Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 07/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Giovani, evangelizzazione, sfida educativa al centro dell'incontro di Benedetto XVI con il clero della diocesi di Roma
  • Il Papa alla Messa del Mercoledì delle Ceneri: la preghiera è eco della voce di Dio, senza di essa l'uomo si chiude in vuoti monologhi
  • Il cristiano faccia sua la compassione che Gesù ebbe verso ogni forma di povertà. L'auspicio del Papa in un Messaggio per il 50.mo di "Misereor", Opera assistenziale della Chiesa tedesca
  • Il cardinale Kasper sulla modifica del Papa alla Preghiera per gli Ebrei: per un vero dialogo è necessario il rispetto delle reciproche diversità religiose
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il rapporto uomo-donna oggetto di dibattito al Convegno internazionale promosso dal dicastero dei laici, nel 20.mo della "Mulieris dignitatem"
  • Le reliquie di Santa Bernadette a Roma, a pochi giorni dalla Giornata mondiale del malato e delle celebrazioni per il 150.mo delle apparizioni a Lourdes
  • L'ONU ha scelto Roma come capitale europea della lotta alla povertà mondiale. Interviste con Marina Ponti e Patriza Sentinelli
  • Anteporre la vita umana alle ideologie politiche: l'appello ai nostri microfoni di Yolanda Betancourt, mamma di Ingrid, ostaggio della guerriglia colombiana
  • Chiesa e Società

  • E’ il metropolita Ieronimos di Tebe il nuovo primate della Chiesa ortodossa di Grecia
  • Nuovo incontro a Gerusalemme della Commissione Santa Sede-Israele. Le due parti si rivedranno il 17 marzo
  • Dopo il tentato golpe in Ciad, arrivati oltre 60 mila rifugiati in Camerun: già inviati aiuti dall'l’UNICEF e da Medici senza Frontiere
  • L'arcivescovo di Mombasa lancia un appello alla riconciliazione e sottolinea che il Kenya è più grande delle ambizioni delle parti in conflitto
  • Colombia: appelli alla riconciliazione e alla liberazione degli ostaggi delle FARC nel messaggio conclusivo dell'Assemblea plenaria dei vescovi
  • “Condividere con gioia”: è il titolo della Campagna di Quaresima in Colombia per aiutare le vittime di disastri naturali, della violenza o dello spostamento forzato
  • Nelle Filippine, 22 anni dopo l’uccisione di padre Tullio Favali, chiede perdono uno dei responsabili dell’assassinio del missionario
  • Il messaggio quaresimale dell’arcivescovo di Manila e della Conferenza episcopale delle Filippine
  • Il messaggio di mons. Perera presidente della Commissione nazionale giustizia e pace alla popolazione dello Sri Lanka
  • “Occorre fermare la scia di sangue”: è l’appello dei cattolici impegnati nell’assistenza ai profughi in Sri Lanka
  • In Vietnam, messaggio del cardinale Man per il nuovo anno lunare
  • Il vescovo di Hong Kong esorta i fedeli ad essere generosi con i poveri
  • Il vescovo di Beirut sottolinea che quello dei rifugiati iracheni in Libano è un problema sottovalutato
  • L’arcivescovo metropolita di Belgrado indica povertà e corruzione tra i mali della Serbia
  • La Chiesa inglese solidale con il popolo dello Zimbabwe, alle prese con una delle peggiori crisi umanitarie dai tempi dell’indipendenza
  • Nuovi interventi della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel
  • "La nostra proposta ha tenuto conto del pluralismo della società". Così il vescovo di Bilbao sulla nota dei vescovi spagnoli per le elezioni del 9 marzo
  • Spagna: è morto ieri a Palma de Mallorca l'iniziatore del Movimento dei Cursillos de Cristiandad, Eduardo Bonnin
  • 24 Ore nel Mondo

  • No dell'OSCE all'invio di osservatori alle elezioni in Russia a causa delle "restrizioni imposte" da Mosca

  • Il Papa e la Santa Sede



    Giovani, evangelizzazione, sfida educativa al centro dell'incontro di Benedetto XVI con il clero della diocesi di Roma

    ◊   “Aiutarci reciprocamente”: è questo, nelle parole di Benedetto XVI, lo spirito che ha animato l’incontro di stamani con i parroci e il clero della diocesi di Roma, all’Aula delle Benedizioni in Vaticano. Come già nei tre appuntamenti degli anni scorsi, il Papa ha risposto a braccio alle domande dei sacerdoti, che hanno parlato al loro vescovo con affetto e sincerità. Tra i temi più ricorrenti, nelle domande di 10 sacerdoti, i giovani, l’evangelizzazione e la sfida educativa. L’indirizzo d’omaggio al Papa, per questo ormai tradizionale appuntamento, è stato rivolto dal cardinale vicario Camillo Ruini che ha messo l’accento sulle tante ricchezze umane e spirituali presenti nella diocesi di Roma. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Giovani in primo piano nell’incontro del Papa con i sacerdoti della sua diocesi. Oggi, ha costatato il Santo Padre, rispondendo ad una domanda, è difficile per un ragazzo vivere da cristiano, visti gli stili dominanti di vita. E’ allora fondamentale che i sacerdoti sappiano testimoniare che noi possiamo davvero conoscere Dio, che possiamo essergli amici e camminare assieme a Lui. Benedetto XVI ha indicato l’importanza della presenza di Dio nell’educazione. Non basta mai, ha avvertito riprendendo la sua Lettera alla diocesi di Roma, una formazione professionale senza una formazione del cuore, senza la presenza di Dio. D’altro canto, ha proseguito, è anche un aspetto della formazione culturale conoscere il Vangelo. Il Papa si è quindi soffermato sul periodo quaresimale. In un tempo così inflazionato da immagini e parole, è stato il suo invito, abbiamo bisogno di fare spazio alla Parola di Dio, non basta dunque solo un digiuno del corpo:

     
    “Mi sembra che il tempo della Quaresima potrebbe anche essere un tempo di digiuno delle parole e delle immagini, perché abbiamo bisogno di un po’ di silenzio. Abbiamo bisogno di uno spazio senza il bombardamento permanente delle immagini (…) di crearci spazi di silenzio e anche senza immagini, per riaprire il nostro cuore all’immagine vera e alla Parola vera”.
     
    Rispondendo poi ad un sacerdote indiano, che si trova a Roma da alcuni anni, Benedetto XVI ha affrontato il tema dell’evangelizzazione, riprendendo la Nota sul tema approvata recentemente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Dialogo, ha ribadito, vuol dire rispetto dell’altro. Ma questa dimensione del dialogo, così necessario, ha precisato, non esclude l’annuncio del Vangelo, dono della Verità che non possiamo avere solo per noi stessi, ma dobbiamo offrire anche agli altri. Missione non è imposizione, ma è offrire il dono di Dio lasciando che la sua bontà ci illumini, altrimenti trascureremmo un dovere. Saremmo infedeli anche noi se non proponessimo la nostra fede, pur rispettando la libertà dell’altro. Per noi, dicono molti non cristiani, ha aggiunto, la presenza del cristianesimo ci aiuta anche se non ci convertiamo. Per Gandhi, per esempio, ha ricordato il Papa, il Sermone della Montagna era un punto di riferimento che ha formato tutta la sua vita. Il lavoro missionario è fondamentale. Dialogo e missione non si escludono, ha aggiunto, ma anzi si richiamano l’un l’altro. Dieci le domande, come detto, alcune particolarmente impegnative. Ad una di queste, il Papa ha risposto, iniziando con una simpatica battuta:

     
    “Grazie per questo intervento. Naturalmente, lei sa bene, che le domande sono così grandi che avremmo bisogno di almeno un semestre di teologia per rispondere… (risate e applausi)”.
     
    Il Pontefice si è poi soffermato sull’importanza dei Novissimi, riconoscendo che forse oggi nella Chiesa si parla troppo poco del peccato, come anche del Paradiso e dell’Inferno. Anche per questo, ha detto il Papa, “ho voluto parlare del Giudizio Universale nell’Enciclica Spe Salvi. Chi non conosce il Giudizio ultimo, ha avvertito, non conosce la possibilità del fallimento e la necessità della redenzione. Chi non lavora per il Paradiso, ha detto ancora, non lavora neanche per il bene degli uomini sulla Terra. Nazismo e comunismo, ha affermato, che volevano cambiare solo il mondo, lo hanno distrutto. Il Papa ha quindi messo l’accento sul ruolo sempre più significativo dei diaconi, oltre cento a Roma, rammentando che dobbiamo ringraziare i padri del Concilio Vaticano II se è stato ripristinato nel suo valore. Un ministero, ha sottolineato, che rappresenta un collegamento tra il mondo laico e il ministero sacerdotale.

     




    inizio pagina

    Il Papa alla Messa del Mercoledì delle Ceneri: la preghiera è eco della voce di Dio, senza di essa l'uomo si chiude in vuoti monologhi

    ◊   “Non la presenza di Dio aliena l’uomo, ma la sua assenza. Senza preghiera non c’è speranza, ma solo illusione”. E’ uno dei passaggi dell’omelia pronunciata da Benedetto XVI ieri pomeriggio, nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, durante la celebrazione dell’Eucaristia del Mercoledì delle Ceneri, con la quale si è aperto il cammino quaresimale di preparazione alla Pasqua. La Messa è stata preceduta dalla tradizionale processione penitenziale, partita dalla chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino. Il servizio è di Paolo Ondarza.


    (musica)

     
    Preghiera, digiuno elemosina, pilastri della Quaresima e “luoghi di apprendimento ed esercizio della speranza cristiana”. Li ha indicati Benedetto XVI celebrando l’Eucaristia del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino. “Nulla più del pregare con fede esprime la realtà di Dio nella nostra vita – ha detto il Papa citando la sua ultima enciclica Spe Salvi:

    “Anche nella solitudine della prova più dura, niente e nessuno possono impedirmi di rivolgermi al Padre, 'nel segreto' del mio cuore, dove Lui solo 'vede'”.

    I quaranta giorni trascorsi da Cristo nel deserto e l’"angoscia mortale” del Getesemani - ha spiegato Benedetto XVI - indicano la preghiera come arma per affrontare vittoriosamente il combattimento contro lo spirito del male”. Sulla croce di Cristo la preghiera raggiunge il culmine.”:

    “Gesù fa suo questo grido dell’umanità che soffre dell’apparente assenza di Dio e porta questo grido al cuore di Dio. Così, pregando in questa ultima solitudine, insieme con tutta l’umanità ci apre il cuore di Dio”.

     
    Pregando l’uomo pone le proprie attese e aspirazioni alla luce della Parola di Dio, le immerge nel dialogo con Colui che è Verità, le libera da menzogne ed egosimi. La preghiera - ha aggiunto il Papa - non è mai egocentrica ed è garanzia di apertura agli altri”:

     
    “Senza la dimensione della preghiera, l’io umano finisce per chiudersi in se stesso, e la coscienza, che dovrebbe essere eco della voce di Dio, rischia di ridursi a specchio dell’io, così che il colloquio interiore diventa un monologo dando adito a mille autogiustificazioni”.

     
    Dunque, la vera preghiera è il motore del mondo perché lo tiene aperto a Dio. Per questo “senza preghiera non c’è speranza, ma solo illusione”, ha proseguito Benedetto XVI:

     
    “Non è infatti la presenza di Dio ad alienare l’uomo, ma la sua assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le speranze diventano illusioni che inducono ad evadere dalla realtà. Parlare con Dio, rimanere alla sua presenza, lasciarsi illuminare e purificare dalla sua Parola, ci introduce invece nel cuore della realtà, nell’intimo Motore del divenire cosmico, ci introduce per così dire nel cuore pulsante dell’universo”.

     
    Il Pontefice si è poi soffermato sul valore della sofferenza, un mistero che trova risposte e senso nella Pasqua di Resurrezione di Gesù. La sofferenza di Cristo - ha affermato - è tutta permeata dalla luce dell’amore: l’amore del Padre gli permette di andare incontro con fiducia al suo “ultimo battesimo”.

     
    “Quel battesimo di dolore e d’amore, Gesù lo ha ricevuto per noi, per tutta l’umanità. Ha sofferto per la verità e la giustizia, portando nella storia degli uomini il vangelo della sofferenza, che è l’altra faccia del vangelo dell’amore”.

     
    Più è grande la speranza che ci anima, tanto maggiore è anche in noi la capacità di soffrire per amore della Verità e del Bene, offrendo con gioia le piccole e grandi fatiche di ogni giorno e inserendole nel grande com-patire di Cristo, sull’esempio di tanti testimoni che nel corso della storia della Chiesa si sono spesi senza risparmio e a costo di duri patimenti. Un cammino di perfezione evangelica possibile grazie all’aiuto di Maria, Madre di tutti. A tal proposito, Benedetto XVI ha ricordato i 150 anni dalle apparizioni di Lourdes:
     
    “Iniziamo pertanto la Quaresima in spirituale unione con Maria, che “ha avanzato nel cammino della fede” dietro il suo Figlio e sempre precede i discepoli nell’itinerario verso la luce pasquale”.

    inizio pagina

    Il cristiano faccia sua la compassione che Gesù ebbe verso ogni forma di povertà. L'auspicio del Papa in un Messaggio per il 50.mo di "Misereor", Opera assistenziale della Chiesa tedesca

    ◊   La “compassione” che fu di Gesù verso le folle che non avevano da mangiare - raccontata dal Vangelo di Marco - al centro di un’Opera caritativa che da 50 anni sostiene i poveri nei cinque continenti. “Misereor” dice Gesù guardando quelle folle, “Misereor” è il nome dell’Opera assistenziale fondata nel 1958 dall’allora cardinale arcivescovo di Colonia, Josef Frings. A ricordarne il mezzo secolo di benemerita attività è un Messaggio scritto a nome di Benedetto XVI dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e indirizzato, fra gli altri, all’arcivescovo di Amburgo, Werner Thissen, che rappresenta la “Misereor” all’interno della Conferenza episcopale tedesca.

    Da domani a domenica, l’Opera caritativa dei vescovi tedeschi sarà al centro della Conferenza promossa a Johannesburg, in Sudafrica, alla quale partecipano non solo i presuli della Germania, ma anche dell’America Latina, dell’Asia e dell’Oceania. Nel corso di questi 50 anni, si legge nel Messaggio, “è stato gettato un solido ponte sull’abisso fra abbienti e bisognosi”, che ha reso “Misereor” “in un certo qual modo un successo comune della Chiesa nei continenti del sud del mondo e in Germania: malati, affamati, famiglie a cui mancano le basi esistenziali, bambini e giovani privi di formazione scolastica e professionale traggono - si legge ancora - speranza e prospettive per il futuro dai progetti di autoaiuto delle Chiese locali promossi da Misereor”. Cinquant’anni fa come oggi, afferma Benedetto XVI per il tramite del cardinale Bertone, non è cambiato lo spirito che anima l’Opera: espressione del fatto “che il nostro personale bisogno e la nostra esperienza della compassione divina, che Cristo ci dona e la Chiesa ci fa conoscere, richiamano la nostra attenzione alle necessità del prossimo e ci sfidano a condividere con lui i tesori della fede, ma anche i beni materiali”. (A cura di Alessandro De Carolis)

    inizio pagina

    Il cardinale Kasper sulla modifica del Papa alla Preghiera per gli Ebrei: per un vero dialogo è necessario il rispetto delle reciproche diversità religiose

    ◊   Sta suscitando numerose reazioni la modifica della Preghiera per gli Ebrei nella Liturgia del Venerdì Santo, voluta da Benedetto XVI in sostituzione del testo contenuto nel Missale Romanum pubblicato nel 1962 dal Beato Giovanni XXIII. Uno dei passaggi della preghiera, accolta con sfavore da parte ebraica, riguarda il raggiungimento della salvezza da parte di Israele, una salvezza che passa attraverso il riconoscimento di Gesù Cristo come Salvatore di tutti gli uomini. Per un chiarimento a tale riguardo, Giovanni Peduto si è rivolto al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani nonché - in seno allo stesso dicastero - presidente dell’apposita Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo:


    R. - La storia con gli Ebrei è complessa e difficile e perciò ci sono sempre sensibilità particolari. La preghiera che esisteva nel rito straordinario era un po’ offensiva, perché parlava della cecità. Il Santo Padre ha voluto togliere questo punto, ma ha voluto anche sottolineare la differenza specifica che esiste tra noi e l’ebraismo. In comune abbiamo molto: Abramo, i Padri, i Patriarchi, Mosé... anche Gesù era un ebreo, anche sua Madre, Maria, era una donna ebrea. Abbiamo molto in comune, tuttavia c’è una differenza specifica: Gesù è il Cristo, vuol dire il Messia, il Figlio di Dio, e questa differenza non si può nascondere. Il Santo Padre ha voluto dire: sì, Gesù Cristo è il Salvatore di tutti gli uomini, anche degli Ebrei. Questo dice nella sua preghiera. E il Patto, l’Alleanza con il Popolo d’Israele è tuttora valida, perché Gesù Cristo l’ha convalidata attraverso la sua morte. Ma se questa preghiera, ora, parla della conversione degli ebrei, ciò non vuol dire che noi abbiamo l’intenzione di fare “missione”: infatti, il Papa cita la Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, al capitolo 11, dove Paolo dice che “noi speriamo che, quando la plenitudine dei gentili è entrata nella Chiesa, anche l’intero Israele si salverà”, e questa è una speranza escatologica. Non significa che noi adesso faremo missione: noi dobbiamo dare testimonianza della nostra fede, questo è chiaro. Ma io direi questo: in passato, spesso il linguaggio era di disprezzo, come ha detto Jules Isaac, un ebreo famoso. Ora esiste un rispetto nella diversità. Dobbiamo rispettare a vicenda la diversità che esiste fra noi. Ma ora c’è rispetto, non più disprezzo.

     
    D. - Eminenza, da alcune comunità ebraiche questa modifica liturgica è stata considerata un ostacolo al dialogo con la Chiesa. C’è realmente questo pericolo?

     
    R. - Un dialogo presuppone sempre che si rispetti la posizione e l’identità dell’altro. Noi rispettiamo l’identità degli Ebrei; loro devono rispettare la nostra, che noi non possiamo nascondere. Il dialogo si basa proprio su questa diversità: su ciò che abbiamo in comune e sulle diversità. E io non vedo questo come un ostacolo, quanto piuttosto come una sfida per un vero dialogo teologico.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nicola Gori intervista mons. Pasquale Iacobone, sacerdos della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, sulle origini e sulle particolarità delle stazioni quaresimali.

    Scuola di morte in Iraq. Nell’informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò sulla nuova, tragica “frontiera” della violenza nel Paese: ragazzi addestrati come terroristi dagli uomini di Al Qaeda.

    Pierluigi Natalia sulla crisi in Ciad.

    A vent’anni dalla lettera apostolica “Mulieris dignitatem”: in cultura, anticipata la relazione che Cristiana Dobner terrà al convegno - in svolgimento alla Domus Mariae, a Roma - sul tema “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza”.

    In merito alla deriva della sperimentazione sugli embrioni umani un’analisi di Adriano Pessina, direttore del Centro di ateneo di bioetica dell’Università cattolica del Sacro Cuore.

    Il suicidio mediatico dello spirito critico. Anche alla Sapienza si riflette sulla “lectio” di Benedetto XVI: la cronaca di Luca Possati dell’incontro organizzato dalla Facoltà di Scienze politiche.


    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il rapporto uomo-donna oggetto di dibattito al Convegno internazionale promosso dal dicastero dei laici, nel 20.mo della "Mulieris dignitatem"

    ◊   La partecipazione della donna alla missione della Chiesa e nella società, e il rapporto uomo-donna: questi i temi principali del Convegno internazionale nel XX anniversario della Mulieris Dignitatem, la Lettera apostolica pubblicata nel 1988 da Giovanni Paolo II. Promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, e intitolato “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza”, il Congresso si è aperto oggi a Roma alla presenza di rappresentanti di 49 Paesi e 40 Conferenze episcopali. C’era per noi Isabella Piro:


    La Mulieris Dignitatem è stata un grande dono per la Chiesa dei nostri tempi, una vera pietra miliare, il primo documento del Magistero pontificio dedicato interamente alla donna. Questo il punto fermo dell’introduzione ai lavori del cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Nel contesto dei rapidi cambiamenti culturali e sociali del nostro tempo - ha aggiunto - si evidenziano due aspetti: uno positivo, ossia la maggiore sensibilità per il riconoscimento effettivo della dignità e dei diritti della donna, l’altro invece negativo, come la difesa dell’identità femminile attraverso l’antagonismo con l’uomo o anche l’eliminazione di ogni differenza di genere. Tendenze - ha ribadito il cardinale Rylko - che minacciano soprattutto la figura della madre e del padre e, di conseguenza, l’istituzione della famiglia. L’autentica promozione della donna nella società e nella Chiesa invece - ha continuato il porporato - si fonda su principi antropologici e teologici. Come affermava Giovanni Paolo II, “uomo e donna sono complementari, il loro rapporto è uniduale, ossia rispetta l’unità dei due”. Di qui, l’invito del cardinale Rylko alla promozione di leggi giuste a difesa della dignità della donna alla cui forza morale - ha concluso - è affidato l’essere umano.
    I lavori sono poi proseguiti con l’intervento del cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo, che si è soffermato sull’importanza del matrimonio inteso come comunione tra uomo e donna, ribadendo che entrambi sono chiamati all’amore di Cristo, fondamento dell’etica cristiana. Il porporato ha poi messo in guardia le donne dai rischi di un’emancipazione che si trasformi in maschilismo, ed ha infine riaffermato la forza rivoluzionaria del Vangelo, inteso anche come una protesta alle offese alla dignità femminile.

     
    Ultimo intervento della mattinata, quello della professoressa Anna Barbara Gerl Falkowicz, docente di filosofia presso l’Università di Dresda. Punto focale del suo discorso, l’atteggiamento di amicizia di Cristo nei confronti delle donne, una vera rivoluzione per i suoi tempi. Ponendosi come colui che ascolta tutti senza differenza di genere, Gesù ha portato il Regno di Dio ad ognuno di noi.

     
    Nel pomeriggio, i lavori proseguiranno con varie tavole rotonde per riflettere sul ruolo della donna in ambito lavorativo, familiare ed educativo. Sabato, infine, i partecipanti al convegno saranno ricevuti in udienza dal Papa. (Dall’Hotel Carpegna di Roma, Isabella Piro, Radio Vaticana)

    inizio pagina

    Le reliquie di Santa Bernadette a Roma, a pochi giorni dalla Giornata mondiale del malato e delle celebrazioni per il 150.mo delle apparizioni a Lourdes

    ◊   L’11 febbraio si celebra la Giornata Mondiale del Malato. Quest’anno la ricorrenza cade in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes. Oggi pomeriggio, arrivano a Roma le reliquie di Santa Bernadette. Sull’importanza del messaggio spirituale che viene dal celebre Santuario mariano, Chiara Calace ha sentito il vescovo ausiliare di Roma mons. Armando Brambilla, delegato per la Pastorale sanitaria, che accoglierà le reliquie di Santa Bernadette:


    R. - Credo che il messaggio sia prima di tutto questo: la Madonna viene e si presenta come l’Immacolata Concezione. Il dono sublime e gratuito che Dio fa ad una donna è quello di essere madre del Salvatore. Quindi, la Madonna viene per dirci che lei ha aderito pienamente al messaggio e al piano di salvezza di Dio e anche noi dobbiamo fare altrettanto. Maria ci dà l’indicazione di accogliere questo messaggio, che può venire anche dal dolore, perché Gesù Cristo, il Figlio, il Verbo che si è fatto carne, l’ha accolto dentro di sé e l’ha trasformato. Possiamo, come dice San Paolo, completare nella nostra carne ciò che manca ai patimenti di Cristo.

     
    D. - Oggi pomeriggio, in occasione del 150.mo delle apparizioni dell’Immacolata a Lourdes, arrivano a Roma le reliquie di Santa Bernadette. Qual è l’importanza della presenza di queste reliquie a Roma e qual è il messaggio di Bernadette?

     
    R. - Le reliquie innanzitutto rappresentano la venerazione degli amici di Dio, quindi di coloro che sono stati i capolavori che con la grazia di Dio si sono realizzati nel mondo, diventando un segno, un modello anche per noi. Ma sono anche i nostri amici e quindi di conseguenza sono intercessori, sono coloro che intercedono presso il Padre. Per quanto riguarda il messaggio di Bernadette, è un messaggio semplice, di umiltà, di semplicità, di povertà, di sacrificio, un messaggio di una fanciulla che sembrava certamente non adatta a portare avanti il messaggio di Dio. Invece, Dio sceglie proprio i semplici, i poveri, gli umili, i meno adatti per realizzare il suo piano di salvezza. Noi, però, abbiamo bisogno di segni concreti, tangibili. Quindi, anche avere la concretezza di queste reliquie sarà certamente un aiuto per il popolo cristiano e sarà una forma di devozione, non tanto verso il Santo e la Santa, ma soprattutto verso Dio. Allora, guardiamo appunto in Santa Bernadette questa santità partecipata, una fanciulla che sembra insignificante ma che Dio invece ha reso grande. Questo può capitare a ciascuno di noi, anzi sicuramente capita a ciascuno di noi.

     
    D. - Benedetto XVI, nel suo messaggio in occasione della Giornata mondiale del malato, afferma che Lourdes ci conduce a meditare sull’amore materno della Vergine Immacolata per i suoi figli malati e sofferenti. Che legame c’è fra Lourdes e i malati?

     
    R. - A Lourdes, io sono andato diverse volte, si vede proprio che il primato è per il malato, perché appunto Lourdes è diventata, lungo il secolo e mezzo che è passato, un luogo dove i malati si trovano come a casa loro, sentono Maria proprio come loro madre, avvertono la vicinanza di questa creatura che Dio ha innalzato sopra i cieli. I malati percepiscono che c’è questa protezione, questo aiuto, questo sostegno, questa vicinanza di Maria, che è apparsa proprio per dirci: “Io sono la vostra madre, io sono con voi”. Gli ammalati sentono questa maternità. Ho ascoltato tanti malati che sono andati a Lourdes, magari per cercare la grazia di essere guariti e non hanno ottenuto la grazia fisica, ma sono tornati sicuramente con una profonda guarigione interiore.

     
    Le reliquie di Santa Bernadette Soubirous arriveranno oggi alle 17.30 alla parrocchia romana intitolata alla Santa francese, dove verrà celebrata la Messa dall’assistente regionale dell’UNITALSI, don Gianni Toni. Venerdì, alle 11, verrà proiettato il film “Bernadette”, mentre alle 18 vi sarà la Messa presieduta da mons. Armando Brambilla, vescovo per la Pastorale sanitaria della diocesi di Roma. Le reliquie rimarranno nella parrocchia di Santa Bernadette fino a domenica prossima, quando verranno portate al carcere di Regina Coeli verso le 8.30 del mattino e riportate per le 10 nella parrocchia, in tempo per la celebrazione eucaristica, fissata alle 10.15. Lunedì 11, le reliquie saranno in San Pietro, dove il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, reciterà l’Angelus presso l’altare delle Confessioni. Martedì 12, infine, verrà celebrata la Messa di congedo presso la parrocchia romana di Santa Bernadette.


    inizio pagina

    L'ONU ha scelto Roma come capitale europea della lotta alla povertà mondiale. Interviste con Marina Ponti e Patriza Sentinelli

    ◊   E’ Roma la città scelta dalle Nazioni Unite per la sede europea della lotta alla povertà. La presentazione è avvenuta ieri presso la sede della FAO. Responsabile per l’Europa sarà Marina Ponti, per sei anni a New York come vicedirettore della campagna per gli Obiettivi del millennio. Francesca Sabatinelli.


    Dopo quelli di Africa e Asia, ora anche l’Europa avrà la sua sede della Campagna del millennio. Ad ospitarla sarà il palazzo della FAO, a Roma, mentre a dirigere l’ufficio sarà l’italiana Marina Ponti, da sei anni impegnata nella mobilitazione contro la povertà, la cui sconfitta sembra essere ancora obiettivo lontano, anche a causa della scarsa azione di alcuni governi che, impegnatisi a dare entro il 2015 lo 0,7% del proprio PIL in aiuto pubblico allo sviluppo, ad oggi sono ancora molto lontani dal risultato. Marina Ponti:

     
    “Cercheremo di dare voce a tutti i soggetti italiani, a tutte le organizzazioni della società civile, agli enti locali, che da anni chiedono il rispetto del raggiungimento degli obiettivi. Quello che noi possiamo portare, come campagna ONU, è unire attorno ad uno stesso tavolo tutti i soggetti che si interessano a questi temi, ma che non sono abituati ad operare insieme, affinché i governi non possano non ascoltarli. Quello che noi vogliamo introdurre è il discorso dell’importanza della politica. Se noi vogliamo veramente sradicare la povertà, dobbiamo sradicare certe politiche che stanno alla base della povertà e sono le politiche del commercio, della mancata cooperazione o di una cooperazione non abbastanza efficace. Quindi, vogliamo far sì che i parlamenti considerino queste tematiche come prioritarie nel loro mandato. Quello che manca ad oggi è la volontà politica di porre la lotta alla povertà globale come una priorità”.

     
    La campagna - ha precisato Patrizia Sentinelli, viceministro italiano degli Esteri - ha un ruolo fondamentale di aiuto allo sviluppo. La povertà nel mondo può e deve essere debellata. E' indispensabile impegnare quote importanti del PIL per questo fine:
     
    “Mi auguro che rispetto alla cooperazione ci possa essere finalmente il riconoscimento pieno italiano delle responsabilità che dobbiamo assumere a livello internazionale per combattere la povertà e per raggiungere gli obiettivi del millennio. Proprio perchè la cooperazione è parte essenziale della politica estera, non ci può non essere una responsabilità pubblica e quindi di un governo di un Paese. Noi dobbiamo fare, come governi, la nostra parte: dobbiamo mettere risorse - e l’Italia è indietro - metterne di più, soprattutto risorse finanziarie. E’ possibile che questa nostra generazione sradichi la povertà nel mondo, ma dobbiamo sapere, essere coerenti nel perseguimento degli obiettivi. Dobbiamo essere capaci di mettere le risorse finanziarie, ma anche politiche efficaci per contrastare la povertà”.

    inizio pagina

    Anteporre la vita umana alle ideologie politiche: l'appello ai nostri microfoni di Yolanda Betancourt, mamma di Ingrid, ostaggio della guerriglia colombiana

    ◊   “La vita umana vale più di qualunque altra cosa, le istituzioni europee si impegnino ad accompagnare questa straordinaria campagna della Betancourt”. Lo ha detto ieri Fausto Bertinotti, ricevendo alla Camera i familiari di Ingrid Betancourt guidati dalla mamma della donna rapita in Colombia nel 2002. Yolanda Betancourt in mattinata aveva avuto un commovente incontro con Benedetto XVI in Aula Paolo VI, al termine dell'udienza generale del Papa. Gabriella Ceraso l’ha intervistata:


    R. - Para mi fue muy emocionante el encuentro con il Papa...
    Per me, è stato molto emozionante l’incontro con il Papa. E’ stato molto importante avere l’opportunità di potergli parlare di mia figlia. L’ho visto molto partecipe e recettivo. Quando gli ho detto di essere la mamma di Ingrid, mi ha immediatamente risposto: “Conosco la situazione di sua figlia e prego per lei che si trova a vivere una condizione così difficile”. Gli ho chiesto anche di pregare per la sua vita, perché con le operazioni militari in corso si trova ora anche in pericolo di vita. Provo così tanto dolore… e il Santo Padre lo ha compreso subito.

     
    D. - Quanto pensa siano importanti gli accordi umanitari per la soluzione del problema dei sequestri?

     
    R. - Lo mas importante…
    La cosa più importante è che ci sia un dialogo fra le parti e che si raggiunga un accordo. Non si risolverà niente con l’uso della violenza e con la guerra. L’accordo umanitario è vitale. Finora però tutte le opportunità sono sfumate. I sacerdoti della Colombia si stanno impegnando molto per questo, soprattutto mons. Castro, il presidente della Conferenza episcopale. E’ necessario anteporre a tutte le considerazioni politiche ed anche filosofiche la vita e la libertà degli esseri umani.

     
    D. - Quale prezzo paga la dignità umana per la violenza dei sequestri?

     
    R. - El mas alto precio! ….
    Il prezzo più alto! Chiedo con grande urgenza alla comunità internazionale e alla stessa Chiesa cattolica un appoggio totale. La condizione che ha vissuto e continua a vivere mia figlia è estremamente dura, me lo ha raccontato lei stessa in una lettera che ha già fatto il giro del mondo e che ho consegnato oggi anche al Santo Padre. Ora, spero che la guerriglia comprenda che l’unico modo per uscire dalla lista dei gruppi terroristici è quello di liberare tutti i sequestrati. Li supplico, vorrei che la prossima fosse mia figlia. So che era stata chiesta anzitutto la liberazione delle quattro donne: tre sono state liberate, ora manca Ingrid. Le donne, per la loro stessa condizione femminile, sono più fragili e Ingrid non riesce più a sopportare questa situazione.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    E’ il metropolita Ieronimos di Tebe il nuovo primate della Chiesa ortodossa di Grecia

    ◊   E’ il metropolita Ieronimos di Tebe e Levadia il nuovo arcivescovo di Atene e primate della Chiesa ortodossa di Grecia. A votarlo è stato questa mattina il santo Sinodo, riunito nella cattedrale di Atene per l’elezione del successore di Christodoulos, deceduto lo scorso 28 gennaio all’età di 69 anni. Ieronimos è stato eletto al secondo scrutinio. Nella cattedrale di Atene il metropolita ha dato il cosiddetto "piccolo messaggio" in cui annunciava di accogliere la carica. La sua elezione - ha rivelato all'agenzia Sir l'archimandrita Ignazio Sotiradis - manifesta "la direzione favorevole delle buone relazioni con il Patriarcato ecumenico". E poi - ha concluso - proprio Ieronimos ha detto che "si deve rispettare l'eredità del suo predecessore Christodoulos". In Grecia, il 97% della popolazione si dichiara di confessione ortodossa. (A.L.)

    inizio pagina

    Nuovo incontro a Gerusalemme della Commissione Santa Sede-Israele. Le due parti si rivedranno il 17 marzo

    ◊   La Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele ha tenuto un incontro lunedì scorso a Gerusalemme, nella sede del Ministero degli affari esteri israeliano. E' stato il primo incontro dopo la sessione Plenaria della Commissione tenutasi, il 13 dicembre scorso nella medesima sede. Il comunicato congiunto - ripreso dall'Agenzia AsiaNews - conferma che le due Parti hanno continuato i negoziati sulle questioni fiscali e di proprietà, pendenti tra la Chiesa Cattolica e lo Stato di Israele, parlando di un’atmosfera di "grande cordialità". Le due delegazioni si riuniranno di nuovo il 17 marzo. Nel comunicato dell'incontro, le due delegazioni hanno espresso la “determinazione ad accelerare il loro lavoro per giungere a ulteriori progressi nei prossimi mesi e concludere l’Accordo quanto prima possibile”. Ma i negoziati si protraggono ormai da quasi 15 anni. Il loro fine è la firma di un "trattato globale" su tutte le questioni di tasse e proprietà attualmente pendenti, per dare alla Chiesa in Israele sicurezza giuridica e fiscale. In termini pratici, la Chiesa Cattolica desidera veder riconfermate le storiche esenzioni fiscali, che aveva già acquisito nel 1948, al momento della creazione dello Stato di Israele e allo stesso tempo spera per la restituzione di proprietà ecclesiastiche confiscate. In particolare poi, si ritiene importante per la sicurezza dei luoghi sacri di proprietà della Chiesa, assicurare che gli eventuali contenziosi che li riguardano, siano decisi dalle corti giudiziarie di Israele, secondo il diritto, e non, come può accadere oggi, dai politici, in maniera puramente discrezionale. (R.P.)

    inizio pagina

    Dopo il tentato golpe in Ciad, arrivati oltre 60 mila rifugiati in Camerun: già inviati aiuti dall'l’UNICEF e da Medici senza Frontiere

    ◊   Il nunzio apostolico in Ciad, mons. Pierre Nguyên, ha ringraziato Benedetto XVi per il messaggio di solidarietà e vicinanza espressa alla popolazione del Paese africano. I vescovi - ha riferito poi all'agenzia Fides - hanno mobilitato la comunità cattolica per pregare incessantemente per la pce. Intanto, sono almeno 60 mila i rifugiati, provenenti dal Ciad, che hanno varcato il confine con il Camerun. Tra questi, più di 10 mila sono bambini. Il dato è stato diffuso dall'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere, che ha inviato questa mattina in Camerun un cargo con materiale medico. I rifugiati sono in fuga dai violenti combattimenti tra ribelli e truppe governative scoppiati nei giorni scorsi nella capitale del Ciad, N’Djamena. Secondo l’ultimo bilancio, ancora provvisorio, gli scontri hanno provocato la morte di almeno 100 persone. Il presidente ciadiano, Idriss Deby, ha comunque assicurato che il Paese è tornato sotto controllo ma secondo l’UNICEF desta preoccupazione, in particolare, “l’arrivo di altre popolazioni in fuga”. “La priorità – ha affermato Martin Dawes, addetto alla comunicazione dell'Ufficio UNICEF per l’Africa centrale e occidentale – è di creare basi per l’accoglienza, vagliare le esigenze esistenti e avviare la distribuzione di aiuti”. Un team dell’ONU ha già condotto, ieri, una verifica esplorativa per individuare i bisogni esistenti. Dopo queste prime indicazioni, è cominciata la distribuzione dei primi aiuti, tra cui cibo e medicine. Ma non sono solo gli oltre 60 mila rifugiati provenienti dal Ciad e arrivati in Camerun ad aver urgente bisogno di aiuti. Nella zona orientale del Ciad si trovano, infatti, oltre 400.000 persone costrette a vivere nei campi profughi a causa della guerra in Darfur, martoriata regione occidentale del Sudan teatro di un sanguinoso conflitto. (A.L.)

    inizio pagina

    L'arcivescovo di Mombasa lancia un appello alla riconciliazione e sottolinea che il Kenya è più grande delle ambizioni delle parti in conflitto

    ◊   In Kenya, dopo i tumulti che hanno provocato morte e distruzione, le proteste seguite alle elezioni rendono ancora instabile e incandescente la situazione. Le agenzie umanitarie parlano di oltre 1000 morti e di almeno 300 mila sfollati. L’arcivescovo di Mombasa, mons. Boniface Lele, ha lanciato un appello rivolto a leader politici e a rappresentanti della comunità civile affinché venga incoraggiata la riconciliazione, nella consapevolezza che “con la guerra tutto è perduto”. Quella in atto in Kenya, secondo l’arcivescovo di Mombasa, “è una crisi che va oltre i risultati elettorali e che investe i valori e la visione di nazione”. Le parti in conflitto – ha sottolineato il presule – devono capire che il Kenya è più grande dei loro interessi politici e delle loro ambizioni. L’arcivescovo, dopo aver dichiarato che “anche alcuni cristiani hanno preso parte a saccheggi” e violenze, ha richiamato questi ultimi “a riconciliarsi con la comunità e con Dio”. Un richiamo infine – riferisce l’agenzia Sir – è stato rivolto al Parlamento: “il processo di riforme – ha osservato mons. Boniface Lele – dovrebbe urgentemente ripartire per affrontare i temi che hanno fatto esplodere il caos: i rancori storici, la questione della terra e le stridenti disuguaglianze nella società”. (A.L.)

    inizio pagina

    Colombia: appelli alla riconciliazione e alla liberazione degli ostaggi delle FARC nel messaggio conclusivo dell'Assemblea plenaria dei vescovi

    ◊   “La Chiesa unisce la sua voce al clamore del popolo colombiano e della comunità internazionale per esigere la liberazione di tutti i sequestrati. E’ quanto scrive mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e Presidente della Conferenza episcopale della Colombia nel Comunicato conclusivo della 84.ma Plenaria che si è svolta tra il 28 gennaio ed il primo febbraio. “Ci addolora particolarmente la situazione degli ostaggi – scrive il presule - poiché oltre ad essere privati ingiustamente dalla loro libertà subiscono anche trattamenti disumani e sono sottoposti a condizioni di vita contrarie ai più elementari diritti della persona”. “La Chiesa cattolica - prosegue il comunicato - con autonomia e indipendenza è disponibile per promuovere, facilitare ed accompagnare tutti i processi che possano condurre alla costruzione di una Colombia riconciliata nella pace e nella giustizia sociale”. “La nostra fede e il nostro impegno in quanto credenti – spiegano quindi i presuli - ci obbligano ad agire in favore dei fratelli che soffrono”. Ad agire avendo come criteri di orientamento “il valore della vita, il rispetto della dignità umana, le esigenze evangeliche del perdono, del rispetto dei diritti umani e, soprattutto, della carità”. Nel comunicato, si lancia poi un appello alla guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (FARC) affinché “rispondano al clamore del popolo e del mondo e, dunque, accolgano la proposta di dialogo con lo scopo di definire una “zona d’incontro”. L’auspicio espresso dai vescovi, è che “il governo e i delegati del gruppo armato possano discutere e concordare i termini della liberazione degli ostaggi”. I presuli, inoltre, tornano ad esprimere grande preoccupazione “per il crescente deterioramento dei rapporti con il vicino popolo del Venezuela. “Siamo due popoli fratelli”, sottolineano i vescovi e poi ricordano: abbiamo “una storia in comune, abbiamo relazioni economiche, sociali e culturali” e, in più, ci sono cittadini colombiani e venezuelani “che vivono e lavorano in uno e nell’altro Paese”. Per queste ragioni, chiedono di far sempre ricorso “alle vie diplomatiche” e auspicano il “ristabilimento di buoni rapporti fondati sul rispetto reciproco e sulla non ingerenza negli affari interni di ciascun Paese”. Il comunicato dei vescovi della Colombia si conclude con la preghiera affinché il Signore “aiuti a scoprire le vie che conducono alla pace duratura e stabile, nell’ambito della giustizia sociale. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    “Condividere con gioia”: è il titolo della Campagna di Quaresima in Colombia per aiutare le vittime di disastri naturali, della violenza o dello spostamento forzato

    ◊   Con l’inizio della Quaresima prende il via, in Colombia, la Campagna di Comunicazione cristiana dei Beni, promossa annualmente dal segretariato nazionale di pastorale sociale. Il tema dell’iniziativa è “Condividere con gioia” e l’obiettivo è di aiutare le vittime di disastri naturali, della violenza o dello spostamento forzato. Terminerà il 23 marzo, domenica di Pasqua di Risurrezione. Quest’anno – rende noto l’agenzia Fides - la Campagna sarà orientata alla formazione di una coscienza solidale, al fine di far fronte con maggiore umanità ed efficienza alle situazioni di tanti uomini, donne, bambini ed anziani che vivono quotidianamente situazioni di disastri naturali, contribuendo quindi alla loro promozione integrale. La Campagna “Condividere con gioia” va avanti dal 1982 in tutte le giurisdizioni ecclesiastiche del Paese. Nel corso di questi anni, la Chiesa cattolica ha potuto sostenere oltre 600.000 famiglie. L’80% del denaro raccolto è rivolto a diversi programmi di solidarietà in ognuna delle giurisdizioni ecclesiastiche. Quest’anno la destinazione sarà per le vittime dei disastri naturali. (A.L.)

    inizio pagina

    Nelle Filippine, 22 anni dopo l’uccisione di padre Tullio Favali, chiede perdono uno dei responsabili dell’assassinio del missionario

    ◊   Norberto Manero, capo di un gruppo di uomini che 22 anni fa ha ucciso padre Tullio Favali, ha deposto “in silenzio una candela accesa nel luogo dove fu assassinato il missionario”; poi, sempre in silenzio, si è chinato e ha baciato la foto di padre Tullio sulla tomba che si trova nel giardino della sede del vescovo. Il racconto di questi silenzi carichi di significato, rivelato all’agenzia Misna, è di padre Peter Geremia, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME). “Quando noi sacerdoti e religiose siamo rimasti soli con lui, insieme ai testimoni di quell’omicidio – ha aggiunto padre Geremia – Norberto Manero ha chiesto perdono”. Padre Favali è stato ucciso nelle Filippine da Edilberto Manero, fratello di Norberto, con alcuni colpi di fucile. Condannato all’ergastolo, insieme con altre sette persone, ha ottenuto la grazia dal presidente ed è tornato in libertà il 25 gennaio. Norberto è stato uno dei capi delle sedicenti "Forze civili per la difesa della terra". Si trattava di un gruppo di paramilitari appoggiato dall’esercito filippino che ha seminato terrore con omicidi e violenze indiscriminate anche contro le popolazioni tribali. Lo scopo era di favorire l’espropriazione delle terre a beneficio di potenti e politici corrotti. (A.L.)

    inizio pagina

    Il messaggio quaresimale dell’arcivescovo di Manila e della Conferenza episcopale delle Filippine

    ◊   Praticare l’auto-diciplina “così come ci ha insegnato Cristo” ed aiutare il prossimo. E’ questo il messaggio dell’arcivescovo di Manila, card. Gaudencio Rosales, per i fedeli nel periodo della Quaresima, che è iniziata ieri. Si legge nel documento: “Quelli che sono iniziati, sono 40 giorni sacri, dedicati alla preghiera, al digiuno ed all’astinenza. Sono questi gli strumenti che permettono al cristiano di vivere secondo la disciplina che ci ha insegnato Cristo, la strada per la redenzione dal peccato”. Al di là dei riti e delle liturgie, scrive ancora mons. Rosales, “Dio desidera che la disciplina e la preghiera vengano applicate per il bene altrui. Questo è il digiuno che mi compiace, dice per bocca di Isaia: liberare chi è ingiustamente legato, aiutare gli oppressi, condividere il pane con gli affamati”. Quindi, conclude, “celebriamo la Quaresima con questo spirito, e non saremo lontani dalla pace portata dalla resurrezione di Cristo”. I vescovi delle Filippine, nel loro messaggio quaresimale, sottolineano come il periodo di preparazione alla Pasqua sia l’inizio di una profonda riforma e conversione. I presuli invitano tutti i cristiani a guarire i mali interiori e quelli della società. “Questa è la vera evangelizzazione – concludono – ossia l’accettazione del compito che ci ha assegnato Dio: prenderci cura l’uno dell’altro, andare oltre noi stessi per vedere il bene comune. E’ il senso stesso della vita del cristiano”. (C.C.)

    inizio pagina

    Il messaggio di mons. Perera presidente della Commissione nazionale giustizia e pace alla popolazione dello Sri Lanka

    ◊   Come Gesù sulla Croce, lo Sri Lanka ha sete di giustizia, amore e pace”. Così nel suo messaggio per la Quaresima mons. Harold Anthony Perera, vescovo di Galle e presidente della Commissione nazionale giustizia e pace, invita i fedeli a sopportare i dolori inflitti dalla guerra civile in corso nel Paese, avendo come esempio e motivo di speranza il sacrificio di Cristo. “Gesù sulla Croce – scrive il presule – sapeva bene di non avere colpe, ma era costretto a soffrire dolore, oppressione e morte per ottenere la vittoria degli innocenti sul Male. Gesù ha dedicato la sua vittoria a Dio. Sapeva che attraverso la sua sofferenza compiva la parola delle Scritture”. “La nostra società – prosegue – anche se innocente deve subire violenze, sofferenza, povertà, abusi e sfruttamento, come il Cristo durante la Passione”. La situazione attuale - denuncia il vescovo – è frutto di disastri naturali e umani. In questo momento Gesù vive in queste persone, che affrontano discriminazioni sociali, economiche e politiche, e così ci ricorda le sue parole: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Matt: 25, 40). Per questo mons. Perera invita tutta la comunità a dedicare la Quaresima alla “riconciliazione e al sacrificio”. “Così – conclude il vescovo – possiamo sperare di ottenere il cambiamento spirituale necessario a ricostruire la pace”. (C.C.)

    inizio pagina

    “Occorre fermare la scia di sangue”: è l’appello dei cattolici impegnati nell’assistenza ai profughi in Sri Lanka

    ◊   “Urge fermare la spirale di odio e la scia di sangue che sta travolgendo il Paese”: è l’appello che giunge dai religiosi cattolici impegnati in prima linea nell’assistenza ai profughi, vittime del conflitto civile cha ha ripreso vigore nell’ultimo mese in Sri Lanka. Stretti nella morsa fra bombardamenti dell’esercito e attentati dinamitardi dei ribelli vi sono le vittime civili che stanno pagando un prezzo altissimo nel conflitto, in termini di vite umane perse, di sfollamento, di povertà. I bilanci ufficiali continuano inesorabilmente a salire e la popolazione è stremata dalla povertà e dalla disperazione, come denunciano da tempo numerosi osservatori e organizzazioni internazionali e locali. Nei primi tre giorni dalla fine del cessate il fuoco, il 16 gennaio, si stima siano rimasti uccisi 43 civili, ma la scia di sangue è continuata senza sosta, coinvolgendo anche bambini, come ha riferito il direttore del Jesuit Refugees Service in Sri Lanka, padre Kamal Andrady. “La situazione – ha detto - è tesa e la popolazione vive nella paura”. Il 4 febbraio, giorno del 60.mo anniversario dell’indipendenza dello Sri Lanka dalla Gran Bretagna, le celebrazioni sono state funestate da sanguinosi attentati. Mentre le truppe sfilavano per le strade della capitale Colombo, in altre parti del Paese quattro bombe hanno causato 14 morti e numerosi feriti. Responsabile degli attentati, secondo il governo, sono le Tigri Tamil che si battono per l'indipendenza della parte nord dello Stato. A causa delle violenze – rende noto infine l’agenzia Fides - il governo ha chiuso tutte le scuole per una settimana, mentre centinaia di soldati controllano veicoli e pedoni e presidiano le strade di Colombo. (A.L.)

    inizio pagina

    In Vietnam, messaggio del cardinale Man per il nuovo anno lunare

    ◊   Restare fermi nella fede, rispettare i genitori, coltivare l’amore coniugale, amare il prossimo. Sono le esortazioni rivolte ai fedeli dal cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City, nel suo tradizionale messaggio per il Tet, il Capodanno lunare che nel calendario orientale segna l’inizio, oggi, dell’Anno del Topo. La fede in Dio, l’amore filiale per i genitori, la fedeltà coniugale e l’altruismo – si legge nel testo - costituiscono i quattro pilastri su cui costruire famiglie, parrocchie, una Chiesa e una nazione felici. “La mia speranza per il nuovo anno – afferma il porporato - è che ciascuno di voi, soprattutto i giovani, restino sempre lealmente devoti a Dio, quali che siano le circostanze della vita”. Da questa devozione e obbedienza deriva anche il rispetto e l’amore filiale per i genitori e la fedeltà coniugale. Un amore che porta la benedizione di “una vita lunga, serena e ricca di successi”. Ma onorare Dio significa anche dimostrare generosità e tolleranza verso il prossimo. Queste virtù radicate nell’amore di Cristo – si sottolinea nel messaggio - danno ai fedeli la forza di portare l’amore, la simpatia, il perdono, l’armonia, la verità e la giustizia dove c’è l’odio, la diffidenza, l’umiliazione, il conflitto, l’inganno e l’ingiustizia. Il testo si conclude con l’auspicio che nel nuovo anno molte persone, soprattutto i diseredati e gli abbandonati, possano sperimentare l’amore di Dio attraverso i gesti di solidarietà degli altri. I fedeli vietnamiti sono stati invitati dai vescovi ad aiutare i poveri perché anche loro possano celebrare questa festività. (L.Z.)

    inizio pagina

    Il vescovo di Hong Kong esorta i fedeli ad essere generosi con i poveri

    ◊   La lettera pastorale per la Quaresima del cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, ripropone l’invito di Benedetto XVI all’elemosina e rivela come una donazione abbia salvato la sua famiglia. “E’ avvenuto quando Shanghai è stata invasa”, ha ricordato il porporato. “Mio padre – ha spiegato - era ammalato e nella nostra famiglia c’erano all’epoca sette bambini. In una fredda giornata invernale mio padre mi disse: “Tu vai a Messa ogni giorno. Non mancare oggi. Possa Dio darci il nostro pane quotidiano”. Ho stretto i denti – ha poi detto il vescovo di Hong Kong - e ho fatto una corsa fino alla chiesa dove ho servito la Messa come sempre. Quando stavo per tornare a casa – ha aggiunto - un uomo anziano è venuto verso di me. Era Zhou Chi Yao. Mi portò a casa sua, prese un bel pò di soldi, e me li diede. Con quel denaro - ha detto il porporato - la mia famiglia ebbe denaro sufficiente per comprare cibo per vari mesi”. Il vescovo di Hong Kong – riferisce l’agenzia Zenit - ha quindi esortato i cattolici a seguire l’esempio di Zhou. “Possiamo essere in pace con noi stessi – ha concluso il cardinale Joseph Zen - se facciamo ciò che è nelle nostre possibilità”. (A.L.)

    inizio pagina

    Il vescovo di Beirut sottolinea che quello dei rifugiati iracheni in Libano è un problema sottovalutato

    ◊   Il Libano non è preparato ad accogliere gli oltre 75 mila rifugiati iracheni. E’ quanto sostiene il vescovo di Beirut, mons. Michel Kassarji, precisando che tra i rifugiati, arrivati clandestinamente nel Paese dei cedri, i cristiani sono più di 5 mila. In Libano devono affrontare molteplici problemi: spesso non hanno casa, lavoro, assistenza sociale e sanitaria. Di fronte a questa realtà, non mancano preziose iniziative da parte della Chiesa: mons. Michel Kassarji ricorda, ad esempio, la creazione di una scuola serale, il pagamento di oltre 400 rette scolastiche per bambini iracheni e la fornitura di aiuti alimentari ad oltre 500 famiglie. Molti iracheni – spiega quindi il vescovo – vorrebbero tornare in patria, altri sognano gli Stati Uniti e l’Europa. Ma il vero obiettivo, indicato dal vescovo di Beirut, è di dare la possibilità ai rifugiati iracheni di restare in Libano. Per questo, la Chiesa maronita ha concesso un vasto appezzamento di terreno per costruire case da destinare ai rifugiati iracheni. Per ulteriori informazioni, si può consultare il sito www.amicikassarji.blogspot.com (A.L.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo metropolita di Belgrado indica povertà e corruzione tra i mali della Serbia

    ◊   Dopo la rielezione, domenica scorsa, di Boris Tadic alla presidenza della Serbia, l’arcivescovo metropolita di Belgrado, mons. Stanislaw Hocevar, ha indicato, in un'intervista rilasciata all’agenzia Sir, le priorità per il Paese. Secondo il presule è urgente un processo di riforme per affrontare profonde piaghe, quali povertà, mafia e corruzione. L’arcivescovo ha anche sottolineato che occorre creare un sistema capillare di istruzione e procedere verso l’Unione Europea, ma senza mettere a rischio l’identità serba. Il voto espresso nella consultazione di domenica – ha quindi spiegato mons. Stanislaw Hocevar – esprime “un chiaro orientamento europeista” ed è anche un invito a tutti i politici perché si impegnino, attraverso adeguate riforme, a migliorare la situazione della Serbia. All’Europa, l’arcivescovo metropolita di Belgrado ha chiesto, inoltre, di non limitarsi solo a favorire l’ingresso del Paese nell’UE, ma anche ad aiutare concretamente la popolazione. Il presule, parlando del Tribunale penale internazionale, ha poi indicato la necessità di “procedere ad una purificazione della storia”: vanno presi in esame – ha detto l’arcivescovo – “non solo gli anni ’90 ma anche i decenni precedenti”. Gli anni ’90 - ha spiegato – sono frutto del comunismo e dell’ateismo ideologico. Mons. Stanislaw Hocevar ha dichiarato, infine, che le scelte per risolvere l’intricata questione del Kosovo “non devono essere affrettate” e devono rispettare “l’identità di tutti i suoi abitanti”. (A.L.)

    inizio pagina

    La Chiesa inglese solidale con il popolo dello Zimbabwe, alle prese con una delle peggiori crisi umanitarie dai tempi dell’indipendenza

    ◊   La Chiesa dell’Inghilterra e del Galles prega ed è solidale con il popolo dello Zimbabwe che può e deve continuare a sperare in un futuro migliore. Lo ha detto il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo di Westminster, durante una Messa celebrata nella cattedrale di Harare. Il primate inglese ha visitato in questi giorni lo Zimbabwe per esprimere la vicinanza ed il sostegno dell’episcopato inglese e gallese al popolo e alla Chiesa del Paese africano, alle prese con una delle peggiori crisi umanitarie dai tempi della sua indipendenza. Ad accompagnarlo, mons. Crispian Hollis, presidente del Dipartimento per gli affari internazionali della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles. Durante la visita i due prelati hanno incontrato i vescovi dello Zimbabwe. Il cardinale O'Connor si è detto molto colpito dalla sofferenza e dall’angoscia di chi vive nella povertà estrema e con l’AIDS, ma anche dalla compassione e dalla tenacia di coloro che nella Chiesa aiutano i più vulnerabili: “Ho potuto vedere una Chiesa unita che assiste i più poveri e i malati. L’assistenza materiale – ha aggiunto - è fondamentale, ma quello che la Chiesa può offrire è soprattutto la preghiera e la solidarietà attraverso cui far crescere la speranza”. Prima di raggiungere lo Zimbabwe, il cardinale O’Connor e mons. Hollis hanno fatto una breve tappa in Sudafrica, dove hanno assistito alla plenaria dei vescovi sudafricani e visitato alcune famiglie colpite dall’AIDS e diversi centri cattolici di accoglienza e di supporto nella provincia del Kwazulu-Natal. (L.Z.)

    inizio pagina

    Nuovi interventi della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel

    ◊   Il 10 febbraio in Burkina Faso sarà vissuto come una vera e propria giornata di festa, con cerimonie protocollari alle quali è prevista anche la partecipazione dell’arcivescovo di Ouagadougou, mons. Jean-Marie Untaani Compaoré, e del presidente, Blaise Compaoré. Sarà infatti il giorno inaugurale dell’annuale Consiglio di amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Per le popolazioni dei 9 Stati africani assistiti dalla Fondazione, si tratta di un evento di particolare importanza. All’esame del Consiglio ci sono infatti progetti di opere civili, da realizzare in gran parte nei diversi Paesi. “Il Consiglio – ha riferito a “L’Osservatore Romano” il segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Karel Kasteel – è chiamato a valutare i progetti e i fondi a disposizione per la loro realizzazione”. Negli ultimi anni sono stati realizzati, o avviati, progetti per un importo di oltre nove milioni di dollari. (A.L.)

    inizio pagina

    "La nostra proposta ha tenuto conto del pluralismo della società". Così il vescovo di Bilbao sulla nota dei vescovi spagnoli per le elezioni del 9 marzo

    ◊   E’ forte la polemica in Spagna dopo la dichiarazione della Commissione Permanente dei vescovi, in vista delle elezioni generali del prossimo 9 marzo. Numerosi gli interventi dei presuli con puntualizzazioni o chiarimenti su alcuni tra i temi più problematici del documento. Mons. Blázquez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale spagnola, ha affermato: “Sappiamo bene che il Vangelo non si identifica con nessun progetto politico” ed ha aggiunto: “La nostra proposta é stata avanzata con rispetto, il voto è dato dal cittadino”. Il presule ha anche auspicato il ritorno ad un confronto caratterizzato da un clima più sereno. Ha anche detto che “la fede cristiana e la morale cattolica non si impongono; abbiamo fatto – ha affermato il vescovo di Bilbao – una proposta che tiene conto del carattere pluralista e democratico della nostra società”. Da parte sua, il cardinale Carlos Amigo Vallejo, arcivescovo di Siviglia, in una lunga intervista pubblicata poco prima della diffusione della nota dei vescovi ha affermato che “la Chiesa deve essere coscienza critica e dire ciò che pensa, ma non si deve aspettare che poi le sia messo davanti un tappeto oppure che non sia criticata”. Il vescovo di Vitoria, mons. Asurmendi Aramendía, in un incontro con i giornalisti ha ammesso che la nota dei vescovi poteva mancare di una certa chiarezza ma personalmente era d’accordo con il testo ed ha ricordato che la nota trova il suo fondamento in una dichiarazione precedente approvata nel 2006 dall’intera Conferenza episcopale spagnola. Per la prossima settimana è previsto un incontro tra il presidente del governo spagnolo, Jose Luis Rodríguez Zapatero e il nunzio a Madrid, Mons. Manuel Monteiro de Castro. In agenda, come argomento principale, i rapporti tra la Conferenza episcopale spagnola e il governo. La nota dei vescovi offre un esame di alcune questioni specifiche che devono essere studiate e valutate alla luce delle diverse proposte dei partiti politici. Nella nota sono indicati come primari, i valori fondamentali che riguardano la vita umana e il matrimonio. (Dalla Spagna, per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

    inizio pagina

    Spagna: è morto ieri a Palma de Mallorca l'iniziatore del Movimento dei Cursillos de Cristiandad, Eduardo Bonnin

    ◊   Il Segretariato Diocesano dei Cursillos de Cristiandad di Mallorca ha comunicato che ieri si è spento a Palma de Mallorca, Eduardo Bonnin, tra gli iniziatori del Movimento dei Cursillos. Era nato il 4 maggio 1917. Il Movimento era nato proprio a Mallorca, tra il 1940 e il 1949 e dalla Spagna si è diffuso nei Paesi delle Americhe e poi negli altri continenti. "Con i Cursillos de Cristiandad - scrive il Segretariato Diocesano ripreso dall'Agenzia Zenit - numerosi laici e alcuni sacerdoti, illuminati dallo Spirito Santo, hanno scoperto molto chiaramente che anche i laici, in virtù dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione, svolgono un ruolo attivo nell'evangelizzazione. Fedele al Vangelo di Cristo, sempre aperto alla realtà del mondo e attento alle persone che lo circondavano, Bonnin ha lasciato un'eredità di amicizia con Dio e con gli uomini attraverso i Cursillos de Cristiandad che ha contribuito insieme ad altri amici - si legge nella nota - ad aprire un cammino ecclesiale di rinnovamento della vita cristiana diffuso oggi in numerosi Paesi di tutto il mondo". I funerali di Bonnin saranno celebrati martedì prossimo nella Cattedrale di Palma e saranno officiati dal Vescovo di Mallorca Jesús Murgui. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    No dell'OSCE all'invio di osservatori alle elezioni in Russia a causa delle "restrizioni imposte" da Mosca
     

    ◊    
    L'OSCE non manderà osservatori alle elezioni in Russia
    L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha annunciato oggi a Vienna di aver annullato la sua missione di osservatori per le elezioni presidenziali russe del 2 marzo, a causa delle “restrizioni imposte dalle autorità russe”. “Siamo spiacenti che le circostanze ci impediscano di monitorare queste elezioni”, ha dichiarato il segretario generale dell'assemblea OSCE, Spencer Oliver, in un comunicato diramato via e-mail con allegata una lettera alla Duma, la Camera bassa del parlamento russo. Nelle condizioni offerte, si legge, non possiamo accettare il vostro invito di inviare un numero limitato di osservatori”. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aveva respinto oggi quello che definiva un “ultimatum” da parte dell'ODIHR, l'Ufficio di monitoraggio elettorale dell'OSCE. Il contenzioso fra Mosca e l'ODIHR riguardava innanzitutto i tempi per il monitoraggio e il numero dei delegati: l'OSCE voleva inviarli a partire dal 15 febbraio mentre la Commissione elettorale russa insisteva sul 20 febbraio. Le presidenziali si terranno il 2 marzo. Fonti del Ministero degli esteri russo fanno sapere all’agenzia ITAR-TASS che la Russia è stupita dalla decisione dell’OSCE.

     
    Quattro civili uccisi in Iraq
    Quattro civili iracheni sono stati uccisi stamani a Tikrit in un agguato. il fatto è accaduto nella zona sud-occidentale di Dibaeiy e ha provocato la morte di quattro persone, tra cui Salim Mutar, il fratello di Aref Mutar, capo del consiglio municipale di Tikrit.

    Due arresti in Pakistan per l’omicidio di Benazir Bhutto
    Due persone sono state arrestate in Pakistan in connessione all'omicidio di Benazir Bhutto. Lo dice la televisione pakistana. L'arresto è avvenuto a Rawalpindi, la città militare nei dintorni di Islamabad dove il 27 dicembre fu uccisa l'ex primo ministro del Pakistan. Secondo la televisione, i due si chiamerebbero Rifqat e Hasnain e avrebbero accompagnato gli attentatori suicidi al Liaqat Bagh, dove la Bhutto venne uccisa.

    Iran
    L'esclusione di migliaia di candidati riformatori dalle elezioni legislative iraniane del 14 marzo è stata giudicata una “catastrofe” dall'ex presidente Mohammad Khatami, secondo cui questa decisione “minaccia” la rivoluzione islamica. “La squalifica (dei candidati) da parte dei comitati esecutivi è una catastrofe”, ha detto Khatami, citato ieri sera dall'agenzia iraniana Isna. I comitati esecutivi incaricati di organizzare le elezioni, alle dipendenze del Ministero dell'interno, hanno squalificato il mese scorso circa 2.000 candidati, fra cui un gran numero di riformatori. Questo annulla le loro possibilità di competere con i conservatori, che controllano l'attuale parlamento. “Il fatto che si respingano le iscrizioni di persone onorabili, di buoni musulmani, pone un problema”, ha detto l'ex presidente riformatore. “Ma quello che è ancora più triste - ha aggiunto - è questa tendenza attuale (a squalificare i candidati) che compromette la rivoluzione, il sistema e il benessere della società”. “Se questa tendenza continua, questo diventerà molto pericoloso”, ha detto Khatami. I candidati esclusi hanno fatto appello alle commissioni di vigilanza legate al Consiglio dei guardiani della costituzione, un secondo organo incaricato di supervisionare le elezioni, ma senza esito positivo. Ultima possibilità: l’appello direttamente al Consiglio dei Guardiani della Costituzione, che potrà dire l'ultima parola in merito il 4 marzo.

    Turchia
    Al termine di un burrascoso dibattito fiume durato più di 13 ore, il parlamento turco ha approvato in nottata, con un voto finale in prima lettura - 404 sì contro 92 no - una controversa revisione della Costituzione che consentirà di indossare il velo islamico nelle università. Lo ha annunciato il vicepresidente dell'Assemblea, Nevzat Pakdil. In precedenza, i deputati turchi avevano approvato con 401 sì' e 99 no il primo emendamento costituzionale. L'articolo-chiave del progetto di modifica costituzionale dichiara in particolare che “nessuno può essere privato del suo diritto all'istruzione superiore”, una chiara allusione alle ragazze velate. Un secondo round di votazioni è previsto sabato prossimo per il sì definitivo alle modifiche costituzionali, fortemente avversate dai laici, che denunciano il rischio che possa spianare la via all'accesso di donne velate alla pubblica amministrazione e alle scuole. Ma l'approvazione della riforma che metterà fine al proibizionismo del velo nelle università è scontata: ha infatti l'appoggio dei 340 deputati del partito filoislamico al governo AKP e dei 70 deputati del partito nazionalista MHP, che insieme garantiscono ampiamente la maggioranza qualificata di due terzi (367 su 550 deputati) richiesta dalla Costituzione per le modifiche costituzionali.

    Kosovo
    L'indipendenza del Kosovo è “una cosa molto buona, la soluzione migliore per tutti, a partire da Albania, Serbia e Macedonia, per finire con gli altri Paesi coinvolti nell'operazione”. E’ quanto ha detto oggi il primo ministro albanese Sali Berisha, in visita in Giappone, spiegando che il suo Paese “non punta alla Grande Albania”. Il Kosovo, ha detto conversando con l'ANSA a margine di un incontro al Foreign Correspondent's Club di Tokyo, è giusto, una volta proclamato tale, che resti “indipendente. Certamente è la cosa migliore”. Anzi, quasi a voler fugare ogni dubbio su ipotetici propositi di annessione ed espansione, il premier albanese assicura di essere “sicuro che tra 20-30 anni entreremo insieme, noi e il Kosovo, come due soggetti diversi nell'Unione Europea”. La Russia, con il suo dissenso sull'indipendenza in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, “è su posizioni da Guerra Fredda. Invece, il Kosovo indipendente è di fondamentale importanza per la stabilità dell'area”. In quest'ambito, “anche le elezioni presidenziali serbe, con il successo di Boris Tadic, rappresentano un risultato positivo perchè aprono alla Serbia un futuro europeo”. Berisha, in Giappone per promuovere le relazioni tra i due Paesi, soprattutto sotto il profilo degli investimenti e dell'interscambio commerciale, descrive l'Albania come “uno dei Paesi più stabili e tranquilli d'Europa, con un tasso di crescita annuo del 6%, dove ci sono grosse opportunità grazie alla sconfitta del crimine”. Il premier cita il settore energetico e le sue grandi potenzialità (“Ci sono gli impianti idroelettrici da realizzare”), il comparto minerario con rame, ferro e bauxite e il settore turistico con gli oltre 400 chilometri di costa mediterranea”. L'obiettivo di medio periodo, conclude, “è entrare a far parte della NATO: è la migliore assicurazione per il nostro futuro”.

    Ciad
    Il presidente ciadiano, Idriss Deby, ha rivolto un “appello solenne” all'Unione Europea per un dispiegamento rapido della forza europea Eufor in Ciad e Centrafica, al fine di proteggere i rifugiati del Darfur. Ai microfoni di radio Europe 1, Deby ha anche richiamato le responsabilità della “comunità internazionale che deve salvare il popolo del Darfur minacciato nella sua stessa esistenza”. La forza europea Eufor consta di 3.700 soldati, 2.100 sono francesi, da schierare nell'est del Ciad e in Centrafica per proteggere circa 450.000 rifugiati del Darfur. L'invio di queste truppe è al momento sospeso da quando i ribelli ciadiani hanno lanciato un'offensiva contro il presidente Deby. Ma ieri, il ministro degli Esteri francese, Hervè Morin, ha previsto che vi sarà un ritardo nel dispiegamento di un mese o al massimo di un mese e mezzo. Intanto, sembra che le truppe ribelli abbandonino la capitale: una colonna di 200 pick-up di ribelli ciadiani, che nello scorso fine settimana hanno attaccato la capitale N'Djamena e di altre forze provenienti da est, è stata avvistata a 400 km dalla capitale del Ciad. Lo riferisce oggi una fonte militare. “Siamo ripartiti verso est per ragioni logistiche”, ha dichiarato il portavoce dell'alleanza dei ribelli, che a fine gennaio sono partiti dal Sudan per attaccare la capitale del Ciad.

    Primarie USA: sfida aperta in casa democratica mentre i repubblicani studiano un “ticket McCain-Huckabee”
    Il "Supermartedì" delle primarie americane si è concluso con un sostanziale pareggio in campo democratico. Hillary Clinton e Barack Obama si sono praticamente divisi il numero dei delegati in palio. Più chiara la situazione tra i repubblicani, con il senatore dell’Arizona, John McCain, in netto vantaggio sugli altri candidati. Grande attesa, dunque, per le prossime primarie, che delineeranno meglio la corsa alla casa Bianca, soprattutto nel confronto Clinton-Obama. Il servizio da New York di Elena Molinari:

    Nelle prossime primarie, gli esperti prevedono che la situazione rimarrà uguale. Entrambi i candidati ieri, però, sottolineavano i propri successi: ad Obama sono andati più Stati, ma Hillary ha conquistato la California e New York, i due Stati più popolosi. Il senatore dell’Illinois ha confermato la sua forza tra i neri e le elite bianche, ma non ha conquistato a sufficienza gli afroamericani di New York e New Jersey. Oltre alle donne, Hillary ha potuto contare sugli elettori ispanici, sugli asiatici oltre che sugli operai. Ora, la gara potrebbe dipendere anche da quanti soldi i due hanno da spendere in pubblicità e quelli della Clinton stanno finendo. Tra i repubblicani c’è, invece, un chiaro sconfitto: Mitt Romney, l’ex governatore del Massachusetts. A guastargli la festa a sorpresa è stato Mike Huckabee, un ex pastore battista. Si moltiplicano, quindi, le voci di un ticket McCain-Huckabee, che potrebbe mettere in difficoltà l’avversario democratico, sia questo la Clinton od Obama. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

    Tanzania
    Edward Lowassa, primo ministro della Tanzania dal dicembre del 2005, ha annunciato oggi dinanzi al parlamento le sue dimissioni. Lo ha detto radio Nairobi. La decisione è dovuta al suo presunto coinvolgimento - e con lui anche di altri due ministri e numerosi alti funzionari, stando ai risultati di un'indagine parlamentare - in uno scandalo di corruzione legato ad un grosso contratto per forniture d'emergenza elettriche in caso di siccità o di altre catastrofi analoghe, stipulato con una compagnia degli Stati Uniti. La seduta del parlamento è stata sospesa, e le dimissioni sono ora al vaglio del presidente della Repubblica, Jakaya Kikwete, che nei giorni scorsi era stato anche eletto presidente di turno dell'Unione Africana, nel corso del 10.mo vertice dell'organizzazione svoltosi ad Addis Abeba.

    Le prospettive nei rapporti tra Serbia e UE dopo l’annuncio del mancato accordo
    Come annunciato ieri, è saltata la firma dell’Accordo di cooperazione tra l’Unione Europea e la Serbia. L’intesa avrebbe dovuto rappresentare il gradino prima dell’accordo di associazione, a sua volta passo iniziale per una graduale integrazione della Serbia nell’Unione. Che tempi si prospettano ora? Risponde Adriana Cerretelli, responsabile dell’Ufficio di corrispondenza a Bruxelles del Sole24Ore, intervistata da Giada Aquilino:


    R. - Si prospettano tempi molto incerti, perché il motivo per cui è stato offerto un accordo di portata inferiore a quello di associazione è il fatto che la Serbia non ha rispettato la condizione della consegna al Tribunale internazionale dell’Aja di Ratko Mladic, il generale serbo-bosniaco del massacro di Srebrenica. Il problema resta se Mladic non verrà consegnato, con un rilancio del nazionalismo serbo da parte del premier Kostunica, che magari è un rigurgito semplicemente dovuto a giochi di potere interni e al fatto che i nazionalisti hanno perso le presidenziali. Comunque sia, il panorama è tale per cui c’è una fortissima incertezza su quello che può succedere, soprattutto se, come sembra, verrà poi proclamata a breve l’indipendenza del Kosovo.

    D. - Il 18 febbraio si terrà il Consiglio dei ministri degli Esteri europei: verrà qualche novità?

     
    R. - L’unica cosa che potrebbe accadere è la visita del nuovo procuratore generale del Tribunale dell’Aja - il belga Serge Brammertz - che dovrebbe recarsi a Belgrado prima del 18. Se dal procuratore generale dovessero arrivare dei segnali più positivi circa la collaborazione della Serbia alla cattura di Mladic, forse questo potrebbe in qualche modo decongestionare l’atmosfera e portare direttamente alla firma dell’accordo di associazione. Ma la reazione di questi giorni di Kostunica certamente non favorisce il dialogo. Ieri, il commissario europeo, Olli Rehn, ha usato parole molto dure nei confronti dell’atteggiamento del governo serbo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 38

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina