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Sommario del 03/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Valore della vita e appello per Kenya, Iraq e Colombia: nelle parole del Papa all’Angelus
  • “Al centro di tutto la Parola di Dio”. Così il Papa ai religiosi, nella Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, Giornata della vita consacrata
  • Stamane a Cagliari beatificata Giuseppina Nicoli delle Figlie della Carità
  • Oggi in Primo Piano

  • Servire la vita: tema della 30esima Giornata per la vita, che ricorre oggi in Italia
  • 25 anni fa il caso di Modesta, anziana senza fissa dimora morta a Roma senza assistenza
  • Offrire ospitalità e conforto ai parenti dei malati gravi: è lo spirito che da 20 anni anima il Progetto Accoglienza di Milano
  • Un concorso internazionale di composizione dedicato agli “strumenti di pace”
  • Chiesa e Società

  • Cure anche in casi di estrema prematurità: documento finale di 4 atenei romani
  • Vietnam. L’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, conferma la concessione del ritorno alla Chiesa del palazzo che ospitava la Nunziatura
  • Mons. Fouad Twal, arcivescovo coadiutore del Patriarcato Latino di Gerusalemme: le minoranze cristiane in Terrasanta, strumento di dialogo con il popolo musulmano
  • In Argentina una solenne celebrazione ricorda il cardinale Eduardo Francisco Pironio, a dieci anni dalla sua scomparsa
  • In Messico, appello dell'arcivescovo di Guadalajara contro l'aborto
  • L’Arca della Nuova Alleanza giunge al termine del suo pellegrinaggio tra le diocesi del Canada. A marzo l’ultima tappa
  • In Polonia, la Preghiera Universale per la Vita raggiungerà Cracovia il prossimo 30 marzo
  • Dossier Fides sullo sviluppo tecnologico in Asia: grande il divario digitale all’interno del continente
  • A Nyahururu, in Kenya, un'iniziativa interconfessionale per la pace
  • 24 Ore nel Mondo

  • Non regge la tregua in Ciad. Giallo sulla sorte del presidente Deby. 400 stranieri evacuati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Valore della vita e appello per Kenya, Iraq e Colombia: nelle parole del Papa all’Angelus

    ◊   Il rispetto della vita, la ricchezza dei consacrati e la preghiera per la prossima Quaresima: nelle parole del Papa all’Angelus, insieme con un appello per il kenya e per l’Iraq. Benedetto XVI ha ricordato che oggi in Italia si è celebrata la Giornata per la vita. Il servizio di Fausta Speranza:


    “La civiltà di un popolo si misura dalla capacità di servire la vita”: Benedetto XVI ricorda le parole della CEI nel giorno in cui in Italia si celebra la Giornata per la vita. E aggiunge:
     “Ognuno, secondo le proprie possibilità, professionalità e competenze, si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto”.
     “E’ impegno di tutti – ribadisce Benedetto XVI - accogliere la vita umana come dono da rispettare, tutelare e promuovere, ancor più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale”. Dunque il Papa si unisce “ai Vescovi italiani nell’incoraggiare quanti, con fatica ma con gioia, senza clamori e con grande dedizione, assistono familiari anziani o disabili, e a coloro che consacrano regolarmente parte del proprio tempo per aiutare quelle persone di ogni età la cui vita è provata da tante e diverse forme di povertà”.
     Il pensiero del Papa va anche a un’altra Giornata, quella della Vita Consacrata celebrata ieri nella festa liturgica della presentazione del Signore. Esprime gratitudine per quanti “si dedicano al totale servizio di Dio e della Chiesa con i voti di povertà, castità e obbedienza” e sottolinea che la vita consacrata “costituisce una ricchezza inestimabile per la Chiesa e per il mondo”.
     Poi il pensiero al tempo particolare della Quaresima che avrà inizio mercoledì prossimo con il rito delle Ceneri che – ricorda lo stesso Papa – celebrerà come ogni anno nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino. Con la preghiera che sia “un tempo di autentica conversione per tutti i cristiani”, Benedetto XVI annuncia che “da ieri fino all’intero giorno dell’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes e 150° anniversario delle Apparizioni, è possibile ricevere l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle solite condizioni – Confessione, Comunione e preghiera secondo le intenzioni del Papa – e sostando in orazione dinanzi ad un’immagine benedetta della Madonna di Lourdes esposta alla pubblica venerazione”. E spiega che “per gli anziani e gli ammalati ciò è possibile mediante il desiderio del cuore”.
     Dopo la preghiera mariana, un pensiero per la riconciliazione, la giustizia e la pace in Kenya.

     
    “Auspico che gli sforzi di mediazione attualmente in atto possano avere successo e condurre, grazie alla buona volontà e alla collaborazione di tutti, ad una rapida soluzione del conflitto, che ha già provocato troppe vittime”.

    La preghiera e la riflessione del Papa sono anche per l’Iraq.

     
    “La malvagità, con il suo carico di dolore, sembra non conoscere limiti nell’Iraq, come ci dicono le tristissime notizie di questi giorni. Elevo di nuovo la mia voce in favore di quella popolazione duramente provata e per essa invoco la pace di Dio.”
     Tra i saluti nelle varie lingue, un pensiero alla Colombia e ai gravi episodi di sequestro che accadono; alla famiglia dove – dice il Papa – “si apprende il lessico della convivenza civile e si scoprono i valori umani”; alle festività del capodanno lunare vissuto in vari Paesi asiatici, con l’augurio “che sappiano conservare e valorizzare queste belle e fruttuose tradizioni di vita familiare. Un pensiero alle Figlie della carità : oggi a cagliari la loro consorella Giuseppina Nicoli è stata beatificata. Un saluto anche ai partecipanti al convegno promosso dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università romane in occasione della Giornata della Vita.

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    “Al centro di tutto la Parola di Dio”. Così il Papa ai religiosi, nella Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, Giornata della vita consacrata

    ◊   La Vita consacrata “con la sua stessa presenza diventa esegesi vivente della Parola di Dio”. Così Benedetto XVI ieri pomeriggio in San Pietro al termine della celebrazione per la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, XII Giornata della vita consacrata. A presiedere la liturgia eucaristica il cardinale Franc Rodè, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il quale nell’indirizzo di omaggio al Papa ha sottolineato che i consacrati sono “ministri della speranza attiva perché si impegnano, ogni giorno, a tenere il mondo aperto a Dio”. Massimiliano Menichetti:


    (canto)

     
    La gioia della testimonianza, la sequela in Cristo, il legame imprescindibile che la Vita consacrata ha con il Vangelo, sono le focali del discorso del Papa alle migliaia di religiosi e religiose, presenti nella Basilica Vaticana, in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Un incontro, ha detto Benedetto XVI, reso ancora più significativo “dal contesto liturgico della festa della Presentazione del Signore”. Tratteggiando il “sì” di Giuseppe e Maria che agirono secondo “la Legge del Signore”, il Papa ha ricordato come questo atteggiamento costituisca un esempio eloquente di “testimonianza” e sottolineando che “alla Parola di Dio nella vita della Chiesa sarà dedicata la prossima sessione ordinaria del Sinodo dei Vescovi”, ha esortato:

     
    "Vi chiedo, cari fratelli e sorelle, di offrire a questo impegno ecclesiale il vostro contributo, testimoniando quanto sia importante porre al centro di tutto la Parola di Dio, in special modo per quanti, come voi, il Signore chiama a una più intima sua sequela. La Vita consacrata, infatti, è radicata nel Vangelo; ad esso, come alla sua regola suprema, ha continuato ad ispirarsi lungo i secoli ed ad esso è chiamata a tornare costantemente per mantenersi viva e feconda portando frutto per la salvezza delle anime".
     
    “Agli inizi delle diverse espressioni di Vita consacrata” ha detto il Papa “c’è sempre una forte ispirazione evangelica” ed è stato lo “Spirito Santo ad illuminare di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici”:

     
    "Lo Spirito Santo attira alcune persone a vivere il Vangelo in modo radicale e a tradurlo in uno stile di sequela più generosa. Ne nasce così un’opera, una famiglia religiosa che, con la sua stessa presenza, diventa a sua volta “esegesi” vivente della Parola di Dio. Il succedersi dei carismi della Vita consacrata, dice il Concilio Vaticano II, può dunque essere letto come un dispiegarsi di Cristo nei secoli, come un Vangelo vivo che si attualizza in sempre nuove forme".
     
    Ricordando alcuni testimoni della fede come San Benedetto, San Domenico, Santa Chiara, San Francesco, San Vincenzo Pallotti, San Luigi Orione, il Papa ha ribadito che nelle opere di questi Fondatori e Fondatrici “si rispecchia un mistero di Cristo, una sua parola, si rifrange un raggio della luce che emana dal suo volto, splendore del Padre”. “Seguire Cristo senza compromessi, come viene proposto nel Vangelo - ha ribadito il Papa - “ha costituito lungo i secoli la norma ultima e suprema della vita religiosa”:

     
    "Questa ricchissima tradizione attesta che la Vita consacrata è “profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore” e si presenta “come una pianta dai molti rami, che affonda le sue radici nel Vangelo e produce frutti copiosi in ogni stagione della Chiesa”. Sua missione è ricordare che tutti i cristiani sono convocati dalla Parola per vivere della Parola e restare sotto la sua signoria".
     
    Spetta pertanto in particolare ai religiosi e alle religiose – ha proseguito - “tener viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo”. Così facendo, la loro testimonianza infonde alla Chiesa “un prezioso impulso verso una sempre maggiore coerenza evangelica”:

    "Cari fratelli e sorelle, nutrite la vostra giornata di preghiera, di meditazione e di ascolto della Parola di Dio. Voi, che avete familiarità con l’antica pratica della lectio divina, aiutate anche i fedeli a valorizzarla nella loro quotidiana esistenza. E sappiate tradurre in testimonianza quanto la Parola indica, lasciandovi plasmare da essa che, come seme accolto in terreno buono, porta frutti abbondanti".

    Quindi prima di impartire la Benedizione Apostolica, l’auspicio:

    "Che gli uomini possano vedere le vostre opere buone, frutto della Parola di Dio che vive in voi, e diano gloria al Padre vostro celeste!".

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    Stamane a Cagliari beatificata Giuseppina Nicoli delle Figlie della Carità

    ◊   Come ricordato da Benedetto XVI dopo la preghiera dell’Angelus, si è tenuta stamani a Cagliari, in Sardegna, la cerimonia di Beatificazione di Suor Giuseppina Nicoli, Figlia della Carità. Il rito, che si è svolto in una tensostruttura di 800 mq di fronte alla Basilica di Bonaria, è stato presieduto dal card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, affiancato dal card. Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Si è trattato della prima beatificazione avvenuta direttamente in una diocesi della Sardegna. Ma chi era Suor Giuseppina Nicoli? Ce ne parla Isabella Piro:
      
    “Quanto è buono il Signore!”. Lo esclamava spesso suor Giuseppina Nicoli. Eppure, la sua vita non fu priva di sofferenze: nata a Casatisma, in provincia di Pavia, il 18 novembre 1863, Giuseppina entrò a 20 anni tra le Figlie della Carità. Nel 1884, fu inviata in Sardegna come insegnante nelle scuole magistrali, presso il Conservatorio della Provvidenza. Appena trentenne fu colpita da tubercolosi polmonare che lentamente la consumerà. Sei anni dopo, fu nominata Suor Servente all'Orfanotrofio di Sassari, che grazie a lei si prodigò in favore delle giovani e dei poveri di ogni genere. Nel 1910, venne nominata Economa Provinciale a Torino e, 18 mesi dopo, fu scelta come Direttrice del Seminario per formare le giovani che entravano in Comunità. Dopo appena nove mesi, per nuovi problemi di salute, fu ancora inviata in Sardegna e destinata all’Asilo della Marina di Cagliari come Suor Servente. Da qui, si dedicò in particolare ai così detti "Marianelli", i monelli di Maria, ossia i bambini "di strada", orfani e senza casa che ogni giorno vagavano tra il porto e il mercato di Cagliari, offrendosi per umili e pesanti servizi di facchinaggio. Suor Nicoli ne accolse a centinaia presso l'Asilo, stette loro vicino, li istruì, preparandoli ad un lavoro dignitoso, e trasmettendo loro i principi cristiani. Tra le tante opere messe in atto dalla religiosa, si ricordano anche la fondazione, in Italia, della prima associazione di "Damine della Carità" e delle “Dorotee”, dedicata alle giovani della borghesia che desideravano testimoniare Cristo nel mondo. La Beata Giuseppina organizzò anche una "Scuola di Religione", per una conoscenza approfondita del cristianesimo da parte delle future maestre. La sua vita si spense a Cagliari il 31 dicembre del 1924, a soli 61 anni. Il 28 aprile 2006, Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del Decreto delle sue virtù eroiche.

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    Oggi in Primo Piano



    Servire la vita: tema della 30esima Giornata per la vita, che ricorre oggi in Italia

    ◊   “Chi non è aperto alla vita, non ha speranza“. Così il Consiglio episcopale permanente della CEI nel Messaggio scritto in occasione della Trentesima Giornata per la vita che ricorre oggi. Il tema scelto è Servire la vita, dal concepimento alla sua conclusione naturale, accoglierla, favorirla, sostenerla anche quando è scomoda e dolorosa. In tanti già lo fanno: a loro, medici, religiosi, insegnanti, genitori e persino nonni che collaborano alla crescita dei nipoti, va il ringraziamento dei vescovi. Il servizio è di Gabriella Ceraso:


    E’ da 30 anni che la prima domenica di febbraio la Chiesa italiana celebra la Giornata per la Vita, da quando – sull’onda emotiva dell’approvazione della Legge che legalizzava l’aborto – si puntò a tener viva la consapevolezza che ogni pratica lesiva della dignità umana non può trovare spazio nell’ambito di un Paese civile. Nel messaggio di quest’anno, i vescovi chiedono di “servire la vita” perché questa è la misura della civiltà di un popolo. In particolare, servire la vita futura – i figli – e la vita al suo epilogo – gli anziani, nostra radice. E’ l’esperienza che si vive nelle comunità di Capodarco. Il presidente, don Vinicio Albanesi:
     
    “La vita intesa in senso complessivo, ma soprattutto nelle creature, è il fondamento del nostro esistere, della nostra civiltà, del nostro futuro. Quindi, accogliere la vita significa in qualche modo avere speranza perché tutto proceda per il dopo di noi. Chi rifiuta la vita significa che non ha futuro”.

    I vescovi chiamano per primi in causa i genitori e la loro responsabilità, come madri e padri, sin dal concepimento dei figli, nel considerarli non un diritto, ma un dono. Ciò potrebbe sconfiggere, scrivono, anche il dramma dell’aborto.

    “A volte, è questo il rischio che penso i vescovi abbiano in mente: quello che uno si fa centro dell’universo, e gli altri sono funzionali alla mia vera o presunta felicità. Non è possibile, anche per un bambino – magari – che si desidera. Nel momento in cui nasce o viene acquisito per adozione o per affidamento, ha una sua dignità, una sua storia con la quale io adulto debbo in qualche modo confrontarmi, rispettandola”.
     
    La logica dei figli come dono è vissuta in prima persona da Mauro Mazzi, padre, pediatra e presidente di “Famiglie per l’accoglienza”:

     
    “E’ un bene che è consegnato ai genitori come esperienza nella loro unità coniugale. Anche l’esperienza dei genitori nasce innanzitutto da un’accoglienza reciproca, in cui l’altro non è un bene da consumare”.

    Se i figli non sono un diritto da esigere e nell’impossibilità di generarli, l’invito della Conferenza episcopale italiana alle famiglie è di crescere nell’accoglienza e di considerare anche altre forme di genitorialità. Mauro Mazzi, con la moglie Licia, ha tre figli, uno adottivo, ed è una famiglia che ha accolto ragazze-madri, bambini in affido, giovani in difficoltà. Qual è lo spirito che porta tutto questo?

    “Non è senza sacrificio, ma è secondo la verità dell’Uomo: imparare a capire che chi verrà nella propria casa, chiunque sia, sarà un dono se noi saremo capaci di abbracciare la sua diversità. La cosa bella che noi vediamo è che le famiglie che si aprono all’accoglienza, quindi all’affermazione della vita, hanno un di più di vita innanzitutto al loro interno”.
     
    La vita, prosegue il documento della CEI, va tutelata sempre, anche in situazioni dolorose, come la malattia. E poi, si conclude: “A quanti scelgono liberamente di servire la vita, un ‘grazie’: siete – scrivono i vescovi – la parte seria di un Paese”. Come nasce dunque l’idea libera di servire la vita? Ancora don Vinicio Albanesi:

     
    “Molto spesso si interpretano le opere di carità, di aiuto come una donazione. Invece, non sono una donazione: sono un privilegio. In qualche modo sei gratificato per la felicità che l’altro acquisisce ...”.

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    25 anni fa il caso di Modesta, anziana senza fissa dimora morta a Roma senza assistenza

    ◊   Il 31 gennaio 1983 moriva a Roma, alla Stazione Termini, Modesta, un’anziana di 73 anni che viveva da barbona. Si sentì male, ma il personale dell’ambulanza che era stata chiamata, si rifiutò di soccorrerla perché era sporca e aveva i pidocchi. Per fare memoria di Modesta e di tutti coloro che come lei muoiono per strada, alle ore 12 di oggi la comunità di Sant’Egidio ha celebrato una messa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Un’iniziativa che si rinnova ogni anno e alla quale partecipano molte persone senza dimora con cui la Comunità ha stretto amicizia. Ma qual è la dimensione di questo fenomeno? Al microfono di Adriana Masotti, Francesca Zùccari, responsabile della mensa per i poveri della Sant’Egidio.


    R. – Sono tanti anni che la Comunità di Sant’Egidio è impegnata con le persone che vivono per strada; abbiamo visto che negli anni, purtroppo, le persone che vivono in questo modo sono aumentate, soprattutto nella periferia della città. Trovano riparo sotto i viadotti, in posti sempre più nascosti, dove è più difficile vederli. Quello che noi facciamo è andare a cercarli lì dove trovano riparo, portiamo cose da bere, da mangiare, coperte ...

     
    D. – Chi sono queste persone?

     
    R. – Sono persone di varie età, giovani che hanno fatto esperienza con la droga, persone che fino a non tanto tempo fa facevano una vita normale ma che una separazione, uno sfratto, la perdita del lavoro ha portato su questo cammino che è un cammino anche di difficile ritorno. Una parte sono anche stranieri che non trovano abitazione, perché è molto difficile per chi è straniero, anche se lavora, trovare casa ad un prezzo accessibile. Un grande problema di queste persone è l’isolamento: non conoscono i loro diritti, non sanno a quali uffici rivolgersi ... Ora, noi cerchiamo di stabilire un rapporto di fiducia perché possiamo poi essere da tramite con tutti quei servizi che nella città potrebbero aiutarli.

     
    D. – Nel 2003, il Comune di Roma – su proposta della Comunità di Sant’Egidio – ha dedicato a Modesta una via virtuale, Via Modesta Valenti, per l’iscrizione anagrafica delle persone senza fissa dimora. Qual è la valenza di questa iniziativa?

     
    R. – Questa è una cosa molto importante, perché è la possibilità per queste persone di riacquisire i diritti di cittadinanza, quindi la possibilità di utilizzare l’assistenza sociale, l’assistenza sanitaria fino ad avere i documenti e ad esercitare il diritto di voto.

     
    D. – Modesta, questa anziana, voi l’avete conosciuta: chi era?

     
    R. – Modesta era una anziana che veniva da Trieste; probabilmente aveva vissuto in un ospedale psichiatrico. Era venuta a Roma e viveva intorno alla Stazione Termini dove appunto si sentì male. Era una donna molto mite e forse, come tanti, sarebbe morta nel nulla. Invece, con questa memoria, è diventata un pochino il simbolo e anche un segno di attenzione per tutte queste persone che vivono come lei ha vissuto.

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    Offrire ospitalità e conforto ai parenti dei malati gravi: è lo spirito che da 20 anni anima il Progetto Accoglienza di Milano

    ◊   Farsi prossimo a chi è nel bisogno: il Progetto Accorglienza nasce con questo impegno, nel 1989, nella parrocchia milanese “San Leone Magno”. Finalità dell’iniziativa: dare ospitalità a parenti di ammalati che, venendo da fuori Milano, non sapevano dove alloggiare in città. A ripercorrere i primi passi dell’iniziativa è Raffaella Barbanti, vicepresidente del Progetto Accoglienza, intervistata da Alessandro Gisotti:


    (musica)

     
    R. – Nel nostro territorio sono presenti tre grandi ospedali: il San Raffaele, l’Istituto nazionale dei tumori e l’Istituto Carlo Besta che, appunto, richiamano un gran numero di persone che non sapevano dove risiedere dati i costi elevati degli alberghi. Nacque così l’idea di pensare a qualcosa che favorisse queste persone. Abbiamo cominciato a pubblicizzare il progetto. I nostri ragazzi giravano per il quartiere. Ci vennero in aiuto i Padri Bianchi, che allora erano presenti nella nostra parrocchia. Ci misero a disposizione un appartamento che loro non utilizzavano al momento e così cominciammo. Attualmente, abbiamo tre appartamenti in affitto e uno di proprietà, quasi sempre pieni.

     
    D. – Con quale spirito vivete questa esperienza che è soprattutto, fin dal nome, di accoglienza?

     
    R. – I nostri circa 40 volontari che quotidianamente salgono nelle case, uno al mattino e due alla sera, per visitare i parenti, cercano proprio di comunicare questo: l’accoglienza a chi è in difficoltà. Questo per rispondere un po’ a quello che noi abbiamo messo nel nostro statuto, quando diciamo che fare la carità è il nostro stile di vita. E quindi, cerchiamo di comunicare proprio questo atteggiamento di vita alle persone che vengono verso di noi. I nostri volontari, che sono in buona misura persone adulte, la maggior parte pensionati, al termine della loro vita lavorativa, hanno sentito l’esigenza di essere ancora utili agli altri. Gli ospiti che vengono da noi ricevono, infatti, oltre che la casa in cui riposare, questa simpatia dai nostri volontari, lo stare insieme; anche l’accompagnamento, perché la gente che viene a Milano viene fondamentalmente dal Sud d’Italia, magari si trovano spaesati e quindi trovano nei volontari anche chi li accompagna all’ospedale ... E’ importante lo stare vicini ...

     
    D. – C’è una storia tra le tante che può racchiudere questi oltre 15 anni del “Progetto accoglienza”?

     
    R. – La storia che mi piace raccontare accadde qualche anno fa, quando una famiglia di Livorno accompagnò per tanti mesi il proprio figliolo 18enne per degli interventi e in seguito per le cure chemioterapiche. Questi signori erano sposati solo civilmente e avevano fatto voto al Signore che, se il loro ragazzo fosse guarito, si sarebbero poi sposati anche in chiesa. In realtà, questo non avvenne: dopo tanta sofferenza, il ragazzo morì. Però, l’aver vissuto un po’ con noi l’esperienza di essere dei cristiani che vivono la carità, li ha portati poi comunque a fare una scelta di vita che è stata quella di sposarsi in chiesa e di volere alcuni di noi volontari come testimoni alle loro nozze.

     
    (musica)

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    Un concorso internazionale di composizione dedicato agli “strumenti di pace”

    ◊   E’ stata presentata a Roma la prima edizione del Concorso Internazionale di Composizione “Strumenti di Pace” indetto dalla Fondazione Opera Campana dei Caduti di Rovereto: aperta ai musicisti di tutto il mondo, l’iniziativa è nata per ricordare come la musica possa avvicinare i popoli di diverse fedi e far nascere un dialogo ricco di speranza per il futuro dell’umanità. Il servizio è di Luca Pellegrini.


    (suono campane)

     
    E’ la campana della pace: i suoi rintocchi risvegliano ogni giorno le coscienze. Maria dolens è il suo nome ed è diventata il simbolo di un’umanità riconciliata che sorge dalle ceneri della guerra e dal bronzo dei cannoni, strumenti di morte. Attorno a questa famosa campana si è creata una Fondazione che ne tutela lo spirito e ne preserva la memoria. Alberto Robol, Reggente della Fondazione, ci ricorda la missione universale della campana e il suo alto valore simbolico.

    La campana da 85 anni ricorda al mondo che la pace deve essere soprattutto una pace che parte del cuore. La “mission” è scritta proprio sul manto della campana stessa. La campana è vista come ammonimento. Ricordiamo di solito la frase di Paolo VI a Piazza San Pietro nel ’65, quando benedì la campana ed ebbe a dire: “E’ nata come campana dei caduti, ma forse è giunto il tempo di chiamarla anche campana della pace”, pace intesa come solidarietà, come congiungimento di tutti i popoli, in una visione di fraternità universale. Quindi “Maria Dolens” è proprio espressione simbolica e reale insieme di questa grande finalizzazione degli atti umani.

     
    E’ nato così il Concorso di Composizione “Strumenti di pace”: coloro che vi partecipano dovranno utilizzare un breve testo offerto da tre versetti che declinano la pace, tratti rispettivamente dal Vecchio Testamento, dal Vangelo e dal Corano. Con quale spirito e quale finalità è nato il Concorso? Lo chiediamo al direttore artistico Marcello Filotei.

     
    "Il concorso si basa principalmente sul simbolo della campana di 'Maria Dolens', che abbiamo cercato di declinare in musica. Il dato essenziale dell’attività della fondazione è quello di cercare quanto di comune c’è in culture diverse. Per questo motivo abbiamo scelto la musica come linguaggio universale e abbiamo anche scelto un testo tratto dai libri sacri e dalle tre religioni monoteiste per sottolinearne la comune derivazione abramitica. Un altro elemento fondamentale dell’attività della fondazione è quello di mettere in relazione tra loro le generazioni e per questo abbiamo deciso di commissionare un brano di un compositore già affermato, come Giorgio Battistelli, e quindi di una generazione precedente a quella dei compositori che invece parteciperanno al concorso".

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    Chiesa e Società



    Cure anche in casi di estrema prematurità: documento finale di 4 atenei romani

    ◊   “Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente”. Lo afferma il documento stilato a conclusione del convegno sul tema “Prematurità estrema: margini di gestione ostetrica e risvolti neonatologici” promosso dalle facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università Romane. Nel comunicato, i direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia di Tor Vergata, La Sapienza, dell’Università Cattolica e del Campus Biomedico, spiegano che “con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e quindi all’assistenza sanitaria”. E aggiungono che “l’attività rianimatoria esercitata alla nascita dà il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e della possibilità di sopravvivenza, e permette di discutere il caso con il personale dell’Unità ed i genitori”. Negli ultimi anni – ricorda oggi la stampa - i progressi della medicina consentono di salvare un maggior numero di neonati in epoca sempre più precoce, e la vitalità del neonato, per quanto estremamente prematuro, impone al medico l’assistenza, indipendentemente dalla volontà del genitore. Solo nel caso in cui gli sforzi terapeutici si rivelassero inutili allora i medici firmatari del documento invitano ad “evitare ad ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico”. (A cura di Claudia Di Lorenzi)

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    Vietnam. L’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, conferma la concessione del ritorno alla Chiesa del palazzo che ospitava la Nunziatura

    ◊   L’arcivescovo di Hanoi ha confermato ieri che il governo vietnamita concede il ritorno alla Chiesa cattolica dell’uso del palazzo che ospitava la nunziatura apostolica. In una lettera aperta indirizzata ai sacerdoti, i religiosi, i seminaristi ed i fedeli laici dell’arcidiocesi, il presule ha sottolineato il suo apprezzamento per la solidarietà ricevuta “non soltanto dai fedeli dell’arcidiocesi di Hanoi, ma da tutto il mondo”. In particolare, mons. Joseph Ngô Quang Kiệt ha voluto ringraziare il Santo Padre Benedetto XVI ed il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, che “hanno seguito da vicino e con attenzione” gli eventi che si sono verificati ad Hanoi. Dal 18 dicembre scorso, migliaia di fedeli cattolici vietnamiti hanno protestato con veglie di preghiera giornaliere davanti alla ex nunziatura di Hanoi per chiedere al governo di concederne di nuovo l’uso alla Chiesa. Il palazzo era stato confiscato dalla leadership comunista nel 1959. In questi 40 giorni di proteste, scrive ancora l’arcivescovo, “abbiamo vissuto una nuova Pentecoste: siamo stati uniti e devoti alla preghiera, nonostante sfide e difficoltà”. Ora però, aggiunge l’arcivescovo, “le nostre preghiere sono state esaudite”. In conclusione, mons. Ngô ringrazia “tutto il popolo vietnamita e quello mondiale, per le loro preghiere ed il loro sostegno”. (IP – CDL)

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    Mons. Fouad Twal, arcivescovo coadiutore del Patriarcato Latino di Gerusalemme: le minoranze cristiane in Terrasanta, strumento di dialogo con il popolo musulmano

    ◊   “In Terrasanta noi cristiani siamo una piccola minoranza, il 2 per cento, ma ci auguriamo che la nostra presenza aiuti a costruire dei ponti di dialogo tra due popoli divisi da sessant’anni di conflitto e violenza”. Lo ha detto mons. Fouad Twal – riferisce il SIR - arcivescovo coadiutore del Patriarcato Latino di Gerusalemme e presidente dell’Università degli studi di Betlemme, firmando ieri un accordo di cooperazione didattica e scientifica con l’Università di Macerata. Nato nel 1973 per volontà della Santa Sede, l’ateneo di Betlemme conta circa 2.800 iscritti, di cui 800 cristiani e 2.000 musulmani. “E’un luogo di dialogo tra la religione e i popoli – ha sottolineato l’arcivescovo - Tanto è difficile la situazione fuori quanto è bello lo spazio del campus dove i giovani hanno la possibilità di vivere e confrontarsi tra di loro e con i professori”. E commentando la situazione di crisi che da decenni tormenta il Medio Oriente ha aggiunto “È in atto un’emorragia umana di arabi cristiani che impoverisce la nostra terra”, “per risolvere il conflitto arabo-israeliano, di cui i recenti fatti di Gaza non sono che l’ultimo episodio, occorre formare i ragazzi” e “aiutarli a trovare l’orgoglio delle proprie radici, cultura e appartenenza”. (CDL)

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    In Argentina una solenne celebrazione ricorda il cardinale Eduardo Francisco Pironio, a dieci anni dalla sua scomparsa

    ◊   Domenica 10 febbraio, nella Basilica di “Nuestra Signora de Luján”, a Buenos Aires, luogo in cui è stato seppellito, sarà celebrata una solenne Eucaristia per ricordare a dieci anni della sua scomparsa, il profilo umano e pastorale del cardinale Eduardo Francisco Pironio, che per molti anni fu presidente del Pontificio Consiglio per i laici e che gli argentini ricordano con immenso affetto e ammirazione. Amico dei giovani e uomo di speranza, profondamente legato alla sua terra d’origine ma con una visione ecclesiale, umana e spirituale che risaltava ovunque egli fosse: nell'Argentina della metà degli anni settanta, che stava per precipitare nella dittatura, come a Roma, dove visse gli ultimi 23 anni di vita ricoprendo incarichi di grande spessore nella Curia romana. Questo il ritratto del cardinale Pironio tracciato dal padre Fernando Vergez, suo segretario nel periodo romano, in una intervista al quotidiano Avvenire. Proprio il rapporto speciale con i giovani caratterizza la figura del porporato argentino, a cui nel 1984, il Santo Padre Giovanni Paolo II affidò l’avventura nascente delle Giornate Mondiali della Gioventù. Un compito che gli guadagnò l’amicizia e la stima profonda dei giovani che in lui potevano trovare “un padre ed un amico”. Nella sua lunga esperienza di servizio alla Chiesa, il cardinale Pironio è stato padre conciliare ed ha preso parte a tutti i Sinodi dei vescovi, ordinari, straordinari e speciali, fin dalla loro creazione, con Paolo VI; è stato membro della Seconda Sezione della Segreteria di Stato e delle Congregazioni per i Vescovi, per l'Educazione Cattolica, per le Chiese Orientali e per le Cause dei Santi, nonché presidente della Pontificia Commissione per la Pastorale della Sanità e membro del Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei Testi Legislativi della Chiesa. E’ morto a Roma il 5 febbraio 1998. «Ha testimoniato loro la fede con gioia», si legge nell’editto pubblicato dal Vicariato di Roma che nel 2006 apre ufficialmente la causa di beatificazione. «L’impegno per il suo Paese in anni difficili gli costò anche minacce di morte. Nel testamento spirituale i tre grandi riferimenti: Dio Padre, la Madonna e la Croce». (LB – CDL)

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    In Messico, appello dell'arcivescovo di Guadalajara contro l'aborto

    ◊   L’arcivescovo di Guadalajara, cardinale Juan Sandoval Iniguez, ha invitato i cattolici a respingere la legalizzazione dell’aborto, in particolare quella portata avanti in Messico dietro la pressione di alcune organizzazioni internazionali. “Bisogna innanzitutto dire che l’aborto è un crimine – ha detto il porporato – questo dovrebbe essere chiaro. È un atto che va contro l’essere umano e la vita, che è sacra. Dio ci ha lasciato un comandamento, 'Non uccidere', e quindi noi dobbiamo rispettare la vita degli altri, così come quella di coloro che non sono ancora nati, che sono esseri umani ed hanno il diritto di vivere”. Il cardinale Sandoval si è soffermato poi sulle ragioni che spesso vengono presentate per sostenere il diritto all’aborto: “La più popolare – ha detto – afferma che è un diritto della donna decidere sul proprio corpo”. Ma “il bambino nel grembo materno – ha continuato il porporato – è un altro essere umano che ha il diritto di vivere e che si trova lì solo momentaneamente. Il feto si trova nel grembo materno solo per alcuni mesi, per poi venire al mondo e realizzare il proprio destino”. Perciò, “egli non appartiene alla madre e quindi lei non ha il diritto di fare ciò che vuole con il proprio corpo”. La seconda motivazione presentata spesso a favore dell’aborto riguarda le interruzioni di gravidanza dovute a malformazioni del feto: “Questo – ha sottolineato l’arcivescovo di Guadalajara – vorrebbe dire tornare al periodo barbarico di Sparta quando, per preservare la purezza della razza, si uccidevano i neonati deformi, malati o deboli”. Una pratica, ha aggiunto, messa in atto anche da Hitler nei confronti degli ebrei. Ribadendo infine che l’aborto è un crimine e che la Costituzione messicana condanna il crimine, il cardinale Sandoval ha sottolineato che “le persone prive di difetti fisici non sono le sole ad avere il diritto alla vita: anche coloro che hanno carenze fisiche sono esseri umani”. “Nel mondo – ha concluso il porporato – ci sono esempi straordinari di persone affette da handicap che eccellono in molti settori, perché hanno un grande talento”. (IP)

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    L’Arca della Nuova Alleanza giunge al termine del suo pellegrinaggio tra le diocesi del Canada. A marzo l’ultima tappa

    ◊   Avrà inizio la domenica di Pasqua, il prossimo 23 marzo, l’ultima tappa del pellegrinaggio dell’Arca della Nuova Alleanza. Simbolo spirituale nel cammino di preparazione verso il Congresso Eucaristico Internazionale, previsto a Quebec, in Canada, dal 15 al 22 giugno prossimi, l’Arca partirà dal Santuario dei Santi Martiri Canadesi di Midland per giungere il 25 maggio, Solennità del Corpus Domini, proprio nella città di Quebec. Nei 64 giorni di cammino – riferisce l’agenzia Fides - il pellegrinaggio sarà ospitato dall’Oratorio di St-Joseph di Montréal e sosterrà poi nel santuario Notre-Dame-du-Cap, a Cap-de-la-Madeleine, nel Santuario Saint-Antoine, a Lac Bouchette, e infine in quello di Sainte-Anne-de-Beaupré, nella città di Beaupré. Mentre alcune delle tappe si realizzeranno a piedi, altre saranno percorse in automobile, e nel corso delle soste si terranno momenti di preghiera e celebrazioni con le comunità locali. I partecipanti potranno seguire l’Arca della Nuova Alleanza lungo il suo percorso, oppure unirsi alle celebrazioni locali vivendo alcune delle tappe principali nei grandi santuari, oppure ancora unirsi nella preghiera ai pellegrini in cammino. Iniziato a Roma l’11 maggio del 2006, con una benedizione del Santo Padre alla presenza di tutti i vescovi del Quebec, il pellegrinaggio ha finora attraversato più di 70 diocesi del Canada. In ogni tappa l’Arca è accompagnata da un gruppo di 12 pellegrini, a rappresentare i 12 apostoli. (CDL)

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    In Polonia, la Preghiera Universale per la Vita raggiungerà Cracovia il prossimo 30 marzo

    ◊   Giungerà il 30 marzo a Cracovia, in Polonia, il pellegrinaggio che promuove la Preghiera Universale per la tutela della vita. Voluto dall’associazione Difendere la Vita con Maria, ispirata alla vita di Santa Faustina Kowalska, ed espressione di un movimento sorto in risposta all'appello di Papa Wojtyla nell'enciclica Evangelium Vitae, l’evento nasce dalla necessità di porre rimedio al peccato compiuto nel mondo nei confronti della vita, in ogni fase della sua esistenza. Nel giorno della festività della Divina Misericordia, la solenne celebrazione eucaristica sarà presieduta dal cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, e vedrà convergere nella storica città dell'Europa centrale, sede episcopale di Papa Giovanni Paolo II prima della sua ascesa al soglio pontificio, numerosi pellegrini e associazioni religiose. Dopo Cracovia, la Preghiera Universale farà tappa anche nelle località di Wadowice, paese natale di Karol Wojtyla e Czestochowa, luogo di culto mariano di fama mondiale. (LB)

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    Dossier Fides sullo sviluppo tecnologico in Asia: grande il divario digitale all’interno del continente

    ◊   "La questione del divario digitale, ovvero la disuguaglianza nelle possibilità e capacità di fruizione della rivoluzione digitale, acquisisce nel caso del continente asiatico un significato particolare": lo afferma il dossier pubblicato ieri dall'agenzia Fides e dedicato all'Asia: il quinto di una serie pensata per monitorare lo sviluppo delle nuove tecnologie per il Sud del mondo. "Il gap si riscontra in specifiche regioni, e fra queste il Sud-est asiatico e l’Asia meridionale, nelle quali esistono Stati tagliati fuori completamente dalla rivoluzione digitale, ma si osserva facilmente anche all’interno di singoli Paesi". "I casi più evidenti di “digital divide” interno - continua il documento - sono certamente India e Cina, dove lo sviluppo straordinario in termini di produzione non ha portato un’adeguata riduzione della povertà né un accesso paritario o democratico alle risorse tecnologiche della comunicazione e dell’informazione: in quei Paesi, per motivi diversi, vastissime fasce della popolazione sono state e sono tuttora decisamente escluse dall’accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione".

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    A Nyahururu, in Kenya, un'iniziativa interconfessionale per la pace

    ◊   Più di 50, fra preti, pastori, reverendi della Chiesa cattolica e di quelle anglicana e presbiteriana, e delle diverse confessioni neopentecostali, nonché il presidente della locale comunità musulmana, sono scesi ieri in strada a Nyahururu, per diffondere un messaggio di pace e di riconciliazione. Stando a quanto riporta l’agenzia MISNA, hanno guidato il corteo alcuni vescovi locali. La processione ha sostato presso i diversi campi di rifugiati, kikuyu e Luo, e presso i luoghi teatro delle violenze dei giorni scorsi.

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    24 Ore nel Mondo



    Non regge la tregua in Ciad. Giallo sulla sorte del presidente Deby. 400 stranieri evacuati

    ◊   Il Ciad è sull’orlo della guerra civile. Nella capitale N’Djamena, si registrano nuovi disordini dopo il cessate il fuoco dei ribelli provenienti dal Sudan. Annunciato ieri sera grazie alla mediazione del leader libico Gheddafi, ma subito violato. Il capo dello Stato africano, Deby, sarebbe ancora asserragliato nel palazzo presidenziale nonostante la Francia gli abbia offerto aiuto per allontanarsi dall’edificio. Alcune fonti sostengono invece che sia stato trasferito in una base militare francese. Intanto circa 400 stranieri sono stati evacuati in Gabon per sfuggire alle violenze nelle quali ieri ha perso la vita anche il capo di Stato maggiore ciadiano. Sospeso fino a mercoledì il dispiegamento della forza europea EUFOR in Ciad e Centrafrica.
     
    Kenya
    Resta sempre difficile la situazione in Kenya, sconvolto dalle violenze dopo il voto del 27 dicembre. L’opposizione, che contesta la rielezione del presidente Kibaki, ha chiesto all’Unione Africana di inviare mediatori per risolvere la crisi. Sul terreno ancora vittime: nella notte sono rimaste uccise 13 persone che fanno salire a 70 il numero dei morti negli ultimi giorni di scontri scoppiati nella Rift Valley.

    USA-primarie
    E’ l’ex governatore del Massachussetts, Mitt Romney, il vincitore delle primarie repubblicane in Maine. Più distaccato l’altro sfidante John McCain. Un risultato importante in vista del “super martedì” quando 22 Stati voteranno contemporaneamente. Sul versante democratico, Barack Obama e Hillary Clinton, secondo un sondaggio, sarebbero in parità in California, New Jersey e Missouri.

    Serbia
    Serbia al ballottaggio oggi per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Urne aperte fino alle 20 di questa sera. Sono quasi 7 milioni i cittadini chiamati a votare sotto gli occhi di circa 3 mila osservatori internazionali. A contendersi la carica di capo dello Stato sono Boris Tadic, considerato il simbolo della Serbia liberale, e Tomislav Nikolic, esponente dell’ala più nazionalista. Tra le discriminanti di queste elezioni, soprattutto la questione dell’indipendenza del Kosovo. Ma quali sono le reali differenze tra i due candidati su questa questione? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Alessandro Marzomagno, esperto di questioni Balcaniche:

    R. - Diciamo che il problema principale è che una buona parte dell’elettorato serbo più avanzato, i giovani, le classi più colte, sono assolutamente stanchi di queste tematiche, di questi dibattiti. E’ probabile che non andranno a votare, per cui alla fin fine andranno a votare quelli invece che si oppongono con tutte le loro forze all’indipendenza del Kosovo e che quindi potrebbero fare una scelta nazionalista.

    D. – Agli occhi dell’occidente si presenta sempre Tadic come il liberale, filo-europeista, mentre Nicolic è il nazionalista. E’ effettivamente così netta questa divisone?

     
    R. – Sono vere entrambe le cose. Diciamo che in realtà tutti sono contrarissimi all’indipendenza del Kosovo, considerata culla della civiltà serba. Le posizioni sono rigide, solo che c’è qualcuno che è più realista, e quindi è più disposto a discutere i contorni – diciamo - anche se non la sostanza. Invece c’è qualcuno poi che assolutamente non è disposto a discutere. Diciamo che alla Serbia viene posto un baratto: il baratto è l’Unione Europea in cambio dell’indipendenza del Kosovo.

    D. – Comunque l’esito si può dire che è assolutamente non scontato viste le variabili che sono in gioco?

     
    R. – Sì, assolutamente. Come sempre i Balcani producono più storia di quanta non riescano a assorbire loro ed anche i loro vicini, in questo momento, e tutta l’Unione Europea. Pensiamo che alla fin fine la guerra è cominciata nel 1991 e ora siamo nel 2008 e di fatto non è ancora finita.

    Italia-governo
    Sarà domani la giornata decisiva nelle consultazioni di Franco Marini. Il presidente incaricato incontrerà le delegazioni di Alleanza nazionale, Forza Italia e Partito Democratico e successivamente trarrà le sue conclusioni. Marini vede ancora spiragli, ma la strada sembra davvero in salita. E le forze politiche stanno scaldando i motori per la campagna elettorale. Servizio di Giampiero Guadagni:


    Quando nei giorni scorsi, dopo la caduta del governo Prodi, il capo dello Stato Napolitano ha dato a Marini l’incarico di formare un nuovo Governo, tutti avevano la percezione della grande difficoltà del tentativo. Ma tutti erano anche convinti che se c’era una personalità in grado di tentare l’impresa, quella era proprio il presidente del Senato. L’accordo che cerca è per un Governo funzionale alla legge elettorale, secondo il mandato conferitogli da Napolitano, e non un Governo per forza. No dunque a maggioranze improvvisate e sul filo di lana. Una chiarezza apprezzata da entrambi gli schieramenti, ma che rende il suo sentiero ancora più stretto. Il presidente incaricato non si arrende. E continua a lanciare appelli a chi può dire la parola decisiva, cioè a Berlusconi. Ma per il leader di Forza Italia, così come per tutto il centrodestra, non c’è alternativa alle elezioni subito. E al Partito democratico di Veltroni che insiste per un accordo sulle riforme prima di ritornare al voto, Berlusconi risponde: solo dopo si potrà aprire una fase costituente. Difficilmente domani Marini riuscirà a convincere Berlusconi. Ma, va detto, la sua ipotesi di ampio consenso politico, in sostanza un governo di larghe intese, non piace neppure ai partiti di sinistra, che non vogliono cambiamenti rispetto alla vecchia maggioranza. Il presidente incaricato, tuttavia, non ha ancora gettato la spugna. E ricorda come ci sia un vasto movimento d’opinione che ritiene indispensabile cambiare le regole del gioco prima di tornare alle urne. Lo hanno confermato ieri anche imprenditori e sindacati, preoccupati di dover affrontare in un clima di contrapposizione politica un 2008 difficile sotto il profilo delle emergenze economiche, a partire dai salari, che richiedono invece coesione sociale. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

    Italia-rifiuti
    Più tranquilla la situazione a Ferrandelle, nel Casertano, dove sarà realizzato un sito di stoccaggio dei rifiuti. Ieri otto persone erano rimaste ferite negli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Intanto prosegue l’emergenza in Campania, i vigili del fuoco sono intervenuti più volte nell’arco della notte per spegnere circa 50 roghi di spazzatura.

    Medio Oriente
    Chiuso a Rafah il confine tra l'Egitto e la striscia di Gaza. La decisione è stata presa dalla polizia egiziana e le forze di Hamas. Resta alta la tensione nel timore di infiltrazioni terroristiche. Intanto in Israele il ministro della Difesa Barak ha annunciato che non si dimetterà nonostante le pesanti conclusioni sul suo operato contenute nel rapporto Winograd sulla guerra in Libano nel 2006.

    Iraq
    Ancora sgomento in Iraq dopo il doppio attentato kamikaze costato la vita a cento persone. Attacchi condotti da due donne con disabilità mentale fatte esplodere, venerdì scorso, a distanza da uomini di Al Qaeda. In proposito il premier iracheno Al Maliki ha parlato di “odiosi crimini” che mostrano il degrado morale dei criminali che li compiono e “la loro ostilità nei confronti dell’umanità”.

    Afghanistan
    Il Senato afghano ha ritirato la conferma della condanna a morte di Sayed Pervez, il giovane giornalista accusato di blasfemìa per aver diffuso materiale trovato sul web che discuteva dei dettami del Corano e dei diritti delle donne. Per la salvezza del reporter da giorni si è mobilitata l’opinione pubblica internazionale, soprattutto il quotidiano britannico The indipendent. Francesca Sabatinelli:


    Per ora, Sayed Pervez non tornerà libero. La pena capitale per lui resta ancora un rischio. Ma la decisione del Senato di ritirare la conferma della sua condanna a morte potrebbe aprire uno spiraglio per la sua salvezza. L’accusa di blasfemia su di lui resta; “la sua eventuale esecuzione ricadrà sulla testa di Hamid Kharzai”, si ripete ormai da giorni, perché colpirebbe al cuore il processo di ricostruzione democratica avviato in Afghanistan. Anche perché è proprio il presidente che potrebbe fermare la mano del boia. Ascoltiamo Alfan Rashid, giornalista iracheno, corrispondente dall’Italia del quotidiano arabo “Al-Ayat”:

    “Kharzai sicuramente è in difficoltà. Bisogna premere perché non giochi la vita di questo giovane collega come una merce di scambio nei confronti dei partiti fondamentalisti o dei gruppi oltranzisti della società. Kharzai oramai non guida l’Afghanistan ma solamente una parte di Kabul. Probabilmente, cercherà di utilizzare questa cosa per portare avanti una sua politica cosiddetta ‘di riconciliazione’ a modo suo. Bisogna utilizzare questa piccolissima finestra che si è aperta da un dietro-front del Senato afghano per portare avanti la salvezza della vita di questo collega e anche di altri colleghi”.

    Intanto, da un mese non si hanno più notizie di un altro giornalista afghano, Basir Ahang, che aveva avuto contatti con i rapitori del fotoreporter italiano Torsello. Basir aveva ricevuto minacce di morte che lo avevano costretto ad allontanarsi dal suo Paese. Appena rientrato, però, la scomparsa.

    Sri Lanka
    Sei morti e oltre 90 feriti è il bilancio di un attacco suicida, condotto da una donna kamikaze, nella stazione ferroviaria di Colombo, in Sri Lanka. E’ stato di allerta nel Paese dove oggi ricorre il 60esimo anniversario dell’indipendenza. Sono inoltre quattro le persone rimaste ferite per il lancio di un ordigno nello zoo della capitale. Ieri un attentato avvenuto a Dambulla aveva provocato una strage di pellegrini a bordo di un autobus. Venti le vittime. I sospetti per gli agguati si concentrano sui ribelli delle Tigri tamil che si battono da tre decenni per l'indipendenza del nord e del nord est del Paese.

    Somalia
    L’esplosione di un ordigno piazzato sul ciglio di una strada vicino Mogadiscio, in Somalia, ha provocato la morte di otto donne che stavano viaggiando su un minibus. Tre persone sono scampate all’attentato.

    Rwanda- Repubblica Democratica del Congo-terremoti
    Pesante il bilancio del terremoto del quinto grado della scala Richter che ha colpito l’ovest del Rwanda. Sono oltre 20 i morti e circa 250 i feriti. Due le vittime e decine di feriti anche nel sisma che si è registrato nell’est della Repubblica democratica del Congo. La scossa di magnitudo 6 ha avuto come epicentro la zona a nord di Bukavu, capitale del Sud Kivu.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 34

     
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