e di bianchi delle classi più agiate che tendono a favorire Obama. Ma ieri, il senatore è anche riuscito ad erodere il vantaggio della rivale tra le donne e gli ispanici, che finora l’avevano sostenuta fortemente. E’ un segnale di stress in più. Hillary Clinton viene dalle dimissioni del numero due dello staff di Hillary, Mike Kennedy. In casa repubblicana, invece, John McCain ha rischiato di perdere in Virginia inaspettatamente contro il pastore battista, Mike Huckebee. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)
     
    Libano, ucciso un leader di Hezbollah
    Nuove tensioni in Medio Oriente. Un alto esponente del movimento sciita libanese Hezbollah, Imad Mughniyeh, è stato ucciso la notte scorsa a Damasco, in Siria. La stessa organizzazione ha attribuito l’azione ad Israele. Lo Stato ebraico ha negato ogni coinvolgimento. Ce ne parla Giada Aquilino:


    Ad annunciare l’assassinio del leader Hezbollah è stata la televisione Al Manar appartenente al movimento sciita. Secondo l’emittente, che ha interrotto la normale programmazione, Mughniyeh sarebbe stato ucciso in un’azione ordita da Israele. Lo Stato ebraico, in una nota ufficiale, ha negato ogni coinvolgimento. A esplodere ieri sera a Damasco è stata un'autobomba. Mughniyeh, nato 46 anni fa in Libano, da tempo manteneva i contatti tra gli Hezbollah e i servizi segreti iraniani. L’uomo era ricercato dalla giustizia statunitense per coinvolgimento nell'attentato contro l'ambasciata americana a Beirut nel 1982, che causò la morte di una sessantina di persone, per un dirottamento aereo nel 1985 e per diverse azioni terroristiche. Dopo gli attacchi dell'11 settembre, gli Stati Uniti avevano posto sulla sua testa una taglia milionaria. Hezbollah ha fatto sapere che i funerali di Mughniyeh si svolgeranno domani alla periferia meridionale di Beirut, proprio nel giorno in cui tutto il Libano commemorerà il terzo anniversario dell'assassinio di Rafik Hariri, ucciso il 14 febbraio 2005: una grande manifestazione in ricordo dell’ex premier si svolgerà nel centro della capitale libanese.

    Ancora violenze in Afghanistan
    Tre soldati afghani sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno artigianale al passaggio di un convoglio militare nella provincia di Helmand, nel sud del Paese. In questa regione, dove hanno trovato riparo molti guerriglieri talebani, si produce più del 50 per cento dell’oppio afghano. E a nord di Kabul, è stato ucciso anche un militare italiano durante uno scontro a fuoco. Un altro soldato è rimasto ferito in modo non grave.

    Attentato in Pakistan
    Almeno una persona è morta in seguito ad una esplosione durante un comizio elettorale nel nordovest del Paese. L'attentato è avvenuto a cinque giorni dalle elezioni politiche e locali, funestate da una ondata di attentati compiuti da fondamentalisti islamici vicini alla rete terroristica di al Qaeda.

    Trattative per la liberazione di un reporter rapito in Iraq
    La milizia del leader radicale sciita, Moqtada al Sadr, ha annunciato l’imminente liberazione in Iraq di un giornalista britannico rapito domenica a Bassora, nel sud del Paese. Il reporter, Richard Butler, è stato rapito domenica scorsa assieme con il suo interprete iracheno.

    Chiesta una riunione urgente dell’ONU per il Kosovo
    Russia e Serbia hanno chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’ONU sul Kosovo, in vista di una eventuale dichiarazione di indipendenza della regione serba a maggioranza albanese. Fonti delle Nazioni Unite hanno indicato che i quindici membri del Consiglio si riuniranno oggi per decidere se accettare la richiesta. In Kosovo, intanto, è attesa per questo fine settimana la dichiarazione unilaterale di indipendenza e sono in corso i preparativi. La Serbia ha già reso noto che dichiarerà nulla l’indipendenza.

    Gas, accordo tra Russia e Ucraina
    Raggiunto ieri, a Mosca, l’accordo tra Russia e Ucraina sulle forniture di gas. Lo ha annunciato il presidente russo, Vladimir Putin, al termine dell’incontro con il capo di Stato ucraino, Victor Yushchenko. Il servizio di Giuseppe D’Amato:


    L’Ucraina inizierà, da domani, a saldare il debito contratto negli ultimi due mesi del 2007. Sarà formata, poi, una commissione bilaterale per definire un nuovo schema per le forniture di idrocarburi. Kiev mette così le basi negoziali per ottenere la riduzione del numero di società di intermediazione, nella speranza di abbassare il prezzo del metano e di avere maggiore trasparenza nei rapporti con Mosca. L’incontro al Cremlino tra Vladimir Putin ed il collega, Victor Yushenko, ha sbloccato la situazione che si presentava come assai complicata. L’Unione Europea tira un sospiro di sollievo, ma ha ugualmente deciso di accelerare il progetto per la costruzione del gasdotto "Nabucco". La conduttura dal Caspio arriverà nel Vecchio Continente, evitando lo spazio ex sovietico. Nel corso di una conferenza stampa, Putin ha detto di essere impaurito dalla possibilità che la NATO installi sue basi in Ucraina: in quel caso, la Russia sarebbe costretta a puntare i suoi missili contro i fratelli slavi. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

     
    Morte sospetta di un esule georgiano a Londra
    La polizia britannica ritiene "sospetta" la morte improvvisa di un ricco magnate ed oppositore georgiano, avvenuta ieri sera a Londra. Badri Patarkatsishvili, 52 anni, sarebbe deceduto per un attacco cardiaco. Ma per stabilire le cause esatte della morte è stata disposta un'autopsia. Il miliardario si era candidato alle presidenziali di gennaio in Georgia contro l'uscente Saakashvili, poi rieletto. In passato, aveva denunciato un complotto del governo georgiano contro di lui e da tempo viveva da esule nella capitale britannica.
     
    Somalia, liberato un cooperante tedesco
    Le Forze di sicurezza del Somaliland, regione nel nord del Paese del Corno d’Africa, hanno liberato il cooperante tedesco di una organizzazione umanitaria, sequestrato ieri da uomini armati nella provincia di Sanaag. Durante il blitz, sono rimasti uccisi due rapitori. La zona, teatro del sequestro, è contesa fra la Repubblica autoproclamata di Somaliland e la regione autoproclamata autonoma di Puntland. Nei mesi scorsi, sono stati sequestrati e poi rilasciati, nella stessa area, un giornalista francese, una dottoressa argentina e un’infermiera spagnola dell’organizzazione Medici senza frontiere (MSF).

    Francia, sciopero di radio e tv pubbliche
    Sciopero di 24 ore, oggi, di televisioni e radio statali per protestare contro l’ipotesi, lanciata lo scorso mese dal presidente Nicolas Sarkozy, di eliminare la pubblicità dalle emittenti pubbliche. Secondo i sindacati, si tratta di un progetto che “sconvolge lo scenario audiovisivo francese”. Sarkozy ha comunque assicurato che verrà approntato un piano per compensare il deficit pubblicitario. Il capo di Stato francese ha anche garantito che non ci saranno privatizzazioni.

    In Danimarca, ripubblicate caricature su Maometto
    Cinque quotidiani danesi ed un giornale svedese hanno ripubblicato alcune vignette su Maometto. La decisione è stata presa all'indomani dell'arresto di 3 persone in Danimarca, sospettate di preparare un piano per uccidere uno dei disegnatori. “E’ spaventoso - scrive Carsten Juste, direttore del Jyllands-Posten, sul sito del quotidiano - che venga minacciata la vita di una persona che lavora “nel rispetto dell'etica e delle tradizioni dei media danesi”. La pubblicazione di vignette satiriche su Maometto ha causato, nel 2006, dure proteste nel mondo arabo: tre ambasciate danesi sono state attaccate e almeno 50 persone sono rimaste uccise in seguito a scontri avvenuti in Medio Oriente, Africa e Asia.

    La Malaysia verso nuove elezioni
    Il primo ministro della Malayisia, Abdullah Ahmad Badawi, ha ricevuto il consenso del sovrano a sciogliere il parlamento e ad indire nuove elezioni. Diversi analisti ritengono che il premier intenda cercare un nuovo e più forte mandato elettorale, prima che l’economia del Paese entri in una possibile fase di rallentamento e inflazione.

    Prosegue il flusso di rifugiati dal Darfur al Ciad
    Cresce la preoccupazione in Ciad per le tensioni lungo il confine con il Sudan: a rendere ancora più difficile la situazione è l’arrivo di nuovi rifugiati dal Darfur mentre i ribelli che avevano tentato di rovesciare il presidente del Ciad, Idriss Deby, sono tornati nella zona orientale del Paese. L’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati ha anche espresso la propria preoccupazione per l'improvviso emergere di episodi di banditismo nei campi rifugiati che hanno provocato la morte di alcuni poliziotti.

    Epidemia di colera nella Repubblica Democratica del Congo
    Epidemia di colera nella città di Katanga: sono 4 mila i casi accertati, almeno un centinaio le vittime. Secondo l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, occorre un maggiore impegno per assicurare l’accesso all’acqua potabile o l'epidemia continuerà a diffondersi. "Siamo estremamente preoccupati - fa sapere MSF - per la mancanza di accesso all’acqua potabile nei quartieri popolari di Lubumbashi e di Likasi".

    N’drangheta, oltre 60 arresti in Italia
    Traffico di stupefacenti, estorsione e riciclaggio di denaro proveniente da traffici illeciti. Sono questi alcuni dei capi di imputazione che hanno colpito oltre 60 persone arrestate nell'ambito dell'operazione “Naos” condotta dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Perugia, ed eseguita da centinaia di carabinieri in tutta Italia. Sono anche stati arrestati esponenti della politica comunale e regionale della regione Calabria. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 44

     
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