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Sommario del 11/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La gloria di Cristo sta nell’aver amato sino alla fine, ristabilendo la comunione tra l'uomo e il Dio: così, il cardinale Vanhoye negli esercizi spirituali al Papa e alla Curia
  • Nomine
  • Solenni celebrazioni a Lourdes e Roma per la Giornata mondiale del malato, nel 150.mo delle apparizioni mariane a Santa Bernadette. Alle 16, Messa del cardinale Barragan in San Pietro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Gravemente ferito in un attentato il presidente di Timor Est, Ramos Horta. Scampato da un'analoga aggressione il premier Gusmao
  • La distrofia di Duchenne e Becker e l’impegno contro la malattia illustrati dal presidente dell'associazione “Parent Project”, Filippo Buccella
  • I cento anni dalla nascita di Amintore Fanfani ricordati nelle testimonianze del cardinale Silvestrini e del senatore a vita Andreotti
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: nonostante la paura di attentati, migliaia di pellegrini per la festa di Nostra Signora di Lanka
  • Nello Stato indiano del Kerala il comitato governativo vieta la religione nelle scuole
  • Libano: i timori del cardinale Sfeir per la difficile crisi nel Paese
  • Filippine: “Lavorare insieme riduce le differenze nella fede”. Cristiani di diverse confessioni costruiscono case per i più poveri
  • Giovedì la riunione della presidenza del CELAM: parteciperanno anche i vescovi responsabili dei Dipartimenti e dei Centri pastorali specializzati
  • Corruzione e droga ostacolano la crescita della democrazia in Guinea-Bissau
  • “Cristiani diminuiti, ma più forti”: l’intervento del cardinale Lehmann in apertura dell’Assemblea plenaria dei vescovi tedeschi
  • Questa settimana in Belgio, si riunisce la 13.ma Assemblea generale dell’UCESM
  • Polonia: per il cardinale Dziwisz le "convivenze" sono un modo pagano di prepararsi al matrimonio
  • Termina il seminario per sacerdoti polacchi, organizzato dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme
  • Spagna: la tutela della salute della donna, al centro della Campagna 2008 dell’ONG Manos Unidas
  • Si celebra domani in Europa il "Safer Internet Day", sulla sicurezza in rete dei ragazzi
  • Quarto giorno del Festival di Berlino: deludono le pellicole con grandi star e si affermano le produzioni indipendenti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nella sfida statunitense delle primarie, il democratico Obama conquista quattro nuovi Stati, mentre McCain conferma la leadership tra i repubblicani
  • Il Papa e la Santa Sede



    La gloria di Cristo sta nell’aver amato sino alla fine, ristabilendo la comunione tra l'uomo e il Dio: così, il cardinale Vanhoye negli esercizi spirituali al Papa e alla Curia

    ◊   Sono in corso in Vaticano gli Esercizi spirituali per la Quaresima, con la partecipazione del Papa. Iniziati, ieri pomeriggio alle ore 18, gli Esercizi si concluderanno sabato prossimo. Le meditazioni sono proposte quest’anno dal cardinale Albert Vanhoye, già segretario della Pontificia Commissione Biblica, sul tema: “Accogliamo Cristo nostro Sommo Sacerdote”, ispirato alla Lettera agli Ebrei. Stamani, il porporato ha tenuto due meditazioni sui temi “Dio ci ha parlato nel suo Figlio” e “Cristo è Figlio di Dio e fratello nostro”. Nella settimana degli Esercizi spirituali sono sospese tutte le udienze, compresa l’udienza generale di mercoledì 13 febbraio. Sulle prime meditazioni del cardinale Vanhoye, il servizio di Alessandro Gisotti:

    (Canti)

    Il Dio della Bibbia non è un Dio muto. E’ un Dio che parla agli uomini per entrare in comunicazione, in comunione con loro. E’ la riflessione offerta dal cardinale Vanhoye al Papa e alla Curia nella prima meditazione, tenuta ieri sera nel Palazzo Apostolico. Il nostro Dio, ha proseguito, vuole stabilire e approfondire dei rapporti personali con noi. Una volontà di comunicazione che risulta in modo eloquente quando il Signore parla a Mosé nel roveto ardente:

    “E’ molto interessante vedere in che modo Dio si autodefinisce. Dice a Mosé: ‘Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe’. Dio non si autodefinisce con la sua onnipotenza, né con la sua onniscienza, ma si definisce con relazioni personali con alcuni uomini privi di importanza”.

    Dio, ha sottolineato il porporato, avrebbe avuto tanti motivi per non parlare più al suo popolo, che gli era stato infedele, ma invece cerca questa relazione. Anche Gesù, ha aggiunto, quando parla alla Samaritana compie un gesto straordinario, vista l’inimicizia tra giudei e samaritani. Lo fa, perché questa è la volontà di Dio, una volontà di comunicazione. L’autore della Lettera agli Ebrei, ha detto il cardinale Vanhoye, ci mostra due periodi nella comunicazione della Parola di Dio e due specie di mediatori. Nel primo, Dio ha parlato per mezzo dei profeti, mentre nel secondo periodo, quello escatologico, c’è l’intervento decisivo di Dio per mezzo del Suo Figlio, il mediatore perfetto. Nelle meditazioni di questa mattina, dunque, il cardinale Vanhoye si è soffermato sui due aspetti del nome di Cristo, presentati dalla Lettera agli Ebrei. Egli è Figlio di Dio, ma anche nostro Fratello, perché prende la forma umile della esistenza umana. Dunque, Gesù si rende solidale con noi:

    “Noi abbiamo più che un avvocato, ma un fratello che intercede presso Dio; un fratello che ha promesso di annunciarci, dopo la sua glorificazione, il nome del Padre e che adesso lo annuncia. Un fratello che non si dimentica di noi nella sua gloria, perché la sua gloria è proprio il frutto stesso della sua solidarietà con noi”.

    Il Figlio, ha ribadito, viene definito per mezzo della sua relazione con il Padre. E’ dunque ben superiore agli angeli che pure sono mediatori tra noi e Dio. Il cardinale Vanhoye ha quindi rivolto il pensiero alla tappa decisiva della Salvezza, il mistero pasquale:

      “La gloria di Cristo non è la gloria di un essere ambizioso o soddisfatto delle proprie imprese, né la gloria di un guerriero che abbia sconfitto i nemici con la forza delle armi, ma è la gloria dell’amore, la gloria dell’aver amato sino alla fine, di aver ristabilito la comunione tra noi peccatori e suo Padre”.

    Cristo, dunque, è con il Padre, Signore del cielo e della terra. Cristo glorificato, ha detto il porporato, ha il potere di porre fine alla vecchia creazione, perché ha inaugurato la nuova creazione per mezzo della Sua Risurrezione.

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    Nomine

    ◊   In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Simdega, presentata da mons. Joseph Minj, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato vescovo di Simdega mons. Vincent Barwa, finora vescovo titolare di Acufida e ausiliare dell’arcidiocesi di Ranchi.
     In Croazia, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Zagabria il reverendo Ivan Šaško, del clero della medesima arcidiocesi, professore di liturgia preso la Facoltà di Teologia di Zagabria, assegnandogli la sede titolare vescovile di Rotaria.

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    Solenni celebrazioni a Lourdes e Roma per la Giornata mondiale del malato, nel 150.mo delle apparizioni mariane a Santa Bernadette. Alle 16, Messa del cardinale Barragan in San Pietro

    ◊   Un grande abbraccio spirituale tra Lourdes e Roma, fra i pellegrini del Santuario mariano e i pellegrini diretti a San Pietro, guidati dalle reliquie di Santa Bernadette. Mentre decine di migliaia di persone hanno preso parte, stamattina a Lourdes, alla Messa per i 150 anni dalla prima apparizione mariana, una lunga colonna di pellegrini dell’UNITALSI ha percorso in preghiera Via della Conciliazione, verso le 11 di stamani, per partecipare all’Angelus nella Basilica di San Pietro presieduto dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Sarà invece il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dela salute, a presidere questa sera, sempre in San Pietro, la Messa per la Giornata mondiale del malato. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    (canto)

     
    Stesse note, stesso cuore, identica fede. La speranza è corsa sull’asse Roma-Lourdes, insieme con la gratitudine: in cinquantamila si sono inginocchiati o hanno giunto le mani seduti sulle loro carrozzine per dire grazie alla giovane che esattamente 150 anni fa ebbe, nella sua assoluta povertà umana, gli occhi dell’anima aperti sullo straordinario avvenimento che le travolse la vita e che aprì per milioni di malati - di ieri e di oggi - la possibilità di sperare in un conforto più grande di una diagnosi medica. E Lourdes, luogo di guarigioni del corpo ma anche dello spirito, si è stretta attorno al suo vescovo, mons. Perrier, per rivivere gli istanti dell’apparizione della “Bianca Signora” a Bernadette Soubirous, nell’anfratto roccioso di Massabielle. E lo stesso hanno fatto a distanza, alla presenza delle reliquie della veggente francese, i partecipanti alla processione che da Via della Conciliazione si è snodata - scortata da un drappello di Carabinieri a cavallo - fin verso l’interno della Basilica Vaticana, dove ad attenderla c’era il cardinale Angelo Comastri. Recitando l’Angelus con i pellegrini e i malati della processione, il porporato ha ricordato le condizioni di miseria estrema della famiglia Soubirous, costretta a vivere in un’ex cella carceraria, e pensando a quel giorno di giovedì grasso dell’11 febbraio 1858 ha osservato:

     
    “Ebbene, la Madonna quel giorno, guardando la Terra, non trovò una persona più degna di Bernadette Subirou, perché aveva l’anima pura, aveva l’anima umile. Quindi, era capace e pronta ad accogliere il messaggio di Dio, il messaggio del cielo. Mentre Bernadette avanzava qui, nella piazza della Basilica, dentro di me ho detto: “Che lezione hai dato, o Signore, al nostro orgoglio! Che lezione hai dato alla nostra superbia!” Questa piccola, pensate, a 14 anni, ancora non era stata ammessa alla prima comunione, era stata bocciata. Dopo le apparizioni fu ammessa alla prima comunione. Eppure il cielo ha guardato con simpatia a Bernadette Soubirous”.

     
    “Lourdes è una presenza che dà pace e che dona fiducia”, ha affermato il vescovo della cittadina francese, durante la Messa di stamani al Santuario. A concelebrarla con lui, una trentina di vescovi e circa 800 sacerdoti, in un intreccio di lingue che da un secolo e mezzo racconta di miracoli, di lacrime di gioia, di dolore affidato al sorriso della Madonna. Parole come queste: l’esperienza di una giovane volontaria, presente stamattina in San Pietro, al microfono di Silvia Picchiantano:

     
    R. - Contrariamente a quanto si possa pensare, ovvero che vi sia solo sofferenza, a Lourdes già all'arrivo alla stazione si trova pace, gioia, condivisione. Siamo tutti uguali, siamo tutti dalla Mamma. Io vado a casa, quando vado a Lourdes. E il mio pellegrinaggio lo faccio al ritorno da Lourdes, mettendo in pratica la scuola di Lourdes.

     
    Almeno sei milioni di pellegrini visitano ogni anno Lourdes, e già si stima che saranno forse otto quelli che lo faranno in questi mesi di Giubileo delle apparizioni. Angela Ambrogetti ha chiesto una testimonianza a un grande esperto di questo tipo di viaggi dello spirito: l'amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, padre Cesare Atuire:


    R. - Io vedo Lourdes come il Santuario della Madre, dove ogni persona viene accolta. Credo che quello che tutti trovano quando arrivano a Lourdes sia proprio questo messaggio forte. Non si tratta di un’accoglienza - potremmo dire - indifferente, ma si tratta di una accoglienza che ci invita, in qualche modo, alla conversione: che, in fondo poi, non è altro se non quello di tirare fuori il meglio di noi stessi, dal punto di vista della fede.

     
    La vita di Santa Bernadette ha ispirato una mole enorme di lavori letterari e cinematografici. Uno dei libri più recenti si intitola “Lourdes, inchiesta sul mistero a 150 anni dalle apparizioni”. Autore è il vaticanista del quotidiano Il Giornale, Andrea Tornielli. Emanuela Campanile lo ha intervistato:

     
    R. - Consiste, anzitutto, nella sua povertà e nell’accettazione consapevole delle sofferenze della vita. Bernadette aveva avuto, nei suoi primi 10 anni di vita, una vita bella e sostanzialmente felice: la sua famiglia era una famiglia unita, anche se poi cade in disgrazia e in povertà. Poi, arriva un periodo di sofferenza, che si concluderà con la sua morte, perché Bernadette Soubirous subirà moltissime malattie e sofferenze. La prima cosa è, quindi, l’accettazione di queste sofferenze per volontà di Dio e l’offerta di queste stesse sofferenze. Al contempo, c’è però il realismo. In lei, infatti, non si vede nulla del visionario: è una ragazza realista, concretissima, con i piedi per terra, che racconta soltanto ciò che ha visto. A me ha colpito moltissimo la sua statura, pur trattandosi di una persona che non aveva avuto istruzione. In lei si vede - a mio avviso - la verità di quel brano del Magnificat, laddove si dice: “Ha deposto i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”. Colpisce come Bernadette continui a difendere - anche quando cercano di metterla in difficoltà: prima la Polizia e il commissario, poi i giudici e alla fine la Commissione del vescovo - tutto ciò che lei ha visto e come ne uscirà alla grande da questi confronti con i quali, talvolta, si cercava di metterla in difficoltà, riuscendo a mostrare come davvero nel cristianesimo assistiamo ad un ribaltamento dei valori mondani e come gli umili vengono esaltati.

     
    Come detto, questa importante giornata di celebrazioni avrà il suo culmine, a Roma, con la Messa presieduta dal cardinale Javier Lozano Barragan nella Basilica di San Pietro, alle ore 16. A partire da quest’ora, la nostra emittente si collegherà in diretta per trasmettere in radiocronaca diretta la cerimonia liturgica, con commento in italiano per la zona di Roma, sui 585 kHz dell’onda e media e i 105 MHz della modulazione di frequenza. Giovanni Peduto ha parlato con il porporato del messaggio di Lourdes e lo spirito che anima la Giornata mondiale del malato:


    R. - Il messaggio lo ha formulato in una maniera profondissima il Santo Padre Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Malato. C’è uno strettissimo legame tra l’Immacolata Concezione - quella prerogativa di Maria che è fortemente sottolineata dalle apparizioni a Lourdes - i malati e l’Eucaristia. Quest’anno, celebriamo due eventi di prima categoria: la commemorazione del 150.mo della prima apparizione della nostra Signora a Lourdes e il Congresso eucaristico internazionale a Quebec. Il Santo Padre ha preso questi tre punti - malati, Eucaristia e la Madonna - e li ha uniti. Come li ha uniti? Li ha uniti in modo molto bello, perché il Signore Gesù ha già preso tutte le nostre sofferenze, le ha patite sul Calvario in vista della felicità della Resurrezione, come ben ha messo in risalto Giovanni Paolo II nella Salvifici Doloris. Questo però lo ha fatto con il corpo preso da Maria Santissima, quello stesso Corpo che troviamo nell’Eucaristia. La nostra incorporazione a questo mistero consolante avviene quando ci apriamo al Signore in maniera totale, quando accettiamo che le nostre sofferenze siano sofferte assieme a Lui e per Lui. E come si fa questo? Si fa con un sì totale a Dio. Il cuore dell’Immacolata Concezione ne è il legame. L’Immacolata Concezione ha detto sempre sì al Signore: dal “fiat” dell’Annunciazione allo stare ai piedi della croce, dal Calvario alla Pentecoste, e poi fino alla incoronazione in cielo: il "sì" di Maria è il "sì" più profondo dell’umanità. E allora il Papa dice: “Se noi ci uniamo a Maria, ci uniamo a quel 'sì', ci uniamo a Cristo, e così troviamo - sia che siamo malati o sani - una risposta a questi problemi così difficili della sofferenza, della malattia e della morte.

     
    D. - Il Papa nel suo messaggio per la Giornata ha scritto che quanti soffrono recano i segni della Passione del Signore che vuole entrare nell’animo di ogni sofferente, attraverso il cuore di sua Madre …

     
    R. - Sì, perché prima il Signore ha sofferto le stesse sofferenze della Madonna ai piedi della Croce. E la Madonna ha preso le sue proprie sofferenze non raddoppiate, ma vivificate, fatte creatrici nel cuore della passione di suo Figlio. Lì, la Madonna patisce tutte le nostre sofferenze. Con la sua tenerezza, con il suo cuore aperto, diventa per noi Madre tenerissima per compatire i nostri dolori. E allora, attraverso il cuore della Madre, il Signore arriva con la sua passione alle nostre sofferenze. In questa maniera, i cuori di quelli che soffrono si aprono a Cristo per il cuore di Maria, e ricevono sollievo, ricevono consolazione per tutti i loro dolori.

     
    D. - Eminenza, il suo messaggio ai malati che ci stanno ascoltando e a quanti li stanno assistendo con amore e fatica?

     
    R. - L’unica soluzione è la fede. L’unica soluzione è credere. Credere è difficile, è molto difficile, specialmente quando si è malati, quando abbiamo dolore, quando soffriamo, specialmente quelle sofferenze intense, non soltanto fisiche - anche quelle molto difficili - ma morali, del tradimento, delle persone ingrate, delle tante sconfitte, sofferenze nei rapporti personali intimi fra sposi, fidanzati. Per poter superare tutti i mali del mondo, a cominciare dalle guerre, c’è solo la fede, ed è molto difficile. La fede è la porta per affidarsi alla Madonna e al Signore accettando la croce per avere il sollievo della Risurrezione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Ricordo, in prima pagina, del settantanovesimo anniversario dei Patti Lateranensi. Grazie a essi - conclude il commento - Stato e Chiesa hanno potuto collaborare, in un clima di vera laicità, per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese.

    Limiti e distorsioni della cristologia cattolica contemporanea: in cultura, stralci dell'intervento, a Barcellona, dell'arcivescovo Angelo Amato.

    Economia, bene comune, dottrina sociale: Francesco Paolo Casavola e Eliana Versace sui fondamenti dell'azione politica di Amintore Fanfani, a cent'anni dalla nascita.

    Nicola Gori, nell'informazione religiosa, intervista il cardinale Vanhoye, che illustra il tema delle meditazioni proposte - negli esercizi spirituali - a Benedetto XVI e alla Curia romana.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente: Israele annuncia operazioni a Gaza per fermare i razzi di Hamas.

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    Oggi in Primo Piano



    Gravemente ferito in un attentato il presidente di Timor Est, Ramos Horta. Scampato da un'analoga aggressione il premier Gusmao

    ◊   Proclamati stato d’emergenza e coprifuoco oggi a Timor Est, dopo che due attacchi di ribelli armati hanno colpito il presidente, Jose Ramos Horta - rimasto gravemente ferito ma in via di miglioramento - e il premier, Xanana Gusmao, scampato all’azione. Ad annunciare i provvedimenti restrittivi per 48 ore è stato lo stesso primo ministro, proprio mentre il capo dello Stato veniva trasportato a Darwin, in Australia: le condizioni del premio Nobel per la pace sono “critiche”, secondo i medici che in un primo tempo hanno parlato anche di “coma farmacologico”. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

     
    Il Premio Nobel per la Pace è stato ferito allo stomaco da una pallottola sparata da un commando armato ribelle, che ha attaccato la sua abitazione di Dili poco prima dell’alba. Ramos Horta è stato portato nella città australiana di Darwin per essere sottoposto ad un intervento chirurgico. Anche Gusmao è scampato ad un simile agguato, organizzato quasi simultaneamente, contro il convoglio sul quale viaggiava. In una conferenza stampa convocata subito dopo, Gusmao ha assicurato che la situazione è comunque sotto controllo. Ha parlato di tentato golpe da parte della fazione dei militari ribelli, guidata da Alfredo Reinado: il leader dei combattenti è stato ucciso dalle guardie del corpo di Ramos Horta, subito dopo il tentativo di assassinare il presidente. Reinado era ricercato per le violenze che nel 2006 avevano sconvolto il giovane Stato, già colonia portoghese, poi divenuto indipendente nel 2002, dopo una lunga occupazione indonesiana durata dal ’75 al ’99. (Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola)

    Sul perché i ribelli abbiano attaccato le massime cariche dello Stato di Timor Est, Giada Aquilino ha sentito il prof. Francesco Montessoro, docente di Storia dell’Asia all’Università degli studi di Milano:

     
    R. - La situazione a Timor Est è senz’altro complessa. L’indipendenza ottenuta è stata la fine di un processo lungo ed importante, ma non ha di certo pacificato una società che è sostanzialmente divisa e che è ancora lacerata da una condizione economica drammatica, con una povertà ormai radicata. Alle antiche divisioni tra gruppi etnici, che si sono contrapposti tra la richiesta di indipendenza e la conservazione del potere indonesiano, si aggiungono poi anche aspetti più specifici, come appunto la crisi economica che complica tutto.

     
    D. - Ma oggi quali sono le rivendicazioni dei ribelli?

     
    R. - In realtà, continuano ad esserci componenti che sono sostanzialmente filoindonesiane. Non credo però che sia nell’interesse di Giakarta alimentare una situazione che potrebbe, per certi aspetti, diventare estremamente difficile, perché sarebbe destinata a subire contraccolpi internazionali di grande rilievo.

     
    D. - Si prospetta un periodo di destabilizzazione per Timor Est?

     
    R. - Due anni fa, era già stato dichiarato lo stato di emergenza, per cui da questo punto di vista stiamo parlando di un Paese che è già di fatto estremamente indebolito e sull’orlo di una ulteriore fase critica.

     
    D. - La speranza può venire dall’ONU, che ha inviato a Dili una forza di pace?

     
    R. - Timor Est esiste grazie proprio alla presenza delle Nazioni Unite. C’è ora da augurarsi che questo ruolo possa continuare ad essere esercitato e sostenuto con maggior vigore.

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    La distrofia di Duchenne e Becker e l’impegno contro la malattia illustrati dal presidente dell'associazione “Parent Project”, Filippo Buccella

    ◊   Una malattia rara, la forma più grave delle distrofie muscolari: non se ne conosce una cura specifica e in Italia colpisce 5000 persone, soprattutto maschi. Si tratta della distrofia muscolare "Duchenne e Becker". Proprio in questi giorni, l’Associazione di genitori "Parent Project" lancia la campagna di raccolta fondi “Rompere il silenzio” e promuove la compilazione del “Registro pazienti nazionale” per monitorare la malattia e accelerare la ricerca. E’ possibile donare un eurom, con sms al numero 48584. Maggiori informazioni sul sito www.parentproject.org. Il presidente di Parent project, Filippo Buccella, illustra al microfono di Paolo Ondarza i traguardi raggiunti in 12 anni di attività:


    R. - E’ una malattia genetica ereditaria, ma in un terzo dei casi può anche essere che si verifichi per la prima volta. Negli anni ’90, i ragazzi morivano intorno ai 15 anni. Come Associazione di genitori, abbiamo fatto in modo che le ricerche svolte in questi ultimi dieci, venti anni potessero essere messe subito in pratica. Siamo riusciti con pochissimo quasi a raddoppiare l’aspettativa di vita.

     
    D. - Ad oggi, tuttavia, non esiste una cura specifica?

     
    R. - Non esiste attualmente una cura, anche se quest’anno sta per partire una prima sperimentazione sull’uomo di un farmaco sperimentato appositamente per la distrofia di Duchenne.

     
    D. - Lei si è trovato in prima persona a constatare il silenzio attorno a questa malattia?

     
    R. - Nel ’93, io ho scoperto di avere il primo bambino affetto da questa malattia. Casualmente, dovendo togliere le tonsille al bambino, ci siamo accorti che c’erano dei valori strani e siamo precipitati in questo abisso. Ci siamo resi conto che c’era una mancanza di informazione assoluta. Probabilmente, già i clinici ne sapevano poco in quei tempi: il gene è stato scoperto solo nell’87 e, soprattutto, mancava un qualsiasi coordinamento sul come assistere questi pazienti. Questo vuol dire che la famiglia era lasciata a se stessa con una notizia veramente disastrosa. Da qui, è nata questa necessità di unirci, di uniformare le informazioni su questa malattia e, nello stesso tempo, di finanziare la ricerca.

     
    D. - Proprio a tal fine, nasce anche l’iniziativa del Registro pazienti nazionale che viene promosso da voi...

     
    R. - Uno dei problemi di questa malattia è che non sappiamo quante persone ci siano in Italia affette. Noi stimiamo che siano circa 5 mila, ma non esiste un registro univoco. La novità del nostro registro sta nel fatto che ospiterà i dati genetici dei pazienti perché in questa malattia le mutazioni sono tutte diverse fra loro, anche se danno luogo alla stessa malattia. Una terapia sarà diretta verso le specifiche mutazioni: se non sappiamo da quale mutazione sono colpiti i singoli pazienti, non potremmo neanche curarli. E’ per questo motivo che ci siamo preoccupati di raccogliere tutti i dati fondamentali e specifici di questi pazienti per poter eventualmente avvisarli che è disponibile un approccio terapeutico. Abbiamo anche un numero verde per le famiglie che volessero mettersi in contatto con noi: 800-943-333.

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    I cento anni dalla nascita di Amintore Fanfani ricordati nelle testimonianze del cardinale Silvestrini e del senatore a vita Andreotti

    ◊   Con una serie di testimonianze e celebrazioni sulla figura di Amintore Fanfani è stato commemorato il centenario della nascita del politico italiano. Una delle figure più importanti e longeve della Democrazia Cristiana, al centro mercoledì scorso a Roma di un convegno promosso dalla Fondazione “Amintore Fanfani”. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, ed il presidente emerito della Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Achille Silvestrini che, al microfono di Luca Collodi, sottolinea il lavoro svolto dallo statista aretino come presidente dell’Assemblea dell’ONU:


    R. - E’ interessante questa sua elezione, che era riservata ad uno dell’Europa occidentale. La candidatura di Fanfani fu sostenuta dai Paesi latinoamericani, che sapevano della sua amicizia nei loro confronti: è stato infatti il fondatore dell’Istituto latinoamericano, ed aveva quindi con loro una forma di collaborazione. Ma la candidatura era sostenuta, allo stesso tempo, anche da Paesi del Terzo Mondo, che lo sentivano favorevole, sensibile ai loro problemi. Fu, quindi, eletto con una maggioranza fortissima. Aveva tre pilastri: l’Alleanza Atlantica, entro la quale pensava di poter agire per un’opera di apertura dove e quando era possibile con l’Est, sempre mantenendo la fedeltà all’Alleanza Atlantica. Il valore delle Nazioni Unite come istituzione fondamentale per garantire la pace e promuovere anche una politica a favore del Terzo Mondo e, infine, il lavoro per il disarmo.

     
    D. - Parliamo del rapporto di Amintore Fanfani con Paolo VI, il Papa che accolse all'ONU come presidente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. C’è un particolare, sul quale gli storici si soffermano, relativo al referendum sul divorzio del 1974: per alcuni, Fanfani non voleva andare al referendum ma fu Paolo VI a convincerlo. Altri storici affermano il contrario. Presidente Giulio Andreotti

     R. - La tesi di Paolo VI fu precisa: noi non lo abbiamo chiesto, ma non possiamo impedire che un gruppo di cattolici, utilizzando una legge dello Stato, cerchi di cancellare una legge che noi stessi pensiamo sia negativa. Questa è la posizione perfetta, dal punto di vista di Paolo VI.Del resto, fa parte di tutta una fisionomia di Paolo VI di insegnamento di quelli che sono i rapporti tra Chiesa e Stato.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: nonostante la paura di attentati, migliaia di pellegrini per la festa di Nostra Signora di Lanka

    ◊   Nonostante la paura per gli attentati dinamitardi in luoghi affollati, ieri otto mila fedeli sono giunti da tutto il Paese a Tewatta, per celebrare la festa della Basilica nazionale di Nostra Signora di Lanka. “Molti di loro – secondo quanto ha detto ad AsiaNews padre Merl Shanthi, amministratore della basilica – vengono da diocesi lontane e di solito alloggiano da noi 2-3 giorni prima della festa. Ci sono anche buddisti, musulmani e indù”. La festa inizia 9 giorni prima, con una novena di preparazione nelle parrocchie. Le celebrazioni sono iniziate ieri mattina con il rosario. E’ seguita la messa, presieduta dall’arcivescovo Oswald Gomis il quale all’omelia ha richiamato tutti a “coltivare la pace” anzitutto nelle proprie vite e nelle famiglie, per poter “meglio comprendere gli altri e i loro bisogni”. Ha invitato tutti a pregare la Nostra Madre Maria perché ci infonda saggezza per comprendere e amare gli altri e per portare la pace nel Paese”. Ha chiesto a tutti di dire ogni giorno un rosario, nelle famiglie e nelle parrocchie, per chiedere la pace e l’unità dello Sri Lanka. Negli ultimi mesi il Paese ha visto un’escalation del terrorismo, con attentanti che hanno colpito semplici civili e, persino, pullman di pellegrini. La Basilica di Nostra Signora di Lanka è stata voluta dall’allora arcivescovo di Colombo mons. Jean-Marie Masson. Nel 1940 fece voto che, se all’isola fossero stati risparmiati gli orrori della guerra, avrebbe costruito una basilica alla Vergine. Nel 1946 ottenne il permesso vaticano di realizzare la chiesa e dedicarla alla Nostra Signora di Lanka. Papa Pio XII nel 1948 proclamò la Madre Benedetta, quale protettrice dello Sri Lanka. La prima pietra fu posta il 4 febbraio 1951. La statua della Madonna, benedetta da Pio XII venne portata nell’Isola nel 1952. La messa di consacrazione del 1974 fu officiata da tutti i vescovi del Paese, guidati dal cardinal Thomas Cooray. (R.P.)

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    Nello Stato indiano del Kerala il comitato governativo vieta la religione nelle scuole

    ◊   Il comitato governativo per le riforme scolastiche del Kerala ha presentato un documento con cui si abolisce l'ora di religione nelle scuole private che ricevono finanziamenti dal governo, vietando anche le rappresentazione di simboli religiosi sui muri. I missionari cristiani che amministrano le scuole organizzano regolarmente preghiere e celebrazioni eucaristiche e danno spazio alla creatività degli studenti spingendi a rappresentare simboli e passi della Bibbia attraverso graffiti. Secondo il provvedimento, - scrive l'Agenzia AsiaNews - solo chi possiede un permesso scritto dai genitori potrà continuare a partecipare alle ore di religione. In alternativa alla religione, il comitato governativo propone classi di scienza morale che, a detta del comitato, educano ai valori dell’onestà, non violenza e coraggio. Il documento presentato prevede inoltre che la scelta degli insegnanti sia limitata a quelli presenti, su una lista preparata dal collegio sindacale, con il rischio di discriminazione dei maestri appartenenti a minoranze religiose. La Chiesa ha interpretato le dichiarazioni come un palese tentativo da parte dello Stato di prendere il controllo su scuole e collegi gestiti dalle chiese locali. Una lettera pastorale firmata da diversi prelati e letta ieri durante le messe in diverse chiese del Kerala, esorta i fedeli a difendere i diritti delle minoranze protetti anche dalla costituzione. La Chiesa cattolica ha inoltre preso posizione contro gli ideali marxisti avanzati dalla sinistra democratica e invita i credenti a respingere le manovre di diffusione dell’ateismo. (R.P.)

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    Libano: i timori del cardinale Sfeir per la difficile crisi nel Paese

    ◊   Il cardinale Sfeir ha ribadito durante la messa di ieri a Beirut, il suo desiderio di vedere tutti i libanesi uniti sotto la bandiera nazionale ed ha ricordato che nella storia il patriarcato è sempre stato il garante dell'unita dei maroniti. ll Patriarca - scrive l'Agenzia AsiaNews - ha ammonito contro il pericolo della chiusura del parlamento libanese, che continua ad impedire l'elezione del presidente della Repubblica, ora rinviata al 26 febbraio ed ha espresso forte condanna contro le minacce che provengono da tutte le parti. Egli ha rinnovato il suo appello ai responsabili perché abbiano misericordia del popolo libanese che continua ad emigrare soprattutto nei diversi paesi del Golfo. Il patriarca maronita ha poi espresso un preoccupato scetticismo, sulla possibilità dell'elezione a capo dello Stato del comandante dell'esercito libanese, il generale Michel Sleiman, alla luce delle critiche lanciate contro l'esercito. Egli ha comunque auspicato il raggiungimento di un accordo su Sleiman, "perché l'esercito - ha detto - si è mostrato integro malgrado tutte le sfide", ed ha considerato quelle persone che impediscono il proseguimento del processo elettorale, come strumenti nelle mani degli stranieri che non vogliono un futuro per la repubblica. (R.P.)

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    Filippine: “Lavorare insieme riduce le differenze nella fede”. Cristiani di diverse confessioni costruiscono case per i più poveri

    ◊   Riunite sotto la bandiera dell’ecumenismo, diverse confessioni cristiane si sono unite per aiutare i più bisognosi delle Filippine: cattolici, protestanti e avventisti del settimo giorno costruiscono case da destinare ai senza tetto della provincia sud occidentale di Palawan. Insieme a loro, anche alcune Organizzazioni non governative laiche, composte da volontari. I gruppi di lavoro sono composti da 15 membri: ognuno appartenente ad una confessione diversa. “Lavorare insieme aiuta a capire il senso di unità fra i cristiani”, dichiara all’agenzia AsiaNews una volontaria protestante. Il progetto si chiama “Costruire sulla fede con le famiglie” ed è stato lanciato dalla Organizzazione non governativa “Habitat for Humanity”. Il governo ha donato il terreno mentre diversi benefattori privati hanno offerto i materiali da costruzione. Ogni nuova casa costa circa 1500 euro e sarà venduta alle famiglie bisognose, grazie anche ad un finanziamento senza tassi da pagare mensilmente: le rate saranno adattate all’inflazione, per non divenire con il tempo troppo gravose. Dallo scorso luglio, sono state costruite già 105 case. (B.B.)

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    Giovedì la riunione della presidenza del CELAM: parteciperanno anche i vescovi responsabili dei Dipartimenti e dei Centri pastorali specializzati

    ◊   Dal 14 al 16, presso la sede del CELAM (Bogotá), si svolgerà la riunione della presidenza del Consiglio Episcopale Latinoamericano e ne prenderanno parte anche i vescovi responsabili dei diversi Dipartimenti nonché dei Centri pastorali specializzati. Oltre 20 – tra vescovi, sacerdoti e laici – discuteranno sulle linee principali del Piano pastorale 2007/2011 e della Missione continentale in corso. Per mons. Raymundo Damasceno Assis, presidente del CELAM e arcivescovo di Aparecida si tratta di un incontro di grande importanza, poiché permette, “in un contesto più ampio della presidenza” di ribadire la validità “delle scelte e degli orientamenti che l’organismo deve seguire nei prossimi anni per adempiere al suo servizio di fraternità e unità”. L’incontro, inoltre, sarà un aiuto rilevante per la riunione dei presidenti e dei segretari delle 22 Conferenze episcopali della regione latinoamericana e caraibica, prevista per il mese di marzo. In questa prospettiva i rapporti dei responsabili dei sette Dipartimenti e dei Centri pastorali specializzati acquistano ulteriore importanza, poiché costituiscono la base per un primo bilancio, da quando nel luglio 2007 sono state rinnovate tutte le cariche del coordinamento ecclesiale. Nell’agenda dell’incontro – secondo quanto riferisce il comunicato diffuso dal CELAM – è prevista un’ampia discussione in merito alla visita della presidenza ai dicasteri della Curia romana e all’udienza del 9 novembre scorso in cui i presuli sono stati ricevuti da Benedetto XVI. I presuli dovranno anche occuparsi delle visite che i responsabili del CELAM faranno nei prossimi giorni in Cile, Guatemala e Nicaragua, nel contesto dei periodici incontri bilaterali di coordinamento. Concluderanno, infine, con una panoramica sul secondo Congresso dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove comunità in America Latina, che si svolgerà in Colombia dal 28 febbraio al 2 marzo. (A cura di Luis Badilla)

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    Corruzione e droga ostacolano la crescita della democrazia in Guinea-Bissau

    ◊   Monsignor Camnate na Bissign, vescovo della capitale Bissau, insieme al collega della diocesi di Bafatà, Carlos Pedro Zilli, hanno inviato un messaggio ai cristiani di tutto il Paese e ai leader politici - pubblicato dalla rivista Mondo e Missione - in cui denunciano il dilagante problema della corruzione e del narcotraffico nel Paese, affermando che “il narcotraffico costituisce per noi pastori una preoccupazione speciale, perché si tratta di un commercio ingannevole e altamente nocivo: promette guadagni rapidi sulla pelle di chi consuma la droga, con gravi conseguenze per la famiglia e la società”. La Guinea-Bissau è uno dei Paesi più poveri del mondo e la sola ricchezza deriva dall’esportazione di anacardi. Negli ultimi anni, complice la povertà diffusa in tutto il Paese africano, si è sviluppato un fiorente mercato di spaccio di droga che ha fatto aumentare il numero di coloro che si sono arricchiti illecitamente. Secondo i vescovi tra la popolazione è ancora bassa la consapevolezza della gravità della situazione, e la Chiesa si è dunque posta l’obiettivo di sensibilizzare la coscienza della comunità dei fedeli perché si ponga fine al problema. “A volte sentiamo di giustificare il narcotraffico - dice monsignor José Camnate na Bissign - facendo appello alla miseria del Paese, lo si considera come una strada per liberarsi dalla povertà”. All’intervento della Chiesa si è aggiunto quello della comunità internazionale che ha espresso preoccupazione per la situazione. In un recente rapporto, il segretario generale dell’Onu, Ba Ki-moon, afferma la necessità di interventi: “I trafficanti di droga minacciano di sovvertire la nascente democrazia della Guinea-Bissau, di radicare il crimine organizzato e di minare il rispetto della legge” ed ha aggiunto: “Vista l’incapacità del Paese di combattere da solo questo fenomeno, è necessaria una risposta collettiva. Occorre un supporto tecnico e finanziario da parte dei soci regionali e internazionali”. Circa quattrocento tonnellate l’anno, soprattutto di cocaina, passano per la Guinea-Bissau, dirette in parte nei paesi Europei. Secondo le agenzie internazionali di lotta al narcotraffico, i carichi di droga provenienti dall’America, che ogni notte arrivano nella capitale Bissau, sarebbero ottocento chili. Da qui, poi, il carico di stupefacenti riparte verso il nord, nei container delle navi o su piccoli aerei, oppure attraverso le organizzazioni criminali; a queste, inoltre si aggiungono gli “ovuli” ingoiati dai cosiddetti “muli”, persone che conservano nello stomaco i piccoli cilindri con dentro la droga e che tentano di passare le frontiere negli aeroporti europei. (M.B.)

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    “Cristiani diminuiti, ma più forti”: l’intervento del cardinale Lehmann in apertura dell’Assemblea plenaria dei vescovi tedeschi

    ◊   “Per molti motivi siamo diminuiti di numero: ma in sostanza, siamo diventati più forti”. Così il cardinale Karl Lehmann, presidente dimissionario della Conferenza Episcopale Tedesca, all’apertura della seduta plenaria. “Se noi cristiani parliamo insieme - ha affermato il cardinale, ripreso dall’agenzia SIR – veniamo ascoltati con maggiore attenzione. E non abbiamo perso neanche il coraggio di levare con chiarezza la nostra voce cattolica, quando occorre, senza scadere nel fondamentalismo”. Il card. Lehmann - che ha dato le sue dimissioni come presidente della Conferenza episcopale per motivi di salute, ha poi rievocato alcuni aspetti significativi del lungo periodo trascorso alla guida dei vescovi tedeschi. Il porporato rimarrà comunque alla guida della diocesi di Mainz-Magonza per “proseguire il suo impegno nell’ecumenismo”, come lui stesso ha dichiarato. L’Assemblea - che sarà chiamata ad eleggere il nuovo presidente che succederà al card. Lehmann - dedicherà, inoltre, una giornata di studio al tema “Matrimonio e famiglia” e alla programmazione delle attività nazionali nel quadro dell’Anno Paolino. Altri punti in agenda includono l’approvazione di un appello dell’Episcopato per la solidarietà con i cristiani di Terra Santa e la presentazione di comunicazioni relative alla situazione della Chiesa in Cina e alla visita effettuata a gennaio in Camerun da una delegazione di vescovi tedeschi. Alla riunione partecipano il nunzio apostolico, arcivescovo Jean Claude Périsset, e i vescovi delle Filippine, del Burundi e del Perù. Prendono parte alla seduta anche gli Ordinari delle 27 diocesi della Germania, i coadiutori, ausiliari e vescovi con un particolare incarico nell’ambito della Conferenza: per un totale di 71 membri. L’assemblea si tiene nella cittadina tedesca di Würzburg e durerà fino al 14 febbraio. (B.B.)

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    Questa settimana in Belgio, si riunisce la 13.ma Assemblea generale dell’UCESM

    ◊   Si riunisce questa settimana a Torhout, in Belgio, la 13.ma Assemblea Generale dell’Unione delle Conferenze Europee di Superiori e Superiore Maggiori (UCESM). Tema dell’incontro: “Passione per il Cristo, passione per l’umanità vissuta in comunità. Quale contributo la vita comunitaria apporta all’Europa?”. L’obiettivo è analizzare la situazione della Chiesa in Europa e fornire degli orientamenti atti a promuovere un rinnovato annuncio del Vangelo. All’Assemblea Generale prendono parte 38 Conferenze di consacrati di 26 Paesi europei, in rappresentanza dei 400 mila religiosi. Sono stati inoltre invitati esponenti di istituzioni ecclesiali europee e internazionali, tra cui: la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), le Unioni internazionali dei Superiori e delle Superiore Generali, i rappresentanti della Vita Consacrata in Lettonia, Finlandia, Serbia e Montenegro. Modererà il dibattito Maureen Cusick, scozzese della Congregazione di Notre Dame de Sion. Interverrà anche il domenicano economista e teologo padre Jean Claude Lavigne, le cui riflessioni saranno seguite da sessioni di lavoro dell’Assemblea. La prima Assemblea Generale, si riunì nel 1991 e trattò il tema Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato”. Durante i lavori si era sottolineata l’urgenza e la necessità di una nuova evangelizzazione, nella convinzione che il futuro cristiano dell’Europa non poteva limitarsi al semplice richiamo all’eredità del passato. La seconda Assemblea sinodale europea, invece, si è svolta nel 1999: il tema era “Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l'Europa”. (B.B.)

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    Polonia: per il cardinale Dziwisz le "convivenze" sono un modo pagano di prepararsi al matrimonio

    ◊   Il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, nella lettera pastorale per la Quaresima esprime preoccupazione per la crisi del matrimonio. Ricordando che “ogni divorzio e ogni separazione sono una tragedia dell’amore ferito”, il cardinale suggerisce di porsi la domanda “quanto maturi, umanamente e cristianamente sono i giovani che giurano l’amore davanti all’altare?”. Il cardinale nel messaggio ripreso dall'Agenzia Sir, pone accento inoltre sulla convivenza di molti giovani prima del matrimonio approvata di fatto dagli stessi genitori. “Bisogna dire chiaramente che i cristiani non possono prepararsi al sacramento del matrimonio in un modo che si potrebbe definire 'pagano' e che rovescia l’ordine naturale delle cose”, ammonisce il card. Dziwisz. Secondo gli studi dell’ufficio centrale di analisi dell’opinione pubblica polacco (Cbos) il periodo della Quaresima, nonostante i cambiamenti nella società moderna, conserva la sua importanza per la maggior parte dei polacchi. (R.P.)

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    Termina il seminario per sacerdoti polacchi, organizzato dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme

    ◊   Sono terminati gli incontri di studio, organizzati dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, per i sacerdoti polacchi. Nel corso del loro soggiorno in Israele, i partecipanti al seminario hanno interagito con scienziati, storici, rabbini e sopravvissuti all’Olocausto. I sacerdoti polacchi, oltre a visitare i luoghi santi di Gerusalemme, hanno anche preso parte ad una cerimonia religiosa in una sinagoga. Secondo l’organizzatore del seminario dalla parte polacca, don Tomasz Adamczyk prefetto del Seminario di Lublino, “tali incontri sono utili sia ai sacerdoti polacchi sia a chi lavora all'Istituto Yad Vashem. Anche la parte israeliana – afferma all’agenzia SIR – ha bisogno di questi incontri per scoprire un altro volto del sacerdozio”. Alla prima edizione del seminario, quella dello scorso anno, parteciparono 27 sacerdoti: rettori, prefetti, direttori spirituali dei seminari e anche due rappresentanti del museo dell’Olocausto Auschwitz - Birkenau. (B.B.)

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    Spagna: la tutela della salute della donna, al centro della Campagna 2008 dell’ONG Manos Unidas

    ◊   “Madri sane, diritto e speranza”: è il tema della Campagna 2008 dell’Organizzazione non Governativa (ONG) cattolica spagnola formata da volontari, Manos Unidas. “Più di mezzo milione di donne all’anno, circa una donna al minuto, muoiono per complicanze emerse durante la gravidanza o il parto”, denuncia l’ONG in un comunicato diffuso dall’agenzia Fides. Tra le cause dirette della mortalità materna: le cattive condizioni di vita, la mancanza di accesso a beni primari, la discriminazione della donna nell’accesso all’educazione, la maternità prematura derivata dal matrimonio infantile, l’abuso sessuale, la tratta e lo sfruttamento della donna. “Inoltre in 57 Paesi, – si legge ancora nel comunicato – più del 20 per cento dei parti non sono effettuati da personale sanitario: 36 di questi Paesi sono dell’Africa subsahariana”. Secondo l’ONG, per migliorare la salute materna è necessario “promuovere l’autosufficienza della donna e tutelare tutte quelle condizioni di vita che permettono alla madre di essere fonte di vita, donazione e gratuità”. Affinché la maternità sia vissuta con gioia, l’ONG si impegna a formare il personale sanitario, a ridurre il disagio sociale e a migliorare la qualità della vita delle donne. La Campagna si propone di contribuire alla realizzazione del quinto Obiettivo di Sviluppo del Millennio (“Migliorare la salute materna”), promosso dall’ONU. L’Obiettivo mira a ridurre di un terzo, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità tra le madri. (B.B.)

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    Si celebra domani in Europa il "Safer Internet Day", sulla sicurezza in rete dei ragazzi

    ◊   Si celebra domani in tutti i paesi della Unione Europea, il "Safer Internet Day", una giornata promossa dalla Commissione Europea dedicata alle tematiche della sicurezza in rete dei ragazzi. Da una ricerca condotta dal Centro Studi Minori e Media sui video giochi, riferisce l'Agenzia Sir, emerge che 1 ragazzo su 4 gioca on line con altre persone, spesso estranee e che alcuni di loro hanno poi incontrato le persone conosciute on line. Inoltre 3 ragazzi su 4 pensano che si crei dipendenza solo per chi gioca più di 6 ore al giorno. Con le nuove tecnologie i ragazzi possono accedere ad Internet anche attraverso il telefono cellulare. Secondo una ricerca curata sempre dal Centro, su circa 4000 studenti e genitori, il 15% dei ragazzi usa il cellulare per fare video o foto da mandare in rete ed oltre il 70% degli studenti delle scuole superiori ha visto video girati a scuola con il cellulare. Da parte dei genitori emerge, poi, una diffusa ignoranza sulla possibilità di bloccare, ad esempio, sul cellulare dei figli, l’accesso ai servizi a sovrapprezzo ed a contenuto sensibile, cioè erotico sessuale. “Per la sicurezza in rete non basta acquisire le competenze tecniche”, dice Laura Sturlese, presidente del Centro Studi Minori e Media. La soluzione “non sta nel divieto”, ma nell’educazione “ad un uso critico e responsabile, oggi del tutto insufficiente”. (R.P.)

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    Quarto giorno del Festival di Berlino: deludono le pellicole con grandi star e si affermano le produzioni indipendenti

    ◊   Quattro giorni di Festival di Berlino sono passati senza lasciare grandi tracce dietro di sé. Se si eccettuano le fiammate iniziali, con i film di Martin Scorsese sui Rolling Stones e quello di Paul Thomas Anderson sui guasti prodotti dal petrolio e dall’avidità umana, solo un paio di titoli si aggiungono alla lista delle cose da ricordare. Mentre le pellicole con grandi star deludono, le produzioni indipendenti - siano esse opere di finzione o documentari – si affermano per la loro semplice ed efficace illustrazione degli atti fondanti della vita. Prendiamo ad esempio Lake Tahoe del messicano Gerardo Eimbecke, il cui protagonista adolescente vaga inebetito nella luce dell’alba dopo aver schiantato la sua macchina contro un palo. Tutto farebbe pensare a una fuga dalla famiglia e gli atti successivi tendono a confermarlo. La situazione surreale, i personaggi bizzarri che incontra, il suo essere incapace di andare al di là di una richiesta di soccorso stradale, fanno pensare un tono ilare da commedia giovanile. A metà percorso il film vira invece bruscamente verso il dolore, costringendo lo spettatore ad una sorprendente condivisione dei sentimenti. È lo stesso effetto cui giunge, con altri mezzi e con altra portata, il folgorante ritratto documentario di una celebre musa dell’underground musicale newyorkese, Patty Smith: "Dream of Life" dell’americano Steven Sebring. La cantante filmata nel corso di un lungo pedinamento fra vita pubblica e privata, si presta ad essere il testimone di un’epoca. Raccontando le sue vicende con un tono semplice e disincantato ricorda gli anni oscuri della gloria e della droga, poi quelli grigi del dolore e del lutto, infine quelli luminosi della rinascita spirituale. Davanti alla macchina da presa Patty Smith canta, recita, si confessa. Ma soprattutto mostra come la vita sia un’esperienza da percorrere fino in fondo. (A cura di Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Nella sfida statunitense delle primarie, il democratico Obama conquista quattro nuovi Stati, mentre McCain conferma la leadership tra i repubblicani

    ◊   Non risparmia sorprese la sfida dei candidati alle primarie negli Stati Uniti: tra i democratici, il senatore dell'Illinois Barack Obama si è assicurato nel week-end la vittoria in Lousiana, in Nebraska, nello Stato di Washington e nel Maine, costringendo l’ex first lady Hillary Clinton a cambiare la propriaN strategia elettorale. Emozioni inattese anche tra le file dei repubblicani, anche se sembra ormai certa la nomination di quest’estate per John McCain. Il servizio di Giada Aquilino:


    I media americani l’hanno già ribattezzato il super week-end di Obama. Non tanto per la vittoria del senatore dell’Illinois nelle primarie democratiche in Lousiana, in Nebraska e nello Stato di Washington, sabato, e nel Maine, ieri, - affermazioni ampiamente annunciate - quanto per le percentuali raggiunte, che oscillano tra il 57 e il 68%. Mentre Obama punterebbe su un effetto domino per le prossime tappe, una Hillary Clinton in affanno ha deciso a sorpresa di cambiare la responsabile della propria campagna elettorale. Le ultime vittorie di Obama - a cui si aggiunge l’affermazione anche nelle piccole isole Vergini - non cambiano comunque i numeri in vista della Convention di Denver, a fine agosto: Hillary e Barack rimangono sostanzialmente in pareggio, per numero di delegati, 1.148 contro 1.121. Tra i repubblicani, invece, l'ex governatore dell'Arkansas Mike Huckabee - pur non avendo più alcuna chance di ottenere la nomination contro John McCain - ha seccamente battuto il senatore dell'Arizona in Kansas e in Lousiana, perdendo per pochi voti nello Stato di Washington.

    Iraq
    Ancora attentati in Iraq. Due potenti ordigni hanno scosso stamani il quartiere sud-orientale di Baghdad, causando almeno cinque vittime e decine di feriti, proprio durante la visita di due giorni nella capitale del segretario alla Difesa americano, Robert Gates. Ieri, oltre 30 i morti causati dall’esplosione di un’autobomba nel mercato della città di Balad. A fronte di questa drammatica situazione, altrettanto gravi appaiono le condizioni delle minoranze cristiane. Con lo scopo di portare solidarietà alle tante famiglie colpite da rapimenti, uccisioni e minacce e spesso costrette ad espatriare, è partita oggi la missione in Iraq delle delegazioni francese ed italiana di Pax Christi. Previsti incontri con le comunità cristiane in alcune città del nord del Paese. Sugli obiettivi della missione, Giancarlo La Vella ha sentito, nell’imminenza della partenza, don Renato Sacco, portavoce di Pax Christi Italia:


    R. - Giovanni Paolo II diceva che la guerra è un’avventura senza ritorno. L’Iraq è la dimostrazione che purtroppo il Santo Padre aveva ragione. Quindi, noi andremo per essere vicini soprattutto alle persone cristiane, per vedere le sofferenze dovute alla guerra, al terrorismo, alla violenza e all’insicurezza, per non lasciarli soli.

     
    D. - Quali notizie avete sulle condizioni in cui vivono le comunità cristiane in Iraq?

     
    R. - A causa della guerra, delle bombe all’uranio e dell’embargo, la vita in Iraq è molto difficile, sia per i cristiani che per i non cristiani. In particolare, in questo dopo Saddam, dove è in atto un tentativo di spartizione dell‘Iraq tra curdi, sciiti e sunniti, i cristiani in quanto minoranza pagano il conto più alto. Numerosi sono i profughi, le persone uccise, rapite, oppure costrette a lasciare le proprie case. Tra queste, anche persone che io ho conosciuto in viaggi precedenti. Giovani padri di famiglia vengono uccisi sulla porta di casa. Molti lasciano soprattutto il sud per ritirarsi al nord, dove sembra tutto più tranquillo, oppure vanno all’estero. Lasciare il Paese però è una tragedia ancora più grande, una sconfitta. Credo allora che l’importante sia aiutare gli iracheni, cristiani e non cristiani, a restare nel loro Paese e ad avere le condizioni minime di vita. Il nostro impegno muove prima di tutto verso una solidarietà concreta. Sono gli stessi iracheni che ci chiedono di lavorare con il cuore aperto al dialogo vero e nel rifiuto totale di ogni violenza.
     

    Sudan
    Una vasta offensiva delle famigerate milizie sudanesi janjaweed, appoggiate dall’artiglieria di Karthoum, ha provocato un nuovo esodo dalla martoriata regione del Darfur. Il nostro servizio:


    Sarebbero dodicimila i civili fuggiti nel fine settimana scorso dalla violenza dei combattimenti nella regione sudanese del Darfur e diretti nel vicino Ciad. L’ondata dei rifugiati, provenienti per lo più dalle aree occidentali del Paese, segue i bombardamenti effettuati dall'aviazione governativa sudanese, sostenuta a terra dall’azione repressiva dei miliziani arabi janjaweed. Tre i villaggi della regione particolarmente colpiti. Secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati, sarebbero almeno 150 le vittime degli scontri. La situazione nella regione si è “deteriorata negli ultimi mesi'', ha dichiarato un mediatore dell'ONU in Darfur, ma l’acuirsi delle violenze non ha accelerato l’intervento delle forze di pace. Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, in una nota diffusa lo scorso 9 febbraio, esprime una "forte" condanna degli attacchi e sottolinea che tutte le parti in lotta devono rispettare il diritto umanitario internazionale, che vieta offensive militari contro i civili. Ban Ki-moon invita infine le parti in conflitto a "cessare immediatamente le ostilità" e a "impegnarsi nel processo politico coordinato dagli inviati speciali dell'ONU e dell'Unione Africana". In cinque anni di rivolta, il conflitto ha provocato circa 250 mila vittime e oltre due milioni di sfollati.
     
    Kenya
    Settimana decisiva per la crisi politica in Kenya. Riprendono oggi a Nairobi i colloqui per cercare una soluzione tra il presidente Kibaki, uscito vincitore dalle elezioni del 27 dicembre scorso, e il leader dell’opposizione, Odinga. A condurre le trattative, su mandato dell'Unione Africana (UA) e col pieno sostegno dell'intera comunità internazionale, è chiamato l'ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Tra gli scenari possibili, la formazione di un nuovo governo di unità nazionale che avvii subito il varo una nuova Costituzione. Probabile la candidatura a premier di Odinga. Nel frattempo, il responsabile degli Affari umanitari dell'ONU, Jhon Holmes, comunica che ad oggi sarebbero circa 600 mila gli sfollati a seguito delle violenze politiche scoppiate dopo l'annuncio della rielezione del presidente KibaKi.

    Pakistan
    Mansoor Dadullah, capo militare dei talebani in Afghanistan, è stato catturato questa mattina dalle forze di sicurezza pakistane. L’uomo è considerato il responsabile del rapimento del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo, nonché uno dei detenuti rilasciati in cambio dello stesso. Prese il posto del fratello, il mullah Dadullah, ucciso il 13 maggio dell'anno scorso dalle forze della coalizione in un raid a Kandahar.

    Medio Oriente
    Circa quaranta razzi sono stati lanciati nel fine settimana da gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza verso la città israeliana di Sderot. Il bilancio degli attacchi conta due feriti gravi, fra cui un bambino. Scoppia la rabbia degli abitanti che chiedono al governo Olmert un'azione decisiva. Fischi e urla hanno accolto nella mattina di ieri il ministro della difesa, Ehud Barak, in visita alla città. ''Non c'è speranza'' di uno Stato palestinese che includa Gaza - ha avvertito il ministro degli esteri Tzipi Livn incontrando il governo - se bande armate continueranno a sparare sul territorio israeliano. Per ridare slancio ai negoziati di pace israelo-palestinesi è attesa nei prossimi giorni la visita del segretario di stato USA, Condoleeza Rice.

    Iran
    Critiche sull’Iran dopo l’esclusione dalle liste elettorali di molti candidati riformisti in vista del voto del 14 marzo. In particolare, il nipote di Khomeini ha posto l’accento sulla discesa in politica dei militari dopo che il comandante dei Guardiani della rivoluzione ha espresso il suo sostegno all’ala fondamentalista del presidente Ahmadinejad. Rivolgendosi alle migliaia di persone radunate a Teheran per i festeggiamenti del 29.mo anniversario della rivoluzione khomeinista, il presidente iraniano ha ribadito oggi la volontà di perseguire un programma nucleare, ed ha annunciato, per la prossima estate, il lancio in orbita del primo satellite di produzione iraniana.

    Libano
    Per la 14.ma volta consecutiva è stata rinviata l’elezione del nuovo presidente del Paese: prevista per oggi, la seduta dell'Assemblea Nazionale dovrebbe svolgersi il prossimo 26 febbraio. I colloqui tra i dirigenti della maggioranza e dell’opposizione per raggiungere un accordo sul candidato alla massima carica del Paese e sulla formazione del nuovo esecutivo, sotto la supervisione del segretario della Lega Araba, Amr Moussa, non hanno finora portato allo sblocco dello stallo che dura ormai da mesi. La presidenza libanese è vacante dal 24 novembre scorso, quando è scaduto il mandato di Lahoud.

    Spagna
    Sono accusati di fiancheggiamento di organizzazione terroristica ed associazione per delinquere i tredici sospetti appartenenti del partito Batasuna, braccio politico dei separatisti baschi dell'ETA, arrestati questa mattina in un'operazione della polizia spagnola. Batasuna è stata dichiarata organizzazione fuorilegge per essersi rifiutata di condannare gli atti di violenza e di recidere i legami con l'ETA, gruppo considerato responsabile di centinaia di morti nell’ambito della lotta armata per l'indipendenza della regione basca.

    Birmania
    Presentato dalla giunta militare di Yangoon un piano politico per un referendum sulla nuova costituzione a maggio ed elezioni nel 2010. Dubbi dell’Unione Europea che intende capire meglio i dettagli del programma ed in particolare il futuro ruolo dei militari.

    Sri Lanka
    Due agenti hanno perso la vita per l’esplosione di una mina nel nord del Paese. Secondo fonti locali, i combattimenti che da tempo oppongono l’esercito ai ribelli delle Tigri Tamil avrebbero provocato nel fine settimana la morte di 75 combattenti e sette soldati. Dall’inizio dell’anno - secondo fonti militari - sarebbero stati uccisi circa 1100 ribelli e oltre 160 persone tra civili e operatori.

    Nigeria
    Un commando armato ha ucciso un militare della marina nigeriana che scortava una nave con a bordo personale di un impianto di estrazione di gas. Ne ha dato notizia un portavoce della marina. A distanza di poche ore, un secondo attacco ha colpito un'imbarcazione addetta alla sicurezza per la compagnia petrolifera francese Total, senza causare vittime. (Panoramica internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 42

     
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