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Sommario del 12/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nel sacerdozio si devono unire autorevolezza e misericordia, autorità e comprensione: così il cardinale Vanhoye negli esercizi spirituali al Papa e alla Curia Romana
  • Possessi cardinalizi e nomine
  • Il cardinale Barragan alla Messa per la Giornata del malato: è l'Eucaristia l'unico rimedio al dolore
  • Mons. Piero Marini: con il Motu Proprio "Summorum Pontificum" il Papa difende l'unità della Chiesa. Il presule replica a critiche dei media su sue pubblicazioni liturgiche
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Si chiude l’anno giubilare per i 150 anni dalla nascita di Pio XI, il Papa che inaugurò la Radio Vaticana: fu testimone e protagonista di grandi eventi nella storia del ‘900
  • Il contributo dei cattolici italiani fu decisivo per la rinascita dello Stato democratico: la riflessione dello storico Malgeri, all’indomani del 79.mo dei Patti Lateranensi e nell’anno del 60.mo della Costituzione Italiana
  • La Giornata europea dedicata alla sicurezza dei minori sul web al centro del "Safer Internet Day". L'opinione di Valerio Neri
  • Rapporto UNICEF sui Paesi in emergenza: Africa in primo piano. Appello ai donatori per raccogliere i fondi necessari
  • Mons. Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, in Sicilia, messo sotto scorta per il suo "no" ai funerali di un boss mafioso. Intervista con il presule
  • Chiesa e Società

  • In Kenya, allarme infanzia: oltre 100 mila bambini sfollati, in seguito alla crisi elettorale dello scorso dicembre
  • Darfur: scontri nei villaggi tra guerriglieri costringono migliaia di persone a fuggire in Ciad
  • Venezuela: riunione straordinaria dell'episcopato su violenza, conflitti sociali, rapporti internazionali ed embargo imposto da un tribunale statunitense
  • Colombia: inizierà venerdì l’Assemblea del Consiglio nazionale dei laici
  • Rilasciati in Iraq alcuni bambini cristiani rapiti, rifiutatisi di convertirsi alla religione islamica
  • A Bruxelles, una delegazione incontra i vertici europei sul problema dei rifugiati iracheni
  • In Germania, mons. Robert Zollitsch è il nuovo presidente della Conferenza episcopale tedesca
  • Chiesa e Stato riuniti in Francia in nome del dialogo
  • Cina: i giovani di Tai Yuan rispondono al Papa impegnandosi a vivere attivamente l'Anno Paolino
  • Da Roma al Brasile, un anno di celebrazioni per il missionario gesuita portoghese, padre Antonio Vieira
  • Repubblica Democratica del Congo: i vescovi invitano a cambiare mentalità, per ricostruire il Paese
  • Il cardinale Poupard a Vicenza per l’anno del centenario della “Scuola di cultura cattolica Mariano Rumor”
  • Nuove iniziative del Servizio della Pastorale giovanile in Italia, per invogliare i giovani a partecipare alla GMG di Sydney
  • Dalla 35.ma Congregazione generale della Compagnia di Gesù, la nomina dei nuovi Assistenti regionali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il Pentagono chiederà la pena capitale per i 6 presunti terroristi, detenuti a Guantanamo, accusati dell'attentato dell'11 settembre
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nel sacerdozio si devono unire autorevolezza e misericordia, autorità e comprensione: così il cardinale Vanhoye negli esercizi spirituali al Papa e alla Curia Romana

    ◊   Cristo degno di fede ha diritto alla nostra adesione di fede. Cristo misericordioso suscita la nostra piena fiducia. E’ la riflessione offerta dal cardinale Albert Vanhoye a Benedetto XVI e alla Curia romana negli esercizi spirituali per la Quaresima che termineranno sabato prossimo. In questo periodo, lo ricordiamo, sono sospese le udienze e l’attività ordinaria, compresa l’udienza generale di domani. Le due meditazioni di questa mattina sono state: “Cristo sommo sacerdote degno di fede” e “Cristo sommo sacerdote misericordioso”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Nella prima meditazione, “Cristo sommo sacerdote degno di fede”, il cardinale Vanhoye sottolinea che Gesù si è reso in tutto simile ai fratelli per diventare sommo sacerdote misericordioso e degno di fede. Sono queste - fa notare il porporato - due qualità indispensabili per esercitare la mediazione sacerdotale ed il ministero pastorale:

    “Queste due qualità devono essere presenti necessariamente insieme per fare un sacerdote. Un uomo, pieno di compassione per i fratelli ma non accreditato presso Dio, non potrebbe esercitare la mediazione sacerdotale, stabilire l’alleanza. Nel caso inverso, un essere accreditato presso Dio, ma a cui mancasse il legame di solidarietà con noi, non potrebbe essere il nostro sacerdote”.

    Se si ha fede nella Parola di Dio - spiega quindi il porporato - si procede con coraggio sapendo di essere sempre aiutati dal Signore perché tutto è possibile per chi crede.

     
    Nella seconda meditazione, sul tema “Cristo sommo sacerdote misericordioso”, il cardinale Vanhoye illustra la qualità della misericordia, sentimento in Cristo profondamente permeato di umanità. In Gesù - aggiunge - è compassione acquisita con la partecipazione alla sorte dei propri simili:

    “Non si tratta quindi, semplicemente, del sentimento superficiale di chi si commuove facilmente. Si tratta di una capacità acquisita attraverso l’esperienza personale della sofferenza. Bisogna essere passati attraverso le stesse prove, le stesse sofferenze di coloro che si vogliono aiutare. Cristo sa compatire perché è stato provato in tutto come noi”.

    Nella meditazione di ieri pomeriggio, “Come Cristo è divenuto sommo sacerdote”, il porporato ha sottolineato come la lettera agli ebrei proclami che Cristo è il vero, unico sommo sacerdote. L’insegnamento di Gesù - ha aggiunto il porporato - ci indica un modello profondamente diverso, in contrasto con quello del sacerdozio antico. Tra due modi possibili di servire Dio, uno con sacrifici rituali, l’altro nelle relazioni umane, Gesù infatti ha scelto quest’ultimo, sapendo che Dio preferisce la misericordia:

    “L’atteggiamento generoso di Gesù mediatore è stato di accogliere pienamente la solidarietà umana. La sofferenza esisteva. La morte, il peccato esistevano. Gesù è sceso in questa miseria umana offrendo il proprio amore. Ha fatto della sofferenza, della morte un’occasione di amore estremo. E così è divenuto sommo sacerdote perchè ha tracciato una via della nuova alleanza, la via della comunione con Dio ritrovata per noi peccatori”.

    Il cardinale Albert Vanhoye ha indicato, infine, la via per interpretare correttamente la nostra partecipazione al sacerdozio di Gesù. Dobbiamo diventare - ha affermato - profondamente solidali con i nostri fratelli e prendere su di noi le gioie, le speranze, le aspirazioni degli altri per manifestare loro l’amore di Dio e portarli nella comunione divina.

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    Possessi cardinalizi e nomine

    ◊   L’arcivescovo metropolita di São Paulo, il cardinale Odilo Pedro Scherer, prenderà possesso domenica prossima, a Roma, della chiesa di Sant’Andrea al Quirinale. Sempre domenica, è prevista la presa di possesso della chiesa del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo da parte dell’arcivescovo metropolita di Nairobi, il cardinale John Njue. Mercoledì 20 febbraio, poi, l’arcivescovo metropolita di Galveston-Houston, il cardinale Daniel N. DiNardo, prenderà possesso della Chiesa di Sant’Eusebio.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo di Maracay, in Venezuela, mons. Rafael Ramon Conde Alfonzo, finora vescovo di Margarita. Nato il 13 luglio 1943, ha ottenuto la licenza in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Dopo l'ordinazione sacerdotale, è stato cancelliere della Curia arcidiocesana di Caracas e notaio del tribunale ecclesiastico. Nel 1996 ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

    Il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Lancaster, in Inghilterra, padre Michael Gregory Campbell, dell’ordine di Sant’Agostino, finora vicario episcopale e parroco della parrocchia di Sant’Agostino nell'arcidiocesi di Westminster. Nato a Larne Co. Antrim il nel 1941, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l'University College di Dublino. Dopo i voti solenni, è stato inviato a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la licenza in Teologia. Ordinato sacerdote, è stato priore presso il Monica's priory di Londra. In questo periodo ha anche ocnseguito un Master in Teologia presso l'Università della capitale britannica.


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    Il cardinale Barragan alla Messa per la Giornata del malato: è l'Eucaristia l'unico rimedio al dolore

    ◊   L’Eucaristia è l’unico vero rimedio al dolore. E' un passaggio dell'omelia del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, nella messa per la XVI Giornata mondiale del Malato che si è celebrata ieri nella memoria liturgica della Madonna di Lourdes, a 150 anni dalla prima apparizione mariana. “Nell’Eucaristia - ha aggiunto il porporato - troviamo lo stesso Corpo di Cristo che ci dà Maria. Quel corpo che la riempie di dolore e amarezza, gioia e allegria”. Un dolore, sottolinea il porporato, che sperimenta Cristo e che quindi diventa “positivo, creativo, redentore”. Il servizio di Benedetta Capelli:

    (canto)
     
    Il dolore vissuto nei corpi, condiviso e assistito dai volontari, quel "pane spezzato" per gli altri a cui il Papa fa riferimento nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato. Una silenziosa umanità che ha affollato la Basilica di San Pietro, testimoniando la propria sofferenza e l’accettazione della malattia. “La sofferenza è creativa” dice il cardinale Barragan, che proprio al messaggio del Santo Padre ha fatto riferimento per ricordare la profonda unione tra Maria e l’Eucaristia e il sì assoluto che l’associa al sacrificio redentore del Suo Figlio. “Una sofferenza - aggiunge il porporato - vissuta sulla croce da Cristo che così ci ha redento”:

    “E' la sofferenza che tutti e ognuno di noi sopportiamo nell'attualità, includendo la stessa morte. Ognuno di noi può dire: quello che oggi patisco lo patisce Cristo, il mio dolore lo patisce anche Cristo”.
     
    Un dolore non disperato e di sconfitta ma vittorioso, perchè la sofferenza è la massima realizzazione di Cristo. E’ la sua ora. Un dolore che diventa positivo, creativo, redentore. Croce e Risurrezione - aggiunge il cardinale Barragan - sono inseparabili. L’unico passaggio per trovare pienamente Cristo che cura i nostri dolori - aggiunge - è il suo dolore e la sua morte, vissuti nel nostro dolore e nella nostra morte:

     
    "Anche che la nostra morte è 'una parte' della morte di Cristo. Questo è possibile soltanto quando Cristo entra nella nostra propria volontà ed intenzione mediante l’Amore del suo Spirito. Si tratta della realtà misteriosa del Corpo Mistico, nel quale l’unione delle membra con il Capo la compie lo stesso Spirito con l’amalgama del suo Amore, al quale si deve rispondere liberamente".
     
    Espressione della totale partecipazione di Cristo ai nostri patimenti è l'Eucaristia "nostra croce e nostra risurrezione". Unico vero rimedio al dolore, afferma il cardinale Barragan, è la medicina dell'immortalità. E nell’Eucaristia troviamo lo stesso Corpo di Cristo che ci dà Maria, Madre dolorosa, della Santa Speranza e della Santa Allegria. L’Immacolata che ha detto sì al piano misterioso redentore, un sì che è pienezza d’Amore:

     
    “Maria si associa sul Calvario come Corredentrice del Salvatore. Grazie alla sua massima appartenenza materna a Cristo, riceve ai piedi della croce la maternità del Corpo Mistico. Cristo soffre sulla croce tutti i dolori che soffre sua Madre Santissima. Ed Ella soffre in Cristo tutti i nostri dolori, li assume e sa come compatirli con noi. I nostri dolori sono anche i suoi dolori”.
     
    Pertanto, l’amore “eucaristico” verso Maria fa sì che il nostro stesso sì si espanda verso ogni dolore e sofferenza. Eucaristia, dunque, come partecipazione alla sofferenza di Cristo e che ci spinge a curare i nostri fratelli ammalati nella condivisione della gioia della Risurrezione di Cristo. Invocando la cura materna di Maria nel 150.mo anniversario delle Sue apparizioni a Lourdes, il cardinale Barragan ha invitato tutti a mettersi sotto il manto della Vergine acclamandola come Maria salute degli infermi.

     (canto)

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    Mons. Piero Marini: con il Motu Proprio "Summorum Pontificum" il Papa difende l'unità della Chiesa. Il presule replica a critiche dei media su sue pubblicazioni liturgiche

    ◊   Per quasi vent'anni maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, l'arcivescovo Piero Marini - attualmente presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici - è stato uno dei protagonisti, all'interno della Curia romana, della stagione post-conciliare che vide la riforma liturgica modificare radicalmente la partecipazione dei fedeli alle varie celebrazioni, a cominciare dalla Messa. Questa grande esperienza è stata condensata, fra l'altro, in due libri pubblicati di recente all'estero, oltre ai tre precedenti volumi dedicati al Giubileo del 2000, alla Sede Vacante e ai riti di inizio del ministero petrino di Benedetto XVI. In lingua francese, è uscito per i tipi della Bayard il volume "Cérèmoniaire des papes", che racconta gli anni di mons. Marini a fianco degli ultimi Pontefici, mentre in lingua inglese il volume "A Challenging Reform", descrive proprio quei primi anni di applicazione della riforma liturgica. Un volume, quest'ultimo, letto pretestuosamente da alcuni media in chiave di contrapposizione rispetto al recente Motu Proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum. Ecco la riflessione e la replica dello stesso mons. Marini, al microfono di Giovanni Peduto:


    R. - I cinque volumi appena ricordati hanno visto la luce per una fortunata coincidenza nel momento in cui lasciavo l’incarico di Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie nel mese di ottobre 2007, diventando presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali. Tali pubblicazioni costituiscono quindi per me un punto di arrivo e mi aiutano a ricordare le varie stagioni della mia vita e il cammino percorso al servizio della Santa Sede. Non nascondo che questo passaggio, a 66 anni di età, costituisce un momento di verifica a livello esistenziale, nel tempo della maturità che va verso l’anzianità. Posso quasi dire che tutta la mia vita di sacerdote e poi di vescovo nel 1998, quando ero Maestro delle Celebrazioni da più di dieci anni, è trascorsa a servizio della liturgia. Anche il motto episcopale che ho scelto - Fons Vitæ - ha un significato liturgico, alla scuola della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. Fino a 23 anni, ho vissuto nel nord Italia, nell’Oltrepò pavese, nella mia diocesi di Bobbio. Appena ordinato sacerdote sono stato mandato a Roma. E così ho lavorato dai 23 ai 45 anni negli Uffici della Santa Sede incaricati di attuare la riforma liturgica stabilita dal Concilio Vaticano II e, successivamente, dai 45 ai 65 anni, nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Il libro "A Challenging Reform" mi ricorda il primo periodo di lavoro e le vicende che hanno accompagnato l’attuazione della riforma liturgica a Roma e in tutta la Chiesa. Il volume "Cérémoniaire des papes" è una memoria della mia esperienza vissuta vicino ai Pontefici Romani: Paolo VI, e in particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. I tre libri pubblicati a cura dell’Ufficio richiamano alla memoria tre eventi straordinari che hanno coinvolto tutta la Chiesa che io ho potuto vivere dal di dentro e in certo modo in prima persona: il Grande Giubileo dell’anno 2000, la morte del Papa Giovanni Paolo II, la Sede Apostolica Vacante e i Riti di inizio del ministero petrino del Santo Padre Benedetto XVI. Veramente posso dire di aver vissuto una esperienza ecclesiale unica e irrepetibile che mi ha permesso di respirare il soffio di vita del passaggio dello Spirito non solo nei Padri conciliari ma anche in tanti uomini che hanno lavorato alla attuazione della riforma liturgica. Uomini esperti e insieme ricchi di virtù umane e spirituali. In particolare, mi ha arricchito la lunga vicinanza e la familiarità avuta con Papa Giovanni Paolo II e l’ultimo periodo con Papa Benedetto. Da loro ho imparato ad amare la Chiesa. Si, posso dire che veramente Dio mi ha preso per mano e mi ha introdotto all’interno del mistero della vita della Liturgia.

     
    D. - In particolare, eccellenza, qualche settimana fa lei era a Londra alla presentazione del libro “A Challenging Reform”, pubblicato dalla Casa editrice inglese “Liturgical Press”, che raccoglie scritti da lei curati sulla Riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II: di cosa tratta in particolare il volume?

     
    R. - "A Challenging Reform" è essenzialmente un libro di storia della liturgia e della Chiesa, tratta delle persone e degli avvenimenti che hanno accompagnato gli inizi della riforma liturgica dall’ottobre 1963 al 7 marzo 1965. Nel volume, viene descritto come è nato l’organismo che ha attuato la riforma, durante e subito dopo il Concilio Vaticano, e come è stato impostato l’insieme del lavoro di riforma. Si tratta di un periodo cruciale che segna il passaggio dalle decisioni conciliari alla loro attuazione concreta, quando il Concilio, attraverso la liturgia è entrato nella vita quotidiana delle comunità cristiane. Possiamo dire che i fedeli hanno conosciuto il Concilio attraverso il rinnovamento liturgico. È stato un inizio difficile pieno di contrasti ma in un clima generale di entusiasmo, di speranza e di amore per la Chiesa. Il volume mostra che la riforma liturgica non è nata improvvisamente, ma è stata preparata da oltre 60 anni di movimento liturgico. Per questo, viene presentato in sintesi non solo lo sviluppo delle riforme attuate dai Papi nel 900, da Pio X fino alle riforme di Pio XII (settimana Santa e Veglia pasquale) ma anche l’iter delle decisioni conciliari sulla liturgia fino alla promulgazione della Costituzione Sacrosanctum Concilium. Non poteva mancare anche una sintesi degli avvenimenti accaduti dopo il 7 marzo 1965. La descrizione si arresta all’inizio degli anni Ottanta, proprio perchè il volume è stato scritto tra il 1979 e il 1980 quando lavoravo alla Congregazione per il Culto Divino e frequentavo i corsi di scienze politiche presso la LUISS di Roma.

     
    D. - Nonostante l’elaborazione degli scritti che compongono il libro sia chiaramente collocabile in un passato piuttosto lontano, alcuni giornali hanno interpretato la sua ricostruzione storica come una critica al recente Motu Proprio di Benedetto XVI - il Summorum Pontificum, che favorisce la possibilità di celebrare la Messa in latino secondo il rito di San Pio V, riformato da Giovanni XXIII - e anche come una critica alla Curia Romana. Cosa pensa di queste opinioni dei media?

     
    R. - La prima parte dell’originale italiano si trova nel volume "Costituzione Liturgica 'Sacrosanctum Concilium', studi a cura della Congregazione per il Culto Divino", C.L.V. – Edizioni Liturgiche, Roma 1986, pp. 68-101. Le altre parti dell’originale italiano sono state pubblicate dalla "Rivista Ephemerides Liturgicæ" in articoli successivi a partire dal 1992: EL 1992, 4-5, pp. 289-318; EL 1993, 6, pp. 401-439; EL 1994, 3, pp. 205-231; EL 1995, 2, pp. 97-158; EL 1998, 4-5, pp. 289-309; EL 1999, 1, pp. 3-30. All’inizio del 2004, mi è stato chiesto dagli editori della “Liturgical Press” di pubblicare i testi in lingua inglese. Il lavoro di traduzione si è protratto per tre anni e il volume ha potuto essere pubblicato solo nel mese di ottobre 2007. Il volume inoltre sottolinea la straordinaria preparazione e capacità non solo degli Organismi di Curia: il Consilium e la Congregazione per il Culto Divino, ma anche degli uomini di Curia, a cominciare da Papa Paolo VI, che hanno dedicato la loro vita a servizio della Chiesa e della liturgia. È evidente dunque che non era possibile criticare 27 anni prima che fosse pubblicato il Motu Proprio di Papa Benedetto XVI. E con un volume pubblicato in parte dalla Congregazione per il culto nel 1986 e in parte da un’autorevole Rivista liturgica. Persino il luogo della presentazione del volume, Londra, è stato visto come una scelta polemica. Come sono stato invitato a Parigi per la presentazione del libro in francese "Cérémoniaire des Papes" perché in lingua francese, così sono stato invitato a Londra per il volume "A Challenging Reform" perché in lingua inglese. Che cosa penso di queste opinioni dei media? Ritengo che la maggior parte dei media offrano un grande servizio alla società e alla chiesa dando una informazione obiettiva, documentata e responsabile. Purtroppo debbo constatare che alcuni media, certamente nel mio caso, creano e inventano “la notizia” con malizia e faziosità. La cosa mi ha suscitato rammarico, soprattutto perché ciò è avvenuto da parte di alcuni media che si dicono di ispirazione cristiana e anche per la diffusione immediata che la notizia ha avuto non solo in Italia.

     
    D. - Lei è stato per un ventennio responsabile dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche pontificie ed ha potuto - specie al fianco di Giovanni Paolo II - osservare in prima persona il cammino di rinnovamento liturgico attuato dalle Chiese in ogni continente: da esperto, oltre che da pastore, come valuta questo cammino nel suo complesso?

     
    R. - Sono stato per 18 anni vicino a Giovanni Paolo II e due anni e mezzo a Papa Benedetto. Come responsabile delle Celebrazioni pontificie ho compiuto insieme con il Papa 80 viaggi internazionali e almeno 60 viaggi in Italia. I viaggi sono stati compiuti per due volte: la prima nella fase di preparazione, la seconda insieme con il Papa nella visita vera e propria. Ho visitato oltre 100 Paesi e ho organizzato con gli esperti locali innumerevoli celebrazioni dell’Eucaristia, della Liturgia delle Ore, della Parola di Dio, celebrazioni dei Sacramenti, celebrazioni ecumeniche in tante lingue e culture diverse, in piccole comunità come nell’isola di Rodriguez, nell’Oceano Indiano, o in grandi assemblee come a Manila, da Reikiawik a Punta Arenas, da New York a Ports Moresby, da Santiago a Giakarta, da Edmonton ad Astanà. Ovunque, la liturgia voluta dal Concilio è stata celebrata con viva partecipazione e con entusiasmo, ognuno celebrando ha percepito la liturgia come propria della sua chiesa locale e allo stesso tempo come espressione della chiesa universale. In tanti anni, e in tante celebrazioni, non ho mai trovato difficoltà o opposizione. Perciò, posso sottoscrivere oggi quanto ha scritto Giovanni Paolo II nel 1988: “I Pastori e il popolo di Dio nella loro grande maggioranza hanno accolto la riforma liturgica in uno spirito di obbedienza e anzi di gioioso fervore. Per questo, bisogna rendere grazie a Dio per il passaggio del Suo Spirito nella Chiesa, quale è stato il rinnovamento liturgico” (Vigesimus quintus annus, 12).

     
    D. - Molti media hanno fornito a suo tempo interpretazioni di vario segno circa il Motu Proprio del Papa, spesso travisandone con superficialità il reale signficato. Qual è la giusta comprensione di questo atto pontificio?

     
    R. - È necessario anche in questo caso evitare di creare ad arte polemiche e contrapposizioni. Il testo del Motu Proprio va letto nel contesto in cui il Papa lo ha collocato : “Oggi - dice il Papa nella lettera di accompagnamento indirizzata ai Vescovi - ci si impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile restare in questa unità o di ritrovarla nuovamente”. Per noi cattolici, il Papa è nella Chiesa il segno visibile dell’unità, è il Vescovo della Chiesa di Roma chiamata a presiedere tutte le altre chiese nella carità. Il Papa è stato chiamato dal Signore ad esercitare il ministero petrino, a fare cioè ogni sforzo perchè la rete della Chiesa rimanga integra. Egli pertanto ha il diritto e il dovere di provvedere alla unità della Chiesa. Chi tra i cattolici gli può negare questo dovere o quest’obbligo? Proprio la Liturgia, per chi la vive con autenticità è scuola che forma al vero senso della Chiesa nel rispetto dei diversi compiti e ministeri e nell’obbedienza a colui che presiede. Infine, è da ricordare che il Motu Proprio non intende introdurre modifiche nel Messale Romano attuale né esprimere un giudizio negativo sulla riforma liturgica voluta dal Concilio: “Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è l’espressione ordinaria della ”legge della preghiera”… il Messale promulgato da S. Pio V… deve essere considerato come espressione straordinaria della stessa “legge di preghiera”. Con questa nuova disposizione il Papa non vuole assolutamente che “venga intaccata l’autorità del Concilio” o che “venga messo in dubbio la riforma liturgica”. In realtà, la decisione del Papa non ha comportato fino ad ora alcun cambiamento nella prassi celebrativa delle nostre comunità parrocchiali. Il suo è stato solo un gesto di amore per l’unità.

     
    D. - Nel suo intervento alla presentazione del libro, lei ha sottolineato l’“entusiasmo” che animò sia Paolo VI sia i suoi collaboratori nella prima fase di attuazione della Sacrosanctum Concilium. Entusiasmo, ha aggiunto, che la Chiesa di oggi non deve smarrire poiché - lei afferma - “l’avvenire della liturgia è l’avvenire del cristianesimo”. Come vede il futuro, in questo senso?

     
    R. - Sì, io ritengo che la liturgia non si possa ridurre al cambiamento di qualche testo o di qualche rito. Occorre ricordare che il Concilio si era proposto quattro obiettivi ben precisi: la crescita della vita cristiana, l’aggiornamento delle istituzioni ecclesiali in relazione alle esigenze dei tempi, l’unità di tutti i credenti in Cristo, la chiamata di tutti gli uomini nel seno della Chiesa. Proprio per conseguire questi quattro obiettivi, il Concilio “ritiene di doversi interessare in modo speciale della riforma e dell’incremento della liturgia”. Pertanto, la riforma liturgica fu voluta dal Concilio non come semplice riforma di riti, ma come ispirazione e fondamento per raggiungere gli scopi che il Concilio si era proposti. Se è vero che “la Liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e la fonte da cui promana tutta la sua virtù”, allora chiesa e liturgia sono così intimamente legate che l’avvenire dell’una è l’avvenire dell’altra, e la sorte dell’una è la sorte dell’altra. Sono sempre di attualità le parole di Giovanni Paolo II: “La riforma della Liturgia voluta dal Concilio Vaticano II può considerarsi ormai posta in atto; la pastorale liturgica invece, costituisce un impegno permanente per attingere sempre più abbondantemente dalla ricchezza della Liturgia quella forza vitale che dal Cristo si diffonde alle membra del suo Corpo che è la Chiesa” (Vigesimus quintus annus, 10). È l’impegno permanente nella pastorale liturgica che deve essere portato avanti con entusiasmo, lasciandoci guidare dallo stesso Spirito che ha ispirato il movimento liturgico, Papa Paolo VI e i Padri conciliari e che ancora oggi continua a guidarci. Dobbiamo guardare avanti e continuare con entusiasmo il cammino intrapreso dal Concilio. È infatti lo Spirito la fonte del nostro entusiasmo, della nostra gioia e della nostra speranza.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   E' l'uomo il capitale da valorizzare: in prima pagina, un'analisi di Ettore Gotti Tedeschi sulla recessione economica in atto. I rimedi per sconfiggerla - si afferma nell'articolo - devono però fondarsi anche sulle leggi della scienza economica.

    Seicentomila sfollati per le continue violenze: in rilievo, nell'informazione internazionale, la situazione in Kenya.

    In cultura, sul rapporto tra scienza e fede, valutato anche nell'odierno contesto russo, un saggio di Aleksej Judin. L'incidente alla Sapienza - scrive l'autore - è solo uno dei sintomi della crisi attualmente imperante a diverse latitudini nel campo della scienza e dell'educazione.

    Principi etruschi in terra di Spagna: Maurizio Sannibale illustra la mostra, a Barcellona, sull'arte, la storia e la cultura degli antichi abitanti della penisola italiana.

    Francesco Guglietta sull'esilio di Pio IX durante la Repubblica romana: una fucina di pensiero e meditazione.
     Nell'informazione religiosa, Giampaolo Mattei intervista monsignor Jacques Perrier, vescovo di Tarbes e Lourdes, che fa il punto sul giubileo per il 150 anniversario delle apparizioni mariane.

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    Oggi in Primo Piano



    Si chiude l’anno giubilare per i 150 anni dalla nascita di Pio XI, il Papa che inaugurò la Radio Vaticana: fu testimone e protagonista di grandi eventi nella storia del ‘900

    ◊   Ricorre oggi il 77.mo anniversario della fondazione della Radio Vaticana, che inaugurò le sue trasmissioni il 12 febbraio del 1931, sotto il Pontificato di “Pio XI - Un Papa interessante”, come titola il libro di don Umberto Dell’Orto, presentato domenica scorsa a Desio, Paese natale di Achille Ratti, dove si è svolto il Convegno “Pio XI e il suo tempo”, in chiusura dell’anno giubilare per i 150 anni della nascita di questo testimone e protagonista di grandi eventi, che hanno segnato la prima metà del ‘900. Don Umberto Dell’Orto, direttore dell’Archivio storico del Seminario di Milano, dove insegna Storia della Chiesa, ha dedicato a Pio XI approfondite ricerche, scoprendo una forte personalità, forse ancora poco valutata. Ascoltiamo l’intervista di Roberta Gisotti:


    R. - Sì, ancora poco valutata perché poco conosciuta. Questo Papa è un Papa non lontano dalla nostra sensibilità, come invece mi pare essere diffuso nella mentalità comune, ma un Papa che ci è molto vicino, per il fatto di avere avuto una personalità ricca e molto varia, per le molte relazioni, anche differenti tra di loro, che egli ha avuto la possibilità di allacciare nel corso della sua vita, e per il fatto di essersi trovato a confronto con situazioni di grande densità, sia dal punto di vista umano come anche dal punto di vista ecclesiale, anche sociale e culturale. In tutte queste situazioni - e questo lo si è visto in maniera molto chiara quando egli, durante il suo Pontificato, in questioni di grande rilevanza ebbe prese di posizione che furono punto di riferimento per le generazioni di allora.

     
    D. - Pio XI ha avuto in sorte di assistere all’affermarsi di terribili regimi totalitari, che hanno segnato tragicamente al vita di milioni e milioni di persone ...

     
    R. - Dobbiamo ricordare che, durante il suo Pontificato, si affermarono il regime fascista in Italia, nazista in Germania; la Spagna passò attraverso l’amarissima esperienza della guerra civile che poi portò al potere il generale Franco. E c’era poi la presenza di un regime comunista-socialista-massonico in Messico e, ancora, la presenza del regime comunista nell’Unione Sovietica. Ecco, di fronte a tutte queste situazioni, Pio XI assunse sempre un atteggiamento di chiarezza e di fermezza su due grandi questioni: la prima, la difesa delle Chiese presenti in queste Nazioni, in questi territori e, contemporaneamente, la difesa della dignità umana che questi tipi di regimi dittatoriali compromettevano fortemente. Questo lo si vede - la prevalenza di questa chiarezza e di questa ferma presa di posizione - negli ultimi anni del suo Pontificato. A proposito di questo, direi che le scelte e gli atteggiamenti di Pio XI hanno avuto un aiuto complementare nel suo più stretto collaboratore dell’ultima parte del suo Pontificato, il segretario di Stato, Eugenio Pacelli, che divenne suo successore con il nome di Pio XII.

     
    D. - A questo proposito, professor Dell’Orto. ancora oggetto di studio e di dibattito è la lettera che Pio XI aveva in animo di pubblicare sul fascismo e che poi, a causa della sua morte, non è stato più possibile...

     
    R. - Io collocherei questa lettera - gli stralci sono stati resi noti una ventina di anni dopo, sotto il Pontificato di Giovanni XXIII - in tutto un percorso in cui Pio XI non ebbe paura di denunciare misure assunte dal regime fascista che colpivano la Chiesa, la sua identità, la sua missione e coloro che operavano all’interno della Chiesa. Pensiamo agli interventi riguardanti l’educazione cattolica che Pio XI difese a spada tratta e a più riprese. E’ noto il conflitto che ebbe con il regime fascista a proposito dell’Azione Cattolica, soprattutto dell’Azione Cattolica giovanile. E così, prese posizioni analoghe anche con altri regimi simili. Ecco, in questo percorso è da collocare anche quella lettera.

     
    D. - Don Dell’Orto, la vita di Pio XI è intrecciata anche con la nascita della Radio Vaticana ...

     
    R. - La Radio Vaticana può essere, nella sua origine, legata a due grandi attenzioni di Pio XI. La prima attenzione di questo Papa è stata quella di valorizzare ciò che le scienze moderne, le tecniche moderne, mettevano a disposizione per l’opera di evangelizzazione della Chiesa. L’altro motivo che spiega l’origine della Radio Vaticana è l’attenzione avuta da questo Papa per comunicare con le masse. Egli utilizzò diversi canali per attuare questa sua sensibilità, questa sua attenzione. Pensiamo agli Anni Santi: sotto il suo Pontificato, vennero celebrati ben tre Anni Santi. Pensiamo alle molte cerimonie di Beatificazione e di Canonizzazione, fatte certamente per invitare il popolo di Dio ad assumere il messaggio della santità cristiana. Altro canale da lui percorso, che oggi è del tutto dimenticato ma che allora fu molto efficace, è stato quello di far giungere a singoli e a famiglie la sua immagine autografata da lui, personalmente. Altro mezzo, allora molto efficace, quello di distribuire medagliette commemorative, soprattutto alle coppie di sposi. Oppure, altro mezzo da lui utilizzato, quello di stampare medaglie per commemorare momenti e anniversari significativi avvenuti nel corso del suo Pontificato. Erano tutti modi per far circolare il suo messaggio, attraverso queste possibilità. Infine, bisogna ricordare che egli ebbe, proprio per la sua capacità relazionale, uno stile capace di andare incontro ai pellegrini che ascoltavano le sue udienze. E a proposito di questo, c’è da ricordare che Pio XI conosceva bene le più importanti lingue straniere: parlava correttamente il francese, il tedesco, lo spagnolo e - possiamo dire - se la cavava anche in inglese. E poi, ultima annotazione, è che il più delle volte i discorsi alle folle li improvvisava, li pronunciava a braccio.

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    Il contributo dei cattolici italiani fu decisivo per la rinascita dello Stato democratico: la riflessione dello storico Malgeri, all’indomani del 79.mo dei Patti Lateranensi e nell’anno del 60.mo della Costituzione Italiana

    ◊   I Patti Lateranensi posero “le premesse per un contributo fattivo dei cattolici italiani alla nascita del nuova Stato democratico”. E’ quanto scrive L’Osservatore Romano in un editoriale, pubblicato ieri in occasione del 79.mo anniversario dei Patti Lateranensi. Un evento, sottolinea il quotidiano diretto da Gian Maria Vian, che richiama “un’altra ricorrenza particolarmente significativa per la storia d'Italia: l'entrata in vigore, sessant’anni or sono, della Costituzione repubblicana. Per una riflessione su questo legame tra i due eventi, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Francesco Malgeri, docente di Storia contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma e presidente del Comitato scientifico della Fondazione “Alcide De Gasperi”:


    R. - Certamente, i Patti Lateranensi, che naturalmente riguardavano il quadro generale dei rapporti tra Stato e Chiesa, in qualche modo venivano a sanare una ferita profonda che era rimasta nel Paese dall’unità in poi. Consentivano al mondo cattolico di conservare alcune autonomie, nel senso che - per esempio - il riconoscimento dell’Azione Cattolica dava ai cattolici uno spazio che, in quel momento, poche altre culture potevano avere, che non fossero appunto legate al fascismo. Quindi, all’interno di questo contesto, matura una classe dirigente che poi sarà la classe dirigente che avrà un peso e un ruolo notevole nel quadro della edificazione del nuovo Stato democratico e repubblicano.

     
    D. - Passiamo dai Patti Lateranensi al Secondo dopoguerra, alla Costituzione italiana. In quali parti della Costituzione, si coglie con maggiore evidenza il contributo dei cattolici?

     
    R. - Un po’ tutta la Costituzione è permeata da questo pensiero che fu ispirato dai costituzionalisti cattolici. I problemi del lavoro, della giustizia sociale, i problemi dell’esigenza di uno Stato attento ai valori della solidarietà: questi elementi - presenti soprattutto nella prima parte della Costituzione - hanno avuto il contributo notevole dei costituzionalisti cattolici. La gran parte dei quali, se non tutti, si erano formati nel corso degli anni Trenta.

     
    D. - Oggi ci si confronta - a volte anche animatamente - sul tema della laicità. In che modo l’argomento della laicità e dei rapporti tra Stato e Chiesa fu affrontato in Assemblea costituente?

     
    R. - In qualche modo, nell’art. 7, in cui venivano riconosciuti i Patti Lateranensi come strumento per regolare i rapporti tra lo Stato e la Chiesa, è anche l’articolo dove si sostiene che Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani nel loro ambito. Quindi, questa è un’indicazione che riguarda anche il valore della laicità nella politica.

     
    D. - L’Osservatore Romano sottolinea che non di rado si fanno nella polemica politica e sui mass media delle confusioni fra Santa Sede e Chiesa italiana, fra Vaticano ed episcopato italiano. Un vizio antico, in realtà forse amplificato dai mezzi di comunicazione di oggi...

     
    R. - Sì, indubbiamente c’è una sorta di confusione, di incapacità di cogliere quello che è il problema legato agli aspetti istituzionali e quello che è invece il problema legato ai valori della fede, alle istanze di cui la Chiesa è portatrice su un piano indubbiamente spirituale e un piano di attenzione a quello che è il peso dei cittadini nella vita dello Stato.

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    La Giornata europea dedicata alla sicurezza dei minori sul web al centro del "Safer Internet Day". L'opinione di Valerio Neri

    ◊   Alla fondamentale sicurezza in rete per i ragazzi è dedicato il "Safer Internet Day", Giornata promossa dalla Commissione europea che oggi si celebra in tutti i Paesi dell’Unione. Non si deve demonizzare Internet, ma la necessità di schermare le insidie che presenta ai minori è sempre più evidente. Di qui, i richiami ad una maggiore educazione all’uso dello strumento e ad una presa di coscienza sia dei gestori di siti che degli operatori telefonici. Il servizio di Francesca Sabatinelli.


    Il "Safer Internet Day" ci dice che l’attenzione deve restare altissima. Come indicano indagini e statistiche, e il primo studio commissionato da Save the Children lo dimostra, tra i giovani cresce il successo dei social network e i rischi sono sempre gli stessi: dall’imbattersi in materiale pornografico, a conseguenze molto più gravi come essere adescati on line dagli adulti. Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia:

    “Anche se questi social network nascono come modo di condividere all’interno di un gruppo di amici una serie di materiali, chiacchiere e quant’altro, in realtà possono aprirsi all’accesso di estranei anche adulti. E, addirittura, l’86 per cento di questi ragazzi chiedono che le aziende fornitrici di questi siti e gestori dei siti li aiutino a meglio proteggere la loro privacy dall’inserimento di altri estranei. A nostro giudizio, non si è mai ancora fatto abbastanza. Chiediamo di non rendere accessibili i profili dei minori”.

    Sotto accusa anche i videogiochi: da una ricerca del Centro studi minori e media emerge che 1 ragazzo su 4 gioca on line con altre persone spesso estranee, spesso adulte. Serve, spiega Isabella Poli, direttore scientifico del centro, una educazione all’uso critico e responsabile di internet e delle nuove tecnologie:

    R. - Il problema che si riscontra è un "digital divider", cioè un gap tecnologico, fra i genitori e i figli. Forse per la prima volta nella storia umana sono i figli ad insegnare ai genitori le competenze, perlomeno tecniche, nell’uso dei nuovi media. Quindi, una tutela dei minori online, affidata esclusivamente ai genitori, nella maggioranza impreparati a questo compito, rischia di essere vanificata. Anche per i cellulari abbiamo visto che per esempio i genitori hanno una diffusa ignoranza sulla possibilità di bloccare servizi a sovraprezzo sui cellulari dei propri figli e quelli a contenuto sensibili, cioè erotico-sessuali. Per un bambino questi siti dovrebbero essere disattivati.

     
    D. - Il gestore forse dovrebbe cambiare politica...

     
    R. - Sì, dovrebbe essere stimolato e impegnato a vedere più l’interesse superiore del bambino, così come viene sancito da tutta la normativa nazionale e internazionale, piuttosto che l’interesse concreto. Perché è evidente che l’operatore forse ha maggiore interesse a dare un cellulare con tutti questi servizi a sovraprezzo, che sono già attivi. Non vogliamo fare una politica terroristica nei confronti di questi mezzi, che secondo noi sono mezzi che offrono grandi opportunità. Il problema è saperli gestire in modo critico e responsabile.

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    Rapporto UNICEF sui Paesi in emergenza: Africa in primo piano. Appello ai donatori per raccogliere i fondi necessari

    ◊   Emergenze dimenticate: l’UNICEF lancia da Ginevra un appello ai donatori per raccogliere 856 milioni di dollari per assistere donne e bambini in 39 Paesi colpiti da crisi umanitarie. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Il rapporto annuale dell’UNICEF sulle emergenze include sia crisi politico-militari, insorte di recente come in Ciad e in Kenya, sia conflitti di lunga durata - sono una lunga lista e sovente non fanno più notizia - sia disastri naturali, come le alluvioni in Mozambico. In tutto, l’agenzia dell’ONU - che ha sede a Ginevra, leader negli aiuti primari come acqua, servizi igienici, nutrizione, istruzione, telecomunicazioni d’emergenza - stima necessari 856 milioni di dollari per fare fronte ai bisogni vitali soprattutto di donne e bambini, i più esposti a privazioni in caso di guerre e sfollamenti.

     
    Grave la situazione in molti Paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove si combinano conflitti, calamità ambientali, povertà endemica, creando una situazione d’instabilità con milioni di sfollati, e massima parte di bambini malnutriti a rischio di vita. Servono 150 milioni di dollari per soccorrere la popolazione del Sudan, specie nel martoriato Darfur, dove i profughi sono oltre 2 milioni ed altri 106 milioni occorrono per la Repubblica democratica del Congo, e ancora decine di milioni per la Somalia l’Uganda, il Ciad, il Kenya, dove la gente già prostrata dalle alluvioni e dalla diffusione dell’AIDS, è ora alle prese con un conflitto civile. E poi, oltre l’Africa, ci sono in primo piano le emergenze del Pakistan e dell’Iraq. Fra tante sofferenze e privazioni l’UNICEF ci dà una buona notizia: diminuiscono le vittime delle crisi umanitarie, grazie ad una risposta più pronta ed efficace nei soccorsi e nella prevenzione.

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    Mons. Pennisi, vescovo di Piazza Armerina, in Sicilia, messo sotto scorta per il suo "no" ai funerali di un boss mafioso. Intervista con il presule

    ◊   Si era rifiutato di celebrare i funerali di un capomafia della zona di Gela, Daniele Emmanuello, ed è stato subito trasformato in un bersaglio. Mons. Michele Pennisi, vescovo della diocesi di Piazza Armerina, in Sicilia, è stato messo ieri sotto scorta dal Comitato per l'ordine e la sicurezza, che gli ha assegnato un servizio di vigilanza. Il "no" del presule alle esequie del boss - ucciso in uno scontro a fuoco dalle forze dell’ordine, lo scorso 3 dicembre - è stato stigmatizzato da un volantino pieno di ingiurie, che non hanno però tolto serenità a mons. Pennisi, come testimonia egli stesso al microfono di Emanuela Campanile:


    R. - Sono sereno, perchè sto compiendo il mio dovere di pastore, che è quello di annunciare il Vangelo, di invitare alla conversione: una conversione che, però, deve essere concreta, una conversione che deve mostrarsi attraverso i fatti, quindi attraverso il riparare al male che è stato compiuto, attraverso un rinnovamento della propria vita. Debbo dire che qualcuno ha accolto questo appello. In qualcuno ci sono segni di conversione, ma la conversione ha bisogno di gesti concreti. La conversione è richiesta a tutti. Anche le vittime dell’usura, del pizzo, devono collaborare con le autorità per scrollarsi di dosso questa cappa di piombo che opprime la loro vita e rende difficile anche la vita della società.

     
    D. - "Pizzo" e usura sono le due piaghe che spezzano intere famiglie. Voi avete storie di persone, di padri di famiglia che purtroppo si sono dovuti rivolgere, nonostante non lo volessero, a questa organizzazione...

     
    R. - Noi cerchiamo di prevenire questa piaga attraverso un servizio di consulenza tramite la Caritas diocesana, tramite l’Associazione regionale antiusura di padre Pino Puglisi, tramite anche la collaborazione con tutte le altre associazioni. Cerchiamo di liberare con un piccolo aiuto queste persone che rischiano di sottomettersi al "pizzo", alla mafia e quindi al racket e all’usura. Certamente, tutta la società deve lavorare per questo. La Chiesa, facendo parte della società, vuole dare una mano svolgendo il suo compito, che è un compito innanzitutto educativo, cioè quello di educare le coscienze e di sostenerle, di aiutare attraverso tutte le opere della giustizia e della carità cristiana. Le persone che vogliono liberarsi dall’usura e dal "pizzo" hanno bisogno di essere sostenute dalle fondazioni - come quella di padre Pino Puglisi - dalle autorità e dalla burocrazia. Spesso dei ritardi burocratici, degli inceppi burocratici scoraggiano la gente dal denunziare. E’ importante che ci sia una sinergia fra fondazioni ecclesiali, fra parrocchie, ma anche fra pubbliche istituzioni per far capire a queste persone come loro possano essere veramente aiutate. Perché se le persone capiscono che poi questo aiuto non viene, rischiando molto, hanno paura di denunciare.

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    Chiesa e Società



    In Kenya, allarme infanzia: oltre 100 mila bambini sfollati, in seguito alla crisi elettorale dello scorso dicembre

    ◊   Sono più di 100 mila i bambini keniani costretti a vivere nei campi profughi, a causa delle violenze seguite alle elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso. Lo afferma l’agenzia MISNA, che riporta il più prestigioso quotidiano del Paese: il “Daily Nation”. Nell’articolo si precisa che molti di questi bambini alloggiano in campi profughi allestiti nella regione occidentale della Rift Valley. Alla periferia di Eldoret, circa 4200 studenti elementari frequentano corsi scolastici nelle strutture di accoglienza. La situazione non migliora, a sud- ovest del Paese. A Nakuru, oltre 30 bambini sono nati nello stadio sportivo che per giorni ha ospitato alcune migliaia di sfollati. Nella stazione di polizia di Naivasha, centinaia di persone si sono accampate nel timore di essere vittime di aggressioni: circa 300 bambini vivono senz’acqua e in condizioni igieniche minime. Gli operatori umanitari temono il diffondersi di infezioni e malattie: a farne le maggiori spese sarebbero, ancora una volta, i più piccoli. “I bambini sono in cima alle nostre priorità – ha detto il coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, John Holmes – e siamo molto preoccupati del trauma psicologico causato dal fatto di vivere nei campi”. (B.B.)

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    Darfur: scontri nei villaggi tra guerriglieri costringono migliaia di persone a fuggire in Ciad

    ◊   Da giorni violenti scontri in Darfur costringono alla fuga migliaia di rifugiati in Ciad: un numero compreso tra le 4 mila e le 6 mila persone ha cercato rifugio nell’aria di Birak, regione orientale del Ciad, e nei villaggi limitrofi, in cerca di sicurezza. I profughi sono in fuga dagli attacchi via terra ed aerei avvenuti nelle giornate di venerdì e sabato, a opera dei guerriglieri sostenuti dalle forze armate sudanesi. Secondo alcune informazioni provenienti dalla regione, migliaia di nuclei famigliari sarebbero stati colpiti direttamente dagli attacchi e i loro villaggi saccheggiati ed incendiati dai guerriglieri, allo scopo di spaventare gli abitanti e per impedire alle persone di fuggire. I rifugiati provengono soprattutto dalle aree di Sirba, Sileah e Abu Suruj, a circa 50-70 chilometri a nord di El Genuina, la capitale del Darfur occidentale. Per questo, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) con altre associazioni umanitarie, ha inviato una missione di emergenza nella regione orientale del Ciad al confine con il Darfur fino a Figeira, nei pressi di Birak. L’esodo verso il Ciad nasconde grandi difficoltà e per affrontare il problema, le misure di emergenza prevedono che i rifugiati appena arrivati, vengano trasferiti a bordo di camion all’interno dei campi profughi già esistenti vicino a Guéréda, città nella regione di Wadi Fira (Ciad), a circa 50 chilometri da Birak. Stando ai dati dell’ACNUR, circa 30 mila persone fuorusciti dal Darfur vivono all’interno di due campi nell’area di Guéréda, mentre altri 58 mila sono accolti in tre campi nei pressi della vicina città di Iriba. (M.B.)

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    Venezuela: riunione straordinaria dell'episcopato su violenza, conflitti sociali, rapporti internazionali ed embargo imposto da un tribunale statunitense

    ◊   Il Presidente della Conferenza episcopale del Venezuela, arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Santana, ha annunciato ieri un’Assemblea plenaria straordinaria in settimana, esprimendo al tempo stesso gravi preoccupazioni per la situazione complessiva del Paese, in particolare per ciò che potrebbe accadere per l’economia e il rifornimento alimentare dopo che un tribunale statunitense ha ordinato il congelamento per 12 miliardi di dollari di beni detenuti negli Usa, della società petrolifera di stato "Petroleos de Venezuela". Nell'annunciare la Plenaria straordinaria, Mons. Santana ricorda che la Compagnia petrolifera statale fornisce al Paese il 90% del suo introito nazionale e quindi “si tratta di una decisione molto preoccupante, poiché potrebbe colpire i rapporti internazionali della nostra nazione e il rifornimento di cibo e medicine per il nostro popolo”. Da ricordare che la reazione immediata del Presidente Hugo Chávez è stata molto dura, poiché ha minacciato di tagliare le esportazioni di petrolio verso gli Stati Uniti se la “Exxon Mobil” - che non ha accettato di cedere alla "Petroleos" la propria quota di maggioranza in un progetto petrolifero nel bacino dell'Orinoco - continuerà “ad osteggiare la sovranità del Paese”. Il riattivarsi delle tensioni con gli Stati Uniti, con la loro sequela di ostilità latenti da diversi anni tra Washington e Caracas, si aggiunge a quelle con il governo colombiano del Presidente Alvaro Uribe: ciò, naturalmente, allarma l’opinione pubblica venezuelana e quindi la Chiesa cattolica. “E’ necessario che i rapporti fra i nostri Paesi" - ha sottolineato mons. Santana con riferimento alle relazioni con la Colombia - "tornino a ritrovare la via della pace anche perché i venezuelani sono vicini con spirito di fratellanza al popolo colombiano”. In concreto, il Presidente dell’episcopato ha voluto esprime sostegno e solidarietà ai vescovi fratelli della Colombia per quanto dicono e fanno per creare nel proprio Paese “un clima capace di sconfiggere mezzo secolo di violenze”. Salutando la liberazione, alcune settimane fa, di alcuni ostaggi della guerriglia della Farc, mons. Santana ha ribadito la disponibilità della Chiesa a far tutto ciò che è nella sua natura, per facilitare un riavvicinamento tra Caracas e Bogotá. Infine, sempre nella prospettiva dell’Assemblea Plenaria prossima, l’arcivescovo di Maracaibo ha rilevato le angosce e le preoccupazioni dei vescovi venezuelani di fronte all’acuirsi “del clima di violenza dall’inizio del 2008. Si tratta, ha aggiunto, di una vera bomba ad orologeria che occorre disattivare tempestivamente, poiché non produrrà nulla di buono; anzi, finirà per innescare una spirale di nuove violenze e scontri”. (L.B.)

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    Colombia: inizierà venerdì l’Assemblea del Consiglio nazionale dei laici

    ◊   Dal 15 al 17 febbraio, presso la sede della Conferenza Episcopale della Colombia, si terranno i lavori dell’Assemblea ordinaria del Consiglio nazionale dei laici. Lo scopo è approfondire gli impegni per il laicato che derivano dal documento di Aparecida, che riassume le conclusioni della quinta Conferenza generale degli episcopati dell’America Latina e dei Caraibi. Inoltre, all’interno di questa prospettiva, i laici colombiani definiranno le principali sfide da affrontare entro il 2009. I laici colombiani sono impegnati nell’evangelizzazione, in particolare nelle aree rurali del Paese. Nelle diverse 76 giurisdizioni ecclesiastiche sono quasi 70 mila, di cui oltre 51 mila lavorano specificamente nell’ambito della catechesi. Da ricordare che i laici colombiani, dal 2000 in poi, sono entrati nel mirino della violenza politica e della criminalità organizzata Almeno 4 catechisti hanno pagato con la vita il loro impegno e la loro fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, così come due vescovi, decine di sacerdoti, religiosi e religiose. Tali testimonianze riecheggiano le parole di Benedetto XVI nel suo discorso ad Aparecida: “Nelle Comunità ecclesiali dell'America Latina – ha detto il Papa - è notevole la maturità della fede di molti laici e laiche attivi e dediti al Signore, insieme con la presenza di molti generosi catechisti, di tanti giovani, di nuovi movimenti ecclesiali e di recenti Istituti di vita consacrata. Si dimostrano fondamentali molte opere cattoliche educative, di assistenza e di accoglienza”. Nella stessa occasione il Santo Padre ha sottolineato: “I laici cattolici devono essere coscienti delle loro responsabilità nella vita pubblica, devono essere presenti nella formazione dei consensi necessari e nell'opposizione contro le ingiustizie”. Per i laici colombiani, gli insegnamenti del Papa saranno la cornice delle riflessioni di questi giorni. Riflessioni che approfondiranno diverse tematiche, come per esempio: “L’uomo e la donna: linee antropologiche”, “Gli impegni del laicato alla luce delle conclusioni di Aparecida”, “Realtà odierna in Colombia e dottrina sociale della Chiesa”. Nel corso dell’incontro interverranno diversi vescovi e fra loro il presidente dell’episcopato mons. Luis Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja. (A cura di Luis Badilla)

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    Rilasciati in Iraq alcuni bambini cristiani rapiti, rifiutatisi di convertirsi alla religione islamica

    ◊   Erano pronti ad andare a scuola. Ma sulla strada che li conduceva all’edificio, sono stati rapiti. È la storia, fortunatamente terminata con un lieto fine, di 40 bambini di Baghdad. Alcuni terroristi, la settimana scorsa, li hanno rapiti mentre camminavano sul ciglio di una strada che conduce alla capitale irachena. Fra i bambini, anche 3 cristiani ai quali i terroristi hanno imposto di convertirsi all’islam. “Siamo pronti a morire per la nostra fede”, hanno risposto i giovani. A raccontare l’episodio, mons. Louis Sako vescovo di Kirkuk. “Quello accaduto ai tre giovani cristiani – racconta il presule, all’agenzia Sir – significa che, pur tra tante difficoltà, i nostri fedeli non perdono la fede e la speranza. Anzi le rafforzano”. Il vescovo ha inoltre avviato un cammino di riconciliazione tra musulmani e altre confessioni cristiane. Con gli esponenti delle altre Chiese, ha creato un consiglio di 30 persone con il compito di far sentire la voce dei cristiani. La notizia è stata ben accolta anche dalle autorità politiche e civili locali. (A cura di Beatrice Bossi)

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    A Bruxelles, una delegazione incontra i vertici europei sul problema dei rifugiati iracheni

    ◊   Oggi e domani una delegazione di persone impegnate nell’assistenza ai rifugiati iracheni si incontrerà, a Bruxelles, con alcuni rappresentanti della Commissione e del Parlamento europeo. L’iniziativa è della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea che per l’occasione ha anche indetto una conferenza stampa per domani a Bruxelles cui parteciperanno mons. François Yakan, vicario del patriarcato caldeo in Turchia, Otmar Oehring, responsabile della sezione diritti dell’uomo di Missio, l’opera missionaria cattolica internazionale, Stephan Lunte, segretario aggiunto della Comece e suor Marie-Claude Naddaf, superiora della Comunità delle suore del Buon Pastore a Damasco. Quest’ultima, con l’aiuto di altre due suore, si occupa di circa 1500 rifugiati iracheni cristiani e di altre persone emarginate. Siriana di origine, ha ricevuto nel 2006 il premio per i diritti dell’uomo della Repubblica francese. L’iniziativa della Comece - riferisce l'Agenzia Sir - si aggiunge a quelle già intraprese nel novembre 2007, quando i vescovi della Comece lanciarono durante una assemblea plenaria un appello a favore dei rifugiati iracheni e della minoranza cristiana, e nel gennaio 2008 con il presidente mons. Van Luyn che scrisse una lettera alla presidenza slovena di turno dell’Ue per chiedere che la situazione dei rifugiati cristiani fosse messa all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio d’Europa e che circa 60 mila rifugiati cristiani iracheni potessero essere accolti nell’Ue. (R.P.)


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    In Germania, mons. Robert Zollitsch è il nuovo presidente della Conferenza episcopale tedesca

    ◊   Mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo in Breisgau, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale tedesca. È stato eletto dall’assemblea plenaria dei vescovi riunita da ieri fino a giovedì a Würzburg. 69 anni, mons. Zollitsch succede al cardinale Karl Lehmann che, dopo 21 anni alla guida della Conferenza episcopale tedesca, si è dimesso per motivi di salute. Nato il 9 agosto 1938 da una famiglia tedesca a Filipovo (Philppsdorf), nella ex-Jugoslavia, e ordinato sacerdote a Friburgo nel 1965, è arcivescovo di Friburgo dal 20 luglio 2003. Ha fatto parte del Movimento Apostolico internazionale di Schoenstatt, il noto movimento mariano fondato nel 1914. Dal 2003 al 2006 è stato membro della Commissione episcopale per la Dottrina della Fede ed è attualmente membro di quella per la vita consacrata e il ministero nella Chiesa. Come arcivescovo di Friburgo si è distinto per il suo grande dinamismo pastorale. Mons. Zollitsch, che come motto episcopale ha scelto “In fidei communionis”, entrerà in carica ufficialmente il 18 febbraio, per un mandato di sei anni. I vescovi tedeschi hanno confermato alla vice-presidenza mons. Heinrich Mussinghoff, vescovo di Aquisgrana. Confermati anche l’attuale segretario, il gesuita padre Hans Langendoerfer, ed il vice-segretario, padre Rainer Ilgner. (L.Z.)

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    Chiesa e Stato riuniti in Francia in nome del dialogo

    ◊   L'arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza Episcopale Francese, André Vingt-Trois, e i due vice-presidenti della stessa Conferenza, l’arcivescovo di Clermont, Simon Hippolyte, il mons. Laurent Ulrich e il segretario generale padre Antoine Hérouard, hanno partecipato al tradizionale incontro annuale per il dialogo tra la Chiesa e lo Stato in Francia. Nel corso dell’incontro con la delegazione di Stato francese, sono stati affrontati temi come: i laici in missione pastorale, i visti per i religiosi che entrano in Francia, l’utilizzo delle cattedrali, la convalida dei diplomi. La giornata della riunione è stata, per i partecipanti, un momento di aggiornamento, di riflessione e discussione per esporre i diversi orientamenti. Al termine dell’evento, padre Hèrouard, segretario generale della Conferenza Episcopale della Francia, ha sottolineato “il clima di fiducia e di rispetto reciproco e l’importanza di questi incontri”, aggiungendo che “è utile per la Chiesa e i rappresentanti dei poteri pubblici avere occasioni per risolvere insieme i problemi concreti”. (M.B.)

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    Cina: i giovani di Tai Yuan rispondono al Papa impegnandosi a vivere attivamente l'Anno Paolino

    ◊   “Rispondiamo all’appello del Papa e ci impegniamo a vivere l’Anno Paolino con un'attiva evangelizzazione”: questa la risposta a Benedetto XVI dalle centinaia di giovani della diocesi di Tai Yuan, nella provincia di Shan Xi, che nei giorni scorsi hanno partecipato all’incontro sull’Evangelizzazione. Secondo quanto riferisce Faith dell’He Bei, ripreso dall'Agenzia Fides, decine di giovani provenuti dalle diverse parrocchie della diocesi hanno partecipato all’incontro sotto il patrocino del Gruppo “Jia Bo” (che significa “buona comunicazione”) che è una nuova realtà ecclesiale, nata il 28 agosto 2007. Oltre alla preghiera, alla condivisione della Parola di Dio, alla celebrazione eucaristica ed all’adorazione, i giovani hanno anche condiviso l’esperienza della propria parrocchia, della propria comunità o dell’ambiente in cui vivono, come l’università, la fabbrica o l’azienda. Alcuni di loro confermano: “abbiamo potuto incontrare profondamente Gesù nella preghiera e nell’adorazione, con gli amici ci siamo incontrati nel dialogo. Inoltre abbiamo offerto noi stessi a Gesù presente nell’Eucaristia, come il Papa ci ha insegnato. Questo ci ha confermato la determinazione di seguire Gesù per sempre”. “Il nostro motto è ‘nutrire l’anima con l’Eucaristia, lodare il Signore con la preghiera’. Le parole di padre Vincent Lebbe sono il nostro slogan: ‘autentico amore agli altri, completa dedizione, gioia costante’. Questo ci accompagnerà lungo il cammino della Quaresima e dell’Anno Paolino”. (R.P.)


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    Da Roma al Brasile, un anno di celebrazioni per il missionario gesuita portoghese, padre Antonio Vieira

    ◊   Sono cominciate le celebrazioni per il IV centenario della nascita del gesuita portoghese António Vieira, evangelizzatore del Brasile. Nato a Lisbona il 6 febbraio 1608 e morto a Bahia nel 1697, padre António Vieira fu uno dei grandi e complessi protagonisti del suo tempo. Missionario, scrittore, diplomatico, predicatore di corte e consigliere di re, fu soprattutto, sulle orme di Bartolomé de Las Casas, grande avvocato dei diritti degli indios che i coloni volevano schiavizzare. Dalla sua opera sembra abbia dato ispirazione il film «Mission» con Robert De Niro e Jeremy Irons. Padre Vieira fu anche processato dal tribunale dell'Inquisizione portoghese con l'accusa di eresia e quindi imprigionato dal 1665 al 1667. Graziato e riabilitato dal sovrano spagnolo Pedro II, si recò a Roma, dove fu in stretto contatto con il Papa Clemente X. Nei giorni scorsi a Roma il dipartimento di Studi europei e interculturali dell’università “La Sapienza”, in collaborazione con l'Accademia dei Lincei, l'Instituto Camões-Portugal, l'Università Cattolica di Lisbona, quelle di Lisbona e di São Paulo, l'Università dello stato di Rio de Janeiro e quella federale del Pará (Amazzonia) hanno organizzato un convegno — presenti rappresentanze diplomatiche di Portogallo e Brasile, autorità laiche e religiose — in cui sono stati analizzati i diversi aspetti della personalità e dell'opera del missionario gesuita. In particolare, la relazione di Silvano Peloso, docente di Lusitanistica della Sapienza, ha messo in luce il rapporto tra religione, filosofia e scienza nel pensiero di Vieira e nella problematica seicentesca. A Lisbona sono state intanto inaugurate, con la posa di un pannello commemorativo accanto alla casa natale del religioso, le manifestazioni per l'«Anno Vieirino» che si svilupperà anche in Brasile. Il presidente portoghese ha detto: “Tutta l'opera di padre Vieira è al tempo stesso una dimostrazione di genio e di fede. Fede in Dio, certamente, come si può dedurre dai racconti che egli stesso fa della sua attività di missionario, ma anche fede nel destino di una nazione e nelle possibilità di uno stato la cui indipendenza ha visto restaurare, nel 1640, e poi ha aiutato a consolidare». (R.P.)


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    Repubblica Democratica del Congo: i vescovi invitano a cambiare mentalità, per ricostruire il Paese

    ◊   Malessere sociale, preoccupazioni per il futuro dei giovani, sfruttamento delle risorse naturali, problemi economici e necessità di una classe dirigente più dinamica: sono questi i problemi della Repubblica Democratica del Congo, secondo il Comitato della Conferenza Episcopale congolese (CENCO). Per questo, al termine di una sessione di lavori tenutasi a Kinshasa la scorsa settimana, ha diffuso il messaggio “Cambiamo i nostri cuori”: un appello alla Nazione affinché cambi mentalità a favore della ricostruzione del Paese. Il Comitato permanente dei vescovi chiede di evitare il ricorso alla violenza, alle discriminazioni, alle minacce o all’inganno. In particolare, si rivolge ai Paesi confinanti e alla comunità internazionale affinché rispettino il diritto nazionale e internazionale. “Lungi dall’essere un semplice grido d’allarme – scrivono i presuli in un comunicato, diffuso dall’agenzia Misna – il nostro appello vuole essere un messaggio di speranza per mobilitarci”. (B.B.)

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    Il cardinale Poupard a Vicenza per l’anno del centenario della “Scuola di cultura cattolica Mariano Rumor”

    ◊   Domenica pomeriggio, in occasione dei cento anni dalla fondazione dell’Istituto “Scuola di cultura cattolica Mariano Rumor” a Vicenza, il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, ha affrontato il tema del rapporto tra “Cultura cattolica e società civile”. “La cultura generata dalla fede è un compito da realizzare – ha detto il porporato – e non solo una tradizione da conservare e trasmettere. Soltanto così l’annuncio del Vangelo trova il modo di incidere pienamente nella vita della società civile, permeandola dal di dentro”. E ancora: “Esiste, e non si deve temere di affermarlo, una qualificazione cattolica della cultura, perché la fede in Cristo non è un puro e semplice valore tra i valori che le diverse culture enucleano”. Infine, il cardinale Poupard, alla presenza del vescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia, ha sottolineato la necessità di coniugare intelligentemente fede e vita, cultura cattolica e società civile, spiegando che “questo dialogo non è astratto scambio di idee, ma incontro di persone”. Una relazione fatta di “umiltà, amore per la verità, carità” ha concluso il porporato ringraziando la “Scuola di cultura cattolica”, una tra le istituzioni storiche della provincia veneta, nata come emanazione della “Società cattolica di assistenza e di mutuo soccorso”, e appartenente alla “Federazione vicentina delle Società cattoliche agricole-operaie”, che all’inizio del secolo scorso costituivano la base della struttura organizzativa cattolica sul terreno sociale della diocesi di Vicenza. (M.B.)

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    Nuove iniziative del Servizio della Pastorale giovanile in Italia, per invogliare i giovani a partecipare alla GMG di Sydney

    ◊   In programma nuove iniziative del Servizio italiano per la Pastorale Giovanile per favorire la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù prevista dal 15 al 20 luglio a Sydney. Tra i progetti: la creazione di punti informativi presso gli scali aerei intermedi e l’invio di una lettera incoraggiante del card. Bagnasco, presidente Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a tutte le diocesi italiane. “La CEI ha bloccato presso diverse compagnie aeree molti posti, – ha dichiarato Marco Federici referente della GMG all’agenzia Sir - si tratta solo di prenotarli. Per facilitare la partecipazione – continua – sarà possibile iscriversi sul sito ufficiale www.gmg2008.it”. Federici conferma anche lo svolgimento della “Festa degli Italiani”, prevista per il 16 luglio, e l’allestimento di “Casa Italia”: una organizzazione nata per dare supporto logistico ai giovani italiani diretti a Sydney. Secondo le stime, ancora non definitive, saranno circa 10 mila i giovani che dall’Italia si dirigeranno in Australia il 15 luglio. (B.B.)

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    Dalla 35.ma Congregazione generale della Compagnia di Gesù, la nomina dei nuovi Assistenti regionali

    ◊   Secondo quanto stabilito dalla legislazione della Compagnia di Gesù, durante la 35.ma Congregazione Generale in corso a Roma, sono stati nominati i nuovi Assistente Regionali, scelti da una lista di tre nomi proposti dagli elettori di ogni Assistenza. Questa mattina, durante la sessione plenaria, il Padre Adolfo Nicolas ha annunciato i loro nomi: per l'Africa il padre congolese Jean-Roger Ndombi; per l'America Latina meridionale il padre boliviano Marcos Recolons; per l'America Latina settentrionale il padre colombiano Gabriel Ignacio Rodrìguez; per l'Asia meridionale il padre indiano Lisbert D'Souza; per l'Asia Orientale-Oceania il padre filippino Daniel Huang; per l'Europa centrale e orientale il padre polacco Adam Zak; per l'Europa meridionale il padre spagnolo Joaquìn Barrero; per l'Europa occidentale il padre francese Antoine Kerhuel e per gli Stati Uniti d'America il padre statunitense James Grummer. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il Pentagono chiederà la pena capitale per i 6 presunti terroristi, detenuti a Guantanamo, accusati dell'attentato dell'11 settembre

    ◊   Torna alla ribalta il carcere di Guantanamo, già al centro della cronaca internazionale per i trattamenti, ritenuti disumani da numerose organizzazioni umanitarie, nei confronti dei detenuti. Il Pentagono chiederà la pena di morte per sei presunti terroristi, detenuti nel penitenziario, incriminati per l'attacco alle Twin Towers di New York dell'11 settembre 2001. Lo hanno reso noto fonti militari, citate dai media americani. Nelle 90 pagine redatte dai giudici, Khalid Sheikh Mohammed e gli altri cinque, sono accusati, di 2.973 omicidi: gli uomini, le donne e gli otto bambini uccisi in quello che il Pentagono ha descritto come "un piano d'attacco altamente sofisticato e di lungo termine preparato da Al Qaeda". Le incriminazioni daranno avvio ai processi di fronte alle “commissioni militari”, per ora mai entrate in azione.

    USA – Primarie
    Continua negli Stati Uniti la corsa delle primarie. Oggi al voto Virginia, Maryland e Columbia. Le consultazioni riguardano entrambi i partiti. Per i Democratici, anche se il voto di stasera non sarà risolutivo, Barak Obama potrebbe prendere il largo e aumentare il vantaggio su Hillary Clinton. Le vittorie annunciate nelle cosiddette "primarie del Potomac" dovrebbero portare il senatore nero dell'Illinois in vantaggio per numero di Stati vinti, 22 e due territori contro i 12 della rivale democratica. L'ex First Lady ha dalla sua le vittorie in grandi Stati come California e New York e il vantaggio nei sondaggi nelle prossime primarie, il 4 marzo in Texas e Ohio. In campo repubblicano, il veterano del Vietnam, John McCain, si preannuncia vincitore delle primarie; Huckabee ha ormai scarse possibilità di recupero.

    Sudan
    Continua il drammatico esodo dei profughi del Darfur in fuga oltre il confine ciadiano. Gli attacchi delle milizie dei famigerati “janjaweed”, appoggiati dai bombardamenti dell’esercito sudanese sui villaggi della regione occidentale, stanno spingendo circa 15 mila civili verso il Ciad, secondo le cifre fornite dall’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (ACNUR). Una situazione di emergenza che muove parallela ad un secondo esodo, quello dei civili ciadiani in fuga dalla guerra civile verso il Camerun. Sull’entità di questa crisi umanitaria Giancarlo La Vella ha sentito Laura Boldrini, portavoce dell’ACNUR:


    R. – C'è una situazione di grande tensione e di grande instabilità, che rende estremamente difficile anche riuscire a portare aiuti, perché si è anche interrotta la catena dei rifornimenti da Ndjamena, proprio a seguito di questi scontri. Quindi, questo mette a repentaglio la sopravvivenza di tante persone, perchè non siamo in grado di poter lavorare per motivi di sicurezza. Alla fine, le persone che vivono di aiuti, e sono tante, in questo caso, saranno le prime, purtroppo, a pagarne le conseguenze.

     
    D. – Secondo lei, c’è una responsabilità del Sudan, che non ha mai voluto interferenze internazionali sul suo territorio?

    R. – I testimoni che sono scappati a questi ultimi attacchi, come i testimoni di tanti altri attacchi, parlano sempre di una presenza di aviazione di Karthoum. Quindi, sulla base delle testimonianze delle persone in fuga sembrerebbe che ci sia questo sostegno. Va anche detto che i villaggi che sono stati bombardati sono la roccaforte del JEM, che è il Justice and Equality Movement, che è appunto uno dei movimenti di ribellione del Darfur di più antica origine. Quindi, è possibile che questa sia stata un’azione mirata probabilmente alla componente militare, ma che poi abbia colpito anche i civili.

     
    D. – Di fatto, poi sono i civili che subiscono le conseguenze più gravi, perché si trovano in condizioni gravissime di sostentamento...

     
    R. – Anche perché tutto questo si svolge in una situazione estremamente complessa. Io devo ricordare che il Ciad ospita circa 240 mila rifugiati sudanesi del Darfur. Inoltre, ci sono circa altri 180 mila sfollati interni dello stesso Ciad, sfollati a causa di precedenti situazioni di conflitto. Inoltre, ci sono anche 50 mila rifugiati, sempre in Ciad, della Repubblica Centro Africana. Quindi, si capisce bene che queste persone che vivono di aiuti internazionali, nel momento in cui questa catena di rifornimento, questa linea vitale si interrompe, pagano un prezzo altissimo.

    Timor Est
    Dopo il tentato golpe, che ha preso di mira il presidente, Josè Ramos Horta, rimasto gravemente ferito, ed il premier Xanana Gusmao, e che ha lasciato sul campo il capo dei ribelli Alfredo Reinado, a Timor Est la situazione appare oggi sotto controllo. Nel Paese, indipendente dal 2002, stanno per arrivare 120 soldati australiani, che rinforzeranno il contingente dell’ONU già presente sul territorio. Intanto, le condizioni di Horta, ricoverato in Australia, migliorano decisamente. "Mi aspetto una piena ripresa", ha spiegato Len Notartis, capo del Royal Darwin Hospital, precisando che il 58enne premio Nobel per la pace, che ieri ha subito un intervento chirurgico durato tre ore, "resterà ricoverato nel reparto cure intensive almeno fino a giovedì".
     
    Pakistan
    Si riaffaccia in Pakistan il timore dei sequestri di matrice terroristica. Non si hanno ancora notizie dell'ambasciatore pachistano in Afghanistan, Tariq Azizuddin, scomparso ieri mentre dalla città di Peshawar si dirigeva verso Kabul. Le autorità del Paese non sono ancora in grado di confermare se il diplomatico sia stato rapito o meno, nelle zone tribali vicino al confine con l’Afghanistan. Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha detto di augurarsi la rapida liberazione del diplomatico, ipotizzando un sequestro ad opera dei gruppi estremisti vicini ad Al Qaeda. La polizia locale riferisce intanto di un secondo accertato rapimento: nel nord ovest del Paese una banda di uomini armati ha catturato due dipendenti della Commissione dell'Energia atomica del Pakistan e il loro autista.

    Iraq – Iran
    Giornata di sangue oggi in Iraq: tre studenti sono stati uccisi e altri tre sono rimasti feriti in un attacco armato nella provincia di Diayala. Nella città, la notte scorsa, sono stati arrestati otto miliziani di Al Qaeda e ritrovate sette autobomba. Continuano inoltre nel Paese le ricerche dei due operatori della televisione americana CBS scomparsi ieri nella città di Bassora. La polizia locale ipotizza il rapimento del reporter britannico Richard Butler e del suo interprete, assaltati - riferisce l’agenzia irachena Answat al Iraq - da uomini armati vicino all'hotel in cui alloggiavano. Il Ministero dell'interno dichiara che è in corso "un'intensa operazione" per ritrovarli. Intanto da Mosca, dove si trova in visita ufficiale, il ministro degli Esteri iracheno Hoshiyar Zebari ha detto che, in accordo con le risoluzioni ONU, l'Iraq non ha intenzione di rinnovare il mandato delle forze internazionali presenti ora nel Paese, ma allo stesso tempo spera che ''le forze saranno rimpiazzate da un accordo bilaterale tra Iraq e USA''. Zebari ha inoltre annunciato imminenti colloqui tra USA e Iran sulla sicurezza in Iraq. ''Stiamo facendo ogni sforzo nell'organizzare la prossima tornata di colloqui iraniano-americani a Baghdad - ha dichiarato - Ci aspettiamo che inizino nei prossimi giorni''. Nel marzo prossimo – ha infine anticipato - il presidente iraniano Ahmadinejad farà visita al Paese” con l’auspicio di rafforzare le “relazioni dell'Iraq con i suoi vicini''.

    Israele
    Il premier israeliano, Ehud Olmert, si dice ''certo'' che l'Iran vada avanti nei suoi piani segreti per procurarsi armi nucleari. "A nostro giudizio - ha affermato - gli iraniani stanno continuando a portare avanti i piani per dotarsi di armi non convenzionali". Da Berlino, dov'é in visita, in una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Angela Merkel, Olmert ha chiesto un inasprimento della posizione europea sul tema delle sanzioni verso l'Iran e un rinnovato impegno al fine di convincere il governo iraniano a rinunciare all'arricchimento nucleare in corso e in generale al programma atomico. Al centro dei colloqui anche il perdurare del lancio dei razzi dal sud di Gaza contro il territorio di Israele da parte del movimento radicale palestinese Hamas.

    Sri Lanka
    Conta oltre 60 morti, fra ribelli Tamil e soldati dell’esercito di Colombo, il bilancio dei violenti scontri che hanno avuto luogo ieri nella parte settentrionale dello Sri Lanka. A riferirlo e' stato oggi il Ministero della difesa del Paese: nel corso degli stessi combattimenti sono rimasti feriti oltre venti combattenti Tamil e 25 soldati. Fonti militari riferiscono che è stata colpita la chiesa cattolica di St. Anthony e l'area vicina nel villaggio di Thalladi, nei pressi di una base militare, nel distretto di Mannar. Nel conflitto a fuoco sei soldati sono rimasti uccisi e altri 12 feriti. Dall’inizio dell’anno, secono il Ministero della difesa, gli scontri avrebbero causato la morte di 1.168 ribelli e 68 militari.

    Somalia
    Un cooperante tedesco, impiegato presso una organizzazione umanitaria, è stato rapito oggi nel nord della Somalia da un gruppo di uomini armati. Ferito anche il suo autista. Lo si è appreso dalle autorità del distretto di Erigabo, a 900 chilometri a nord di Mogadiscio. Al momento non si conoscono le ragioni del sequestro, e se il governo locale ha confermato ufficialmente il rapimento, la delegazione diplomatica – secondo un portavoce dell’ambasciata tedesca a Nairobi - non ha confermato né smentito il fatto. In Somalia è in corso una guerra civile dal 1991 e il Paese si trova ad affrontare una crisi umanitaria acuta con numerosi rapimenti e scontri tra bande armate. La zona è rivendicata da due entità rivali, la Repubblica autoproclamata di Somaliland e la regione autoproclamata autonoma di Puntland.

    Zimbabwe
    L'ex ministro delle Finanze dello Zimbabwe, Simba Makoni, esponente dello Zanu-Pf al governo, è stato espulso dal partito. Una settimana fa aveva annunciato la sua candidatura alle presidenziali del 29 marzo, violando la regola che impedisce ai membri della formazione politica di “sfidare un candidato scelto dal partito", nella fattispecie il presidente Robert Mugabe, che si presenterà per ottenere la sesta conferma al suo mandato. Lo ha spiegato in una conferenza stampa Nathan Shamuyarira, portavoce dello Zanu-Pf. Mugabe, dal canto suo, ha affermato di essere "impaziente" di arrivare all'appuntamento elettorale che è sicuro di vincere con ampio margine. Sul fronte dell'opposizione, il leader del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), Morgan Tsvangirai, ha sostenuto ieri che non intende allearsi con il 57 enne ex ministro.

    Danimarca
    Sventato un piano per uccidere uno dei 12 autori delle vignette su Maometto, pubblicate nel 2005 dalla stampa danese, che suscitarono un'ondata di indignazione e rabbia in tutto il mondo islamico. La vittima designata dai presunti terroristi, secondo il giornale “Jyllands-Posten”, sarebbe Kurt Westergaard, 73 anni, autore della vignetta ritenuta più oltraggiosa. Diverse le persone arrestate.

    Messico
    Un forte sisma di magnitudo 6.6 ha colpito il sud del Messico. Lo riferisce il Servizio Geologico degli Stati Uniti. Il movimento tellurico è stato registrato alle 6.50 ora locale e il suo epicentro è stato individuato sotto i fondali marini, a 36 chilometri a nord-est della città di Arriaga, nella penisola di Tehuantepec, vicino al confine tra gli stati di Oaxaca e Chiapas. Secondo le stazioni radio locali, la scossa è stata percepita a Mexico City e a centinaia di chilometri ad est lungo la Costa del Golfo. Il Servizio Sismologico Nazionale del Messico riferisce che una scossa minore, di magnitudine 4.8, è stata registrata ieri nella stessa area. (Panoramica internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 43

     
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